L'Alveare Italia e il cambiamento climatico

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Atti del Convegno Nazionale L’ALVEARE ITALIA E IL CAMBIAMENTOCLIMATICO reagire alle presidiogestireatmosferiche:avversitàleapicomedibiodiversità LazisediComuedelomaggiocopia MazzocchiLuca2021©

ATTI LAZISE 2021

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Raffaele Cirone Segreteria di redazione: Patrizia Milione Progetto grafico e impaginazione: Alberto Nardi Stampa: New Interstampa - Roma

Proprietà artistica e letteraria riservata Stampato in Italia - Printed in Italy

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©FAI Apicoltura Srl Settembre 2022 per conto della FAI-Federazione Apicoltori Italiani Corso Vittorio Emanuele II, 101 IT - 00186 ROMA (Italy) Tel.: +39 06 6852556

Atti del Convegno Nazionale

L’Alveare Italia e gli altri impollinatori 9 alle prese con il cambiamento climatico Raffaele Cirone, Presidente FAI-Federazione Apicoltori Italiani Direttore Responsabile Apitalia - Rivista nazionale di Apicoltura, Agricoltura, Ambiente

L’attenzione costante della Regione Veneto 17 a tutte le realtà apistiche del territorio Federico Caner, Regione del Veneto Assessore Regionale all’Agricoltura, al Turismo e al Commercio Estero

L’ape come progetto educativo per le scuole 15 e la legge per le piccole produzioni locali Gianpaolo Vallardi, Presidente Commissione Agricoltura del Senato

Comune di Lazise 5

L’ALVEARE ITALIA E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO reagire alle avversità atmosferiche: gestire le api come presidio di biodiversità Sommario

La nostra formula vincente: fare di Lazise 13 il punto d’incontro tra apicoltori e consumatori Luca Sebastiano ed Elena Buio, Sindaco di Lazise ed Assessore alle Manifestazioni, Politiche Giovanili e Associazioni

I Giorni del Miele di Lazise: 7 evento utile alla crescita del settore Stefano Dal Colle, Presidente “APAT Apicoltori in Veneto”

Comune

Pianificare un greening funzionale all’ape 29 Antonella Canini, Professoressa Ordinaria di Botanica, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

“Un’ape per amica” - presentazione libro 77

Api mellifere e impollinatori 45 presidio della biodiversità Marino Quaranta, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente

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Nutrizione funzionale con Apiherb® 71 ingredienti benefici a favore dell’organismo dell’ape Mattia Schiavo, Medico veterinario, technical advisor

Il corretto invernamento degli alveari: 19 alimentazione integrativa e trattamento alla varroa Pier Antonio Belletti, Ricercatore, Apicoltore professionale

di Lazise

I GIORNI DEL MIELE DI LAZISE: EVENTO UTILE ALLA CRESCITA DEL SETTORE

Comune di Lazise 7

Numerose le occasioni di collaborazione con le Istituzioni Nazionali e Locali dell’Associazione “APAT Apicoltori in Veneto” che raccoglie l’adesione di 1.300 associati con oltre 27.000 alveari. Un’opportunità per la promozione del lavoro dell’Ape e dell’Apicolto re l’abbiamo condivisa con il Sen. Gianpaolo Vallardi Presidente della Commissione Agricoltura del Senato (che i nostri Apicoltori hanno in contrato ai Corsi di formazione e aggiornamento o ai Convegni anche nella precedente edizione dei “Giorni del Miele” di Lazise). Con l’iniziativa da lui promossa e sostenuta economicamente dal Con siglio di Bacino “Sinistra Piave”, dal “Consorzio Servizi di Igiene del Territorio Treviso” e la “Savno” in collaborazione con noi sono stati distribuiti gratuitamente 150 alveari presso Scuole, giardini e parchi pubblici in Provincia di Treviso allo scopo di diffondere l’informazione sull’indispensabile lavoro delle Api e degli Apicoltori. Già questa azione di diffusione dell’ape nel territorio è una gran bella

Presidente “APAT Apicoltori in Veneto”

Da sinistra: Elena Buio (Assessore Manifestazioni, Cultura, Agricoltura), Stefano Dal Colle (Presidente APAT), Luca Sebastiano (Sindaco di Lazise), Raffaele Cirone (Presidente FAI-Federazione Apicoltori Italiani).

Stefano Dal Colle

Comune di Lazise

I GIORNI DEL MIELE DI LAZISE: EVENTO UTILE ALLA CRESCITA DEL SETTORE

Con la Regione Veneto, poi, abbiamo collaborato sostenendo le im portanti iniziative a favore degli Apicoltori chieste dai rappresentanti presenti nella Consulta Regionale per l’Apicoltura dove ovviamente l’APAT c’è, come sempre.

Ecco allora l’intervento in collaborazione con l’Istituto ZooprofilatticoCentro Regionale per l’Apicoltura e Centro di Referenza Nazionale per l’Apicoltura nel Progetto denominato “Nutrizione proteica delle api: man gimi, caratteristiche e possibili ricadute sull’alveare (PROTAPI)” con l’o biettivo di valutare le caratteristiche dei canditi arricchiti con proteine o al tre sostanze presenti sul mercato e normalmente utilizzati dagli Apicoltori. A livello nazionale ci onoriamo di partecipare al Progetto BeeNet 20202023 con 19 postazioni di monitoraggio che Il CREA - Centro di Ri cerca Agricoltura e Ambiente di Bologna ha affidato all’APAT - FAI All’inizioVeneto. ho citato il numero di 1.300 Apicoltori associati: la base as sociativa aumenta di anno in anno e credo che uno dei motivi sia la capillarità della presenza dell’Associazione nel territorio e l’offerta in formativa. Anche nei mesi di emergenza sanitaria i collegamenti in ternet hanno permesso a molti Apicoltori di seguire l’aggiornamento e la formazione comodamente da casa: in molti casi hanno sostituito i tradizionali incontri in presenza presso i Gruppi Locali e le Sedi APAT. Abbiamo quindi lanciato l’opportunità di condividere ogni mese una serata particolarmente interessante, aperta a tutti coloro che vogliono mantenersi informati e aggiornati, semplicemente collegandosi al link che di volta in volta inviamo qualche giorno prima dell’evento. Arrivando ad oltre 200 Apicoltori collegati in ogni occasione.

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iniziativa ma non finisce qui poiché tra le finalità c’è anche quella di diffondere l’informazione sull’indispensabile lavoro delle Api e degli Apicoltori e saranno dunque allestiti pieghevoli e video promoziona li dell’utilità del loro lavoro, oltre alla proposta di incontri informativi presso le Scuole e con i cittadini. Agli Apicoltori Soci APAT residenti in questo territorio il compito di collaborare nell’importante azione divulgativa garantendo la normale conduzione degli Apiari Scuola. Raccogliendo le opportunità offerte dalle semplificazioni e agevolazio ni previste dalla normativa Regionale sulle “PPL - Piccole Produzioni Locali” abbiamo svolto Corsi di Formazione specifici in tema di Buone Prassi e Processi Produttivi, alle responsabilità dell’operatore in merito alla sicurezza alimentare e alla normativa in atto, per permettere ai Cor sisti l’accesso alle agevolazioni previste in materia.

