Apitalia - Corso Vittorio Emanuele II, 101- 00186 - Roma - ITALY - UE - ISSN: 0391 - 5522 - ANNO XXXXVI • n. 6 • Giugno 2021 •- 714 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1 Comma 1 – Roma Aut. C/RM/18/2016
| Testata giornalistica fondata nel 1974 | Direttore Raffaele Cirone |
ADOTTIAMO L’APICOLTORE
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DOLOMITES
Casa dolce casa PROTEZIONE DALLE INTEMPERIE (VENTO, PIOGGIA, NEVE) PREVENZIONE DEI FURTI E MAGGIOR DURATA DELLE ARNIE POSSIBILITÀ DI OPERARE ANCHE CON IL MALTEMPO ARMADIO PORTA TELAINI E RIPIANO PER TRASLARVI INCLUSI DOTATA DI GOLFARI IN COPERTURA PER IL SOLLEVAMENTO PIEDI METALLICI REGOLABILI PER UNA PERFETTA POSA AL SUOLO IMPIANTO FOTOVOLTAICO A RICHIESTA PER IL LAVORO NOTTURNO
Elisa D'Incà
Elisa D'Incà
Bienenhaus Darwin Garden modello ALBINA Una “casa delle api” che, riprendendo una diffusa tradizione delle vallate dolomitiche, consente la protezione delle arnie dai venti freddi, dalla neve e dalla pioggia. Favorisce una conduzione dell’apiario ordinata, con le attrezzature ben riposte al riparo, lavorando sempre al coperto. Permette di effettuare le visite primaverili riducendo il raffreddamento della covata e con l’eventuale inserimento di un vetro protetto da coperchio in legno sul retro delle arnie, si possono controllare le api anche in inverno, evitando di raffreddare il glomere. Previene il rischio di furto degli alveari. Dotato di appoggi regolabili e anelli in acciaio per il sollevamento e la messa a dimora, viene fornito completo di armadio per telaini e ripiano per i traslarvi e, a richiesta, può essere predisposto di impianto elettrico e impianto fotovoltaico con batteria. L’albina Darwin Garden si presta alla pratica dell’api terapia. Designed by archMaDe | Massimiliano Dell'Olivo architetto
Ph. Fulvio Bona
EDITORIALE
ATTENZIONE ALLE API
VIA LIBERA AGLI INDENNIZZI NEL DECRETO SOSTEGNI BIS di Raffaele Cirone
FONDO CALAMITÀ FINALMENTE L’ACCORDO TRA GRUPPI PARLAMENTARI
L’ingresso della V Commissione Bilancio della Camera. (Foto © Camera Deputati - Umberto Battaglia)
A
vevamo chiesto, a gran voce, che anche agli Apicoltori fosse riconosciuto l’accesso al Fondo che indennizza i danni da calamità atmosferiche. Ora siamo arrivati ad un punto di svolta: c’è accordo pressoché unanime perché questo Fondo venga integrato con i primi 5 milioni di euro a favore del nostro comparto. È la notizia di cui disponiamo nel momento in cui andiamo in stampa con questo numero di Apitalia! Si era già colta una risposta corale, testimoniata con quattro emendamenti identici sottoscritti da ben venti Deputati - Gadda, Del Barba (Italia Viva) - Sandra Savino, Nevi, Bagnasco, Spena, Anna Lisa Baroni, Bond, Caon, Paolo Russo (Forza Italia) - Loss (Lega) - Gagliardi, Ruffino, Napoli (Coraggio Italia) - Incerti, Cenni, Avossa, Cappellani, Critelli, Frailis (Partito Democratico) - che individuavano e chiarivano i criteri di assegnazione degli aiuti al comparto apistico. Ad essi si erano aggiunti altri tredici deputati - Parentela, Cassese, Cillis, Gagnarli, L’Abbate, Maglione, Bilotti, Manca, Marzana, Pignatone, Cosimo, Cadeddu, Gallinella (M5S) - con un altro emendamento che prevedeva un fondo da destinarsi agli imprenditori apistici. Visioni distinte ma convergenti, che la tecnica parlamentare ha rimodulato - vista l’ampia maggioranza - in un emendamento unico al decreto legislativo “Sostegni bis”. È ormai questione di giorni ed è ragionevole confidare in un voto conclusivo favorevole. Già ora, quindi, possiamo ringraziare firmatari e Gruppi parlamentari di maggioranza alla Commissione Bilancio della Camera, per aver raccolto l’appello degli Apicoltori italiani. Di quelli, perlomeno, che avendo perduto parte importante della produzione 2021 hanno giustamente invocato concrete e urgenti misure di indennizzo cui essi hanno diritto al pari di tutti gli altri Agricoltori. Raffaele Cirone
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SOMMARIO
Apitalia N. 714 | 6/2021| gli articoli 5 EDITORIALE Attenzione alle api
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Raffaele Cirone
8 PRIMO PIANO Un ministro tra gli alveari
Nostro Servizio
12 AGENDA LAVORI. NORD-OVEST Cosa insegna il castagno
Alberto Guernier
15 AGENDA LAVORI. NORD Le ultime fatiche estive
Maurizio Ghezzi
19 AGENDA LAVORI. NORD-EST Superare le vecchie abitudini
Giacomo Perretta
22 AGENDA LAVORI. CENTRO Focus sulla varroa
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Matteo Giusti
25 AGENDA LAVORI. SUD Gestiere l’apiario nel meridione estivo
Santo Panzera
30 AGENDA LAVORI. ISOLE Api con vista acuta
Vincenzo Stampa
47 SCIENZA Le api ci insegnano l’immunità di sciame
Internazionale
53 RICERCA L’insetticida sicuro che ancora non c’è
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Comunicato stampa
SPECIALE BIODIVERSITÀ 31 Flora apistica urbana
Giancarlo Ricciardelli D’Albore
i nostri recapiti
i nostri riferimenti: per pagare
Continuando di questo passo non sarà più necessario adottare alveari, presto si dovrà passare all’adozione degli Apicoltori. Un lavoro eroico, il loro, che deve trovare dignità e giuste garanzie dinanzi alle emergenze che vanno avanzando. Cambiare prospettiva significa anche questo: riconoscere il valore del mantenere in vita le api oltre che del produrre, e premiare chi questo valore lo genera e lo difende. (foto Armando Monsorno)
abbonamenti: quanto costano
hanno collaborato a questo numero
1 anno (10 numeri carta) € 30,00 2 anni (20 numeri carta) € 54,00 Italia, una copia/arretrati € 5,00 Estero: varia per area geografica, richiedere preventivo
Alberto Guernier, Maurizio Ghezzi, Giacomo Perretta, Matteo Giusti, Santo Panzera, Vincenzo Stampa, Franco Mutinelli, Giancarlo Ricciardelli D’Albore, Internazionale, Federico Ferrone, Fabrizio Piacentini, Patrizia Milione, Alessandro Patierno.
marcatura dell’ape regina Secondo un codice standardizzato, le regine sono marcate con un colore (tabella a lato) per permettere all’apicoltore di riconoscerne l’anno di nascita
azzurro
bianco
giallo
rosso
verde
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(ultimo numero dell’anno di allevamento, esempio “2021”)
i nostri VALORI “Il mio non sol, ma l’altrui ben procuro” è il motto che accompagna le firme storiche dell’editoria apistica italiana da cui Apitalia trae origine.
Una Giuria internazionale ci ha premiati come miglior rivista di apicoltura, per i contenuti tecnico-scientifici e la qualità fotografica.
La moneta di Efeso, con l’ape come simbolo riconosciuto a livello internazionale già 500 anni prima di Cristo.
Abbiamo sottoscritto “Il Manifesto di Assisi”, per un’economia a misura d’uomo. Come apicoltori ci riconosciamo nel Tau.
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PRIMO PIANO
UN MINISTRO TR
Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agric
E’ accaduto lo scorso 14 maggio nell’ambito di un tour programmato al fine d
Con il suo polo orticolo di 15 mila ettari, questa è zona di pri
per la patata e la carota IGP, ma anche di una vastissima gamma
Ma l’Abruzzo è anche regione di lunga tradizione apistica: di qui la visita all’Azienda
Patuanelli, visibilmente incuriosito dagli accessori di chiara impronta tecnologica Il Ministro ha degustato altresì i mieli tipici di questo territorio dove si
che fanno bella mostra nel punto vendita di Dolce Lavanda, ricono
Apicoltura Dolce Lavanda, frutto di quattro generazioni di apicoltori, pluripremiata ai principali concorsi di qualità, 540 alveari nel comprensorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Pescina è città nota nel mondo per aver dato i natali allo scrittore Ignazio Silone, autore del romanzo “Fontamara” e al Cardinal Mazzarino. Mirko Zauri è il Sindaco attuale.
Il Ministro con Annamaria Flammini e suo marito Franco Troiani (a dx) conducono l’azienda che ha, tra le sue peculiarità, la diffusione sul territorio di piante di lavanda.
Il Ministro Patuanelli (che è anche ingegnere) alla guida di uno smielatore motorizzato. Interessatissimo al funzionamento e alle prestazioni tecniche di questa attrezzatura.
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TRA GLI ALVEARI
cole, si è recato in visita ad un’azienda apistica.
di conoscere le imprese di spicco di Confagricoltura nella Marsica, in Abruzzo.
imaria importanza per l’agricoltura italiana e, in particolare,
a di ortaggi da industria, prodotti tipici dell’Altopiano del Fucino.
a Apicoltura Dolce Lavanda di Pescina (AQ), di Annamaria Flammini e Franco Troiani.
a, ha visitato l’apiario, il laboratorio di produzione e il punto vendita aziendale. producono i pluripremiati mieli di Stregonia, Santoreggia e Millefiori
osciuto come “Mieloteca italiana dell’Associazione Città del Miele”.
Timo Serpillo, Stregonia, Santoreggia, Millefiori: sono le specialità di un territorio dove produrre non è mai una passeggiata e dove gli alveari vanno spesso in pasto all’orso bruno marsicano.
Un apiario di Dolce Lavanda. La scelta di restare stanziali nonostante le rese più basse e gli assalti dell’orso che viene tenuto a bada con appositi recinti elettrici.
Il Ministro e, al centro, le api regine di questa giornata: la titolare dell’Azienda e Giancarla Galli, presidente regionale di FAI Abruzzo-Federazione Apicoltori Italiani.
Il Sindaco di Pescina, Mirko Zauri, fa omaggio al Ministro dei prodotti tipici del territorio e delle opere dello scrittore Ignazio Silone. Perché ogni luogo ha un’anima da raccontare.
