Brevi dal mondo
Martedì 2 febbraio 2010
Regionali. Si irrobustisce il fronte del “no” al sindaco di Salerno
Haiti, seconda vittima italiana
Campania, De Luca: «Sono io il candidato»
NEW YORK – A tre settimane dal sisma che ha sconvolto Haiti, arriva la conferma della seconda vittima italiana tra i funzionari dell’Onu presenti nel paese più povero del continente americano. È Cecilia Corneo, piemontese, 39 anni, incaricata tra l’altro di disarmare le pericolose baby-gang haitiane: il suo corpo è stato ritrovato tra le macerie alla fine della scorsa settimana. La morte è stata confermata dalla missione dell’Onu nel Paese (Minustah) sul suo sito web, poche ore dopo che la famiglia (una sorella a Washington, i genitori in Italia) era stata avvertita. Salgono così ad almeno 92 i funzionari dell’Onu uccisi dal terremoto che ha distrutto Haiti il 12 gennaio.
NAPOLI – Il nome del candidato del centrosinistra, il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, è ufficiale da sabato scorso, eppure appelli e polemiche trasversali non si fermano in Campania dove la partita non è affatto chiusa. Tuttavia, se si irrobustisce il fronte dei 'no', con la presa di posizione netta di Antonio Bassolino «sconcertato» dal mancato accordo su un nome unitario, De Luca non cede. «Sono e resto io il candidato», dice. Sottolineando di essere stato «designato da Pd, Verdi, e dal Movimento di Rutelli», De Luca chiarisce di non avere alcuna intenzione di tornare indietro: «Sono già in campagna elettorale, il mio primo appuntamento sarà la settimana prossima tra la
Somali uniti con al Qaida MOGADISCIO – Il fronte del terrorismo somalo si riunisce sotto le insegne di al Qaeda. I miliziani di al Shabaab e quelli di Kamboni, che hanno base a Chisimaio, hanno unito le forse e hanno deciso di rilanciare la «jihad internazionale di al Qaeda per liberare l’Africa Orientale e il Corno dall’oppressione della minoranza cristiana». «Ci siamo uniti - si legge in un comunicato - per consolidare la nostra forza militare, economica e politica e prevenire gli attacchi dei Cristiani che hanno invaso il nostro Paese». Il riferimento è all’esercito dell’Etiopia, che nel 2006 tolse alle Corti Islamiche il controllo della Somalia e poì si ritirò e ai contigenti di pace dell’Amisom inviati da Uganda e Burundi. E ieri c’è stata battaglia nelle strade di Mogadiscio.
gente di Scampia». E' con lui il leader dell’Api Francesco Rutelli, che ne ha lanciato la candidatura a Napoli venerdì scorso, prima che fallissero le primarie dopo il passo indietro del principale avversario, l’assessore regionale Riccardo Marone. Per il leader dell’Api, a questo punto, alternativa possibile al sindaco di Salerno sono, ancora una volta, solo le primarie. Non si placa, però, intanto, il fronte delle accuse dirette: Antonio Di Pietro mette in guardia dai «cacicchi»; Diliberto minaccia, «se resta De Luca», un polo alternativo per garantire «discontinuità» in Campania. E il Pdl punta il dito sui procedimenti giudiziari: lo fanno il sottosegreta-
rio Giovanardi e Maurizio Gasparri. Per Rutelli «Se ci fossero state candidature migliori, sarebbero emerse da mesi. Così non è stato, e non è». «Ma ancora più incomprensibile è la fuga dalle primarie –aggiunge-: proprio i paladini del ricorso all’indicazione popolare non hanno avanzato candidature, e hanno fatto saltare le primarie in Campania». Antonio Bassolino rilancia l’opzione del candidato estraneo ai partiti, e punta sul rettore della Federico II, Guido Trombetti: «E' davvero sconcertante e politicamente incomprensibile che non si sia ricercato con la determinazione necessaria un accordo su nomi esterni a singoli partiti ma capaci di unire la coalizione». Anche Di Pietro ribadi-
Vincenzo De Luca
sce la sua posizione in giornata: «Ci auguriamo che in Campania ci sia un atto di resipiscenza operosa da parte del Pd che, ormai isolato, si lascia condizionare da cacicchi locali e non dialoga con la coalizione». Rosanna Pugliese
Bersani nel capoluogo emiliano per decidere sul dilemma primarie
Prodi rinuncia a Bologna Secco rifiuto del professore a candidarsi come primo cittadino ROMA – Diviso tra l’amore per la sua città e la coerenza con sè stesso, Romano Prodi ha deciso: non sarà lui il candidato alla poltrona di sindaco di Bologna ed il salvatore del Pd dopo lo choc causato dalle dimissioni di Delbono. Il Professore spegne speranze e appelli di molti proprio nel giorno in cui il segretario del Pd Pier Luigi Bersani arriva sotto le Due Torri per cercare, in una direzione a porte chiuse, la via di uscita dalle secche. «Prodi sarebbe una candidatura fortissima e graditissima a tutti ma noi rispetteremo le sue decisioni», ammette il leader del Pd, ancora una volta davanti al rebus primarie sì o no. Non è arrivato a cuor leggero il rifiuto dell’ex premier alla
Romano Prodi, a destra, abbraccia Pierluigi Bersani
candidatura a sindaco di Bologna. Il pressing, quasi un coro negli ultimi giorni, ma soprattutto l’amore per la sua città avevano aperto, spiegano persone a lui vicino, una crepa nella sua decisione di aver chiuso per sempre, dopo Palazzo Chi-
gi, l’esperienza politica. «Il giudizio è complesso perchè bisogna capire razionalmente che cosa è meglio per sè, per la città, per la coerenza delle proprie azioni», confessa il Professore che ammette il «piacere» per i molti inviti ricevuti, pur
nella consapevolezza, da esperto di politica, che «queste cose finiscono in fretta e non bisogna mai illudersi». Prodi ha ascoltato molti e alla fine ha deciso da solo anche se, spiegano al Pd, negli ultimi giorni c'erano stati contatti con Bersani, con il quale c'è una sintonia antica e, come assicura la portavoce Sandra Zampa, nessuna tensione tale da spingere l’ex premier a rinunciare alla corsa per Palazzo D’Accursio. D’altra parte Bersani, che già da Prodi in passato aveva ricevuto il no all’offerta di fare il presidente del Pd, non si era fatto grandi illusioni sul fatto che l’ex premier rinunciasse alla sua scelta di uscire dalla politica attiva. Dal no di Prodi riparte, comunque, la direzione
che con Bersani individuerà se non il candidato il metodo per scegliere il successore di Delbono. Il segretario parlerà per ultimo e chiamerà dirigenti e militanti alla «riscossa», non nascondendo le difficoltà ma spiegando che nel comportamento del Pd «non ci sono state ombre». «L'amministrazione comunale ha fatto in modo che la città avesse il suo bilancio, un minuto dopo il sindaco si è dimesso», evidenzia Bersani, arrivato in città soprattutto per rassicurare una base sconcertata e in parte critica verso i suoi leader. La direzione deciderà se indicare il candidato o fare le primarie di coalizione, ipotesi privilegiata alla vigilia della riunione. Cristina Ferrulli
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