notiziario dell’ASSOCIAZIONE piccole e medie industrie
APINFORMA numero 21 30 novembre 2018
IN PRIMO PIANO CONFAPI ALLA MANIFESTAZIONE DI TORINO DEL 3 DICEMBRE
ApiNFORMA - Quindicinale di informazione dell’Associazione Piccole e Medie Industrie
FISCALE TRIBUTARIO ECONOMICO
LAVORO
SICUREZZA E AMBIENTE
EDILIZIA
EXPORT MARKETING
ORGANIZZAZIONE
I T A T T PROIE O R U T U F L I O VERS
MA SEMPRE CON LA TESTA SULLE SPALLE
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notiziario dell’ASSOCIAZIONE PIccole e medie industrie
APINFORMA
numero 21 30 novembre 2018
Sommario Infrastrutture per lo sviluppo. TAV, l’Italia in Europa LA NOSTRA POSIZIONE
FISCALE TRIBUTARIO ECONOMICO
8
Incontro con il Vice Premier Salvini del 9 dicembre 2018
31
Le nostre proposte di interventi a favore delle imprese
34
Il versamento dell’acconto Iva
40
Comunicazioni all’ENEA
44
Reverse charge su pc e tablet
46
Beni in giacenza presso il fornitore
48
Sabatini ter. Chiusura dello sportello al 4 dicembre 2018
49
Buoni per la digitalizzazione e l’ammodernamento tecnologico
50
Le imprese e i lavoratori vicini al territorio
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Avvio Fondo sanitario ENFEA Salute
54
Fornitura di energia elettrica in mercato libero
55
Fornitura gas metano 2019
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SOA: rinnovo per la Costruzioni Vidoni srl
57
Piattaforma informatica per le Amministrazioni nelle gare
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LAVORO
SICUREZZA E AMBIENTE
EDILIZIA
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EXPORT MARKETING
Informazioni sulla Federazione Russa
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Doing business in Africa
65
“Decreto sicurezza”. Conversione in legge
66
Canone di locazione immobili urbani
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ORGANIZZAZIONE
CHIUSURA DEGLI UFFICI PER LE FESTIVITÀ NATALIZIE Vi comunichiamo che in occasione delle prossime festività l’Associazione sarà chiusa nelle seguenti giornate: dal pomeriggio del 21 dicembre al 4 gennaio
Dateci il vostro indirizzo di posta elettronica per comunicare più facilmente, per fornirvi informazioni in tempo reale e per realizzare economie di scala. info@confapifvg.it
Editore Redazione Associazione Piccole e Medie Industrie del Friuli Venezia Giulia - Confapi FVG Viale Ungheria, 28 33100 Udine Tel. 0432 507377 www.confapifvg.it
Direttore Responsabile Lucia Cristina Piu Registrazione presso il Tribunale di Udine n. 404 del 27.08.1977
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Infrastrutture per lo sviluppo. TAV, l’ltalia in Europa manifestazione di torino del 3 dicembre 2018
In ordine alla grande manifestazione di Torino del 3 dicembre 2018 per la sollecitazione a politiche di investimenti e non di sterile assistenzialismo da
parte del Governo ci è gradito riportare la principale rassegna stampa inerente alla partecipazione e alle dichiarazioni del Presidente nazionale di Confapi Maurizio Casasco. Più puntuali osservazioni sono state formulate alla Commissione Finanze Congiunta di Camera e Senato di cui si è precedentemente data notizia su Apinforma n. 19 del 31 ottobre 2018, pagg. 15-20. In conclusione riportiamo anche le sollecitazioni di alcune imprese di cui non facciamo il nome e il tenore delle risposte della scrivente Associazione che riepilogano le azioni più recenti.
Comunicato stampa
TAV TORINO-LIONE / Casasco (Confapi): “Per crescere abbiamo bisogno di infrastrutture” Roma, 30 Ottobre 2018 – “Confapi sostiene con forza l’iniziativa di Api Torino contro il blocco della TAV. Si tratta di un segnale chiaro per ribadire che senza investimenti in infrastrutture non andiamo da nessuna parte”. È quanto dichiara Maurizio Casasco, Presidente nazionale Confapi, all’indomani della manifestazione organizzata dalle associazioni d’impresa a Torino, per sostenere la realizzazione della linea ad alta velocità fra il capoluogo piemontese e Torino. “Non possiamo pensare – aggiunge Casasco – di sforare sul deficit e, parallelamente, non investire in infrastrutture moderne che sono la precondizione per la crescita e lo sviluppo delle nostre piccole e medie industrie private. Anche negli anni ’60 c’era chi sosteneva che si poteva stare tranquillamente senza Autostrada del Sole. Mi pare che però la storia abbia dimostrato il contrario”. “Il Governo – chiede il Presidente di Confapi – vuole sforare sul deficit per far crescere il Paese? Possiamo essere anche d’accordo nell’opporci al diktat europeo della riduzione del nostro debito, peraltro non troppo diverso per entità da quello tedesco o francese. Ma il loro Pil, questo sì diverso, ci impone di sforare per investire, per chiudere altre grandi opere come la Pedemontana lombarda e piemontese, l’alta velocità Brescia-Trieste, il Terzo Valico. E poi investire per diminuire il trasporto merci su gomma e per collegare meglio i distretti industriali; realizzare infrastrutture portuali che ci favorirebbero, vista nostra posizione strategica nel Mediterraneo; riqualificare il patrimonio edilizio pubblico e privato, soprattutto nelle grandi città”. Ufficio Stampa Confapi Antonio Savarese 329 7306867 - 06 69015345
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Link con l’intervento integrale del Presidente Casasco all’evento “Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa”: http://www.confapi.org/ it/news-online/1284-l-intervento-del-presidentecasasco-all-assise-di-torino.html Il nostro Presidente Maurizio Casasco ospite il 12/11 della trasmissione “Quarta Repubblica”, condotta da Nicola Porro e in onda su Rete4 a partire dalle 21.25. Repubblica.it – Torino, la carica dei 3000 imprenditori sì-Tav:” È un dovere essere qui oggi” https://video.repubblica.it/edizione/torino/torino-la-carica-dei-3000-imprenditori-si-tav-e-un-dovere-essere-quioggi/321388/322013?ref=search Ansa.it - Boccia: tutte le imprese a Torino, la pazienza è quasi a limite http://www.ansa.it/sito/notizie/ economia/2018/12/03/-boccia-tutte-le-impresea-torino-la-pazienza-e-quasi-a-limite_aaa503f1ffb8-426c-9d6c-c1fb4a6dc07f.html RaiNews.it – Tav, Boccia: “Se siamo qui è perché la nostra pazienza è quasi al limite” http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Tavmanifestazione-a-Torino-Boccia-Confindustriaee4b9236-0d7d-4b71-a649-26ee50ccf42e.html IlFattoQuotidiano.it – Torino, Boccia: “4 miliardi per evitare la procedura di infrazione. Conte convinca i due vicepremier o si dimetta” https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/12/03/torino-boccia-4-miliardi-per-evitare-la-proceduradi-infrazione-conte-convinca-i-due-vicepremiero-si-dimetta/4810214/ IlFoglio.it – Confindustria dice che ha quasi finito la pazienza col governo https://www.ilfoglio.it/cronache/2018/12/03/ news/confindustria-dice-che-ha-quasi-finito-lapazienza-col-governo-227549/ Corriere.it – Sì Tav, tremila imprenditori a Torino: «Subito le infrastrutture, pazienza finita» https://torino.corriere.it/economia/18_dicembre_03/tremila-imprenditori-torino-rappresentano-65percento-pil-italiano-75fdb4fa-f70f-11e8bd62-81aafd946bf7.shtml LaStampa.it – Stati generali delle categorie il 3 dicembre a Torino: pochi 1500 posti per i Sì Tav https://www.lastampa.it/2018/12/01/cro-
nac a/stati-g e ne rali-de lle -c ate g orie -il -d ic e m bre - a - to rino - p o ch i- p o sti- p e r- i - s - t a vv5UXsOC34KSojzdOmDFgNP/pagina.html ImpresaMia.com – TAV / CASASCO (CONFAPI) : “NON ABBIAMO BISOGNO DI LEADER DI PARTITO, MA DI UN GOVERNO CHE INVESTA IN INFRASTRUTTURE E SVILUPPO https://www.impresamia.com/tav-casasco-confapi-non-abbiamo-bisogno-di-leader-di-partitoma-di-un-governo-che-investa-infrastrutture-esviluppo/ IlFogliettone.it – Tav, pure le imprese contro il Governo http://www.ilfogliettone.it/tav-imprese-governoboccia-pazienza-al-limite/ Finanza.TgCom.mediaset.it – TAV: CASASCO (CONFAPI), NECESSARIO AVERE POLITICA INDUSTRIALE http://finanza.tgcom24.mediaset.it/news/dettaglio_news.asp?id=201812031732001366&chkAg enzie=PMFNW
ANSA
ANSA/ 3.000 imprese a Torino per Tav, la pazienza è al limite Rappresentano 65% Pil.No Tav replicano, difendete ricche commesse (di Amalia Angotti) (ANSA) - TORINO, 3 DIC Più di tremila imprenditori sono arrivati a Torino da tutta Italia per dire sì alla Tav e al rilancio delle infrastrutture. Tutti uniti contro “il governo del no”, al quale chiedono di cambiare marcia e puntare sulla crescita. Alle Ogr, le ex Grandi Officine Riparazioni, dove da metà dell’800 si riparavano i treni, si sono riunite dodici associazioni d’impresa: industriali, artigiani, mondo delle cooperative e imprese edili. Parlano a nome di 13 milioni di lavoratori e rappresentano più di due terzi del Prodotto Interno lOrdo del Paese. In sala anche i sindacati e le donne rappresentanti del movimento Sì Tav, mentre non sono stati invitati i politici “per evitare strumentalizzazioni”. Una grande iniziativa conclusa con la firma di un manifesto che in 12 punti spiega le ragioni per cui la costruzione della nuova linea Tav, “opera che riguarda il futuro di tutta Italia”, non deve essere interrotta. “Se siamo qui è perché la nostra pazienza è quasi finita. Il messaggio alla politica e al governo da parte dei corpi intermedi dello Stato è chiaro: devono avere il senso del limite”, tuona il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. “La Tav non serve? Se dobbiamo restituire un mi-
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liardo alla Francia e all’Europa perché qualcuno ha deciso che l’opera è inutile, che sia lui a pagare e non gli italiani”, aggiunge Boccia che attacca anche sulla manovra. “Se fossi in Conte - spiega - convocherei i due vicepremier e gli chiederei di togliere due miliardi per uno visto che per evitare la procedura d’infrazione bastano 4 miliardi. Se qualcuno rifiutasse mi dimetterei e denuncerei all’opinione pubblica chi non vuole arretrare. Una promessa a Di Maio: se ci convoca tutti e dodici non lo contamineremo. A Salvini, che ha preso molti voti al Nord, dico di preoccuparsi dello spread”. “Tutti hanno diritto di manifestare e la politica ha il dovere di ascoltare. Noi non viviamo sulla luna ma in mezzo alla gente, alle imprese” commenta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, mentre il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani sottolinea che “stiamo pagando un prezzo altissimo per l’ostilità verso le imprese e per il clima di sfiducia creato da questa maggioranza”. La voce delle imprese alle Ogr è una sola. “Siamo qui per dire sì allo sviluppo. Sì agli investimenti strategici. Sì ad un Paese che sa andare oltre le proprie fragilità strutturali”, spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. “Senza infrastrutture - osserva il presidente nazionale di Cna, Daniele Vaccarino - non c’è crescita. Se ai segnali di rallentamento dell’economia si aggiunge il no alle infrastrutture, il rischio di avere una caduta di fiducia è grande”. Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolinea che “i ritardi infrastrutturali pesano sulla competitività delle imprese agricole”, mentre Confapi ricorda che “i Romani 2 mila anni fa per prima cosa fecero le strade”. “Quello che si sta facendo bisogna portarlo a termine. È dobbiamo farlo il più velocemente possibile”, avverte il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti. Rispondono a distanza i No Tav, che sfileranno l’8 dicembre a Torino. “Ben poco attivismo imprenditoriale - dicono - si è visto quando la disoccupazione giovanile ha toccato il 40% o le infrastrutture da nord a sud sono crollate facendo vittime e feriti. L’alzata di scudi c’è solo quando i ben poco intraprendenti imprenditori rischiano di perdere una ricca commessa di soldi pubblici”. (ANSA). Tav: le richieste al governo, ecco manifesto imprese Dodici ‘perché sì’ in documento Torino, 60% Paese vuole l’opera (di Barbara Paloschi) (ANSA) - TORINO, 3 DIC - Dalla riunione torinese degli imprenditori italiani, che in tremila sono
stati questo pomeriggio alle Ogr per riaffermare il loro sì alla Torino-Lione, arriva un manifesto in 12 punti che spiega le ragioni per cui la costruzione della nuova linea Tav non deve essere interrotta. Lo sottoscrivono Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna Casartigiani, Legacoop, Confcooperative, Agci, Confagricoltura, Confapi e Ance. Tutti uniti, e tutti critici con il “Governo del no”. “Diciamo sì Tav - si legge nel documento - perché sogniamo un’Italia protagonista e puntiamo a una società inclusiva, perché mentre altri grandi Paesi realizzano ambiziosi obiettivi investendo sulle grandi infrastrutture, l’Italia non può danneggiare se stessa e l’Europa”. “Una rete infrastrutturale europea - afferma il manifesto - non è tale senza tutti i corridoi in cui si articola e, senza la TorinoLione non esisterebbe il Corridoio Mediterraneo, per il quale l’Italia si è battuta con vigore”. E ancora, fra i motivi del sì gli imprenditori elencano la quota di finanziamento a carico dell’Unione Europea salita dal 40% al 50%, e il fatto che “quella a carico dell’Italia è già stata tutta impegnata programmaticamente e non avrebbe impatti negativi sui saldi di finanza pubblica”. “A conti fatti - rimarca il manifesto - completare la TorinoLione costerebbe meno che non realizzarla, e senza la nuova linea il trasporto di merci su tutto il versante Ovest delle Alpi sarebbe più costoso. Costruendola invece al 2030 si ridurrebbe il transito stradale di quasi un milione di veicoli pesanti l’anno, tagliando emissioni inquinanti per tre milioni di tonnellate equivalenti di Co2”. Fra gli ultimi punti: Milano-Parigi in 4 ore e mezza, stimolo alla crescita di 11,3 miliardi di euro fra 2020 e 2027, con cinquemila occupati in più l’anno. E perché, conclude il manifesto, “di tutto questo è convinta la maggioranza del Paese, che per quasi il 60% è favorevole alla Torino-Lione”. (ANSA). Tav: 3.000 imprenditori a Torino, oltre 65% Pil italiano Sollecitano rilancio infrastrutture a partire da Torino-Lione (ANSA) - TORINO, 03 DIC - Tremila imprenditori sono arrivati da tutta Italia alle Ogr, le ex Grandi Officine Riparazioni di Torino, dove si riparavano i treni dalla metà dell’800, per la manifestazione organizzata per sollecitare il rilancio delle infrastrutture a partire dalla Torino-Lione. Sono presenti dodici associazioni d’impresa, che complessivamente rappresentano 13 milioni di lavoratori e oltre il 65% del Pil. L’incontro ‘Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa’ ci sono i presidenti nazionali di Confindustria, Casartigia-
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ni, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio, Cna e Agci.(ANSA). Tav: imprese a Torino per chiedere sviluppo al governo Associazioni produttive sottoscrivono manifesto confronto (ANSA) - TORINO, 3 DIC - Il mondo economico e produttivo si riunisce oggi a Torino per chiedere sviluppo al governo. Alle Ogr, le ex Officine Grandi Riparazioni, sono attesi i vertici di dodici associazioni d’impresa - in rappresentanza di 13 milioni di lavoratori e di due terzi del pil italiano. Una mobilitazione senza precedenti, per sollecitare il rilancio delle infrastrutture a cominciare dalla Torino-Lione, simbolo delle grandi opere con valenza strategica a livello europeo. Obiettivo dell’incontro quello di chiedere al governo “una riflessione seria e libera da pregiudizi ideologici sulle scelte che riguardano grandi opere e sviluppo”. ‘Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l’Italia in Europa’ è il titolo dell’incontro, in programma alle ore 16. Col presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, sono presenti i vertici di Casartigiani, Ance, Confapi, Confesercenti, Confagricoltura, Legacoop, Confartigianato, Confcooperative, Confcommercio e Cna. Verrà sottoscritto un manifesto, base del confronto col governo del 5 dicembre.(ANSA).