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numeri
Euro 30,00
Abruzzo forte e gentile Ad accogliere il Ministro Patuanelli, durante la visita all’Azienda apistica abruzzese, insieme alle autorità, c’erano il presidente di Confagricoltura Abruzzo Fabrizio Lobene con il direttore Stefano Fabrizi, il presidente della FAI-Federazione Apicoltori Italiani, Raffaele Cirone, con la presidente regionale di FAI Abruzzo Giancarla Galli, il responsabile della Direzione Organizzativa di Confagricoltura, Luca Ginestrini, i Senatori Di Girolamo, Castaldi e De Nicola. Un clima conviviale, pur nella rilevanza dell’evento, in un Abruzzo sempre forte e gentile. Nella foto: Stefano Patuanelli, Fabrizio Lobene, Luca Ginestrini
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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST
COSA INSEGNA IL CASTAGNO
ESPLOSIONE DI POLLINE E NETTARE CON API PRODUTTIVE MA AGGRESSIVE di Alberto Guernier
L
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importante produzione di polline oltre che di miele. Viene dunque spontaneo, ricordare che le api “non sono più le stesse”: così mi diceva il mio maestro, notando che sul castagno le bottinatrici diventano “cattive”. Seppur vera questa affermazione, questi sono flussi polliniferi e nettariferi che quando arrivano creano le condizioni ideali per cui si possono fare bene regine e volendo anche pappa reale. Ci sarebbe stato da approfittarsene, dunque, se la stagione fosse stata
TRA TEORIA E PRATICA, MA IL LEGNO È POCO FERMO
Foto di Luca Mazzocchi - mondoapi.it
a fioritura del castagno (foto sotto), forse, per via del tannino, non dappertutto ha offerto ciò che ci si aspettava nel suo periodo; ci offre pur sempre lo spunto per parlare del sesto senso delle api che ne suggono il nettare con l’avidità di chi sente di aver imboccato la dirittura d’arrivo: essa costituisce comunque un passaggio delicato per l’attività di allevatore di api, soprattutto in alcune zone. In Piemonte è questa l’ultima grande fioritura dell’anno, ottima per il grande apporto di polline, largamente rappresentato nel miele che se ne ricava: se le api arrivano al castagno, tutto ha la tendenza a diventare... castagno. Senza paura, se siete ad un’altitudine e in un’area di castagni, si possono applicare trappole raccogli polline, soprattutto all’inizio della fioritura dove il primo ad arrivare è appunto il polline odoroso come di pane appena sfornato, caldo e umido. E valgano, questi consigli, anche per la prossima stagione quando magari vi sarete finalmente attrezzati con un numero di trappole sufficiente a far fronte ad una
Foto Alberto Guernier
clemente; ma poniamo comunque la massima attenzione a come operiamo, proprio perché le api, non sono più quelle di prima! Soprattutto quando le famiglie avvertono la fine della fioritura, noteremo che non saranno disposte a perdonare nulla! Dovremmo averlo capito presto, che la fioritura sarebbe andata volgendo al termine: tipicamente lunga e scalare (ne esistono diverse varietà di castagno, che fioriscono e di conseguenza sfioriscono in un lasso di tempo piuttosto lungo), e le api saranno nonostante tutto pronte a saccheggiare qualsiasi cosa! Ecco: sono queste, a posteriori di una esperienza sul castagno, le cose che vanno imparate e messa da parte
per evitare errori la prossima volta. Gli apicoltori “per mestiere”, al pari dei” ciabattini”, spesso hanno le scarpe rotte...
Ma anche chi, magari appena iniziata l’avventura, ha provveduto ad acquistare tutto nuovo, può incappare in materiale che si fessura.
apicoltura famiglia tettamanti
Apicoltura Tettamanti-Api regine e nuclei tettamantiapicoltura@virgilio.it
APICOLTURA FAMIGLIA TETTAMANTI 22029 UGGIATE TREVANO (CO) VIA SAN GOTTARDO 5b
da 4 generazioni con le api e gli apicoltori
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AGENDA LAVORI. NORD-OVEST
Le arnie, ed il “legno” di oggi, faticano a stare fermi; con ciò non è mia intenzione fare di tutta l’erba un fascio, mi perdoneranno i produttori ed i rivenditori di materiale apistico, ma capita sempre più spesso che le arnie ed i melari siano pronti ad “aprirsi” con larghe fessure, ai primi raggi di sole! Detto questo, occorreva correre ai ripari e farlo tempestivamente: prima che la fioritura del castagno si avviasse alla sua fase calante, prima della posa degli apiscampo, prima del contemporaneo o immediatamente successivo ingabbiamento della regina, prima di procedere alla sostituzione della stessa e alle asportazioni varie comprese. In piena fioritura, specie sul castagno, non vi è tempo per le riparazioni da magazzino in stile “invernale”, quelle fatte con stucco, carta
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vetro, vernice: quindi ogni crepa, ogni buco verrà preso d’assalto. In estate, in anni difficili come questo, ho visto con i miei occhi, alveari forti e sani, disintegrarsi in pochi istanti sotto l’attacco bestiale delle saccheggiatrici! Una volta messo l’apiscampo sotto un melario fessurato, alle api non servirà altro per saccheggiarlo. Il saccheggio è eccitazione allo stato puro e le api, in queste condizioni, possono veramente fare danni! Lavorare in apiario, sotto la continua eccitazione da saccheggio, è decisamente antipatico, sconveniente e frustrante; ragione per cui io opero in questo modo: sul furgone che utilizzo per lavorare con le api, assieme alla Santa pazienza e qualche altro utensile, non faccio mai mancare la pistola del silicone con montata la cartuccia specifica
per il legno. È un prodotto che si trova in ogni negozio o centro per bricolage, non costa più del silicone normale, non cola, non sporca, non ha bisogno di particolari attenzioni o competenze, agisce come uno stucco ma è estremamente rapido elastico ed efficace, chiude immediatamente ogni crepa o buco, anche sotto il sole delle estati più calde, se ne utilizza quanto ne serve e poi si richiude semplicemente inserendo un chiodo della giusta misura nel becco, e rimane pronto per un altro successivo momento. In questo periodo lo utilizzo anche in velocità per chiudere gli spazi di grandi dimensioni fra le trappole per il polline e le casse; buchi che altrimenti vanificherebbero gli sforzi messi in campo per un raccolto adeguato visto che le api imparano immediatamente a passare dalle fessure laterali. Questo sistema serve anche a fissare provvisoriamente eventuali listelli di legno per fessure di grandi dimensioni. Operare in questo modo, vi metterà inoltre al riparo dalle eventuali sgradevoli situazioni per le quali, durante i caldi spostamenti estivi, le api incuranti delle vostre mascherine, porticine e quant’altro, troveranno il modo di uscire e... attaccarsi ai vostri vestiti. Buon lavoro! Alberto Guernier
AGENDA LAVORI. NORD
LE ULTIME FATICHE ESTIVE
SMELATURA AL VIA, PER RIMEDIARE ALLE MANCATE PRODUZIONI PRIMAVERILI di Maurizio Ghezzi
TRATTAMENTI ANTIVARROA E NUTRIZIONI
provviste all’interno del loro nido. I melari dovranno essere stati rimossi e portati nel locale di smielatura, dove potranno essere lavorati una volta accertato che la percentuale di umidità del miele raccolto sia quella ottimale, in caso non fosse così, sarà indispensabile, con l’aiuto di un deumidificatore, portare l’umidità residua almeno a valori del 17%. Il “furto” dei melari dagli alvea-
Foto Apicoltura BIO Dolcezza & Natura
INTEGRATIVE
E
ntriamo in un periodo della stagione in cui le fioriture nettarifere si vanno riducendo giorno dopo giorno e la calura diviene sempre più insopportabile. Dovremo aspettare ancora un po’ per vedere arrivare i primi temporali e con essi la presenza di un clima più gradevole e la ricomparsa di nuove, timide ma molto importanti fioriture indispensabili alle nostre api per stivare
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AGENDA LAVO RI. NORD
ri, che abbiamo “maliziosamente” compiuto e la scarsità di fonti nettarifere rendono necessaria la somministrazione, alle famiglie, di un’alimentazione di sostegno per evitare che esse possano andare incontro a uno stress alimentare, cosa sempre poco auspicabile in qualsiasi periodo della stagione ci si trovi. Il nettare fornito dai fiori alle nostre bottinatrici è sì una sostanza zuccherina, ma è anche ricca di vitamine, sali minerali e oligoelementi, tutte sostanze che il nostro sciroppo, per quanto buono possa essere, non contiene. Per questo motivo consiglio di aggiungere alla miscela zuccherina da noi composta quegli appositi integratori, fortunatamente da qualche tempo presenti in commercio, capaci di arricchirlo con tutte quei preziosi componenti così indispensabili per la giusta e corretta alimentazione della quale necessitano le nostre laboriose operaie. E’ importante non eccedere con la distribuzione di sciroppo e preparare una soluzione con 50% di acqua e il 50% di zucchero così da 16 | Apitalia | 6/2021
riuscire oltre che ad alimentare le nostre api anche a stimolare l’attività di ovideposizione della regina e mantenere la famiglia in buona forza. In questo periodo della stagione, causa anche la scarsità di fonti di cibo, il saccheggio è sempre in agguato e a questo proposito ricordo, qualora ce ne fosse bisogno, di aggiungere lo sciroppo ai nutritori nelle ore serali così da evitare un’eventuale e molto temibile insorgenza di saccheggio. In questo tempo è indispensabile eseguire i primi trattamenti per il contenimento e l’abbattimento dell’infestazione da varroa, a tal proposito sono diverse le sostanze che si trovano in commercio utili a questo scopo, il consiglio è sempre quello di non improvvisarsi pericolosi sciamani somministrando alle api qualche pozione frutto di chissà quale laboriosa e pericolosa macchinazione della nostra fantasia, ma di seguire sempre i protocolli dettati dall’associazione apistica cui facciamo riferimento. Prima eseguiamo i trattamenti e meglio sarà. Presto avremo termi-
nato di smielare e ci ritroveremo con, si spera, i tanti melari raccolti da accatastare e mettere al riparo per la prossima stagione. Qualcuno prima di eseguire tale operazione preferisce riposizionare i melari sugli alveari così che essi vengano ben ripuliti dalle api prima di essere messi al riparo, a mio modesto parere, penso che sia un dispendio di energie, sia per noi che per le nostre api, abbastanza inutile. Cosa ben più importante è invece quella di metterli al riparo dalla tarma della cera per evitare cattive sorprese alla prossima stagione. In commercio esiste una soluzione contenente un batterio letale per la tarma della cera, funziona discretamente ma, a mio avviso, è anche abbastanza dispendioso economicamente per questo motivo preferisco sbarazzarmi di questo dannoso “bruchetto” con il classico e vecchio sistema che prevede l’utilizzo di zolfo. S’impilano tutti i melari, appoggiandoli su di un bancale, il melario alla base e quello alla cima della pila devono esser sigillati con rete per zanzariera,
Foto www.lafossa.eu
mentre tutta la colonna di melari va avvolta in pellicola trasparente così che nessuna farfalla possa più accedere all’interno di essa, nè dal fondo e/o dalla cima della pila e nemmeno da eventuali fessure presenti fra un melario e l’altro. Sul melario più alto si appoggerà un’escludiregina in metallo sul quale appoggeremo una piccola pentola in cui si mette lo zolfo. Dando fuoco allo zolfo si provocherà una combustione senza fiamma che darà avvio a una grande fumata, il fumo che così si sprigiona, essendo pesante, cadrà verso il basso, all’interno della pila di melari, eliminando tutti i bruchi e le eventuali farfalle in essa presenti. Se le farfalle avessero già deposto delle uova nei favi e nei telaietti dei me-
lari è bene ricordare che queste non subiranno alcun danno dal fumo prodotto dalla combustione dello zolfo per questo motivo sarà comunque bene ripetere tale operazione dopo sette/otto giorni quando le eventuali uova presenti si saranno schiuse. Ricordo che il fumo prodotto dalla combustione dello zolfo è estremamente tossico e risulta letale solo dopo pochi respiri per cui non appena dato fuoco allo zolfo è bene abbandonare immediatamente il locale chiudendo porte e finestre. Cari amici e colleghi apicoltori, terminate queste incombenze penso sia finalmente giunto un periodo di breve e meritato riposo e care infaticabili amiche alate, che con il vostro lavoro ci avete regalato piacere e soddisfazione, credo che anche per voi sia arrivato il momento di una giusta e meritata sosta ed è per questo motivo che vi auguro con tutto il cuore: “buona vacanza”! Maurizio Ghezzi
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AGENDA LAVORI. NORD-EST
SUPERARE LE VECCHIE ABITUDINI
EVOLVERSI NEL CONTROLLO VARROA, NELLA GESTIONE E TRATTAMENTO ALVEARI di Giacomo Perretta
C
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mo più permetterci la frase “abbiamo sempre fatto così”. Iniziamo tecnicamente a parlare di varroa: il male più insidioso di questi ultimi quarant’anni è senz’altro quest’acaro, purtroppo per chissà quanti anni ancora dovremo conviverci, sperando e aspettando che un giorno ci possa essere una soluzione.
