CASE POPOLARI FAAD UDP Gennaio 2015
ArchitetturaAdesso è una pubblicazione di architettura che opera come organo indipendente a carattere critico. Ogni numero è diretto da un editore invitato.
EDITORIALE #4 Di Claudia Campos
CASE POPOLARI A SANTIAGO: INCLUSIONE O ESCLUSIONE? CC (Claudia Campos): Qual è il processo necessario per ampliare il suolo urbano prendendo in considerazione la costruzione delle case popolari?
è stata riconvertita in zona industriale, incorporando il quartiere popolare. Sarebbe possibile attuare le stesse strategie a Santiago?
JP (Jaime Pujol): Questo processo si genera attraverso tre modalità esistenti di sviluppo urbano condizionato dai PRMS (Piani Regolatori Metropolitani di Santiago) che definiscono percentuali di case popolari per fasi di sviluppo: prima vengono le ZODUC, Zone di Sviluppo Urbano Condizionato, approvate nel 1997; poi i PDUC, Progetti di Sviluppo Urbano Condizionato del 2003 e, infine, nel PRMS 100, le ZUC, Zone di Urbanizzazione Condizionata approvate alla fine del 2013.
JP: Sono operazioni che richiedono uno Stato con un’altra mentalità. Si è spesa una quantità invereconda di denaro in progetti come il parco del Zanjón de la Auguada, che si potrà allagare, dove invece si sarebbe potuto pensare di migliorare i dintorni ad esso annessi, cercando di riconvertire la zona attraverso il suo patrimonio, cioè dove si ha l’opportunità di densificare. Per esempio a Paris-Bercy è stato riabilitato un settore industriale nel quale il 40% delle case sono popolari. Si tratta di un recupero integrale.
COMMENTI
Lettori di ArchitetturaAdesso
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Architetto UDP, membro Commissione Città e Territorio RD.
Nonostante, secondo i dati del censimento del 2002, l’86,6% della popolazione cilena viva in zone urbane (il 13,4% in zone rurali) - città che sono parte della vita quotidiana della maggior parte di noi - poche volte ci fermiamo a pensare al modo in cui esse funzionano e a quale dovrebbe essere la logica per cui gli abitanti convivano senza che vi sia segregazione, integrando a livello spaziale ed economico uno degli elementi principali delle città stesse: le case popolari. La maggior parte delle volte, la buona collocazione delle case popolari è stata lasciata da parte, persino dalla pianificazione urbanistica, come nel caso del Piano Regolatore Metropolitano di Santiago 100 (PRMS 100), nato a partire dalle previsioni di crescita della città per il 2030, in cui si prospetta un aumento pari a 1,6 milioni di abitanti: il piano, infatti, occuperà un raggio di 9600 ettari nei quali verrà collocato il quartiere popolare provocando, di conseguenza, l’esclusione sociale e spaziale dei suoi abitanti. Oggi, nel mondo, esistono numerosi buoni esempi di come trasformare le case popolari in un fattore di integrazione sociale, come accade a Parigi sulla Rive Gauche, dove il quartiere popolare è parte di un processo di riconversione urbana che offre inclusione sociale e benessere e migliora la qualità della vita dei suoi abitanti.
Vi invito a sciogliere i vostri dubbi e ad approfondire il tema con l’intervista realizzata a Jaime Pujol, docente di Architettura della UDP e vicedirettore del Patrimonio, SECPLAN, Santiago.
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Le ZODUC non hanno realizzato nemmeno una casa popoalre, nonostante fossero pianificate, e ciò è dovuto al fatto che non vi è l’esigenza di approvare fasi di sviluppo che obblighino a costruire questo tipo di abitazioni; al contrario, con i PDUC, si esigeva che per ogni fase conclusa si compissero gli obblighi e che non si potesse continuare con la fase successiva finché non fossero state costruite case popolari; nel PRMS 100 non si richiede che vengano costruite abitazioni sociali prima di passare alla tappa successiva, pertanto è probabile che non verranno mai realizzate. CC Crede che le agenzie immobiliarie abbiano interesse ad attuare il PRMS 100?
