Mercoledì 3 febbraio 2010
Brevi dal mondo
Il fratello della giovane rapita nel 1983 ha incontrato l’attentatore del Papa
Haiti, 200.000 vittime ufficiali
Agca: «Emanuela Orlandi sarà presto libera»
PORT-AU-PRINCE – Il governo di Haiti ha fissato il bilancio provvisorio del sisma del 12 gennaio a oltre 200.000 vittime: il premier, Jean Max Bellerive, ha fornito l’ultimo conteggio delle vittime, che non tiene conto dei cadaveri che ancora rimangono sotto le macerie nè delle vittime a cui hanno dato sepoltura i famigliari, nel corso di una seduta del Senato, in cui il governo ha nuovamente riconosciuto le sue difficoltà.
ANKARA – «Emanuela è viva e tornerà presto a casa». Mehmet Alì Agca, l’attentatore di Papa Wojtyla, lo aveva detto due settimane fa quando era uscito definitivamente di prigione. Venerdì scorso lo ha ribadito a Pietro Orlandi, fratello della ragazza vaticana scomparsa nel giugno 1983, che è volato da Roma a Istanbul per incontrarlo. Del faccia a faccia ha parlato il quotidiano Sabah con un articolo della giornalista Yasemin Taskin, corrispondente da Roma, che ha assistito al faccia a faccia. «Emanuela è viva, te lo posso garantire –ha detto Agca -. Può trovarsi in Francia o in Svizzera dove abita in una villa lussuosa. La troveremo
“No” al divorzio per interesse RIAD – Una bimba saudita 12enne, costretta dal padre a sposare un uomo di 80 anni in cambio di una cospicua dote, ha ritirato la domanda di divorzio, alla vigilia dell’udienza convocata per annullare le nozze. Nonostante l'appoggio ricevuto dalle organizzazioni a tutela dei diritti umani e a protezione dell’infanzia, l’adolescente e sua madre, che inizialmente avevano presentato richiesta di divorzio, si sono presentate lunedì nel tribunale di Buraidah, nella provincia di al-Qassim, per ritirare le carte.
Mussavi: «Fallita la rivoluzione» TEHERAN – La rivoluzione iraniana «non ha raggiunto i suoi obiettivi»: lo ha affermato ieri il capo dell’opposizione, Mir Hossein Mussavi, che è arrivato a paragonare il presidente Mahmud Ahmadinejad al deposto Scià Mohammad Reza Pahlevi e ad avvertire che «un dispotismo in nome della religione è il peggiore dei dispotismi». Quelle che sono forse le più dure dichiarazioni di Mir Hossein Mussavi dall’inizio delle proteste contro la rielezione alla presidenza di Mahmud Ahmadinejad, il 12 giugno 2009, sono state pubblicate ieri dal suo sito, Kaleme, mentre si avvicina l’anniversario della rivoluzione, l’11 febbraio. I leader dell’opposizione hanno invitato i propri sostenitori a tornare in piazza in quella data, per la prima volta dopo le manifestazioni del 27 dicembre scorso, ricorrenza sciita dell’Ashura, represse con un bilancio di almeno otto morti. Per ora il regime non ha risposto.
insieme. Ho prove precise in mano. L’hanno rapita per ottenere la mia liberazione, ma non sono responsabile del rapimento. Posso mettermi in contatto con i rapitori. Ti darò documenti così importanti che saranno costretti a liberarla. Spero che lei tornerà a casa proprio prima del prossimo mese di giugno». Era stato proprio Pietro Orlandi a chiedere un incontro, dopo le esternazioni dell’ex Lupo Grigio all’uscita dal carcere di massima sicurezza Sincan, vicino ad Ankara, dove ha scontato quasi 10 anni per l’uccisione di un giornalista. L’ok di Agca non si è fatto attendere. «Mi ha detto che questa storia si risolverà entro quest’anno – ha rac-
contato il fratello di Emanuela -. L’ho guardato negli occhi: mi ha dato l’idea di parlare con sincerità, non ho pensato nemmeno per un attimo che stesse mentendo. Agca crede nelle cose che dice. Non farnetica, c'è un filo logico che lega le sue affermazioni. Ho trovato una persona molto diversa dallo spaccone che appare in tv». La prima parte del colloquio si è svolta in una casa, davanti ad altre persone. È stato lo stesso Agca a volere un confronto a quattr'occhi. Sui contenuti del colloquio privato, Pietro glissa ma ribadisce di aver detto all’ex terrorista: «Dammi delle prove, anche mia madre si aspetta notizie concrete, dopo i tuoi annunci all’uscita dal carcere». «Te
Ali Agca
le darò – mi ha risposto – ho certezze inconfutabili. Ha detto che Emanuela è probabilmente in un paese europeo. Ha parlato di una villa, ma lo ha fatto per fare un esempio, per dire che non è reclusa». Yussuf Khalel
Maxivertice con Netanyahu con oltre duecento persone
