mass crossing
i luoghi del cinema
Le opere di Francis Alÿs e di Lughia. Quando l’arte racconta la contemporaneità
Omaggio a Massimo Troisi e alle sue amate isole del suo ultimo film “Il Postino”
anno 123 numero 8 agosto 201 7
Anno XII - n 8 agosto 2017 -
luigi de giovanni
diversità è ricchezza
curiosar(t)e
Un gemellaggio culturale dal 26 al 29 agosto tra il Salento e Modigliana, scambio di eccellenze e condivisione di saperi per la festa di “Kara Bobowski”
L’artista americano Marck Ryden, il re del pop surrealism, ha polverizzato tutti i precedenti record di ingresso al Cac di Malaga (Spagna)
EDITORIALE
In copertina e sopra: Luigi De Giovanni, “loc, Isola Tricase Porto”, 2016, 60x50, olio su tela
Proprietà editoriale Il Raggio Verde S.r.l.
Mentre continuano i roghi che stanno letteralmente mandando in fumo parte del nostro patrimonio naturalistico giungono da Barcellona immagini di una violenza inaudita e assurda, l’ennesimo attacco rivendicato dall’Isis. Uomini presi di mira come birilli sulla Rambla, il bellissimo viale che collega Plaça de Catalunya con il porto antico. In questo momento di grande dolore colpiscono le parole pronunciate da Ada Colau, Sindaca di Barcellona, dopo l'attentato terroristico: “Siamo una città di pace e di accoglienza, non arretreremo e restiamo orgogliosi delle nostre diversità”. Parole che invitano a riflettere sul senso della vita anche davanti a tragedie come quella che si è consumata poche ore fa e che di vite, purtroppo, ne ha spezzate tante.E quasi naturale viene il rimando ad altre parole, a quelle pronunciate Martin Luther King nel 1958: "violenza genera violenza" . Per spezzare questa spirale assurda, che può portare solo all’annientamento dell’Umanità, dobbiamo promuovere la cultura della pace, del dialogo e dell’incontro. “Diversità è Ricchezza” è anche il nome di un progetto, oltre che motto della cooperativa sociale “Kara Bobowski” che dal 26 al 29 agosto vedrà un gemellaggio culturale tra il Salento e Modigliana. Abbiamo provato a raccontarlo, a fare un salto virtuale nel cuore della Romagna Toscana tra luoghi affascinanti e ricchi di storia e luoghi dove ogni giorno accadono piccoli miracoli quotidiani. Come sempre convinti che solo il racconto della bellezza può aprire gli occhi chiusi dall’egoismo e far invertire la rotta ad una società che sta consumandosi, rinchiudendosi sempre più dentro se stessa, abbiamo voluto dedicare la copertina all’artista Luigi De Giovanni, ai suoi paesaggi en plein air, alla sua pittura estetica ed etica che ci suggerisce un ritorno e un rapporto più autentico con Madre Natura. Il suo è un invito a guardare oltre i 16/9 degli schermi. E riflettere sul valore della diversità che in Natura come nella vita è fonte di equilibrio e principio di armonia. Alzare i muri, non serve. Serve prendere coscienza che la diversità è ricchezza e che gli altri siamo noi. Sempre. (an.fu.)
SOMMARIO
Direttore responsabile Antonietta Fulvio progetto grafico Pierpaolo Gaballo impaginazione effegraphic
Redazione Antonietta Fulvio, Sara Di Caprio, Mario Cazzato, Nico Maggi, Giusy Petracca, Michele Bombacigno
Hanno collaborato a questo numero: Maurizio Antonazzo, Ambra Biscuso, Michele Bovino, Giovanni Bruno, Stefano Cambò, Simona Carloni, Mario Cazzato, Sara Di Caprio, Ada Donno, Dario Ferreri, Antonio Giannini, Peppe Guida, Stefano Quarta, Giuseppe Salerno Redazione: via del Luppolo,6 - 73100 Lecce e-mail: info@arteeluoghi.it www.arteeluoghi.it
Iscritto al n 905 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 29-09-2005. La redazione non risponde del contenuto degli articoli e delle inserzioni e declina ogni responsabilità per le opinioni dei singoli articolisti e per le inserzioni trasmesse da terzi, essendo responsabili essi stessi del contenuto dei propri articoli e inserzioni. Si riserva inoltre di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo, qualsiasi foto e qualsiasi inserzioni. L’invio di qualsiasi tipo di materiale ne implica l’autorizzazione alla pubblicazione. Foto e scritti anche se pubblicati non si restituiscono. La collaborazione sotto qualsiasi forma è gratuita. I dati personali inviateci saranno utilizzati per esclusivo uso archivio e resteranno riservati come previsto dalla Legge 675/96. I diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Non è consentita la riproduzione, anche se parziale, di testi, documenti e fotografie senza autorizzazione.
luoghi|eventi| itinerari: modigliana e dintorni 20| il museo in notturna 39 | roccascalegna una scala per il paradiso 52 |itinerarte 65| il palio del Barone 61| errarte 70 |il cammmino di santiago in una lettera 84| il Palazzo dello spagnolo 92 |salento segreto 104 arte: luigi de giovanni e i suoi paesaggi 4| il mic museo di Faenza 26|essenze ed assenze la pittura di tiziana mele 34 | mass crossing 48 | eccellenze ed arte sotto le stelle 52 la Pinacoteca giacquinto 56 | cantiere 1 /terrazzo 64 Biennale del libro d’artista 96 musica: con se.me claudio Prima racconta il mare 42| la notte della tammorra 58 Bisceglie Jazz Festival 102 i luoghi della parola: diversità è ricchezza 12|salento romagna a/r 16 curiosar(t)e marck ryden 28 carta di leuca 44| drammaturgia e interpretazione 60 trip tra santi e fanti 83 la notte della cultura ad aradeo 100 teatro|danza| mitika. Quando mito e teatro entrano nella contemporaneità 40| drammaturgia e interpretazione 60 il Balletto del sud 78 la luna e i calanchi 81 cinema: | gatta cenerentola in concorso a venezia 38 | massimo troisi e le amate isole del suo Postino 106 libri un’ombra tra gli scogli. il primo noir di remo croci 36 | norma swenson a lecce 54 | luoghi del sapere 66-69 i luoghi nella rete|interviste|gusto: Birra e sound 74 salento in love contest 82 | la notte del grano a Poggiardo 97 | La Festa dell’abbraccio 98 Numero 8- anno XII - agosto 2017
Luigi De Giovanni, “Tricase Porto”, 2016, 70x60, olio su tela
luigi de giovanni e i suoi Paesaggi dialogo continuo con la natura Antonietta Fulvio
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A Modigliana la mostra dell’artista specchiese ospite del gemellaggio culturale realizzato dalla cooperativa sociale “Kara Bobowski” e la casa editrice Il Raggio Verde di Lecce
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a scenografia dell’esistenza. Lo spazio, il tempo, la memoria. Sono i cardini lungo cui si snoda la poetica di Luigi de Giovanni che nella ricerca della luce-colore ha la sua essenza. In un gioco di rimandi, dalla vista al
gesto passando dall’ascolto, figlio del silenzio, al dialogo esclusivo con l’universo: De Giovanni intesse il suo racconto per immagini cogliendo il problema dell’estetizzazione del reale. Come gli antichi greci creatori di miti, De Gio-
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Luigi De Giovanni, ““Tratturo: marina di Andrano”, 2016, cm. 80x80, olio su tela
vanni ha generato il suo. Raccontare i luoghi ritornando alla Natura. Ritrovare il genius loci che alberga in ogni paesaggio partendo dallo studio del colore, dalla luce naturale che dovrebbe essere la lente attraverso cui guardare le cose
del mondo. Oltre i 16:9 dei tv al plasma, dei monitor - dai pc, ai tablet ai cellulari di ultima generazione - che sembrano essere diventati lo spazio di confronto che intrappolano la natura e la natura dell’uomo. Una pittura estetica ma
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Luigi De Giovanni, “Acquaviva di Marittima” , 2016, 80x80 , olio su tela
anche etica che inviti l’uomo ad una profonda riflessione e a rifondare la società in relazione ad un rapporto più autentico con la natura, senza dimenticare l’arte del buon governo della polis secondo la definizione aristotelica che vuole l’uomo per natura animale politico. Questo, in estrema sintesi, il leitmotiv della sua ricerca stili-
stica e pittorica. Una ricerca iniziata negli anni Sessanta nell’Accademia di Belle Arti a Roma, allievo dei maestri Avanessian e Vergoz (per la specializzazione in Scenografia). Poi lo studio del nudo con i maestri Guzzi, Spadini e lo stesso Avanessian con il quale, legato da profonda amicizia, continua un rapporto di lavoro e di studio
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che lo porta a dipingere en plein air per tre mesi i paesaggi marini nella provincia di Taranto e a perfezionare la tecnica dell’olio, dell’imprimitura delle tele, le tempere all’uovo. Tecniche che padroneggia con assoluta maestria per realizzare i suoi lavori, quasi quinte scenografiche, dove protagonista è un paesaggio non antropizzato,
Luigi De Giovanni, “Papaveri a Marina Serra”, 2016, 70x60, olio su tela
selvaggio, eppure l’uomo è presente, è lo stesso artista con il suo punto di vista a raffigurarne e a farne percepire i sentimenti, le paure ancestrali e i mutamenti dell’animo che seguono nel ritmo vertiginoso del colore le variazioni della natura. A parte l’iniziale esperienza figurativa e gli studi grafici, se si vuole cercare l’uomo non
lo si troverà mai nelle composizioni pittoriche di De Giovanni che ha via via concentrato la sua attenzione e la sua indagine sul paesaggio. Che si tratti della Puglia o della Sardegna, o di una dimensione più intimistica, l’artista passa dal macrocosmo al microcosmo per raccontare in fondo l’esistenza umana tra paradossi e
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Luigi De Giovanni, “Fiori” , 2016, 100x70, olio su tela
certezze legate alla contemporaneità, senza necessariamente ritrarre l’uomo. Anche quando ricorre all’evoluzione degli oggetti, risultato della tecnologia che soffoca la memoria contadina, o ai jeans, trasformandoli da supporto pittorico a icona dell’umanità, per esprimere e rappresentare il disagio della civiltà che cambia, il crollo delle ideologie, le ingiustizie
sociali, il mal de vivre che rende schiavi. Lui, però con la sua pittura, intrisa di filosofia, è un uomo libero. Ribelle, forse. Ma libero di esprimere le sue idee, ciò che sente e ciò che vede, estraniandosi quasi dal contingente per raggiungere con la sua arte una sorta di limbo dove annulla lo spazio e il tempo. Un po’ come il pittore leonardiano, “padrone di tutte le cose che
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possono cadere in pensiero all’uomo” lui le genera con i mezzi a sua disposizione, il tratto, i contrasti cromatici, perfino le spremiture di colore direttamente sulla tela. Perché il colore è il linguaggio, la parola che si fa immagine, volume che riempie il vuoto, materia che cattura la luce. La sua ricerca pittorica coincide con un tema ricorrente che è il senso della vita e il rapporto con il cosmo. Lo abbiamo visto anche nelle sue più recenti esposizioni da La rinascita di Flora, mostra preludio al suo Dialogo con la natura – oltre i 16:9 (Brindisi, 2013) al progetto artistico, E il naufragar m’è dolce in questo mare, mostra itinerante partita nel 2014 da Tricase, che lo ha visto impegnato a costruire un itinerario pittorico lungo una direttrice immaginaria che attraversa i comuni nell’area del “Parco Naturale Regionale “Costa Otranto S.M. di Leuca Bosco di Tricase”: Alessano, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Ortelle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tiggiano e Tricase. Costa dopo costa, Luigi De Giovanni ha tracciato un percorso che è materia e colore, segno e memoria. Perché l’arte è uno strumento di valorizzazione e di promozione dei luoghi e di un ritorno ai luoghi per un approccio più autentico con la Natura. Riannodando il filo mai interrotto del suo “Dialogo con la natura”, coerente centro della sua
Luigi De Giovanni, “Fiori”, 2016, cm. 120x60, olio su tela
poetica che lo ha visto esporre da Parigi a New York, da Cannes a Bruxelles oltre che nelle principali città italiane, Luigi de Giovanni dal 26 al 3 settembre sarà ospite a Modigliana dove terrà tra l’altro un laboratorio sul paesaggio e sulle narrazioni del colore. In mostra naturalmente i paesaggi del Salento, le marine e i fiori...la natura che si srotola davanti ai nostri occhi quotidianamente. In ogni sua tela si può leggere l’omaggio a Madre Terra, al miracolo della creazione che si fa pensiero e colore. Se è vero che esiste un linguaggio dei fiori proprio con essi De Giovanni parla da sempre delle angosce che possono rendere cupa l’esistenza, come il buio ingoia il paesaggio racconta della caducità della vita, metaforicamente resa nelle nature morte floreali che occupano l’intera tela in cui rintracciare il sentimento del sublime. Ma i sentimenti sono eterni. Non hanno tempo. Appartengono a generazioni di generazioni, da quando il primo uomo ha respirato il profumo di essenze diventate memoria: come l’odore intenso della terra bagnata dalla pioggia, il bouquet dei fiori di campo, la fragranza inebriante della macchia mediterranea, percezioni e visioni immagazzinate come dati per poi essere decodificate e riaperte come file del ricordo. De Giovanni ha inventato un suo codice espressivo, elaborando e digerendo i grandi maestri del-
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Luigi De Giovanni, “Fiori” –2016, cm. 120x60, olio su tela
l’arte dall’impressionismo, all’espressionismo, alla scuola romana; il suo segno è materico, incisivo, la sua tavolozza dai cromatismi quasi sempre violenti perché la natura è violenta – dice – non è mai statica. C’è sempre in corso una lotta, invisibile agli occhi, perché l’equilibrio naturale resti tale. Per lui dipingere è un rito ancestrale e con la stessa sacralità con cui gli antichi sacerdoti si recavano al tempio ce lo immaginiamo quando all’alba imbraccia tele e pennelli per catturare una minima variazione di luce, il gioco di ombre o semplicemente i fotogrammi di una pellicola che la natura srotola davanti ai nostri occhi, quotidianamente. Con immutata passione si dirige in un luogo ben preciso, perché, come lui stesso rivela, ha scoperto degli angoli della sua Specchia, come del Salento e della Sardegna, dove trovare l’inquadratura perfetta da trasferire sullo spazio pittorico. Uno spazio che può moltiplicarsi nei moduli quadrati, nelle tele rettangolari che si avvicinano alla dimensione di quel sedici noni attraverso i quali noi umanità di terzo millennio guardiamo alla realtà. Una realtà fittizia, perché elaborazione di bit, di pixel che ci rendono prigionieri.
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Nel riquadro l’artista Luigi De Giovanni, sotto: Luigi De Giovanni, “Fiori” 2016, cm. 100x70, olio su tela
Il nostro spazio visivo è sempre più uno spazio virtuale. Mediatico. Dal tubo catodico al plasma, ai led, i monitor sono diventati la nostra finestra sul mondo e spesso, sempre più spesso, dimentichiamo di aprire le finestre reali e guardare la natura che prosegue inarrestabile il suo ciclo vitale. Un ciclo che Luigi De Giovanni inquadra e cerca di fermare in uno spazio tempo che ha perso le coordinate convenzionali. La sua pittura è un invito a guardare. Oltre e dentro noi stessi. A riflettere su quel processo di equilibrio che è alla base della vita e che noi con il nostro agire quotidiano stiamo alterando, e seriamente compromettendo in una direzione che può portare solo ad un processo irreversibile. Luigi De Giovanni è un sognatore perché la dimensione del sogno e la metafisica sono la vera password per accedere alla spiritualità che domina tanto il cosmo esteriore che quello interiore. Nell’arte si rinnova l’estrema attuazione
della libertà del pensiero, quel guardare oltre e dentro di sé che fa fede a quel meraviglioso precetto leonardiano secondo il quale il pittore «se vuol generare siti deserti, luoghi ombrosi o freschi ne’ tempi caldi, esso li figura, e così luoghi caldi ne’ tempi freddi. Se vuol valli, il simile; se vuole dalle alte cime di monti scoprire gran campagna, e se vuole dopo quelle vedere l’orizzonte del mare egli n'è signore; e cosí pure se dalle basse valli vuol vedere gli alti monti, o dagli alti monti le basse valli e spiaggie. Ed in effetto ciò che è nell'universo per essenza, presenza o immaginazione, esso lo ha prima nella mente, e poi nelle mani, e quelle sono di tanta eccellenza, che in pari tempo generano una proporzionata armonia in un solo sguardo qual fanno le cose». E lui, con la sua pittura, nipote della Natura, ci offre insoliti e originali sguardi. A noi la scelta di imparare a guardare. Oltre i 16:9, appunto.
