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Brevi dal mondo

Ucraina, si va al ballottaggio MOSCA – Il leader dell’opposizione filo-russa Viktor Janukovich e il premier, Julia Timoshenko andranno al ballottaggio delle presidenziali in Ucraina: questo secondo le indicazioni degli exit-poll diffusi subito dopo la chiusura delle urne. Janukovic e la Timoshenko sono stati i più votati tra i 18 candidati alla guida dello Stato, ma nessuno ha ottenuto la maggioranza assoluta necessaria per vincere al primo turno. Secondo i primi exit-poll, Viktor Janukovich ha ottenuto il 36,7%, Julia Timoschenko si è fermata al 26,4%, Sergej Tigipko al 12,5% e Viktor Juschenko, presidente uscente al 5,5%. Il secondo turno è fissato per il 7 febbraio prossimo.

Cile, Pinera potrebbe farcela SANTIAGO – Chiusi i seggi per il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Cile. L'imprenditore di centro-destra, Sebastian Pinera, è favorito, anche se di misura. La sua vittoria porrebbe fine a vent'anni di governo di centro-sinistra, il cui candidato è l’ex presidente Eduardo Frei.

Londra, Blair torna in campo LONDRA – Tony Blair potrebbe rientrare in campo per aiutare i laburisti nella loro difficile campagna elettorale contro i conservatori, proprio mentre il governo di Gordon Brown viene bocciato in quanto «privo di una strategia coerente» da un gruppo di funzionari ministeriali, intervistati nell’ambito di un rapporto di un’associazione non profit. Secondo il rapporto dell’associazione Institute for Government il governo soffrirebbe di una mancanza di coordinamento e di frammentazione.

Rosarno, i feriti stranieri saranno protetti MILANO - Gli immigrati vittime delle violenze a Rosarno avranno "lo status di protezione internazionale". Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa. «Si tratta di una decina di feriti ha spiegato il responsabile del Viminale - a loro concederemo questo status». Maroni ha invece respinto l'ipotesi che gli immigrati siano stati "deportati". "Sono stati tutti portati volontariamente - ha spiegato - nei centri d'asilo per rifugiati in Calabria e in Puglia per l'identificazione.

Lunedì 18 gennaio 2010

L’avvocato della ragazza italiana uccisa a Loret del Mar lancia un appello

Madrid, rischia di uscire l’assassino di Federica “El Gordo” deve essere giudicato entro luglio altrimenti si apriranno le porte del carcere

Federica con il suo assassino

PADOVA – Una figlia di 21 anni violentata e uccisa in Spagna, e ora la beffa di poter assistere alla scarcerazione dell’assassino reo confesso, perchè dopo un anno e mezzo non è ancora iniziato il processo. Si sentono abbandonati, come dei «pesci piccoli che non guarda nessuno», i genitori di Federica Squarise, la ragazza padovana che trovò la morte durante la vacanza in Spagna, a Loret del Mar, il 30 giugno giugno 2008. Il giovane uruguaiano che ha confessato di averla violentata e uccisa, Victor Diaz Silva San-

tiago, detto 'El Gordo' (il ciccione), sta sperando nella lentezza della giustizia spagnola, che pare aver poco da invidiare a quella italiana. Per l’uomo a luglio potrebbero aprirsi le porte del carcere. Lo ha denunciato l'avvocato della famiglia Squarise, Agnese Usai. In assenza di una sentenza di condanna o di un provvedimento che proroghi la custodia cautelare, l’indagato dovrà essere liberato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. La perizia psichiatrica cui El Gordo era stato sottoposto nel giugno 2009 dal

Tribunale di Girona aveva stabilito la sua imputabilità, perchè al momento del delitto eracapacedi intendereevolere. Ma il processo non è iniziato, perchè in Spagna è in corso una diatriba giuridica. Il Tribunale Supremo – ha spiegato l'avv. Usai – deve stabilire se tale tipologia di reati (omicidio e violenza) debba essere giudicata da un un Collegio di giudici togati, quindi professionisti, o da uno di giudici onorari. «Il processo non è ancora cominciato e difficilmente potrà concludersi a luglio» dice Usai. Claudia Greco