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Foto www.casaegiardino.it
i sono alcune cose importanti altre meno, ma tutte sono a completamento delle nostre conoscenze. Dopo tanti anni di attività con le api mi accorgo che alle mie conoscenze manca sempre qualcosa e spesso quello che credevo di sapere è anche cambiato: l’apicoltura è in continua evoluzione, anno dopo anno con piccoli cambiamenti che non sembrano essere rilevanti, ma se rivolgiamo lo sguardo indietro ci accorgiamo invece che ci sono stati molti cambiamenti, alcuni piccoli altri grandi a secondo di quanto riavvolgiamo il nastro del tempo. Questi cambiamenti sono inevitabili, infatti, avvengono in seguito a diversi fattori, come le modifiche del clima delle colture e della fauna, quest’ultima va dalla piccola varroa al calabrone asiatico (Vespa velutina) (foto a lato), ma ci sono anche cambiamenti positivi dovuti a seguito di una maggiore attenzione che diamo all’ape, faccio riferimento specificatamente alla sua sicurezza e protezione, pertanto con questi cambiamenti visibili, anche ai meno attenti, non possia-
AGENDA LAVO RI. NORD-EST vamo i prodotti come “principio attivo di base” da chi li vendeva: un negozio generico, il consorzio di zona, il farmacista e forse altri, tolta la farmacia di cui non abbiamo dubbi nell’affermare la competenza sanitaria, per gli altri non potevamo essere sicuri che questo prodotto non fosse stato a contatto con prodotti che avrebbero potuto creare problemi alla salute delle api e non solo, che la sua conservazione e preparazione rispondesse a giuste regole fatte con le dovute professionalità e precauzioni, che le dosi fossero precise e distribuite correttamente. Ecco un altro motivo per il quale non è più possibile sentire e accettare l’espressione “abbiamo sempre fatto così”, non possiamo più permetterci di astenerci dal seguire le attuali indicazioni scientifiche e tecniche. Una piccola riflessione però ci sta, le registrazioni dei farmaci, in questo caso veterinari, hanno costi alti e quindi di conseguenza anche il farmaco finale avrà un costo alto, così come lamentano molti apicoltori. Onestamente non conosco i meccanismi che regolano le procedure di controllo e registrazione dei farmaci e la loro distribuzione, però lo spunto me lo dà il Covid. Perché se per l’uomo ci può essere una dichiarazione di pandemia, questa non può esserci anche per gli animali e in particolare per le api, riconosciuta come indispensabile e fondamentale per l’ambiente? Perché il costo di questa “pandemia apistica”, è tutto a carico dell’apicoltore? La varroa, con la presenza nel mondo RIFLESSIONE Qualche anno fa tutti acquista- intero, ha tutte le caratteristiche VARROA La lotta alla varroa è diventata un’inevitabile attività che ci impegna due volte all’anno: estate - autunno, una lotta che oltre a provocare stress alle api crea preoccupazioni agli apicoltori. Quali sono i presupposti per un’efficacia lotta alla varroa? Ormai abbiamo capito come fare questa lotta, utilizzando le conoscenze e i mezzi messi a disposizione riusciamo a contenerla. Qualche anno fa mancava la consapevolezza di quanto fosse importante la collaborazione degli apicoltori nel fare questa lotta, la quale aumenta la sua efficacia se viene fatta contemporaneamente per zone più ampie possibili. Oggi conosciamo l’importanza di questa tecnica, anche se ritengo difficile applicazione nell’impossibilità, spesso, di raccordare le necessità di tutti gli apicoltori che dovrebbero essere coinvolti, ma considero importante la sua applicazione, per questo è necessario il contributo delle associazioni, le quali, hanno una visione più ampia con riferimenti precisi per le zone di intervento, sebbene ci si possa avvalere del contributo delle associazioni, ricordo che l’impegno e la responsabilità è sempre del singolo apicoltore la cui professionalità determineranno i risultati. Mettersi d’accordo per zone è difficile, ma questo è necessario perché le distrazioni del singolo possono vanificare gli sforzi di molti.
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per essere dichiarata pandemica. Domande che forse rimarranno senza risposta ma questo non deve distoglierci dal nostro compito di salvare e salvaguardare le api con tutti i mezzi che la scienza ci mette a disposizione, ovviamente questa breve riflessione non può essere presa in considerazione, in termini economici dai piccoli apicoltori, per i quali i costi si possono considerare irrisori, sia in termini assoluti ma anche e soprattutto se li rapportiamo alla garanzia che ci da’ la registrazione sanitaria, la quale ci assicura sul prodotto che somministriamo alle nostre api salvandole e facendoci stare più tranquilli. LOTTA ALLA VARROA Non è importante il metodo o il prodotto che utilizzate, l’importante è eliminare più varroa possibile e l’intervento estivo è quello più importante, sebbene molti continuano a pensare che l’intervento più importante sia quello autunnale, purtroppo questa è una vecchia ed errata interpretazione del “blocco di covata estivo” tanto è vero che era o è ancora, chiamato “intervento tampone”, probabilmente in riferimento al fatto che il blocco della covata estiva è generato, mentre quello autunnale è del tipo naturale ma non trovo una razionale motivazione e rimango dell’avviso che quello estivo sia più importante di quello invernale. “Elementary, my dear Watson!”, diceva Sherlock Holmes. Elementare, miei cari apicoltori! Le api estive che nasceranno a
settembre e ottobre, cioè dopo quest’intervento, saranno quelle che dovranno accudire la covata invernale e arrivare fino alla primavera preparando il supporto che accoglie le api del nuovo anno. Se il trattamento antivarroa estivo è stato ben fatto, nel trattamento invernale avremo in proporzione meno varroe presenti, quindi se la media dell’efficacia dei prodotti antivarroa arriva al 95% significa che su cento varroe se ne salveranno solo 5, per cui più varroe rimarranno dall’intervento estivo e maggiore sarà il numero di varroe che colpiranno le api invernali, quindi le api che nasceranno saranno più o meno colpite da infezioni in propor-
zione alle ferite apportate dalle punture della varroa. Come preparare il trattamento antivarroa e la sua somministrazione evito di descriverlo, perché questo appartiene alle prerogative del prodotto usato, sulle confezioni le descrizioni sono precise e puntuali quindi non c’è nulla da aggiungere, l’unica differenza sta che nei trattamenti estivi possono essere utilizzati prodotti che hanno necessità di temperature specifiche come gli aromatici, mentre in autunno questi non possono ovviamente essere utilizzati. Valgono sempre i consigli che rinnoviamo: • il rapporto con le associazioni;
• il controllo del territorio e degli apiari; • la verifica della disponibilità di ciascun apicoltore, concordando i tempi per evitare la reinfestazione. Non ho voluto di proposito descrivere quale prodotto utilizzare o quale tecnica, perché se utilizzati correttamente e tecnicamente ben eseguiti i prodotti ormai si equivalgono. Anche in questo caso la differenza la fa l’apicoltore, inoltre, con quest’articolo ho voluto aprire le porte agli argomenti che dovrebbero colmare le motivazioni delle scelte che si fanno. Buone Vacanze. Giacomo Perretta
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AGENDA LAVORI. CENTRO
FOCUS SULLA VARROA
UN ACARO SEMPRE INSIDIOSO: SVARIATE OPZIONI PER CONTENERE L’INFESTAZIONE di Matteo Giusti
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covata è in grado di raddoppiare la sua popolazione ogni mese. Oggi a disposizione per i trattamenti ci sono diversi farmaci veterinari, ma i principi attivi restano fondamentalmente i formulati autorizzati a base di acido ossalico, acido formico e timolo (tutti e tre usabili anche in agricoltura biologica) e il tau fluvalinate (farmaco noto con il nome commerciale Apistan) e la fulmetrina (farmaco noto con il nome commerciale Polyvar). I farmaci a base di acido ossalico a disposizione sono Apibioxal, Oxuvar e Oxybee e vanno usati in blocco di covata, cioè in assenza
È TEMPO DI TRATTAMENTI E NON SOLO
Foto Alveis by Chemicals Laif
state, tempo di trattamenti in apiario oltre che di molte altre cose. Gli alveari ormai sono in una fase di stabilità per quanto riguarda lo sviluppo e le principali fioriture sono finite, se si eccettua qualche fioritura di foraggi da seme - in particolare trifogli o erba medica - o zone in cui ci siano girasoli che siano ancora sufficientemente nettariferi o altre zone dove la metcalfa, o altri insetti, diano abbastanza melata. Quindi è il tempo ideale per i trattamenti antivarroa, i così detti, impropriamente, tamponi estivi. Impropriamente perché i trattamenti estivi non devono, o per lo meno non dovrebbero, tamponare provvisoriamente una situazione di emergenza, ma se fatti bene - e devono essere fatti bene - devono essere uno dei pilastri del piano di trattamento della varroa, abbattendo almeno e oltre il 90% degli acari presenti. I trattamenti, come raccomanda ogni anno il Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’IZS delle Venezie, dovrebbero essere fatti entro la metà del mese di agosto, in modo da non permettere eccessivi livelli di infestazione. La varroa, infatti, in presenza di
di covata opercolata. E’ bene non fare trattamenti ripetuti con acido ossalico gocciolato in presenza di covata: si avrà una bassa efficacia del trattamento e un elevato danno alle api, perché anche l’acido ossalico, come tutti i farmaci antivarroa, ha degli effetti tossici anche sulle api. Solo il farmaco Varromed, a base di acido ossalico e acido formico è registrato per usi ripetuti in presenza di covata. Ci sono varie tecniche per ottenere il blocco di covata: o confinare la regina su un telaino tramite escludi-regina verticali o ingabbiarle in apposite gabbiette. L’importante è che le operaie possano raggiungere la regina e accudirla, e per questo tutti i dispositivi usa-