9 Comune di Lazise

Raffaele Cirone Presidente FAI-Federazione Apicoltori Italiani

Tagliare il traguardo dei 42 anni, quelli che scandiscono la ricorrente e ininterrotta serie della manifestazione “I Giorni del Miele” di Lazise, ci ricorda anche in questa edizione che essere dalla parte delle api e degli apicoltori, da così lungo tempo, è un merito che va riconosciuto a chi si è impegnato a favore di questo mondo quando non era ancora una moda e un tema di tendenza. Alla fine degli anni ‘70 il volto dell’apicoltura - veneta, nazionale, in ternazionale che fosse - era di tutt’altra natura, se lo confrontiamo con quello L’apicolturaodierno.del territorio regionale muoveva i primi passi in campo normativo e associativo ma non poteva ancora dirsi strutturata, dotata di idonei strumenti legislativi e capace di esprimere il suo forte potenziale numerico e produttivo. A livello nazionale i dibattiti erano tutti con centrati sulle difficoltà di commercializzazione del miele che rimaneva a lungo invenduto o al quale non si riconosceva il giusto prezzo; l’analisi sensoriale muoveva i primi passi, l’aggregazione dell’offerta non esisteva, la patologia delle api più subdola e diffusa era la peste americana, man cava un impianto legislativo nazionale e dall’Europa non arrivava alcun aiuto. A livello internazionale si iniziava a parlare dell’acaro varroa, quel parassita esotico di cui si conoscevano a malapena il nome e l’origine, ma che in Italia non si era ancora mai visto nei nostri alveari e nessuno si sa rebbe immaginato di che grande e devastante impatto avrebbe avuto sul futuro del settore. Era un altro mondo, insomma, ed un’altra apicoltura. Lazise, quella preziosa perla risplendente sul lato destro del lago di Gar da, l’Amministrazione comunale, la provincia di Verona e la Regione Veneto, seppero cogliere in anticipo le necessità di un settore che viveva in uno stato di generale disorientamento e accesero per così dire un faro. Era ciò di cui c’era bisogno: tenere viva la luce, dare un segnale, tracciare una rotta, offrire un contributo affinché l’apicoltura tutta - quella del territorio e quella nazionale nondimeno - potessero apprestarsi ad un viaggio superando quel senso di generale smarrimento. Per chi come me è stato chiamato a scrivere una lunga serie di palinsesti di questa manifestazione, oggi dopo 42 straordinarie edizioni, si può

L’ALVEARE ITALIA E GLI ALTRI IMPOLLINATORI ALLE PRESE CON IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

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L’ALVEARE ITALIA E GLI ALTRI IMPOLLINATORI ALLE PRESE CON IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Comune di Lazise

A confermare questa percezione resta l’eco dei convegni che annual mente la FAI-Federazione Apicoltori Italiani, su incarico dell’Ammini strazione comunale di Lazise, ha organizzato dando risalto ai temi che di volta in volta diventavano di maggiore attualità. I volumi degli atti di tali eventi - alcuni persino a carattere internazionale - lasciano di questi anni l’evidenza di quanto oggi la manifestazione lazicense sia ancora impegnata a sostenere il percorso di un’apicoltura che sente il bisogno di confrontarsi, dibattere, intraprendere nuove strade, ascoltare le voci degli esperti e fare ascoltare la propria di voce. Arriviamo così all’edizione 2021 con un convegno nazionale costruito con il preciso intento di comprendere la natura e la portata degli effetti del cambiamento climatico in apicoltura, per esser capaci di reagire alle avversità che ne conseguono senza perdere di vista la gestione delle api mellifere come il più importante presidio della nostra biodiversità na Debbozionale.ringraziare

ben dire che da questa sponda del Garda sono partite idee, iniziative, proposte di legge, conoscenze scientifiche, confronti tra soggetti Istitu zionali e un’Apicoltura desiderosa di emanciparsi, crescere, fare quanto necessario per affermarsi come un’attività che meritava di avere una sua piena dignità.

Al tempo stesso vada il mio ringraziamento ai rappresentanti delle Isti tuzioni che hanno onorato me e la platea dei presenti con la loro auto revole partecipazione: il Presidente della Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica, Gianpaolo Vallardi, l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Federico Caner, il Sindaco del Comune di Lazi se, Luca Sebastiano e l’Assessore all’Agricoltura e alle Manifestazioni, Elena Buio. Con tutti loro ci conosciamo da anni, ci lega un rapporto di reciproca stima, insieme abbiamo portato avanti iniziative di elevato in teresse per l’apicoltura veneta e per quella nazionale. Essere di nuovo in sieme, quando altrove si scontano ancora i limiti recati dalla pandemia, è motivo di particolare soddisfazione. Gli apicoltori debbono molto a

gli esperti, tra i più qualificati a livello italiano, che si sono resi disponibili ad affiancarmi in tale approfondimento temati co. È dalle loro relazioni che possiamo e dobbiamo trarre ispirazione per indirizzare l’operato degli apicoltori, di tutto il mondo associativo, dell’intero comparto e delle Istituzioni, affinché si adottino comporta menti uniformi, utili ad assicurare la sopravvivenza in buona salute del nostro patrimonio apistico, a pianificare un assetto dei nostri habitat che resti accogliente e produttivo per tutti gli insetti utili, oltre che per l’ape mellifera, nonostante i mutamenti climatici.

figure come queste, perché hanno prestato attenzione e dato risposte concrete alle loro istanze.

11 Comune di Lazise L’ALVEARE ITALIA E GLI ALTRI IMPOLLINATORI ALLE PRESE CON IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Ho il dovere, poi, di ricordare come l’opera del collega Stefano Dal Col le, presidente dell’APAT-Apicoltori in Veneto, sia sempre stata all’origi ne degli accadimenti e degli eventi organizzativi di Lazise: un concorso di idee, di preziosi suggerimenti, una partecipazione attiva sua e di tanti suoi associati che durante “I Giorni del Miele” popolano la mostra mer cato, i convegni, la sede ospitante e il suo accogliente territorio. C’è gran bisogno di figure così carismatiche in apicoltura e anche questo è un merito che va riconosciuto. Sugli impollinatori diversi da ape mellifera, infine, permettetemi di fare una riflessione: in Italia, di insetti utili, ce ne sono ancora tanti e più che in altri Paesi europei. È comunque necessario proseguire il monitorag gio, classificarli tutti, sapere quanti sono, dove sono o dove mancano. Benché anch’essi contribuiscano a realizzare un servizio di impollinazio ne, va sempre chiarito che l’ape mellifera non è un insetto concorrente che ruba pascoli e cibo agli altri insetti utili. Il grande capitale naturale che gli apicoltori italiani detengono è il più importante fattore produt tivo per la nostra agricoltura, chiamata anch’essa a garantire cibo per tutti in condizioni di sempre maggiore difficoltà. L’apicoltura, inoltre, è un’attività agricola, connessa intimamente al mantenimento dei più delicati equilibri ambientali e alla conservazione della biodiversità. Gli insetti utili e gli altri impollinatori, d’altra parte, sono un tassello che si colloca nel contesto più diffusamente ambientale: è in questa direzione che debbono dunque essere orientati gli eventuali interventi legislativi e le ricerche di risorse utili a preservare tutto quello che di prezioso ancora sopravvive nei nostri habitat naturali.

Questi due ambiti - quello agricolo e quello ambientale, l’ape mellifera e gli altri insetti impollinatori - non debbono essere confusi o strumenta lizzati gli uni a danno dell’altra: occorre semmai rispettare le prerogative che l’apicoltura ha assicurato e ancora assicura da milioni di anni, senza che tale suo ruolo primario abbia mai rappresentato un rischio per la sopravvivenza delle tante altre specie di insetti ed esseri viventi che po polano la nostra Penisola.

Di questo gli apicoltori italiani debbono farsi garanti: del preservare la funzione impollinatrice direttamente connessa all’agricoltura e alla pro duzione di cibo insieme alla funzione ecosistemica che prevale perché più capillarmente diffusa e non certo al fine di recar danni di natura ecologica.

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Comune

di Lazise

Una mostra mercato che da un capannone coperto ed angusto si è ormai trasformata in uno stand diffuso per tutto il nostro lungolago, pren dendo spunto dalle esigenze imposte da una emergenza sanitaria e che adesso ci dicono che in fondo è questo che il pubblico aveva bisogno di trovare raggiungendo la sponda veneta del Lago di Garda nel primo fine settimana del mese di ottobre.

Luca Sebastiano ed Elena Buio

Di come la manifestazione “I Giorni del Miele”, che dalla fine degli anni ‘70 ospitiamo a Lazise, si sia andata evolvendo nel corso di questi 42 anni di ininterrotta attività lo dicono i risultati che ogni anno rag giungiamo grazie a questo appuntamento.