RADIOCOR Tav: Casasco (Confapi), è solo primo passo, infrastrutture fondamentali (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Torino, 03 dic - ‘Le infrastrutture sono fondamentali. I romani 2mila anni fa per prima cosa fecero le strade. Non e’ solo un passaggio di merci, e’ un passaggio culturale. La Tav e’ solo il primo passo’. Lo ha affermato il presidente di Confapi, Maurizio CASASCO, intervenendo alla manifestazione ‘Infrastrutture per lo sviluppo’ in favore della Tav, sostenendo che al Paese servono anche ‘la banda ultra larga, la Pedemontana, il terzo valico, i porti’. ‘E’ fondamentale che questo Paese abbia una politica industriale e di sviluppo’, ha continuato, sottolineando che ‘per noi i numeri non sono quelli dei sondaggi elettorali, sono quelli del Pil, dell’occupazione, del costo del denaro...’, chiedendo al governo di ‘abbattere il cuneo fiscale e di ridurre la burocrazia’ perche’ piuttosto che fare politiche di tipo assistenziale ‘il reddito viene dal lavoro e il lavoro lo danno le imprese’. Fla- (RADIOCOR) 03-12-18 16:53:24 (0501)INF 5 NNNN
MF DOW JONES Tav: Casasco (Confapi), necessario avere politica industriale TORINO (MF-DJ)--”Per l’Italia e’ fondamentale avere una politica industriale e di sviluppo, per questo diciamo si’ alla Tav”. Lo ha affermato Maurizio CASASCO, presidente di Confapi, intervenendo all’iniziativa a favore della Tav che si tiene a Torino che vede riunite 12 associazioni imprenditoriali. “Le infrastrutture che collegano l’Europa sono fondamentali. Il passaggio non e’ solo di merci ma culturale”, ha aggiunto. “La Tav e’ un simbolo di questo passaggio”. “Il governo deve fare una serie di scelte coraggiose e abbandonare le segreterie di partito. Si pensa solo a un dividendo elettorale”, ha concluso. lab (fine) MF-DJ NEWS 0317:01 dic 2018 NNNN
ASKANEWS
## Tav, imprese in campo a Torino per dire sì a crescita e Tav ## Tav, imprese in campo a Torino per dire sì a crescita e Tav Boccia: qui per sostenere una visione del Paese Torino, 3 dic. (askanews) - Non solo Torino-Lione, ma anche il rilancio degli investimenti in infrastrutture e in misure per la crescita del Paese: sono i temi al centro di “Infrastrutture per lo sviluppo-Tav, L’Italia in Europa”, in corso a Torino alle Officine Grandi Riparazioni, polo culturale della Fondazione Crt, fulcro nel 2011 delle celebrazioni del 150mo dell’Unità d’Italia. “Torino e’ una citta’ simbolo. Siamo qui con 12 associazioni, compresa la nostra, che sono rappresentanti di agricoltori, artigiani, commercianti, esercenti, cooperative, industria, di oltre 3 milioni di imprese e il 65% del Pil’ con oltre 13 milioni di dipendenti”, ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, entrando alle Ogr. “Il messaggio e’ chiaro si’ alla Tav Torino-Lione, si’ alle infrastrutture, si’ alla crescita, perche’ le infrastrutture sono un’idea di societa’, includono, e sono un’idea di visione del Paese, centrale tra Europa e Mediterraneo, aperta a Est e a Ovest”, ha aggiunto Boccia. “Senza infrastrutture non c’è crescita. Se ai segnali di rallentamento dell’economia si aggiunge il no alle infrastrutture, il rischio di avere una caduta di fiducia è grande”, ha ipotizzato il presidente di Cna, Daniele Vaccarino, per cui “è assurdo che si voglia bloccare opere che hanno avuto i finanziamenti europei. La Torino-Lione è fondamentale, può essere fonte di lavoro anche per le piccole imprese che possono essere coinvolte nelle opere minori e nelle manutenzioni”. “Qui siamo davanti non solo ad un passaggio di merci, ma ad un passaggio culturale. Il problema dell’Italia non e’ certo solo la
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Tav, c’è anche la banda ultra larga e ci sono i porti” ha premesso il presidente di Confapi, Maurizio CASASCO, sollecitando “una politica industriale e di sviluppo” e chiedendo al governo di “abbattere il cuneo fiscale e di ridurre la burocrazia” piuttosto che mettere in campo misure assistenzialiste. “E’ follia dare il reddito di cittadinanza, perche’ e’ come dare agli italiani qualche pesce al posto della canna da pesca”, ha aggiunto il numero uno di Confapi, lamentando che “nel paese c’e’ una politica antindustriale, che bolla gli imprenditori come quelli che inquinano ed evadono, come prenditori”. Ancora più duro contro il governo, Gabriele Buia, presidente Ance: “sono assurdi certi discorsi retrogradi del governo. Stiamo mettendo il nostro futuro in mano a gente che non ha cuore l’Italia”. “L’economia sta rallentando e questo per noi e’ motivo di fortissima preoccupazione. Abbiamo bisogno di piu’ crescita e occupazione,oggi siamo qui per dire si’ allo sviluppo e agli investimenti strategici”, ha detto Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. Tremila gli imprenditori presenti a Torino per la mobilitazione a favore della Tav. Prs 20181203T173752Z
ADNKRONOS
TAV: Casasco (Confapi), Governo investa in infrastrutture e sviluppo = Torino, 3 dic. (Adnkronos/Labitalia) - ‘’Il pro-
blema dell’Italia non è solo la TAV, ma anche la banda larga, il terzo valico, i porti’’. È quanto dichiara Maurizio Casasco, presidente di Confapi, all’assise delle associazioni imprenditoriali oggi a Torino. ‘’Quanto al Governo - aggiunge Casasco - i numeri per noi non sono quelli dei sondaggi elettorali, ma sono quelli del PIL, dell’occupazione, del costo del denaro, delle tasse, delle politiche per l’occupazione e per i giovani, degli incentivi. Stiamo pagando costi sempre più alti, senza trarre nessun beneficio. Abbiamo bisogno di leader, non di segretari di partito, come era stato indicato dal voto degli italiani che avevano chiesto flat tax, abbattimento della burocrazia, investimenti pubblici”. “Perché i due leader di governo - continua - non lasciano le segreterie dei rispettivi partiti assumendosi delle responsabilità nei riguardi del Paese? Fino a prova contraria il lavoro lo crea l’industria, in particolare la piccola e media industria privata che in Italia è, a tutt’oggi, la colonna portante del nostro sistema produttivo. Qualora volessimo considerare lo sforamento del deficit una scelta strategica, la dobbiamo finalizzare esclusivamente a investimenti mirati e produttivi, realizzando le grandi opere. Bisogna uscire dalla campagna elettorale. C’è una politica antindustriale in questo Paese e su questo bisogna lavorare”. (Pal/Adnkronos) ISSN 2465 - 1222 03-DIC-18 18:26 NNNN
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Notizia
03/12/2018 TGCOM 24 Ore 18:12:00 TGCOM 24
Torino. Officine Grandi Riparazioni. Convention di 12 associazioni produttive, agricoltori, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, Confindustria, cooperative, per far ripartire infrastrutture come TAV, Terzo Valico Int. Maurizio Casasco (Confapi), Carlo Sangalli, Maria Luisa Coppa (Ascom Torino), Patrizia De Luise (Confesercenti) Dich. Vincenzo Boccia Inq. loghi Legacoop, CNA, Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura
04/12/2018 TG5 Ore 02:05:00 CANALE 5
Torino. Riunione imprenditori che lanciano monito al Governo. Boccia invita Giuseppe Conte a chiedere ai due vicepremier di rinunciare a 2 mld ciascuno nella manovra per evitare procedura d’infrazione. CE annuncia nuovo stanziamento per la Torino-Lione. Dich. Vincenzo Boccia. Int. Carlo Sangalli; Maurizio Casasco, Confapi; Gabriele Buia, Ance.
04/12/2018 AGORA’ Ore 08:00:00 RAI 3
Torino. Officine Grandi Riparazioni. Convention di 12 associazioni produttive per far ripartire infrastrutture come la TAV. L’appello a Vincenzo Boccia a Giuseppe Conte che dovrebbe chiedere a Matteo Salvini e a Luigi Di Maio di rinunciare, ciascuno, a 2 miliardi. Int. Maurizio Casasco (Confapi), Giorgio Merletti (Confartigianato), Gabriele Buia (ANCE) Dich. Vincenzo Boccia Inq. loghi Legacoop, CNA, Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Confcooperative
04/12/2018 TG5 Ore 08:00:00 CANALE 5
Torino. Officine Grandi Riparazioni. Convention di 12 associazioni produttive per far ripartire infrastrutture come la TAV. Int. Maurizio Casasco (Confapi), Carlo Sangalli, Gabriele Buia (ANCE) Dich. Vincenzo Boccia Inq. loghi Legacoop, CNA, Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Confcooperative
04/12/2018 DIRETTISSIMA Ore 11:12:00 TGCOM 24
Manovra 2019: parte da Torino la rivolta degli imprenditori, chiesti più investimenti in Grandi Opere. Int. Carlo Sangalli; Maurizio Casasco; Matteo Salvini. Test. diretta.
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“Le sollecitazioni sono tese a chiedere in quale modo l’Associazione intende attivarsi per l’adesione e la partecipazione alle iniziative nazionali di Torino e Milano. Ciò per evitare una totale distanza o indifferenza da parte della stessa Associazione a quanto questo governo sta mettendo in atto contro la piccola impresa. Le imprese ricevono ogni giorno aggiornamenti e comunicazioni da parte dell’Associazione, anche promozioni di lodevoli incontri tecnici che ahimè a breve diverranno totalmente inutili se la battaglia contro il mondo imprenditoriale non vedrà nelle nostre rappresentanze un minimo di argine. Vorremmo ricevere notizie o comunicati o pareri rispetto a quanto sta avvenendo nel nostro Paese. Speriamo in un vostro cortese riscontro.”
stato, inoltre, ospite di diverse trasmissioni televisive, e anche nell’assise del 3 dicembre è intervenuto assieme agli altri 11 Presidenti nazionali di categoria.
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In allegato troverete un riepilogo delle iniziative assunte in ordine alla politica di bilancio perseguita dal presente Governo, politica che osteggiamo proprio per le impostazioni prese in materia economica.
Gentili Imprenditori, Vi ringraziamo per l’attenzione che riservate all’attività svolta dall’Associazione e dalla nostra Confederazione nazionale Confapi in rappresentanza e difesa degli interessi delle piccole e medie imprese italiane. Né in sede locale, né in sede nazionale siamo rimasti inerti. Peraltro utilizziamo il nostro sito internet, la nostra pagina Facebook e Apinforma per dare queste notizie. Se vorrete scorrere i numeri di Apinforma, il sito o la pagina Facebook troverete anche le nostre prese di posizione nelle varie sedi con riguardo alla contestata manovra. Quanto poi alla manifestazione del 3 dicembre u.s. alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, essa ci ha visto partecipi in maniera attiva e abbiamo avuto non poco risalto sugli organi di informazione, Tv e stampa, superiore a quello delle altre associazioni. Il nostro Presidente nazionale Maurizio Casasco è
Vi segnaliamo qui solo questa battuta del Presidente Casasco che dà il tono del nostro atteggiamento verso la manovra “un richiamo all’attenzione del Governo e delle forze politiche sulla necessità di investire nella crescita del Paese, portando avanti nuove infrastrutture e manutenendo quelle già esistenti. Ribadisco con forza che i numeri che interessano le piccole e medie industrie private che Confapi rappresenta non sono quelli delle percentuali elettorali, ma piuttosto quelli del Pil, dell’occupazione soprattutto di quella giovanile, del credito a sostegno e sviluppo delle nostre imprese”.
Con altrettanto rammarico dobbiamo, però, constatare che più d’una delle Confederazioni partecipanti alla manifestazione di Torino per anni si è ben guardata dall’esprimere e manifestare sulla pubblica piazza con altrettanto vigore il proprio disappunto a fronte delle distruttive misure della nostra economia e delle ingiustificate elargizioni assistenziali, se non per calcoli elettorali, praticate dal Governo Monti in poi. Se Vi fa piacere verrei volentieri a farVi visita per approfondire con Voi personalmente questi e altri temi. Con viva cordialità. Udine, 7 dicembre 2018
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Il Direttore - f.to Lucia C. Piu -
Osservazioni Confapi sul Progetto di legge A.C. 1074 “Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell’evasione fiscale” Camera dei Deputati Roma, 29 ottobre 2018 Confapi ringrazia l’Onorevole Carla Ruocco, Presidente della VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati, per l’invito a partecipare all’odierna audizione in cui la Confederazione può esprimere le proprie valutazioni sul progetto di legge A.C. 1074 contenente disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell’evasione fiscale. Dato il ruolo e la natura della Confederazione ci soffermeremo ad analizzare gli articoli che riguardano direttamente il mondo dell’industria e dell’impresa. Come sapete le idee imprenditoriali, anche le più brillanti, non possono risultare vincenti se non trovano un humus favorevole, un habitat che ne favorisca lo sviluppo. Purtroppo, malgrado la bontà delle singole misure e provvedimenti passati e presenti, non possiamo dire che il nostro sia un Paese per l’impresa. Basti pensare ai fardelli che tutt’ora gravano sulle nostre imprese e ne frenano la competitività. Da troppo tempo il total tax burden - il carico fiscale complessivo sui profitti d’impresa - supera la quota immorale del 65%. Un paese che fa pagare a chi lavora 70 su 100 si commenta da solo. Continuiamo a dire che la vera ricetta è molto semplice: la crescita la crea il lavoro, il lavoro lo crea l’industria, sempre che questa sia liberata dalla burocrazia e dagli altri fardelli. Anche se questa non è la sede, ribadiamo ancora una volta che non è più rinviabile una riduzione del cuneo fiscale. Occorre infatti abbassare la tassazione su quei fattori che incidono sulla produzione industriale. Ci riferiamo al costo del lavoro e alle tasse patrimoniali che gravano sulle imprese, come Imu e Tasi. Per non parlare del costo della burocrazia che pesa sulle casse delle Pmi circa 30 miliardi di euro ogni anno. Solo la tenuta dei libri paga; le comunicazioni legate alle assunzioni o alle cessazioni di lavoro; le denunce mensili dei dati retributivi e contributivi; l’ammontare delle retribuzioni e delle autoliquidazioni costano al sistema delle Pmi quasi 10 miliardi l’anno. Poi ci sono le dichiarazioni dei sostituti di imposta, le comunicazioni periodiche ed annuali Iva che costano complessivamente 2,8
miliardi di euro. Per non parlare del tempo e delle ore di lavoro perse. Quindi, non solo nel nostro Paese paghiamo tante imposte, ma è pure complicato farlo. Nel rapporto internazionale che misura la “facilità” del sistema fiscale, l’Italia si classifica ultima in Europa e 141ª nel mondo. Da noi, un imprenditore medio effettua in un anno 15 versamenti al fisco, 6 in più di un suo collega tedesco, 7 in più di un inglese, di uno spagnolo o di un francese e 9 in più di uno svedese. Impieghiamo in media 238 ore annue per pagare le imposte, il 46% in più della media Ocse. Costi, tempo e risorse sottratte all’attività d’impresa. Anche il Codice degli appalti, che nasceva sull’indicazione europea di allargare i grandi appalti alle Pmi, si è rivelato un “pantano” che ha bloccato anche gli investimenti già decisi e mortificato le aziende del settore. Riteniamo quindi condivisibile in linea di principio qualsiasi forma di semplificazione in grado di ridurre gli oneri a carico delle imprese. Per avere però una effettiva semplificazione non basta eliminare degli adempimenti che comunque comportano il trasferimento del flusso dei dati ad un altro di stessa entità. La semplificazione si ottiene attraverso una revisione profonda e razionale dell’intero sistema fiscale. Ad esempio, visto che la base imponibile Irap è quasi uguale a quella Ires, una semplificazione potrebbe essere l’eliminazione della dichiarazione Irap e degli adempimenti connessi, trasformandola in una percentuale aggiuntiva dell’Ires. Entrando nel “cuore” del provvedimento in esame, vi sono misure che sicuramente in prospettiva saranno in grado di determinare un alleggerimento degli oneri a carico delle imprese ma che, per ora, risultano slegate da un quadro di razionalizzazione complessiva dell’intero sistema. Condividiamo l’abrogazione dell’obbligo delle comunicazioni dei dati delle liquidazioni periodiche Iva (articolo 1) a decorrere dal 1° gennaio 2019, rilevando questo un atto dovuto stante la contestuale entrata in vigore del regime della fatturazione elettronica tra privati. Parimenti condivisibile è l’intervento che razionalizza, a decorrere dal periodo d’imposta in corso, l’adempimento comunicativo dell’invio trimestrale dei dati delle fatture emesse e ricevute unificandolo in un’unica data fissata al 28 febbraio 2019. A tale riguardo, evidenziamo però che si semplifica di fatto un adempimento già abrogato dalla Finanziaria 2018. Un tema invece, che a nostro avviso merita attenzione, è la revisione della disciplina delle comu-
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nicazioni delle fatture estere. Visto che si tratta di adempimenti, oggi mensili, che non rientrano nell’obbligo della fatturazione elettronica, sarebbe opportuno che diventassero annuali. Per quanto riguarda la fatturazione elettronica, vi segnaliamo che il necessario adeguamento tecnologico comporterà notevoli costi alle Pmi. Da un primo riscontro, tali costi oscilleranno da un minimo di 1.500 euro per arrivare anche a 6.000/7.000 euro all’anno per le imprese di media dimensione. La nostra proposta è di concedere un credito d’imposta su tale onere, come è già avvenuto in altre circostanze e come è stato previsto nel decreto collegato alla manovra 2019 per l’adeguamento all’obbligo di invio di corrispettivi telematici. Inoltre, esentare i minimi - che dall’anno prossimo avranno una soglia di ricavi sino a 65mila euro - dall’obbligo di fatturazione elettronica, vuol dire vanificare parte del vantaggio (ipotetico) per le imprese derivante dai risparmi amministrativi nella gestione del ciclo passivo. Tali fatture infatti dovranno essere ancora gestite in maniera cartacea e inserite a mano. Infine, ci si chiede se sia opportuno continuare ad applicare regimi di contrasto alle frodi Iva come lo split payment e il reverse charge. In tal senso si riscontra che il regime incentrato sulla gestione di un plafond, di cui all’articolo 17 del provvedimento, ancorché ritenuto utile, dovrebbe essere superato dall’abrogazione di tali regimi. Per quanto riguarda l’eliminazione del modello 770 per i dati ridondanti (articolo 6, comma 3, lett. b), peraltro già presenti nelle Comunicazioni Uniche inviate a febbraio, risulta complicato e costoso prevedere il pagamento delle ritenute per il tramite di F24 per codice fiscale percipiente. Ciò determinerà una moltiplicazione degli stessi F24 e un conseguente aumento dei costi amministrativi, tenendo conto delle rigidità ad oggi presenti nel nostro sistema fiscale in tema di pagamento delle imposte. Si pensi al caso in cui siano presenti compensazioni per le quali è d’obbligo l’intervento di un intermediario. A questo punto, una semplificazione efficace potrebbe consistere nella possibilità di integrare direttamente le Comunicazioni Uniche con i dati di versamento. In merito alla semplificazione in materia di dichiarazioni d’intento (articolo 8), che salutiamo con favore, riteniamo opportuno che venga eliminato il riepilogo delle stesse in fase di dichiarazione Iva. L’agenzia delle Entrate rilascia il protocollo ed il contribuente deve riepilogare nelle dichiarazioni Iva un protocollo già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. È questa una evidente duplicazione che va conseguentemente emendata.
