Brevi dal mondo
Nucleare, gli Usa gelano l’Iran MONACO - E' muro contro muro, fra la comunità internazionale e l’Iran, sulla questione del nucleare di Teheran: l’ottimismo che il ministro degli esteri iraniano Manuchehr Mottaki aveva dimostrato venerdì notte a Monaco di Baviera sembra essere stato soffocato ieri dalla reazione degli Stati Uniti, che hanno definito «deludente» la risposta del governo iraniano ed hanno minacciato nuove sanzioni, pur continuando a tenere aperta la porta della diplomazia.
Ucraina al voto sognando Putin KIEV - Sarà un duello all’ultimo voto, ma un voto senza cuore quello di oggi per il ballottaggio delle elezioni presidenziali ucraine, che vede favorito il leader dell’opposizione filorussa Viktor Ianukovich, avanti di 10 punti sulla premier filo occidentale Iulia Timoshenko (35,32% contro 25,05%). Un voto quindi che nei pronostici si annuncia nel segno di Putin.
Ue, nuove regole per Facebook BRUXELLES - Mentre Facebook diventa grande come tutta l’Unione europea (ha appena raggiunto i 400 milioni di utenti) a Bruxelles si preparano le prime norme per lo “Stato” virtuale dove oggi governa l’anarchia: preoccupata soprattutto dall’utilizzo spesso inconsapevole che ne fanno i ragazzi, la Commissione Ue vuole metterli al riparo nella giungla dei social network che cannibalizzano i loro dati personali, incuranti delle conseguenze per i minori.
Kabul, Onu: attenti alla militarizzazione KABUL - L'anno che si è aperto in Afghanistan si propone come il più difficile dall’intervento della Coalizione internazionale nel 2001 e secondo il responsabile della missione delle Nazioni Unite nel paese, Kai Eide, il rischio è che non si riesca ad imporre una soluzione politica dalla crisi e si cada invece in un eccessivo militarizzazione.
Domenica 7 febbraio 2010
Dal vertice in Canada arriva l’invito a «continuare con gli stimoli»
G7: «Migliora l’economia mondiale» IQALUIT (CANADA) - I Paesi del G7 hanno riaffermato il loro impegno a sostenere l’economia nella fase di ripresa con cui è uscita dalla recessione mondiale. Lo ha riferito Jim Flaherty, ministro delle finanze del Canada, paese che ha la presidenza del G7, al termine del vertice dei ministri finanziari e del governatori delle banche centrali a Iqaluit, in Canada. L'economia mondiale «migliora, ci sono buoni segnali. Bisogna continuare con gli stimoli» ha aggiunto Flaherty, illustrando le conclusioni del summit e spiegando anche che il G7 «lavorerà con le istituzioni internazionali per l'abolizione del debito di Haiti». «La ripresa globale
è partita» e sembra «più veloce» di quanto inizialmente previsto: «continueremo le azioni per rafforzala» ha aggiunto il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner durante la conferenza stampa conclusiva del G7. «Non metteremo a rischio la ripresa». In merito alla riforma della finanza, Geithner ha precisato che ci saranno regole comuni, «con diversi approcci ma non divergenze». Dal Canada però è arrivato anche un monito alle banche: «Le istituzioni finanziarie devono condividere i costi della crisi» è il messaggio che Flaherty ha lanciato a nome di tutti i Paese del G7. Sul tavolo anche il nodo del debito e i timori legati alla
situazione dei conti pubblici di Grecia, Spagna e Portogallo. «Abbiamo ricevuto degli aggiornamenti sulla situazione. Il debito europeo è una materia dell'Unione Europea non del G7» ha tagliato corto Flaherty. A margine del vertice il governatore di Bankitalia Mario Draghi ha replicato indirettamente al ministro dell'Economia Giulio Tremonti sul tema delle regole nella finanza. «Tutti partecipano all'elaborazione delle regole, politici e tecnici» ha detto il numero uno di Palazzo Koch al ministro, che aveva invece sottolineato il primato della politica nella definizione delle regole. «Sulla regolamentazione centralizzata del trading di derivati ad esempio -
Tremonti in Canada trainato in slitta
ha evidenziato Draghi - ci sono anche proposte legislative. Siamo tutti a lavoro su questo fronte». «La riforma di Basilea 2 e 3 non pregiudicano la ripresa» ha voluto aggiungere il numero uno della Banca d'Italia.