LA NOSTRA FORMULA VINCENTE: FARE DI LAZISE IL PUNTO D’INCONTRO TRA APICOLTORI E CONSUMATORI

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Un momento di relax, dove camminare e degustare le specialità tradi zionali dei territori, ma soprattutto le mille varianti dei prodotti dell’al veare e dei mieli che gli espositori provenienti da tutta Italia vengono qui ad offrire ad un pubblico di consumatori fatto per gran parte di turisti amanti di questo nostro particolare e speciale territorio.

Del resto, da prima Città del Miele e da primo Comune d’Italia, appare un destino segnato il nostro: fare di Lazise il punto d’incontro tra api coltori e consumatori è l’impegno cui assolviamo anno dopo anno. Ed è questo il merito che il settore apistico insieme a quello turistico ci tribu tano ogni anno con un numero crescente di partecipanti e di visitatori che ci raggiungono per confrontarsi con una località accogliente e una ricca offerta di temi, di convegni e di iniziative originali improntate alla promozione dell’apicoltura e dei prodotti dell’alveare. La collaborazione con la numerosa comunità degli apicoltori del nostro territorio, la storica partecipazione della FAI-Federazione Apicoltori Ita liani che conclude la nostra maratona “apituristica” con un convegno na zionale di elevato livello e che è sempre stato motivo d’orgoglio per la no stra Amministrazione, insieme agli altri numerosi appuntamenti che da qualche anno lo integrano, ci dicono che questo evento ha conquistato il gradimento di un pubblico che torna a casa arricchito di bellezze, di bontà e di un sapere apistico che il Comune di Lazise è ben lieto di ospitare e valorizzare agli occhi di un pubblico sempre più esigente e numeroso.

Sindaco di Lazise ed Assessore alle Manifestazioni, Politiche Giovanili e Associazioni

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Grazie per questo Vostro impegno che noi tutti vediamo di anno in anno ripagato da una passione non comune e da una ammirevole com petenza. Questo esser faro di un’apicoltura che cresce e si emancipa, anche grazie alla nostra manifestazione “I Giorni di Miele”, ci porta a darvi ancora una volta, al tempo stesso, un “benvenuti” e un “arrivederci” a Lazise!

Comune di Lazise

LA NOSTRA FORMULA VINCENTE: FARE DI LAZISE IL PUNTO D’INCONTRO TRA APICOLTORI E CONSUMATORI

L’APE COME PROGETTO EDUCATIVO PER LE SCUOLE E LA LEGGE PER LE PICCOLE PRODUZIONI LOCALI

Sen. Gianpaolo Vallardi

Presidente Commissione Agricoltura del Senato

• Eventi di comunicazione per la cittadinanza quali ad esempio serate informative. Oltre alla produzione di un pieghevole e di un video pro mozionale per presentare il progetto, esaltando in particolare l’utili

Onorato di intervenire anche quest’anno al Convegno FAI - APAT della domenica a conclusione della manifestazione “I Giorni del Miele”, ho il piacere di annunciare l’imminente conclusione dell’iter parlamen tare della Legge sulle PPL - Piccole Produzioni Locali che, partendo da Treviso e sperimentata per alcuni anni in Veneto, ora si appresta a dive nire occasione di semplificazione per i produttori e sicurezza alimentare per i consumatori in tutta Italia. Tengo poi a ricordare l’importante e significativa azione di promozione dell’Ape, del suo ruolo nell’ambiente e del lavoro dell’Apicoltore attra verso il Progetto educativo “A.P.E. - Accogliamo, Proteggiamo, Educhiamo”: iniziativa realizzatasi con successo anche grazie alla collaborazione attiva dell’Associazione “APAT Apicoltori in Veneto” e “FAI Veneto”.

Questo Progetto ha reso possibile la fornitura gratuita di un piccolo apiario in 50 Scuole e Comuni della Provincia di Treviso con lo scopo di diffondere sempre di più la cultura dell’importanza dell’ape nell’am biente, quale insetto indispensabile nella regolazione dell’ecosistema. È stato firmato un Protocollo dai Presidenti di SAVNO, Consiglio di Ba cino Sinistra Piave, CIT, da Legambiente e APAT Apicoltori in Veneto. Un protocollo consistente ed articolato che, oltre alla fornitura gratuita degli alveari, impegna i firmatari a pubblicizzare, implementare e svilup pare una campagna di sensibilizzazione ambientale che porti i cittadini alla presa di coscienza dell’importanza dell’ape e delle sue funzioni e nelle Scuole l’educazione per tematiche connesse alla sostenibilità ambientale. Attivare quindi:

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Comune

di Lazise L’APE COME PROGETTO EDUCATIVO PER LE SCUOLE E LA LEGGE PER LE PICCOLE PRODUZIONI LOCALI

tà del lavoro delle api nell’ambiente e far conoscere l’importanza del ruolo dell’apicoltore;

• inserimento di lezioni riguardanti l’ape nei Progetti di educazione ambientale rivolte alle Scuole di ogni ordine e grado;

• condivisione delle informazioni e della documentazione necessaria e/o utile alla realizzazione delle funzioni e delle attività di cui ai com mi precedenti.

L’ATTENZIONE COSTANTE DELLA REGIONE VENETO A TUTTE LE REALTÀ APISTICHE DEL TERRITORIO

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Federico Caner

Regione del Veneto Assessore Regionale all’Agricoltura, al Turismo e al Commercio Estero

Ho accettato con pia cere di intervenire a questo importante mo mento di informazione e, vedendo tanta parte cipazione, sono onorato di portare il mio saluto e quello del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

Federico Caner

Raffaele Cirone

La Regione Veneto con ferma l’impegno per sostenere gli Apicoltori e valorizzare le produ zioni dell’alveare e, oltre al bando per usufruire dei contributi comunitari, anche quest’anno ha messo a disposizione 230 mila euro di finanziamento a favore di Api coltori, Aziende apistiche e Associazioni degli apicoltori per finanziare l’acquisto di api regine e famiglie d’api, la ristrutturazione di ambienti destinati a sale di smielatura, l’acquisto di macchinari e attrezzature per l’estrazione e il confezionamento dei prodotti dell’alveare, la lavorazione della cera e per le operazioni di “nomadismo” per sfruttare agevolmente le fioriture interessanti per le api e le produzioni. Accogliendo inoltre le richieste della Consulta Regionale per l’Apicol tura, che vede presenti i rappresentanti delle più rappresentative Orga nizzazioni del Settore e quindi anche chi organizza questo Convegno insieme alla FAI, prosegue la ricerca sulle caratteristiche e le possibili ricadute sul’alveare di alcuni prodotti e i materiali di consumo utilizzati in Quest’anno,apiario. con la collaborazione delle Associazioni degli Apicoltori in Veneto e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie con Sede a Padova, abbiamo distribuito gratuitamente oltre 15 tonnellate di

Comune di Lazise

candito proteico: un aiuto concreto per tutelare l’ape e sostenere una attività, quella dei nostri apicoltori, che in Veneto conta 75 mila alveari e una produzione di circa 1.500 tonnellate di miele.

L’ATTENZIONE COSTANTE DELLA REGIONE VENETO A TUTTE LE REALTÀ APISTICHE DEL TERRITORIO

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IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI: ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

È una fase molto importante e fondamentale della gestione degli alveari e spesso poco considerata, si arriva a fine stagione con la convinzione che le api saranno in grado di affrontare da sole il lungo periodo invernale che non significa solo basse temperature (centro - nord Italia) e riduzione del fotoperiodo ma anche assenza di importazione di polline e nettare. Sono tre i punti da osservare:

a) Verifica della sanità dell’alveare, profilassi e controllo della varroa. b) Alimentazione di soccorso e mantenimento

a) Verifica della sanità dell’alveare, profilassi e controllo della varroa. Arrivati a fine agosto/inizi di settembre è necessario verificare la con dizione sanitaria della famiglia osservando bene la covata e le api. Il trattamento estivo non raggiunge mai una efficacia standard-o mogenea superiore al 90%, questo vale anche per il trattamento con l’acido ossalico in blocco di covata; in un apiario ci sono alveari che raggiungono e superano il 90% e altri che sono ben al di sotto di que sta soglia, ergo è necessario intervenire sempre nel mese di settembre con un trattamento di controllo.