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Nel riquadro , un momento di attività di un ospite del centro La Libellula; sotto la presidente Franca Soglia con un gruppo di ex volontarie europee
diversità è ricchezza i Primi 25 anni di kara BoBowski Simona Carloni
La cooperativa festeggia il traguardo del 25 anno di attività e ha scelto di fare un gemellaggio culturale con il Salento grazie all’impegno e alla collaborazione con la casa editrice Il Raggio Verde
MODIGLIANA (Forlì) “Diversità è ricchezza”, questo è il motto che da sempre accompagna la Coop. sociale Kara Bobowski di Modigliana e che sarà quindi anche il filo
conduttore dei festeggiamenti per i suoi 25 anni che si terranno dal 27 agosto al 3 settembre 2017 . La cooperativa nasce nel 1992 ma la sua storia inizia alcuni anni prima, nel 1987, grazie ad
un piccolo gruppo di mamme e papà di bambini “speciali”, desiderosi di fare qualcosa di concreto per i propri figli e per tutti i bambini e le bambine con problemi della pro-
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Nel riquadro in basso alcuni ragazzi inviati all’estero per tirocini professionali
pria comunità. Insieme costituiscono l’Associazione di Volontariato G.A.D. (Genitori e Amici dei Disabili) e subito si attivano per offrire supporto psicologico e informazioni ad altre famiglie. Il 2017 rappresenta quindi un bel traguardo anche per l’associazione G.A.D. che spegne le sue 30 candeline. Da quel 1987, di strada ne è stata fatta tanta: grazie allo spirito di iniziativa di alcune giovani donne facenti parte del G.A.D, si decise di dar vita alla Cooperativa Sociale Kara Bobowski, nell’ottica di garantire continuità e professionalità ai servizi avviati dal G.A.D, intraprendendo al contempo nuovi percorsi e sperimentando, per la
prima volta sul proprio territorio, iniziative innovative. Nel corso degli anni, a partire dal 1992, nascono e si sviluppano vari servizi a partire da quelli rivolti a persone con disabilità svolti a domicilio, nelle scuole e nel moderno centro diurno e residenziale “La Libellula”. Nel 2003 è la volta del centro sociooccupazionale “La Coccinella” in cui un piccolo gruppo di giovani con svantaggio/disabilità lieve realizza originali oggetti di artigianato solidale (www.laboratoriococcinella.it). Contemporaneamente vengono avviati e, nel corso degli anni, sviluppati altri servizi come quelli in ambito educativo e di tutela dell’infanzia, di sostegno alle famiglie in situazioni di fragilità, di informazione e di animazione giovanile. Nel 2007, contribuisce alla nascita di una nuova Cooperativa Sociale di tipo B denominata Abbraccio Verde, attiva nei settori verde e agroalimentare e finalizzata all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
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Quest’anno sarà quindi il decimo compleanno per la Coop. “Abbraccio Verde” che, in occasione del suo anniversario, si unirà a Kara Bobowski e G.A.D. per l’organizzazione degli eventi in programma a fine agosto. Nel 2016, la Coop. Kara Bobowski avvia due nuovi servizi: GAIA che accoglie mamme in situazioni di difficoltà, accompagnate dai loro figli minori e DOMUS KARA, servizio che mette a disposizione mini-appartamenti per l’accoglienza temporanea o permanente per persone con disabilità/svantaggio. La cooperativa è formata prevalentemente da donne ed opera perlopiù a Modigliana e nei comuni dell’Unione Montana Acquacheta-Romagna Toscana, in convenzione con le istituzioni pubbliche e in rete con le locali associazioni di volontariato. Il forte legame con il proprio territorio è uno dei fondamenti del suo operato, insieme ad una costante ricerca di nuove oppor-
Centro diurno residenziale “La libellula”
tunità. Fortemente radicata sul proprio territorio da una parte ma con una finestra affacciata sull’Europa dall’altra… Dal 1997, grazie all’intuizione della sua Presidente, Kara Bobowski ha aperto la propria attività all’Europa, nella convinzione che le idee migliori nascano sempre dal confronto con gli altri. Sono numerose e varie le iniziative realizzate in ambito europeo in favore di giovani e adulti, prevalentemente in settori quali la forma-
zione, il volontariato, gli scambi interculturali, l’inclusione e il rispetto per ogni forma di diversità. Oltre 140 sono i giovani accolti e inviati nell’ambito del Servizio Volontario Europeo, oltre 800 quelli coinvolti in scambi interculturali con diversi Paesi europei e dell’area del Mediterraneo, oltre 600 i giovani inviati all’estero o accolti nel territorio per partecipare a tirocini formativi, 30 i volontari senior over 50 anni coinvolti in progetti di solidarietà sul terri-
torio e all’estero. Grazie alla sua attività europea, anche lo staff e i ragazzi disabili della cooperativa hanno partecipato ad esperienze di scambio e confronto con singoli e gruppi provenienti da altri Paesi. Tra i progetti realizzati in collaborazione con partner internazionali, citiamo “SuperMAN” (acronimo di Supermarkets Meet Accessibility Needs) che nel 2015 è stato riconosciuto “Storia di Successo” dalla Commissione Europea ed è risultato tra i
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Nelle foto, alcuni momenti delle attività del Laboratorio di ceramica con i ragazzi de La Coccinella; in basso le attività del centro educativo per ragazzi
vincitori del primo premio ER.RSI per la responsabilità sociale d’impresa, istituito dalla Regione Emilia Romagna (www.supermanproject.eu). Si tratta di un progetto realizzato in collaborazione con CIA-Conad del territorio romagnolo, nato per supportare nel momento della spesa le persone con disabilità intellettiva e, più in generale, con difficoltà di comprensione, comunicazione, lettura e orientamento. Con il passare degli anni, Modigliana e i suoi dintorni si sono così trasformati in una piccola Europa e, a poco a poco, il settore europeo è diventato per la Cooperativa una sorta di “marchio distintivo” in grado di differenziarla tra le tante che operano in ambito socio-assistenziale. “Fin dall’inizio – sintetizza
Franca Soglia – il cuore della Kara Bobowski sono stati i servizi rivolti alle persone con disabilità. I progetti europei hanno poi dato a questo cuore gambe e braccia che ci hanno portato verso nuove esperienze, nuove collaborazioni, nuove amicizie, nuove idee. Cerchiamo di vivere in prima persona i valori della condivisione, della solidarietà, dell’europeismo e della pace, e di trasmetterli a chi
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incrocia il nostro cammino, insieme alla valorizzazione delle risorse umane, storiche e ambientali del nostro territorio…. E questo sarà anche ciò che desideriamo valorizzare e condividere con la nostra comunità e con gli amici salentini in occasione degli eventi per festeggiare i nostri 25 anni di cammino”.
diversità e ricchezza salento romagna a/r La visita nel Salento della delegazione romagnola della cooperativa sociale “Kara Bobowski”
SPECCHIA (LECCE). Diversità è Ricchezza. Salento Romagna A/R come suggerisce il titolo ha avuto un prologo nel Salento, lo scorso 20 giugno, quando dopo aver visitato Specchia, la delegazione è giunta a Tricase dove, ospite del Gal Capo Santa Maria di Leuca, ha preso parte al convegno sul tema “Cultura e Sociale”. In mattinata la delegazione
è stata accolta dal presidente del Consiglio Maria Rosaria Scarcia, subito dopo è iniziata la visita alle eccellenze produttive specchiesi facendo tappa all’azienda Specchiasol, l’atelier di Luigi De Giovanni, la cooperativa sociale Adelphia, la pasticcieria Le Mille Voglie di Giuseppe Zippo chiamato anche “Re dei panettoni” per aver vinto il titolo di “Miglior
Franca Soglia presidente “Kara Boboski” e Maria Rosaria Scarcia presidente del Consiglio Comunale di Specchia; a lato un momento della visita nel laboratorio di Adolfo Cazzato e nell’azienda Specchiasol
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Panettone Tradizionale”, e il Primo Posto come “Panettone Tradizionale Piemontese”. E ancora il laboratorio di Adolfo Cazzato che ha mostrato come si realizzano i fisculi, la bottega di lavorazione del rame battuto di Antonio Pappadà, il laboratorio di Repost che riutilizza tessuti antichi e quello delle ceramiche di Agostino Branca a Tricase dopo aver passeggia-
Nelle foto, alcuni momenti della passeggiata specchiese
to e ammirato il centro storico di Specchia, tra i borghi più belli di Italia. In occasione del Convegno Franca Soglia, presidente di “Kara Bobowski”, ha presentato la sua cooperativa nata venticinque anni fa a Modigliana e l’idea di realizzare un gemellaggio culturale rafforzando il sodalizio con la casa editrice Il Raggio Verde con la quale si è avviata una collaborazione due anni fa grazie al libro “C’è facebook per te”. La città romagnola, con le sue bellezze paesaggistiche e architettoniche, è stata raccontata da un video proiettato in apertura del convegno coordi-
nato dal giornalista Maurizio Antonazzo e al quale hanno preso parte il presidente del Gal Rinaldo Rizzo, Giancarlo Turchi, presidente Consorzio Promo Appennino, Giusy Petracca, presidente della casa editrice Il Raggio Verde, Federica Murgia, presidente dell’Associazione “e20Cult”. All’incontro ha partecipato anche l’artista Luigi De Giovanni che insieme al pastry chef Giuseppe Zippo saranno gli ospiti d’onore della Festa per il venticinquesimo anno di attività di Kara Bobowski. Con loro però la casa editrice porterà alcuni autori salentini, tra i quali Carlo Petrachi che con
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Alcuni momenti della visita nel Salento: tra le vie del centro storico del Borgo di Specchia; e a Tricase: nella bottega del ceramista Agostino Branca e nella sede del GAL Capo Santa Maria di Leuca dove si è tenuto il convegno
il suo Salentitudine porterà in terra romagnola il profumo del mare del Salento e le sue storie. L’obiettivo è di rafforzare le eccellenze che accomunano i due territori nei vari settori, per consolidare e ampliare i rapporti culturali, sociali ed economici, per offrire ai territori interessati nuove e serie opportunità di sviluppo nei diversi campi del vivere civile e stabilire nuove connessioni. E come se non attraverso i linguaggi dell’arte? Dalla mostra sul paesaggio di Luigi De Giovanni, che terrà anche dei laboratori aperti al pubblico e in particolare agli ospiti del centro, alla staffetta letteraria che unirà in un alternanza di suoni una selezione di testi di scrittori romagnoli e
salentini. Infine i sapori, anch’essi si fonderanno per creare nuove suggestioni e imbastire nuove storie. Dal Salento come accennato arriverà per il gran galà per realizzare le sue dolci creazioni il pastry chef Giuseppe Zippo. Che la festa abbia inizio. Il Salento, con la casa editrice Il Raggio Verde, va in trasferta in Romagna dal 26 al 29 agosto per portare la bellezza e l’energia positiva e creativa del nostro territorio e farne dono agli amici di Modigliana. Coltivare con questo gemellaggio la bellezza della cultura dell’incontro. Tanti Auguri Kara Bobowski!, auguri di cuore Franca Soglia per averci scelto come tuoi compagni di viaggio. (an.fu.)
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Modigliana, scorcio delle antiche mura e Roccaccia
modigliana e dintorni la storia, l’incanto della natura
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MODIGLIANA. Tra i comuni storici della Romagna toscana, fino al 1926 infatti faceva parte della provincia di Firenze, Modigliana ha una storia antichissima, che proveremo a sintetizzare. I reperti conservati nel Museo Civico testimoniano le lontane origini, nel periodo neolitico, del primo insediamento delle popolazioni che abitarono la vallata del Tramazzo e che si dedicavano all’agricoltura e alla pastorizia. Dal V secolo, sempre grazie ai reperti ritrovati, si
può parlare di scambi commerciali, soprattutto con i vicini etruschi. Duecento anni dopo vi si stanziano i Celti. Più tardi sarà lo storico Tito Livio a citare in uno scritto per la prima volta Modigliana riferendosi all’imboscata in cui il Prefetto Caio Oppio cadde presso il Castrum Mutilum nel 200 a.C. circa, durante la campagna militare condotta dai Romani contro i Galli Boi, i famosi Celti che tanto hanno inciso nel tessuto culturale della zona.
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Modigliana vista sul fiume Tramazzo,
Non si può stabilire con certezza dove si trovasse il “Castrum”, ma si può supporre, sulla base dei ritrovamenti archeologici, che fosse sul Monte Sion, già Castellaro, dove ora sorge il convento dei Frati Cappuccini. Sul colle di fronte viene eretta probabilmente in epoca alto medioevale la
Rocca oggi detta Roccaccia, monumento simbolo della città. Le invasioni barbariche cancellano luoghi e molte pagine di storia si interrompono, comprese quelle di Modigliana che ritroviamo intorno al 900 d.C quando è parte integrante dell'Esarcato di Ravenna. Nella rocca, ricostruita,
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In alto Modigliana, Porto del Borgo; in basso, Montebello, parco delle Foreste Casentinesi
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Sotto, Modigliana il fiume Ibola e il ponte della Signora
vive la contessa Englarada, di origine franco-germanica, che, sposando il conte toscano Tigrino, dà origine alla dinastia dei Guidi. Questa diviene una delle più potenti famiglie della RomagnaToscana, ed anche Dante, nella Divina Commedia, ne cita un esponente: Guido Guerra, che si era distinto, con i Guelfi, nella battaglia di Benevento. La famiglia vantava inoltre ottimi rappor-
ti con l'imperatore Federico Barbarossa, tanto che il figlio di quest'ultimo, Corrado I, nacque nel 1165, proprio nel castello modiglianese. Nel 1377 i modiglianesi però si ribellarono alla tirannia, scacciarono i Conti Guidi e dopo alcuni mesi di provvisorio regime repubblicano ottennero la protezione di Firenze. È nel secolo successivo che Modigliana divenne "la Città Murata", grazie
Modigliana il Convento dei Cappuccini, a lato particolare della Roccaccia
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Modigliana, La Tribuna
alla costruzione della nuova cinta di mura (ultimata nel 1534) ed alla trasformazione del castello dei conti Guidi nella Rocca fiorentina che, seppur sezionata dal crollo del 1918, è giunta fino a noi. Il declino della fortezza cominciò nella seconda metà del 1500, quando fu costruita Terra del Sole, una nuova piazzaforte militare in posizione più strategica ed appositamente progettata per resistere alle nuove armi da fuoco. Nei secoli successivi varie calamità naturali si abbattono su Modigliana. Nel 1634 un'alluvione fa alzare il livello del fiume Ibola di diversi metri, causando ingenti danni e per risolvere il problema delle piene fu deviato il letto del torrente che venne fatto confluire nel Tramazzo più a val-
le, tramite un enorme squarcio nel monte della Riva (chiamato la "Tagliata"). Nel crollo sono andate perdute tutte le scale che permettevano di salire e scendere nei piani del mastio. Ai piedi della Rocca, nel Borgo Vecchio, si trovano Palazzo Pretorio che fu sede del podestà fiorentino, la chiesa dei SS. Sebastiano e Rocco (1690) e palazzo Borghi. Delle mura più antiche restano ancora visibili “il torrione sull’Ibola” e la cosiddetta “porta del Borgo”. Nel borgo nuovo troviamo la chiesa di S. Domenico (1473), palazzo Papiani (1400) ed il palazzo Boccine (casa quattrocentesca). Chiude il Borgo Nuovo “la Tribuna” (1534), torrione di ingresso della cinta fiorentina lambito delle acque del torrente Tramazzo.
Montebello (tenuta del Comune di Modigliana, in gestione alla Protezione Civile di Modigliana). Fa parte del parco delle Foreste Casentinesi
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il mic museo di Faenza le ceramiche Più Belle del mondo FAENZA. Sull’antica via Emilia, tra Imola e Forlì c’è il Mic, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, la più grande raccolta tipologica al mondo dedicata alla ceramica. Nelle sue sale infatti è documentata la cultura della ceramica nei cinque continenti attraverso i secoli. La sua fondazione risale nel settembre del 1908, a conclusione della grande Esposizione Internazionale dedicata ad Evangelista Torricelli che ospitò i prodotti di molte manifatture italiane ed europee. La donazione delle opere ceramiche da parte degli espositori costituì il nucleo originario del Museo che progressivamente si
arricchì di altri esemplari. Chi svolse maggior opera per la sua costituzione fu Gaetano Ballardini, direttore del Museo fino al 1953. La crescita dell’istituto subì un brusco arresto nel maggio 1944, quando un bombardamento ne causò la quasi completa distruzione con gravi e insanibili perdite nelle collezioni e nel materiale archivistico. “Post fata Resurgo” fu il motto per la ricostruzione; con forte determinazione, l’aiuto dei collaboratori e della comunità faentina, grazie al sostegno di una fitta rete di contatti nazionali ed internazionali, lo stesso Ballardini riorganizzò le raccolte e diede nuovo impulso alla vita del museo. Le fina-
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lità originarie espresse nello statuto - acquisire, conservare e soprattutto promuovere la produzione ceramica – sono rimaste attuali fino ad oggi. Il museo però ospita anche eventi espositivi di artisti contemporanei che non adottano la ceramica come linguaggio espressivo. A conclusione di un anno interamente dedicato alla scultura attraverso le due imponenti mostre Arturo Martini. Armonie, figure tra mito e realtà e La ceramica che cambia, nell'ambito della Settimana del Contemporaneo - evento organizzato all'interno della X Giornata del Contemporaneo, indetta da Amaci e di Faenza Contemporanea -Kart2014 ospiterà le opere di Ekaterina Panikanova, un'artista che riflette sulle corrispondenze tra plasticità dell'oggetto e capacità grafica del disegno pittorico. www.micfaenza.org/it/
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Nel riquadro Dario Ferrer; a lato l’opera Matrimonio nel bosco di Mark Ryden
il suBlime mark rYden re del PoP surrealism Dario Ferreri
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Un viaggio tra i luoghi e nonluoghi fisici ed emozionali dell'arte contemporanea " Il sublime è ciò che produce la più forte emozione che l’animo sia in grado di sentire.
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CURIOSAR(T)E
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l mio inusuale e primo episodio assimilabile a Sindrome di Stendhal è accaduto presso il Centro di Arte Contemporanea (CAC) di Malaga (Spagna), durante la recente visita della "Cámara de las maravillas", la prima retrospettiva europea di Mark Ryden, che ha ospitato, dal 16 dicembre 2016 al 5 marzo 2017, 55 opere originali, tra dipinti e sculture, dell’artista e che, con un’afflusso di oltre 102.000 visitatori, ha polverizzato tutti i precedenti record di ingresso alle mostre del CAC. Mark Ryden, classe 1963, è l’esponente di maggior spicco del Pop Surrealism, movimento artistico sorto intorno agli anni '70 nell’area di Los Angeles, in California e salito progressivamente alle ribalte internazionali negli anni '90 grazie anche
alla rivista Juxtapoz. Figlio di Barbara e Keith Ryden, ha vissuto la maggior parte della sua vita in California, a Escondido, Los Angeles. Ha frequentato l’Art Center College of Design di Pasadena, dove, nel 1987, ha ricevuto un Bachelor of Fine Art (BFA); attualmente vive e lavora a Portland, in Oregon. Le prime immagini dell’artista che mi sovvengono alla mente, oltre alle sue più famose opere, sono quelle della celebrazione mistica, con tanto di costumi di fantasia ispirati allo stile vittoriano, all'interno di una foresta, del suo matrimonio con la di lui consorte Marion Peck, altra stella del firmamento Pop Surrealism o le immagini della sua vecchia casa di Eagle Rock a Los Angeles , una vera e propria wunderkammer piena di
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libri antichi per bambini, giocattoli, fotografie, scheletri, strumenti medici vintage, cartoline, busti e ritratti di Lincoln ed oggetti kitch e strani. I suoi epigoni di riferimento sono i pittori fiamminghi olandesi (in pole position Jan Van Eyck) ma anche Carpaccio, Bronzino, Jacques-Louis David, Jean-Léon Gérôme, Ingres, Bouguereau, Leonora Carrington, Bosch, Dalí, Magritte, ecc, e la sua tecnica pittorica è una tradizionale pittura ad olio arricchita da strati sottili di smalto che conferiscono una caratteristica lucidità ai suoi capolavori. Il realismo magico ed il simbolismo di Ryden, criptati e talvolta ingenui, si collocano sulla diafana linea tra il cliché nostalgico e l’archetipo inquietante. Lo spettatore viene
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Mark Ryden , "Dangerous" di Michael Jackson
vocare in loro sentimenti contrastanti. Senso e sensibilia, memoria, sogni, divinazione, fisica e fisionomia si fondono insieme per illustrare le riflessioni metafisiche dell'artista e le sue incursioni estetiche nei complessi regni delle scienze fantastiche. Il risultato delle sue esplorazioni pittoriche e con altri media rivela il
CURIOSAR(T)E
sedotto dai suoi dipinti infinitamente dettagliati e meticolosamente smaltati e si trova inerme di fronte alla giustapposizione di innocenza infantile e misteriosi vuoti dell'anima. Le sue eroine-bambine, dai grandi occhi pensierosi ed espressivi, lontane, inavvicinabili, sembrano leggere i pensieri degli osservatori e pro-
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suo magico mondo iconografico che collega le realtĂ fisiche e naturali con i modi misteriosi dellessere. Un universo dove le api, piccole magiche creature che giocano un ruolo vitale negli ecosistemi, rappresentano l'anima, e dove gli alberi, elementi di conoscenza sacrali e dispensatori di ossigeno, grazie ai rami che fuorie-
Invito in edizione limitata alla retrospettiva del CACdi Malaga; nella illustrazione la riproduzione del dipinto Queen Bee nella sua cornice
scono dal tronco, si offrono come il tramite tra terra e cielo, ed ancora un universo popolato da occhi dadaisti, dodecaedri, orsi, dal presidente americano Abram Lincoln -per Ryden l'eroe che rese liberi gli schiavi in America-, dalla carne e da tanti altri strani ed inaspettati elementi, animali e personaggi. L'artista tributa grande importanza alle cornici che ospitano le sue opere e le progetta con accuratezza per ciascun singolo dipinto, commissionandone la realizzazione ad abili artigiani in tutto il mondo: sono esse stesse ulteriori opere d'arte che contribuiscono ad impreziosire i suoi lavori. Quando si analizza la ricca produzione artistica di Ryden, gli spettatori viaggiano in uno strano mondo immaginario che offre il delizioso fascino dell'irrazionale che oscilla tra attrazione ed inquietitudine: il suo lavoro produce ciò che Edmund Burke
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descrive come "terrore per il sublime", soggetti strani e dettagliatissimi in un crescendo di horror vacui, che trova la sua pienezza in una soffocante ed attraente densità di elementi kitsch, tanto amati dall'artista. La sua tecnica è bisogno, meticoloso e attento, ai dettagli; con colori puri e puliti, le sue opere si aprono verso spazi e luoghi indefiniti, a cavallo tra passato, presente e futuro ed affascinano ed invitano lo spettatore ad induguare e perdersi. Ryden è un artista estremamente amato dal pubblico comune così come da Hollywood; ha dipinto ritratti di Leonardo Di Caprio, Cristina Ricci e del chitarrista dei Metallica Kirk Hammett. Ha realizzato nel 1991 la copertina dell'album "Dangerous" di Michael Jackson ed ha illustrato svariati racconti di Stephen King. Nel 1989 aveva già dipinto la copertina dell'album " Love in an Eleva-
Mark Ryden,Casa Eagle Rock
curato i costumi dell'opera “Whipped Cream” dell’American Ballet Theatre. Ormai le sue opere quotano centinaia di migliaia di dollari (i dipinti più importanti hanno oltrepassato i due milioni di dollari!) ed anche gli stravaganti inviti alle sue mostre sono
CURIOSAR(T)E
tor" degli Aerosmith e più tardi, nel 1994, ha curato la copertina e l’intero libretto dell’album "One Hot Minute " dei Red Hot Chili Peppers. Si è occupato anche della copertina degli album di artisti del calibro di Ringo Starr, Butthole Sufers and Jack Off Jill; ha di recente
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ormai oggetti di culto tra gli appassionati. Robert De Niro è, tra gli altri, un collezionista di suoi lavori. Ha esposto in tutto il mondo e, più stabilmente, presso la Paul Kasmin Gallery di New York, la Michel Kohn Gallery in Los Angeles, la Tomio Kamaya Gal-
Dall’alto in basso: Mark Ryden, The treee of life; Incarnation
lery di Tokyo, il Frye Art Museum di Seattle ed il Museum of Contemporary Art di Los Angeles (MOCA ). Su Facebook ha quasi 380.000 follower, oltre 400.000 su instagram; le sue stampe in edizione limi-
tata fanno sold out nel giro di pochi minuti dalla messa in vendita. Per una full immersion nel mondo del "Re": http://www.markryden.com/ e che il vostro personale e meraviglioso viaggio tra le sue creazioni abbia inizio!