In riferimento all’obbligo di invito al contraddittorio endoprocedimentale (articolo 11), anche per questa norma, da valutarsi in via generale favorevolmente, occorrerebbe una migliore formulazione. Da una lettura ictu oculi della stessa, infatti, il diritto al contraddittorio sembrerebbe trasformarsi in un dovere di contraddittorio del contribuente. Da una parte, nell’articolo 11 comma 3, viene previsto che il contribuente possa partecipare al procedimento instaurato. Ma successivamente viene introdotto un regime di fatto sanzionatorio nel caso in cui il contribuente non vi partecipi. Basti pensare che non potranno essere presi in considerazione notizie e dati non trasmessi e nel procedimento di primo grado si dovrà dimostrare di non aver potuto adempiere all’obbligo. In più, si prevede che, decorsi 60 giorni dalla data di notifica dell’invito, esso produca gli effetti propri dell’avviso di accertamento, salvo prevedere poi la possibilità di effettuare un ravvedimento operoso entro la data di emissione dell’avviso di accertamento. Ci si chiede poi, a livello sistemico, come sia possibile ravvedersi visto che viene previsto che l’invito al contraddittorio produca gli effetti di un avviso di accertamento che, in condizioni normali, inibisce la possibilità di ravvedimento. Il diritto al contraddittorio in questo modo risulta essere semplicemente un ampliamento o, per meglio dire, si traduce in un’ulteriore fase di esercizio dei poteri istruttori della Pubblica Amministrazione e non in un diritto del contribuente che per definizione è esercitabile facoltativamente. L’articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea -anche se riferita alle materie armonizzate - recita al comma 2 lett. a): “il diritto di ogni persona di essere ascoltato prima che nei suoi confronti venga adottato un provvedimento individuale che le rechi pregiudizio”. Così anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE. È evidente che lo spirito dell’articolo 11 sembra collidere con tali principi. Si segnala inoltre che l’articolo 15, comma 1 del provvedimento in esame in tema di sanzioni connesse alla fatturazione elettronica, mal si coordina con l’articolo 10 del DL 119/2018 (decreto collegato alla manovra finanziaria 2019) il quale prevede un regime sanzionatorio di favore per i primi 6 mesi dell’esercizio 2019. Regime quest’ultimo preferibile rispetto a quello ipotizzato dall’articolo 15 in commento. In conclusione, volendo essere propositivi, suggeriamo una serie di interventi necessari per portare avanti il processo di semplificazione e snellimento burocratico indispensabile per riattivare la cresci-
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ta economica recuperando il gap concorrenziale che ci distanzia dagli altri paesi industrializzati. Una priorità nella gestione della cosa pubblica deve diventare la semplificazione della legislazione e dei provvedimenti normativi e fiscali. Occorre procedere alla redazione di “Testi Unici” in grado di riassumere le diverse disposizioni coerenti per argomento, abrogando le parti obsolete, evitando duplicazioni e fugando ogni dubbio interpretativo anche sulla scorta della prassi e della giurisprudenza. Occorre rendere obbligatoria una “analisi di impatto” della normativa sulla vita delle aziende, prevedendo una scalabilità degli adempimenti in funzione della dimensione e della complessità aziendale. È necessario inoltre che venga attuata periodicamente una verifica successiva della validità delle misure varate nel campo delle politiche fiscali attraverso un confronto programmato e costante della loro efficacia pratica tra gli addetti ai lavori e i destinatari di tali provvedimenti. Nonostante alcuni interventi di razionalizzazione e snellimento che si sono realizzati negli ultimi anni, il numero dei tributi è tutt’ora troppo elevato e determina un aggravio di costi sia per le imprese che
rappresentiamo sia per la stessa pubblica amministrazione che deve gestirli. Per cui occorre realizzare, innanzitutto, una riduzione quantitativa degli stessi individuando due soli enti impositori - uno a livello nazionale e uno a livello regionale - razionalizzando anche il calendario per il pagamento dei vari tributi con una o al massimo due date annue. Ci rendiamo comunque conto che le tematiche affrontate sono particolarmente complesse e che è gravoso il compito del legislatore di riformare un sistema che da anni è ormai “ingessato”. Una delle sfide più urgenti del nostro Paese è quella di attuare, sul piano fiscale, un cambio radicale di rotta, un’inversione di marcia che determini un nuovo rapporto tra fisco e contribuente. Si deve capovolgere il paradigma tutto italiano per il quale i contribuenti - a differenza degli altri paesi che li trattano e li considerano clienti - sono, invece, a prescindere da perseguire. Confapi confida che le proposte formulate possano essere di utile spunto nell’iter parlamentare e possano contribuire ad una discussione che tenga conto delle peculiarità delle piccole e medie industrie che sono ancora oggi l’asse portante dell’economia e del sistema produttivo - industriale di questo Paese.
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Incontro con il Vice Premier Salvini del 9 dicembre 2018 il presidente nazionale casasco ha incontrato il vice premier salvini
Si è svolto lo scorso 9 dicembre l’incontro delle associazioni datoriali con il Vice Premier Matteo Salvini, a cui Confapi ha partecipato rappresentata dal Presidente Maurizio Casasco. Riportiamo un anticipo di rassegna stampa, in particolare l’intervista del Presidente Casasco al Corriere della Sera, che contiene temi e istanze importanti per i nostri Imprenditori. (LCP)
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Le nostre proposte di interventi a favore delle imprese Le indicazioni presentate alla nuova cciaa di pordenone e udine
le già esistenti da parte dell’ente camerale e dell’Amministrazione regionale, avendo, comunque, riguardo a quegli incentivi che garantiscano il più rapido impatto possibile sulla crescita competitiva delle imprese. (AdT) oOo
In considerazione della predisposizione del bilancio preventivo 2019 la Camera di Commercio di Pordenone-Udine ha formulato alle Associazioni di categoria territorialmente interessate la richiesta di proposte di contributi d’idee, tematiche, o indicazioni di interventi che abbiano un impatto sul territorio a favore dell’economia, da realizzarsi nel corso del 2019. La scrivente Associazione vi ha provveduto presentando il documento che si può leggere in calce, il quale illustra una dettagliata proposta di misure d’incentivazione alle imprese insediate nelle ex province di Pordenone e Udine per l’anno 2019, riportando i contenuti delle medesime e le motivazioni che le ispirano. Qui, per una migliore loro comprensione, si richiamano solo i criteri sui quali ci si è regolati per la loro formulazione e, precisamente: a) Competitività sui mercati internazionali. Si è pensato di concentrare il massimo delle risorse nella competitività delle imprese sui mercati internazionali, dove sussistono i maggiori margini di crescita per il sistema economico locale, soprattutto tenuto conto che la domanda interna resterà debole anche per il 2019. b) Spendibilità delle risorse. Si è inteso individuare interventi che consentano speditezza di procedura da parte delle imprese e dell’ente camerale, prediligendo, quindi, la procedura a sportello a quella a bando di gara, e che lascino prevedere – alla luce di pregresse, recenti esperienze – la pienezza d’impiego delle risorse stanziate, come anche raccomandato, per le vie brevi dall’ente camerale. c) Complementarietà con altre forme d’incentivazione. Si è dato spazio a misure quanto più possibile complementari, e non supplementari, a quel-
Proposte per utilizzo di fondi camerali a supporto di iniziative di PMI
Premessa Dalle sensazioni che si percepiscono anche negli ambienti imprenditoriali, caratterizzate soprattutto da un rallentamento degli investimenti, il 2019 presenta preoccupanti margini di incertezza e di debolezza nella crescita. Questo è sentito in maniera particolare per il mercato interno dove si teme un blocco degli investimenti pubblici più importanti, Tav, Pedemontana Alpina, … e un congelamento dei consumi sui livelli attuali o anche inferiori. Resta sempre aperta la porta dei mercati esteri i quali si configurano come gli unici in grado di dare stimolo alla nostra economia. In questa logica, per quanto anche si dirà in seguito, gli interventi devono essere focalizzati per accrescere la competitività sui mercati esteri, specialmente in alcuni campi quali quelli dell’internazionalizzazione dell’impresa e dell’adozione di standard qualitativi di gestione, organizzazione e produzione. Anche le Camere di Commercio non possono non restare al fianco delle imprese in questo sforzo nel quale sono impegnate persone e risorse non sempre però sufficienti e preparate a raggiungere gli obiettivi sopra detti. Si sottopone così uno schema sommario per il riconoscimento di contributi alla generalità delle imprese dislocate nel territorio ricadente nella giurisdizione della Camera di Commercio di Pordenone e Udine.
Supporto all’internazionalizzazione
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e alla partecipazione a fiere Finalità L’area commerciale, specie se ricadente nell’ambito dell’internazionalizzazione, resta uno dei punti più critici della competitività delle imprese locali, mentre il suo potenziamento e sviluppo è la principale condizione per il rilancio dell’economia italiana e regionale, atteso che i mercati esteri sono quelli che offrono i maggiori spazi di crescita. Nella maggioranza delle imprese, anche aventi proiezione verso l’estero, si avverte ancora un deficit di competenze, di organizzazione e di visioni strategiche in questo campo, come pure la difficoltà a partecipare attivamente a manifestazioni e iniziative fuori dai confini nazionali ed europei. La proposta è di sostenere ancora questo genere iniziative e di favorirne l’estensione alla maggiore platea possibile di imprese potenzialmente beneficiarie, articolando il sostegno su due linee d’intervento: a) supporto all’internazionalizzazione; b) partecipazione a fiere di rilievo internazionale. Per l’ipotesi sub a) si può ipotizzare uno stanziamento di 600.000 euro per contributi fino al 50% di spese per la realizzazione di progetti fino a un massimo contributivo di 20.000 euro; ne beneficerebbero così 30 imprese. Per l’ipotesi sub b) si può ipotizzare uno stanziamento di 250.000 euro corrispondenti all’erogazione di un buono (voucher) per l’importo di 5.000 euro su una platea di 50 imprese beneficiarie. Incentivi al supporto dell’internazionalizzazione Si propone di sostenere progetti di internazionalizzazione: - sulla falsariga di quelli finanziati per consulenze con il bando del POR-FESR 2014-2020 per la linea d’intervento a favore dell’Area di crisi della sedia (art. 7, co. 4), estendendo l’intervento a tutto il territorio di giurisdizione camerale e a tutte le piccole e medie imprese; - per ricorso a un manager a tempo per l’internazionalizzazione (temporary export manager, TEM) a fronte di un contratto a progetto o di un contratto di prestazione d’opera o di una prestazione di consulenza/fornitura di servizi, nel caso in cui il TEM sia messo a disposizione da una società in questo specializzata. Beneficiarie: piccole e medie imprese. Iniziative ammesse: progetti comprendenti una o più iniziative. Incentivo: contributo del 50% delle spese ammissibili. Regime d’aiuto: regime di esenzione; regime
“de minimis” per il ricorso al TEM (massimo un anno), qualora queste spese non possano rientrare nel regime di esenzione Domanda: alla CCIAA di Pordenone e Udine in uno o più archi temporali. Procedura: a sportello fino ad esaurimento delle risorse. Erogazione: alle imprese beneficiarie a fronte del rendiconto delle spese sostenute. Partecipazione a fiere Si propone di sostenere progetti di partecipazione a fiere di rilievo internazionale sulla falsariga di quelli finanziati per la partecipazione a fiere con il bando del POR-FESR 2014-2020 per la linea d’intervento a favore dell’Area di crisi della sedia (art. 7, co. 5), estendendo l’intervento a tutto il territorio di giurisdizione camerale e a tutte le piccole e medie imprese e il beneficio alla predisposizione del catalogo in almeno una lingua estera. Beneficiarie: piccole e medie imprese. Iniziative ammesse: partecipazione a fiere per una o più iniziative. Incentivo: (buono) voucher nella misura di 5.000 euro. Regime d’aiuto: regime “de minimis”. Domanda: alla CCIAA di Pordenone e Udine in uno o più archi temporali. Procedura: a sportello fino all’esaurimento delle risorse. Erogazione: alle imprese beneficiarie a fronte del rendiconto delle spese sostenute.
Adozione di sistemi di gestione certificati marcature CE L’adozione di sistemi di gestione certificati ha concorso non poco in passato a innovare e modernizzare le imprese, specie sotto i profili gestionali, organizzativi e produttivi e, in varia misura, a tutela della sicurezza e dell’ambiente. Tuttavia, da un lato, il prolungarsi della crisi e le difficoltà economiche che ne sono seguite ha comportato il mancato rinnovo di alcune tipologie di certificazioni (ad es. l’UNI EN ISO 9001), dall’altro, sono insorte negli stessi anni nuove esigenze, specie nel campo della tutela della sicurezza, dell’ambiente e dell’energia, che le imprese più piccole faticano a fronteggiare, almeno nella misura necessaria. Nel contempo, sono venute meno forme d’incentivazione per queste iniziative da parte della Regione, erroneamente considerate come ormai un dato acquisito, con la sola esclusione per le imprese artigiane per effetto della legge regionale 22 aprile 2002, n. 12 (leg-
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ge quadro dell’artigianato), art. 56, co. 1, lett. a). Ciò ancora non lo è, mentre questo genere di iniziative mantiene tutta la sua importanza ai fini della crescita competitiva delle imprese e dell’acquisizione di quote sui mercati internazionali. Si propone pertanto di agevolare questa tipologia di spesa, senza esclusioni, indicando di seguito alcune solo in via esemplificativa: - sistemi di gestione ambientale della famiglia UNI EN ISO 14000; - riconoscimento EMAS per l’adozione di sistemi di miglioramenti continui di gestione ambientale; - sistema di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro UNI EN ISO 45.001:2018 che sostituisce l’OHSAS 18001; - sistema di gestione per la sicurezza stradale UNI EN ISO 39001 (rileva soprattutto per le imprese di costruzioni impegnate in lavori stradali); - sistema di gestione della sicurezza delle informazioni dell’organizzazione aziendale UNI CEI EN ISO/IEC 27001:2017 (supporto del General Data Protection Regulation – GDPR in materia di trattamento e libera circolazione di dati personali, c.d. privacy) - sistema di gestione dell’energia conformi alle norme UNI EN ISO 50001 nonché realizzazione di diagnosi energetiche finalizzate alla valutazione del consumo di energia e al risparmio energetico, anche in considerazione della possibilità degli interventi dell’ENEA a vantaggio delle cosiddette imprese energivore; - marchiatura CE. Per promuovere l’adozione dei suddetti sistemi di gestione e la marchiatura CE avente pari impatto, si propone di attivare uno strumento agevolativo, ipotizzando una spesa media di 12.000 euro per impresa e un numero di 50 imprese subito interessate. - Beneficiarie: piccole e medie imprese del ramo manifatturiero, delle costruzioni, del trasporto e della logistica. - Iniziative ammesse: adozione di un sistema di qualità o di gestione; - Spese ammissibili: spese di consulenza per l’adozione del suddetto modello audit per il rilascio della certificazione da parte dell’ente terzo certificatore. - Incentivo: contributo del 50% (come il beneficio previsto per le imprese artigiane) delle spese ammissibili con un limite massimo contributivo di 10.000 euro per impresa in un anno, anche per più certificazioni. - Regime d’aiuto: regime di esenzione; regime
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“de minimis”, qualora queste spese non possano rientrare nel regime di esenzione Domanda: alla CCIAA di Pordenone e Udine in uno o più archi temporali. Procedura: a sportello. Erogazione: alle imprese beneficiarie a fronte del rendiconto delle spese sostenute. Secondo quanto ipotizzato lo stanziamento complessivo potrebbe ammontare a 300.000 euro.
Interventi per la responsabilità amministrativa delle imprese Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, recante la “Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’art. 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300” ha introdotto ed esteso con successive modificazioni la responsabilità amministrativa degli enti, che si va ad affiancare a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il reato. L’ampliamento della responsabilità mira a coinvolgere nella sanzione di non pochi illeciti penali il patrimonio degli enti e, in definitiva, gli interessi economici dei soci, i quali, fino all’entrata in vigore della legge in esame e delle sue successive estensioni, non pativano conseguenze dalla realizzazione di reati commessi, a vantaggio o nell’interesse della società, da amministratori o dipendenti. Senza entrare nel merito della tipologia di illeciti a cui si applica e senza esprimere giudizi su di essa, occorre osservare che l’impatto prodotto è di non poco conto, in quanto né l’ente né i soci delle società o associazioni non possono dirsi estranei al procedimento pseudo-penale per reati commessi a vantaggio o nell’interesse dell’ente. Determina, di conseguenza, un interesse di soci e associati a svolgere controlli circa la regolarità e la legalità dell’operato sociale, la cui esecuzione non è sempre agevole e immediata. L’art. 6 del d.legs. 231/2001 contempla, tuttavia, una forma di “esonero” da responsabilità dell’ente, se si dimostra di aver adottato ed efficacemente attuato un modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire la realizzazione degli illeciti penali considerati, sia pure sottoposto al giudizio di idoneità da parte del giudice in sede di procedimento penale. In tale prospettiva, fermo restando che non vi è nessuna obbligatorietà di adozione di un tale modello, è importante poter governare l’operatività aziendale, adottando un’organizzazione che sia in grado di censire, prevenire e monitorare costante-
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mente l’attività e di conseguenza i rischi assunti. La realizzazione di un assetto organizzativo adeguato alle dimensioni all’attività dell’impresa è fondamentale per una gestione aziendale corretta e prudente e a tal fine è necessario dotarsi di un sistema di controllo interno costituito da regole, procedure e strutture organizzative che vengano rispettate da ogni componente della compagine sociale. L’obiettivo ultimo è, se non l’eliminazione completa del rischio, almeno una sua sensibile riduzione. L’adozione di un tale modello, denominato Modello di organizzazione e gestione (MOG), si traduce, tuttavia, in un onere non trascurabile per le imprese, peraltro variabile in funzione delle dimensioni, dei rischi che s’intende coprire, dall’esistenza di altre certificazioni. Per incentivarne l’adozione si propone in questa fase d’esordio di attivare uno strumento agevolativo “pilota”, ipotizzando una spesa media di 20.000 euro per impresa e un numero di 30 imprese subito interessate. Beneficiarie: piccole e medie imprese. Iniziative ammesse: adozione di un MOG. Spese ammissibili: spese di consulenza per l’adozione del suddetto modello. Incentivo: contributo del 50% delle spese ammissibili con un limite massimo contributivo di 10.000 euro. Regime d’aiuto: regime di esenzione; regime “de minimis” per il ricorso al manager a tempo (massimo un anno), qualora queste spese non possano rientrare nel regime di esenzione Domanda: alla CCIAA di Pordenone e Udine in uno o più archi temporali. Procedura: a sportello. Erogazione: alle imprese beneficiarie a fronte del rendiconto delle spese sostenute. Secondo quanto ipotizzato lo stanziamento complessivo potrebbe ammontare a 300.000 euro.
paralisi dei lavori pubblici e la caduta della domanda privata, sia civile che commerciale e industriale. Purtroppo, non si scorge ancora una chiara inversione di tendenza che consenta di rendere remunerativi gli investimenti compiuti dalle imprese per innovare e affinare la propria attività e cercare nuovi sbocchi sul mercato, specie per quanto concerne la partecipazione a gare d’appalto. In tale frangente la proposta è di sostenere le imprese delle costruzioni e impiantistiche nel dotarsi di certificazioni di sistema, di prodotto e di attestazioni SOA per dotarsi di nuovi requisiti o mantenerli e allargare il ventaglio della partecipazione a gare d’appalto.