L’uomo è stato rapito con la moglie il 17 dicembre in Mauritania
Cicala, ultimatum di al Qaida «L’Italia accolga le nostre richieste entro il primo marzo» ROMA –Dopo un lungo silenzio, il braccio maghrebino di al Qaida (Aqmi) ha fissato al 1 marzo l’ultimatum all’Italia per il rilascio di Sergio Cicala rapito con la moglie, Philomene Pwelgna Kaborè, il 17 dicembre scorso nel deserto della Mauritania al confine con il Mali. Nessun riferimento, invece, viene fatto dalla cellula terroristica alla moglie trentanovenne, originaria del Burkina Faso, del siciliano di 65 anni appassionato d’Africa. In un messaggio in lingua francese pubblicato su Internet e di cui ha riferito il centro americano di sorveglianza dei siti islamici (Site), Al Qaida per il Maghreb dà al governo italiano «25 giorni di tempo a partire dall’emissione del comunicato» (pubblicato secondo il Site il 4 febbraio) per assolvere alle richieste avanzate in cambio della liberazione del connazionale. In particolare, l’organizzazione terroristica precisa di aver chiesto, come contropartita, il rilascio di suoi detenuti «i cui nomi – precisa – sono già stati dati al negoziatore italiano». Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe del primo ultimatum ricevuto dall’Italia per il rilascio di Cicala. Sempre nello stesso comunicato, la cellula terroristica rinvia al 20 febbraio il termine ultimo, inizialmente fissato per la fine di gennaio, per il rilascio del francese Pierre Camatte, sequestrato a sua volta in Mali il 26 novembre scorso. Silenzio, come per la moglie di Cicala, anche sulla
sorte degli altri ostaggi occidentali, tre cooperanti spagnoli pure loro nelle mani di Al Qaida per il Maghreb. Per questi ultimi, oltre alla liberazione di terroristi detenuti in Mali e Mauritania, è stato chiesto un riscatto in denaro. Sette milioni di dollari, successivamente ridotti a cinque. Tre giorni fa, in una intervista al quotidiano spagnolo El Pais, il presidente del Mali Amadou Tourè si è detto piuttosto ottimista sulla vicenda degli ostaggi europei nelle mani della cellula di Osama bin Laden nel Maghreb. «Le cose – ha detto – vanno avanti bene e le famiglie non devono perdere la speranza», stiamo lavorando «con discrezione
ed efficacia». Tourè ha escluso anche una possibile azione militare del Mali contro le basi di Al Qaeda sul suo territorio. In tal senso, peraltro, aveva ricevuto richieste esplicite da parte dei paesi europei interessati. Italia inclusa. Per la liberazione della coppia italiana il Governo «è impegnato al massimo», ha ribadito ieri il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, per il quale non ci sono dubbi: questo rapimento ha assunto il valore di «un atto politico». A scendere in campo per il rilascio dei Cicala è stato lo stesso titolare della Farnesina, Franco Frattini, che a gennaio si è recato in Mauritania e Mali. Flavia Ressamann
Sergio Cicala e la consorte in mano ai rapitori
In rete un video con un americano in tuta mimetica dell’esercito degli Stati Uniti
Iraq, torna l’incubo dei sequestri BAGHDAD – Torna in Iraq la paura dei sequestri di cittadini occidentali, collegati all’intervento militare internazionale e alla vicenda del colosso della sicurezza privata Usa, Blackwater. Un gruppo sciita radicale ha messo in rete un video nel quale si vede un uomo con indosso una tuta mimetica dell’esercito americano, che dice di essere prigioniero e chiede la condanna dei contractor della Blackwater, la liberazione di alcuni iracheni detenuti dagli americani e il ritiro di tutti i militari stranieri. L’uomo, che non dice il suo nome, viene ripreso davanti a un drappo nero con la scritta Asaib Ahl al-Haq (Lega dei Virtuosi, o Gruppo dei Giusti, o Popolo del Diritto): alcuni membri di questo grup-
po sono detenuti dai soldati Usa. Nel video, l’uomo recita le richieste del gruppo: liberazione dei suoi affiliati e condanna dei dipendenti dalla società di sicurezza americana Blackwater. Gli Usa non hanno commentato il video ma, in precedenza, il ministero della Difesa aveva annunciato che un civile, dipendente dell’esercito americano in Iraq, era disperso dal 23 gennaio. Si tratta di «Issa T. Salomi, 63 anni, originario di Al-Cajon (California). L’ultima volta è stato visto a Baghdad - si legge nel comunicato del ministero – Stiamo facendo ogni sforzo per ritrovarlo». Se il sequestro verrà confermato, si tratterà del primo rapimento di uno straniero in Iraq dopo quello di cinque bri-
tannici, presi in ostaggio nel 2007 dallo stesso gruppo sciita. Di loro solo uno, Peter Moore, è stato rilasciato in buone condizioni di salute lo scorso dicembre, mentre di altri due sono stati riconsegnati i cadaveri. L’uomo del video messo in rete ieri dice di stare bene. «Vorrei dire a tutte le persone della mia famiglia, soprattutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei amici che sono trattato bene e sono in buona salute recita –vorrei fareuna richiesta speciale al governo degli Stati Uniti ... da parte della resistenza irachena, per la liberazione di tutti i detenuti che hanno resistito all’occupazione e che non sono mai stati coinvolti in crimini gravi contro i loro concittadini».
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