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Nelle fotoalcune opere di Tiziana Melle
essenze ed assenze la Pittura di tiziana mele
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Ambra Biscuso
Si apre il 1° settembre a Lecce nelle sale dell’ex Conservatorio Sant’Anna
LECCE. Un percorso sensoriale che si snoda nelle quattro stanze del Conservatorio Sant'Anna di Lecce, e narra una storia, la sua storia, forse, in un continuo alternarsi di presente e ricordi: un'introspezione malinconica, profonda, a tratti dolorosa, un'altalena di emozioni in cui il punto di partenza è l'aspettativa e il punto d'arrivo la speranza, un ritornare indietro per poter andare avanti. È possibile raccontare la propria vita, attraverso le “essenze” e le “assenze” che ci hanno accompagnato e ne hanno caratterizzato i momenti salienti? La ricerca delle essenze accompagna Tiziana Mele fin dalla giovinezza è un puzzle che rievoca un mondo perduto, malinconico, fantastico creando archi sempre più grandi a volte sfumati a volte
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decisi descritti con la libertà consapevole del pennello e il tocco leggero della velatura che fa vibrare il colore fino a trascendere dalla dimensione strettamente personale per approdare a un'esperienza universale. È un racconto attraverso le sue visioni, quello di Tiziana, dove profumi e colori predono vita e diventano cesti di nature morte, quasi a voler fermare il tempo a come eravamo, lì dove risiede l'essenza delle cose e la melagrana diventa simbolo sia di vita che di morte: i due opposti collegati da un filo sottile; ma lei vuole dare corpo anche all'essenza della vita così i fiori inglobati nei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra sono immagini dell'interminabile ciclo in cui “essenza” ed “assen-
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za� raccontano storie di abbandono e di rinascita; e ancora va alla ricerca della spiritualità e la trova nella luce ultraterrena di due rose algide e nella struttura a doppia elica di ortensie custudite in un vaso che non c'è; ed infine ecco un luogo dove i ricordi assumono la forma di un libro, di una rosa, di una conchiglia in un eterna
navigazione su barche di legno dure come noi pescatori di ESSENZE in cerca di stimoli per continuare il viaggio vestiti del ruolo che ci viene imposto o che scegliamo per non affondare nell'indifferenza, per non annegare nello spleen, per non sentire il dolore fisico di una solitudine che non è solo fisica.
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In basso alcune tappe del tour marchigiano: Amandola, con il sindaco Marinangeli, l'Assessore Scirè e la giornalista Mediaset Alessandra Borgia; ai Bagni Andrea con la criminologa Roberta Bruzzone e con gli avvocati Roberta Gasperini e Daniele Fabrizi, fotografia Luca Cameli,
un’omBra tra gli scogli il Primo noir di remo croci
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Aspettando il tour salentino del giornalista Mediaset. Dal 21 al 25 agosto a San Cataldo (Lecce), Andrano, Specchia e Poggiardo
LECCE. Dalle Marche al Salento. L’estate si tinge di giallo nella Marina di San Cataldo che ospita la prima delle quattro tappe del minitour del giornalista Remo Croci in Puglia per presentare il suo primo noir Un’ombra tra gli scogli, edito da Il Raggio Verde. Giornalista Mediaset, inviato della nota trasmissione di “Quarto Grado” e conduttore del “Giallo della Settimana” in onda sul TgCom24, Remo Croci sarà a Lecce lunedì 21 agosto ore 20:30 ospite del Lido Ponticello (Marina di San Cataldo) per la presentazione organizzata dall’associazione “I Love San Cataldo” in collaborazione con la stessa casa editrice. Interverranno Daria Vernaleone e la giornalista Lucia Accoto. Il 22 agosto ore 20:30, Remo Croci sarà ospite ad Andrano nel Castello Spinola Caracciolo per l’evento promosso dalla Pro Loco e patrocinato dall’amministrazione comunale. Interverranno il Sindaco Mario Accoto, l’assessore alla Cultura Ivan Antonio Botrugno, il presidente della Pro Loco Giuseppe Urso. Dialogheranno con l’autore il sociologo Stefano Cambò e la giornalista Antonietta Fulvio. Il 23 agosto ore 20:30 sarà la volta di Specchia, nell’atrio di Palazzo Risolo,
evento promosso dall’amministrazione comunale e le associazioni “Librarti” di Tiziana Cazzato ed “E20Cult” di Federica Murgia. Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura Giorgio Biasco presenterà l’autore la giornalista Mediaset Alessandra Borgia. Il 25 agosto, ore 20:30, infine, Remo Croci sarà a Poggiardo in piazza Umberto I per l’evento organizzato dal “Circolo Forchetta 1924” con il patrocinio dell’amministrazione comunale. Interverranno il Sindaco Giuseppe Luciano Colafati, Domenico Tarantino, Antonietta Fulvio per Il Raggio Verde, la giornalista Alessandra Borgia che
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dialogherà con lo scrittore. Presenterà la serata Pasquale De Santis. Dopo l’anteprima a San Benedetto del Tronto va via via crescendo sempre più la curiosità e l’interesse intorno al romanzo, Un’ombra tra gli scogli, accolto con entusiasmo dal pubblico che ha affollato le presentazioni nelle varie tappe tra le Marche e l’Abruzzo. Il noir, nato dalla fantasia di Remo Croci, non è il racconto di un fatto di cronaca, anche se inevitabilmente l’esperienza del cronista si sente così come si coglie lo sguardo poetico sui luoghi, paesaggi cari della terra natìa che fanno capolino
Un momento della presentazione sotto la loggia di Grottammare
tra le pagine del libro. Un libro che diventa anche occasione per parlare di temi che, purtroppo, riempiono le pagine di cronaca dei media nazionali e gettano ombre di angoscia su una quotidianità sempre più complessa da decifrare. A questo punto, naturale è chiedersi: di chi è l’ombra tra gli scogli? Senza svelare troppo della trama, possiamo anticipare che i protagonisti sono un maestro elementare in pensione, Lampo, con la passione per le indagini e un maresciallo dei carabinieri, Peluso, costretto a subire il fiuto investigativo del suo antagonista. Tutto comincia una piovosa sera d’ottobre quando una coppia di ristoratori sparisce nel nulla, senza lasciare tracce, dopo aver
chiuso la propria trattoria al molo sud del borgo marinaro di San Benedetto del Tronto, nelle Marche, culla negli anni ’70 di un importante laboratorio politico e paese d’origine di Remo Croci, profondamente legato alla sua terra. Tra gli scogli del molo si aggira l’ombra misteriosa di più presunti assassini. Partono le indagini affidate al maresciallo Peluso e l’investigazione parallela di Lampo, deciso a far luce sulla misteriosa sparizione. Nelle pagine del noir si srotolano storie d’incontri d’amore e d’infedeltà, sullo sfondo di uno scenario d’interessi fra una maga cartomante e figure femminili in un incrocio di affari illegali. La narrazione restituisce uno spaccato di vita in un
ambiente di provincia, dove i colpi di scena sono all’ordine del giorno. Sarà l’intuito del maestro Lampo, in continuo confronto scontro con il maresciallo dei carabinieri, a portarlo davanti all’unica sconcertante verità. Remo Croci nel suo primo romanzo noir ha voluto rendere omaggio alla figura di Lampo Amadio immaginandolo nelle vesti del maestro-detective Lampo. Personaggio sambenedettese realmente esistito, Lampo Amodio fu cronista per il Messaggero e scrittore di saggi teatrali e di riviste cittadine oltre che di romanzi gialli. Inserito nella collana Yellow Young diretta da Salvatore Sergio Costa firma la copertina l’artista Francesco Colella
L'autore insieme alla genetista forense Marina Baldi, al maestro Francesco Colella e all'illustratore di Diabolik Angelo Maria Ricci
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nella foto un frame del trailer del lungometraggio
gatta cenerentola. in concorso a venezia il Film d’animazione di rak
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Il lungometraggio d’animazione, prodotto da Mad Enternainment e Rai Com arriverà nelle sale il 14 settembre 2017
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al 9 agosto è visibile sul canale youtube in esclusiva il trailer del film d'animazione "Gatta Cenerentola", una produzione firmata Mad Entertainment e Rai Com, al cinema dal 14 settembre 2017. Dopo L’arte della felicità premiato nel 2014 European Film Awards, Alessandro Rak, firma la regia con Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone del lungometraggio animato Gatta Cenerentola doppiato da grandi eccellenze dello spettacolo come Massimiliano Gallo, Maria Pia
Calzone, Alessandro Gassmann, Mariano Rigillo e Renato Carpentieri. Tra loro emerge anche il nome di Ciro Priello, membro del fortunato gruppo di videomaker napoletano The Jackal. La colonna sonora è affidata ai Guappecartò, Francesco Di Bella, I Virtuosi di San Martino, Marlboro Recording Society, Daniele Sepe, Enzo Gragnaniello, Ilaria Graziano e Francesco Forni, e agli immancabili Foja. Musiche originali di Antonio Fresa e Luigi Scialdone. Ed ecco alcune anticipazioni sul-
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la trama del film di animazione "Gatta Cenerentola" che sarà in concorso nella sezione Orizzonti della 74esima mostra del cinema di Venezia, in programma dal 30 agosto al 9 settembre 2017. Cenerentola è cresciuta all'interno della Megaride, un’enorme nave ferma nel porto di Napoli da più di 15 anni. Suo padre, ricco armatore della nave e scienziato, è morto portando con sé nella tomba i segreti tecnologici della nave e il sogno di una rinascita del porto. La piccola vive da allora all'ombra della temibile matrigna e delle sue perfide sei figlie. La città versa ora nel degrado e affida le sue residue speranze a Salvatore Lo Giusto, detto 'o Re, un ambizioso trafficante di droga che, d'accordo con la matrigna, sfrutta l'eredità dell’ignara Cenerentola per fare del porto di Napoli una capitale del riciclaggio. La nave, infestata dai fantasmi-ologrammi di una tecnologia e di una storia dimenticate, sarà il teatro dell'intera vicenda e metterà in scena lo scontro epocale tra la miseria delle ambizioni del presente e la nobiltà degli ideali del passato. Il futuro della piccola Cenerentola e della povera città di Napoli sono legati ad uno stesso, sottilissimo, filo.
il museo in notturna il Parco archeologico di mileto
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Dall’11 agosto al 2 settembre le iniziative del Museo Statale di Mileto
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Dall’11 agosto al 2 settembre 2017 il Museo Statale di Mileto ospiterà alcune iniziative di notevole impatto per la gloriosa capitale normanna. Basta dare uno sguardo al programma disposto dal direttore del museo Faustino Nigrelli. Ha preso il via con visite guidate notture l’11 agosto, in occasione della suggestiva e attesa manifestazione La notte dei Giganti . Sabato 12 agosto 2017: la gara podistica internazionale La Normanna avrà il supporto del museo con l’apertura serale dalle ore 19.30 alle ore 22.30 e relative visite guidate. Domenica 13 agosto 2017: Aspettando le Stelle alla corte di Ruggero – Un viaggio tra le stelle – A cura del FAI Giovani – FAI Delegazione di Vibo Valentia - Iniziativa collaterale con il Parco Archeologico di Mileto che la ospiterà. Il museo resterà aperto dalle ore 10.00 alle ore 19.00 Lunedì 14 agosto e martedì 15 il museo resterà aperto dalle ore 10.00 alle ore 19.00 per ospitare gli appassionati che decideranno di trascorrere Ferragosto immer-
si nell’arte. Venerdì 18 agosto, ore 16:30, si inìnaugurerà la mostra dell’artista Mimmo Corrado aperta al pubblico fino al 2 settembre 2017. Assolutamente da non perdere venerdì 25 agosto la presentazione del restauro dell’Elmo di san Fortunato. Successivamente la sacra effige sarà consegnata temporaneamente alla cattedrale per le celebrazioni che si terranno domenica 27 agosto per i festeggiamenti dedicati a San Fortunato Martire. Il museo resterà aperto dalle ore 10.00 alle ore 19.00 Sabato 26 agosto 2017: Festa dei popoli a cura dell’Ufficio Migrazioni della Diocesi di Mileto – Nicotera – Tropea e dall’Associazione Cooperazione Sud per l’Europa. In concomi-
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tanza all’evento il museo rimarrà aperto anche dalle ore 19.30 alle ore 22.30 così come ancora un’apertura notturna è prevista il 2 settembre quando il Cardinale Cláudio Hummes, in visita alla città di Mileto, farà tappa al museo.
Un momento della conferenza stampa con la direttrice artistica e ideatrice della rassegna Carla Guido e le foto di scena degli attori Mario Perrotta (Odissea) e Ettore Bassi in Anfitrione
mitika. Quando mito e teatro entrano nella contemPoraneità Antonietta Fulvio
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LECCE. Legare il mito ai suoi luoghi attraverso il teatro, origine ed essenza della classicità. È questo il punto di forza di Mitika rassegna del teatro classico e percorso di approfondimento culturale
organizzato dall’associazione “Aletheia Teatro”, diretta da Carla Guido che porta opere classiche nel Teatro Romano. Una magica corrispondenza tra il gesto, e il corpo del teatro e i suoi luoghi naturali. Giunta alla
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Al via il 1 Romano d organizza Aletheia T
sua terza edizione, il progetto è dedicato alla memoria di Gino Pisanò, massimo esperto della cultura classica e del Mediterraneo, scomparso nel 2013”. Lo ha ricordato la stessa Carla Guido che ha anticipato i titoli
di un cartellone di qualità che presenta, in apertura giovedì 17 agosto, Anfitrione di Plauto. Un divertentissimo intrigo che vedrà protagonista principale Ettore Bassi e la “Teatro Euro-
media del commediografo sarsinate a soggetto mitologico e racchiude in sé tutta la grandezza di Plauto, dando vita a un testo che permette di giocare al teatro”, afferma il regista Cri-
17 agosto nel Teatro di Lecce il cartellone ato dall’associazione Teatro
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peo Plautino” compagnia ufficiale del “Plautus Festival”, rassegna ministeriale di teatro classico che si svolge ogni anno dal 1956 a Sarsina (FC), città natale del commediografo romano Tito Maccio Plauto. “Anfitrione è l’unica tragicom-
stiano Roccamo. “Con il teatro delle ombre si raccontano le battaglie di Anfitrione e l’amore di Giove per Alcmena. I lunghi monologhi e le parti incerte sono occasioni per creare musiche e canzoni originali riscoprendo il mondo dei cantica;
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l’equivoco che diventa conflitto tra mortali - il valoroso comandante Anfitrione e la sua bella e onestissima moglie Alcmena - e divinità - Giove e suo figlio Mercurio si trasforma in musica grazie al lavoro fatto sul ritmo”. Sul palco insieme ad Ettore Bassi Woody Neri, Massimo Boncompagni, Stefania Medri. L’adattamento è a cura di Luigi Lunari, le musiche originali di Sara Castiglia, costumi di Gloria Fabbri e Marta Benini. Ma il cartellone promette altri quattro imperdibili spettacoli: il 22 agosto andrà in scena Odissea scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta con musiche originali composte ed eseguite da Mario Arcari (clarinetto, oboe, percussioni) e Maurizio Pellizzari (chitarra, tromba). La sua è un’Odissea contemporanea che dà voce ai pensieri di Telemaco “l’unico luogo dove Ulisse può essere ancora un eroe” spiega lo stesso Perrotta nelle note di regia. Un testo Premio Hystrio 2009 alla drammaturgia dove - spiega ancora Perrotta “si mescolano nello scrittura il mito e il quotidiano, Itaca e il Salento, i versi di Omero e il dialetto leccese, legati insieme da una partitura musicale rigorosa, pensata ed eseguita dai musicisti che mi accompagnano in questo lavoro e diventano anch’essi, con i loro molteplici strumenti, voci musicali del racconto”. Il 29 agosto sarà la volta della Leggenda del pescatore che non sapeva nuotare, una produzione della Gitiesse Artisti Riuniti. Il progetto e la drammaturgia sono a firma di Agne-
Il cast di Orestea” la tragedia di Eschilo nella rilettura contemporanea di Giuseppe Argirò
se Fallongo, la regia è invece di Alessandra Fallucchi. Sul palco Eleonora De Luca, Agnese Fallongo Teo Guarini, Domenico Macrì daranno vita ad uno uno spettacolo con musiche dal vivo nato un po’ per gioco e un po’ per amore dalle interviste fatte a persone anziane del centro-sud Italia, appartenenti alla generazione della prima metà del ‘900. La generazione dei nostri nonni, della seconda guerra mondiale, dei mestieri fatti con le mani, della terra e del mare. Storie che si mescolano con le leggende popolari e che, semplicemente, meritano di essere ascoltate. Il 4 settembre sarà la volta di Orestea la tragedia di Eschilo nella rilettura contemporanea di Giuseppe Argirò, con Renato Campese, Cinzia Maccagnano, Silvia Siravo, Maurizio Palladino, Alberto Caramel, Silvia Falabella, Maria Cristina Fioretti. "Un conflitto atavico
tra Patriarcato e Matriarcato spiega il regista - una sequenza di cruenti omicidi parentali che sembrano affollare le cronache contemporanee compongono una drammaturgia viva, di forte impatto emotivo per lo spettatore. L'Orestea è pura azione drammatica in cui si intrecciano vendette ed esecuzioni sommarie che anticipano le più buie atmosfere shakespeariane. Il linguaggio alto e sublime di Eschilo diventa sulla scena materia teatrale e mito di fondazione di ogni umanità". Chiude il cartellone il 6 settembre Il pomo della discordia e la Compagnia dei Bambini di Scenastudio (inizio spettacolo alle 20.30) che vedrà in scena i piccoli alunni della terza elementare, sez. A. del IV Circolo Sigismondo Castromediano di Lecce diretti da Cosimo Guarini. Saranno i bambini i protagonisti assoluti sia nell’orchestra che sui gradoni del Teatro
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Romano, straordinaria location della rassegna organizzata dall’associazione “Aletheia Teatro” che rilancia Lecce a capitale del teatro classico sull’esempio della storica Siracusa, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità che ad oggi ha visto nel suo teatro greco ben 128 rappresentazioni curate dall’Istituto nazionale del dramma antico, Fondazione culturale dal 1998 ma attiva sin dal 1914 anno in cui andò in scena l’Agamennone di Eschilo. Non a caso la rassegna presenta anche quattro appuntamenti collaterali, due convegni che approfondiscono ulteriormente il tema del Mito e della sua contemporaneità grazie a un progetto sostenuto dalla Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo Cultura e Turismo) e due reading che sono previsti invece dall’11 al 13 settembre, dalle 19 alle 21, presso la Fondazione Palmieri con I canti del mare (voci recitanti Michela Leopizzi, Agnese Perrone e Alberto Sgobba) in contemporanea a “Iconae” (esposizione di Mario Pellegrino), e il 28 e 29 settembre dalle ore 16 alle ore 20 nel Teatrino del Convitto Palmieri con il workshop Il movimento del corpo e la vocalità nel dramma antico, a cura del regista Antonio De Carlo e dell'attrice Carla Guido. I biglietti per gli spettacoli della rassegna sono disponibili dalle 9 alle 22 al Castello Carlo V di Lecce. Costo poltrone 12 euro, gradinate 10 euro. Costo prevendita 0,50.
