RIGENERAZIONE URBANA IUAV Marzo 2016
ArchitetturaAdesso è una pubblicazione di architettura che opera come organo indipendente a carattere critico. Ogni numero è diretto da un editore invitato.
Di Giovanna Muzzi
PDM_ Patrizia Di Monte: Abbiamo avuto l’opportunità di portare avanti dei progetti in due momenti diversi; un festival di arte urbano e il programma estonoesunsolar.
più indietro e lenta della mentalità cittadina. L’essere temporaneo permette di aggiustare più precisamente quello che vuole un cittadino e quello che tu puoi offrire.
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Lettori di ArchitetturaAdesso Tema attuale #RigenerazioneUrbana
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«Laureanda IUAV_ Corso di Laurea Magistrale di Architettura per il nuovo e l’antico. Membro fondatore del gruppo studentesco Rigenerazioni Urbane».
Oggigiorno la città consolidata si trova a dover fare i conti con un tessuto costruito denso e al tempo stesso con una costellazione di vuoti al suo interno, luoghi ed edifici dimenticati o sottoutilizzati. Renderli nuovamente fruibili, seppur per un periodo limitato di tempo, è un’azione per porre l’attenzione sulla questione del futuro di questi spazi e interrogarsi su quali opportunità offrano. La temporaneità risponde a domande nuove, nate in un contesto di risorse limitate, che chiedono spazi flessibili, costi contenuti e facile accessibilità, sia in termini spaziali che economici. Le strutture temporanee per definizione sono opere non definitive e stabili ma proprio queste caratteristiche le rendono modificabili e adattabili alle esigenze dei cittadini. Sono dispositivi per riattivare luoghi, consolidare i rapporti tra le persone e innescare trasformazioni sul territorio, sia che si tratti di manufatti architettonici che di spazi aperti.
Una volta terminato il periodo definito inizialmente, si aprono diverse prospettive: l’esperienza può essere definita conclusa, si considera la possibilità che continui, rinnovandosi per un ulteriore di tempo limitato o perda definitivamente il suo carattere di temporaneità, diventando parte integrante della città.
“«L’architettura è specchio e mantello» Alejandro Aravena, citando Fernando Perez nell’intervista La Belleza de Pensar. 2 Carles Baiges, In: AA.VV. Verso un’urbanistica della collaborazione, Lettera Ventidue, Palermo, ottobre 2015. 1
RIGENERAZIONE URBANA: IL TEMPORANEO COME ATTIVATORE Quali sono le vostre esperienze di architettura temporanea?
EDITORIALE #10
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Qual è stato il vostro approccio? PDM: Sperimentale, ci trovavamo di fronte ad una situazione di abbandono di molti spazi all’interno del centro storico (di Saragozza, ndr); per il Piano Regolatore quegli spazi erano edificabili. Nel 2005, la prima idea fu di organizzare un festival; invitammo vari artisti e chiedemmo loro di utilizzare quegli spazi per alcuni mesi. Tutti accolsero l’idea con molto entusiasmo, che ebbe degli esiti positivi inattesi, oltre alla sorpresa da parte della cittadinanza di ritrovarsi quegli spazi aperti e di avere la possibilità di riappropriarsene. Come si è evoluto il programma Estonoesunsolar?
PDM: Una volta concluso il festival (non so se si possa definirlo temporaneo) i lotti sono diventati dei giardini utilizzati dai bar, piazze che sono state urbanizzate dal Comune. La cittadinanza ha chiesto altri spazi a disposizione. Va considerato che nel centro di Saragozza c’erano oltre 200 lotti inedificati, una densità molto elevata rispetto all’estensione del centro storico. La città è stata la sede dell’Expo internazionale nel 2008 e sono stati sviluppati dei macro progetti che però non avevano niente a che vedere con questi interventi di micro-chirurgia urbana. Quel periodo di stasi ci è servito per capire quanto siano necessari questi piccoli spazi all’interno del centro storico, con un budget insignificante rispetto ai grandi progetti. Nel 2009 ci fu una richiesta diretta da parte della cittadinanza di continuare con questo programma sperimentale, cercando di aprire quanti più spazi possibili. Grazie alla gestione di un piano di occupazione, siamo riusciti a trasformare spazi privati in spazi pubblici, cosa che il Piano Regolatore non permetteva. Per la prima volta siamo riusciti ad introdurre la clausola di «temporaneo» all’interno della pianificazione urbanistica e dal punto di vista legale abbiamo redatto degli accordi di «cessione transitoria». IG_Ignacio Gravalos: Una cosa molto importante del fatto che sia temporaneo è che ti permette di assumere più rischi, la gente ha molta paura dell’errore ma se è temporaneo ti lasciano molta flessibilità per sperimentare. Altra cosa importante, è riconsiderare il tema del tempo perchè adesso la pianificazione è
Michel de Certeau. The practice of Everyday Life, University of California Press, 1988. 3
Qual è stato il ruolo della Pubblica Amministrazione rispetto alle richieste dei cittadini di portare avanti il progetto?