Berlusconi trionfa in Israele Relazioni al top. Firmate otto intese fra i ministri italiani e israeliani GERUSALEMME – Una visita trionfale, quella del premier Silvio Berlusconi in Israele: tra attestati di amicizia personale del premier Benyamin Netanyahu, firma di accordi bilaterali e convergenze sui temi internazionali, i colloqui di Gerusalemme hanno riaffermato che le relazioni con Israele sono l'asse preferenziale della politica e dell’economia, ma anche del sociale italiano in Medio Oriente. Una maxi delegazione per un maxi vertice senza precedenti nella storia dei rapporti tra i due Paesi, che assomiglia a una riunione di governo allargata: oltre 200 persone, compresi sette ministri. I colloqui bilaterali, culminati nel pomeriggio in un’inedita riunione plenaria, hanno sancito rapporti ottimi su tutta la linea e in particolare sul fronte economico-commerciale. Sono otto – e spaziano dalla collaborazione culturale ed economica fino alla cooperazione nell’assorbimento degli immigrati – gli accordi siglati ieri dai ministri degli Esteri, Franco Frattini; dei Lavori pubblici e Politiche sociali, Maurizio Sacconi; dello Sviluppo economico, Claudio Scajola; dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo; della Salute, Ferruccio Fazio, e dai rispettivi omologhi. Accordi che, ha sottolineato Berlusconi nella conferenza stampa finale con Netanyahu, daranno «grande impulso» ai rapporti industriali e commerciali dei due Paesi. Una conferma della scelta strategica dell’esecutivo di affiancare alla tradizionale diplomazia politica una
diplomazia economica che rende ancora più solide le basi dei rapporti bilaterali. E se la dichiarazione congiunta in materia di cooperazione economica, firmata da Scajola con gli omologhi Benyamin Ben Eliezer e Uzi Landau, apre le porte a intese davvero ampie, su alcuni dossier specifici gli accordi possono fare la differenza o rafforzare strade già tracciate. È il caso della Cooperazione su energie rinnovabili e gestione delle acque, firmato da Prestigiacomo e dal ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato, Benyamin Ben Eliezer. «Italia e Israele – è il commento del ministro dell’Ambiente collaborano sin dal 2003 sulle tematiche ambientali. Esiste
un collaudato rapporto su problemi quali la gestione delle risorse idriche, delle fonti energetiche alternative e rinnovabili, delle nanotecnologie, della lotta alla desertificazione, dei processi di desalinizzazione. Un rapporto fortemente positivo che verrà implementato con le due intese siglate». Dall’incontro tra il titolare della Farnesina Frattini e il collega Avigdor Lieberman, è uscito un Memorandum d’Intesa per la partecipazione di Israele a Expo Milano 2015, nel quale Israele dichiara la propria disponibilità, in linea di massima, a partecipare con uno stand israeliano all’Expo del capoluogo lombardo. Eloisa Gallinaro
Benjiamin Netanyahu (a sinistra) e Silvio Berlusconi
L’assassino è un armiere. La vittima voleva comprare la sua attività
Como, lite d’affari: gli spara e gli mozza la testa COMO – La testa mozzata è stata trovata nel forno di una pizzeria. Il corpo decapitato sul greto di un torrente in Piemonte. La pistola usata per l'omicidio è stata pulita, nettata del sangue e rimessa nella vetrina dell’armeria. Particolari macabri, da film dell’horror, nella centralissima Como, dove un armiere, Alberto Arrighi, 40 anni, incensurato, sposato, padre di due figlie, rampollo di una delle più note famiglie della zona, stimato professionista, da anni consulente balistico della procura, è stato arrestato per l'omicidio di un imprenditore, Giacomo Brambilla, con cui era in affari. Anche lui ricco e intraprendente, titolari di diversi distributori di benzina Shell
(sui siti ci sono le sue foto con la tuta bianca e l’inconfondibile marchio), biondo, un sorriso aperto, 43 anni e una vita piena di progetti. Sui motivi la squadra mobile si è limitata a due parole: movente economico. Pare che l’imprenditore stesse trattando per acquistare l'armeria di Arrighi. Aveva già versato 100.000 euro. Poi qualcosa è successo, una lite, forse un ripensamento. Brambilla è stato ucciso nell’armeria a colpi di pistola. Il suo corpo fatto a pezzi. La testa portata nella pizzeria del suocero di Arrighi. Probabilmente per essere bruciata nel forno. Anche il congiunto è stato ascoltato per ore dalla polizia, così come la moglie dell’armiere. Per il mo-
mento non sembra siano stati presi provvedimenti nei loro confronti. Arrighi e Brambilla lunedì pomeriggio alle 15.30 si erano dati appuntamento nell’armeria di via Garibaldi, centro storico di Como. I due erano in trattativa, perchè Brambilla intendeva acquistare l’armeria, e pare avesse già anticipato una somma, sui centomila euro. Ma qualcosa stava andando storto nella conclusione dell’affare. Forse Arrighi voleva di più, ma Brambilla di recente aveva avuto qualche guaio con la Shell ed era stato costretto a chiudere temporaneamente alcuni distributori. Nel retrobottega del locale chiuso scoppia una lite, poi i due vengono alle mani e l’armiere perde la testa.
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