Interventi per l’industria delle costruzioni, dell’impiantistica e di appalti pubblici di lavori
Interventi per l’autotrasporto di cose
Finalità In questi prolungati anni di crisi il settore delle costruzioni è quello che continua a sopportare più di ogni altro gli effetti negativi con la cessazione di attività di numerosissime imprese, ridimensionamento di altre imprese e sensibile perdita di posti di lavoro. Le imprese superstiti hanno compiuto ogni sforzo per restare sul mercato, anche se questo non ha prodotto adeguati ritorni economici per la quasi
Incentivi per l’acquisizione/mantenimento delle attestazioni SOA Assumendo un costo medio di 7.500 euro e una platea di potenziali beneficiari di 100 imprese dei settori indicati nel titolo con un’intensità contributiva del 70%, con un contributo massimo per impresa di 5.000 euro si può ipotizzare uno stanziamento di 500.000 euro per le finalità anzidette, così strutturando l’incentivo: - Beneficiarie: piccole e medie imprese. - Finalità: rilascio attestazione SOA. - Spese ammissibili: spese di attestazione. - Regime d’aiuto: regime di esenzione; regime “de minimis” per le spese relative all’audit, qualora queste non possano rientrare nel regime di esenzione e per le spese di mantenimento. - Incentivo: contributo del 70% sulle spese anzidette. - Domanda: alla CCIAA di Pordenone e Udine in uno o più archi temporali. - Procedura: a sportello sino all’esaurimento delle risorse. - Erogazione: alle imprese beneficiarie a fronte del rendiconto delle spese sostenute.
Corsi per il corretto fissaggio del carico su veicoli industriali e adozione dei relativi protocolli Con l’applicazione della nuova direttiva europea 2014/47/UE sul corretto fissaggio del carico a bordo dei veicoli industriali, allo scopo di impedirne spostamenti in tutte le fasi operative del veicolo, e per effetto della responsabilità condivisa da parte di tutti i soggetti coinvolti nella filiera del trasporto su strada ex decreto legislativo 21 novembre 2006, n. 285, questo genere di operazione ha acquisito una notevole rilevanza ai fini della
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sicurezza stradale, dei controlli che ne derivano e delle conseguenze per le imprese che non applichino correttamente le nuove norme. Ciò ha generato un certo interesse per lo svolgimento di specifici corsi di istruzione del personale addetto alla guida e alle operazioni di carico e, quindi, sia delle imprese vettoriali sia delle imprese caricatrici. Detti corsi, inclusivi di parte teorica e parte pratica, che hanno cominciato ad attivarsi in questi mesi hanno mediamente una durata compresa fra le 6 e le 8 ore e un costo variabile in funzione del numero di ore e di partecipanti, ma che mediamente si attesta fra gli 800 e i 1.000 euro. Per favorirne la diffusione di questa misura di sicurezza stradale si può ipotizzare in questa fase pilota un incentivo così concepito: - Beneficiarie: generalità delle imprese. - Finalità: formazione di personale viaggiante e addetto alle operazioni di carico della merce su veicoli. - Regime d’aiuto “de minimis”. - Incentivo: contributo del 70% sull’importo del corso d’istruzione e dell’adozione del protocollo di carico con un minimo di 250 euro. - Domanda: alla CCIAA di Pordenone e Udine in uno o più archi temporali. - Procedura: a sportello fino a esaurimento delle risorse. - Erogazione: alle imprese beneficiarie a fronte di documentazione attestante lo svolgimento del corso. Ipotizzando un costo medio di 900 euro e una platea di 30 imprese per un totale di 27.000 euro, si può pensare a uno stanziamento complessivo di 18.900 euro.
Alternanza scuola-lavoro Sul terreno l’alternanza scuola-lavoro ha dato buoni riscontri, almeno dal punto di vista delle imprese, le quali hanno potuto avvicinare “nuove leve”
al mondo del lavoro e farlo conoscere mediante un approccio diretto e forse più accattivante rispetto alle idee che ci si può formare esclusivamente al suo esterno, ma anche dal punto di vista degli studenti, i quali hanno potuto formarsi una prima esperienza diretta della vita in azienda e uno stimolo utile a orientarsi verso il mondo produttivo per la futura attività postscolastica. Gli strumenti incentivanti messi a punto dagli enti camerali in questi anni hanno corrisposto alle aspettative delle imprese e si propone di dare continuità negli assetti sin qui posti in essere dalle CCIAA di Pordenone e di Udine, assistendoli con uno stanziamento di 120.000 euro che, assumendo una media di 800 euro di contributo per percorso, ne consentirebbe l’attivazione di 150 nell’area di giurisdizione camerale. E’ appena il caso di ricordare che la riforma delle Camere di Commercio attribuisce a queste ultime la competenza in materia di alternanza scuolalavoro. Sulla scorta di questo presupposto la Camera di Commercio di Udine ha adottato fin da subito un modello di confronto e coinvolgimento con tutti gli attori dando un’impostazione di sistema all’attività che si è consolidato con soddisfazione di tutti. Sarebbe utile che tale modello trovasse estensione in tutto il territorio di attuale giurisdizione dell’Ente Camerale.
Contributi per la formazione professionale di imprenditori, dirigenti e dipendenti Si propone di valutare l’adozione di uno strumento contributivo per i costi sostenuti dalle imprese per la formazione professionale di imprenditori, dirigenti e dipendenti, come il modello adottato dalla Camera di Commercio di Brescia che si allega.
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Udine, 6 dicembre 2018
Il versamento dell’acconto Iva il 27 dicembre 2018 scade il termine per il pagamento Soggetti obbligati Entro il 27 dicembre 2018 i soggetti passivi Iva sono tenuti al versamento dell’acconto Iva. Interessati al versamento sono in generale i soggetti che, con riferimento al mese di dicembre per i contribuenti mensili o al quarto trimestre per quelli trimestrali dello scorso anno, erano a debito d’imposta. L’importo versato a titolo di acconto potrà essere scomputato in sede di dichiarazione annuale.
Soggetti esonerati Sono esclusi dall’obbligo di versamento dell’acconto: - i contribuenti che hanno iniziato l’attività nel corso del 2018; - i soggetti che nel mese di dicembre 2017 (per i mensili) o nel quarto trimestre 2017 (per i trimestrali) erano a credito o avevano un debito inferiore a € 117,38; - i soggetti che hanno cessato l’attività entro il 30 novembre (per i mensili) oppure entro il 30 settembre (per i trimestrali) di quest’anno; - i contribuenti che nel periodo d’imposta in corso hanno posto in essere solo operazioni esenti o non imponibili; - i contribuenti il cui versamento, calcolato secondo le modalità di seguito esposte, sia d’importo inferiore a € 103,29; - i soggetti che in sede di dichiarazione annuale prevedono di chiudere l’anno in corso a credito o che nell’ultima liquidazione dell’anno in corso prevedono di chiudere l’ultima liquidazione con un debito d’imposta non superiore a € 117,36, (ciò perché l’88% di € 117,36 è pari a € 103,28 e quindi inferiore al minimo stabilito per l’acconto pari a € 103,29);
- i soggetti che applicano il regime forfetario (art. 1 comma 58 legge 190/2014) e dei nuovi minimi (art. 27 D.L. 98/2011); - i produttori agricoli esonerati; - i soggetti esercenti attività d’intrattenimento.
Determinazione dell’acconto Il versamento dell’acconto Iva può essere scelto liberamente tra uno dei seguenti tre criteri: metodo storico, metodo previsionale e metodo delle operazioni eseguite. Metodo storico, l’acconto è pari all’88% dell’ammontare del tributo risultante a debito dalla liquidazione Iva relativa al mese di dicembre 2017 per i mensili o della dichiarazione annuale relativa al 2017 per i trimestrali, per entrambi al lordo dell’acconto Iva precedente. Si ricorda che il quadro VH della dichiarazione annuale, da quest’anno andava compilato solo nei casi in cui si intendeva correggere od integrare errori commessi nelle liquidazioni periodiche. Conseguentemente per l’individuazione della base di riferimento per il calcolo dell’acconto per i soggetti mensili, il rigo da considerare come base di riferimento è il rigo VP14 + VP13 della liquidazione di dicembre 2017 oppure, in caso di compilazione del quadro VH della dichiarazione annuale, il rigo VH15 + VH17 del saldo a debito. Per i contribuenti trimestrali il riferimento è dato da VL38 – VL 36 + VH17 del modello Iva 2018. Metodo previsionale, l’acconto è pari all’88% dell’ammontare che si presume costituirà il debito d’imposta per il mese di dicembre dell’anno in corso per i mensili, o in sede di dichiarazione annuale per i trimestrali. Metodo delle operazioni eseguite, si prende in considerazione il 100% dell’importo risultante da apposita liquidazione, da effettuarsi entro il termine di versamento dell’acconto, riferita al 20 dicembre. In quest’ultimo metodo le operazioni da considerare sono: - quelle annotate sul registro delle fatture emesse o dei corrispettivi dal 1° ottobre al 20 dicembre per i trimestrali e dal 1° dicembre al 20 dicembre per i mensili; - quelle effettuate fino al 20 dicembre ma non
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ancora registrate, perché i relativi termini di fatturazione non sono ancora scaduti; - quelle annotate sul registro degli acquisti dal 1° ottobre al 20 dicembre, per i trimestrali, oppure dal 1° al 20 dicembre per i mensili. Con riferimento ai soggetti mensili, le fatture differite emesse entro il 15 dicembre 2018 relative a consegne o spedizioni riferite al mese di novembre, non rilevano ai fini del calcolo dell’acconto, mentre per i trimestrali non rilevano le differite emesse entro il 15 ottobre e riferite alle consegne o spedizioni del mese di settembre. Per i contribuenti che adottano il regime Iva per cassa si dovranno considerare le operazioni attive effettuate, anche se ancora non annotate sul registro dal 1° dicembre (o dal 1° ottobre per i trimestrali), per le quali entro il 20 dicembre si verifichi l’esigibilità e conseguentemente si incassi il corrispettivo. Per le fatture passive si considereranno quelle annotate nel registro acquisti dal 1° dicembre (o dal 1° ottobre per i trimestrali), pagate entro il 20 dicembre. È consigliabile annotare nel registro delle fatture emesse o dei corrispettivi la liquidazione relativa alla determinazione dell’acconto con questa modalità. I contribuenti mensili che affidano la contabilità a terzi, possono determinare l’acconto in misura pari al 66% (2/3) dell’Iva dovuta per la liquidazione del mese di dicembre.
Variazione della periodicità - Da trimestrale a mensile: il parametro su cui calcolare l’88% dovuto a titolo d’acconto è costituito da un terzo della somma versata nella dichiarazione annuale relativa all’anno precedente (saldo più acconto). - Da mensile a trimestrale: l’acconto dell’88% va calcolato sulla base dei versamenti effettuati negli ultimi tre mesi dell’anno precedente.
Versamento minimo Nessun versamento è dovuto se dai conteggi risulta un acconto d’importo inferiore a € 103,29.
Contribuenti trimestrali - interessi Non sono dovuti gli interessi dell’1% a titolo di maggiorazione per i contribuenti trimestrali. Tale maggiorazione dovuta in sede di dichiarazione dello scorso anno, non deve essere considerata al fine della determinazione dell’acconto dell’anno in corso.
Adeguamento studi di settore e parametri Nel caso in cui per il 2017 si sia provveduto ad adeguarsi ai parametri o agli studi di settore, l’adeguamento non rileva ai fini dell’acconto in quanto non ha modificato la liquidazione dell’ultimo mese o trimestre dello scorso anno.
Modalità di versamento Il versamento dell’acconto Iva non può essere rateizzato, ma può essere compensato e deve essere eseguito tramite modello F24. I codici tributo da utilizzare sono: - 6013 per i contribuenti mensili; - 6035 per i contribuenti trimestrali; - periodo di riferimento 2018. L’ammontare del versamento e gli estremi del pagamento, ancorché non obbligatorio, è opportuno annotarli nel registro Iva delle fatture emesse o in quello dei corrispettivi. Trattandosi di acconto, l’importo versato sarà scomputato dall’Iva da versare per il mese di dicembre, per i mensili e dell’Iva annuale per i trimestrali.
Autotrasportatori L’articolo 74 del DPR 633/72 consente agli autotrasportatori di registrare le fatture emesse entro il trimestre successivo a quello di emissione. Nell’ipotesi in cui si utilizzi il metodo delle operazioni effettuate, si dovranno considerare le fatture emesse nel terzo trimestre 2018 e annotate nel periodo 1° ottobre – 20 dicembre nonché quelle emesse in tale periodo ancorché registrate nel primo trimestre 2019. Per questi soggetti la circolare n. 328/E del 20 dicembre 1995, ha consigliato di applicare il metodo previsionale perché consente di determinare con certezza l’Iva dovuta per il quarto trimestre 2018.
Soggetti con contabilità separate I soggetti che ai sensi dell’art. 36 del DPR 633/72 hanno contabilità separate, devono determinare distintamente l’importo riferibile a ogni attività svolta. Questi contribuenti sono conseguentemente tenuti ad effettuare distinte liquidazioni dell’imposta. Il versamento dell’acconto deve pertanto essere calcolato sommando i dati relativi a ogni attività, compensando in questo modo gli importi a debito con quelli a credito.
Acconto Iva in presenza di cessione d’azienda In questa ipotesi se il cessionario ha iniziato l’at-
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tività nel corso del 2018, non è tenuto a versare l’acconto Iva, in quanto privo del riferimento o parametro storico. Qualora il cedente abbia cessato la propria attività di imprenditore nel corso del 2018, non sarà tenuto a versare l’acconto Iva se ha comunicato la cessazione dell’attività entro il 30 novembre 2018 se soggetto mensile ed entro il 30 settembre 2018, se soggetto trimestrale.
Acconto Iva in presenza di scissione di società Per le operazioni di scissione di società avvenute nel corso del 2018, in relazione all’acconto Iva, determinano, come regola generale le seguenti situazioni: - la società beneficiaria che si è costituita a seguito della scissione non ha l’obbligo di versare l’acconto Iva, perché è assente il parametro storico di riferimento; - la società scissa, invece è tenuta al versamento dell’acconto. Qualora volesse utilizzare il metodo storico, non ha la possibilità di porre in essere alcuna riduzione in relazione all’operazione societaria attuata. Nelle operazioni di fusione e di scissione, gli obblighi di versamento, inclusi quelli inerenti agli acconti d’imposta, dei soggetti che si estinguono, devono essere attuati dagli stessi soggetti fino alla data di efficacia della fusione o scissione e successivamente a detta data dalla società incorporante, beneficiaria o comunque risultante dalla fusione o scissione. Conseguentemente nelle ipotesi di fusione per incorporazione e di scissione di tipo totale, gli obblighi di versamento dell’acconto Iva riferito ai soggetti che si estinguono si devono ritenere di competenza, dal momento in cui ha effetto l’operazione, del soggetto incorporante.
Acconto alla presenza di fusione Alla presenza di operazioni di fusione, siccome la società risultante dalla fusione o l’incorporante assume tutti gli obblighi delle società fuse o incorporate, la situazione degli acconti Iva, oltre a tenere presente quanto precisato nel precedente paragrafo, può essere schematizzata come segue. - Fusioni con effetto dal 1° gennaio al 30 novembre 2018 o dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, se le società estinte sono soggetti trimestrali: a) nel caso di fusione per incorporazione la società incorporata non deve versare l’acconto Iva perché il soggetto non è più esi-
stente dal 30 novembre 2018, mentre la società incorporante è tenuta all’adempimento in relazione al proprio dato storico, senza considerare la società incorporata, oppure, nel caso di applicazione del metodo analitico, deve necessariamente comprendere anche le operazioni inerenti all’attività della società incorporata; b) nel caso di fusioni proprie, l’obbligo dell’acconto Iva non sussiste per la società fusa e per la società risultante dalla fusione perché vengono a mancare i requisiti soggettivi e oggettivi di riferimento. - Fusioni con effetto dal 1° dicembre al 27 dicembre 2018 o dal 1° ottobre al 27 dicembre 2018, se le società sono soggetti trimestrali: a) nel caso di fusione per incorporazione avente effetto dopo l’inizio del periodo inerente alla determinazione dell’acconto, l’obbligo dell’adempimento è già sorto anche per la società incorporata. Pertanto la società incorporata non deve versare l’acconto in quanto non più soggetto esistente, mentre, la società incorporante deve pagare l’acconto tenendo presenti sia le risultanze proprie, sia quelle delle società fuse; b) anche nel caso di fusioni proprie, le società fuse non devono versare l’acconto in modo autonomo, perché compete alla società risultante dalla fusione, che vi provvederà tenendo conto dei dati delle società fuse. - Fusioni con effetto dal 28 dicembre 2018 al 31 dicembre 2018: a) nel caso di fusione per incorporazione, l’acconto d’imposta compete in modo autonomo sia alla società incorporata, sia alla società incorporante; b) nel caso di fusioni proprie, l’acconto Iva, se ne ricorrono le condizioni, non deve essere versato perché non esistente alla data di scadenza dello stesso.
