FORME DI LAVORO FAAD UDP Marzo 2015
ArchitetturaAdesso è una pubblicazione di architettura che opera come organo indipendente a carattere critico. Ogni numero è diretto da un editore invitato.
EDITORIALE #5
Di Leandro Cappetto Architetto dell’Università di Buenos Aires, co-fondatore del Gruppo TOMA.
PRATICHE ALL’OPERA: COSTRUZIONI DI SENSO Coenergía è una cooperativa di lavoratori nel campo della costruzione. Ha iniziato le sue attività nel 2011, nel campo dell’elettricità, ma si è trasformata in un’impresa edile tout-court. È composta da sedici compagni di lavoro e di lotta.
in modo che i collaboratori si organizzino tra di loro mentre, contemporaneamente, si dedicano ai propri compiti. Così, spariscono tutti i “poliziotti” di produzione. La maggior parte delle volte, la divisione del lavoro nasconde una relazione di potere sbilanciata e, quindi, di dominio.”
COMMENTI
Lettori di ArchitetturaAdesso
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Il lavoro artigianale, i rituali di cooperazione e la vita nelle città ne anticipano i temi.
Patricio Canales è uno dei membri fondatori. Ha ventotto anni e ha studiato Ingegneria Elettrica. Tani Sepúlveda è architetto e lavora per la Cooperativa dal 2013. Non tutti, però, sono professionisti, anche se, questo sì, guadagnano tutti la stessa cifra sì, tutti la stessa - e reinvestono i guadagni che generano nello sviluppo di progetti sociali. “È incredibile guadagnare tutti allo stesso modo, indipendentemente da ciò che hai studiato o da ciò che fai. Chi è professionista ha capito di essere un operaio con una qualifica universitaria. Non ci complica la vita essere artigiani. Vogliamo esserlo”, raccontano “Pato” e “Tani”.
Nel 2004, a Buenos Aires, si pubblicava Senza padrone, fabbriche e imprese recuperate dai propri lavoratori. Era edito da una cooperativa chiamata La vaca. Il libro registra, con una vivacità documentaristica poco frequente, processi di recupero di fabbriche da parte dei lavoratori. Il prologo porta la firma di Naomi Klein e Avi Lewis, che avevano da poco lanciato il loro documentario La Toma, raccontando in dettaglio il processo di recupero di una fabbrica di ricambi d’auto, attraverso la formazione di una cooperativa. All’origine di tutte queste storie vi è la crisi argentina del 2011, succeduta alla decade neoliberale di Menem (Presidente argentino dal 1989 al 1999, ndt).
“Nel campo delle costruzioni i livelli di sfruttamento sono molto duri, non soltanto in termini economici. Il lavoro di scavo per le fondamenta, al sole tutto il giorno trangugiando polvere, è molto aggressivo. Le imprese edili, per contrattare qualcuno, hanno come limite massimo d’età quarant’anni. Uno più vecchio non rende.” Nel 2011, dopo vari anni di lavoro in campo edile, Patricio si spostò in Argentina col suo collega Sebastián in cerca di altre forme di lavoro. Vennero a conoscenza, tra gli altri, del caso di FaSinPat - ex Zanón -, un’enorme ed eroica fabbrica di pavimenti in ceramica recuperata dai lavoratori dopo il fallimento nel 2001. Tornarono con l’idea di organizzarsi in altro modo, per non essere sfruttati né sfruttatori.
Nel 1982, in The shift - edizione n. 7 di Monografie d’Architettura - Allison e Peter Smithson invitavano a pensare all’identità che, “soprattutto quando riferita al concetto di territorio, [...] acquisisce un senso opposto a ciò che suggerisce il senso simmetrico - l’identico/indentificato - per riferirsi (invece) al segno individuale (il singolare). [...] Questo segno di individualità suppone una localizzazione specifica, capace di ancorare un soggetto al luogo attraverso il sentire del territorio. Si tratta di acquisire una qualità specifica all’interno della sempre più asfissiante condizione di indifferenza universale.
In relazione al valore sociale del lavoro e alla distribuzione dei ruoli nella nostra società, l’ingiusta concentrazione dei ruoli intellettuali, creativi e artistici è preoccupante. “Quei processi di produzione (creativi) si condensano assolutamente nelle classi più ricche. E questo dà adito ad una concentrazione della ricchezza fortissima.” Coenergía sta organizzando il proprio organico interno per dare potere a tutti i collaboratori, partendo dall’attribuzione di compiti amministrativi e finanziari. “Così, tutti possiamo acquisire nuove responsabilità e nuove competenze”.
Richard Sennet sta, spero, scrivendo l’ultimo di “tre libri sulla cultura materiale” - “Fare è pensare”. A partire da L’artigiano - in cui il lavoro appare come qualcosa di buono in sé e non solamente come una forma di generazione della ricchezza -, ha proseguito con Insieme. Rituali, piaceri e politica della cooperazione - il lavoro colettivo e il suo ruolo sociale - e terminerà con un libro che, secondo quanto si dice, toccherà il tema della vita nelle città.
Il lavoro operaio, i rituali di cooperazione, il recupero di spazi, i progetti comunitari, l’organizzazione sociale, la creazione di reti, la produzione e la costruzione, l’identità territoriale, il senso comune: forse l’architettura, qui e ora, può imparare da questo tipo di esperienza.