ti devono avere una rete a passo escludi-regina. La regina deve restare confinata, almeno in teoria, 24 giorni, cioè il tempo che passa dall’uovo allo sfarfallamento di un fuco adulto. Al 24° giorno quindi tutta la covata presente nell’alveare, sia di operaie che di fuchi, sarà sfarfallata e non ci sarà più covata né fresca, né soprattutto opercolata, rendendo possibile un trattamento con una efficacia superiore al 90%. Però è possibile confinare la regina anche per un tempo più breve, facendo ripartire l’attività di ovideposizione alcuni giorni prima, cosa che permette una migliore ripresa dell’aveare e un minore stress per la regina. La varroa infatti entra nelle celle
di covata poche ore prima dell’opercolatura, cioè al 9° giorno dalla deposizione dell’uovo. Quindi è possibile liberare la regina 7 giorni prima dei 24 teorici, cioè al 17° giorno. Infatti, anche considerando che appena liberata inizi a deporre le uova, le larve che si svilupperanno saranno utili per la varroa solo dopo 8-9 giorni, ma nel frattempo tutte le celle opercolate presenti saranno sfarfallate. In questo modo abbiamo ridotto di una settimana il periodo di ingabbiamento, facendo sì che l’attività di deposizione delle uova riprenda prima, con una più veloce ripresa dell’alveare. Attenzione però, anche se si libera la regina al 17° giorno il trattamento deve
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Foto Aquimel apicoltura Aquilana
essere fatto al 24° giorno dall’ingabbiamento. L’acido formico e il timolo invece non richiedono l’assenza di covata opercolata e per questo non sarà necessario fare il confinamento della regina con un notevole risparmio di tempo e di lavoro. I farmaci disponibili a base di timolo sono: Api LifeVar, Apiguard e Thymovar, e quelli a base di acido formico: Maqs e ApiFor60. E’ molto importante però sia per il timolo che per il formico, tenere in considerazione la temperatura esterna: essendo sostanze che agiscono per evaporazione, temperature troppo alte possono portare ad evaporazioni troppo rapide con conseguenze anche gravi per gli alveari. E’ fondamentale quindi leggere le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo dei vari farmaci e scegliere quello più opportuno
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ogni specifica situazione ambientale: è molto diverso essere in un campo in pieno solo in pianura o all’ombra di un albero o di un bosco, magari in montagna. Un occhio, in queste estati sempre più calde, deve essere dato anche alla nutrizione di soccorso. Forse non sarà il caso di quest’anno, dove le abbondanti, anzi eccessive, piogge che si sono protratte fino a tutto maggio dovrebbero aver garantito una buona riserva di acqua nel terreno permettendo, almeno in teoria, un buon flusso di nettare. Ma se la situazione risulta critica l’uso di sciroppi zuccherini è importante per il mantenimento di una buona forza delle famiglie. In caso di eccessiva siccità infatti la regina può ridurre l’ovideposizione, e se magari si è fatto anche un blocco di covata per i trattamenti, la ripresa della famiglia potrebbe essere eccessivamente lenta. La nutrizione può risultare utile anche per fare sciami artificiali, che possono ancora essere fatti in
questo periodo, magari sfruttando il periodo del blocco di covata. In questo caso si possono fare sciami artificiali con solo api e covata senza regina o con una cella reale. Poi quando tutta la covata opercolata sarà sfarfallata si potrà procedere al trattamento intanto che la regina inizia i suoi voli di fecondazione. In alternativa si può dare una regina già feconda una settimana prima del trattamento o subito dopo. Nel caso invece si usino prodotti evaporanti a base di acido formico o timolo è consigliabile fare gli sciami dopo i trattamenti, perché di solito le dosi previste per questi farmaci sono riferite ad alveari su 10 telaini. Restano poi i lavori in mieleria, con le smielature e gli invasettamenti, operazioni che possono essere fatte magari nelle ore calde della giornata, al fresco (si spera) del laboratorio, riservando ai lavori in campo le prime ore del mattino o quelle del tardo pomeriggio. Matteo Giusti
AGENDA LAVORI. SUD
GESTIRE L’APIARIO NEL MERIDIONE ESTIVO
SI POSSONO FARE NUOVI NUCLEI, NON MANCHINO ACQUA E OMBRA di Santo Panzera
NOI CHE NON POSSIAMO ANDAR MAI
Foto Oldiefan
IN VACANZA
È
questo il periodo in cui, mentre i nostri vicini e conoscenti programmano e partono per le vacanze, abbandonandosi al piacere di giornate tranquille e spensierate, in assenza di impegni gravosi ed urgenti, per noi apicoltori invece i lavori in apiario, anche se meno impegnativi, necessitano comunque della nostra presenza. A ben guardare, queste non rappresentano le sole “rinunce” alle quali, nell’arco di tutto l’anno dobbiamo assoggettarci per vive-
re pienamente ed intensamente la passione che ci lega in maniera indissolubile al magico ed affascinante mondo delle api; rinunce tra l’altro, ormai da lungo tempo, non ricompensate da abbondanti produzioni di miele. Verrebbe da dire: niente di nuovo sotto il cocente sole estivo; anche in quest’annata apistica le “bizze” meteo-climatiche hanno pesantemente condizionato in negativo le fioriture primaverili e le relative produzioni di miele, rendendo ahinoi vane le nostre fatiche in apiario. Nei mesi estivi, nonostante il caldo afoso inviti ad appendere al classico chiodo, pur se solo temporaneamente, il nostro armamentario apistico, siamo chiamati a dedicarci ad alcune operazioni in apiario che risultano improrogabili. CONTROLLO ALVEARI Nelle ore calde della giornata, si può capire la situazione interna degli alveari, senza sottoporli allo stress di aperture e visite, che potrebbero stimolare il saccheggio, semplicemente osservando il movimento delle api sul predellino di 6/2021 | Apitalia | 25
volo : l’importazione di polline è indice di situazione normale, con regina in ovodeposizione; il caso contrario induce ad aprire l’alveare per verificare l’eventuale orfanità. RIDUZIONE INGRESSI ALVEARI Nel mese di agosto, bisogna inserire sulle porticine le apposite griglie per consentire alle colonie di api di difendersi da possibili aggressioni di api saccheggiatrici ed inoltre per impedire l’ingresso di predatori, come topi o la farfalla “sfinge testa di morto” (Acherontia atropos), una grossa farfalla con abitudini crepuscolari o notturne che non visita i fiori ma, eludendo la sorveglianza delle api guardiane, entra negli alveari e, con la sua proboscide molto corta e robusta, fora gli opercoli delle cellette dei favi e succhia il miele. COLLOCAZIONE ABBEVERATOI In assenza di vicine fonti di approvvigionamento naturali di acqua, è necessario collocare in prossimità dell’apiario appositi abbeveratoi costituiti da secchi o altri contenitori, con l’accortezza di inserire, per evitare l’annegamento delle api, del materiale galleggiante (es. pezzi di legno o contenitori alveolati delle piantine da orto). L’acqua risulta 26 | Apitalia | 6/2021
indispensabile per le api per mantenere all’interno del nido i giusti gradi di temperatura e di umidità, tali da assicurare la schiusa delle uova ed il buon livello di idratazione delle larve ed inoltre per sciogliere le riserve di miele in periodo di assenza importazione di nettare, data l’impossibilità di attingerla da quest’ultimo. Ai nostri climi estivi molto caldi e siccitosi, una famiglia ben popolata presenta un fabbisogno idrico giornaliero che può raggiungere anche i 5 litri. OMBREGGIAMENTO ALVEARI Può essere ottenuto anche disponendo sopra il coperchio di ogni alveare delle cassette da frutta, in modo da formare una zona d’ombra o, ancora meglio, collocando l’apiario in una zona ombreggiata naturalmente da alberi a foglia caduca o artificialmente attraverso appositi dispositivi parasole (es. teli o tende). Ha lo scopo di ridurre il problema dell’eccessivo riscaldamento, denunciato da numerose api che creano un grosso assembramento all’ingresso dell’alveare (barba), ed effettuano un lavoro di ventilazione per creare, con il movimento delle ali, un flusso d’aria che riduca la temperatura interna del nido. In tal caso infatti la “barba” non rappresenta un segnale
Foto Schanin
AGENDA LAVORI. SUD
premonitore di sciamatura ma è indice della situazione di disagio legata all’eccessivo riscaldamento interno dell’alveare. PRELIEVO MELARI In questa operazione, nelle aree della Calabria in cui è presente l’Aethina tumida, non è più possibile avvalersi dell’uso dell’apiscampo, in quanto tutto ciò esporrebbe i melari stessi, non più presidiati dalle api, all’agevole insediamento di tale parassita esotico, che sarebbe così libero di fare focolaio; infatti allo scopo, risulta meglio ricorrere all’uso di un soffiatore. I telai da melario contenenti covata, a causa del mancato o difettoso uso dell’escludiregina, non vanno smielati, ma riutilizzati in melari completi da collocare sopra qualche famiglia debole, previa interposizione tra nido e melario dell’escludiregina, in modo che la covata sia accudita e completi il suo ciclo di sviluppo, senza il pericolo di ulteriori deposizioni di uova in tali telaini che, potranno essere smielati, una volta liberati dalla covata. È bene sottolineare che i telaini da melario che hanno contenuto covata vanno destinati alla sceratrice, in quanto sono facilmente attaccabili dalla tarma della cera ed il miele in essi immagazzinato, pur essendo perfet-