Nella foto l’organettista e compositore Claudio Prima
con “se.me” claudio Prima racconta il mare
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Il nuovo progetto musicale dell’organettista salentino e una mostra fotografica fino al 27 agosto nel Castello di Castro
CASTRO (LECCE). Sulle terrazze del Castello di Castro, per Ti racconto il mare, l'organettista e cantante salentino lo scorso 13 agosto ha presentato in anteprima assoluta il suo nuovo progetto “Se.Me.” affiancato da un inedito quartetto d'archi di provenienza italo-albanese composto da Nevila Cobo (violino), Vera Andrea Longo (violino, voce), Shpetime Xhelilaj Balla (violino) e Merita Alimhillaj (violoncello). In questo nuovo progetto Claudio Prima muove le sue composizioni con l'istinto del ricercatore, curioso e attento. Con lo sguardo rivolto, allo stesso tempo, fuori e dentro, per cogliere insieme le consonanze e le dissonanze del rapporto con il mondo. L'organetto e la voce respirano questa continua alternanza, aprendosi e chiudendosi all'aria che li sostiene. Musicisti salentini e albanesi rappresentano due terre che si guardano dalle proprie sponde affacciandosi sull'Adriatico con l'organetto al centro. Mantice che avvicina e allontana continuamente, col ritmo delle onde, queste due culture così simili tra loro, eppure apparentemente così diverse. Claudio Prima è leader e ideatore di numerosi progetti di indagine sulle 'musiche di confine' (BandAdriatica, Adria, Tabulè, Tukrè, Manigold). Si esibisce in festival e rassegne internazionali in Francia, Olanda, Brasile, Inghilterra, Romania, Albania, Croazia, Grecia, Belgio, Austria, Germania, Svizzera, Spagna, Tunisia,
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Libano, Giordania, Kuwait, Stati Uniti. Organettista, cantante, compositore e autore di colonne sonore, dal 2010 è solista dell’opera contemporanea Oceanic Verses di Paola Prestini. Dirige la “Giovane Orchestra del Salento” un ensemble di 45 giovani musicisti salentini con cui pubblica un film documentario intitolato “Il volo” e un cd dal titolo "Essere terra". Assistente di Goran Bregovic e Giovanni Sollima per la Notte della Taranta. Ha un'intensa attività discografica e ad oggi conta più di 80 presenze in pubblicazioni discografiche italiane ed internazionali. Scrive musiche per teatro (Verso Terra di Mario Perrotta - 2016, Oltremundo di Marcelo Bulgarelli - 2014, La grande cena di Camilla Cuparo - 2009). Ti racconto il mare è realizzato dal Raggruppamento Temporaneo di Imprese Proàgo – Links Management and Technology, nell’ambito del bando di gara gestito dalla Sezione Turismo della Regione Puglia ed è inserito nel Progetto interregionale “Itinerari nella cultura, storia, tradizioni, paesaggi del mare e delle miniere del mare”. Fino al 27 agosto inoltre si potrà visitare la mostra fotografica "Ti racconto il mare - Il mare di Puglia fra storia, leggende e magia", la presentazione di alcuni risultati del progetto e la proiezione del cortometraggio "Ti racconto il mare" del regista Gianni De Blasi, con la colonna sonora di Claudio Prima & Progetto Se.Me.
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carta di leuca.il mediterraneo “Porto” di Fraternità Maurizio Antonazzo
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Dal 10 al 14 agosto, la seconda edizione della manifestazione che vede incontrarsi e dialogare i giovani provenienti dai paesi europei e da quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Finis Terrae diventa punto d’inizio per tessere relazioni e imbastire storie di pace e solidarietà
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SANTA MARIA DI LEUCA (LECCE) Tra leggenda e realtà, insieme all’apostolo Pietro e al poverello di Assisi sono tanti coloro che, nei secoli, hanno attraversato il Capo di Leuca, accolti con fraternità e solidarietà, dimostrandosi un territorio avocato a ospitare un evento annuale in cui i giovani dell’Europa e dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo si incontrino e dialoghino su alcune tematiche comuni, inerenti anche il lavoro come espressione della valorizzazione del territorio nelle sue diverse sfaccettature. Com’è già accaduto nella scorsa edizione, quando 133 giovani partecipanti, nei pressi di quel faro che non emette solo fasci di luce, ma accoglie e guida coloro che cer-
cano di salvarsi dal pericolo, dalle sofferenze e dalla guerra, la mattina del 14 agosto a Leuca, firmarono “Carta di Leuca 2016”, la Fondazione di Partecipazione “Parco Culturale Ecclesiale Terre del Capo di Leuca”, espressione della Diocesi Ugento – S. M. di Leuca, cercando di raggiungere questi obiettivi, ha organizzato dal 10 al 14 agosto, l’evento internazionale “#cartadileuca.1: Mediterraneo, un porto di fraternità”, che diventerà un appello ai governanti a fare del Mediterraneo un’arca di Pace. Un evento internazionale che ha visto la collaborazione di un ampio partenariato di istituzioni nazionali e territoriali tra cui Regione Puglia, “Fondazione Migrantes”, “Ufficio nazionale
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Il santauario di Santa Maria di Leuca
per la pastorale del tempo libero, turismo e sport” della conferenza episcopale italiana, “Comunità di Sant’Egidio”, “FOCSIV”, “Caritas Italiana”, CSI( Centro Sportivo Italiano) Fondazione “Notte della Taranta”, “ARCI Lecce”, e con il contributo di Enti ed Imprese del Salento e del Capo di Leuca, Dagli inputs emersi si sottoscriverà la #cartadileuca quale simbolo di comunione nonché
appello ai governanti a fare del Mediterraneo un’arca di pace. Questo è accaduto nel Capo di Leuca perché è per natura ponte tra Oriente e Occidente, centro del Mediterraneo, lì dove l’Europa tocca con un dito i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, su cui un faro invita ad incrociarsi ed incontrarsi per dialogare, costruire la pace e custodire il creato, di cui Don Tonino Bello, che in questa ter-
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ra riposa, è stato profeta, che rivolgendosi ai giovani diceva: “Perché se voi non avete fiducia, gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.” Pensieri profetici del servo di Dio, se dal 10 al 14 agosto (programma su www.camminidi-
Pellegrini in cammino; alcuni momenti della manifestazione dello scorso anno (foto d’archivio)
leuca.it), 200 giovani hanno portato la propria testimonianza, per scrivere la #cartadileuca.1 con la fraternità vista come riconoscimento dei volti, come condivisione della terra, come percorso di opportunità e nella cooperazione, dove c’è la storia di essa. I giovani, non potenti o grandi della terra, si sono confrontati con illustri relatori, italiani e internazionali, tra i quali: S. Eminenza Card. Ernest Simoni, Presbitero albanese dell'Arcidiocesi di Scutari, Alberto Quattrucci della Comunità di Sant’Egidio, Giu-
seppe Maria Ricchiuto, Presidente della Specchiasol, Federico Massimo Ceschin, Segretario Generale “Cammini d’Europa”, Maurizio Raeli, Direttore CIHEAM Bari, Gianfranco Cattai, Presidente FOCSIV, Padre Massimo Pazzini, Decano Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme e S. E. Mons. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna. I giovani hanno dialogato tra loro ai “Tavoli della Convivialità”, quattro momenti di confronto in altrettante “tende”: della biodiversità,
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della cultura e comunicazione; del turismo sostenibile e dello sviluppo integrale. Si è discusso di progetti concreti da realizzare, non solo parole, ma ogni tenda ha prodotto un’idea imprenditoriale, dalle quattro proposte, una soltanto sarà selezionata e sostenuta finanziariamente da Banca Etica. Momento carico di spiritualità è stato poi il pellegrinaggio nella notte tra il 13 e il 14 agosto, che ha avuto come luogo di partenza la tomba del Vescovo di Molfetta ad Alessano per poi arrivare al Santuario di Leuca, dove, dopo la S. Messa, si è firmata “Carta di Leuca 2017”, quale simbolo di comunione. Nei cinque giorni, anche momenti musicali e di svago, aperti a tutti: ad Alessano la “Notte della Taranta” e l’originale performance di Stefania Bruno, la più famosa Sand Artist italiana, che usa la sabbia per ricreare e dare respiro a storie. A Leuca i concerti della cantante “Linda” e dei “Black Soul Trio”, proiezioni di film e documentari e tante occasioni per i giovani partecipanti per conoscere il territorio. Un Capo di Leuca, come ha dichiarato Mons. Vito Angiuli, visto non come territorio marginale, come termine di un per-
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corso, ma abitato da un’anima, con un valore che nasce dalla sua dimensione artistica, storico e culturale. Dove convivono, fin dai loro inizi, le tre religioni abramitiche, che hanno plasmato la storia dell’area, come testimoniato dalle numerose cripte basiliane affrescate. Un ideale di coabitazione, nato nella notte dei tempi, che non può essere privo di cittadinanza, e che deve essere mantenuto vivo. La “Carta di Leuca” intende farsi strumento di questo sogno. Portabandiera di pace. Portavoce di ogni possibile fraternità, per non relegare il Mediterraneo a periferia irrilevante, quando non barriera insormontabile, ma auspicabile cuore geopolitico dell’Europa. Un territorio che ha accolto gli egizi e i fenici, che hanno portato la cultura dell’ulivo, per antonomasia simbolo di pace. Un Capo di Leuca che per natura è anche un porto sul Mediterraneo, dove da sempre residenti e navigatori dialogano e si confrontano, come sognava Don Tonino Bello. Con “Carta di Leuca”, il sogno si è tradotto in realtà: un messaggio di pace dei giovani ai propri governanti per fare del “Mare nostrum”: un luogo di pace.
Nel riquadro Giuseppe Salerno
mass crossing l’arte e le sue Pre-visioni Giuseppe Salerno
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Quando l’arte riesce a raccontare e meglio di fiumi di parole i drammi della contemporaneità
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uando di fronte ad un’opera il tuo pensiero ti strattona per condurti altrove, questo è il segno inequivocabile che l’arte ha sortito i suoi effetti provocando reazioni, sollecitando connessioni e determinando un sentire più complessivo e coinvolgente. Così è accaduto davanti ad un’immagine estrapolata da “Don’t cross the bridge before you get to the river”, video/performance con la quale l’artista belga Francis Alÿs affrontò nel 2008 il tema della libera circolazione degli esseri umani.
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Francis Alÿs , Don’t cross the bridge before you get to the river, 2008
Pubblicata quest’anno per promuovere “Terra Inquieta”, rassegna curata da Massimiliano Gioni per La Triennale di Mila-
no, l’immagine mi ha riportato, ancor prima che avessi modo di risalire alla performance da cui è tratta, a un’altra immagine,
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“Cambio di Rotta”, che documenta l’installazione realizzata da Lughia nel dicembre del 2005 presso la foce del Tevere.
L’opera divenne nel 2013 il manifesto della rassegna “Human Rights? #Migrantes” che nella sua sesta edizione si svolse a Rovereto presso la Fondazione Campana dei Caduti. Assolutamente complementari, una volta accostate, le due immagini ci offrono in consecutio una straordinaria narrazione della più grave tragedia
che accompagna il nostro tempo. In “Don’t cross the bridge before you get to the river” Alÿs ci presenta, disciplinatamente incolonnati, ragazzi e ragazze di colore che, vestiti con capi d’abbigliamento di foggia occidentale, si immergono nel mare dello stretto di Gibilterra sino a scomparire lontano all’orizzonte sotto il
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pelo dell’acqua mentre tengono in mano ciascuno una barca a vela ricavata da una ciabatta infradito. Un’immagine che, decisamente lontana dalla dura realtà cui allude, ci appare anticipatoria del mondo promesso allorché esibisce esteriorità che nella loro essenza sono esse stesse meta e movente del viaggio intrapreso. Il tutto in un clima
Lughia, Cambio di rotta, 2005
surreale di apparente spensieratezza reso tale dalla giovane età dei protagonisti e da una ricercata predominanza del colore. La scena appare come una sorta di intrattenimento infantile in cui sappiamo essere drammaticamente in gioco l’esistenza futura. Un gioco che, animato unicamente dalla speranza, non contempla neppure lontanamente il fallimento, rassicurati come tutti sono dal detenere quelle minuscole barche inquinanti, lasciapassare verso le terre del benessere. Ed ecco sull’altra sponda “Cambio di Rotta”,
opera realizzata da Lughia quando in Italia si verificarono i primi sbarchi di profughi albanesi sulle coste della Puglia. In essa l’artista ci pone di fronte ad una sequenza di scarpe che emergono dal mare, attraversano la battigia e raggiungono un vecchio televisore simbolicamente posizionato su di un’altura. Una sintesi mirabile di ciò che negli anni a venire avrebbe ancor più connotato, in un crescendo drammatico, la nostra contemporaneità. Colonizzati per decenni da messaggi di consumo attraverso una comunicazione televisiva che non conosce barriere, migliaia di esseri umani abbandonano ogni giorno i luoghi nei quali la povertà viene spogliata di ogni dignità e in massa intraprendono migrazioni che mettono a repentaglio la vita per raggiungere quei luoghi del consumo e del benessere nei quali persino il cibo per cani è offerto in preziose confezioni dorate. Un esodo nel quale, privati della dignità, gli individui si ritrovano soli, irreggimentati, in balia delle onde e senza più alcuna identità. Condizione questa magistralmente espressa in quel procedere ordinato di scarpe “spaiate”. Come di fronte a deportati assistiamo al loro trascinarsi verso una realtà ben diversa da quella virtuale promessa dal piccolo schermo che è ora lì a ricevere “spento” i suoi fedeli truffati.
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Roccascalegna, Una giornata di sole, foto di Mattia Di Paolo, grazie allo staff del Castello Medievale Di Roccascalegna https://www.castelloroccascalegna.com/
roccascalegna, una scala Per il Paradiso Andreina de Tomassi
Vorrei stringere la mano, ad uno ad uno, ai mille abitanti di Roccascalegna. Vorrei dire loro che sono fortunati a vivere quassù, in questo avamposto tra le nuvole, già sulla strada del Paradiso. Là sotto, forse non lo sanno, ma nella valle, nelle città, nelle metropoli, dilaga la “peste nera”; non quella dei tempi di Boccaccio, quella che sconvolse l’Europa nel 1348, ma la Peste dell’Umanità, quella che corrode la bellezza, l’amicizia, la felicità. La sete per il potere, i soldi, l’accumulo, troppo facile chiamarlo capitalismo, è una degenerazione, una malattia terminale, come sa Papa France-
sco. Una peste che stravolge la vita, la capovolge nei suoi valori. Invece, si arriva quassù a Roccascalegna, in un Abruzzo quieto e solare, e ti accorgi di vivere in un altro mondo, in un altro modo. L’Amministrazione e il Rotary club di Atessa hanno scelto di chiamare gli artisti per farli convivere qualche giorno con i cittadini, come in una sorta di Arcadia, come se ognuno degli invitati, rifugiati nella Rocca, raccontasse un episodio di un Decameron del Duemila. Ogni opera, una novella. Per ritrovare tutti insieme la voglia di vivere
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nel libro della favola bella dell’Umanità. Del resto anche Matteo Garrone nel suo favolistico “Il Racconto dei racconti” ha visto la Rocca come castello delle fiabe. E lo scrive anche Luigi Cicchitti nel suo perfetto lavoro di ricerca sul paese, che Roccascalegna fa parte di un autentico, vero, “patrimonio castellano”. Una meta preziosa per chi vuole scappare dalla “peste” delle città, proprio come il Castello di Hochosterwitz, in Carinzia, avvitato anche questo su uno sperone, visitato da migliaia di turisti che salgono contenti verso la felicità.
eccellenze ed arte sotto le stelle incontro internazionale di artisti ROCCASCALEGNA. Chiamata alle armi per gli artisti Paolo Ballerani, Toni Bellucci, Mario Boldrini, Pippo Cosenza, Silvano D’Orsi, Fabio Di Lizio, Sergej Glinkov, Lughia, Antonio Persichini, Antonio Sorace che grazie alla collettiva Eccellenze ed Arte sotto le Stelle curata da Giuseppe Salerno saranno protagonisti di una residenza artistica a Roccascalegna. La mostra allestita negli spazi dell’Antica Arcipretura, in via San Pietro, sarà visitabile dal 9 al 31 agosto tutti i giorni dalle 18 alle 21. Promossa dal Rotary Club Atessa Media Val di Sangro, con il patrocinio dell’amministrazione comunale, l’esposizione è organizzata da Spazio 121 Perugia con il coordinamento di Pippo
Cosenza e Silvano D’Orsi con l’intento di diffondere l’arte contemporanea attraverso la contaminazione tra differenti forme artistiche, durante i giorni di esposizione gli artisti saranno impegnati in loco nella realizzazione di nuovi lavori che, al termine del loro soggiorno, andranno a sostituire quelli precedentemente esposti per essere quindi donati al Rotary Club di Atessa Media Val di Sangro. Arte sotto le stelle Roccascalegna, Antica Arcipretura Via San Pietro Orario: 18.00-21.00 9-31 agosto
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norma swenson a lecce la sociologa americana Ada Donno
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Al Fondo Verri il 20 agosto incontro con una delle fondatrici del Boston Women’s Health Book Collective
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LECCE. Il 20 agosto sarà a Lecce Norma Swenson, sociologa femminista americana, esperta di salute delle donne e di medicina di genere. Il suo nome dice forse poco alle donne più giovani, ma le femministe della prima ora ricorderanno che Norma Swenson fu una delle fondatrici del Boston Women’s Health Book Collective, il gruppo di lavoro sul corpo (OBOS), che nel 1969 pubblicò la prima edizione del libro Our Bodies, Ourselves, testo che diventò ben presto un manuale di riferimento per il movimento femminista internazionale. Fu tradotto in 10 lingue ed ebbe vasta eco e diffusione in Europa e nel mondo. In Italia fu pubblicato da Feltrinelli nel 1974 col titolo Noi e il nostro corpo. Il libro affrontava tutti gli
aspetti legati al benessere e al disagio del corpo (contraccezione, aborto, menopausa, malattie veneree, uso dei farmaci, trattamento di medicina alternativa, indirizzi dei centri autogestiti, ecc.), seguendo un approccio completamente diverso da quello della medicina ufficiale. Il libro e l’esperienza del gruppo di Boston ispirò in larga misura il movimento che portò, nei primi anni ’70, prima negli Stati Uniti e qualche anno più tardi in Europa, a fondare i primi Feminist Women’s Health Centers, dove le donne potessero riappropriarsi della conoscenza dei loro corpi, per sottrarli – come si diceva - al controllo della casta medica maschile e per liberare la sessualità femminile imbrigliata dalle leggi del patriarcato.