Split payment L’Agenzia delle entrate con la circolare n. 27 del 7 novembre 2017 ha confermato l’obbligo per i soggetti passivi Iva, allorquando in qualità di cessionari o committenti effettuino acquisti di beni o servizi nell’esercizio di attività commerciali per le quali sono soggetti passivi d’imposta, l’obbligo di eseguire il versamento dell’acconto Iva. Questi contribuenti pertanto entro il prossimo 27 dicembre saranno tenuti ad effettuare il versamento dell’acconto tenendo conto anche dell’imposta divenuta esigibile in regime di split payment. L’obbligo interessa sia i soggetti che versano l’im-
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posta con il modello F24 entro il mese successivo a quello in cui è divenuta esigibile l’Iva, sia i soggetti che usano il metodo della liquidazione in contabilità con versamento cumulativo.
Omesso versamento Nel caso di omesso o insufficiente versamento dell’acconto è dovuta una sanzione amministrativa pari al 30% dell’ammontare non versato, oltre agli interessi moratori. Qualora il versamento non sia stato effettuato nei termini, è possibile regolarizzare l’operazione, anche successivamente alla scadenza del 27 dicembre utilizzando il ravvedimento operoso. In questo caso la sanzione è ridotta nella misura: - dello 0,1% per ogni giorno di ritardo e fino al 14° giorno dalla scadenza; - del 1,5% qualora il versamento sia eseguito dal 15° giorno successivo ed entro i 30 giorni; - del 1,67% con regolarizzazione tra il 31° giorno e fino al 90° giorno successivo alla scadenza; - del 3,75% se la regolarizzazione avviene dal 91° giorno ma entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno
nel corso del quale è stata commessa la violazione. Naturalmente oltre al versamento dell’imposta e della sanzione, andranno versati, anche gli interessi moratori dello 0,3% con maturazione giorno per giorno. La sanzione ridotta dovrà essere versata con il codice tributo 8904 mentre per gli interessi, da versare distintamente, si dovrà utilizzare il codice 1991.
Rilevanza penale degli omessi versamenti Iva Si ricorda che l’omesso versamento dell’Iva assume rilevanza penale quando supera i 250.000 euro, in questi casi è prevista la reclusione da 6 mesi a 2 anni. Il reato si consuma quando l’omissione del versamento si protrae oltre il termine per il versamento dell’acconto relativo all’anno successivo. Entro il 27 dicembre 2018 si renderà quindi necessario verificare eventuali omissioni risultanti dal modello Iva 2018 riguardanti il 2017 e provvedere, se possibile, alla regolarizzazione.
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(PZ)
Comunicazioni all’ENEA il nuovo obbligo per gli interventi eseguiti nel 2018 L’art. 1 comma 3 della legge n. 205/2017 ha previsto l’obbligo di inviare una specifica comunicazione all’ENEA per gli interventi di recupero edilizio che comportano un risparmio energetico. La comunicazione è stata prevista per consentire un monitoraggio degli interventi eseguiti al fine di valutarne la portata in termini di risparmio energetico. Come noto per gli interventi aventi ad oggetto interventi di risparmio energetico l’invio delle informazioni all’ENEA era già prevista, la novità in argomento interessa esclusivamente alcuni interventi di ristrutturazione edilizia di cui all’art. 16-bis del TUIR, che producono un risparmio in termini di consumo di energia. Nonostante l’obbligo della comunicazione sia stato previsto dalla Finanziaria per l’anno in corso, solo di recente l’ENEA ha attivato la procedura con la quale i soggetti interessati possono inviare i dati relativi ai citati interventi. L’obbligo tuttavia riguarda gli interventi realizzati a partire dal 1° gennaio 2018, conseguentemente dovranno essere oggetto di comunicazione anche i lavori già eseguiti nel corso di quest’anno entro il termine di 90 giorni dalla disponibilità della procedura informatica. Sul sito Internet http://ristrutturazioni2018enea. it dal 21 novembre 2018 è disponibile, oltre alla procedura di inoltro dei dati, anche una guida rapida per la loro trasmissione. Per accedere alla compilazione della comunicazione è richiesta la registrazione al sito di cui sopra indicando nome, cognome, indirizzo e-mail e una password. La comunicazione pertanto può essere eseguita direttamente dal contribuente beneficiario della detrazione oppure con l’intervento di un intermediario, non necessariamente di un professionista abilitato. Per l’indirizzo di posta elettronica non è consentito l’utilizzo di una PEC.
Per i soggetti già registrati al portale ENEA, perché ad esempio hanno già effettuato delle comunicazioni per il risparmio energetico, non è richiesta una nuova registrazione e potranno conseguentemente utilizzare le credenziali già in loro possesso. La registrazione al portale quindi è unica sia per gli interventi di risparmio energetico sia per quelli di ristrutturazione edilizia. Dopo aver eseguito la registrazione è possibile accedere alla compilazione della Comunicazione dove vengono richiesti i seguenti dati: - dati anagrafici del beneficiario; - dati dell’immobile oggetto di intervento, quali ubicazione, dati catastali, superficie calpestabile, titolo di possesso, destinazione d’uso, e tipologia edilizia; - i dati relativi all’intervento effettuato, come numero di unità interessate all’intervento, inizio e fine lavori e il tipo di intervento. In base al tipo di intervento segnalato viene proposta una finestra nella quale indicare i dati tecnici di dettaglio dei lavori eseguiti. Una volta inseriti e validati i dati, è possibile procedere all’invio della comunicazione la quale viene completata con la stampa dell’intero modello, riportante anche i dati della data di trasmissione e il codice identificativo dell’avvenuta trasmissione. A trasmissione avvenuta all’utente registrato è sempre consentito consultare o stampare copia delle pratiche inviate all’interno della propria area personale. Come ricordato non tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia sono oggetto di comunicazione ma esclusivamente quelli che comportano un risparmio energetico. A questo proposito l’ENEA individua l’elenco degli interventi oggetto di comunicazione. Per le STRUTTURE EDILIZIE gli interventi interessati sono quelli di: - riduzione della trasmittanza delle pareti verticali che delimitano gli ambienti riscaldati dall’esterno, dai vani freddi e dal terreno; - riduzione della trasmittanza delle strutture opache orizzontali e inclinate (coperture) che delimitano gli ambienti riscaldati dall’esterno e dai vani freddi;
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- riduzione della trasmittanza termica dei pavimenti che delimitano gli ambienti riscaldati dall’esterno, dai vani freddi e dal terreno.
- installazione di sistemi di termoregolazione e building automation; - installazione di impianti fotovoltaici.
Per gli INFISSI gli interventi interessati sono quelli di: - riduzione della trasmittanza dei serramenti comprensivi di infissi che delimitano gli ambienti riscaldati dall’estero e dai vani freddi.
Per gli ELETTRODOMESTICI DI CLASSE A/A+, solo se collegati ad un intervento di recupero edilizio iniziato dal 1° gennaio 2017, gli acquisti interessati riguardano: - forni; - frigoriferi, - lavastoviglie; - piani cottura elettrici; - lavasciuga, - lavatrici. Per questi ultimi l’agevolazione si riferisce al “bonus mobili”.
Per gli IMPIANTI TECNOLOGICI gli interventi interessati sono quelli di: - installazione di collettori solari (solare termico) per la produzione di acqua calda sanitaria e/o il riscaldamento degli ambienti; - sostituzione di generatori di calore con caldaie a condensazione per il riscaldamento degli ambienti (con o senza produzione di acqua calda sanitaria) o per la sola produzione di acqua calda per una pluralità di utenze ed eventuale adeguamento dell’impianto; - sostituzione di generatori con generatori di calore ad aria a condensazione ed eventuale adeguamento dell’impianto; - pompe di calore per climatizzazione degli ambienti ed eventuale adeguamento dell’impianto; - sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore) ed eventuale adeguamento dell’impianto; - microcogeneratori (Pe‹50kWe); - scaldacqua a pompa di calore; - generatori di calore a biomassa; - installazione di sistemi di contabilizzazione del calore negli impianti centralizzati per una pluralità di utenze;
Come ricordato l’obbligo riguarda anche gli interventi dell’anno in corso, a questo proposito l’ENEA chiarisce che per quelli ultimati tra il 1° gennaio e il 21 novembre 2018 (data di apertura del sito), la comunicazione dovrà essere trasmessa entro 90 giorni da quest’ultima data e, conseguentemente, entro il 19 febbraio 2019. Per i lavori ultimati dopo il 21 novembre 2018 e in ogni caso a regime, la comunicazione deve essere trasmessa entro 90 giorni dall’ultimazione dei lavori. Per ultimazione dei lavori si deve intendere il collaudo, il certificato di fine dei lavori o la dichiarazione di conformità. Per i lavori precedenti, vale a dire riferiti al 2017 e annualità precedenti, non è richiesta alcuna comunicazione.
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(PZ)
Reverse charge su pc e tablet il regime prorogato fino al 30 giugno 2022
Il reverse charge, vale a dire la procedura che prevede la liquidazione dell’Iva a carico del committente o cessionario, nel corso degli ultimi anni ha conosciuto un progressivo allargamento dell’ambito di applicazione. L’allargamento è stato dettato dalla necessità di contrastare l’evasione fiscale, ponendo a carico dell’acquirente, presumibilmente operatore più strutturato, l’onere di liquidare l’imposta. Come ricordato l’ambito di applicazione del reverse charge, noto anche come inversione contabile, può essere adottato come modalità ordinaria per quanto riguarda i servizi resi nel campo dell’edilizia, oppure in via temporanea per specifiche fattispecie espressamente previste dalle autorità europee. L’Italia ha fatto amplio utilizzo dell’inversione contabile chiedendo la possibilità di applicare il regime speciale per un arco temporale di due anni per le specifiche fattispecie previste dalla UE. Le fattispecie oggetto di reverse charge per due anni sono quelle previste dai commi 5 e 6 dell’art 17 del DPR 633/72 che di seguito ricordiamo: - cessioni di oro da investimento; - prestazioni di servizi del settore edile; - cessioni di fabbricati per i quali il cedente
esprime l’opzione per l’applicazione dell’imposta; - prestazioni di servizi di pulizia, demolizione, installazione impianti e completamento di edifici; - cessione di telefoni cellulari; - cessioni di microprocessori e unità centrali, console da gioco, tablet, PC e laptop; - trasferimenti di quote di emissioni di gas effetto serra; - trasferimenti di altre unità utilizzabili da gestori certificati relativi al gas e all’energia elettrica; - cessioni di gas e di energia elettrica ad un soggetto passivo rivenditore. L’autorizzazione all’applicazione del regime dell’inversione contabile per le operazioni di cui sopra era stato accordato dalle autorità di Bruxelles fino al 31 dicembre 2018. Di recente il Consiglio Europeo, in data 6 novembre 2018 con la Direttiva n. 2018/1695/CE ha differito il termine di cui sopra al 30 giugno 2022, prevedendo anche l’eliminazione del periodo biennale previsto in precedenza. A questo punto manca solo il recepimento della Direttiva da parte del legislatore nazionale per rendere operativa la proroga. Proroga che potrebbe essere recepita in sede di conversione del D.L. 119/2018 oppure con la legge di bilancio. In assenza di tale recepimento dal 1° gennaio 2019 per le operazioni di cui sopra si tornerà ad applicare l’Iva con le modalità ordinarie.
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(PZ)
Beni in giacenza presso il fornitore le implicazioni di natura legale, contabile e fiscale Le ragioni che inducono l’acquirente a lasciare in deposito temporaneo presso il fornitore i beni acquistati possono essere le più disparate. Possono riguardare la mancanza di spazio nei propri magazzini, oppure nel caso di macchinari, quando il fabbricato cui sono destinati è ancora in costruzione. In questi casi il fornitore può ritenere completato la propria obbligazione contrattuale, maturando così il diritto a definire l’operazione di cessione sia dal punto di vista formale sia sostanziale (emissione fattura, decorrenza dei termini di pagamento ecc.). Può anche accadere che l’acquirente preferisca lasciare in giacenza le merci presso il proprio fornitore in attesa di definire la loro vendita, facendole poi consegnare direttamente al cliente finale riducendo così i costi di trasporto. A questo punto si deve porre attenzione al corretto trattamento di questi acquisti tendo presente che per i beni acquistati che non si trovano presso la sede del contribuente, opera dal punto di vista fiscale una presunzione di cessione. È necessario quindi focalizzare l’attenzione su due aspetti fondamentali: la determinazione del momento impositivo e la prova della semplice giacenza presso il venditore per i beni acquistati. Per quanto riguarda il momento impositivo, l’art. 6 c. 1 del DPR 633/72 stabilisce che il termine è quello della consegna o spedizione relativamente alla cessione dei beni mobili. Per la consegna non si deve fare riferimento a quella fisica dei beni all’acquirente, ma può essere sufficiente la semplice individuazione e separazione dei beni anche presso la sede del venditore. Conseguentemente con quest’operazione di individuazione univoca dei beni si perfeziona l’operazione di cessione facendo sorgere l’obbligo di emissione della fattura. Fattura che dovrà necessariamente essere del tipo immediata perché man-
cando il trasferimento fisico dei beni, la compilazione di un documento di trasporto non legittimerà l’emissione di una fattura differita. La consegna del bene o della merce deve essere in qualche modo formalizzata con un documento ad hoc, il collaudo o altra dichiarazione che attesti la presa in carico dei beni da parte dell’acquirente. Circa il secondo punto, cioè provare che i beni in giacenza presso il magazzino del venditore appartengono al compratore, e quindi vincere la presunzione di acquisto senza fattura, si deve considerare il diverso rapporto che si viene a instaurare tra i due soggetti. Dopo la formalizzazione della consegna nasce, infatti, un contratto di deposito, per il quale si dovrà fare riferimento all’art. 53 c. 3 del DPR 633/72, dove i soggetti interessati dovranno far risultare queste operazioni dal libro giornale o da altro libro tenuto a norma del codice civile o da apposito registro tenuto in conformità all’art. 39, ovvero da altro documento conservato a norma dello stesso articolo o da atto registrato presso l’Ufficio del Registro. Non è consentito fare riferimento al documento di trasporto, poiché come ricordato l’accensione del deposito avviene senza la traslazione fisica dei beni. Il ddt dovrà viceversa essere emesso nel momento della consegna dei beni con causale “estinzione deposito” indicando anche gli estremi della fattura precedentemente emessa. Il ddt avrà la doppia funzione di documento di trasporto e di prova di estinzione del deposito. Anche il contratto di deposito dovrà essere formalizzato con un atto specifico che può essere anche parte di quello relativo alla consegna dei beni. In definitiva nel documento che attesta la consegna del bene al compratore si dà atto che la merce rimane in deposito presso il fornitore fino al termine pattuito dalle parti. La fattispecie del deposito non va confusa con l’ipotesi in cui il venditore informa il cliente che la merce ordinata è pronta e può essere spedita, in questo caso non si realizza la consegna per la quale, come abbiamo visto è necessario un accordo specifico. Per ultimo si ricorda che la consegna, realizza il presupposto impositivo con conseguente obbligo di emissione della fattura, indipendentemente dal fatto che i beni si trovino ancora nella disponibilità del venditore. (PZ)
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Sabatini ter. Chiusura dello sportello al 4 dicembre 2018 per esaurimento delle risorse
Come comunicato con nostra circolare prot. n. 328/AdT del 4 dicembre 2018, con decreto del Direttore generale degli incentivi alle imprese del Ministero dello sviluppo economico (di seguito Ministero) 3 dicembre 2018 è stata disposta, a decorrere dal 4 dicembre 2018, la chiusura dello sportello per la presentazione delle domande di accesso ai contributi per l’acquisizione di beni strumentali d’impresa, a valere sulla legge 9 agosto 2013, n. 98, meglio nota come “Sabatini ter”, a causa dell’esaurimento delle risorse finanziarie disponibili. Da tale data, pertanto, le domande presentate dalle imprese sono considerate “irricevibili”. Il decreto è pubblicato sul sito ministeriale (www.mise.gov.it) e lo sarà anche sulla G.U. Le risorse finanziarie disponibili hanno consentito di accogliere le richieste di prenotazione presentate dalle banche e dagli intermediari finanziari fino a quella pervenuta il 1° dicembre 2018 alle ore 00.34.28, che è stata accolta parzialmente nella misura del 31,16 % rispetto all’importo richiesto. Per effetto del predetto d.d. 3 dicembre 2019,
qualora entro i 60 giorni successivi alla data di chiusura dello sportello e, cioè, entro il 2 febbraio 2019, si rendano disponibili ulteriori risorse (derivanti dalla riduzione dei finanziamenti deliberati dalle banche rispetto agli importi prenotati ovvero da eventuali rinunce da parte delle imprese beneficiarie), queste potranno essere utilizzate esclusivamente per incrementare l’importo della prenotazione disposta in misura parziale e, successivamente, per soddisfare eventuali altre richieste di prenotazione risultanti prive di copertura, nel rispetto dell’ordine di presentazione delle stesse all’interno della medesima trasmissione mensile da parte degli intermediari finanziari. Le eventuali richieste di prenotazione non soddisfatte con dette risorse acquisiscono priorità di prenotazione in caso di riapertura dello sportello. Le domande delle imprese presentate alle banche o intermediari finanziari in data antecedente a quella di chiusura dello sportello e non incluse in una richiesta di prenotazione delle risorse inviata dai medesimi al Ministero potranno essere ripresentate in caso di riapertura dello sportello. Lo sportello potrà essere riaperto in tempi brevi, qualora sia approvato dal Parlamento il rifinanziamento della misura contenuto nel disegno di legge di bilancio per il 2019. Per il testo del decreto in esame e ogni altra informazione gli interessati possono rivolgersi all’ufficio economico dell’Associazione. (AdT)
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Buoni per la digitalizzazione e l’ammodernamento tecnologico Rendiconto delle spese sostenute
chiarimenti del ministero dello sviluppo economico
Premessa Si fa seguito alle precedenti comunicazioni sull’argomento in epigrafe, (v., da ultimo, la circolare prot. n. 324/AdT del 30 novembre 2018) per segnalare che il Ministero dello sviluppo economico (di seguito Ministero) attraverso le Frequently asked questions (FAQ) presenti sul proprio sito (www.mise.gov.it) ha fornito importanti chiarimenti in ordine: - ai titoli di spesa (fatture) oggetto di rendiconto, - al rendiconto stesso delle spese sostenute, - alle variazioni del progetto oggetto di agevolazione, che si reputa utile qui richiamare.