tamente commestibile, assume un dividendo in due parti le colonie odore particolare che lo deprezza. stesse. Un nucleo mantiene la regina del ceppo, mentre l’altro riceve una regina acquistata presso un SOSTITUZIONE allevatore specializzato o prodotta REGINE VECCHIE E NON PIÙ PERFORMANTI in proprio; se invece si sceglie di laTale operazione di sostituzione sciare alle api il gravoso compito di con regine feconde consente di allevare una nuova regina, conviemantenere a livello ottimale ed ne che tutto ciò avvenga nel nucleo omogeneo lo sviluppo delle colonie più numeroso e con maggiori scordell’apiario, a tutto vantaggio delle te di cibo, a causa dei “tempi morti” successive operazioni di inverna- da affrontare. mento, evitando così le sgradite “sorprese” di situazioni di orfanità TRATTAMENTO ANTIVARROA in periodi successivi in cui, anche Da eseguire al più presto, improgli interventi di riunione con altre rogabilmente non oltre la metà di famiglie, potrebbero risultare di agosto, riducendo così il rischio di difficile esecuzione. Si sottolinea collasso certo delle famiglie, con il come, nel nostro Sud, per il succe- diverso obiettivo: sulla fascia tirdersi di inverni miti e ripetuti cicli renica, dove i raccolti si possono di covata, le regine possono risul- considerare terminati, avere alveari tare non più efficienti anche solo sani e forti per superare l’inverno; sulla fascia jonica invece, interdopo un anno d’età. cettare efficacemente i raccolti di eucalipto settembrino (E. globuCOSTITUZIONE lus) ed inula viscosa. L’efficacia dei NUOVI NUCLEI DI API È ora il tempo di aumentare il nu- trattamenti antivarroa estivi risulta mero delle colonie in nostro pos- migliorata dal fatto che, generalsesso, attraverso la costituzione di mente alle nostre latitudini, per il nuovi nuclei mediante l’asporta- particolare andamento climaticozione di due o tre telaini di covata botanico verso metà luglio, cessano dalle colonie più popolose oppure le fioriture e si verifica mancanza
di polline che induce una drastica riduzione di covata. Il trattamento estivo antivarroa può essere: • di lunga durata, effettuato in presenza di covata, con preparati evaporanti a base di timolo (ApiLifeVar e Apiguard); • di breve durata, da eseguire in assenza di covata, con l’uso di Api Bioxal, previa asportazione di covata per formare nuclei. È opportuno puntualizzare che tutti i nostri sforzi per il contrasto della varroa possono essere vanificati da fenomeni di reinfestazione dovuti al saccheggio di colonie infestate o a deriva di fuchi o di api operaie da altri apiari. L’auspicio è che, entro la fine di agosto, si verifichino piogge che rinfreschino l’ambiente e rendano produttive le fioriture di eucalipto settembrino ed inula viscosa, in modo che le bottinatrici, dopo il prolungato ozio estivo, possano finalmente immagazzinare miele nei melari, rendendo così meno infausta un’annata apistica, sicuramente da dimenticare, consentendoci di guardare al futuro con rinnovato ottimismo. Santo Panzera
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AGENDA LAVORI. ISOLE
API CON VISTA ACUTA
STIAMO ANDANDO INCONTRO A MESI SEMPRE PIU’ DIFFICILI DA SUPERARE di Vincenzo Stampa
I
l futuro prossimo venturo, molto gradito ai vacanzieri, per gli alveari non è per niente rassicurante, l’estate si coniuga da sempre con carestia. Nulla ci fa presagire che ci possa essere un cambiamento rispetto all’andamento degli ultimi anni e, se la tendenza non cambia, ci aspettano mesi molto difficili da superare. Durante l’arco dell’anno abbiamo due periodi critici dei quali il peggiore è senz’altro l’estate non tanto per le alte temperature, le api si difendono bene dal caldo avendo a disposizione una fonte di acqua, quanto per la scarsità o totale assenza di raccolto. Il secondo periodo è quello invernale che non è più tanto pericoloso in considerazione dell’aumento generale delle temperature che consentono alle api molte più ore di volo e quindi di bottinare sulle erbe spontanee, nate dopo le prime piogge autunnali. Dobbiamo inventarci qualcosa che sia di aiuto nella salvaguardia degli alveari, sopportabile economicamente, e rispettoso delle esigenze degli alveari. Rifacendoci ad esperienze passate possiamo già da subito mettere in campo una strategia che ha lo
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scopo di incrementare le scorte di alimenti e nello stesso tempo di diminuirne il consumo, una trovata semplice ma molto efficace. Terminato l’ultimo raccolto estivo, più o meno scarso, risulta conveniente asportare del tutto i melari creando un sovraffollamento del nido che, unitamente alla scarsità del raccolto, provoca una riduzione della deposizione e, in conseguenza, un minore consumo di alimenti. Prendendo a prestito una frase di Eduardo de Filippo “ha da passà a nuttata”. Anche spostare gli alveari verso areali incolti, tipicamente zone di riserva forestale, ha un benefico
L’ESTATE EQUIVALE A CARESTIA
Foto 1 - Infiorescenza di Sommacco siciliano nelle zone vocate si può ottenere anche un monoflora.
Foto 2 - Verbasco, importante fonte nettarifera e pollinifera, presente fino a luglio inoltrato.
Foto 3 - Apiario a “fasceddi” ancora gestito in provincia di Agrigento dall’apicoltore S. Inguanta.
effetto rispetto al mantenimento delle scorte. In questi areali, anche osservando una piccola superficie, notiamo la convivenza di un notevole assortimento di specie botaniche spontanee le quali, in pratica durante tutto l’anno, possono dare a turno un contributo al mantenimento degli alveari. Ne sono da esempio il sommacco siciliano (Rhus coriaria L. - Foto 1) che fiorisce in giugno, il tasso barbasso (Verbascum sinuatum - Foto 2), la cui fioritura avviene in giugnoluglio e si prolunga per oltre un mese, fornendo polline e nettare in quantità. Ci rimane un ultimo aspetto da considerare, che è però sicuramente il più importante: la sottospe-
cie di ape scelta per l’allevamento. In Sicilia abbiamo un’ape autoctona l’Ape Sicula (ora detta siciliana) che vive qui da millenni, adattata perfettamente alla flora e al ciclo climatico dell’isola, non ha subìto particolari pressioni selettive mirate a modificarne l’aspetto e il comportamento. Gli apicoltori che ci hanno preceduto attraverso la tecnica di allevamento in arnie orizzontali - i cosiddetti “fasceddi”, prima costruite con la ferula e successivamente con tavole, disposte in file orizzontali sovrapposte - hanno involontariamente affinato la capacità delle api di individuare senza errori l’ingresso dell’arnia in un contesto uniforme per colore e forma (Foto 3);
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questa abilità si traduce sul territorio nella capacità di individuare fonti alimentari anche puntiformi inserite in un vasto territorio, abilità testimoniata quando, nel pieno dell’estate, gli alveari di ape sicula mantengono una, se pur minima, attività di raccolta sfruttando le poche risorse che il territorio offre; questo mentre le altre sottospecie di api importate restano completamente inerti. Sorge il problema dell’inquinamento genetico, che origina ibridi che esprimono caratteristiche comportamentali disomogenee e di difficile gestione, un’ulteriore problematica di cui nessuno sente il bisogno. Vincenzo Stampa
SPECIALE BIODIVERSITÀ
FLORA APISTICA URBANA
GUIDA RAGIONATA SULLE FIORITURE CHE VANNO DIFFUSE E PRESERVATE di Giancarlo Ricciardelli D’Albore
ECCO LA LISTA DI QUELLO CHE PIACE DI PIÙ ALLE NOSTRE API
Acer platanoides
Acer pseudoplatanus
GENERALITÀ È ormai noto a tutti che anche in città si pratica apicoltura. Terrazze, balconi, giardini cittadini ospitano tranquillamente alveari; anche se l’ambiente non si presenta come ideale per le api. È anche noto che in generale il miele prodotto in città risulta buono e neppure pericolosamente inquinato. Così in quasi tutte le città europee da parte di hobbisti e di apicoltori esperti si allevano api e si produce miele in zone una volta considerate impensabili per le bottinatrici. La flora ornamentale, tra cui sicuramente ci sono buone specie mellifere, è stata ampiamente descritta in lavori precedenti (Ricciardelli D’Albore, 2009-2012). In questi lavori è stata omessa la flora apistica nota, coltivata e presente prevalentemente in ambiente extraurbano; questo perché si pensava che le api bottinassero quasi solo su flora ornamentale, sconosciuta agli apicoltori. Ciò è vero fino ad un certo punto, poichè le specie omesse, di buon valore mellifero, possono trovarsi anche in ambiente cittadino; e come avviene in ambiente naturale, attirano le bottinatrici. Con il lavoro presente si vuole ripresentare flora mellifera nota, che dovrebbe e potrebbe essere maggiormenta estesa, nei giardini, parchi e viali della città. Molte di queste piante sono state descritte anche in un altro recente lavoro, in cui si esortano le Istituzioni ed i singoli apicoltori-agricoltori, a contribuire ad una maggiore estensione nell’ambiente extraurbano, alllo scopo di arricchire il territorio di flora 6/2021 | Apitalia | 31
SPECIALE BIODIVERSITÀ Specie Nome volgare Altezza m . Ep. fioritura P. m. Kg/ha •Acer platanoides Acero riccio 20 V 40 •Acer pseudoplatanus Acero montano 20 V 50 •Aesculus hippocastanum Ippocastano 20 IV 270 •Albizia julibrissin Gaggia 10 VII 400 •Catalpa bignonioides Catalpa 10 VI >500 •Cercis siliquastrum Albero di Giuda 10 IV 200 •Crataegus monogyna Biancospino 8 V 50 •Elaeagnus angustifolia Olivagno 8 V 100 •Eriobotrya japonica Nespolo 15 XI 200 •Eucalyptus camaldulensis Eucalitto 20 VII 200 •Evodia danielii Evodia 10 IX 500 •Gleditsia triachantus Spino di Giuda 15 V 100 •Ilex aquifolium Agrifoglio 15 IV 200 •Laurus nobilis Alloro 10 IV -•Ligustrum lucidum Ligustro 8 VI ?? •Liriodendron tulipifera Albero del tulipano 20 V >500 •Magnolia x soulangeana Magnolia 10 IV ?? •Paulownia tomentosa Paulovnia 15 V 100 •Robinia hispida Acacia 20 V 250 •Sophora japonica Sofora 15 VII 270 •Staphylea pinnata Bossolo 6 IV 200 •Tilia americana Tiglio 20 VII 1000 •Tilia cordata Tiglio 15 VI 1000 •Trachycarpos fortunei Palma cinese 10 V ?? Tabella I - Alberi melliferi per giardini, parchi, viali urbani.