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Nel riquadro Tiziana Cazzato presidente delll’associazione Librarti, in basso uno scorcio di Specchia e un momento dell’apertura della manifestazione ; a lato la scrittrice Lisa Hilton
La pubblicazione del libro in Italia precedeva di poco quello che risultò essere un anno cruciale, il 1975, in cui fu presentata in parlamento la prima propo-
sta di legge sulla liberalizzazione dell’aborto. Con tutto quello che seguì. Nel 2011, in occasione del 40° anniversario di Noi e il nostro corpo, il gruppo OBOS invitò le lettrici e lettori a raccontare la loro esperienza e l’impatto che il libro aveva avuto sulle loro vite. I lettori - sia donne che uomini risposero ricordando come avevano scoperto per la prima volta il libro (per caso, sfogliando una copia della zia, in una rivendita di libri usati, ecc...). Molti di loro descrissero ciò che avevano appreso sul sesso e molto altro, e come il libro li avesse aiutati a
stare bene con i loro corpi e la loro sessualità. Alcune donne scrissero anche che il libro le aveva ispirate a diventare medico o ostetrica, altre dissero di essere state indotte ad abbracciare una causa politica. L'incontro è stato promosso e organizzato da Ada Donno, Consiglia Pulli, Caterina Gerardi, Luisa Rizzo Pagano, Margherita Reho, Cristina Comperini, Giovanna Giuncato, Carla Visciola, Santa De Siena e le attiviste della Casa delle Donne, SImona Cleopazzo , Paola Torsello, Mina Schito di Lecce Bene Comune, Maria Cucurachi di Flusso.
Nota biografica Norma Swenson, co-fondatrice di Our Bodies Ourselves, ha lavorato con le sue colleghe negli Stati Uniti e ovunque nel mondo per contribuire a definire e creare il settore noto come Donne e Salute (Women and Health). Ha lavorato come coautrice e co-editrice della maggior parte delle edizioni di "Our Bodies, Ourselves" e ha partecipato alla stesura della guida popolare “Ourselves Growing Older” (“Noi che invecchiamo"), prodotta in collaborazione con OBOS. Norma, che è stata anche per diversi anni presidente di del gruppo OBOS e coordinatrice dell'organizzazione di programmi internazionali fino al 1998, è tuttora una leader ed esperta riconosciuta a livello internazionale in materia di salute e diritti riproduttivi e sessuali e nel campo della salute materno-infantile. E’ stata fra le prime a guidare il movimento di riforma del settore, è stata presidente dell’International Childbirth Education Association e della Boston Association for Childbirth Education. Ha tenuto corsi su Donne, Salute e Sviluppo all'Università di Harvard. Attualmente continua in proprio la sua attività di docente e consulente su progetti di studio indipendenti e con gruppi no profit.
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Vincenzo Irolli (Napoli 1860 – 1949), La lettura, olio su tela, cm 176,5 x 66
la Pinacoteca “giaQuinto” svela le sue rarità mai viste
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A Bari, sul lungomare negli spazi espositivi della Pinacoteca fino al 24 settembre
Piccole mostre preziose. Rarità e inediti della Pinacoteca Metropolitana di Bari è la rassegna ideata per l’estate 2017 dalla Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” che svela alcuni suoi tesori. Un calendario di piccole iniziative espositive a cadenza quindicinale, pensate per far conoscere al grande pubblico opere d’arte di grande interesse ma non sufficientemente note o in alcuni casi mai esposte prima, si tratta di rarità e di opere d'arte dunque "mai viste", provenienti dai depositi della Pinacoteca e normalmente non esposte nelle collezioni permanenti. Dopo Francesco Saverio Altamura e la pittura di storia sabato 12 agosto 2017 per il quarto appuntamento estivo alla scoperta delle verrà presentata al pubblico la
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figura dell'artista napoletano Vincenzo Irolli (1860-1949), interprete del tardo realismo pittorico di tradizione accademica tra Otto e Novecento. Protagoniste di questa piccola mostra, visitabile fino al 7 settembre 2017, sono le donne, il soggetto più ricorrente e apprezzato della sua produzione: dalla bambina tutta presa dal suo gioco di ruolo ne La bambola in castigo, alla graziosa ragazza in piedi, assorta ne La lettura, fino all’intensa figura inginocchiata de La preghiera. Un’altra figura di bambina compare anche all’interno de La camera da pranzo illuminata, singolare prova di virtuosismo luministico del pittore napoletano. A chiusura della serie, ma non di minore interesse è la minuscola Testa di donna, unica
Vincenzo Irolli (Napoli 1860 – 1949), La camera da pranzo illuminata, olio su tela, cm 51,2 x 48,6
opera scultorea che si conosce dell'artista. L’ultimo appuntamento della serie riguarda I dipinti meno noti di Francesco Netti, dal 9 al 24 settembre, e porterà in esposizione opere da tempo non esposte in Pinacoteca, tra cui il monumentale Sant’Ef-
fremo e due studi di San Giuseppe Calasanzio. Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto” Via Spalato 19 / Lungomare Nazario Sauro 27, Bari Telef. 080/ 5412420-2-4-6-7 www.pinacotecabari.it
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Giorni e orari di apertura: dal martedì al sabato 09,00 – 19.00 (ultimo ingresso ore 18:30); domenica 09.00 – 13.00 (ultimo ingresso ore 12:30); lunedì e festività infrasettimanali chiuso Biglietto intero € 3,00; ridotto € 0,50:
la notte della tammorra Ferragosto sul golFo di naPoli
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Con spettacolari fuochi d’artificio da Castel dell’Ovo per archiviare la XVII edizione
Una maratona folk e lo spettacolo suggestivo dei “fuochi a mare” hanno illuminato il lungomare di Napoli nella serata di Ferragosto. Archiviata con successo anche la diciassettesima edizione, La Notte della Tammorra, il rave party della musica popolare curato dall’associazione “Il canto di Virgilio” con Carlo Faiello, maestro concertatore resta uno degli appuntamenti più partecipati ed attesi dell’Estate a Napoli. Il mega concerto, ad ingresso libero, sulla Rotonda Diaz, è stato realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e fortemente voluto dall’Amministrazione comunale. “La Notte della Tammorra ci riporta alle nostre radici nascoste. Il 15 agosto si svolgerà la 17esima edizione di questo rito che coinvolge tutti. Anno
Marcello Colasurdo, Carlo Faiello, Fausta Vetere e Fiore Calò Calogero presso Rotonda Diaz; foto di Ferdinando Kaiser
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dopo anno la manifestazione è cresciuta divenendo uno dei grandi eventi della Campania. Il programma del magico Notturno di Ferragosto sfida le mode e si pone come obiettivo quello di recuperare la memoria e di riconquistare “l’Altro Tempo”: quello dell’emozione”, aveva anticipato Carlo Faiello. E la promessa è stata mantenuta. Il concerto si è aperto con la classica Tammurriata eseguita da una coppia di maestri della tradizione: Raffaele Inserra dei Monti Lattari e Antonio Esposito detto Tonino ‘o Stocco, rinomato costruttore di tammorre. Via via sul palco, in un crescendo di ritmo e di emozioni, sono saliti il gruppo dei BandaRotta, musicanti randagi che con canti di protesta e d'amore raccontano la rabbia e la gioia di vivere nel quartiere di Bagnoli. Poi è stata la volta
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Alcuni momenti de La Notte della Tammorra 2017, foto Ferdinando Kaiser che ringraziamo per la gentile concessione
di uno storico esponente della musica popolare campana, Marcello Colasurdo, voce vesuviana e habitué della manifestazione che ha visto protagonisti anche i suoni e i canti del Cilento con Paola Salurso e Caterina Melone e a quelli della Costa di Amalfi con i Discede. Ad Aluei (alias Louis Siciliano vincitore di un Nastro d’argento e compositore di colonne sonore) è stato affidato il compito di “sofisticare” il suono folk, con la collaborazione del laboratorio delle Tammorre di Enzo Stendardo. Momento clou della Notte è stato il set di Carlo Faiello e della sua Banda Dionisiaca che ha accolto sul palco Fausta Vetere, voce storica della Nuova Compagnia di Canto Popolare e icona del movimento Folk e alcune tra le più belle giovani voci napoletane come Fiorenza Calogero ed Emanuela De Vivo. Alla musica si sono affiancati momenti teatrali curati da Matteo Mauriello. Coinvolgenti anche le danze popolari (a cura di Mariagrazia Altieri) impossibile per il pubblico non seguire
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l’onda del ritmo e danzare. “Abbiamo attraversato la Notte. Folli e leggeri come avevo annunciato. ha scritto sul suo profilo facebook Carlo Faiello ringraziando il grande pubblico di Napoli. - Eravamo privi di pesi, da qualche parte li abbiamo scaricati. Piano piano, ci siamo sbarazzati delle tensioni, dei pregiudizi, delle preoccupazioni, delle paure quotidiane e abbiamo riscoperto l’altra parte del “Tempo”, quello dell’emozione. Tutti insieme, come raramente capita. Abbiamo dimostrato che per fare festa non c’è bisogno di cachet importanti, di artisti che se la suonano e se la cantano, di vip egocentici e noiosi. Abbiamo suonato per il popolo e con il popolo. Ballavano tutti: dal Sindaco all’ambulante nigeriano, dalla venditrice di spighe alla turista giapponese.Sembrava una rivoluzione. Non riuscivamo a deciderci di separarci. Eravamo schegge di luce, la Notte si è illuminata. Alle spalle, una vista mozzafiato: il golfo più bello del mondo”. sì, il potere della musica, la più dolce delle rivoluzioni.
La foto di Luca Toracca è di Laila Pozzo
drammaturgia e interPretazione “asPettando il telegramma” Giovanni Bruno
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La riflessione dello psicologo psicoterapeuta
Per anni ho letto e riletto i racconti di Raymond Carver e avendo esaurito la sua produzione letteraria (Carver muore nel 1988) ho cercato altri scrittori
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che avessero il suo sguardo nel racconto della condizione umana e mi è sembrato di trovare gli stessi accenti, le stesse intonazioni in Alan Bennett. Bennett è uno dei più grandi scrittori e drammaturghi britannici, nella sua produzione alquanto vasta, in Italia tutta pubblicata da Adelphi, c’è un testo che più di altri mi ha colpito ed è Il gioco del panino una raccolta di monologhi crudeli e irresistibili . Bene, questo preambolo per dire che mi è capitato di assistere, in una serata per me memorabile, al monologo Aspettando il telegramma, ricompreso appunto ne Il gioco del panino, recitato da Luca Toracca. Toracca, uno dei padri fondatori del teatro Elfo Puccini di Milano, è attore a tutto tondo, con un senso dell’arte autentica, in grado di fiutare il personaggio farlo proprio e riconsegnarlo al pubblico che subito lo rimanda alla propria esperienza, al proprio vissuto. È questa prerogativa dei grandi attori che riescono a stabilire una corrente emotiva con ogni
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singolo spettatore, in un rapporto diadico esclusivo e significativo. La protagonista del monologo è Violet, una novantenne ospite in una struttura per anziani che a tratti ricorda il suo passato, la sua vita come è stata e come sarebbe potuta essere. È tutto un saliscendi di emozioni, di agitazioni dell’animo, di suggestioni sulla frontiera della vita che comunque passa e corre veloce. Tutto questo è mediato da Luca Toracca che riesce ad avere uno sguardo prensile sulla vita di Violet, con una progressività di emozioni che pervadono lo spettatore già prima dell’inizio del monologo, dove il non verbale è parte integrante della scena drammatica e i ricordi di Violet, seppur obnubilati sono le scalfitture le ferite e le cicatrici di ognuno. Il teatro è dunque origine, archetipo, primo esemplare assoluto di vita e Luca Toracca con la sua interpretazione ci riconsegna la piatta banalità di un ospizio illuminata dai lampi dei ricordi e dei rimpianti di Violet.
La foto sono di Walter De Berardinis
il Palio del Barone Quando va in scena la storia TORTORETO (TERAMO). È sempre affascinante viaggiare a ritroso nel tempo grazie alle rievocazioni storiche che mettono in scena episodi del passato, rispettando rigorosamente costumi d’epoca e fonti. Tra i comuni italiani con manifestazioni degne di questo nome scopriamo Tortoreto (in provincia di Teramo) che dal 2001, grazie all’associazione Due Torri, realizza il Palio del Barone. Si tratta della rievocazione storica, ambientata nel 1234, quando Torto-
reto era sotto il dominio dei Baroni che parteggiavano per l'imperatore Federico II il quale inviò il suo vicario Rinaldo di Brunforte, da poco unito in matrimonio con Forasteria, figlia del Duca Rainaldo di Acquaviva, a visitare la Baronia di Tortoreto. In occasione di tale evento il Barone Roberto di Turturitus bandì grandi festeggiamenti con giochi, musiche e danze. Un avvenimento che l’associazione fa rivivere ogni anno, il 15 e 16 agosto. Un rito che si rinnova, dunque,
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A Tortoreto, un tuffo nel passato con la XVII edizione della rievocazione storica seguita da oltre duemila persone. Ad aggiudicarsi il Drappo della vittoria il Rione Terranova
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Alcuni momenti del Palio del Barone, le foto sono di Walter De Berardinis che ringraziamo per la gentile concesssione
attraendo sempre più turisti che possono vivere un’esperienza davvero magica. E come da rito, bracieri, fiaccole e bandiere hanno fatto da scenografia al corteo che si è aperto con il gonfalone del Barone seguito dal gruppo dei tamburi e dalla marcia del Barone di Turturitus e la Baronessa, interpretati per l’ultima volta da Luigi Ripani di Tortoreto e Emanuela Romani di Ascoli Piceno poiché i ruoli saranno sostituiti dai vincitori del prossimo bando così come per la Gran dama, interpretata da Benedetta Felci, e che per la prima volta è uscita da Villa Mascitti recentemente restaurata. Scortati dagli armigeri e seguiti da notabili, damigelle, giullari e cavalieri, i Baroni lungo il corteo hanno incontrato i titolari dei vari esercenti commerciali per un brindisi beneaugurante per la città. Per le vie di Tortoreto è sfilato lo storico corteo medievale, circa 300
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figuranti, provenienti da Marche, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Toscana, che hanno indossato preziosissimi costumi fedelmente riprodotti da dipinti e immagini dell’epoca. Uno spettacolo nello spettacolo, le esibizioni della Scuola Sbandieratori di Sestiere Porta Solestà, dei Belligeranti della Compagnia d’arme Grifoni della Scala di San Severino Marche e i rappresentanti di Tortoreto con il Palio del Barone. Puntuale si è consumata la sfida tra i due storici rioni: il Terravecchia che ha come simbolo la tortora e il Terranova il cui emblema è il corvo. Gli sfidanti hanno affrontato in perfetto stile medioevae un’ampia gamma di giochi ma a conquistare il "Drappo" della vittoria, quest’anno istoriato dall’artista Stefano Tamburrini, è stato il rione di Terranova che dovrà custodirlo fino al prossimo 16 agosto 2018. La danza del fuoco di ToiAhi ha anticipato il gran finale con lo spettacolo pirotecnico dell’incendio della torre. (an.fu.)
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cantiere 1/terrazzo studio artistico a cielo aPerto
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Dal 28 agosto al 14 ottobre sul tetto del Complesso della SS Trinità delle Monache
NAPOLI. Uno studio artistico a cielo aperto in un luogo pubblico, ma accessibile solo da alcuni punti della città. Cantiere 1 / Terrazzo è il nuovo progetto di Roberto Coda Zabetta per il complesso della SS. Trinità delle Monache, poi ex Ospedale Militare di Napoli, promosso dal Comune di Napoli-Assessorato alla Cultura e Turismo, in collaborazione con l'Assessorato all'Urbanistica e ai Beni Comuni e con l'Unità di progetto interdirezionale "Coordinamento progetti URBACT e Reti per lo Sviluppo di Politiche Urbane Integrate" nell'ambito della rete europea 2nd Chance del programma URBACT III, di cui il Comune di Napoli è capofila. Cantiere 1 / Terrazzo ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
Prima tappa di un lavoro che toccherà altre città in Italia e nel mondo, alla cui base vi è un rapporto di reciproca implicazione tra pittura, architettura e territorio, il progetto - a cura di Maria Savarese - inteso come un percorso itinerante, si svolgerà dal 28 agosto al 14 ottobre 2017 in uno dei luoghi più suggestivi del centro storico di Napoli il Complesso della SS. Trinità delle Monache, attualmente oggetto di un processo di progettazione partecipata che coinvolge cittadini e amministrazione comunale con l'impegno di realizzare un piano di azione per il recupero, la rifunzionalizzazione e la gestione del complesso. Roberto Coda Zabetta lavorerà alla realizzazione di un grande intervento pittorico sul terrazzo di copertura dell'ex ospedale militare, esperienza inedita che viene realizzata per la prima volta. I giorni in cui l'azione e lo svolgimento dell'opera, a campiture di colore concentriche, saranno seguiti e documentati dal fotografo e filmaker Henrik Blomqvist, con contributi video,
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oltre che della curatrice, di Ilaria Bonacossa (già direttrice del Museo di Villa Croce, Genova, e attuale direttrice di ARTISSIMA, Torino) e Andrea Viliani (direttore del museo Madre di Napoli). L'opera sarà visibile, per il periodo di esposizione, da tutta la zona collinare di Napoli retrostante il complesso architettonico, interagendo quindi con la città stessa di cui diviene elemento tissutale. Un intervento di arte pubblica per la città, che vede coinvolto un intero edificio del suo patrimonio architettonico. L'intera struttura e la cifra astrattiva con cui l'artista ha scelto di esprimersi, fornendo un luogo d'incontro tra sensi e intelletto, mira a produrre un rimando senza soluzioni di continuità tra percezione e pensiero consentendo così l'accesso a una dimensione altra da quella governata dalla semplice prospettiva con cui solitamente s'identifica il nostro rapporto con la realtà esterna. Il video del progetto sarà poi presentato in anteprima nazionale a Napoli e a seguire nelle principali sedi museali e istituzionali internazionali.
