Brevi dal mondo
Bhutto, l’Onu accusa la polizia ISLAMABAD – L'Onu accusa il governo e la polizia pakistana e, in un rapporto, spiega che l’omicidio dell’ex premier Benazir Bhutto, poteva essere evitato. Da Islamabad lo studio viene accolto con soddisfazione e il portavoce del presidente Asif Ali Zardari spiega che «il Partito popolare ritiene queste dichiarazioni il punto più interessante del rapporto Onu».
Kaczynski, si terrà la cerimonia VARSAVIA – A dispetto della nube vulcanica, che sta investendo il nord Europa paralizzando gli aereoporti di mezzo continente, il funerale di Stato del presidente Lech Kaczynski e della moglie Maria si terrà come previsto domani a Cracovia. Lo ha deciso la famiglia Kaczynski che ha fatto sapere di non desiderare un rinvio della cerimonia, alla quale sono attesi decine di capi di stato di tutto il mondo. Nonostante la chiusura degli aeroporti di gran parte del nord e centro Europa – Polonia inclusa, dove nel frattempo è stato chiuso tutto lo spazio aereo. Nessuna delegazione ha finora cancellato la partecipazione alle esequie.
Sabato 17 aprile 2010
Frattini: «La collaborazione delle autorità locali è stata decisiva»
Kabul
Emergency gli arrestati visitati I coniugi rapiti da al Qaida in Mauritania il 18 dicembre da Iannucci
Mali, liberati i Cicala
ROMA – Fine di un incubo: Sergio Cicala e la moglie Philomene sono stati liberati. Dopo quattro lunghi mesi nelle mani di Al Qaida per il Maghreb islamico, un alternarsi di appelli e ultimatum, la coppia italiana rapita lo scorso dicembre in Mauritania mentre era diretta in auto in Burkina Faso, è stata rilasciata ieri nel nord del Mali. Un rilascio avvenuto «dopo un intenso lavoro diplomatico», ha spiegato il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha sottolineato la «grande collaborazione delle autorità locali», spiegando che gli ostaggi stanno bene e sono in viaggio verso un luogo sicuro. E mentre si attendono i dettagli sulla dinamica della liberazione avvenuta, secondo le fonti locali, nel Nord del Mali, non c'è nessun accenno, per ora, all’ipotesi di pagamento di un riscatto. La notizia del rilascio è rimbalzata in Italia in serata di ieri e ha incassato immediatamente la «viva soddisfazione» del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e quella dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani.
Sergio Cicala in un’immagine d’archivio
L’incubo era iniziato poco prima di Natale, lo scorso 18 dicembre. Cicala e la moglie, in viaggio con il loro furgone, vengono sequestrati durante la notte. Nelle mani dei rapitori, i terroristi dell’Aqmi, ci sono anche tre cooperanti spagnoli e un francese. Le intelligence di Italia, Spagna e Francia si attivano immediatamente. Ma i negoziati sono lunghi, complessi. Un primo ultimatum viene fissato per il primo marzo.
L’immagine, in un video del 28 febbraio, di Cicala e della moglie circondati da terroristi armati in pieno deserto, è scioccante. Così come colpisce l’appello di Cicala a Berlusconi e Napolitano: «Aiutateci». Poi, per molti giorni, il silenzio. Quel silenzio stampa da sempre voluto dal ministro Frattini e dalla Farnesina per evitare di compromettere l’esito della vicenda. Il ministro, però, più volte rassicura: «Stiamo lavorando».
Poi il 10 marzo, l’incubo sembra finire. Si diffonde la notizia della liberazione di una spagnolaedella mogliediCicala. Ma Al Qaida libera solo Alicia Gamez. La fine dell’incubo è però solo rimandata: ieri, il lieto fine, con la liberazione dei coniugi. Cicala, 65 anni, pensionato della Regione siciliana, vive con la moglie, 39 anni, sposata nel 2003 in seconde nozze, in una villetta di contrada Giummari e ha una passione per i viaggi, soprattutto per l’Africa. Una passione che già il 3 gennaio del 1994, mentre si trovava in viaggio su una jeep tra Ciad e Niger insieme ad altri turisti, gli è costata molto: in quell'occasione, per lo scoppio di una mina, morì la sua compagna di allora, una donna finlandese, mentre lui rimase ferito. Ora, nelle mani dei sequestratori restano due cooperantidiuna Ongcatalana.In una zona, quella dell’Africa sahariana, «sempre più interessata dal flagello di Al Qaida», avverte l'inviato speciale del ministro Frattini per le emergenze umanitarie, Margherita Boniver. Michele Esposito
KABUL – Sono in buona salute ma, come comprensibile, preoccupati. Per cinque giorni, prima a Lashkar-gah – in Helmand, dov'era l’ospedale di Emergency in cui lavoravano – e poi a Kabul, Marco Garatti, Matteo dell’Aira e Matteo Pagani, sono rimasti in celle separate senza avere contatti con le autorità italiane,fino all’incontrodi iericon l’inviato della Farnesina, Massimo Iannucci. «Si è trattato per loro di una improvvisata –ha commentato Iannucci – perchè non si aspettavano la mia visita e quella dell’ambasciatore Claudio Glaentzer», che li aveva incontrati una prima volta domenica, all’indomani dell’arresto. «Il loro morale è buono», ha osservato, anche se comprensibilmente «sono in ansia perchè non hanno chiaro il futuro davantia loro». Siè trattato di un primo successo della nostra iniziativa diplomatica , ha detto ancora l’ambasciatore Iannucci misurando le parole in una conferenza stampa, «e speriamo nel prossimo futuro di avere altre buone notizie», anche se nulla possiamo dire sui tempi necessari, e neppure su quando saranno formalizzate le imputazioni».
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