Pier Antonio Belletti Ricercatore, Apicoltore professionale

In aggiunta in questo periodo il fenomeno della reinfestazione è molto insidioso soprattutto in ambienti dove il carico di alveari risul ta importante e gli apicoltori non adottano un piano di lotta territo riale; essa è riconducibile a saccheggi perpetrati da alveari forti verso quelli più deboli. Imndorf (1992) studiando il fenomeno della reinfestazione era riu scito a determinare come un alveare in un solo giorno può “importa re” fino a 100 varroe.

c) Tecnica apistica: restringimento della famiglia, riunione di famiglie orfane o deboli.

20 Comune di Lazise

Figura 1 - Api con ali deformi (Foto Belletti, 2021).

Punti critici: scarsa efficacia del trattamento estivo, reinfestazione a fine estate. Nel mese di settembre pertanto è necessario intervenire con un ulteriore trattamento.

Quali le possibili soluzioni?

Si può optare per un trattamento con Apivar®o Apistan® lasciando le strisce (una se il numero di favi è inferiore a 5, due se si supera il numero di 6 favi) per 8 - 10 settimane fino al momento del tratta mento invernale; se il trattamento estivo è stato fatto con Apivar®/ Apistan®è possibile prolungare la presenza delle strisce fino a fine settembre - primi di ottobre, poi alla rimozione è consigliabile effet

IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

E bene sempre precisare che si parla di alimentazione di soccorso e mantenimento, in condizioni ottimali di importazione (vedi polline e nettare di edera) e logico che tutto ciò che andremmo ad esaminare diventa Focalizzandosuperfluo.l’attenzione alle operazioni di preparazione delle fa miglie all’invernamento è importante iniziare a valutare l’entità delle scorte già a fine agosto; un sesto di favo pieno contiene circa 0,6 – 0,8 Kg di miele (Nel caso della valutazione delle api 1 sesto equivale da 253 api).

Una famiglia su 6/7 favi di api ben coperti dai primi di ottobre ad inizio marzo consuma mediamente dai 12 ai 15 kg di scorte; quando la stagione autunnale è mite le api escono senza trovare nessuna fonte nettarifera e pertanto consumano loro stesse e le scorte. Nell’alimentazione di soccorso in pre - invernamento l’obiettivo è quello di migliorare la formazione del corpo grasso dell’ape, un tes suto di riserva che permette di immagazzinare prodotti alimentari elaborati (digeriti) e renderli disponibili all’organismo in momenti difficili (avversità climatiche - invernamento), garantendo così una maggiore longevità dell’ape.

In alternativa è consigliabile un trattamento con ossalico sgocciolato in polvere o in soluzione con glicerolo entro la seconda decade di settembre (Api-Bioxal®); tale intervento consente di capire meglio la situazione dell’infestazione, una caduta inferiore alle 50 unità non è preoccupante, sopra tale soglia potrebbe diventare un problema se all’interno dell’alveare c’è ancora covata. Nel caso in cui è evidente la presenza di api con ali deformi ed è ancora presente della covata è consigliabile asportare la covata stessa (si tolgono i favi senza le api e si trattano con Vita Oxygen®) (i favi contenenti la covata se vecchi vengono scerati, altrimenti si possono mettere tutti in arnie vuote, trattandoli con Vita Oxygen®. Dopo una settimana si possono reintrodurre nell’alveare al di la del diaframma, le api provvederanno poi alla pulizia degli stessi).

È molto importante nella fase larvale; una larva sottoalimentata non dà origine ad un’ape matura normale.

tuare un trattamento con ossalico e glicerolo in quanto siamo ancora lontani dal blocco invernale della covata.

21 Comune di Lazise IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

b) Alimentazione di soccorso e mantenimento.

di

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IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

Figura 3 - Suddivisione di un favo in sesti per la valutazione delle api e delle scorte.

Figura 2 - Alimentazione di soccorso. Profilassi e controllo della varroa, settembre-dicembre.

Comune Lazise

L’apporto di alimento proteico in generale va limitato alla fase di preinvernamento, non è utile utilizzarlo oltre il mese di ottobre in quanto lo stesso è funzionale alla formazione delle api svernanti. Alcune formulazioni di candito contenti elementi non direttamente proteici (Apiherb Candy) posso essere utilizzati anche nella fase inver nale con l’obiettivo di migliorare lo stato fisiologico delle api (Figura 5). Con l’utilizzo di Apiherb® a fine agosto si riscontrano ottimi risultati nelle famiglie al momento dello svernamento. Oltre alla modalità sgocciolato come indicato in etichetta è possi bile miscelare Apiherb® nello sciroppo nella dose di 2 g per litro, questa tipologia di somministrazione non sostituisce il trattamento

23 Comune di Lazise IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

Le famiglie di api in portanucleo hanno necessità di maggiore con trollo in quanto è stato stimato che il consumo di scorte risulta pro porzionalmente più alto rispetto ad una famiglia in arnia, dovuto al fatto che la ripresa della deposizione risulta anticipata; questo po trebbe creare una crisi nella disponibilità di scorte in un momento molto delicato, la covata in sviluppo ha necessità di essere riscaldata. L’apporto di alimento solido è più difficoltoso visto il ridotto spazio tra i favi ed il coperchio, l’inserimento di pacchi di candito da 1 kg possono rappresentare una soluzione.

Figura 4 - Nuclei di api a fine settembre – nord est Italia (foto Belletti 2021).

•Ingredienti: zucchero semolato, acido citrico o aceto, Apiherb®

•Citrico costo 0,02 euro/litro

Lasciare riposare almeno 1 giorno affinché l’azione di inversione del citrico o aceto

IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

•Acido citrico????

•3 grammi grammi per litro di sciroppo (0,3%) in primavera dimezzare dosaggio rispetto al periodo autunnale

•2/3 grammi di apiherb per ogni litro di soluzione (apiherb in questo caso svolge cmq una azione fisiologi ca sanificante nell’intestino dell’ape)

lo sciroppo prodotto in azienda

Figura 5 - Candito nutraceutico (Foto Belletti 2021).

•Al posto del a.citrico si puo mettere del aceto (vino/mele) nella quantità di 30 ml per litro di soluzione

Comune di Lazise

•Il costo al kg oscilla dai 0,65 euro/ kg ai 0,72 euro kg

•1 litro di acqua •Acqua a 40°C (almeno)

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sgocciolato ma rende lo sciroppo un prodotto nutraceutico. Quando iniziare il trattamento? Nella terza decade di agosto e pro seguire fino a metà settembre. Mentre per la parte proteica - ammi noacidica - vitaminica se si riscontra una scarsità di polline nel nido e l’im portazione non consente una rein tegrazione di questo alimento è im portante intervenire già tra la fine di agosto e l’inizio del mese di settembre. Allo sciroppo commerciale oltre all’aggiunta di Apiherb® è consiglia bile l’inserimento di un integratore come Vitafeed Power® nella dose di 5 ml per litro (il trattamento con i due

Preparazione: sciogliere l’acido citrico nell’acqua e poi aggiungere lo zucche ro. L’acqua deve avere possibilmente almeno 40° C. Come miscelatore per chi necessità di certe quantità è possibile utilizzare come miscelatore un trapano a cui viene fissata un frusta apposita (quelle per colla da piastrelle). Attenzione! Si può portare la soluzione quasi ad ebbolizione, in questo caso si ottiene un prodotto limpido che può essere anche dato subito,la solubilizzazione è completa e a distanza di giorni lo sciroppo non presenta decantazione

•Apiherb® 0,10 euro/litro

•600 grammi di zucchero

Comune di Lazise

IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

Figura 6 - Posizionamento del candito a diretto contatto con i favi e non sopra il coprifavo.