omaggio al granduca: i Piatti d’argento Per la Festa di san giovanni a cura di Rita Balleri, Maria Sframeli Firenze, Palazzo Pitti, Tesoro dei Granduchi fino al 5 novembre 2017 anime. di luogo in luogo christian Boltanski a cura di Danilo Eccher fino al 12 novembre 2017 Bologna, vari luoghi hollYwood icons. FotograFie dalla Fondazione John koBal Roma, Palazzo delle Esposizioni Via Nazionale, 194 fino al 17 settembre 2017 Domenica, martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 12.00 alle 20.00 Sabato dalle 12.00 alle 23.00 lunedì chiuso L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura Info: tel. 06 39967500 agnetti. a cent’anni da adesso Milano, Palazzo Reale fino al 24 settembre 2017 Ingresso gratuito Orari:lunedì: 14.30-19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30; giovedì e sabato: 9.30-22.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) magnum’s First Brescia, Museo di Santa Giulia fino al 3 settembre 2017 www.bresciaphotofestival.com la graFica di Burri. nuova sezione museale Città di Castello (Pg), ex Essicatoi del Tabacco
Percorso illustrato sulla vita e l’oPera Pastorale di san carlo Borromeo Arona (NO), Parco della statua di san Carlo (piazzale san Carlo) fino al 15 ottobre 2017 Orari : tutti i giorni, 9.00 – 12.20 / 14.00 – 18.15; domenica orario continuato; Ingresso al terrazzo e interno statua: € 6,00; Ingresso solo al terrazzo: € 3,50 Informazioni: Tel. 0322.249 669 PhiliP guston and the Poets Venezia, Gallerie dell’Accademia Campo della Carità, 1050 fino al 3 Settembre 2017 PhiliPP hackert i Porti del re Castello di Gallipoli fino al 5 novembre 2017 Ingresso: giugno e settembre dalle 10 alle 21 luglio e agosto dalle 10 alle 24 novembre 10/13 - 15/17 Biglietto. Intero 7 euro; ridotto 6 euro (studenti, professori, forze dell’ordine, gruppi di almeno 12 visitatori e convenzioni attive). Ridotto 4 euro (6-14 anni, oltre 65 anni, scolaresche, diversamente abili e relativi accompagnatori, gruppi superiori a 20 unità, residenti). Info e prenotazioni: 0833262775 ai temPi di degas fino al 27 agosto 2017 da un’idea originale del MoMAMuseum of Modern Art Spazio Fontana, Palazzo delle Esposizioni Roma, Ingresso libero da via Milano 13 domenica, martedì, mercoledì, giov. e ven. dalle 12.00 alle 20.00; sab. dalle 12.00 alle 23.00 - lun.chiuso Federico seneca (1891-1976) segno e forma nella pubblicità Fano , Galleria Carifano Palazzo Corbelli, Via Arco d’Augusto 47 fino al 24 settembre 2017 Orario: fino al 31 agosto da martedì a domenica h. 20.30 – 23.30 Ingresso libero
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Botero Roma, Complesso del Vittoriano Ala Brasini Via di San Pietro in Carcere Per info e prenotazioni 06 87 15 111 Bari san cataldo _ new York antonio giannini Noci, Galleria SPAAACE 24 agosto cÉzanne/morandi. la pittura è essenziale mamiano di traversetolo (Parma), Fondazione magnani-rocca fino al 10 Settembre 2017 aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso: € 10,00. Informazioni e prenotazioni gruppi: Tel. 0521 848327 da giotto a morandi. tesori d’arte di Fondazioni e Banche italiane Mostra a cura di Vittorio Sgarbi Perugia, Palazzo Baldeschi al Corso fino al 15 settembre 2017 Info: tel. 075. 5724563 www.fondazionecariperugiaarte.it velÁzQuez e Bernini: autoritratti in mostra al nobile collegio del cambio Mostra a cura di Francesco Federico Mancini Perugia, Nobile Collegio del Cambio Corso Pietro Vannucci, 25, fino al 22 Ottobre 2017 Info: 0755.728599 www.collegiodelcambio.it il secolo Breve. tessere di ‘900 Viareggio, Fondazione Matteucci per l’Arte Moderna Viareggio, via G. d’Annunzio, 28 fino al 5 Novembre 2017 Orari di apertura: martedì/venerdì 17.30 – 22.30. biglietto intero 8 euro biglietto ridotto 5 euro sabato/domenica 10.00 – 13.00 / 17.30 – 22.30 Info: 0584-430614 www.cemamo.it
ITINER_ARTE...DOVE E QUANDO...
serPotta e il suo temPo a cura di Vincenzo Abbate Palermo, Oratorio dei Bianchi fino al 1 ottobre 2017
LUOGHI DEL SAPERE
Fra Francesco da coPertino seminario lanFranchi matera
LUCIO MAIORANO Fra Francesco da Copertino Seminario Lanfranchi IL RAGGIO VERDE pp.52 2017 € 10.00 ISBN 978-88-99679-31-6
Dopo aver dedicato a Copertino e al castello (1540) di Evangelista Menga una bella monografia, Lucio Maiorano, studioso e appassionato di storia pugliese, riserva ai suoi lettori un’altra perla di storia: un omaggio che lega idealmente Copertino e Matera attraverso il racconto dell’opera del cappuccino frate Francesco da Copertino, al secolo Cataldo Donato, che nel 1671 costruì a Matera il Seminario Palazzo Lanfranchi. “Circostanza documentata da un’epigrafe che ancora oggi si legge nell’ingresso dell’edificio di cui Maiorano segue le vicende storiche fino alle più recenti quando divenne prestigiosa sede del Museo Nazionale di arte medioevale e moderna e nel quale opera il Centro Carlo Levi” scrive l’architetto Mario Cazzato nella presentazione del libro intitolato “Fra Francesco da Copertino Seminario Lanfranchi Matera”, edito dalla casa editrice Il Raggio Verde. Il libro, agevole nella sua veste grafica, è denso però di contenuti e si presta ad essere strumento didattico per approcciarsi alla storia del maestoso Palazzo Lanfranchi che fu costruito e completato tra il 1668 ed il 1672, sulla base del disegno architettonico di fra Francesco da Copertino che nella progettazione si avvalse di uno spazio spontaneo che risalendo dalla grotta alla superficie diventava una struttura in grado di far coesistere l’aspetto religioso e civile. Lucio Maiorano ne ricostruisce dunque la storia e si sofferma sulla descrizione del Seminario, dalla facciata agli interni fino a dedicare alcune note significative dell’opera dell’artista giapponese Kengiro Azuma, scomparso il 15 ottobre 2016, che ha impreziosito la piazza Pascoli, su cui si apre Palazzo Lanfranchi, con la sua scultura l’imponente “goccia di bronzo”, simbolo della trasformazione e coerente allo spirito del luogo della stessa città di Matera. L’Autore Nato a Copertino, Lucio Maiorano è laureato in Letterature Straniere ed ha collaborato con il Dipartimento di letteratura Americana dell’Università di Lecce. Tra le sue pubblicazioni, si ricordano con le edizioni Lupo: Matteo Perez, Pittore ufficiale del Grande Assedio di Malta (2001); Carmelo Bene e Giuseppe Desa di Copertino (2004); Evangelista Menga dal Castello di Copertino al Grande Assedio di Malta (2005). Per i tipi di Manni il libro San Giuseppe da Copertino “Duc in Altum Novum Millennium” (2002).
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lo sPecchio di leonardo. il genio e il suo doPPio il romanzo di ivano mugnaini
IVANO MUGNAINI Lo specchio di Leonardo Eiffel Edizioni 2016 € 13.00
Un titolo fortemente suggestivo. “Lo specchio di Leonardo” è il nuovo romanzo di Ivano Mugnaini, tra i più eclettici scrittori del panorama letterario italiano, uscito recentemente e in libreria e nei principali canali di distribuzione online. Pubblicato dalla Eiffel edizioni, «lo spunto iniziale del romanzo – racconta lo stesso autore – è nato da un film-documentario, uno dei tanti dedicati a Leonardo da Vinci, alle sue scoperte, al suo inesauribile talento. Veniva mostrato Leonardo alle prese con gli specchi da lui studiati a lungo per scopi scientifici e militari. Mi sono interrogato, in quell’istante, sul rapporto del genio con la sua immagine.» Come un fiume in piena, sono scaturiti da quelle immagini una serie di interrogativi che finivano tutti con l’indagare la personalità eclettica di Leonardo, il genio e il suo lato oscuro. Uno su tutti. Ma cosa scatta nella mente di un genio come Leonardo quando per circostanze assolutamente fortuite si imbatte nel proprio doppio, ossia in quello che sembra essere una copia esatta di se stesso? Questa la genesi del romanzo di Ivano Mugnaini che in punta di inchiostro prova ad entrare nei meandri del pensiero di Leonardo e della sua anima tormentata provando ad intuirne desideri e comportamenti narrando, nelle novanta pagine del romanzo, il percorso di evoluzione e trasformazione, di complicità e rivalità che si innesta tra due persone in apparenza uguali ma agli antipodi per personalità e carattere. Lo specchio di Leonardo è un romanzo sui generis, una biografia romanzata che attinge dalla storia con avvenimenti concreti e circostanziati per mettere in scena un sottile e complesso gioco dei ruoli che svelerà un finale sorprendente. «Lo specchio di Leonardo non è un romanzo storico né aspira ad essere un thriller sensazionalistico – scrive nella prefazione Giuseppe Panella, docente di Estetica alla Scuola Normale di Pisa. È uno scavo in profondità nella mente di Leonardo supportato da una notevole ricostruzione del suo percorso biografico che non pretende, tuttavia, di rivelare verità storiche nuove o sorprendenti quanto di puntualizzare e di ricostruire ciò che è noto della dimensione umana del personaggio, tentando di farlo interagire con le proprie contraddizioni». Nato a Viareggio, Ivano Mugnaini è autore di romanzi, racconti, recensioni e note critiche. Collabora con editori e riviste, tra cui anche “Arte e Luoghi” con la sua rubrica “Luoghi d’Autore” e ha curato la rubrica “ Panorami congeniali” sul sito Bompiani RCS. Tra le sue pubblicazioni la raccolta di racconti L’algebra della vita e il romanzo Limbo minore. Il suo racconto Desaparecidos è stato pubblicato da Marsilio mentre il romanzo breve Un’alba è stato pubblicato da Marcos Y Marcos. Scrive testi teatrali e cura il blog letterario “Dedalus” e il suo sito .
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LUOGHI DEL SAPERE
la musica Fa crescere i Pomodori il liBro di PePPe vessicchio
PEPPE VESSICCHIO ANGELO CAROTENUTO La musica fa crescere i pomodori Rizzoli Edizione: 2017 pp. 232 • € 17,00 ISBN: 9788817092357
La musica fa crescere i pomodori è il titolo del libro del musicista Peppe Vessicchio, storico direttore d’orchestra di numerose edizioni di Sanremo e non solo, nato dalle conversazioni con Angelo Carotenuto. Il libro è un saggio pop autobiografico ricco, divertente ma al tempo stesso intenso sul talento e la passione per la musica. Una scoperta che irrompe nella sua vita davanti alla porta (chiusa) della cameretta del fratello maggiore; poi arrivano i primi concerti, ai matrimoni, con il professore di latino; il cabaret con i Trettré nella Napoli fervida degli anni Settanta, quella della Smorfia di Massimo Troisi, quando ancora era uno studente di architettura (ma cos’è l’architettura se non musica congelata, diceva Goethe). E poi l’incontro con Gino Paoli, il primo Sanremo nel 1986 sotto la neve con Zucchero, il “pronti-partenza-via” con Elio e le Storie Tese dieci anni dopo, la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi, fino all’hashtag diventato virale nei giorni del Festival 2016, #usciteVessicchio. Ma dal giorno in cui una goccia d’olio si stacca da una pizza mangiata fortunosamente in macchina e cade beffarda sui suoi pantaloni, Peppe Vessicchio ha iniziato a domandarsi se la musica fosse tutta lì. O se piuttosto non fosse giunto il momento di smontare il giocattolo per capirne il meccanismo; per realizzare fino a che punto può arrivare il suo potere benefico; per verificare se, considerato che le mucche del Wisconsin producono più latte ascoltando Mozart, tutti gli organismi viventi reagiscono positivamente quando gli armonici si combinano in modo naturale. “La musica non è solo stimolo cerebrale. La musica ha la capacità di entrare nel fondo di noi. Può parlare alle nostre cellule e con una parte di noi che non conosciamo. E quando gli armonici si combinano in modo naturale, l’equilibrio delle loro attrazioni è pacifico e ci dà benessere. Musica armonico-naturale, io la definisco così. Se tutte le cose che ci circondano avessero questo equilibrio, questa propria formidabile individualità all’interno di un insieme, ci troveremmo in una condizione ideale.”
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in un saggio dell’archeologo Francesco tiBoni GGGG il cavallo di troia esce dal mito
FRANCESCO TIBONI La presa di Troia. Un inganno venuto dal mare 2017 pp. 144 Ediz. Storia e Studi Sociali €14 ISBN 978-88-99679-29-3
Un mito millenario, il celeberrimo cavallo che avrebbe consentito agli Achei di espugnare la città di Troia, viene messo in discussione e reinterpretato grazie ad un lavoro complesso che, corroborato da una sicura metodologia scientifica, analizza fonti antiche e recenti. In questo libro, attraverso l’adozione degli strumenti metodologici propri della scienza archeologica moderna, Tiboni supera definitivamente i dubbi avanzati da diversi autori antichi e contemporanei, elaborando un nuovo paradigma interpretativo. Il saggio dello studioso italiano analizza l’episodio conclusivo della guerra di Troia, l’inganno del cavallo, esaminandolo da un punto di vista archeologico, storico e filologico, allo scopo di chiarire come una vicenda che per i contemporanei di Omero era estremamente chiara, possa nel tempo essere stata fraintesa e decontestualizzata. Grazie agli strumenti dell’archeologia navale, che si avvale di parole, immagini e relitti, l’autore giunge a proporre una precisa collocazione dell’episodio all’interno di un quadro tematico ben definito, quello appunto della dimensione navale del mondo mediterraneo pre-arcaico. La rilettura dei testi omerici, dell’epica antica e della letteratura scientifica alla luce di recenti scoperte gli permette di affermare che la vera natura dell’inganno acheo non solo esula dal celeberrimo simulacro, ormai entrato nella cultura occidentale, ma che la narrazione post-omerica dell’episodio ha a lungo mascherato un evento più oggettivo, credibile e aderente alla realtà storica. Omero non raccontò mai il prodigio di un intervento divino, ma celebrò l’astuzia di un popolo che, nella presa di Troia per mezzo di un hippos, una nave di origine fenicia, sanciva la propria capacità di muoversi abilmente nello scacchiere geopolitico del Mediterraneo pre-arcaico, dove la potenza navale ed il dominio sulle rotte marittime erano alla base della grandezza dei regni. La rotta di Tiboni passa da Omero a Virgilio, da Pausania ad Apollonio Rodio, tocca l’iconografia, i legni e la letteratura scientifica di oggi, facendoci compiere un viaggio affascinante che, affrontando le nebbie del dubbio, ci porterà a dipanare una matassa ingarbugliata da quasi tre millenni. Francesco Tiboni, laureato in Paletnologia presso l’Università di Milano con una tesi sull’iconografia navale di età nuragica, ha conseguito poi il Dottorato di Ricerca presso il Centre Camille Jullian dell’Università di Aix en Provence incentrato sul tema della navigazione protostorica del Mediterraneo. Da oltre quindici anni lavora come archeologo subacqueo e navale, collaborando con diversi enti italiani ed esteri.La sua produzione scientifica su temi archeologici, ed in particolare sull’archeologia e sull’iconografia navale, si muove tra decine di pubblicazioni in riviste scientifiche, volumi ed atti di congressi e la divulgazione al grande pubblico, attraverso la collaborazione con le testate SUB ed Archeologia Viva, oltre che con la trasmissione RAI Linea Blu.
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errarte. itinerari d’arte nel cuore del salento
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Maurizio Antonazzo
La rassegna itinerante si concluderà il 22, 23 e 24 settembre a Specchia
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SPECCHIA. La manifestazione errARTE ha già coinvolto numerosi turisti e persone locali alla scoperta della vocazione del territorio Salentino. Il progetto, curato dall’architetto Sara Giangreco e dal professore Giovanni Giangreco, ha l’obbiettivo di promuovere e diffondere l’arte e il design attraverso dei percorsi conoscitivi ed esperienziali che avvicinano alla comprensione di una mostra espositiva finale. Nello specifico il progetto si sviluppa in una prima fase fatta di sei appuntamenti itineranti per tutto il territorio salentino, da qui il titolo dell’intera manifestazione, ed una mostra conclusiva che si terrà presso Palazzo Risolo a Specchia il 22, 23 e 24
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Foto: Mauro Marinosci photo art, immagini d’archivio
settembre 2017. Un modo per avvicinarsi ad una mostra in maniera più consapevole e partecipata, per imparare a conoscere e a capire nel complesso lo spirito delle esposizioni. Il tema della prima edizione di errARTE è “la vocazione del territorio Salentino”, attraverso sei tappe si mette a nudo l’identità del territorio, alla scoperta delle sue radici più profonde. Associazioni culturali, studiosi, artigiani, archeologi, sono gli artefici di questi incontri che, da fine luglio a metà settembre, forniranno le diverse chiavi di lettura del territorio con semplici racconti paesani di gente locale, passeggiate culturali teatralizzate, laboratori di antichi mestieri e molto altro. All’interno del calendario proposto ognuno può creare il proprio percorso, partecipando ad una o a tutte le tappe, scegliendo istintivamente da cosa farsi suggestionare e coinvolgere, in modo che ognuno possa creare spontaneamente il proprio itinerario artistico.
Ha dato il via alla rassegna l’appuntamento del 28 luglio a Specchia, dove, dopo una breve presentazione dell’intero progetto, è iniziato il cammino per l’affascinante borgo antico, i suoi monumenti e le sue botteghe tradizionali, ad accompagnare il percorso il Prof. Giovanni Giangreco, il Prof. Antonio Penna, il Prof. Albero Signore e la Pro Loco di Specchia. Dopo il primo appuntamento in tanti ci hanno seguito, a Giurdignano il 31 luglio, in un affascinante passeggiata lungo il percorso megalitico, la Cripta di San Salvatore ed il suggestivo Frantoio Ipogeo con incursioni poetiche, musicali e degustazioni, che hanno reso magica la serata curata da “La scatola di Latta”. Lunedì 7 agosto, sarà la volta di un interessantissimo corso di ceramica presso Linea a Lab a Galatina, laboratorio di antichi mestieri che darà la possibilità di toccare con mano la materia delle opere esposte nella mostra finale. Imperdibile poi l’appuntamento del 19 agosto a
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Salve, dove l’associazione Associazione Sherazade ci farà visitare i luoghi attraverso l’esperienza viva della narrazione in collaborazione con la compagnia teatrale Alibi. Il 25 agosto l’associazione Archès e la Pro Loco di Torre Vado ci condurranno in una visita del “Complesso di Leuca Piccola” che rappresentava l’ultima tappa dei Pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca. A chiudere i percorsi itineranti sarà la magia del Parco Paduli, il 3 settembre, dove l’associazione Abitare i Paduli ci guiderà in una passeggiata alla scoperta delle essenze,
delle storie e delle leggende del Parco Paduli. A chiudere la manifestazione errARTE sarà la mostra del 22, 23 e 24 settembre a Specchia presso Palazzo Risolo, dove artisti e designer selezionati installeranno le loro opere sul tema della vocazione del territorio Salentino. Alla Mostra saranno affiancati eventi culturali collaterali, performance musicali che arricchiranno di contenuti il progetto, favorendo la partecipazione del pubblico.
