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Re Mida

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Filèmone e Bàuci

Filèmone e Bàuci

Questa è la storia di un dio colmo di gioia di vivere e di un re sciocco.

Il dio si chiamava Dioniso e amava la musica e il vino. Il re, invece, amava solo il denaro e l’oro, e si chiamava Mida.

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La vita, si sa, è strana: un giorno Dioniso e Mida s’incontrarono. O meglio, fu il re Mida a recarsi dal dio. Era successo questo: il vecchio Sileno, un tempo il maestro di Dioniso, si era perso. Lo avevano trovato i contadini del re. Dopo avergli messo in capo ghirlande di fiori, lo avevano condotto a corte.

Grandi furono le feste che re Mida gli tributò. Diede banchetti in suo onore e non lesinò musica, cibo, danze e, soprattutto, vino. Il tutto durò un bel pezzo, ma poi Mida pensò che fosse giunto il momento opportuno per farsi ricompensare da Dioniso.

Caricò Sileno su un comodo carro e, in men che non si dica, raggiunse i boschi, dove si trovava Dioniso assieme a vari amici.

Dioniso stava banchettando, e quale fu la sorpresa quando si vide davanti l’amato maestro, che aveva ormai dato per disperso?

– Grande Dioniso, permettimi di presentarmi: sono il re Mida e spero di averti fatto cosa gradita, restituendoti Sileno – esclamò, facendo un inchino fino a toccare il suolo. – Alzati, generoso re! – ordinò Dioniso.

Ma l’altro sembrava sordo. – Ti prego, guardami e chiedi la giusta ricompensa per la tua buona azione – disse Dioniso.

Il re Mida non si spostava di un millimetro perché era impegnato a decidere cosa dovesse chiedere al dio come ricompensa.

Dioniso, che era di modi spicci, fece cenno a due arcieri. Questi sollevarono, senza tante cerimonie, Mida e, per essere sicuri che non si piegasse di nuovo in avanti, lo trattennero per le braccia.

Disse con un filo di voce il re, che si credeva il più astuto degli uomini: – Non vorrei… non vorrei proprio importunarti, potente dio… – e guardava Sileno, che stava tracannando una coppa di vino. Sileno smise di bere e gli fece cenno con la mano di continuare. Per incoraggiarlo ancor di più, gli sorrise.

Mida, allora, giocò il tutto

per tutto: – Beh, una cosa ci sarebbe per rendermi felice. – Su, su, chiedi e ti sarà data – annunciò Dioniso con un largo sorriso sulle labbra.

Allora il re continuò meno incerto: – Sì, mi darebbe grande gioia. – Cosa? – chiesero i presenti. – Un pizzico di magia – annunciò Mida. – Cioè? – chiesero di nuovo i presenti. – Vorrei che le mie mani trasformassero in oro puro tutto ciò

che toccherò – concluse il sovrano. – Perbacco! – esclamò Dioniso. – È una cosa da niente, ti accontenterò subito! – e scoppiò in una fragorosa risata.

Dioniso era un dio saggio e aveva subito intuito cosa sarebbe successo. Tutti risero, e Mida si affrettò a congedarsi. Non vedeva l’ora di mettere in pratica i poteri regalatigli dalla divinità.

Così, in quella splendida giornata, si addentrò nel bosco. Non appena fu certo che nessuno lo seguiva, iniziò a toccare foglie e rametti. Sorpresa e grande gioia: si trasformavano in pure opere d’oreficeria! Ebbene sì, le foglioline tenere diventavano d’oro. D’oro divennero le gocce d’acqua del ruscello, d’oro mirtilli e fragoline, d’oro i sassolini del sentiero.

Il re Mida si mise a correre, tanta era la gioia che provava. Poi, ordinò ai suoi uomini di riportarlo alla reggia.

Giunto dopo pochi giorni al suo palazzo, decise che era ora di festeggiare con un pranzo sontuoso e ordinò ai cuochi i cibi più raffinati.

Mentre attendeva che fosse pronto, si divertì a rivestire d’oro tutti gli oggetti che gli venivano a portata di mano. E iniziò a provare un certo disagio. La tovaglia, per esempio, non era più morbida come prima e il cuscino, su cui sedeva pareva duro come un macigno. Aveva sfiorato le rose nel vaso al centro della tavola per godere del loro profumo e se le era ritrovate fredde, dorate, senza profumo e soprattutto prive di vita.

Il peggio doveva ancora accadere.

Infatti, come gli portarono cibo e bevande, vide trasformarsi in oro ogni pietanza e ogni liquido. Non ci volle molto a capire che sarebbe morto di fame.

Sarebbe davvero morto, se Dioniso non avesse avuto pietà di lui.

Dopo qualche giorno, il re Mida, esausto perché non aveva potuto mangiar nulla, andò a implorare il dio di aiutarlo.

Dioniso rise e lo prese in giro, ma poi alla fine lo liberò da quei malefici poteri, dopo avergli fatto trasformare in oro l’intero fiume Pattolo.

Re Mida tornò al suo palazzo e pianse un fiume di lacrime. Singhiozzava per la gioia di essere di nuovo come prima, cioè senza alcun potere magico. Però, in fondo in fondo, piangeva anche perché aveva capito d’aver fatto la figura dello sciocco.

•Rispondi.

• Da chi si reca re Mida in compagnia del vecchio e saggio Sileno? • Che cosa prova Dioniso nel vedere il suo vecchio maestro? • Che cosa ottiene re Mida come ricompensa? • Che cosa scopre, toccando le foglie e i rami degli alberi del bosco? • Che cosa succede quando giunge nel suo palazzo? E poi?

Individua e scrivi il significato di questo mito.

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