Titoli di spesa oggetto di rendiconto Il Ministero ricorda che, ai fini della definitiva assegnazione e dell’erogazione dei buoni (voucher), l’impresa beneficiaria - iscritta, cioè, nell’elenco dei soggetti beneficiari - è tenuta a presentare una richiesta di erogazione corredata dalla documentazione di rendiconto delle spese sostenute. Ha ribadito, altresì, che i titoli di spesa (fatture di acquisto) connessi al progetto di digitalizzazione devono riportare espressamente la dicitura “Spesa di euro… dichiarata per l’erogazione del Voucher di cui al d.m. 23 settembre 2014.” Un’altra specifica dicitura, di cui qui non si dice, è prevista per le regioni della Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia nonché dell’Abruzzo, Molise e Sardegna. Ciò detto, il Ministero ha precisato che nel caso in cui l’impresa abbia riportato nel relativo bonifico la causale “Bene acquistato ai sensi del Decreto MISE 23 settembre 2014”, l’assenza della predetta dicitura in fattura non determina l’inammissibilità del titolo di spesa.
In merito al rendiconto delle spese sostenute il Ministero evidenzia che, in assenza dell’estratto del conto corrente utilizzato per i pagamenti relativi al progetto di digitalizzazione, l’impresa può produrre “altra documentazione - esclusivamente rilasciata dalla banca - attestante l’avvenuta esecuzione delle operazioni.” A tal proposito il Ministero indica a titolo esemplificativo: - l’attestazione di avvenuto pagamento; - la lista dei movimenti bancari timbrata e firmata dalla banca; - gli ordini di bonifico bancario accompagnati dalle relative distinte di pagamento della banca. Il Ministero ribadisce che non è necessario istituire un conto corrente dedicato, ma anche che i pagamenti vanno effettuati per mezzo di SEPA (Single Euro Payments Area: Area unica dei pagamenti in euro) Credit Transfer con indicazione della causale sopra riportata. Se, invece, il fornitore opera in area non SEPA è necessario che l’impresa beneficiaria effettui i relativi pagamenti a mezzo bonifico bancario estero, fermo restando l’obbligo di trasmettere al Ministero la liberatoria prevista dalla normativa, anche nel caso di fornitori con sede all’estero. In via più generale, il Ministero tiene a ricordare che la mancanza della causale può comportare la revoca delle agevolazioni concesse, qualora nel bonifico effettuato l’omissione della stessa non permetta la piena tracciabilità e la riconducibilità nella richiesta di erogazione e delle dichiarazioni liberatorie rilasciate dai fornitori. La documentazione fornita a rendiconto deve, in ogni caso, consentire al Ministero di accertare la piena corrispondenza e coerenza delle dichiarazioni rilasciate dall’impresa nella richiesta di erogazione e delle dichiarazioni liberatorie rilasciate dai fornitori.
Variazioni del progetto L’art. 6, co. 5 del decreto del Direttore generale per gli incentivi alle imprese 24 ottobre 2017, come novellato dal d.d. 14 marzo 2018, stabilisce che i termini per l’adozione del provvedimento di
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determinazione dell’importo del voucher da erogare s’interrompono qualora il progetto sia stato realizzato apportando una variazione significativa rispetto a quanto indicato nella domanda di accesso alle agevolazioni o sia intervenuta una variazione ai sensi dell’art. 5, co. 2 e, cioè, relativa alle condizioni di svolgimento del progetto di digitalizzazione. A tal riguardo il Ministero ha chiarito che per variazione significativa s’intende una consistente riduzione della spesa complessivamente prevista nell’istanza di agevolazione o la realizzazione di progetti a fronte dei quali si registri la mancata realizzazione di uno o più ambiti d’intervento indicati dall’impresa nel modulo di domanda. In tale ipotesi il Ministero procede all’adozione del provvedimento di erogazione solo a seguito del positivo svolgimento delle verifiche connesse all’organicità e funzionalità del progetto realizzato nonché al raggiungimento degli obietti-
vi definiti in sede di domanda, come anche, nel caso, alla verifica della sussistenza dei requisiti soggettivi. Per memoria si aggiunge anche che le variazioni relative alle condizioni di svolgimento del progetto di digitalizzazione intervenute dopo la presentazione della domanda devono essere comunicate al Ministero esclusivamente in sede di presentazione della richiesta di erogazione del voucher. In conclusione - e per correggere un refuso tabellare nel citato n. di Apinforma e nella circolare associativa prot. n. 217/AdT del 6 agosto 2018 circa i termini riguardanti il beneficio in parola - li si ripropongono. Per ogni altra informazione gli interessati possono rivolgersi all’ufficio economico dell’Associazione. (AdT)
Avvio progetto (data del primo titolo di spesa)
dal 14 marzo 2018
Ultimazione progetto (data dell’ultimo titolo di spesa)
entro il 14 dicembre 2018
Invio richiesta erogazione con rendiconto e relativa documen- dal 14 settembre 2018 tazione al 14 marzo 2019 Erogazione da parte del Ministero
entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta di erogazione
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Le imprese e i lavoratori vicini al territorio costituito un fondo per aiutare i comuni alluvionati della nostra regione
Lo scorso 27 novembre l’Associazione ha sottoscritto con le Segreterie Regionali di Cgil, Cisl e Uil un accordo istitutivo di un Fondo Regionale finalizzato alla raccolta di Fondi per i Comuni colpiti dall’alluvione dello scorso ottobre. Il Fondo, denominato “Fondo alluvione 2018”, ha lo scopo di raccogliere proventi derivanti da versamenti volontari in misura pari ad almeno un’ora di lavoro di ogni dipendente delle imprese associate e della medesima cifra da parte dell’impresa datrice di lavoro. I versamenti debbono essere effettuati entro il 28 febbraio 2019 e quindi saranno relativi, ovviamente sulla base della disponibilità individuale, alle retribuzioni dei mesi di dicembre e gennaio. L’importo raccolto verrà devoluto ai comuni alluvionati della fascia montana, pedemontana e costiera della nostra Regione in base a specifico accordo sottoscritto dalle parti che hanno costituito il Fondo, che considererà le scelte di destinazione sulla base dei seguenti criteri di priorità: 1) interventi a sostegno delle imprese e/o lavoratori; 2) interventi a sostegno delle strade e delle vie di comunicazione; 3) interventi a sostegno delle scuole; 4) esigenze specifiche individuate dai Comuni destinatari dell’importo. Il lavoratore dovrà delegare il datore di lavoro,
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tramite la sottoscrizione del modello allegato, ad effettuare la trattenuta e il versamento dell’importo da devolvere per le finalità di cui sopra. Tali somme beneficeranno di detrazione fiscale in misura pari al 19% fino al massimale di €. 2065,83. Suggeriamo la seguente modalità operativa: 1. consegnare ai dipendenti il modello allegato; 2. ritarare il modello ed effettuare il versamento quantificata la somma comprensiva sia dell’importo devoluto dal lavoratore che di quello devoluto dall’azienda; 3. effettuare il versamento con indicazione della causale: FONDO ALLUVIONE 2018 costituito da Confapi Fvg e CGIL, CISL E UIL FVG; 4. annotare a LUL la ritenuta in busta paga indicando espressamente la finalità solidaristica di cui all’articolo 27 della legge 133/99; 5. rilasciare al dipendente specifica personale ricevuta del versamento bancario da cui risulti anche il beneficiario con evidenza del carattere di liberalità dell’erogazione. Le somme devolute saranno poi oggetto di detrazione in sede di conguaglio di fine anno. Per le imprese si sottolinea come le erogazioni liberali effettuate tramite l’associazione di categoria siano integralmente deducibili, ai sensi dell’art. 27 della legge 133/1999. Il numero del conto corrente è il seguente IBAN – IT 26 O 08631 12300 000001006040 Intestazione: Confapi Fvg - FONDO ALLUVIONE 2018 - ACCORDO SOTTOSCRITTO DA CONFAPI FVG, CGIL, CISL E UIL 27/11/2018 Il Servizio Relazioni Industriali dell’Associazione rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. (FT)
Allegato Confapi Fvg e le OO.SS. CGIL, CISL e UIL hanno costituito in data 27 novembre 2018 un Fondo finalizzato al sostegno dei Comuni recentemente alluvionati della regione Friuli Venezia Giulia. L’intesa di cui sopra prevede l’Istituzione di un Fondo denominato Fondo Alluvione 2018 tramite cui devolvere Fondi secondo le Finalità concordate nell’accordo istitutivo del 27 novembre 2018. Il finanziamento del Fondo avverrà tramite la corresponsione di almeno un’ora di retribuzione volontariamente e liberamente devoluta dalla retribuzione dei mesi di dicembre 2018 e gennaio 2019 da parte dei lavoratori e delle imprese aderenti al sistema Confapi Fvg. Si evidenzia la detraibilità dell’importo nel limite del 19% e fino ad un massimale pari a 2066 euro. DELEGA Il sottoscritto ……………………………………………… nato a ……………………………………… il …….……………… C.F. ………..…………………… dipendente della ……………………………… Autorizzo la ………………………………………… ad effettuare sia la trattenuta che il versamento di ……… ore della propria retribuzione del mese di ………………………………………… (specificare se dicembre 2018 o gennaio 2019), in favore dei Comuni colpiti dall’alluvione di ottobre 2018 al Fondo alluvione 2018 costituto con finalità mutualistiche rivolte ai comuni alluvionati da Confapi Fvg e Cgil, Cisl e Uil regionali. Lì ………………………………
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Firma ……………………………
Avvio Fondo sanitario ENFEA Salute dal 1° gennaio 2019 avvio dei versamenti obbligatori per unionchimica, unigec, unimatica, uniontessile e unionalimentari Si fa seguito a quanto comunicato con nostra circolare prot. n. 334/FT del 6 dicembre 2018 per rendere noto che è stato costituito il Fondo Sanitario Enfea Salute in data 11 ottobre u.s. che prevede l’avvio dei versamenti per le seguenti categorie: Unionchimica, Unigec, Unimatica, Uniontessile e Unionalimentari. Si fornisce una sintesi delle modalità operative e delle caratteristiche del Fondo stesso: 1. la contribuzione annua dovuta ad Enfea Salute è fissata in euro 120 (euro 10 mese) per ciascun lavoratore a carico dell’azienda. Tale contribuzione è dovuta a decorrere dal 1° gennaio 2019. Si precisa che, allo stato attuale, Enfea Salute è in attesa di ricevere da parte dell’Inps l’apposito codice per il versamento della contribuzione prevista che sarà nostra cura comunicarvi con apposita circolare. 2. Sono iscritti ad Enfea i lavoratori dipendenti superato il periodo di prova - rientranti nelle seguenti tipologie contrattuali: - contratti a tempo indeterminato compren-
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sivi anche dei lavoratori in part - time o a domicilio; - contratti a tempo determinato di durata non inferiore a 6 mesi a decorrere dalla data di assunzione; - apprendistato. 3. La sussistenza dei requisiti di adesione, mantenimento e/o perdita del diritto alle prestazioni sono definite da Enfea Salute con apposito regolamento. Si ribadisce altresì che - le prestazioni presenti nei sistemi di bilateralità rappresentano un diritto contrattuale di ogni singolo lavoratore, che pertanto matura, nei confronti delle imprese non aderenti al sistema bilaterale, il diritto alla erogazione diretta delle prestazioni da parte dell’impresa datrice di lavoro. - I trattamenti previsti dalla bilateralità sono vincolanti per tutte le imprese. - Pertanto a far data dal 1° gennaio 2019, le imprese, in caso di mancata adesione al sistema della bilateralità (Enfea ed Enfea Salute), dovranno corrispondere a ciascun lavoratore un elemento retributivo aggiuntivo nella misura stabilita di 25,00 (venticinque/00) Euro mensili per 13 mensilità. - Per le imprese aderenti al sistema della bilateralità (Enfea ed Enfea Salute) ed in regola con i versamenti tale elemento non è dovuto. Il Servizio Relazioni Industriali dell’Associazione è a disposizione per ogni ulteriore chiarimento. (FT)
Fornitura di energia elettrica in mercato libero decorrenza contrattuale: 1° gennaio 2019 31 dicembre 2019 Condizioni di prezzo dal 1° dicembre al 15 dicembre 2018 Abbiamo definito anche per l’anno 2019 l’accordo commerciale per la fornitura di energia elettrica alle condizioni di libero mercato. Dopo aver ricevuto e valutato molteplici offerte, la scelta si è indirizzata a favore di A2A Energia SpA, una delle primarie società fornitrici a livello nazionale. L’offerta, a prezzo fisso, è suddivisa per le utenze dotate di misuratore orario su 3 fasce, così come definito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) nella delibera del 2 agosto 2006, n. 111 e come di seguito indicato, con l’avvertenza che, a causa dell’estrema volatilità del mercato di questi mesi, al momento tendente ad importanti aumenti, le condizioni di prezzo per il 2019 variano da quindicina a quindicina di giorni. Le imprese che sottoscriveranno il contratto entro il 15 dicembre 2018, con decorrenza contrattuale 1° gennaio 2019 - 31 dicembre 2019, lo potranno fare ai seguenti prezzi: Fascia
Prezzo
F1
euro 79,27 per MWh
F2
euro 76,65 per MWh
F3
euro 62,57 per MWh
- F 1 (da lunedì a venerdì, dalle 08.00 alle 19.00); - F 2 (da lunedì a venerdì, dalle 07.00 alle 08.00 e dalle 19.00 alle 23.00 e sabato dalle 07.00 alle 23.00); - F 3 (da lunedì a sabato, dalle 23.00 alle 07.00
e dalle 23.00 alle 24.00, nonché domenica e festivi). Come in passato, i prezzi su esposti includono: - gli oneri relativi all’ossido di carbonio (CO2) e certificati verdi; - gli oneri di sbilanciamento; - i benefici derivanti dall’assegnazione da parte di Terna/GRTN di energia d’importazione e CIP 6; - il corrispettivo di non arbitraggio ex art. 51 della delibera dell’AEEG 111/2006; - il corrispettivo della copertura dei costi di trasporto CCT ex art. 43 della delibera dell’AEEG 111/2006. I medesimi prezzi non comprendono, invece: - gli oneri per le perdite in rete; - i corrispettivi per i servizi di dispacciamento, trasmissione, trasporto e misurazione dell’energia elettrica, come da delibera 9 giugno 2006, n. 111 dell’AEEG; - componenti tariffaria A, UC, MCT di pertinenza del mercato libero o aggiornamenti normativi delle stesse; - tasse, imposte o tributi applicabili al contratto o alla somministrazione di energia elettrica; - qualsiasi altro onere che le autorità competenti porranno a carico dell’utente finale.
Modalità di adesione Le imprese che vi vorranno aderire possono da subito prendere contatto con il dott. David Opera di A2A (e-mail david.opera@a2a.eu tel. 3408870362), al quale andrà trasmessa copia dell’ultima fattura di energia ricevuta dal precedente fornitore; A2A vi trasmetterà via posta elettronica l’offerta che andrà sottoscritta e rispedita, sempre ad A2A, entro il 15 dicembre per godere del prezzo sopraindicato. Per ogni altra necessità le Imprese possono rivolgersi all’ufficio economico dell’Associazione (tel.0432 507377).
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(AdT)
Fornitura gas metano 2019 chiusura delle trattative
Facciamo seguito alla nostra circolare prot. n. 292 del 9 novembre 2018 sulla manifestazione di in-
teresse per la fornitura di gas 2019, per segnalare che la trattativa con le società fornitrici si è conclusa in data di ieri. La trattativa è stata condotta sulla base di 17 profili di consumo, con offerta di prezzo e condizioni da parte di 6 fornitori. Ogni impresa sarà libera di scegliere il fornitore che preferisce. Le offerte, che comunque prevedono una scadenza, sono a disposizione di ogni altra impresa che fosse interessata.
