da italia 154

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• DAITALIA 154 GENNAIO/FEBBRAIO 2022

EDITORIALE

LA TRANSIZIONE IDEOLOGICA La questione ambientale è nota agli operatori dell’informazione da almeno mezzo secolo, il primo documento ufficiale delle Nazioni Unite è di 30 anni fa, eppure i Governi di tutti i Paesi del mondo non si sono mai impegnati seriamente nella riduzione dei fattori che incidono sui cambiamenti climatici. Da almeno 10 anni, migliaia di scienziati sostengono all’unisono che il riscaldamento globale sia ormai irreversibile e che l’aumento di alcuni gradi della temperatura media porterà ad una catastrofe ambientale senza precedenti, con l’innalzamento dei mari e la desertificazione di ampie zone oggi abitate. Nonostante ciò, le prime pagine dei giornali non ne hanno parlato pochissimo, perché le brutte notizie su problemi che sarebbero iniziati tra qualche lustro, deprimevano il lettore e non portavano alcun beneficio in termine di vendite, anzi. In Italia la prima volta che si è davvero vista la popolazione interessarsi seriamente al cambiamento climatico è stata quando i social media hanno inondato la rete di video su chicchi di grandine grandi come palline da tennis che hanno completamente distrutto in pochi minuti i vetri di tutte le macchine parcheggiate al di fuori di un grande Centro commerciale in provincia di Milano. Se gli toccano la macchina…

più danni di quanto si creda. Vogliono dirci che stanno facendo qualcosa di concreto sul clima, quando è l’esatto contrario, nessuna vera iniziativa che possa cambiare lo stato delle cose è stata fatta. Visto che siamo di fronte ad una sfida epocale ed inedita per l’intera civiltà umana, almeno su questo fondamentale tema la politica deve smetterla di cercare solo facili consensi e impegnarsi davvero nella Transizione Ecologica. Se continuano a puntare solo nella cieca e fallimentare Transizione Ideologica, a pagarne le spese saranno in troppi.

Il tanto auspicato cambiamento ci sarà senz’altro e questa volta non imposto dalla storia, ma dalla nuova geografia del vending.

La scienza è concorde nello stabilire che due secoli di intossicazione da gas serra da parte dell’Umanità, sono il primo è più importante problema da risolvere per la politica. Non sono catastrofisti, ragionano in base a dati attendibili e a modelli matematici che da decenni hanno dimostrato la loro validità. È già troppo tardi, ma se si agisce sul risparmio energetico, sulle energie rinnovabili, sui trasporti e sull’alimentazione a basso impatto ambientale, probabilmente si possono limitari i danni più devastanti e contenere l’incremento di temperatura a fine secolo a soli 2°. Per farlo servono azioni radicali nei prossimi 10 anni, non dopo, altrimenti qualunque intervento sarebbe inefficace. Una volta che si innesca la spirale negativa, al nostro mondo servono migliaia di anni per tornare indietro. Eppure la politica si preoccupa delle palette dei distributori automatici o dei bastoncini dei palloncini, temi assolutamente irrilevanti e in alcuni casi persino dannosi, visto che le “alternative green” proposte hanno un impatto complessivo sull’ambiente persino peggiore della plastica. Questo ambientalismo disinformato, utile solo a generare qualche “like” sui social e ad appuntare la coccarda di amico del clima a qualche opportunista politico, sta creando molti

EDITORIALE DI ALESSANDRO FONTANA

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