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integratori non supera i 2 euro per alveare nelle tre somministrazioni). Quanto sciroppo dare? Si va da 1,5 litri (nutritore Baravalle) fino a 6 litri (nutritore Miller) ogni 7 giorni; tutto dipenderà da quante scorte sono presenti e dal potenziale di importazione che precede l’inattivi

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di Lazise

Figura 8 - Schema esemplificativo di riunione di un alveare debole e uno forte.

IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

In presenza di importazione non si alimenta, l’alimentazione deve sempre essere concepita come una operazione di tecnica apistica che se necessaria si effettua altrimenti diventa superflua e dispendiosa

Figura 7 - Schema di restringimento e posizionamento dell’alimento solido (candito).

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tà autunno - invernale.

La scelta di mettere insieme le due entità consentirà un migliore in vernamento e maggiori chance di sopravvivenza delle api; la regina dell’alveare debole va soppressa, questo consentirà di allevare regine e fuchi più funzionali (“se qualcuno non è d’accordo... ne prendo atto”).

IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

I favi laterali contenenti questo miele spesso vengono abbandonati, cioè se non popolati dalle api, le api stesse non sono in grado di ri scaldare questo miele e utilizzarlo (Figura 6 e 7).

Il restringimento della famiglia facilità l’utilizzo da parte delle api del miele in modo particolare di quello di edera che per sua caratteristica tende a cristallizzare, quasi cementificare nei favi.

Si consiglia sempre la riunione (Figura 8).

Figura 9 - Schema esemplificativo di riunione di famiglie deboli.

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(Figura 2 - schema di alimentazione e trattamento)

Da sempre l’alimentazione rientra nella corretta pratica apistica. c) Tecnica apistica in operazioni quali restringimento della famiglia, riunione di famiglie orfane o deboli.

La riunione si rende necessaria ancor di più in caso di alveari deboli (Figura 9).

A fine stagione nell’apiario vi possono essere alveari forti e deboli.

I motivi per cui una famiglia è più debole possono essere molteplici; se l’apicoltore ha lavorato bene una diminuzione della popolosità può essere ricondotta anche a fattori genetici.

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La tecnica apistica accompagnata alla corretta nutrizione e ad oppor tuni interventi di controllo della varroa sono operazioni necessarie per la sopravvivenza delle api.

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In questo caso e sempre meglio ingabbiare la regina e facendo così è possibile riunire favi con api provenienti da diverse famiglie.

IL CORRETTO INVERNAMENTO DEGLI ALVEARI. ALIMENTAZIONE INTEGRATIVA E TRATTAMENTO ALLA VARROA

A livello nazionale lo dice il Rapporto ASviS 2021, dove leggiamo un vero e proprio grido di allarme, all’interno del quale c’è però una paro la di speranza: “non possiamo più perdere tempo, dobbiamo mettere a frutto tutte le nostre energie per portare avanti un cambiamento”. L’Europa ha lanciato il Green Deal con l’obiettivo dichiarato che il re sto del mondo dovrà seguire in una transizione sostenibile e giusta so cialmente. La Commissione von der Leyen ha posto l’Agenda 2030 al centro della sua azione, e con il varo del Next Generation EU ha saputo dotarsi di strumenti finanziari nuovi per sostenere l’Unione nella lotta ai cambiamenti climatici e nella modernizzazione digitale del sistema industriale e della società. L’approvazione della nuova Legge sul clima da parte del Consiglio e del Parlamento europeo ha fissato gli obiettivi per il processo di decarbonizzazione, che sarà articolato in misure pre cise e stringenti.

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La società umana sta mostrando dei gravi limiti: del sistema economico, degli assetti sociali ingiusti e diseguali, dell’insostenibile sfruttamento delle risorse naturali. Per affrontare questi limiti abbiamo bisogno di una transizione, anzi transizioni, verso una sempre maggiore sostenibi lità economica, sociale e ambientale. La ricerca a più livelli, deve essere orientata sugli argomento più importanti al giorno d’oggi: i cambia menti climatici, una delle più grandi sfide per complessità e impegno, questione che riguarda l’ambiente, l’ambiente e il funzionamento delle nostre società; il riscaldamento globale; devono essere finanziati proget ti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica; siccità e come

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Antonella Canini Professoressa Ordinaria di Botanica, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Il tempo a nostra disposizione per attuare un cambiamento concreto è davvero esiguo. Manca ancora la visione unitaria e uno sforzo per re sponsabilizzare l’opinione pubblica dei rischi reali che stiamo correndo e della profondità dei cambiamenti necessari per tutelare il nostro futuro e quello delle prossime generazioni.

riuscire a sopravvivere in un mondo che si sta desertificando sempre di più; la questione di come attuare l’economia circolare che tutti ci stanno Perchiedendo.quanto riguarda la lotta ai cambiamenti climatici, gli obiettivi e i tempi per risolvere e prevenire danni irreparabili sono scanditi dall’Ac cordo di Parigi. Primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla Conferenza di Parigi sul clima (Cop21) nel dicembre 2015. L’accordo stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento glo bale ben al di sotto dei 2 °C e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5 °C. Inoltre punta a rafforzare la capacità dei paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi. L’accor do di Parigi è un ponte tra le politiche odierne e la neutralità rispetto al clima entro la fine del secolo. Diversi Paesi hanno preso impegni ambi ziosi, ma rimangono forti divisioni su come raggiungere i target fissati e resistenze di altri Paesi. Servirà un grande sforzo nella COP26, in parti colare da parte dell’Europa, che mira a essere la “campionessa mondiale di sviluppo sostenibile”.

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I segnali di allarme che ci manda costantemente il nostro Pianeta sono inequivocabili. Appare ancora lampante e molto attuale ciò che scris se Papa Francesco nella lettera indirizzata al Presidente colombiano in merito alla Giornata Mondiale dell’ambiente (tenutasi in via telema tica nella città di Bogotà), risalente al 5 giugno 2020: “Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo che è malato”. Perché la Terra è gravemente malata, e l’attività antropica ne è la principale causa. Nel recente primo volume del sesto Assessment Report sul Climate Change dell’IPCC, gli aumenti osservati nelle concentrazioni di gas serra (GHG) dal 1750, circa, sono inequivocabilmente causati dalle at tività umane. Si registra la più alta concentrazione atmosferica di gas climalteranti degli ultimi tre milioni di anni, periodo in cui le tempe rature medie globali non hanno mai superato i 2 °C di riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali. I tassi di estinzione attuali delle specie sono da decine a centinaia di volte superiori a quelli medi degli ultimi dieci milioni di anni, con una diminuzione media del 68% delle popola zioni di numerose specie di animali vertebrati dagli anni ‘70. Un articolo letto qualche tempo fa riportava la notizia di come le attività agricole presenti su tutta la terra, da circa 10 mila anni a questa parte, nei pros