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Birra e sound 2017 nel segno dell’artigianalità Stefano Quarta
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Archiviata la tredicesima edizione del Festival della Birra a Leverano
LEVERANO (LECCE). Nell’estate del caldo record, il Birra e Sound (popolarmente noto come Festival della Birra) risulta un evento indovinato. Indovinato a partire dalle luminarie che hanno reso festoso l’allestimento dell’area mercatale dove, dal 1° al 7 agosto, si è svolto il festival più spumeggiante del Salento con un corollario di eventi musicali che tra gli altri ha visto l’esibizione degli Après la classe per l’unica data salentina. Giunto alla 13° edizione, l’evento estivo dedicato alla
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bevanda alcolica dissetante per antonomasia è in cerca di conferme. Ogni anno atteso da migliaia di visitatori, salentini e non, che ritrovano il folklore della pizzica e la tradizione delle pucce salentine, e naturalmente la possibilità di avvicinarsi ad un mondo ancora poco diffusamente esplorato: quello delle birre artigianali. Il patron dell’evento, Maurizio Zecca, conferma la volontà di dare uno spazio sempre maggiore a questo tipo di birra, che già gode di un’intera ala dedicata, ma con la promessa di
eliminare progressivamente le birre industriali. Puntare sull’artigianalità vuol dire puntare su birre non filtrate e non pastorizzate che permettono ai lieviti, i veri creatori di aroma e gusto, di continuare il loro lavoro anche nel fusto (o nella bottiglia), donando rotondità di sapore, profumi e sentori che altrimenti non arriverebbero mai al naso e al palato del consumatore. Un mondo, quello delle birre artigianali, che negli ultimi anni è in fortissima ascesa (anche e soprattutto grazie ad eventi come il Birra e Sound), ma
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Alcuni momenti della manfiestazione, foto Stefano Quarta
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Nel riquadro in basso il presidente Maurizio Zecca e la giornalista Fabiana Pacella, foto di Toni Albano; nelle altre immagini alcuni momenti della manifestazione, foto di Stefano Quarta
che ha attirato anche l’attenzione dei grandi birrifici industriali che, fiutando l’affare, propongono ottime birre, spesso molto interessanti, ma che evidentemente artigianali non sono. Purtroppo, i veri prodotti artigianali hanno spesso un tenore alcolico superiore ai 5 gradi canonici e questo viene penalizzato dal sistema di tassazione ma non solo, visto che spesso si attua anche una politica di prezzo poco lungimirante. Il maggiore costo limita sicuramente la diffusione di un prodotto che ancora soffre della diffidenza della massa, che non ne riconosce le qualità e ne sottostima il valore. In tal senso, tuttavia, si vede un certo impegno da parte dei micro birrifici nel cercare di andare in contro alla massa, proponendo prodotti ricercati, ma con un appeal immediato e di facile comprensione. Per concludere, le 7 serate del Birra e Sound contribuiscono alla valorizzazione dei micro birrifici locali, nazionali e internazionali, fornendo un contesto ben organizzato, chiaro, divertente e con una sicurezza sempre maggiore, così da fornire
agli avventori quel senso di protezione che certamente contribuisce alla piacevolezza della serata. Ma si può sempre migliorare. Proponendo, ad esempio, più pacchetti di degustazione, più ampi e dai prezzi contenuti che certamente possono sponsorizzare le birre artigianali più della vastità di scelta, che già ora è su livelli certamente elevati.
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Nel riquadro il coreografo Fredy Franzutti; in basso Martina Minniti (Giulietta) ph: Sciolti
silenzio. arriva la danza del Balletto del sud
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Cinque magici spettacoli firmati dal coreografo Fredy Franzutti nell’Anfiteatro Romano di Lecce Dal 12 al 30 agosto LECCE. Non c’è agosto senza danza nell’Anfiteatro Romano magico palco per le cinque coreografie firmate Fredy Franzutti per il suo Balletto del Sud. Ad aprire la XXI edizione di Itinerario Danza in collaborazione con il Comune di Lecce è stata il 12 agosto la struggente coreografia di “Romeo e Giulietta”, balletto in due atti basato sulla trama della celebre tragedia di William Shakespeare messa in musica da Sergej Prokofiev. Il coreografo Fredy Franzutti crea il balletto per la sua compagnia, il Balletto del Sud, oggi una delle più note e apprezzate nel panorama nazionale, nel 1998
riscuotendo successo di pubblico e critica, sia per la parte coreografica che per quella visiva: le scene, realizzate da Francesco Palma, sono tratte dai dipinti di Giotto, Piero della Francesca e Cimabue ed evocano atmosfere sospese e fluttuanti. Emozioni allo stato puro ogni volta che si può assistere a questa meravigliosa coreografia diventata l’archetipo dell’amore perfetto ma avversato dalla società. Ma il cartellone ha in riserbo ancora tante sorprese. Si prosegue infatti giovedì 17 agosto, sempre alle 21.30 e sempre all’Anfiteatro Romano, con “Carmen”, uno degli spettacoli più replicati del Balletto del Sud. La
celeberrima eroina di Prosper Mérimée dalla bellezza medusea seduce il pubblico da oltre un secolo anche grazie alla popolarissima musica di Georges Bizet, che dal testo trasse un’opera lirica. “Carmen” è ambientata in una Spagna colorata di esotismo che aumenta il fascino della tradizione popolare di una terra che fu crocevia di popoli e culture. Alle musiche di Bizet si affiancano opere di altri autori (Albéniz, Chabrier e Massenet) che guardano nella stessa maniera il paese e il popolo spagnolo dalla raffinatissima Parigi. La Carmen di Fredy Franzutti ha avuto più di cento repliche nei più prestigiosi teatri e
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festival internazionali, dall’Opera di Tirana alla presenza di Sali Berisha e di numerose autorità albanesi al Teatro Grande di Pompei voluto dal Ministro Franceschini, del quale è stato l’evento inaugurale. Scene a trasformazione e accattivanti costumi, citazione del mondo operistico, hanno contribuito al successo dello spettacolo. Danzano i primi ballerini Nuria Salado Fusté, Carlos Montalvan, Alessandro De Ceglia, Alexander Yakovlev, Martina Minniti / Francesca Bruno e il corpo di ballo del Balletto del Sud.
Venerdì 18 agosto, stesso posto e stessa ora, andrà in scena “The Unknown Citizen”, performance di teatro, musica e danza in due atti su musiche di Antonio Vivaldi e John Cage e testi di Wystan Hugh Auden. Proprio da una sua celebre poesia, infatti, è tratto il titolo. Per le sue coreografie Franzutti utilizza le stagioni, intese come mutamento climatico dell'anno solare, per riflettere sulle fasi della vita dell'uomo. I quadri danzati sono legati fra loro dalle rime del poeta Auden, interpretate dall’attore Andrea Sirianni, dando centralità alla
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sua analisi della società dell'uomo comune definito “l’ignoto cittadino”. Alle note di Vivaldi si alternano, in contrasto, le amelodie ritmate di John Cage che ci portano alle esigenze dell'uomo moderno ed alle straordinarie potenzialità espressive di questa età dell'ansia che abbiamo chiamato contemporaneità. Le scenografie sono affidate alla pittrice Isabella Ducrot, le luci a Piero Calò. Lo spettacolo, che risulta una delle produzioni più contemporanee del repertorio della compagnia, ha riscosso, fin dalle prime rappresentazioni,
Sotto, un momento della rappresentazione della Carmen nell’Anfiteatro Romano di Lecce, nel riquadro in basso la ballerina Nuria Salado Fustéin un momento del Gran Galà della Danza Mediterraneo
ottimo riscontro di pubblico e lodi dalla critica. Danzano i primi ballerini Nuria Salado Fustè, Alessandro De Ceglia e il Corpo di ballo del Balletto del Sud. Il mese si chiude al Teatro Romano con due Gran Galà, il primo, in programma il 30 agosto alle 21.30, è dedicato al Mediterraneo, mentre il secondo, la sera successiva, ai Miti in scena. Nel dettaglio, il Gran Galà della Danza del 30 agosto è uno spettacolo dedicato alla magia del balletto classico e alle più celebri pagine del suo repertorio, portato in scena da una delle poche compagnie in Italia in grado di affrontare l’impegno tecnico e le qualità
espressive richieste dal genere narrativo nel balletto classico accademico. Gli interpreti, di entrambi i Galà, sono i solisti Martina Minniti, Alessandro De Ceglia, Nuria Salado Fustè, Alexander Yakovlev, primi ballerini della compagnia, ed artisti ospiti internazionali. Nel Galà dedicato al mito antico e alla cultura classica del 31 agosto è prevista anche la partecipazione dell’attore Andrea Sirianni. Informazioni e prevendita: Castello Carlo V, Via XXV Luglio, Tel. 0832 246517; Balletto del Sud, Via A. Biasco, 10, Tel. 0832 453556; Salento Info Tour, Viale Porta D'Europa, Tel. 0832 498204. Prevendita on line: www.ciaotickets.com.
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la luna e i calanchi la Festa della Paesologia
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ALIANO (MATERA). Ad Aliano dal 22 al 25 agosto si svolgerà la sesta edizione della Festa della Paesologia, una festa concepita e diretta da Franco Arminio che lo scorso anno ha registrato circa ventimila presenze. Il bellissimo paese della collina materana raccontato da Carlo Levi nel Cristo si è fermato a Eboli non è più luogo di esilio, ma luogo di accoglienza. Grazie alla rassegna La luna e i Calanchi si forma per qualche giorno una comunità provvisoria composta da artisti, più di centocinquanta, dal pubblico che arriva da ogni parte d’Italia e dagli abitanti del paese. La festa si è conquistata in pochi anni una fama notevole, merito dello straordinario paesaggio che circonda Aliano. Ad arrivarci viene un senso di lontananza, una sorta di Cappadocia, ma dentro i confini nazionali. E poi c’è la forma: un intreccio di poesia e impegno civile che si svolge a oltranza, di giorno e di notte, fatto di canti, di spettacoli teatrali, di letture, di conferenze, e soprattutto di persone che si incontrano, accomunate dall’idea che l’Italia interna non è un luogo di retroguardia, ma un posto dove ci si può aprire all’impensato, dove si può sperimentare un nuovo umanesimo delle montagne.
La luna e i calanchi intende raccogliere intorno a un paese e un luogo preciso il meglio delle tensioni civili e artistiche che si stanno sprigionando nel mediterraneo interiore, con particolare attenzione ovviamente a quello che accade in Lucania e nelle regioni vicine. Il paese raccontato da Carlo Levi come simbolo di un sud che costruisce nuove storie legate a un nuovo rapporto coi paesi e il paesaggio. Fotografi, scrittori, pittori, registi, musicisti verranno a lavorare ad Aliano e lasceranno la traccia del loro passaggio nel paese. La luna e i calanchi non è un festival in cui delle persone vengono a esibire la loro arte, nella logica del consumo culturale fine a se stesso. Ad Aliano si viene per costruire una nuova comunità intellettuale che parli non solo alla Lucania e al Sud, ma all’Italia intera e all’Europa, una comunità che intreccia varie arti tra di loro e poi le intreccia al paesaggio e a chi lo abita. Quest’anno particolare rilievo sarà dato al delicatissimo tema dei migranti con la conferenza I migranti e il mondo che cambia: il decreto Minniti, le ong, l’Italia e l’Europa a cura dell'Amministrazione comunale Il festival avrà inizio il 22 agosto quando alla
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I LUOGHI NELLA RETE
controra da Piazza San Luigi e altre strade si intrecceranno le note dei suonatori dei vicoli sperduti, le danze, i racconti, le letture. Davvero ricco il programma del festival che vedrà tra gli altri l’esibizione di Ulderico Pesce (Fiat sul collo: la rivolta degli operai di Melfi); Mauro Orlando (Cominciare la giorna-
ta con filosofia ); Giuseppe Semeraro (Storia di un uomo e della sua ombra ); Livio e Manfredi con Giggio Borriello e Francesco Lapenna (Amore Stitico). Il programma è scaricabile sul sito del festival, http://www.lalunaeicalanchi.it/ , si segnalano i parlamenti comunitari, una lunghissima e affollatissima assemblea in cui
tante persone racconteranno quello che fanno nei paesi o per i paesi, le passeggiate paesologiche nei calanchi, i concerti e le albe come l’Alba facoltativa al Cimitero di Aliano con letture per Carlo Levi e Alba necessaria con l’intervento di Franco Arminio e il suo Cedi la strada agli alberi. Info: www.lalunaeicalanchi.it/
È stata posticipata alla mezzanotte del 15 ottobre 2017a seconda edizione del contest “Salento in Love”, promossa dall’APS Morfè e il blog AgorArt, in collaborazione con la casa editrice Il Raggio Verde. Il tema scelto per la seconda edizione del contest è “C’era una volta… in Terra d’Otranto”. I racconti proposti potranno appartenere a qualunque genere letterario purché siano inediti e compaiono i riferimenti espliciti suggeriti dal tema. I luoghi e la Storia di una terra si mescolano spesso a miti e leggende, dando vita all’immaginario di un popolo. Il Salento, secolare terra di frontiera e di incontro di culture e genti, ha un preziosissimo bagaglio in questo senso, e la fantasia e la saggezza popolare, tramandate di generazione in generazione, raccontano ancora oggi di sirene e folletti, guerrieri e macare, santi e prodigi. Gli autori dovranno scoprire e lasciarsi ispirare da questo Salento “fantastico”. I racconti devono avere una lunghezza compresa tra le 6000 e 10000 battute, spazi inclusi. Ogni autore può partecipare con un racconto per contest. Ogni racconto dovrà essere inviato alla redazione di AgorArt (redazione@agorart.net) e per essere riconosciuti validi per la valutazione e la selezione devono essere corredati con tutti i dati utili, pertanto fatte attenzione a rispettare le modalità indicate nel regolamento scaricabile dal sito http://www.agorart.net
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triP tra santi e Fanti viaggio nel salento tra storia e memoria
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A Lecce dal 10 agosto al 30 settembre sulla piazza d’Armi del Castello Carlo V
LECCE. Recupero della storia del territorio, dell’immateriale patrimonio di tradizioni e leggende, dei profili di personaggi illustri, assieme ai saperi e sapori della nostra terra. Tutto questo è TRIP viaggio nel Salento tra Santi e Fanti, l’altarino juke box per una memoria collettiva ideato dalla compagnia leccese Factory che ritorna in una nuova veste raddoppiata, da giovedì 10 agosto sino al 30 settembre sulla piazza d’Armi del Castello Carlo V di Lecce. Dopo le felici esperienze degli anni passati realizzate sempre in collaborazione con l’Amministrazione comunale e Puglia promozione, quest’anno l’altarino TRIP si sdoppia e raddoppia allo stesso tempo il numero dei racconti. Si alterneranno nelle serate due diverse raccolte di storie scritte da Tonio De Nitto che firma anche la regia e da Fabio Tinella attore nella performance e da diversi autori come Lorenzo Madaro, Eraldo Martucci, Franco Ungaro, Pierpaolo Lala, Maria Occhinegro, Francesco Farina, Mauro Marino. Gli altari di Trip#1 portato in scena dagli attori Angela De Gaetano e Fabio Tinella e Trip#2 con in scena lo stesso Tinella assieme a ilaria Carlucci, racchiudono storie di personaggi illustri come Maria D’Enghien, Sigismondo Castromediano, Giuseppe Zimbalo, Tito Schipa, Cloe Elmo, Don Tonino Bello assieme a personaggi leggendari come Papa Galeazzo o ai ritratti di personaggi indimenticabili come Giulia te le chiai, la Mara ed artisti come Edoardo De Candia, Michele Massari, Ezechiele Leandro, poeti come Vittorio Bodini, Salvatore Toma, Girolamo Comi, Tradizioni come Le taule di San Giuseppe, le fanfullicchie, culti come Le due Madonne di Palmariggi, piatti
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tipici come la frisa, li pisciammare, il pasticciotto, li pezzetti te cavallu, la pasta te mennule. Quattordici serate (17, 19, 23, 30, 31 agosto, 2 3, 8, 9, 16, 30 settembre con alternanza delle due raccolte di racconti offriranno agli spettatori la possibilità di assistere complessivamente a 50 racconti. La performance, ad ingresso gratuito, verrà ripetuta ogni sera due volte alle ore 20.30 alle 22.00 sulla piazza D’armi del Castello Carlo V.
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Grandangolo | coordinate non solo geografiche
foto di Antonio Giannini
il cammino di santiago in una lettera Antonio Giannini
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“Grandangolo”: osservare il mondo viaggiando al contempo nelle pieghe dei quartieri periferici delle nostre città per arrivare dentro noi stessi
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Grandangolo | coordinate non solo geografiche
foto di Antonio Giannini
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Grandangolo | coordinate non solo geografiche
foto di Antonio Giannini
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Grandangolo | coordinate non solo geografiche
foto di Antonio Giannini
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Girovagando...Conosciamo Napoli e la Campania
Prospetto del Palazzo dello Spagnolo, foto di Peppe Guida
il Palazzo dello sPagnolo nel Borgo dei vergini Peppe Guida
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Tra i “luoghi della rete” il gruppo Fb ‘Conosciamo Napoli e la Campania’ e i suggestivi itinerari raccontati da Peppe Guida nella rubrica ‘Girovagando’
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NAPOLI. Tra i palazzi storici di Napoli, questa volta vogliamo raccontarvi dell’imponente Palazzo dello Spagnuolo nel Borgo dei Vergini e precisamente al numero 18 di via Vergini, appunto. Per la sua scenografica bellezza è stato scelto come set in numerosi film: Il Giudizio universale (De Sica, 1961), Piedone lo Sbirro (Steno 1973), La Pelle (Cavani 1981), Mi manda Picone (Loy 1983), Passione (Turtrurro 2010) e di recente lo abbiamo visto nelle inquadrature della terza puntata
dei Bastardi di Pizzofalcone. L’edificio fu costruito nel 1738, su progetto del Sanfelice: la doppia rampa di scale aperta sul cortile ad "ali di falco", (differenti rispetto a quelle del palazzo Sanfelice costruito qualche anno prima) e i cinque varchi aperti distribuiti sui tre piani sono la cifra inconfondibile del geniale architetto napoletano anche se nei documenti ufficiali del tempo, non vi è alcun accenno alla sua presenza. Sta di fatto che in quegli anni il marchese Nicola Moscati,
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dopo il matrimonio con la figlia del barone d’Albanella, divenne proprietario di due palazzi vicini. Per regalare alla sua famiglia una dimora più sfarzosa, decise di abbatterli e costruirne uno più grande ex-novo. Incaricò per i lavori l’ingegnere del regno,
Francesco Attanasio, che si avvalse della collaborazione del capomastro Felice Polito. Nel 1759, il palazzo passò in eredità al figlio Giuseppe, il medico santo, che successivamente lo lasciò al suo discendente, anch'esso di nome Nicola, come il padre. Nel
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corso degli anni, la famiglia aveva perso molta della sua potenza economica. Il tribunale decise di vendere alcuni appartamenti ai creditori. Uno di questi, nel 1813, fu acquistato da don Tommaso Atienza, detto lo Spagnuolo. Quest’ultimo decise di effettuare
Girovagando...Conosciamo Napoli e la Campania
Particolare della scale, (foto di Peppe Guida), in basso Ferdinando Sanfelice nel 1735, all'età di sessant'anni. Probabile ritratto di Solimena l
alcuni lavori di ampliamento sul lato destro del palazzo, affidando il progetto all'architetto Antonio Pecoraro, mentre il pittore Domenico Pane realizzò alcune decorazioni sui nuovi soffitti. Nel 1833, il palazzo fu di nuovo espropriato dal tribunale e messo all'asta. I nuovi proprietari furono l’industriale Costa, il farmacista Chiapparo e i fratelli Chambeyront. Nel 1850, quasi tutto l’edificio era proprietà della famiglia Costa. Nel 1925, in occasione della visita di re Umberto di Savoia, il palazzo fu dichiarato monu-
mento nazionale. Altri lavori di restauro furono eseguiti nel 1966 e nel 1980 dopo il terremoto, mentre dal 1997 al 2000, lo scultore Augusto Perez comprò uno degli appartamenti, dal quale riuscì a recuperare le antiche decorazioni, nascoste negli anni da sconsiderate modifiche operate dai diversi proprietari. A ogni piano troviamo lunette con decorazioni in stucco, con busti e motivi floreali di gusto barocco, realizzate da Aniello Prezioso nel 1742, su disegno di Francesco Attanasio.