mellifera, per accrescere la biodiversità vegetale e per incrementare la produzione di nettare e di polline, in modo da consentire anche ai pronubi selvatici di “sedere alla mensa”(Ricciardelli D’Albore e Intoppa, 2016). La flora, che vengo a presentare, per una sua estensione nelle città, deve ovviamente essere adatta per lo scopo: deve essere abbastanza rustica, capace di difendersi dai parassiti e rispondere ad esigenze di ordine onamentale (valore estetico). Deve, in utima analisi, una
Aesculus hippocastanu
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volta insediata, non richiedere eccessiva manutenzione; nelle città del Nord Italia deve essere anche resistente alle basse temperature; nelle città del Centro Italia e dell’Italia meridionale ed insulare deve essere resistente alla siccità, ecc. ecc. Soddisfatte queste esigenze in via sperimentale, le specie in questione possono vivere tranquillamente anche in ambiente urbano. Dividerò il lavoro in 3 gruppi fondamentali: specie arboree, quindi adatte ad essere inse-
Albizia julibrissin
Catalpa bignonioides
Cercis siliquastrum
Crataegus monogyna
Elaeagnus angustifolia
Eryobotria japonica
Eucalyptus camaldulensis
Evodia danielii
Gleditsia triachantus
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Ilex aquifolium
Laurus nobilis
diate in giardini, parchi e viali cittadini; specie arbustive e suffrutici, per giardini e parchi; specie erbacee, soprattutto per aiuole e bordure dei giardini e dei parchi. Non estenderò il lavoro alla possibile introduzione in ambiente rurale, naturale e nei terreni marginali, essendo la flora mellifera ivi coltivabile già presentata e descritta in maniera esaustiva (Ricciardelli D’Albore e Intoppa, 2016). Sono tutte specie già usate nei parchi e viali cittadini; sono buone o ottime mellifere; sono adattabili al nostro clima; sono reperibili abbastanza facilmente. Il Tiglio e l’Albero di Giuda spesso danno anche melata. Gli aceri hanno dote di notevole resistenza e potrebbero essere introdotti nei Parchi. Le foglie hanno un buon valore decorativo. Dell’Ippocastano o Castagno d’India si coltiva anche una varietà a fiori rosa; ha la stessa importanza della specie a fiori bianchi. Sono molto diffuse nelle città dell’Europa centrale, dove si possono produrre occasionali mieli uniflorali. Sono anche importanti per la raccolta di polline, color rosso scuro. Sono specie che hanno bisogno di molto spa34 | Apitalia | 6/2021
Ligustrum lucidum
Liriodendron tulipifera
zio, perché crescendo, coprono una notevole superficie; quindi più adatti per parchi o grandi giardini. La Gaggia è importante, perché fiorisce in estate, quando vengono a mancare le risorse per le api. È specie solo nettarifera. È dotata di fiori di rara bellezza. La Catalpa è specie molto nettarifera, anche in virtù del fatto che possiede nettàrii extraflorali. Anche questa specie è solo nettarifera ed ha un notevole valore decorativo. L’albero di Giuda è molto visitato anche per la raccolta di polline. Ha una densità di fiori molto elevata, perchè ha la caratteristica della cauliflorìa; cioè i fiori sono concentrati e distribuiti in maniera intensa sui rami e sul tronco dell’albero. Inoltre molto spesso è attaccato da Psylla pulchella, insetto fitomizo, responsabile della produzione di melata. Il valore ornamentale della specie è indiscutibile. Il Biancospino potrebbe essere preso in considerazione per giardini e parchi. Abbastanza decorativo, quando è in fiore e quando produce in quantità i frutticini rossi. L’Olivagno ha un bel colore grigio argenteo
Magnolia x soulangeana
Paulownia tomentosa
Robinia hispida
Sophora japonica
Staphylea pinnata
Tilia americana
Tilia cordata
Trachycarpos fortunei
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SPECIALE BIODIVERSITÀ Specie •Arbutus unedo •Colutea arborescens •Coronilla emerus •Cotynus coggygria •Cotoneaster adpressa •Dorycnium hirsutum •Erica arborea •Erica multiflora •Indigofera dosua •Ligustrum vulgare •Mahonia aquifolium •Parthenocissus quinquefolia •Passiflora caerulea •Pittosporum tobira •Prunus laurcerasus •Rosmarinus officinalis •Salvia officinalis •Symphoricarpos albus •Syringa vulgaris •Tecoma radicans •Thymus vulgaris •Viburnum odoratissimum •Vitex agnus-castus •Weigela floribunda
Nome volgare Altezza m . T. fioritura Pot. mell. Kg/ha Corbezzolo 2 XI 200 Vescicaria 3 V 400 Emero 3 IV 200 Scotano 3 V 100 Cotognastro 0,5 IV 500 Erba velia 1 IV 300 Scopo 2 IV 100 Scopa florida 1 II 100 Indigofera 1 VI 150 Ligustro 1,5 VI 150 Berbero 1 IV 100 Vite del Canada 3 VII 200 Fiore della passione 2 VIII 200 Pitosforo 3 IV 400 Lauroceraso 3 IV 200 Rosmarino 2 IV >500 Salvia 0,5 VI 200 Pianta delle perle 1 VII 240 Lillà 2,5 V 200 Bignonia 3 VIII >500 Timo 0,5 VI 180 Viburno 2 IV 200 Agnocasto 3 VII 300 Veigela 1 VI >500
Tabella II - Arbusti melliferi per giardini, parchi e verde pubblico urbani
delle foglie e i suoi fiori sono molto visitati dalle api. Non adatto per viali; piuttosto per giardini e parchi. Dell’Eucalitto si coltivano numerose specie, tutte molto nettarifere e pollinifere. Su tutte Eucalyptus melliodora, che in Israele è capace di garantire più di 1 Kg di miele a pianta. Inoltre pochi sanno che la fioritura degli Eucalitti (più specie) copre l’arco di tutto l’anno, poiché fioriscono in mesi che, dalla fine dell’inverno, vanno fino all’autunno inoltrato. Occor-
Arbutus unedo
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rerebbe fare una maggiore esperienza in proposito, scegliendo dall’Australia, dove vegetano circa 500 specie diverse, alcune buone mellifere, in grado di coprire più mesi nell’anno. Ricordiamo, a questo proposito, le specie, che garantiscono la produzione di miele uniflorale all’Estero: Eucalyptus alba, albens, calophylla, citriodora, ficifolia, melliodora, robusta, tereticornis, wandoo. Prevalentemente sono a fiori bianchi, come gli Eucalitti nostrani; talora con fiori rossi (Ricciardelli D’Albore, 2019).
Colutea arborescens
Cotynus coggygria
Coronilla emerus
Dorycnium hirsutum
Erica arborea
Erica multiflora
Indigofera dosua
Ligustrum vulgare
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Mahonia aquifolium
Parthenocissus quinquefolia
Passiflora caerulea
Pittosporum tobira
Prunus laurocerasus
L’Evodia, oltre ad essere una notevole pianta nettarifera, ha il pregio di fiorire a settembre, quando le risorse per le api sono quasi terminate. Il suo potenziale mellifero è stato studiato a lungo in Ungheria. Lo Spino di Cristo non è particolarmente decorativo; però è discreta mellifera ed ha notevoli capacità di resistenza a vari climi. L’albero del tulipano è largamente coltivato negli USA per la produzione di miele; ha il pregio che ciascun fiore è capace di secernere 1 g di nettare (si pensi comparativamente al fiore 38 | Apitalia | 6/2021
Rosmarinus officinalis
di Melo, che produce al massimo 4 mg di nettare!). Molto decorativo. A suo tempo lo notai in un viale di Verona, vicino al fiume. L’Agrifoglio ha il pregio di essere pianta a fioritura precoce e fornisce soprattutto una notevole quantità di polline. Gli alberi con fiori femminili sono molto decorativi, per le bacche rosse, che producono in estate-autunno. L’alloro è già molto diffuso nel verde pubblico di Roma. Ha il pregio di essere un’ottima sorgente di polline. Il Ligustro arboreo è molto visitato dalle api
Salvia officinalis
Symphoricarpos albus
Syringa vulgaris
Tecoma radicans
Thymus vulgaris
Viburnum odoratissimum
Vitex agnus castus
Weigela floribunda
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SPECIALE BIODIVERSITÀ Specie Agastache foeniculum Alcea rosea Centaurea cyanus Centaurea scabiosa Digitalis lanata Dragocephalum moldavicum Echinops sphaerocephalus Impatiens glandulifera Inula helenium Lamium album Malva sylvestris Marrubium incanum Mentha aquatica Mentha longifolia Oenothera biennis Origanum vulgare Solidago gigantea Salvia pratensis Stachys germanica Thymus pulegioides Trifolium repens
Nome volgare Altezza m . Fioritura/mese Pot. mell. Kg/ha Issopo gigante blu 0,6 VI 1300 Malvone 1,4 VII 200 Fiordaliso 0,3 VI 450 Scabiosa maggiore 0,5 VII 880 Digitale lanata 0,5 V-VI 215 Cedronella 0,3 VII >500 Cardo pallottola 0,4 VII 400 Balsamina grande 1 VII 740 Enula campana 0,7 VIII 150 Lamio bianco 0,4 V 725 Malva 0,8 VI 500 Marrobio bianco 0,5 VII 300 Menta d’acqua 0,2 VI 1300 Menta selvatica 0,7 VII 650 Rapunzia 0,9 VII-VIII >500 Origano 0,6 VII 400 Pioggia d’oro 1 VIII >500 Salvia dei prati 0,3 VI 200 Stregona germanica 0,3 VI 150 Timo 0,2 V 150 Trifoglio bianco 0,2 VI 150
Tabella III - Erbacee mellifere per giardini e parchi urbani.