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simi 50 anni molto probabilmente potranno essere espletate solo sullo 0,8% delle terre poiché la temperatura media arriverà intorno ai 27-28 gradi, mentre quella degli ultimi 10 mila anni è rimasta agli 11-12 gradi. L’aumento della temperatura è il risultato dell’aumento delle emissioni di CO2 che contribuisce in maggior misura all’effetto serra. C’è stata una repentinità delle azioni che ha alterato tutti gli equilibri esistenti tra gli essere viventi: le piante presenti nel nostro ambiente sono il risultato di una co-evoluzione tra ambiente, habitat e tutte le attività correlate agli insetti impollinatori; in 50 anni sono cambiate repentinamente tutte le condizioni, così non sono messi a rischio solamente tutti gli equilibri ma è la stessa garanzia di sopravvivenza a venir meno, in quanto se cambia l’ambiente, cambia anche la quantità di ossigeno prodotta, e noi abi tuati a questa precisa concentrazione di ossigeno non respireremo più. Nei due mesi in cui 3 miliardi di persone sono state chiuse in casa per contrastare la diffusione del Covid-19, si è vista una diminuzione del le emissioni dovute alle attività industriali, permettendo una riduzione dell’8% di emissioni di anidride carbonica. Dunque ancora possiamo sperare in quelle azioni umane rivolte alla risoluzione (definitiva) dei cambiamenti climatici, della salvaguardia della biodiversità, della vita quotidiana fondata sulla sostenibilità. All’interno di queste crisi ambientali è necessario mettere l’accento sulla crisi che riguarda gli insetti impollinatori, in particolar modo le api. L’attività di questi insetti è strettamente correlata allo spettro antesico (derivato dalle percentuali di specie fiorite, nei diversi mesi dell’anno, in un dato territorio; ndR) delle piante che esse visitano per prelevare il nettare o per bottinare polline. In un sistema ottimale questi due sistemi sono completamente correlati. Con i cambiamenti climatici si assiste a uno sfasamento della produzione delle piante, dovuto al riscaldamento climatico che porta alle anticipazioni delle fioriture, a nettare più po vero di zuccheri dal punto di vista alimentare, a polline meno proteico. Spesso quando l’ape visita il fiore esso ha esaurito la ricompensa di pol line e nettare. Questo disallineamento è proporzionale all’innalzamento delle temperature medie. Appare chiaro come questa situazione porti a difficoltà riproduttive di entrambe le componenti con il pericolo di am plificare e allarmare quando vengono prese in considerazione insieme. In molte nazioni europee sono comparsi studi su quanto gli insetti im pollinatori possano vivere negli ambienti urbani rispetto a zone extrau

rbane e rurali. Sono emerse anche domande sul fatto che le pratiche di apicoltura in città possano mettere in pericolo altri insetti impollinatori. Ebbene questi studi hanno chiaramente dimostrato che le api riescono ad avere una buona fitness nelle aree urbane senza mettere in pericolo altri Èimpollinatori.doveredelle Istituzioni quello di avviare piani di forestazione, riasset to rurale e ambientale per ottemperare ai pericoli con cui convivono gli impollinatori: carenze di proteine vegetali, escursioni termiche repenti ne, apporti di elementi dannosi come i pesticidi. Si possono individuare degli obbiettivi di base per la ricerca e l’applicazione del paesaggio per la conservazione delle api e il ripristino degli habitat: i tempi di fioritura di quegli organismi (pecilotermi) che non sono in grado di regolare la pro pria temperatura in maniera indipendente da quella ambientale (piante e insetti); le esigenze nutrizionali delle api e la qualità nutrizionale del nettare e polline delle specie di piante ospiti disponibili in commercio; caratteristiche del polline necessario per la riproduzione e lo sviluppo delle api; habitat di nidificazione in cui le api possono allevare e trascor rere periodi di inattività e dormienza. Si possono progettare razional mente comunità vegetali di conservazione selezionando specie di piante ospiti (e habitat naturali) che soddisfano questi criteri. Il risultato dello sforzo di conservazione globale è fornire a un gruppo diversificato di specie di api un’alimentazione e un habitat appropriati, che stabilizze ranno le loro popolazioni. Popolazioni di api sane e diversificate saran no, quindi, impollinatori più efficaci di piante ospiti selvatiche e specie coltivate. All’interno del PNRR c’è la proposta riforestazione, con l’ob biettivo di piantare 9 milioni di nuovi alberi, nell’arco di due/tre anni. È importante ricordare, tuttavia, che non solo la deforestazione, ma an che la crescita delle foreste può portare al declino degli impollinatori. Al fine di mantenere l’equilibrio della biodiversità degli impollinatori, le strategie e le iniziative di conservazione dovrebbero concentrarsi sul miglioramento della qualità, della complementarità e della connettività degli habitat piuttosto che investire sull’abbondanza delle risorse flore ali. Le strategie di conservazione, attualmente in corso, devono essere migliorate per affrontare tutti e tre i fattori attraverso interventi su scala paesaggistica. Le attività di ricerca devono essere proiettate sui bisogno nutrizionali delle varie specie di api e sulla qualità delle risorse del le specie di piante al fine di sviluppare comunità vegetali diversificate

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(biodiversità) e nutrizionalmente equilibrate (qualità nutrizionali). Il ri pristino di “suite” appropriate di specie vegetali nei paesaggi può essere da supporto per diverse popolazioni di specie di api e i relativi servizi ecosistemici di impollinazione che esse assicurano. Il momento della presa di coscienza e responsabilità dovrebbe essere realizzato, invece c’è ancora resistenza a più livelli di fruizione. Ci sono elementi di instabilità dei sistemi che regolano lo stato del Sistema Ter ra e possono evolvere in maniera irreversibile. È ancora più inaccettabile in quando appare chiaro che il futuro della nostra civiltà si gioca sulle scelte e azioni di questo decennio, definito dall’Onu “Decade of Action”. Si fa molto affidamento sulla continua e rapida evoluzione della ricerca scientifica e tecnologica, ma qualsiasi innovazione per avere impatto si gnificativo ha bisogno della volontà politica, di supporti di governance efficaci e strumenti finanziari per applicarla oltre che di flussi di materia ed energia necessari a realizzarla. L’adozione e l’avvio dell’implementa zione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, pur con alcune riser ve, si spera possa risolversi in azioni finalmente tangibili e reali. Anche il contesto privato risponde sulla stessa onda: aumenta l’importanza della finanza sostenibile; le imprese guardano sempre più al benessere di tutti gli stakeholder e quindi anche dei dipendenti, dei consumatori e delle comunità locali, anche per la consapevolezza che la transizione che dob biamo inevitabilmente intraprendere, per di più in tempi molto brevi, favorirà senza dubbio chi reagisce con rapidità, assumendo i vantaggi del prime mover. Ci aspettiamo che tutto ciò si traduca in realtà. Azioni concrete in cui deve sperare l’Italia, che in base a quanto illustrano i dati nel Rapporto ASviS, mostrano quanto sia critica la situazione del nostro Paese e al di sotto della media EU per 10 dei 16 Goal per i quali è stata possibile condurre l’analisi. Strategie serie e mirate con le quali ancora si potrà mitigare e ottenere una inversione dell’impatto negativo sull’ambiente, e conseguire gli Obiettivi dell’Agenda 2030 nei tempi previsti, cosa che l’Italia rischia seriamente di non portare a termine. Assicurare il dialogo api-piante nel prossimo futuro renderà felici molti apicoltori e permetterà di assicurare la salvaguardia dell’ambiente e della sua biodiversità.

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Marino Quaranta

Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente Via di Corticella 133 - 40128 - Bologna, Italy

In un mondo più ostile, tendenzialmente più caldo, più inquinato, e più invaso da competitori esotici, possiamo immaginare un futuro sostenibile per la biodiversità in generale e per quella delle api? L’ape mellifera fornisce molteplici prodotti al benessere umano ma il più importante di tutti è quello della impollinazione delle colture agricole per la produzione di frutti e sementi, e delle piante spontanee per il manteni mento della biodiversità in generale. L’ape mellifera è stata a lungo credu ta l’unico impollinatore necessario e sufficiente ad assicurare il fabbisogno di impollinazione delle colture agricole. In anni recenti però l’apicoltura è entrata in crisi per molteplici cause, e a questo punto ricercatori e decisori

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politici hanno iniziato a chiedersi se, nell’eventualità di una crisi profon da dell’apicoltura e di un conseguente sensibile calo di presenza di ape mellifera nell’ambiente, potessero esservi degli organismi utili per l’im pollinazione delle colture, e hanno scoperto che le conoscenze a riguardo sono molto scarse perché è stato trascurato lo studio di questi organismi importanti e negletti nel corso del ventesimo secolo. Vediamo quindi in breve cosa intendiamo per impollinatori e quale apporto essi determinano in termini di valore economico, ambientale ed ecosistemi co. Impollinatori sono tutti quegli organismi animali che determinano l’im pollinazione cioè la fecondazione delle piante, trasferendo il polline dalle antere maschili ai pistilli femminili presenti nei fiori e determinando così la fecondazione e la produzione di semi e frutti. Le coltivazioni che beneficia no dell’impollinazione entomofila sono soprattutto le colture frutticole, gli ortaggi, le colture industriali in particolare le oleaginose, ed altre. È interessante confrontare il valore economico in termini di fatturato del la produzione di miele che in Europa si aggira annualmente intorno a un miliardo di euro, con quello determinato direttamente dall’azione impol linatrice animale, che per le colture europee è stato stimato essere intorno