PDM: In ambedue i casi, il budget era comunale; la prima volta abbiamo fatto richiesta di sovvenzione per poter eseguire i lavori di demolizione dei muri, per aprire gli spazi e pagare gli artisti invitati; nel secondo caso, c’è stata la possibilità di gestire un piano di occupazione per un importo più elevato. Siamo riusciti a ribaltare il ruolo della PA perchè, fungendo da collegamento tra essa e la cittadinanza, siamo riusciti a far capire che piuttosto che adempiere alla normativa del Piano Regolatore era meglio sperimentare, provare a fare qualcosa che finora non si era mai fatto, pur dovendo assumere dei rischi notevoli. Quali sono state le aspettative che ha generato questo nuovo modo di approcciarsi sia con la PA che con lo spazio stesso?
IG: L’Amministrazione Pubblica è una macchina molto rigida ma ogni tanto si rende più flessibile. In questo caso è stata sufficientemente flessibile per assumersi il rischio che è stato interpretato come un esperimento limitato nel tempo ma che raggiungeva velocemente la sensibilità dei cittadini con effetti secondari molto potenti. Si tratta di spazi dove le persone possono incontrarsi, rispondendo a problemi di coesione, di conoscenza tra vicini in realtà lontani che trovano uno spazio fisico dove ritrovarsi e dare più coerenza alla vita del quartiere. PDM: C’è stato un allineamento di parti: noi abbiamo proposto un’idea, in quel momento la PA aveva un obiettivo diverso ma allo stesso tempo c’era la richiesta di rispondere al problema dei vuoti nel centro storico. Ci sono state delle persone disposte ad assumersi dei rischi e dare risposte con estrema sensibilità ad associazioni di quartiere, cosa che dovrebbe essere alla base della gestione politica ma che di fatto succede poche volte. Il nome stesso del progetto è «questo non è un lotto abbandonato» (estonoesunsolar) e allora subentrava la domanda: «e allora cos’è? cosa vedi? Guardalo con un’altra ottica». INTERVISTA_Studio Gravalos DiMonte* Intervista di venerdì 10 dicembre 2015 —workshop Bubblevilla— IUAV Ca’ Tron.
«Calpestando le calles di Saragozza si viene sorpresi dall’improvvisa comparsa di questi vuoti, delle bad-land ricucite nel tessuto cittadino. Ci si sbalordisce soprattutto dell’intimità che questi spazi trasmettono: luoghi effimeri senza precise definizioni, che offrono uno strumento di facile appropriazione, trasformandosi in luoghi tradizionali, cioè fatti di fattori custoditi dalla comunità come propri e inviolabili. Spazi pubblici che non sono tali solo nell’uso fisico, ma anche nella loro costruzione e definizione. Se il nome ci suggerisce cosa non sono, sta dunque a noi interpretarne le qualità e gli usi, senza l’ombra di regole e modelli predefiniti.Suggestioni provate da ogni individuo, che spinto dalla curiosità di vivere uno spazio nuovo e diverso interagisce, permettendo una percolazione tra un gruppo sociale sull’altro. Si lima così la diseguaglianza urbana, trasformando la città in un’efficace macchina di integrazione». Fabrizio D’Angelo Dimio
Studente magistrale IUAV, Erasmus presso l’Università San Jorge, Saragozza. «Il tempo di uno specchio e di un mantello1. L’architettura temporanea è un rimedio contro il logorio della città moderna. Come si possono riattivare i vuoti del tessuto urbano attuale, rispondendo alle necessità di una società che cambia ad ogni battito di click?. Proprio un progetto di tipo temporaneo rappresenta una valida soluzione, a patto che includa i concetti di processo e strumento. Attraverso un processo aperto e inclusivo —come nel caso di Gravalos Di Monte— la temporaneità si trasforma allora in uno step, un passo per la crescita del progetto. Questo si rafforza se la comunità ha a disposizione strumenti per interagire con il processo e modificarlo a seconda delle necessità. Un tale approccio ha già dato risultati anche nella “bella addormentata” Trieste, dove i Workshop Gretta e Enter | PortoVecchio hanno riattivato degli spazi cittadini con strumenti artistici e socioculturali. Se nel processo vengono costruiti strumenti adatti, allora l’architettura temporanea può diventare specchio e mantello, può cioè riflettere e servire i valori della comunità, per (ri)creare una città condivisa». Matthew Earle Laureando presso la TU Vienna, co-curatore del progetto Enter | PortoVecchio.
«Può l’urbanistica “tattica” cambiare la pianificazione ufficiale? E’ all’interrogativo di Carles Baiges2 che pare sottendere il tema trattato nella conversazione breve fra Giovanna Muzzi e lo studio Spagnolo Gravalos Di Monte. Seguendo la classificazione adottata da Michel de Certeau3 il “tactical urbanism” rappresenta quel sistema di azioni, sviluppate nel tempo, che il cittadino esercita per rivendicare una porzione di territorio ritenuta ostile. Il confine attuale fra tattica e strategia (da associare al termine pianificazione ufficiale) risulta sempre più sottile e fragile. Appaiono sempre più frequenti interventi a piccola scala e basso costo, spesso a carattere temporaneo, avviati inizialmente dalla cittadinanza e sostenuti successivamente dall’Amministrazione pubblica. L’esperienza coordinata dallo studio spagnolo a Saragozza deve considerarsi fra gli esempi più significativi di tale pratica». Alvise Giacomazzi Architetto e co-curatore del progetto Angolazioni Urbane, Venezia.
Studio di Architettura con sede a Saragozza, Arch. Ignacio Gravalos, laurea presso l’UPC, Barcellona, docente dell’Università San Jorge di Saragozza. Arch. Patrizia Di Monte, laurea allo IUAV e dottorato presso l’UPC, Barcellona. *
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