Commenti entusiastici: «È importante per il dialogo». Saluto cordiale con Toaff

Benedetto XVI in Sinagoga Storica visita del Pontefice agli ebrei accolto al grido di «Viva il Papa» ROMA–Non c'è stato il bagno di folla come avvenne per Giovanni Paolo II, ma quanti erano davanti alla Sinagoga per la visita del Papa hanno espresso commenti entusiastici definendola «storica» ed «importante per il dialogo». Al suo arrivo hanno applaudito ed urlato: «Viva il Papa». Le imponenti e rigidissime misure di sicurezza hanno scoraggiato quanti, pur provandoci, hanno tentato di avvicinarsi alla Sinagoga per riuscire a vedere anche per una frazione di secondo papa Benedetto XVI. All’esterno del blindato quadrilatero che le forze dell’ordine aveva creato intorno al Tempio maggiore, c'erano i delusi, alcune centinaia di persone, tra le quali molti turisti spagnoli, che si sono assiepate dietro le transenne munite di macchine fotografiche ma sono riuscite soltanto a veder sfilare l’imponente corteo papale. Davanti alla Sinagoga c'erano i più fortunati che sono stati sottoposti a controlli che prevedevano l’apertura di borse, lo svuotamento delle tasche e l’ispezione con il metal detector. Molti erano appartenenti alla Comunità ebraica e tante persone della Comunità di Sant'Egidio, affiancati da decinedi uominie donnedelle forze dell’ordine in borghese mescolati tra il pubblico, che si sono detti «emo-

Il papa, il primo da sinistra, con il rabbino capo Riccardo di Segni e il rabbino capo di Haifa, Shearyashuv haKohen

zionati» e anche «sorpresi» dall’imponente apparato di sicurezza. Tra loro anche tre persone aderenti all’associazione ebraica “Gherush92 Committe for Human Rights” identificate dalla polizia e poi allontanate dallo spazio dietro le transenne davanti alla Sinagoga. Pochi minuti prima dell’arrivo del Papa sono state trovate con alcuni volantini in cui si contestava la visita di Benedetto XVI definendola «revisionistica».

L'intenzione dei tre, secondo gli investigatori, era di lanciare i volantini in concomitanza con l’arrivo di Benedetto XVI. Molte persone hanno tentato di by-passare la barriera di sicurezza attraversando l’isola Tiberina, ma con scarso successo. Soltanto un’anziana, pervicacemente, non si è voluta spostare ed ha chiesto, ed ottenuto, di poter rimanere lì a vedere l’arrivo del Papa. Prima ha sostenuto di appartenere alla comunità ebrai-

ca, e di non aver ricevuto l’invito, poi ha ammessodi voler vedereda vicino il Papa e quando si è resa conto che più di lì non sarebbe riuscita ad avanzare se ne è andata rassegnata e delusa. Praticamente militarizzato l’ospedale Fatebenefratelli, dove forze dell’ordine erano sul tetto e sui balconi di ogni piano. Per tutta la durata della visita squadre di polizia e carabinieri a cavallo hanno pattugliato il lungotevere, per una volta privo di auto, ed anche le banchine del Tevere, dove nessuno poteva avvicinarsi. Un silenzioirreale dominaval'intera zona che si è cominciata a rianimare soltanto quando Benedetto XVI ha lasciato il ghetto, accompagnato dal suono delle campane delle chiese del centro, così come quando era arrivato entrando da piazza Gerusalemme. Il Papa prima di entrare in Sinagoga ha avuto un incontro molto cordiale con l’ex rabbino capo di Roma Elio Toaff. L’incontro e il più che cordiale saluto – non previsto dal programma – è sicuramente stato uno dei momenti più toccanti della visita di papa Ratzinger al Tempio ebraico della capitale. I due si sono intrattenuti per un breve scambio di parole, visibilmente emozionati. Emanuela De Crescenzo

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2 In Italia e nel Mondo


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