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ai 22 miliardi di euro l’anno; questo rappresenta solo una parte del valore economico determinato dall’impollinazione , non è stato ancora calcolato l’apporto dell’impollinazione in termini di benefici derivati al bestiame, alla flora spontanea e alla biodiversità animale che su essa si sostiene. Altri studi hanno stimato l’apporto economico della impollinazione in altre aree. A livello globale il valore economico dell’impollinazione si aggira intorno a circa 150 miliardi di dollari su 1600 miliardi circa di fatturato globale di colture agroalimentari prodotte. L’impollinazione è quindi uno dei fattori della produzione, come lo sono i fertilizzanti, l’acqua e il lavoro, solo per citarne alcuni, il cui apporto può essere stimato sulla base di op portuni coefficienti ricavati sperimentalmente in base alla fisiologia della riproduzione (grado di autogamia ad esempio) di ciascuna specie vegetale.

Vediamo dunque di capire meglio quali organismi sono impollinatori. Potenzialmente tutti gli organismi animali lo sono, in particolare rettili, uccelli, pipistrelli, altri mammiferi, ma nel nostro emisfero settentriona le gli impollinatori sono rappresentati soprattutto da insetti. Tra gli impollinatori dobbiamo distinguere organismi più o meno ef

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ficaci. Sono meno efficaci gli impollinatori facoltativi cioè tutti quei gruppi di insetti i cui individui si posano sul fiore per nutrire sé stessi e mantenersi nelle loro attività, ad esempio il volo, o anche che si tro vano lì casualmente per riposare. Dobbiamo distinguerli, dicevamo, da quelli obbligati, cioè quelli che visitano il fiore perché da esso ricavano il nutrimento per la prole, cioè il polline. A questo gruppo appartiene l’ape mellifera e tutti gli apoidei solitari, che nel mondo sono rappresen tati da oltre 20.000 specie. In Europa vivono circa 2500 specie e l’Italia possiede poco meno della metà del patrimonio di impollinatori selvatici europei, con un migliaio di specie. L’efficacia degli impollinatori è determinata anche dalla propria morfo logia, ad esempio le dimensioni, e dall’ecologia, cioè il loro comporta mento e modo di relazionarsi nei riguardi del fiore e dell’ambiente. Per esempio, se sono generalisti o specializzati, visitando rispettivamente molti o pochi fiori, il loro grado di socialità che determina la numerosità degli individui presenti nell’ambiente. Il motivo per cui l’ape mellifera è considerata l’impollinatore più efficace è dato proprio dalla sua natura

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eusociale che la fa considerare la società “perfetta” tra gli apoidei, e che determina per ogni famiglia un altissimo numero di bottinatrici, quindi di individui presenti nell’ambiente. In contrapposizione con l’ape mel lifera, la maggior parte delle specie di apoidei selvatici sono solitarie quindi ogni specie è presente nell’ambiente con pochi individui. Per tanto, per assicurare un adeguato grado di impollinazione laddove l’ape mellifera dovesse essere poco rappresentata, bisogna garantire un alto numero di specie presenti. Nella presentazione vengono illustrate immagini di impollinatori ap partenenti a taxa di imenotteri apoidei, lepidotteri diurni, ditteri sir fidi, coleotteri e altri imenotteri non apoidei. Gli imenotteri apoidei, comunemente conosciuti come api selvatiche, sono gli impollinatori più efficienti in quanto si sono evoluti insieme alle piante con fiori a partire da circa 120 milioni di anni fa. La coevoluzione ha portato quindi i fio ri a essere sempre più appariscenti e offrire ricompense alimentari, tra cui il polline, per risultare attrattivi per gli insetti impollinatori. Questi dal canto loro hanno evoluto strutture del corpo sempre più efficienti

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per trasportare il polline dal fiore ai loro nidi, in particolare una fol ta e fitta peluria del corpo, delle robuste setole sulle zampe posteriori, un volo sempre più rapido, e ligule sempre più lunghe per visitare fiori dalla corolla profonda. Una delle chiavi di maggior successo per alcune specie è stata la conquista della socialità. Questa si è particolarmente sviluppata nella famiglia degli Apidi, cui appartengono anche i bombi, ove raggiunge il massimo grado nell’ape mellifera, e nella famiglia degli LeAlittidi.modalità di nidificazione adottate dagli apoidei sono un aspetto im portante da conoscere della loro biologia, sia per poterli studiare, sia per comprendere la loro fragilità e i metodi e le politiche di conservazione necessarie per proteggerli. La maggior parte delle specie di api selvati che nidifica nel suolo, e soltanto una parte anche al di sopra del suolo, in gallerie che scavano essi stessi o trovano già presenti nell’ambiente. Per questo la sottrazione di suolo da parte dell’uomo con le sue attività economiche, in particolare agricoltura e urbanizzazione, costituiscono un grave pericolo per gli impollinatori in quanto sottraggono proprio

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Successivamente, a partire dalla Conferenza delle Nazioni Unite sullo stato dell’ambiente e sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, i go verni del mondo si sono fatti carico delle difficoltà della biodiversità,

Una valutazione dello Stato di salute del patrimonio di impollinatori in Italia, raffrontato con quello di altre realtà, con valori e dati. Si è iniziato a parlare di crisi e declino degli impollinatori e dell’im pollinazione già dalla fine degli anni ‘80 quando in Europa l’apicoltura ha iniziato a subire forti danni per l’invasione dell’acaro Varroa. Que sta crisi, preceduta da quella preesistente degli agrofarmaci e dell’uso del suolo, e seguita da ulteriori invasioni negli anni 2000, e la cri si sempre più evidente dovuta ai cambiamenti climatici, hanno reso coscienti ricercatori e decisori politici che le conoscenze scientifiche insufficienti sugli organismi pronubi non consentivano di rispondere alla domanda di conservazione della biodiversità.

quello che è il bene che essi trovano meno disponibile in natura e cioè lo spazio per nidificare.

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dell’ambiente naturale e dell’impollinazione nel mondo, e ad emanare richieste di provvedimenti a livello continentale, giungendo a creare allo scopo una apposita piattaforma di concertazione tra scienziati e governi (IPBES - Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici). Altre iniziative internazionali importanti, a seguire, sono state le “Iniziative per gli Impollinatori” come la EPI – European Pollinators Initiative, che ha stabilito tre Priorità:Priorità

I: migliorare le conoscenze sul declino degli impollinatori, le sue cause e le sue conseguenze.

La prima priorità impegna particolarmente la comunità scientifica, che è chiamata a rispondere a specifiche domande di ricerca.

Priorità II: affrontare le cause del declino degli impollinatori. Priorità III: sensibilizzare, impegnare la società nel suo insieme a promuovere la collaborazione.

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Secondo: individuare le minacce e le specie minacciate Nel 2014 la pubblicazione della Lista rossa europea delle api selvatiche ha fornito un’immagine di dove in Europa si concentra maggiormente la biodiversità di questo gruppo di impollinatori e anche di dove sono distribuite le principali minacce, e ha anche fornito un elenco di specie minacciate quantificando la percentuale delle specie minacciate intorno al 9,2%. Tuttavia il risultato più scioccante di questo rapporto è stato

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Primo: contare gli impollinatori Nel 2016 l’IPBES ha pubblicato un poderoso rapporto in cui ha evi denziato, tra l’altro, la necessità di raccogliere dati di alta qualità a lungo termine su impollinatori e impollinazione a livello nazionale, al fine di indirizzare le risposte per affrontare il declino. Il mondo accademico e i decisori politici sono dunque d’accordo sulla necessità di stimolare le ri cerche con particolare riguardo alla contabilità di specie e di popolazio ni, e la loro distribuzione, non limitandosi ad una fotografia dello stato attuale ma intraprendendo una vera e propria azione di monitoraggio su scala continentale di queste popolazioni per lungo tempo a venire.