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(LCP-AdT)
SOA: rinnovo per la Costruzioni Vidoni srl potrà eseguire opere strutturali speciali (os21) Rinnovo per l’impresa Costruzioni Vidoni srl, rappresentata dal perito Corrado Vidoni. L’azienda, che è gestita oltre che dal citato Corrado Vidoni anche dalla moglie Cinzia Ceconi e dai figli Elia ed Elisa, da qualche tempo ha spostato la nuova sede a Majano sulla strada Provinciale del Sottobosco numero 104 a Tiveriacco, in precedenza la sede dell’azienda era a Forgaria. L’impresa Costruzioni Vidoni srl, negli ultimi anni è cresciuta molto, rinnovando l’attestazione e qualificandosi per le categorie OG1 per la classifica III bis, OG3 per la classifica III bis, OG6 e OG8 per la classifica IV bis, OG13 e OS21 per la classifica II. Potrà eseguire fino ad un importo di 1.800.000 Euro edifici civili e industriali (OG1): categoria che riguarda la costruzione, la manutenzione o la ristrutturazione di interventi puntuali di edilizia occorrenti per svolgere una qualsiasi attività umana, diretta o indiretta, completi delle necessarie strutture, impianti elettromeccanici, elettrici, telefonici ed elettronici e finiture di qualsiasi tipo nonché delle eventuali opere connesse, complementari e accessorie. Comprende in via esemplificativa le residenze, le carceri, le scuole, le caserme, gli uffici, i teatri, gli stadi, gli edifici per le industrie, gli edifici per parcheggi, le stazioni ferroviarie e metropolitane, gli edifici aeroportuali nonché qualsiasi manufatto speciale in cemento armato, semplice o precompresso, gettato in opera quali volte sottili, cupole, serbatoi pensili, silos ed edifici di grande altezza con strutture di particolari caratteristiche e complessità. Inoltre, potrà eseguire fino ad un importo di 3.098.400 Euro: strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, linee tranviarie, metropolitane, funicolari, e piste aeroportuali, e relative opere complementari (OG3), categoria che riguarda la costruzione, la manutenzione o la ristrutturazione di interventi a Pag. 57 - ApiNFORMA / Edilizia - numero 21 - 30 novembre 2018
rete che siano necessari per consentire la mobilità su “gomma”, “ferro” e “aerea”. È abilitata ad eseguire fino ad un importo di 4.200.000 Euro: acquedotti, gasdotti, oleodotti, opere di irrigazione e di evacuazione (OG6) categoria che riguarda la costruzione, la manutenzione o la ristrutturazione di interventi a rete che siano necessari per attuare il “servizio idrico integrato” ovvero per trasportare ai punti di utilizzazione fluidi aeriformi o liquidi; e opere fluviali, di difesa, di sistemazione idraulica e di bonifica (OG8) categoria che riguarda la costruzione e la manutenzione o la ristrutturazione di interventi, puntuali e a rete, comunque realizzati, occorrenti per la sistemazione di corsi d’acqua naturali o artificiali nonché per la difesa del territorio dai suddetti corsi d’acqua, completi di ogni opera connessa, complementare o accessoria, nonché di tutti gli impianti elettromeccanici, elettrici, telefonici ed elettronici necessari. Potrà eseguire opere di ingegneria naturalistica (OG 13) fino ad un importo di 619.200 Euro, categoria che riguarda: la costruzione, la manutenzione o la ristrutturazione di opere o lavori puntuali, e di opere o di lavori diffusi, necessari alla difesa del territorio ed al ripristino della compatibilità fra “sviluppo sostenibile” ed ecosistema, comprese tutte le opere ed i lavori necessari per attività botaniche e zoologiche. Comprende in via esemplificativa i processi di recupero naturalistico, botanico e faunistico, la conservazione ed il recupero del suolo utilizzato per cave e torbiere e dei bacini idrografici, l’eliminazione del dissesto idrogeologico per mezzo di piantumazione, le opere necessarie per la stabilità dei pendii, la riforestazione, i lavori di sistemazione agraria e le opere per la rivegetazione di scarpate stradali, ferroviarie, cave e discariche. Infine, potrà eseguire fino ad un importo di 619.200 Euro: opere strutturali speciali (OS21), categoria che riguarda la costruzione di opere destinate a trasferire i carichi di manufatti poggianti su terreni non idonei a reggere i carichi stessi, di opere destinate a conferire ai terreni caratteristiche di resistenza e di indeformabilità tali da rendere stabili l’imposta dei manufatti e da prevenire dissesti geologici, di opere per rendere antisismi-
che le strutture esistenti e funzionanti. Questa categoria comprende in via esemplificativa, l’esecuzione di pali di qualsiasi tipo, di sottofondazioni, di palificate e muri di sostegno speciali, di ancoraggi, di opere per ripristinare la funzionalità statica delle strutture, di pozzi, di opere per garantire la stabilità dei pendii e di lavorazioni speciali per il prosciugamento, l’impermeabilizzazione ed il consolidamento di terreni.
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Ricordiamo che l’attestazione SOA costituisce condizione indispensabile per la partecipazione alle procedure d’aggiudicazione dei lavori d’importo superiore ai 150.000 euro. Al fine d’assistere gli imprenditori, l’Associazione ha predisposto un servizio d’informazione ed assistenza alle proprie imprese sui requisiti e sulla documentazione richiesti per la qualificazione. (CS)
Piattaforma informatica per le Amministrazioni nelle gare dal 18 ottobre 2018 vige l’0bbligo di utilizzare mezzi di comunicazione elettronica nell’ambito delle procedure di gara La Direzione centrale infrastrutture e territorio ha trasmesso alla nostra Associazione e a tutte le Stazioni Appaltanti del Friuli Venezia Giulia una comunicazione relativa all’utilizzo della piattaforma EAppalti della Regione, inoltre, le linee di indirizzo per l’utilizzo obbligatorio, dal 18 ottobre, dei mezzi di comunicazione elettronici nelle procedure di affidamento di beni, servizi e lavori. In occasione del seminario tenutosi lunedì 5 novembre 2018, a Palmanova, nell’ambito di “Programmare e costruire al tempo del pareggio di bilancio”, la Regione ha colto l’esigenza, espressa da parte delle Stazioni appaltanti della Regione e, in particolare degli enti locali ovvero dei Comuni presenti, di acquisire informazioni certe in ordine all’accesso alla piattaforma informatica EAppaltiFVG, acquisita e gestita dalla Regione con l’obiettivo di metterla a disposizione di tutte le Stazioni appaltanti della Regione (siano essi Comuni, che aziende sanitarie, che società partecipate, che aziende del sistema sanitario e altri soggetti pubblici comunque riferiti al Sistema regionale). L’adesione alla Rete determina la possibilità per tutti i soggetti aderenti, di essere accompagnati della predisposizione e nella gestione delle gare e quindi di poter fruire di un supporto nell’utilizzo della piattaforma EAppalti FVG direttamente presso la sede di ogni Stazione appaltante da parte dei colleghi adeguatamente formati. In merito la Regione ritiene utile segnalare che l’accesso alla piattaforma avviene aderendo alla rete delle Stazioni appaltanti, di cui all’art. 44 della L.r. 14, che ha la finalità di garantire, oltre all’utilizzo della piattaforma informatica, l’utilizzo di modelli standard (template) per l’affidamento di opere/lavori pubblici, predisposti dalla Direzione centrale infrastrutture e territori - Servizio lavoPag. 59 - ApiNFORMA / Edilizia - numero 21 - 30 novembre 2018
ri pubblici, consentendo quindi di poter svolgere numerose tipologie di gare utilizzando documenti informatici già adeguati al quadro normativo di riferimento e periodicamente aggiornati dallo stesso Servizio. Per aderire è necessario sottoscrivere una convenzione (allegato trasmesso alla presente comunicazione) previa formale delibera di giunta comunale o analogo organo decisorio (anche in questo caso, per facilitare l’adesione, viene allegato relativo modello). A seguito della sottoscrizione della convenzione, gli operatori dell’Ente che opereranno direttamente sulla piattaforma, dovranno acquisire le necessarie credenziali (la richiesta viene inviata alla casella email accreditamentoenti.eappalti@ appalti.regione.fvg.it – referente: Mauro Rudez). La procedura di accreditamento rende possibile utilizzare la piattaforma per tutte le potenzialità presenti e, quindi, anche per gestire contratti di servizi e forniture, in maniera singola da parte di ciascun Ente, a prescindere dall’assetto organizzativo, per importi inferiori ai 40.000 euro, dalle CUC, in qualsiasi modalità organizzate, per gli importi superiori. Una volta effettuato l’accreditamento, le Stazioni appaltanti che necessitino di supporto nell’espletamento delle loro funzioni per mezzo della piattaforma possono usufruire del supporto e della formazione predisposti dall’ Amministrazione regionale. Sono previste due tipologie di supporto: una base nell’ambito del contratto ed una specifica per le stazioni appaltanti che aderiscono alla Rete delle Stazioni Appaltanti. Per l’iscrizione alla formazione base e conoscere il calendario dei corsi, bisogna fare riferimento alla sezione FVG Digital Academy del sito internet di INSIEL. Per la formazione specifica, invece, bisogna inviare una email alla casella supporto.reteSA@appalti.regione.fvg.it. Alla piattaforma possono aderire tutte le Stazioni Appaltanti del SIIR (Sistema informativo integrato regionale), anche qualora non si intenda accedere alla Rete delle Stazioni appaltanti. Anche i funzionari addetti alle procedure di gestione dei contratti di servizi e forniture devono
acquisire le necessarie credenziali e, anche in questo caso, il rilascio interviene per il tramite della richiesta inviata alla casella email di cui sopra. In ordine all’utilizzo obbligatorio, dal 18 ottobre, dei mezzi di comunicazione elettronici, così come stabilito dall’art. 22 della direttiva comunitaria 2014/24/EU, nelle procedure di affidamento di beni, servizi e lavori, ai sensi dell’articolo 40 comma 2 del decreto legislativo n. 50/2016 e ss.mm.ii. (Codice Appalti), si ritiene utile fornire di seguito le linee di indirizzo che questa Direzione fa proprie e che sono già applicate in un Comune della Regione che aderisce alla Rete delle Stazioni appaltanti. L’approfondimento che segue è a cura del dott. Primo Perosa, Segretario generale del Comune di Pordenone, che partecipa alla Rete delle Stazioni Appaltanti e che fa parte delle Unità Specializzate, oltre che della comunità di lavoro che si intende realizzare.
“Nota operativa per l’utilizzo obbligatorio, dal 18 ottobre, dei mezzi di comunicazione elettronici nelle procedure di affidamento di beni, servizi e lavori”
Inquadramento normativo Come noto, il 18 ottobre 2018, è entrato in vigore l’obbligo, per tutte le stazioni appaltanti, di utilizzare mezzi di comunicazione elettronica nell’ambito delle procedure di gara. Tale obbligo – previsto dal comma 2 dell’articolo 40 del decreto legislativo n. 50/2016 e ss.mm.ii. (Codice Appalti) – deriva dall’art. 22 della direttiva comunitaria 2014/24/EU, che richiedeva proprio l’utilizzo dei mezzi elettronici per le comunicazioni: “Gli Stati membri provvedono affinché tutte le comunicazioni e gli scambi di informazioni di cui alla presente direttiva, in particolare la trasmissione in via elettronica, siano eseguiti utilizzando mezzi di comunicazione elettronici (art. 22, co. 1); in tali casi, le amministrazioni aggiudicatrici «garantiscono che l’integrità dei dati e la riservatezza delle offerte e delle domande di partecipazione siano mantenute. Esse esaminano il contenuto delle offerte e delle domande di partecipazione soltanto dopo la scadenza del termine stabilito per la loro presentazione» (art. 22, co. 3). Dunque, l’oggetto della disposizione normativa succitata, riguarda le modalità con cui effettuaPag. 60 - ApiNFORMA / Edilizia - numero 21 - 30 novembre 2018
re le comunicazioni e gli scambi di informazioni all’interno delle procedure di gara. Tuttavia, una completa disamina della disciplina, impone un collegamento dell’articolo 40, comma 2, con quanto previsto dall’articolo 52 del Codice, che descrive le caratteristiche che tali comunicazioni devono avere. Il comma 5 dell’articolo 52, in particolare, chiarisce: “In tutte le comunicazioni, gli scambi e l’archiviazione di informazioni, le stazioni appaltanti garantiscono che l’integrità dei dati e la riservatezza delle offerte e delle domande di partecipazione siano mantenute. Esse esaminano il contenuto delle offerte e delle domande di partecipazione soltanto dopo la scadenza del termine stabilito per la loro presentazione”.
Il problema della segretezza negli appalti digitali. Uso delle Pec solo negli affidamenti diretti o indagini di mercato ove non è prescritta la segretezza delle offerte Un ragionamento preliminare merita l’utilizzo della PEC che a prima vista sembra rispondere all’obbligo, normativamente imposto dall’art. 40 del D.Lgs. 50/2016, di valersi esclusivamente di mezzi elettronici di comunicazione nell’ambito delle procedure di affidamento di contratti pubblici. In realtà non è così ovvero lo è solo in casi limitati. In effetti l’utilizzo della PEC per la trasmissione delle richieste di partecipazione alla gara e/o delle offerte vere e proprie non consentirebbe di rispettare il precetto contenuto nel citato art. 22 c. 3 della direttiva europea – recepito nell’art. 52 c. 5 del codice contratti – e tradizionalmente da sempre ritenuto ineludibile anche dalla normativa e dalla giurisprudenza nazionali, secondo il quale le stazioni appaltanti possono esaminare il contenuto delle offerte e delle domande di partecipazione soltanto dopo la scadenza del termine stabilito per la loro presentazione e ne devono garantire, sino a quel momento, la completa riservatezza. Pertanto la presentazione di offerte via Pec è legittimamente possibile solo nei casi in cui si tratta con un solo operatore e si procede ad affidamento diretto per esempio come previsto dall’articolo 36, comma 2 lettera a) del decreto legislativo n. 50/2016, nonché nei casi in cui si procede a semplici indagini di mercato per acquisire delle proposte non vincolanti e non sono obbligatorie procedure comparative tipiche ove deve essere garantita la segretezza delle offerte fino alla relativa apertura.
Auguri
Deroga per affidamenti inferiori a 1.000,00 euro Come sostenuto da autorevole dottrina, il recepimento dell’obbligo comunitario di ricorrere alle procedure elettroniche, di cui agli articoli 22 e 90, par. 2, della direttiva 2014/24/UE, operante nel nostro ordinamento dal 18 ottobre 2018, per effetto degli artt. 40, comma 2, e 52 del Codice, non comporta l’automatica soppressione della deroga prevista per gli acquisti di importo inferiore a 1.000 euro, prevista in disposizioni di spendingreview fatte espressamente salve dall’art. 37 del Codice. Quindi per tali affidamenti si può continuare a rapportarsi con il fornitore anche mediante modalità cartacee.
Procedimenti standard. Utilizzo di piattaforme telematiche di negoziazione In questo quadro normativo, alquanto incerto e frammentato, gli obblighi di comunicazione informatica di cui all’articolo 40 comma 2 del Codice, possono dirsi adempiuti utilizzando le piattaforme elettroniche di negoziazione, che garantiscono il rispetto dell’integrità dei dati e la riservatezza delle offerte nelle procedure di affidamento. Nel Comune di Pordenone sono in uso due piattaforme: a. la piattaforma digitale CONSIP / MEPA del Mercato digitale per la pubblica amministrazione nelle sue varie declinazioni (Consip, mercato dinamico ecc.); b. la piattaforma di e-procurement, della Bravo Solution messa a disposizione della Amministrazione Regionale nell’ambito della convenzione “rete delle stazioni appaltanti”. Introdotta inizialmente, in convenzione con la Direzione Centrale Infrastrutture e Trasporti della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per le procedure di affidamento di lavori pubblici ed utilizzabile per ogni tipo di affidamento di servizi e forniture sia esso diretto o proceduralizzato, tale piattaforma è stata finora utilizzata solo dal Settore Infrastrutture.
Deroghe L’art. 52 inoltre, con riferimento alla presentazione dell’offerta, stabilisce che le amministrazioni possano ancora ricorrere all’uso di mezzi di comunicazione diversi da quelli elettronici nelle seguenti ipotesi derogatorie: a) a causa della natura specialistica dell’appalto, l’uso di mezzi di comunicazione elettronici richiederebbe specifici strumenti, dispositivi o formati di file, che non sono in genere dispoPag. 62 - ApiNFORMA / Edilizia - numero 21 - 30 novembre 2018
nibili o non sono gestiti dai programmi comunemente disponibili; b) i programmi in grado di gestire i formati di file, adatti a descrivere l’offerta, utilizzano formati che non possono essere gestiti mediante altri programmi aperti o generalmente disponibili ovvero sono protetti da licenza di proprietà esclusiva e non possono essere messi a disposizione per essere scaricati o per farne un uso remoto da parte della stazione appaltante; c) l’utilizzo di mezzi di comunicazione elettronici richiede attrezzature specializzate per ufficio non comunemente disponibili alle stazioni appaltanti; d) i documenti di gara richiedono la presentazione di un modello fisico o in scala ridotta che non può essere trasmesso per mezzo di strumenti elettronici; e) l’uso di mezzi di comunicazione diversi dai mezzi elettronici è necessario a causa di una violazione della sicurezza dei mezzi di comunicazione elettronici ovvero per la protezione di informazioni di natura particolarmente sensibile che richiedono un livello talmente elevato di protezione da non poter essere adeguatamente garantito mediante l’uso degli strumenti e dispositivi elettronici che sono generalmente a disposizione degli operatori economici o che possono essere messi loro a disposizione mediante modalità alternative di accesso. In tali casi, però, le stazioni appaltanti indicano nella relazione unica i motivi per cui l’uso di mezzi di comunicazione diversi dai mezzi elettronici è stato ritenuto necessario (art. 52, comma 3, D.Lgs. 50/2016). Il quadro normativo si completa con l’articolo 58 del Codice Appalti concernente le procedure svolte attraverso piattaforme telematiche di negoziazione e con l’articolo art. 44, che rimanda ad un D.M., contenente le “modalità di digitalizzazione delle procedure”, la cui adozione al momento, non risulta avvenuta (si ricorda che per questo, ANCI, aveva presentato un emendamento al decreto mille proroghe per il rinvio del termine del 18 ottobre).
Considerazioni finali In generale, si ricorda che l’obbligo di ricorso agli strumenti elettronici è già operante nel sotto-soglia – fatte salve le procedure infra 40.000 euro per servizi e forniture e 150.000 euro per lavori - per effetto dell’art. 37 del Codice, il quale stabilisce al comma 2 che, “… per gli acquisti di forni-
ture e servizi di importo superiore a 40.000 euro e inferiore alla soglia di cui all’articolo 35, nonché per gli acquisti di lavori di manutenzione ordinaria d’importo superiore a 150.000 euro e inferiore a 1 milione di euro, le stazioni appaltanti in possesso della necessaria qualificazione di cui all’articolo 38 nonché gli altri soggetti e organismi di cui all’articolo 38, comma 1, procedono mediante utilizzo autonomo degli strumenti telematici di negoziazione messi a disposizione dalle centrali di committenza qualificate secondo la normativa vigente. In caso di indisponibilità di tali strumenti anche in relazione alle singole categorie merceologiche, le stazioni appaltanti operano ai sensi del comma 3 o procedono mediante lo svolgimento di procedure di cui al presente codice”. Ma soprattutto, per le amministrazioni pubbliche, l’obbligo di prioritario ricorso agli strumenti di eprocurement è da tempo vigente per effetto dalle disposizioni introdotte dalla spending review. In particolare, come noto, l’art. 1, comma 450, l. 296/2006 stabilisce che “Le amministrazioni statali centrali e periferiche, ad esclusione degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado, delle istituzioni educative e delle istituzioni universitarie, nonché gli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale pubblici e le agenzie fiscali di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, per gli acquisti di beni e servizi di importo pari o superiore a 1.000 euro e al di sotto della soglia di rilievo comunitario, sono tenute a fare ricorso al mercato elettronico della pubblica amministrazione di cui all’articolo 328, comma 1, del regolamento di cui al d.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207. Fermi restando gli obblighi e le facoltà previsti al comma 449 del presente articolo, le altre amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonché le autorità indipendenti, per gli acquisti di beni e servizi di importo pari o superiore a 1.000 euro e di importo inferiore alla soglia di rilievo comunitario sono tenute a fare ricorso al mercato elettronico della pubblica amministrazione ovvero ad altri mercati elettronici istituiti ai sensi del medesimo articolo 328 ovvero al sistema telematico messo a disposizione dalla centrale regionale di riferimento per lo svolgimento delle relative procedure”.
