#2 ESIGERE L'ECCELLENZA [FAAD UDP - Novembre 2014]

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ESIGERE L’ECCELLENZA

FAAD UDP Novembre 2014

ArchitetturaAdesso è una pubblicazione di architettura che opera come organo indipendente a carattere critico. Ogni numero è diretto da un editore invitato.

EDITORIALE #2 Di Nicolás Acosta

Credo che tra gli studenti siano pochi coloro che si sentono realmente parte di questa scuola e che il nome e la maturità di quest’ultima crescano, dipende in gran parte da noi. In che modo? Diventando critici, responsabili e esigendo eccellenza, spazio e opportunità. Qualche settimana fa ho assistito ad una riunione nella quale hanno partecipato distinti compagni di carriera oltre agli organizzatori, che costituiscono il corpo direttivo di questa scuola. Durante la discussione si sono affrontate questioni riguardanti la percezione della scuola da parte degli alunni, la loro crescita accademica, la formazione di un’identità basata sulla partecipazione.

Ho sempre sentito la scuola di Architettura come “nostra” o “mia”: esiste un senso di appartenenza che fa sì che mi importi molto che cosa e come si insegni, un senso di appartenenza che fa sì che io sia critico de esigente. Vorrei ringraziare, con questo mezzo, l’occasione che ha permesso di riunirci ed ascoltarci; infine, sono grato che esistano spazi come questi ed esigo che vengano protetti e nutriti di contenuti. Qui ci ascoltano, quindi è qui che dobbiamo manifestarci.

ARCHITETTURA FAAD: IL PROGRESSO DELLA NOSTRA SCUOLA Vengo da una generazione che ha vissuto e sperimentato i numerosi cambiamenti vissuti dalla nostra facoltà e, più in generale, la nostra università, a partire dalla sua nascita negli anni 2000. Per essere più precisi, appartengo alla terza generazione di architetti della UDP (Universidad Diego Portales, Santiago, Cile, ndt), e sono legato a questa scuola - la mia seconda casa - da più di tredici anni.

Nel 2006 ebbi l’incredibile opportunità di rappresentare la nostra facoltà nel primo Workshop con lo IUAV (Istituto Universitario d’Architettura di Venezia, Italia) attualmente associato al master sul territorio, nel quale risultò assolutamente chiaro che la crescita della nostra università era ben avviata e che i temi affrontati erano rappresentati in ambito internazionale in modo chiaro e potente, come sottolineato dalla nostra professoressa Carmé Pinos, riconosciuto architetto spagnolo. A partire da questa esperienza, nuovi workshop vennero organizzati gli anni successivi con un focus all’internazionalizzazione della nostra università, in Sud America e in Europa, offrendo ai nostri alunni l’opportunità di aprire la propria mente e trasmettere queste conoscenze al resto della scuola.

COMMENTI

Lettori di ArchitetturaAdesso

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Studente di Architettura UDP.

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Ho conosciuto e partecipato all’infanzia, adolescenza ed età adulta - cioè con un progetto e profilo chiaro per la società in cui viviamo - in cui sento che si trova ora questo ateneo. Questo periodo di crescita è stato il frutto di molto lavoro da parte della direzione della scuola, da quando vennero tracciate le prime linee guida per inserire la nostra università all’interno di un’offerta di più di quaranta scuole di architettura nel nostro Paese. Prima di laurearmi, insieme ai miei compagni, ho vissuto sulla mia pelle tre cambi di piani di studio; si può dire, quindi, che negli ultimi quindici anni vi sono stati almeno cinque progetti accademici diversi, fatto che definisce chiaramente il profilo della nostra università e la sua capacità di adattarsi alle nuove metodologie di apprendimento.

È per questo che sono grato di far parte della FAAD e dell’Università e di aver avuto l’opportunità di assistere docenti incredibili come Gustavo Munizaga, Lorenzo Brugnoli , Ricardo Abuauad e altri. Ringrazio INOLTRE PER l’opportunità, goduta, di avere avuto professori di tutti i tipi, giovani, anziani, stranieri, provenienti da università pubbliche o private, i quali hanno sempre dimostrato amicizia e confidenza nei nostri confronti e nei confronti della nostra crescita formativa. Sono stato per due anni vicepresidente del Centro Alunni, nel quale abbiamo elaborato i primi statuti con cui si normava il ruolo degli studenti nella nostra comunità; abbiamo definito un documento che regolava i rapporti tra studenti e direzione, con l’illusione e la motivazione che la nostra comunità si sarebbe appropriata di spazi di partecipazione, fatto che, però, ha subito un rallentamento negli ultimi anni.

In ultimo, cominciai la mia carriera accademica nel 2005 come assistente di Disegno a mano libera e Urbanismo 3, cui ho sommato negli anni altre esperienze grazie ad altri corsi fino a diventare professore dell’ateneo, nel quale uno dei mie obiettivi principali è trasmettere le mie conoscenze ed esperienze oltre ad arricchire di storie le nostre aule per poter costruire la nostra identità e costituire una solida comunità accademica.

Questo articolo parla della nostra storia e dei processi di cambiamento e crescita avvenuti nella nostra scuola, di cui sono stato parte e di cui ho condiviso e condivido il futuro, cercando di portare la nostra università ad essere un luogo importante nel mondo dell’architettura a livello nazionale. Dobbiamo continuare a lavorare e ad essere più esigenti per non addormentarci sugli allori del riconoscimento esterno. García Guerra, Diego . 2014. Il progresso della nostra scuola. Giornale Arquitectura Ahora, Nº2.

Tema attuale #Esigerel’Eccelenza

“È interessante come in questa scuola il corpo studenti esiga cose senza preoccuparsi di partecipare. Concordo con quanto detto da Nicolás e credo che con identità non si intenda un approccio sciovinista verso un’istituzione ma piuttosto un tentativo di generare interesse nella formazione, di osare creare e conoscere altre forme di pensiero, di uscire dalla dottrina e generare così un gruppo di studenti critico e mobile, cosciente delle necessità e disposto a mettersi in gioco. Citando Nicolás, un’identità studentesca basata sulla partecipazione.” (Catalina Cárcamo).

“Riguardo la trascendenza, l’ozio e l’origine del termine “scuola”, il professor Andrew Harris commentò, in una conferenza al master, che le esperienze vissute nell’ozio producono conoscenza, un’accumulazione di sostanza che trascende, una volta che siano vissute,. La parola “ozio” deriva dal latino come “schola” (scuola), luogo in cui si impara e si cresce. In questo senso, mi piacerebbe vedere e partecipare alla generazione di occasioni di sperimentazione creativa da parte dell’ateneo per i suoi alunni. Credo vi siano allievi motivati, ma l’università deve fornire l’opportunità di sentirsi parte della scuola di Architettura FAAD UDP.” (Sebastián Moya).

“Sono d’accordo con Nicolás nel suggerire la necessità di perseverare nella definizione di un’identità della Facoltà e sul fatto che questa dipenda da alunni impegnati, interessati nella ricerca di un percorso personale e allo stesso tempo di un senso di comunità. Tale comunità, per uno studente del primo anno, può essere percepita attraverso gli esempi più vicini, come gli alunni più grandi: ci troviamo, infatti, in una tappa di apprendimento e adattamento e ciascuno spera di poter seguire le loro orme per avere una guida, per comprendere come funzioni la carriera e quali fattori entrino in gioco sul lungo periodo, così che vi sia, già dal primo anno, la volontà di partecipare a tutto questo in modo cosciente e attivo, cercando una nostra definizione.” (Paz Martinez)

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