JP: Vi è un interesse dal momento che finiscono per beneficiare in due punti-chiave: uno riguarda il fatto che non si esigono grandi studi di fattibilità; l’altro si riferisce al fatto che è diminuita la richiesta di costruzione di abitazioni popolari, cosa paradossale dato che uno dei punti principali per l’approvazione del PRMS 100 fu proprio la casa popolare. CC: Si è parlato molto di piani di riconversione del suolo attraverso il patrimonio. Che cosa pensa il Comune di Santiago al riguardo?
JP: Il comune di Santiago è uno dei comuni che più è cresciuto tra il 2002 e il 2012, forzando lo sviluppo della città in altezza – cosa che fu molto criticata, soprattutto per questioni legate al patrimonio. Il fatto che si dica che a Santiago non c’è suolo sufficiente è una menzogna: ci sono molti terreni disponibili per lo sviluppo, compreso per le case popolari; il problema è il prezzo del suolo. Non si può continuare a pensare che per un progetto di abitazioni popolari si debbano pagare 1 o 2 UF/m2 al massimo. È assurdo: da questo punto di vista la casa popolare sta diventando antieconomica.
CC: Cosa si sta facendo al riguardo nel Comune di Santiago?
JP: A Santiago, per esempio, ci sono persone della terza età che vivono in case enormi, abitando solo una parte e lasciando il restante spazio inutilizzato per questioni economiche. Pensiamo che queste stanze disabitate possano essere riutilizzate per creare più abitazioni. Crediamo che, dando maggior impulso alla generazione di case popolari, si possa migliorare la vita delle persone e non produrre gentrificazione. CC: La Nuova Politica dello sfruttamento del suolo, sviluppata all’interno della Nuova Politica di Sviluppo Urbano, potrebbe apportare miglioramenti a ciò che propone il Comune? JP: Certamente farebbe in modo che lo Stato risparmi risorse per poter sviluppare case popolari in zone meglio ubicate e semplificherebbe la costruzione delle abitazioni popolari in centro città.
Che non si sia potuto agire così finora dipende dal fatto che questo è un Paese con uno Stato che costruisce secondo criteri sussidiari con le imprese private il cui interesse non è sociale ma, piuttosto, lucrare cercando terreni economici e ciò produce politiche abitative basate sulla quantità. Ora è in discussione una Politica di sfruttamento del suolo nel quale lo Stato torni a farsi carico del suolo urbano per dar vita ad una politica più proattiva in materia di pianificazione e gestione immobiliaria. Si tratta di un cambio radicale del ruolo dello Stato nel nostro Paese.
Tema attuale #CasePopolari
“Spesso si affronta il problema delle case popolari solo da un punto di vista delle soluzioni abitative e delle politiche pubbliche destinate a far fronte a questa necessità, dimenticandoci della sfida che implica vivere in quartieri nei quali la partecipazione e l’inclusione siano protagonisti della qualità della vita delle persone che lo abitano. Rafforzare la partecipazione e l’inclusione permetterà a chi vive vicino a questi quartieri e a queste comunità di rispettare la diversità nella quale esse si inseriscono, dar valore alla propria identità così come riconoscersi e comprendere le tensioni generate dalla vita in comunità, promuovendo occasioni di incontro che permettano l’integrazione tra vicini”. (Alex Medina)
“Il quartiere popolare deve essere ben ubicato, in un luogo in cui coesistano diverse classi sociali e distinti usi e costumi.” (Mathias Klotz)
“Le condizioni nelle quali si sviluppa la città possono variare secondo gli effetti delle politiche urbane o la loro assenza: trasporto, accesso ai servizi e altri fattori condizionano gli spazi in cui abitano e vivono i cittadini. Il centro di Santiago possiede condizioni diverse rispetto alle aree di sviluppo urbano recente, ma molte volte soffre problemi ancor peggiori di quelli che patiscono queste ultime. Abuso immobiliario, deterioramento del patrimonio e altro fanno sì che sia sempre più necessaria e urgente una pianificazione urbana ulteriore, oltre a quella già esistente, per una città che si estende a nuovi spazi e ambienti”. (Uriel González)
(J. Pujol, Comunicazione personale, 5 dicembre 2014).
CC: Per esempio, a Parigi, la Rive Gauche
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