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Ora l’obbligo è esteso al di sopra delle soglie di rilievo comunitario.
Indicazioni operative Riassumendo: a. fino all’importo di euro 999,00 è ammessa la modalità cartacea ma è preferibile comunque una gestione elettronica via PEC. b. Fino alla soglia dei 40.000,00 euro e comunque nei casi di affidamento diretto previsti dall’ordinamento, di indagini di mercato informali, ove non sussistano obblighi di segretezza dell’offerta, è legittimo utilizzare lo strumento elettronico della PEC. c. Per gli affidamenti di importo superiore è necessario utilizzare le piattaforme di eprocurement. Fino alle soglie comunitarie per forniture e servizi si può continuare ad usare la piattaforma Consip/Mepa al di sopra delle soglie comunitarie e per appalti di lavori pubblici la piattaforma regionale “Bravo solution”. d. In ogni caso prima di procedere autonomamente ricordo l’obbligo di verificare sulla Piattaforma Consip e sulla Piattaforma della Centrale Unica di Committenza Regionale la esistenza di convenzione vigenti per il servizio, fornitura, manutenzione da appaltare. e. Occorre mettere in atto una azione di sensibilizzazione verso le imprese al fine di suggerire la iscrizione sugli albi/elenchi delle piattaforme. f. Nel caso di finanziamenti con fondi europei va verificato l’obbligo di pubblicità preventivo: in tal caso l’avviso deve prevedere l’invito a iscriversi nell’elenco delle imprese sulla piattaforma individuata. g. Per quanto attiene alla piattaforma regionale hanno provveduto a predisporre, d’intesa con i Dirigenti, un elenco di collaboratori incaricati quali punti ordinanti (Dirigenti e Incaricati di Posizione Organizzativa) e un elenco di collaboratori abilitati quali punti istruttori. Il tutto in linea con quanto già strutturato sulla piattaforma Consip/Mepa. Tali elenchi sono suscettibili di rettifiche ed integrazioni. (CS)
Informazioni sulla Federazione Russa iniziativa promozionale della Camera di commercio di pordenone - udine Si fa seguito a quanto comunicato con circolare prot. n. 335/PZ del 6 dicembre 2018 per ricordare che la Camera di Commercio di Pordenone - Udi-
ne ci segnala che l’ufficio ICE - Agenzia di Mosca è disponibile per confronti singoli e personalizzati sulla Federazione Russa. Gli appuntamenti saranno calendarizzati nella giornata del 22 gennaio 2019, ma per motivi organizzativi le iscrizioni si dovranno chiudere entro il 14 dicembre 2018. Per qualsiasi ulteriore informazione o chiarimento sull’iniziativa è possibile contattare l’Ufficio Estero presso l’Associazione allo 0432 507377 o mandare una e-mail a estero@confapifvg.it
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(PZ)
Doing business in Africa AUTOMOTIVE
programma fiere 2019
Presentiamo il programma delle fiere che si terranno in Africa nel 2019 che sono seguite dal dr. Lionel Cividino, consulente per l’internazionalizzazione dell’impresa con studio a Udine. Il dr. Cividino ha una lunga esperienza sul campo e la sua attività lo porta ad accompagnare le imprese nello sviluppo delle opportunità di business a livello internazionale. Nel tempo ha avuto modo di consolidare le sue conoscenze e contatti per le fiere indicate relative ai settori: building and interior; automotive; power and energy/solar; oil & gas; food/agro; industry/machinery; furniture. L’impresa che fosse interessata ad una o più di queste fiere può valutare se farsi assistere dal dr. Cividino che si occuperà di fornire tutte le informazioni utili a valutare la partecipazione, i costi, la logistica, l’assistenza in loco, il presidio dello stand, l’attività di primo contatto e di follow up e successivo sviluppo. Si segnala che chi fosse interessato è bene che dia riscontro possibilmente entro fine anno per consentire una buona organizzazione. Quanti fossero interessati possono mettersi in contatto con il nostro Ufficio Estero estero@confapifvg.it, tel. 0432507377. EAST AFRICA 2019 EVENTS
BUILDING AND INTERIOR 02ND BUILDEXPO AFRICA 2019 | 21 - 23 MARCH | Millennium Hall, Addis Ababa, Ethiopia. 22ND BUILDEXPO AFRICA 2019 | 04 - 06 JULY | KICC | Nairobi, Kenya. 22ND BUILDEXPO AFRICA 2019 | 12 - 14 SEPTEMBER | Diamond Jubilee Expo Center | Dar Es Salaam, Tanzania. 02ND BUILDEXPO AFRICA 2019 | 23 - 25 MAY | Kigali Convention Centre | Kigali, Rwanda.
02ND AUTOEXPO AFRICA 2019 | 21 - 23 MARCH | Millennium Hall, Addis Ababa, Ethiopia. 22ND AUTOEXPO AFRICA 2019 | 18 - 20 JULY | KICC | Nairobi, Kenya. 22ND AUTOEXPO AFRICA 2019 | 07 - 09 SEPTEMBER | Diamond Jubilee Expo Center | Dar Es Salaam, Tanzania
POWER AND ENERGY / SOLAR 02ND POWER & ENERGY/SOLAR AFRICA 2019 | 23 - 25 MAY | Kigali Convention Centre | Kigali, Rwanda. 02ND POWER & ENERGY/SOLAR AFRICA 2019 | 21 - 23 MARCH | Millennium Hall, Addis Ababa, Ethiopia 08TH POWER & ENERGY/SOLAR AFRICA 2019 | 25 - 27 JULY | KICC | Nairobi, Kenya. 05TH POWER & ENERGY/SOLAR AFRICA 2019 | 07 - 09 SEPTEMBER | Diamond Jubilee Expo Center | Dar Es Salaam. Tanzania
OIL & GAS 08TH OIL & GAS AFRICA 2019 | 25 - 27 JULY | KICC | Nairobi, Kenya. 05TH OIL & GAS AFRICA 2019 | 07 - 09 SEPTEMBER | Diamond Jubilee Expo Center | Dar Es Salaam, Tanzania.
FOOD / AGRO 02ND FOODAGRO AFRICA 2019 | 21 - 23 MARCH | Millennium Hall, Addis Ababa, Ethiopia. 22ND FOODAGRO AFRICA 2019 | 03 - 05 OCTOBER | KICC | Nairobi, Kenya. 22ND FOODAGRO AFRICA 2019 | 17 - 19 OCTOBER | Diamond Jubilee Expo Center | Dar Es Salaam, Tanzania
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“Decreto sicurezza”. Conversione in legge disposizioni in materia di circolazione e trasporto stradale Con la legge 1° dicembre 2018, n. 132, pubblicata sulla G.U. n. 281 del dicembre 2018, è stato convertito il decreto legge 4 ottobre 2018, n. 113, noto anche come “decreto sicurezza”, nel quale figurano numerose disposizioni riguardanti il trasporto e la circolazione su strada, sulle quale è opportuno dar conto in forma complessiva.
Prescrizioni in materia di contratto di noleggio di veicoli (art. 17) Allo scopo di prevenire forme di terrorismo, l’art. 17 stabilisce che le società che esercitano per professione l’attività di noleggio di veicoli senza conducente, contestualmente alla stipula del contratto e, comunque, in congruo anticipo rispetto alla consegna del veicolo devono comunicare al centro elaborazione dati del Ministero dell’interno (CED) i dati riportati nel documento d’identità esibito al cliente, al fine di un raffronto automatico con provvedimenti dell’Autorità giudiziaria o dell’Autorità di pubblica sicurezza ovvero segnalazioni alle Forze di polizia. Nel caso che dalla verifica emergano fatti o situazioni potenzialmente rilevanti per la prevenzione del terrorismo, il CED provvede a inviare una segnalazione di allerta all’ufficio o comando delle Forze di polizia per le conseguenti iniziative di controllo. Le modalità tecniche dei collegamenti e quelle sulla conservazione dei dati comunicati sono stabilite con decreto del Ministero dell’interno, da adottare entro 6 mesi dall’entrata in vigore del d.l. 113/2018 (5 ottobre 2018), previo parere del garante per la protezione dei dati personali
Inasprimento delle disposizioni in materia di blocco stradale (art. 23) L’art. 23, co. 1 modifica il decreto legislativo 22
gennaio 1948, recante Norme per assicurare la libera circolazione sulle strade ferrate ed ordinarie e la libera navigazione, prevedendo che l’attività di blocco, ostruzione o ingombro alla libera circolazione sulle strade ordinarie integri un reato punibile con la reclusione dei responsabili da 1 a 6 anni, in analogia a quanto previsto per analoghi comportamenti sulle linee ferrate. È introdotta anche una sanzione amministrativa da 1.000 a 4.000 euro nei confronti di “chiunque impedisca la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la strada con il proprio corpo”; alla stessa sanzione, inoltre, soggiacciono anche i promotori e gli organizzatori del blocco stradale. Lo stesso art. 23, al co. 2 modifica inoltre l’art. 4 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (testo unico in materia di immigrazione, prevedendo che la condanna con sentenza definitiva per uno dei reati del citato d.legs. 66/1948, così come modificato, costituisca causa ostativa all’ingresso dello straniero nel territorio dello Stato e, conseguentemente, determini il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno.
Riformulazione degli artt. 213 e 214 del codice della strada (c.d.s.) (art. 23 bis) Vengono semplificate le procedure e riviste le sanzioni stabilite dagli artt. 213 e 214 del c.d.s. a proposito, rispettivamente, del sequestro del veicolo in vista della successiva confisca e di fermo amministrativo del veicolo. Per quanto riguarda le procedure di confisca (art. 213 del c.d.s.), la nuova norma prevede: - l’applicazione generalizzata in tutti i casi in cui il veicolo sia stato utilizzato per commettere reati, diversi da quelli previsti dal c.d.s.; - la semplificazione delle procedure (sia per le tempistiche che per gli adempimenti) sul trasferimento della proprietà del mezzo al custode acquirente (individuato ai sensi dell’art. 214 bis del c.d.s) quando tutti i soggetti indicati al comma 2 dell’art. 213 (proprietario o, in sua assenza, il conducente o altro soggetto obbligato in solido), si rifiutino di assumerne la custodia;
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- l’inasprimento delle sanzioni per coloro che circolino con il veicolo sottoposto a sequestro preventivo e, cioè, oltre alla sanzione pecuniaria da 1.988 a 7.953 euro, il trasgressore è punito anche con quella accessoria della revoca della patente (attualmente, è prevista solo la sospensione da 1 a 3 mesi); inoltre, il veicolo viene immediatamente trasportato presso uno dei custodi acquirenti identificati ai sensi del citato art. 214 bis, che in seguito ne diventano proprietari. Rimane confermato che il sequestro cautelare in funzione della confisca, non si applica quando il veicolo appartenga a persone estranee alla violazione amministrativa. In ordine, poi, alla riformulazione della norma sul fermo amministrativo (art. 214 del c.d.s.), la nuova disposizione stabilisce: a) al co. 5, la possibilità di vendita del veicolo sottoposto a fermo amministrativo; in questo caso, “la somma ricavata dall’alienazione è depositata, sino alla definizione del procedimento in relazione al quale è stato disposto il sequestro, in un autonomo conto fruttifero presso la tesoreria dello Stato”; b) l’inasprimento delle sanzioni per coloro che circolino con un mezzo sottoposto a fermo amministrativo, realizzato mediante: - un significativo incremento della sanzione pecuniaria (da un minimo di 1.988 euro a un massimo di 7.953 euro); - la previsione della responsabilità concorrente del custode che abbia acconsentito affinché altri circolassero con il veicolo sottoposto a fermo. - l’introduzione delle sanzioni accessorie della revoca della patente e della confisca del veicolo.
Censimento dei veicoli sequestrati, fermati, rimossi, dissequestrati e confiscati (art. 23 bis) È introdotto l’art. 215 bis del c.d.s., il quale stabilisce che ogni 6 mesi i prefetti devono censire i veicoli giacenti da più di sei mesi presso le depositerie autorizzate, a seguito delle misure di sequestro e fermo o di provvedimenti di confisca non ancora definitivi e di dissequestro. L’elenco è pubblicato sul sito web della Prefettura competente per territorio, completo dei dati identificativi dei proprietari dei veicoli risultanti dal Pubblico registro automobilistico. Trascorsi 30 giorni senza che il proprietario o altro soggetto indicato all’art. 196 del c.d.s. abbia assunto
la custodia del veicolo, i veicoli oggetto di fermo, sequestro e dissequestro sono da ritenersi abbandonati; quelli oggetto di confisca definitiva, sono considerati definitivamente confiscati.
Nuove formalità per la circolazione in Italia dei veicoli immatricolati all’estero (art. 29 bis) L’art. 29 bis apporta modifiche all’art. 93 c.d.s, introducono nuove formalità legate alla circolazione in territorio italiano di veicoli immatricolati all’estero e, in particolare: - il co. 1 bis vieta la circolazione con i predetti veicoli a coloro che hanno stabilito la residenza in Italia da più di 60 giorni, fatto salvo il successivo co. 1 ter: - il co. 1 ter stabilisce che, ai fini della circolazione in Italia di veicoli acquisiti in locazione finanziaria o in locazione senza conducente da imprese stabilite nell’Unione europea o nello Spazio economico europeo (Unione europeo più Islanda, Lichtenstein e Norvegia, non la Svizzera) e prive in Italia di una sede effettiva o secondaria, il conducente abbia a bordo del veicolo un documento sottoscritto dall’intestatario ed avente data certa, da cui risultino il titolo e la disponibilità del medesimo; in mancanza, “la disponibilità del veicolo si considera in capo al conducente.” Le sanzioni previste al co. 7 ter dell’art. 93 del c.d.s. per la mancanza sul veicolo del predetto documento, prevedono: - in primo luogo, il pagamento di una somma da 250 a 1.000 euro, l’obbligo di esibire il documento entro 30 giorni e, nel frattempo, il fermo del veicolo fino ad un massimo di 60 giorni dalla violazione; - in secondo luogo, quando il documento non venga esibito nei termini, l’applicazione della sanzione pecuniaria stabilita dall’art. 94, co. 3 del c.d.s (da un minimo di 712 euro ad un massimo di 3.558 euro). Le stesse conseguenze si producono quando il predetto documento manchi su veicoli concessi in comodato a un soggetto residente in Italia e legato da un rapporto di lavoro o di collaborazione con un’impresa costituita in un altro Stato membro della U.E o dello S.E.E, che non ha stabilito in Italia una sede secondaria. Sempre in merito ai veicoli con targa estera va tenuta presente la prescrizione di cui ai commi 1 e 5 dell’art. 132 del c.d.s. e, cioè che, trascorso un anno da quando circolano in Italia sulla base del certificato di immatricolazione dello Stato di origine, in caso di
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mancata immatricolazione Italia, “l’intestatario chiede al competente ufficio della motorizzazione civile, previa consegna del documento di circolazione e delle targhe estere, il rilascio di un foglio di via e della relativa targa, ai sensi dell’art. 99, al fine di condurre il veicolo oltre i transiti di confine. L’Ufficio motorizzazione civile provvede alla restituzione delle targhe e del documento di circolazione alle competenti autorità dello Stato che li ha rilasciati.” In caso di violazione è prevista una sanzione pecuniaria di 712 a 2.848 euro, mentre l’organo accertatore trasmette il documento di circolazione alla Motorizzazione.
Modifica dell’art. 196 in materia di responsabilità in solido per le violazioni
del c.d.s. (art. 29 bis, lett. c) L’art. 29 bis modifica la normativa sulla responsabilità in solido per le violazioni del c.d.s, alla luce delle modifiche analizzate sulla circolazione dei veicoli con targa estera. In particolare, per quanto concerne l’adempimento previsto dal co. 1 ter art. 93 c.d.s. sulla circolazione dei veicoli in locazione e in comodato, è prevista la responsabilità in solido della “persona residente in Italia che ha, a qualunque titolo, la disponibilità del veicolo, se non prova che la circolazione del veicolo stesso è avvenuta contro la sua volontà.” Il testo coordinato del decreto legge con la legge di conversione può essere richiesto all’ufficio trasporti dell’Associazione unitamente a ogni altra informazione. (AdT)
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Canone di locazione immobili urbani Gli indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, senza tabacchi, relativi ai singoli mesi del 2017 e 2018 e le loro variazioni rispetto agli indici relativi al corrispondente mese dell’anno precedente e di due anni precedenti sono riportati nella tabella sottostante.
indice istat mesi di settembre e ottobre 2018
(C)
ANNI E MESI 2017
2018
INDICI
VARIAZIONI PERCENTUALI RISPETTO AL CORRISPONDENTE PERIODO DELL’ANNO PRECEDENTE
DI DUE ANNI PRECEDENTI
PUBBLICAZIONE GAZZETTA UFFICIALE
Settembre
101,1
1,1
1,2
n. 252 del 27 ottobre 2017
Ottobre
100,9
0,9
0,8
n. 278 del 28 novembre 2017
Novembre
100,8
0,8
0,9
n. 4 del 5 gennaio 2018
Dicembre
101,1
0,8
1,2
n. 26 del 1° febbraio 2018
Media
101,0
Gennaio
101,5
0,9
1,8
n. 62 del 15 marzo 2018
Febbraio
101,5
0,5
2,0
n. 75 del 30 marzo 2018
Marzo
101,7
0,7
2,1
n. 139 del 18 giugno 2018
Aprile
101,7
0,4
2,1
n. 145 del 25 giugno 2018
Maggio
102,0
0,9
2,3
n. 145 del 25 giugno 2018
Giugno
102,2
1,2
2,3
n. 188 del 14 agosto 2018
Luglio
102,5
1,5
2,5
n. 203 del 1° settembre 2018
Agosto
102,9
1,5
2,7
n. 229 del 2 ottobre 2018
Settembre
102,4
1,3
2,4
n. 264 del 13 novembre 2018
Ottobre
102,4
1,5
2,4
n. 281 del 3 dicembre 2018
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