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Ovviamente, la critica all’organizzazione del lavoro edile non lascia indenni gli architetti. “All’architetto è stato attribuito il privilegio di essere padrone e coordinatore dell’idea. È davvero sconvolgente che qualcuno detenga un ruolo esclusivo nell gestione delle opere. Per questo facciamo
Lo stesso sistema si riscontra in politica. “Essere politico è diventato una specialità e, con questo atto, ci è stata tolta la possibilità di riflettere sulla politica. Come posso farlo se non è il mio ruolo?” Ciò spiega perché, nella cooperativa, si sta lavorando sulla relazione tra territorio e città, attraverso la propria vita e il proprio lavoro.
Alla fine del 2013, Coenergía fu una delle quattro organizzazioni sociali che occupò l’ex Liceo Metropolitano de los Adultos, un edificio abbandonato dopo il terremoto del 2010. Lì, Coenergía iniziò a pianificare la creazione della sua scuola operaia, in un quartiere con quella vocazione. Il loro sogno, come quello di molti, venne però interrotto dal violento sgombero messo in atto dalla polizia su richesta di Carolina Tohá (Sindaco di Santiago dal 2012, ndt).
A un anno di distanza, si ritrovano a sviluppare il progetto del Centro Produttivo - stanno cercando un luogo incolto e un hangar - con l’intenzione di integrare il lavoro con la vita familiare. “Vogliamo vincolare il nostro lavoro alla nostra vita quotidiana e far sedimentare la nostra identità in un territorio specifico. Vogliamo costruire le nostre case e vivere nel posto in cui lavoriamo. Il Centro Produttivo è un luogo in cui potranno lavorare diverse cooperative e nel quale collocheremo la nostra scuola operaia. Perché è necessario formare il nuovo lavoratore: chi ama molto il suo lavoro è molto produttivo e allo stesso tempo comprende la politica e ciò che sta facendo da un punto di vista sociale, capisce il valore del suo lavoro e il legame con la sua vita.” “La città contemporanea spinge la classe operaia ai margini della città. Pensare una nuova società implica pensare una nuova città. Noi stiamo ripensando a come vorremmo costruire il nostro territorio, le nostre case e i nostri spazi di lavoro. Molti colleghi non hanno voluto chiedere crediti ipotecari aspettando l’opportunità di costruirsi un luogo insieme. Costruire un territorio per i nostri figli è molto importante.”
Tema attuale #FormeDiLavoro
“Le possibilità associative, sotto il paradigma delle responsabilità trasversali e del lavoro collaborativo, sono salite in auge in diverse città. Le differenti crisi finanziarie hanno favorito la ricerca di nuove soluzioni a vecchie e nuove necessità poiché la cooperazione e l’orizzontalità lavorativa hanno seguito percorsi distinti. Molte amministrazioni pubbliche hanno persino dovuto affidare ai propri cittadini compiti che, tradizionalmente, spettavano a loro. Ciò ha permesso una presa di potere da parte della società civile, oltre ad un’apertura verso i benefici che tale proposta apporta alle città e a coloro che le abitano. Ciononostante, questa modalità da sola non assicura un cambiamento nelle forme di pensiero e produzione. Di fronte a ciò, mostrando la necessità di un forte impegno e proponendo uno sguardo ri-costitutivo di forme e desideri di organizzazione che, nonostante siano state più e più volte sottovalutate, si sono mantenute latenti, Coenergía presenta una proposta ispiratrice. L’apertura di questa visione comporta una sfida dal momento che non si circoscrive solo all’ambito produttivo ma interviene anche sul modo di pensare di una città che, purtroppo, è progettata principalmente attraverso i calcoli e i bozzetti di pochi”. (Álvaro Ramoneda ) Psicologo Ambientale
“Le dinamiche del lavoro cooperativo sono importanti soprattutto per la loro capacità di eliminare la divisione del lavoro, tanto diffusa nel sistema di produzione attuale. Quando si parla di condivisione dei mezzi produttivi o di presa di potere da parte dei lavoratori di un’impresa si parla di compromessi politici importanti. Ci si scontra, cioè, con una resistenza reale e attiva al modello di industrializzazione predominante, che aumenta la perdita di valore e qualità da parte dei lavoratori. La logica capitalista della divisione del lavoro restringe l’orizzonte culturale dell’operaio, limitandolo allo svolgimento di compiti specifici senza permettergli di ampliare le proprie conoscenze, rinchiudendolo in una macchina che produce precarietà. Questo modello, nel quale i lavoratori non possono controllare il proprio lavoro, è la condizione che pone le basi per l’egemonia capitalista”. (Daniel Tirado). Hackttivista
“La politica della cooperazione affonda le sue radici nella nostra storia ed è un tema da riscoprire per determinare le circostanze della sua sparizione. Oggi, i lavoratori dell’industria edile sono chiamati impiegati. Prima, erano operai. Tra loro si chiamavano compagni. Erano considerati compagni anche coloro i quali ricoprivano ruoli di maggiore o minore importanza. Era normale che un operaio chiamasse “compagno” l’architetto o l’ingegnere o viceversa. Di fatto, il Cile ha avuto un presidente che fu compagno degli operai. Compagno è colui che opera in qualunque ambito della società, animato da un sentimento collettivo, per un fine comune. Nell’edificio Unctad III, caso eccezionale nella nostra storia architettonica, la politica della cooperazione ha spinto trentaquattro artisti a creare opere integrate con l’archittettura ricevendo lo stesso compenso di un operaio. Poiché fare e pensare sono i motori della nostra città, è ora di rimettersi in marcia”. (Bruno Salas) Regista del documentario “Fughe di gas”
Cappetto, Leandro. 2015. Frutto di numerose conversazioni con Patricio Canales e Fernanda Sepúlveda, l’ultima a febbraio 2015, nel loro appartamento presso le Torri San Borja, Santiago de Chile.
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