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Terzo: monitorare le popolazioni Ben vengano quindi i progetti che finanziano le indagini a livello nazio nale come i progetti AMA e BeeNet, che fotografano lo stato attuale delle popolazioni in un quadriennio, ma se non si dà continuità a queste misu razioni non è possibile stabilire il grado di pericolo effettivo che corrono le specie e tantomeno quindi le corrette politiche di conservazione.

constatare che su oltre la metà delle specie europee (56,7%) non era possibile fornire un giudizio di minaccia di estinzione a causa della in sufficienza di dati a disposizione, in particolare sui trend di popolazione.

Ma è possibile fare una stima da aggiornare periodicamente di quanti sono gli impollinatori italiani, la loro distribuzione e il loro trend di popola zione e come risulta posizionata l’Italia rispetto a paesi del Nord Europa? Per questo l’Unione Europea ha dato incarico ad un gruppo di esperti di pro gettare un monitoraggio di tutti gli impollinatori in tutti e 27 i paesi membri. In seguito, nel 2021, la commissione ha finanziato un progetto pilota (Pro

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In che modo possiamo concorrere a generare un processo sostenibile in agricoltura e nell’ambiente? Cosa possono fare in particolare gli agricoltori e gli apicoltori, custodi da sempre della biodiversità? Le successive priorità individuate nella European Pollinators Initiative impegnano tutti noi e la sfera politica in generale.

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getto SPRING) destinato a testare questo monitoraggio sul 10% dei siti che sono stati reputati necessari dagli esperti per ottenere dati significativi. Il nostro paese presenta dati di partenza tra i migliori come numero di specie nel panorama europeo. Abbiamo il maggior numero di specie di farfalle e di mosche sirfidi e siamo tra i primi paesi per quanto riguarda il numero di specie di api. Le ricerche condotte negli ultimi anni hanno persino portato ad un aumento del numero di specie conosciute che non deve ingannare, perché è frutto soltanto della migliorata conoscen za delle specie della fauna mentre il rischio di estinzione di molte di esse permane. Abbiamo il dovere di conservare per le generazioni successive questo patrimonio affidatoci dalla natura.

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Quarto: la conservazione

Il bandolo della matassa può essere trovato forse nel buon senso, nel le buone pratiche. Allevatori, coltivatori, operatori economici dei vari settori devono condurre la propria attività nel rispetto delle buone re

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Conservare la biodiversità è compito di ciascuno di noi. Purtroppo, quando di mezzo ci va la propria attività economica, non è facile trovare un equilibrio tra la giusta aspettativa di remunerazione e una perdita di patrimonio naturale che non è immediatamente visibile. L’apicoltore, ad esempio, si è sempre considerato baluardo contro la perdita di biodi versità, consapevole del ruolo pronubo dell’ape mellifera, ed è compren sibile che possa oggi sentirsi disorientato quando gli viene detto che difendersi da predatori di api come i calabroni può comportare a sua volta una perdita di biodiversità, oppure se viene messo addirittura sul banco degli imputati prefigurando una, per ora non dimostrata, nocività dell’ape mellifera nei confronti delle api selvatiche.

Quinto: divulgazione e sensibilizzazione

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gole volte ad una produzione sostenibile, restando per quanto possibile aggiornati sulle novità provenienti dalla ricerca scientifica e agendo in definitiva come parte di un tutto. Il CREA e alcune università italiane da anni agiscono di concerto per approfondire la conoscenza e sensibilizzare gli operatori economici e l’opinione pubblica sulla centralità del ruolo degli organismi pronubi nel mantenimento della biodiversità in generale. Il CREA dal 2016 ha atti vato corsi per l’introduzione alla conoscenza degli apoidei ed è previsto, nell’immediato futuro, un aumento dell’attività didattica. http://www.crea.gov.ithttp://www.stopvelutina.ithttp://www.beewatching.ithttp://www.apiselvatiche.it

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Mattia Schiavo Medico veterinario, technical advisor

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La modalità di somministrazione gocciolata e quella consigliata, tut tavia, in base al periodo di utilizzo e alle preferenze dell’apicoltore, vi è la possibilità di somministrarlo anche tramite il nutritore in dose di 4 grammi per litro di sciroppo, o attraverso il candito zuccherino. Funzio nale in tal senso è la nuova formulazione ApiHerb-Candy. Il periodo consigliato di somministrazione è durante la ripresa prima

La nutrizione svolge un ruolo centrale sul benessere delle api e non solo dal punto di vista della sopravvivenza. È proprio tramite la nutrizione che l’apicoltore può intervenire per mi gliorare e mantenere alta l’efficienza della colonia, aiutando a controllare alcune patologie dell’alveare. Alcuni alimenti contengono sostanze che aiutano il superorganismo proprio in tal senso, ovviamente è importante non generalizzare e individuare con metodo scientifico, rigore e criticità quegli alimenti che siano responsabili degli effetti benefici eventual mente Apiherbriscontrati.èunmangime complementare in polvere composto da aglio, cannella e vitamine che nel tempo è stato più e più volte testato con metodo scientifico, dimostrando di aiutare a mantenere efficiente l’ap parato digerente delle api, evitando che malattie parassitarie come la Nosemiasi prendano il sopravvento indebolendo la colonia. Per somministrare ApiHerb è necessario scioglierlo in sciroppo zuc cherino almeno 12 ore prima della somministrazione, per permettere una corretta infusione dei sui componenti vegetali. Successivamente può essere gocciolato sulle stecche dei telaini da nido per permetterne una rapida assunzione da parte delle api. Per avere il miglior risultato è consigliato ripetere questa somministrazione per almeno tre volte a distanza di una settimana.

Alveis - Chemicals Laif

NUTRIZIONE FUNZIONALE CON APIHERB® INGREDIENTI BENEFICI A FAVORE DELL’ORGANISMO DELL’APE

Grazie alle sue caratteristiche e alla copiosa letteratura scientifica, ApiHerb è un prodotto Italiano esportato e apprezzato in più di 27 paesi nel mondo.

verile e a fine stagione, con la possibilità di utilizzare ApiHerb-Candy durante i mesi freddi dell’anno.

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NUTRIZIONE FUNZIONALE CON APIHERB® INGREDIENTI BENEFICI A FAVORE DELL’ORGANISMO DELL’APE

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A volte ci si dimentica che ogni bambino è unico. Ciascuno ha i suoi tempi. Il tempo relativamente breve e le modalità sostanzialmente comuni ad un gruppo di bambini che possiedono caratteristiche diverse non aiuta lo sviluppo di un apprendimento significativo per il bambino. Questo significa che far parte di un gruppo non vuol dire riuscire, essere preparati o pronti per affrontare determinate esperienze, proprio come accade alla nostra amica Ape Mia.

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“UN’APE PER AMICA” presentazione libro

Che cosa succede quando un’ape e un orso diventano amici? Con la di versità i bambini non hanno un rapporto di negatività, ma generalmente di curiosità. Tutto ciò che esula dall’ordinario porta chiunque a farsi domande a cui sarebbe importante rispondere, guardando in faccia alla realtà dei fatti, ecco che l’amicizia tra Mia e Filippo porta con sé il filo rosso dei legami profondi e forti anche quando si è diversi. Che cos’è la danza delle api? Com’è fatta un’ape? Quali sono gli attrezzi di un apicoltore ? Come trasporta nettare e polline un’ape? Nel libro troverete anche 6 tavole scientifiche che vi aiuteranno a conoscere ogni segreto di questi insetti e che nello stesso tempo ci aiuteranno a com prendere quanto il valore dell’attesa è importante.

“Un’ape per Amica” è un libro che ha il desiderio, mentre si è completamente assorbiti dalle illustra zioni magistrali di Roberta Rossetti, di raccontare ai bambini e agli adulti, il valore dei tempi, della diversità, dell’inclusione e dell’attesa.

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