per la raccolta di nettare e, ancor più, di polline. La Magnolia rosa, oltre ad essere una bellissima pianta, è importante per la raccolta di polline e, forse anche, di nettare. La Paulownia possiede dei grandi fiori campanulati che, oltre ad essere belli, danno nettare e in particolare il fiore, quando cade, è ancora nettarifero e visitato dalle api in terra. La Robinia è stata selezionata in Ungheria, con la produzione di alcune varietà molto nettarifere e che fioriscono in maniera scalare. Sarebbe opportuno informarsi ed acquistare le varietà più valide, chiedendo all’Istituto di Ri-
Agastache foeniculum
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cerche Forestali di Godollo, vicino a Budapest, dove queste varietà sono reperibili. In passato l’Ungheria ha portato a termine un programma di selezione delle migliori varietà di Robinia, dotate anche di fioritura in tempi diversi, e col tempo ha sostituito tutti gli impianti della comune Robinia pseudacacia con le nuove varietà, divenendo il Paese europeo più importante per la produzione di miele di Acacia. A suo tempo feci importare all’Università di Perugia, nell’Istituto in cui lavoravo, talee e semi delle migliori varietà di Robinia. Pur-
Alcea rosea
Centaurea cyanus
Centaurea scabiosa
Digitalis lanata
Dragocephalum moldavicum
Echinops sphaerocephalum
Impatiens glandulifera
Inula helenium
Lamium album
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SPECIALE BIODIVERSITÀ troppo, anche se è giusto, arrivate in Italia, dovettero superare il periodo di quarantena. I semi si conservarono bene, ma le talee, forse mal curate, ci arrivarono secche! I semi delle migliori varietà (R. ambigua, charstaltotoesi e rohszaschin) furono affidati all’Istituto di Coltivazioni erbacee, che gentilmente curò la semina e la prima crescita. Quando furono alte oltre 1 m me le consegnarono ed io le distribuii a vari apicoltori della Provincia di Perugia. La fine della maggior parte di queste Robinie fu assai deludente: non pochi apicoltori non le curarono adeguatamente; seppi anche che alcuni ne fecero pali di legno per usi vari. In altri termini fecero una brutta fine (lo scopo, per cui erano state introdotte, evidentemente non fu capito!). La Sofora è importante perché fiorisce all’inizio dell’estate, quando spesso c’è scarsità di piante in fiore. Il Bossolo è un albero poco alto (4-5 m), ma è molto decorativo, quando va in fiore, ed ha un buon potenziale mellifero; adatto soprattutto per spazi piccoli. Del Tiglio esistono più specie, tutte altamente nettarifere e meno pollinifere. Nell’acquisto di piante di Tiglio occorre stare attenti a non comprare varietà, che sono state selezionate solo come maggiormente resistenti ai parassiti; spesso il risultato è stato quello di ottenere varietà o che non sono per nulla pollinifere (sterili) o che non producono nettare. In Italia ed anche in altri Paesi europei, quando si seleziona una o più varietà di una specie, si sta attenti a renderle più resistenti e più belle, senza badare affatto al valore per le api, con selezione di varietà che alle api proprio non servono. Tutto il contrario di ciò che si è fatto in Ungheria per la Robinia! Tornando un attimo al Tiglio, quello molto diffuso nei viali cittadini di Perugia, è solito fornire una melata, dal retrogusto di fragola, per l’attacco del fitomizo Eucallipterus tiliae. La Palma cinese, infine, è una delle tante coltivate a scopo ornamentale. Secondo le mie 42 | Apitalia | 6/2021
Malva sylvestris
Marrubium vulgare
Mentha aquatica
Mentha longifolia
Oenothera biennis
Origanum vulgare
Solidago gigantea
Salvia pratensis
esperienze è solo una importante pianta, che dà molto polline. Per i curiosi nella città di S. Benedetto del Tronto vegetano qualcosa come almeno 40 specie diverse di Palma! Il Corbezzolo, pianta tipica della macchia mediterranea, è stato ingentilito e anche esso non ha problemi di collocazione. Preferibile sistemarlo a gruppetti di 3-4. L’erba vescicaria è tipica dei boschi di latifoglie,ma può essere vantaggiosamente inserita anche nei giardini e nei Parchi. Lo Scotano ha fiori piccoli e quasi insignificanti, ma quando forma i semi, si copre di una “nuvola” bellissima.L’Emero può essere inserito anche in zona ombrosa, essendo molto rustico. Il cotognastro (mi riferisco alla specie selezionata C. adpressa praecox), è molto adatto per coprire pendii e per fermare la terra dall’erosione, È forse un caso raro in cui i selezionatori, per ottenere una pianta radente il suolo, inconsapevolmente hanno contemporaneamente selezionato una varietà altamente mellifera. L’erba velia è dotata di una notevole rusticità e può essere inserita in pieno sole. È un’altra specie molto visitata anche dai bombi. Le Erica sono adatte per gruppetti. Il Berbero invece non è adatto per siepi, bensì a gruppetti isolato o per bordure. La Vite del Canada è un rampicante adatto per coprire steccati, reti o, ancora meglio, pareti. Anche la Passiflora ha la stessa caratteristica. Il Pittosporo è stato da molto tempo inserito nei giardini. Il Lauroceraso è idoneo per formare siepi alte. Il Rosmarino può alzarsi anche fino a 2-3 metri e pertanto va bene solo per bordure. Esiste però anche una varietà selezionata, che rimane bassa ed è adatta anche per aiuole. La Salvia e la Pianta delle perle solo per bordure. Il Lillà può essere alzato ad alberetto e pertanto va inserito isolato o a gruppetti. Spesso lo si nota anche nelle siepi. La Bignonia va piantata vicino a pareti, che presto, essendo rampicante, ricopre con fiori molto belli. I Timo anche per aiuole, sebbene è più adatta la specie erbacea. Il Viburno, altro caso raro, è una specie selezionata, molto profumata, che attira le api per la raccolta 6/2021 | Apitalia | 43
SPECIALE BIODIVERSITÀ di nettare e di polline. L’Agnocasto può essere alzato ad alberetto e quindi va messo isolato o a gruppetti. La Veigela, infine, è abbastanza rustica e si può mettere anche in zona ombrosa, a gruppetti con specie a fiori bianchi e rosa. Le erbe spontanee mellifere, che sono state accertate nel tempo, per essere di qualche interesse per i giardini e parchi cittadini, devono rispondere a due fondamentali requisiti: valore come ornamento e adatte ad essere confinate nelle aiuole o, preferibilmente, in bordure. Devono, inoltre, non chiedere troppa cura. Agatache foeniculum è di recente importazione dagli USA. È da inserire preferibilmente in pieno sole. Anche il Malvone richiede pieno sole. Essendo alto è da inserire nelle bordure, dietro alle aiuole. Del Fiordaliso sono state selezionate varietà ornamentali con fiori dotati di diversi colori. Sono adatte per aiuole. La Scabiosa maggiore ha il pregio di fiorire in estate, quando flora nettarifera viene a scarseggiare. In particolare la specie ha un altissimo potenziale mellifero. Si conoscono mieli uniflorali della specie, prodotti in Dalmazia. La Digitale, solo per gruppetti, ha il pregio di possedere fiori bellissimi. La Cedronella turca è stata importata da me e provata all’orto Botanico di Perugia; possiede un potenziale mellifero notevole ed è ben adatta per aiuole. Anche del Cardo pallottola sono state selezionate varietà adatte per giardini; possiedono un potenziale elevato. La Balsamina glandulosa è adatta per spalliere; ha un alto potenziale, ma il difetto di essere invasiva. Enula è ben adatta per aiuole. Il Marrobio è specie molto rustica e resistente alla siccità. Si adatta anche a terreni poveri. Le Menta, con potenziale alto, sono adatte solo nei pressi di umidità (fontane, ecc.). La Rapunzia e l’Origano si adattano ovunque ed hanno il pregio di una fioritura lunghissima. La Pioggia d’oro raggiunge dimensioni notevoli e pertanto è da coltivare in gruppetti nel verde pubblico. La Salvia potrebbe essre collocata in posizione uguale alla ben nota Salvia rossa (S. splendens) ornamentale. La Stregona 44 | Apitalia | 6/2021
Stachys germanica
Thymus pulegioides
Trifolium repens
germanica può godere dello stesso tipo di collocamento. Il timo, essendo molto basso, è ben adatto per aiuole. Il Trifoglio bianco, infine, può tranqullamente essere mescolato al verde dei prati di Graminacee. Le foto utilizzate sono in prevalenza del Dr. Francesco Intoppa, che a suo tempo me le mise a disposizione. CONCLUSIONI In base ad un recente atlante, che riferisce sui mieli uniflorali distribuiti nel mondo (Ricciar-
BIBLIOGRAFIA Ricciardelli D’Albore G., 1995. Mediterranean melissopalynology. Università degli studi di Perugia, 220 p. Ricciardelli D’Albore G., 2009-2012. La flora apistica dei parchi e dei giardini. Apitalia 1-12; 1-12; 1-12; 1-12. Ricciardelli D’Albore G. 2019. Atlas of world unifloral honeys. Melissoalynological and sensory data. FAI Apicoltura Srl Edizioni, 285 p. Ricciardelli D’Albore G., 2021. Ambiente mediterraneo: polline, mieli, api e flora apistica. In stampa. Ricciardelli D’Albore G., Gardi T., 2021. Flora, pronubi, apicoltura e biodiversità vegetale nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Grafiche Millefiorini, Norcia, 274 p. Ricciardelli D’Albore G., Intoppa F., 2000. Fiori e api. La flora visitata dalle api e dagli altri Apoidei in Europa. Edagricole, 253 p. Ricciardelli D’Albore G., Intoppa F., 2016. Coltivare piante mellifere. Vademecum per l’apicoltore ambientalista. Ed. Apinsieme, 280 p. Ricciardelli D’Albore G., Persano Oddo L., 1978. Flora apistica italiana. Ed Ist. Sper. per la Zoologia Agraria, Firenze, 286 p.
