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Lo scrittore e giornalista di origine afghana Alidad Shiri in visita all’IC A. Langer

A metà dicembre l’IC di lingua italiana A.

Tra i tanti, preziosi ammonimenti che l’autore ha lasciato al nostro istituto ci piace ricordarne uno in particolare: quello di fare della scuola una palestra di umanità, dove si impara a mettersi nell’ascolto dell’altro, dove si impara l’empatia. Ma lasciamo parlare due alunni della quarta primaria che meglio non potevano descrivere il significato di questa mattinata.

sua drammatica e coraggiosissima fuga che l’ha condotto, ancora ragazzino, dall’Afghanistan a Merano. L’occasione è stata propizia per presentare la nuova edizione del suo lavoro che vede l’aggiunta di quattro nuovi capitoli (per Harper Collins editore).

Sarà perchè Alidad ha girato scuole su scuole in tutta Italia a raccontare la sua storia, sarà per la grande capacità di coinvolgere chi lo ascolta, davvero l’autore ha tenuto incollati alla sedia gli alunni e gli insegnanti presenti e ha fatto venire il groppo in gola a non pochi di loro.

Il racconto è passato attraverso episodi agghiaccianti e momenti di avventura che sembrano usciti dalla sceneggiatura di un film. La lucida, fredda, quasi distaccata narrazione ha reso ancora più forte l’effetto sulla platea. Ma l’incontro non è stato un monologo: in ragione della lettura fatta in classe prima dell’incontro, gli alunni hanno interagito con l’autore, ponendogli domande e interrogandolo sui tanti aspetti della sua incredibile esperienza, vissuta - va ricordato - quando aveva poco più di 12 anni e conclusasi felicemente, due anni dopo, qui in Alto Adige.

Io avevo smesso di sognare e qui sono rinato ha concluso il suo racconto l’autore, che ha voluto sottolineare come tante volte l’accoglienza positiva non faccia notizia. Noi aggiungiamo che l’accoglienza positiva è quasi sempre un ottimo investimento perché la riconoscenza che arriva poi da chi viene accolto è un autentico dono. Alidad Shiri ne è una prova vivente.

Oggi, martedì 13 dicembre 2022, noi alunni della Scuola Primaria delle classi quarte e quinte, della Scuola Secondaria di Primo Grado di Vipiteno e il secondo ciclo della Scuola Primaria di Colle Isarco abbiamo incontrato lo scrittore e giornalista Alidad Shiri.

È stato un momento davvero emozionante. Ci ha raccontato la sua storia e molti di noi si sono commossi.

Alidad aveva una bella famiglia con la quale viveva in Afghanistan: il padre era una brava persona che lavorava per il partito ed era laureato. Aveva tanti amici e frequentava sia la Scuola Coranica che la scuola normale, dove studiava al di sotto di un albero. Per colpa dei Talebani che hanno conquistato l’Afghanistan dal 1996 al 2001, la sorella più piccola insieme alla mamma e alla nonna sono morte durante un attacco al paese mentre il papà è morto insieme alle guardie del corpo per colpa di una mina esplosa sotto l’auto.

Dopo la morte dei genitori, era dovuto partire con la zia e trasferirsi in Pakistan. A 12 anni è dovuto andare via e partire per l’Iran senza documenti, dove ha lavorato per due anni di notte, dalle 19.00 di sera alle 07.00 del mattino come operaio in una fabbrica. Dopodiché è partito per la Grecia, pagando dei trafficanti e ancora senza documenti. Attaccato sotto un tir, è arrivato in Italia dove è stato fermato dalla polizia ed è stato portato a Merano in una casa famiglia. Ha imparato l’Italiano ed è diventato scrittore e giornalista.

Era l’unico, ormai, negozio di Mezzaselva, il penultimo, se si prende in considerazione il paese. La macelleria Mair, sulla sponda dell’Isarco, nel complesso dell’albergo Al Ponte, da dopodomani chiude i battenti. “E, quando c’eravamo anche noi – ricorda Isa Kinigadner, che gestiva l’omonimo negozio in centro a Fortezza – erano in tutto dodici esercizi, tutti che riuscivano a rendere a sufficienza per mantenere una famiglia, nessuno che faceva concorrenza all’altro”. Bei tempi, si usa dire in queste occasioni! “Comunque, non è stata questione di affari – afferma Ettore Aquila, che della macelleria è stato per una vita, anima e realizzatore di insaccati, tagli particolari di carne e invenzioni di nuove – ma la decisione è frutto del momento sfavorevole”. E spiega con qualche dettaglio in più, quello che è l’avviso appeso sulla vetrina del bancone: la macelleria avrebbe bisogno di una ristrutturazione, dopo tanti anni di esercizio. Le ditte specializzate hanno liste d’attesa eterne, e poi c’è la burocrazia, con la richiesta di permessi e le conseguenti verifiche ispettive, e poi i costi dell’energia che si “mangiano” le celle frigorifere e, non ultima ragione, del personale che non si trova. Insomma una serie di fattori, a cui, aggiungiamo noi, la fatica quotidiana di chi è prossimo alla pensione e la garanzia per Klaus, il giovane collega e collaboratore di Ettore, di avere comunque il posto di lavoro assicurato. L’Albergo al Ponte infatti, garantirà i generi di prima necessità, come il pane e il latte e gli insaccati, pronti per l’asporto. Noi diciamo che è un nuovo colpo per il paese, sempre più “dormitorio” e sempre meno ricco di vita di cui il commercio fa parte. Addio dunque alle famose “bistecche alla papaja” che solo questa macelleria proponeva, oltre alla carne, macellata in proprio, e dal bestiame allevato in loco nella filiera di famiglia. Un altro pezzo di storia paesana che si chiude e forse una nuova piccola delusione per i tanti, tantissimi clienti che arrivavano anche da lontano. dm

Val di Vizze

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