delli D’Albore, 2019) propogo un elenco delle possibili piante mellifere, generalmente non coltivate in Italia che, in base al clima in cui vivono, potrebbero essere prese in esame, per una loro possibile introduzione nei giardini, nei parchi e nei viali delle città italiane: Aesculus turbinata, Banksia serrata, Cassia didimobotrya, Crataegus pentagyna, Eucalyptus (le nuove specie citate), Eucryphia cordifolia, Grevillea robusta (già notata a Palermo), Ilex thezans, Ixerba brexioides, Jacaranda mimosifolia (già notata a Perugia), Leptospermum scoparium, Parkinsonia aculeata, Prosopis juliflora, Psidium guayava, Rhamnus purschianus, Rhus typhyna, Syxygium cumini e S. jambos. Queste, se non creano problemi di invasive, potrebbero, poiché citate qui per la prima volta, essere estese anche nei terreni marginali. Giancarlo Ricciardelli D’Albore
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SCIENZA
LE API CI INSEGNANO L’IMMUNITÀ DI SCIAME
PROBABILE CHE LE NUTRICI TRASMETTANO L’ANTIGENE ALLA REGINA ATTRAVERSO LA PAPPA REALE di Internazionale
OGNI APE NEONATA È VACCINATA
Foto Matthew Greger
DUE VOLTE
R
ecita un vecchio adagio che non ci sia niente di nuovo sotto il sole. Ma alcuni potrebbero sorprendersi scoprendo che gli essere umani non sono le uniche creature ad aver inventato i vaccini. Uno studio appena pubblicato sul Journal of Experimental Biology da Gyan Harwood dell’Università dell’Illinois, Urbana-Champaign,
conferma che le api da miele ci sono arrivate prima di noi. Suggerisce inoltre che queste portino avanti operazioni analoghe ai programmi di vaccinazione dell’infanzia di tipo prime-boost (cioè “a doppia vaccinazione”, in cui la prima attiva la risposta immunitaria, la seconda la rafforza). Essendo gregarie, le api da miele rischiano costantemente che nei loro alveari si diffondano delle malattie. La maggior parte degli animali che vivono in condizioni affollate possiede un robusto sistema immunitario. Per questo gli entomologi si sono a lungo interrogati sul perché lo stesso non accada alle api da miele, che effettivamente possiedono meno geni che modulano il sistema immunitario della maggior parte delle api solitarie. L’ANTIGENE DELL’APE REGINA Parte della risposta, emersa nel 2015, è che le api regine vaccinano le loro uova trasferendo in esse, prima che queste siano deposte, frammenti di proteine provenienti da agenti patogeni che causano malattie. 6/2021 | Apitalia | 47
SCIENZA Queste proteine agiscono come antigeni che scatenano lo sviluppo di una risposta immunitaria protettiva negli esemplari in sviluppo. Ma questa osservazione ha portato a chiedersi come la regina riceva, tanto per cominciare, la sua fornitura di antigeni, poiché essa si ciba unicamente di pappa reale, una sostanza prodotta dalle api operaie che si trovano in una fase della loro vita (precedente al periodo che trascorrono volando in libertà per procurarsi nettare e polline) in cui nutrono le larve. Il dottor Harwood si è quindi chiesto se queste api nutrici incorporino, nella pappa reale che producono, frammenti degli agenti patogeni contenuti nelle provviste portate nell’alveare dalle api uscite a procurasi il nutrimento. Per mettere alla prova la sua idea, si è associato a un gruppo dell’università di Helsinki, in Finlandia, guidato da Heli Salmela. Insieme hanno raccolto circa 150 api nutrici, dividendole in sei minialveari senza ape regina, in cui erano presenti covate di larve da accudire. Invece che il nettare, hanno dato alle api nutrici acqua e zucchero, e
in tre di questi alveari hanno “corretto” questo sciroppo con Paenibacillus larvae, un bacillo che causa una malattia mortale per gli alveari, chiamata peste americana. In questo caso, per evitare un’infezione del genere, il dottor Harwood e la dottoressa Salmela hanno sottoposto preventivamente a calore, uccidendoli, gli agenti patogeni. Hanno anche applicato sui batteri morti una tintura fluorescente, perché fosse più facile tracciare i loro successivi destini. E, naturalmente, i microscopi fluorescenti hanno confermato che frammenti di Paenibacillus larvae entravano nella pappa reale, prodotti da quelle api che erano state alimentate con acqua e zucchero “corretti”. Inoltre, l’esame di questa pappa reale ha rivelato livelli elevati - rispetto a quella proveniente da api che non erano state nutrite con Paenibacillus larvae - di un peptide antimicrobico noto come defensin-1. Si ritiene che questa sostanza aiuti i sistemi immunitari a tenere a distanza le infezioni batteriche. Complessivamente queste scoperte suggeriscono che le api nutrici tra-
smettano effettivamente, tramite la loro pappa reale, gli antigeni all’ape regina che poi le inocula nelle sue uova. Questo significa inoltre - dal momento che anche le larve ricevono pappa reale nei primi giorni dopo essere uscite dalle uova - che le api nutrici inoculano anche le larve. Ogni ape neonata risulta quindi vaccinata due volte. Resta da capire se si tratti semplicemente di un approccio belt-and-braces (di una doppia precauzione), o sia in realtà l’equivalente della vaccinazione prime-boost per gli esseri umani, in cui la seconda vaccinazione moltiplica gli effetti della prima. Ma qualunque sia la verità, sembra offrire una protezione. Non tanto immunità di gregge, quanto di sciame. (Traduzione di Federico Ferrone) RINGRAZIAMENTI Apitalia ringrazia per la gentile concessione alla pubblicazione
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Dall’alveare alla cosmesi, BioApis un esempio di imprenditorialità I prodotti dell’alveare sono sempre stati largamente apprezzati per l’uso alimentare; ma oggi la richiesta di cosmetici biologici e cruelty free, a base di miele, pappa reale, cere e veleno d’api e in generale di tutti i prodotti dell’alveare è in costante aumento. Una conferma dell’amore per i prodotti sicuri e naturali da parte del mercato italiano ed europeo, ma non solo: si tratta di una splendida opportunità imprenditoriale per gli apicoltori. BioApis è un’impresa che ha saputo coniugare alla perfezione apicoltura e cosmesi: esperienza che in questo spazio informativo approfondiamo volentieri, condividendo con voi gli aspetti di una nuova realtà italiana di successo.
LA STORIA DELL’AZIENDA BioApis nasce dall’amore per il mondo dell’apicoltura di Alessandro e Laura, una coppia di Avellino che ha voluto creare un’impresa dedicata unicamente al mondo dei prodotti dell’alveare, nelle loro infinite declinazioni, per arrivare alla produzione di una linea riservata ai prodotti di apicosmesi: questo brand propone creme per la cura del viso e del corpo, shampoo, balsami e saponi, oltre a una gamma di integratori beauty completamente naturali. La profonda conoscenza dei prodotti dell’alveare ha permesso a BioApis di offrire alla clientela italiana ed europea una serie di formulazioni sempre più innovative e personalizzate: ad esempio, vengono proposte
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creme per pelli delicate, formule idratanti e antirossore, ma anche prodotti rimpolpanti e antiage. Un’ampia varietà di scelta creata grazie all’inesauribile voglia d’innovazione di BioApis: in questo variegato ventaglio di prodotti di bellezza, qualsiasi cliente potrà trovare la formulazione più adatta alle proprie esigenze. Naturalmente, ogni prodotto è rigorosamente biologico e cruelty free. Inizialmente, l’intera domanda di BioApis poteva essere soddisfatta grazie alla produzione interna dei vari prodotti dell’alveare; oggi, con l’innalzamento della domanda e l’ampliamento del mercato, BioApis è aperta alle collaborazioni con apicoltori italiani terzi, purché soddisfino gli elevati standard qualitativi aziendali.
UN BUSINESS A 360° BioApis è un’impresa di cosmesi fiorente, ma il business ideato da Alessandro e Laura è decisamente più articolato. Infatti, l’azienda è composta da tre brand distinti, tra loro collegati: Apicoltura La Reale, per la produzione della materia prima; Dolcemiele, negozio online e fisico (situato ad Avellino) dove vengono proposti numerosi prodotti alimentari e non, e BioApis. Tutto nasce dall’Apicoltura La Reale: un’impresa a conduzione familiare, dove vengono prodotti il miele, la propoli, la pappa reale e il veleno d’api, oltre alla cera. L’apicoltura è situata nelle campagne a pochi passi da Avellino; e ogni prodotto qui raccolto e lavorato viene venduto presso il negozio Dolcemiele, sia tramite i canali di vendita tradizionali - parliamo di uno showroom dove è possibile anche degustare le varie tipologie di miele - che tramite un pratico e-commerce su internet. Originariamente, Dolcemiele proponeva esclusivamente miele prodotto dall’Apicoltura La Reale; oggi, per soddisfare la sempre maggior richiesta di varietà di miele particolari, il negozio propone anche prodotti di apicoltori terzi, i cui alveari sono rigorosamente custoditi sul territorio italiano. Negli ultimi anni, alla proposta combinata di Apicoltura La Reale e Dolcemiele si è aggiunto il brand di cosmetica BioApis: un’intuizione di grande successo, molto apprezzata dalla clientela, che richiede una sempre maggior collaborazione con apicoltori terzi interessati a commercializzare i propri prodotti in maniera innovativa.
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RICERCA
L’INSETTICIDA SICURO CHE ANCORA NON C’È
RICERCA INTERNAZIONALE E UNIVERSITÀ DI TORINO: I NEONICOTINOIDI SONO SEMPRE DANNOSI PER LE API Comunicato stampa
MESSO A PUNTO UN NUOVO MODELLO DI VALUTAZIONE
sticida, definito “sicuro per le api”, comprometta la sopravvivenza e il comportamento delle api anche a livelli di contaminazione bassi. L’aumento dell’uso di pesticidi è una delle principali cause della riduzione della salute delle api, della biodiversità degli insetti e minaccia l’impollinazione negli ecosistemi naturali e agricoli. Per affrontare questo problema, un team di ricerca internazionale ha
Foto Tanja Schulte
DEL RISCHIO
I
n uno studio appena pubblicato su Communications biology, una rivista del gruppo Nature, un team di ricercatori coordinato dal Prof. Simone Tosi dell’Università di Torino, ha svolto un ampio esperimento internazionale su più sottospecie di api per valutare gli effetti a breve e lungo termine di un pesticida di nuova generazione, il flupyradifurone. La ricerca dimostra come questo pe-
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RICERCA Sette laboratori situati in sei Paesi in Europa e Nord America hanno partecipato all’esperimento utilizzando lo stesso protocollo e hanno esposto più sottospecie di api da miele a vari livelli di contaminazione da flupyradifurone per ottenere informazioni sugli effetti letali e comportamentali. I risultati della ricerca mostrano come l’esposizione a lungo termine a questo pesticida possa aumentare la mortalità delle api. Anche livelli bassi di flupyradifurone (101 volte inferiori a quelli rilevati in precedenti studi di più breve durata) compromettono la sopravvivenza e il comportamento delle api. A tali livelli, questo pesticida aumenta il numero di api con
quindi valutato gli effetti a lungo termine di un nuovo pesticida, il flupyradifurone, che viene commercializzato come relativamente “sicuro per le api”. In uno studio appena pubblicato su Communication biology, una rivista del gruppo editoriale Nature, un team internazionale di ricercatori, coordinato dal Prof. Simone Tosi, ricercatore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino, ha sviluppato e proposto un nuovo metodo per la valutazione del rischio che riduce la sottovalutazione dei rischi a lungo termine dei pesticidi, garantendo una maggiore protezione per gli insetti impollinatori.
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54 | Apitalia | 6/2021
comportamenti anormali, quali la perdita di coordinazione e l’iperattività. Tra i pesticidi, i neonicotinoidi sono tra quelli che hanno ricevuto maggiore attenzione recentemente. Utilizzati a livello globale dagli anni ‘90, ora affrontano sfide normative a causa dei loro effetti dannosi sulle api. Anche i parassiti che i neonicotinoidi dovrebbero combattere stanno sviluppando una resistenza, rendendo meno efficaci questi trattamenti chimici. Di conseguenza, nuove generazioni di insetticidi stanno entrando nel mercato. Il flupyradifurone (il principio attivo di Sivanto®) è un insetticida neurotossico sistemico di nuova generazione, registrato
per la prima volta nel 2014, che può essere utilizzato per controllare una varietà di parassiti su più colture. Il flupyradifurone può essere utilizzato su colture in fiore anche quando sono visitate dalle api. Tuttavia, gli studi che hanno valutato la sua sicurezza per gli impollinatori si sono focalizzati sui potenziali impatti letali e a breve termine. Le api possono però essere esposte ai pesticidi che contaminano sia il polline che il miele per lunghi periodi di tempo, anche vari mesi. Inoltre c’è da considerare che, anche se le api non muoiono immediatamente, l’esposizione a tali pesticidi può causare alterazioni comportamentali che riducono la
vita e la salute degli individui e dell’intera famiglia di api. Le ramificazioni degli effetti ambientali di molti dei pesticidi più comunemente impiegati al mondo possono quindi essere gravemente sottovalutate. Secondo il Prof. Simone Tosi, ricercatore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino e primo autore dello studio «Questa ricerca rappresenta un modello per studi futuri perché coordina gli esperimenti sugli effetti dei pesticidi e sulla valutazione del rischio coinvolgendo attivamente vari Paesi e continenti. Questo è un passo particolarmente importante perché, attual-
mente, i processi di approvazione dei pesticidi variano da Paese a Paese. Lo studio propone valutazioni innovative sulla tossicità dei pesticidi nelle api e in altri insetti. Per salvaguardare le api e il nostro ambiente, gli effetti letali e comportamentali a lungo termine dovrebbero essere regolarmente valutati, proprio perché i nostri risultati sollevano preoccupazioni sull’impatto cronico dei pesticidi sulla salute degli impollinatori su scala globale».
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