Ferdinando sanFelice. un genio naPoletano dell’architettura Baroccca Ferdinando Sanfelice (Napoli, 18 febbraio 1675 – Napoli, 1º aprile 1748) è stato un architetto, pittore e nobile italiano, attivo a Napoli, Nardò e Salerno all'inizio del XVIII secolo. Tra gli architetti più creativi del Barocco napoletano, il Sanfelice fu famoso soprattutto per l’invenzione dei monumentali scaloni aperti, tipici di molti palazzi storici di Napoli, frutto della sua originalissima rivisitazione di modelli quattrocenteschi e ricorrendo a strutture architettoniche ardimentose che gli valsero il soprannome di Ferdinà lievet’ a’ sotto. Rampollo di una nobile famiglia napoletana, si formò presso la bottega di Francesco Solimena. Tra i suoi progetti più noti c’è la ricostruzione della chiesa di Santa Maria Succurre Miseris (1719), il palazzo di via Vergini,
poi detto "dello Spagnolo", commissionatogli dal marchese Moscato di Poppano (172426), il celebre palazzo di famiglia nel rione Sanità (1728), per il quale i lavori si protrassero per quindici anni. Negli anni Quaranta del Settecento costruì per il re Carlo III il palazzo della Manifattura delle Porcellane all’interno del Parco Capodimonte, l’antica riserva di caccia del re Ferdinando II che il Borbone aveva trasformato in “giardino all’inglese” nel 1734. Nel 1714 fu operativo in Puglia a Nardò (qui suo fratello Antonio era divenuto vescovo), presso la Basilica Cattedrale Santa Maria Assunta dove disegnò complessivamente la chiesa, nel convento della Chiesa di San Domenico, nella Chiesa di Santa Chiara e nella
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Chiesa di Santa Maria della Purità. Lavorò febbrilmente fino alla morte, avvenuta il 1 aprile del 1748, e le sue fabbriche rimaste incompiute furono terminate dall’architetto napoletano Giuseppe Astarita.
Alcune immagini della seconda edizione della Biennale (foto d’archivio)
Biennale del liBro d’artista nelle sale di castel dell’ovo
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Dal 19 agosto al 4 settembre
NAPOLI. Dedicato al libro d’artista. Sabato 19 agosto alle ore 17 nelle grandi sale di Castel dell’Ovo, prenderà il via la IV edizione della Biennale del libro d’artista, manifestazione ideata e curata da Gennaro Ippolito e Giovanna Donnarumma promossa da Lineadarte Officina Creativa, in collaborazione con il Comune di Napoli e con il supporto dell’Accademia di Belle Arti di Catania, del suo Direttore Virgilio Piccari e del professore Rosario Genovese. L’archivio Non Solo Libri e Padiglione Tibet curato da Ruggero Maggi , il collettivo brasiliano Grupo Graha Azul . Tra le opere anche una sezione dedicata alla didattica i ragazzi del Liceo Scientifico Galileo Galilei di San Donà del Piave, Venezia, che sotto la sapiente guida della professoressa Federica Digito è andata oltre … oltre l’approfondimento, oltre la didattica, fornendoci un
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perché dell’arte e del perché tramandarla. Per molti il libro d’artista è una definizione non facilmente comprensibile e assimilabile, la biennale nasce con l’intento di promuovere appunto l'arte visiva e contemporanea legata in particolare alla produzione del Libro d'artista. Libri come opere concettuali, dipinti tridimensionali, sculture da sfogliare, prodotti in opera unica “unique” o in bassissima tiratura, album fotografici, photozines, fanzine, manifesti, mail art. La mostra sarà visitabile dal 19 agosto al 4 settembre 2017 presso le sale Grandi Castel dell’Ovo. Dal lunedì al sabato dalle ore 9.00 alle ore 19.30 ( ultimo accesso ore 18,45) La domenica e i giorni festivi dalle ore 9.00 alle ore 14.00 ( ultimo accesso ore 13,15) Biennale del Libro d’Artista Napoli, Castel dell’Ovo fino al 4 settembre
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la notte del grano a Poggiardo saPeri e saPori da tramandare POGGIARDO (LECCE). Gusto, sapori, suoni e saperi. Dopo la prima sorprendente edizione, la Pro Loco di Poggiardo organizza il 21 agosto la seconda edizione de #LaNottedelGrano. Il grano, naturalmente, sarà il protagonista della manifestazione sia da un punto di vista gastronomico con i piatti della tradizione culinaria salentina come il granu stumpatu, la pasta di grano arso, le frise e le pittule, che da quello informativo con la proiezione di docufilm e brevi dibattiti sui temi di maggiore attualità legati all’alimento. Per chi voglia mettere le mani in pasta sarà aperto già dalle 18.30 un laboratorio con alcune massaie che sveleranno i segreti per una pasta fatta in casa a dir poco perfetta. Per gli amanti della pizzica invece, sempre dalle 18.30, saranno aperti i laboratori di tamburello e pizzica. Colonna sonora della manifestazione la musica popolare legata indissolubilmente alla tradizione culturale contadina con l’apertura del gruppo Antiche Tirricate e l’esibizione alle 22.30, per la prima volta nel Salento, di “Serena della Monica e Le Ninfe della Tammorra” gruppo straordinario dal respi-
ro internazionale, pluripremiato in Italia e all’estero, che sa unire i ritmi trascinanti delle tammorre agli arabeschi sonori disegnati dall’organetto dando vita a un sound che evoca il senso più autentico della danza, della festa e della condivisione popolare. Non mancheranno momenti di riflessione e approfondimento legati al tema del grano. Nell’a-
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rea incontri sarà infatti proiettato alla presenza del regista Fabrizio Lecce e di Ercole Maggio, giovane mugnaio salentino e custode di semenza, il docufilm “I molini e l’industria molitoria in Puglia” realizzato da Meditfilm. Prodotto da In-Cul.Tu.Re / Futuri Possibili con i testi dell’architetto Antonio Monte che ne è anche il responsabile scientifico.
Alcuni momenti della manifestazione, in basso il direttivo dell’associazione I Train (foto: pagina ufficiale)
la Festa dell’aBBraccio leverano triPudio di saPori e suoni
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Gran successo per la seconda edizione del festival M-Eat and Sound organizzato dall’associazione I-Train dall’11 al 15 agosto
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LEVERANO. Nel calendario di eventi agostani nel Salento si è ritagliato uno spazio speciale il festival dell’abbraccio ovvero M-Eat and Sound, organizzato dall’associazione I-Train, che ha archiviato con successo la sua seconda edizione. Dall’11 al 15 agosto, per cinque giorni, l’area mercatale di Leverano si è trasformata in un agorà piena di suoni e di sapori, profumi del meglio della produzione di casa nostra: le tipicità di terra e di mare storicamente simbolo della gastronomia d’eccellenza per lo Steet food dal nord al sud della Puglia. Dalla focaccia e dal pane di Altamura, ai prodotti agricoli a km 0 della cooperativa San Rocco di Leverano o le tante pietanze preparate con prodotti dell’Agricola Nuove Generazioni di Martano. E ancora la Volia Cazzata di Martano (Le), già regina di una sagra dedicata e per l’occasione abbinata a pietanze prelibate come Pezzetti, Frisella, e Cuaiàtu; la patata dop di Galatina
(Le); Maiale ORVI di Ortelle (Le) per la gioia di chi ha potuto assaporarlo alla griglia nelle tante varianti, da capicollo a salsicca, ventresca, turcinieddri. Il tutto accompagnato dai vini della Cantina Vecchia Torre, Conti Zecca e Donna Porzia di Leverano o dalle spumeggianti birre artigianali di Birra Salento. Davvero difficile spiegare i profumi che hanno conquistato
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centinaia di visitatori che hanno potuto conoscere le diverse peculiarità di un paese ricco di storia, cultura e tradizione come Leverano. Cibo, musica dal vivo sul palco centrale, ma anche soprattutto incontro - come nel gioco di parole, tra scritto e pronuncia -, di culture, esperienze, risorse del territorio. Incontro solidale poiché gli
appuntamenti sono stati diversamente declinati ma pur sempre secondo il paradigma dello sguardo verso l’altro. Ad ogni serata è stato infatti legato un “abbraccio”, il grande abbraccio del Salento, così come nel photocontest iniziato già a luglio,
itinerante per locali, feste, stabilimenti balneari, divenuto un vero e proprio tormentone sulla pagina Facebook di M-EAT & SOUND. Ospiti speciali sono stati gli anziani della residenza MAI SOLI , i referenti della Caritas
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cui M-EAT & SOUND, ha donato numerose pedane d’acqua e oltre 100 magliette in cotone per gli ospiti delle diverse mense e l’associazione Genitori bambini dell’oncologico con toccanti testimonianze di lotta e di forza.
Nelle foto alcunii momenti della serata
la notte della cultura ad aradeo intarsi di versi ed emozioni viBranti Michele Bovino
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Nel centro storico da ventuno anni si rinnova l’appuntamento con la poesia e l’incontro tra arte, musica e danza, un abbraccio universale dei sensi
I LUOGHI DELLA PAROLA
“Vola alta, parola, cresci in profondità, tocca nadir e zenith della tua significazione” (Mario Luzi) Ancora una volta e per il ventunesimo anno ci siamo ritrovati insieme in uno dei luoghi più affascinanti del centro storico di Aradeo, per assaporare le emozioni stimolate dalla Poesia: “Intarsi di Versi-Notte della Cultura”, l’appuntamento annuale estivo con la Cultura che ha il semplice scopo di riscoprire il contatto umano, stimolare la comunicazione attraverso veicoli come musica, arte, teatro, danza, nella convinzione che “la poesia non è solo nella poesia”. La poesia è musica, sospiro, emozione. È l’eco dei sentimenti che ridonano identità
alla vita. Recitarla o ascoltarla dona le stesse trepidazioni. La poesia, intima e universale nello stesso tempo, è una voce che attraversa i secoli senza usura, riuscendo nel miracolo di rimanere eternamente giovane. La poesia è colore, immagine e sogno. La poesia è libertà di espressione, è compendio di intime sensazioni. Il tema di questa edizione tratta di un argomento molto comune e importante: l’amore. Abbiamo bisogno davvero di amore in mezzo a tante guerre e tanti odi, piccoli e grandi. Abbiamo cercato di parlare di questo argomento toccandone tutte le sua sfaccettature. Amore come dolcezza. Amore come passione. Amore universale. Amore come odio. Amore nostalgico. Amore
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romantico. Amore in chiave ironica. Amore per il proprio territorio. Amore per la lettura. In tutto questo ci hanno aiutato scrittori e poeti salentini contemporanei come Luigi Scorrano, il dantista salentino per eccellenza, con le sue “Scritture feriali”; Antonella Tamiano con il suo bioromanzo “L’essenza di Etra”; Tina Rizzo De Giovanni e la sua raccolta di poesia “Astri” che profuma di Salento; Enzo Ligori che ha raccontato del suo libro “Il Novecento che ho conosciuto”; Francesco Pasca che ha fatto salire alta la “Parola” della poesia; Edoardo Micati, narratore di personaggi di vita vissuta che dal mitico paese Scarfagnano de “L’isola sulla terra” ci ha fatto assaporare il suo nuovo libro “Il fuoco
dolce”; Elio Coriano che ha raccontato il Salento con il suo “A nuda voce. Canto per le tabacchine” attraverso la bellissima voce di Stella Grande e l’affascinante musica di Vito Aluisi. In questo “salotto letterario” non sono mancati gli interventi
estemporanei dei poeti contadini di Aradeo Giuseppe Marra e Luigi Carlino. Ma non è mancata l’incursione pacifica di Marco del Comitato No-Tap per spiegare i motivi della presa di posizione per la salva-
guardia del nostro territorio. La rassegna estiva “Intarsi di Versi – La notte della Cultura”, nata in Aradeo nel 1995, è una iniziativa in “p.v.c.” (puro volontariato culturale), e crediamo sia una delle prime iniziative del genere nel Salento, a nascere come proposta estiva per incentivare alla lettura, per il puro piacere di leggere, promuovere libri e scrittori. All’interno della manifestazione nasce lo spazio per l’arte contemporanea con l'evento performativo “Cadeux d'Artista live”. Con la performance Cadeaux d’Artista, la Libera Compagnia Teatrale, in linea con l’idea dell’Ass. Cult. Laboratorio Alchemico di Milano “ Take on me”, affronta il tema della distanza tra la giovane arte e il mondo della fruizione. Il progetto mette in mostra lavori di artisti affermati, emergenti, nuovi talenti da scoprire e da collezionare. L'idea espositiva compone, attra-
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verso le opere, un luogo di riflessione e di ascolto nel quale si struttura la condivisione dell'esperienza artistica. Un’occasione propizia per conoscere le nuove tendenze, gli artisti esordienti e promuovere la nascita di una nuova generazione di collezionisti che si affacciano senza troppi timori all’arte contemporanea. Cadeaux d’artista diventa un’opportunità per avvicinarsi all’arte contemporanea, un po’ per gioco e un po’ per passione, e rapportarsi con una vera e propria opera d'arte. A rappresentare degnamente questo segmento della Notte della Cultura gli artisti performer Mirko Gabellone, Andrea Reà, Silvano Apollonio. “La Poesia non è solo nella Poesia, ma è anche nell'aria che respiriamo, nelle strade, nelle piazze, nella voce festosa dei bambini, nel caos delle auto che passano, nel trillo del fischietto di un vigile, in ciò che vediamo e ascoltiamo: l'importante è vedere e ascoltare col cuore.”
Foto: Ferrara fotografia-Andria
Bisceglie Jazz Festival gran Finale con stanleY Jordan BISCEGLIE. Archiviato con un exploit di talenti e star internazionali il Bisceglie Jazz Festival che ha acceso l’estate pugliese dal 5 all’8 agosto. Concerti partiti da un isolotto in mezzo al mare con il piano solo di uno straordinario Mirko Signorile, e continuati sino alla punta di diamante del festival: Stanley Jordan, esibitosi nel Teatro mediterraneo, anch’esso sul mare, il vero grande protagonista assieme alle location d’incanto per questa prima edizione dedicata al jazz. Bisceglie ha celebrato così i 100 anni di questo genere musicale. Il 26 febbraio 1917, infatti, veniva pubblicato il primo disco jazz della storia a New York. Un gruppo di musicisti arrivati da New Orleans, la Original Dixieland Jass Band, registrarono il primo disco ufficiale di genere, era un 78 giri: Livery Stable Blues. Una prima edizione nata già con un imprinting forte, quello dell’eccellenza musicale, dato dal curatore artistico, il musicista Mimmo Campanale. Un festival destinato a divenire appuntamento fisso delle estati del sud Italia, capace di calamitare un pubblico attento e competente, oltre che appassionato, e un turismo consapevole. Esattamente ciò che era nelle intenzioni del sindaco della cittadina del nord barese, Francesco Spina, quando ha sposato il progetto del mecenate della Rassegna Fuori Museo, il cav. Natale Pagano, che dalla Fondazione S.E.C.A. ha valicato le mura di Trani per approdare a Bisceglie, a testimonianza che la musica non ha confini, né limiti di campanile. Un’operazione culturale riuscita straordinariamente con nomi di assoluto rilievo della scena jazz nazionale e internazionale presenti nel cartellone. Dalla tromba di Fabrizio Bosso accompagnato dalla voce da crooner Walter Ricci, passando per i ritmi contaminati tra suoni andalusi, latinoamericani e jazz del messicano Israel Varela e dei suoi straordinari musicisti, e la voce di una
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pugliese doc, la barese Serena Brancale, nel progetto dedicato a Frida Kahlo e alla sua poesia. A finire con l’atteso “Magic”. Così come ricordato dal competente musicologo Alceste Ayroldi nella presentazione dell’artista. “Da quando nel 1985 uscì per la label Blue Notes l’album “Magic Touch”, Stanley Jordan è per tutti Magic”. Da manuale la sua straordinaria capacità di toccare le corde della chitarra come se fossero tasti di un pianoforte, tirando fuori arte pura con la tecnica del tapping, capace di suonare contemporaneamente piano e chitarre quasi avesse il dono della Dea Kalì. Come ha dimostrato anche per il pubblico biscegliese con una toccante interpretazione di Fragile di Sting. Accanto a lui il contrabbassista Luca Alemanno, unico musicista italiano accolto alla corte del Thelonious Monk Institute di Los Angels, che ha suonato con Mr. Herbie Hancock, e il batterista (oltre che curatore artistico ndr) Mimmo Cam-
panale, anch’egli con una discografia e una carriera di tutto rispetto che gli ha consentito, anche grazie alla sua versatilità, di collaborare e suonare con i più grandi musicisti della scena jazz e pop internazionale. Il Bisceglie Jazz Festival non ha lesinato emozioni e scenari mozzafiato, oltre che un tributo al compianto musicista tranese Davide Santorsola, da parte di un virtuoso del pianoforte come Nico Morelli, che la Francia ha adottato artisticamente. L’acme dell’omaggio: una toccante Ave Maria di Schubert, suonata magistralmente da Morelli, e i versi “Emistichio in bianco e nero” di Mariella Colasuonno, da lei declamati, che con il dolce suono della risacca del mare hanno reso tutto mera magia. Grandi applausi anche per la squadra tecnica, capeggiata da Antonio Moschetta, e per la capacità organizzativa dei due direttori di produzione Francesco Fisfola e Niki Battaglia.
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foto di Mario Cazzato
le vie del mistero a lecce in via Quinto FaBio Mario Cazzato
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Salento Segreto
a cura di Mario Cazzato
La scomparsa della cappella demolita per abbellire le vie della città
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cco un episodio architettonico per gli amanti del mistero. In via Q. Fabio Balbo in angolo, proprio di fronte a quello che doveva essere l'ospedale di S. Nicolò degli esposti, c'è questa struttura fortificata, si vede benissimo il toro marcapiano, appartenente ad un edificio della prima metà del cinquecento come provano i particolari architettonici e decorativi. Probabilmente era il nucleo originario della residenza della famiglia "degli Giudici" che abitò in quello che è l'attuale palazzo TamborinoCezzi.Sul lato,più arretrate,sotto una delle due arcate un'architrave presenta la seguente epigrafe (Giacobbo direbbe iscrizione) OMNIA VINCIT VERITAS,
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allusiva, forse al mestiere del proprietario, giudice appunto, per il quale la verità è il fine massimo che dovrebbe vincere su tutto. Forse. La prima di queste foto, in fondo a destra, l'arco immetteva nell'Ospedale dei "gettatelli" istituito all'inizio del Cinquecento e nei pressi abitava,guarda caso,Gaspare "de Iudicibus" (dal testamento di Francesco de Noha,9 aprile 1500 che istituisce l'ospedale). Nel 1497 i leccesi chiedevano al re Federico d'Aragona che l'assaltata Sinagoga sulla quale avevano fatto affrescare le immagini della Vergine e di altri santi,potesse diventare un ospedale per i gettatelli,non se ne fece nulla e quindi il de Noha ci pensò lui qualche anno dopo.
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Nel riquadro il manifesto de “Il postino” l’ultimo film dell’attore e regista Massimo Troisi
massimo troisi e le amate isole del suo “Postino” Stefano Cambò
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Alla scoperta dei luoghi del set cinematografico dell’ultimo film dell’attore partenopeo premio Oscar
I luoghi del Cinema
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Capita a volte si crei un vero e proprio legame tra l’attore e il personaggio. Un legame così forte che sfida le regole stesse del cinema, facendo
entrare lo spettatore in una dimensione più personale ed intima. Questo è avvenuto nel lontano 1994 con il grande Massimo Troisi. Il film si chiamava
Il postino e raccontava la storia di Mario Ruoppolo, un giovane pescatore che in sella alla sua malandata bicicletta recapitava le lettere al poeta cileno Pablo
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Procida, La Corricella, foto di Gabriele Scotto Di Fasano( https://www.flickr.com/photos/gabrielescotto/) che ringraziamo per la gentile concessione insieme agli amministratori della pagina fb "Procida"(https://www.facebook.com/procida/)
Neruda in una sperduta isola del mar Tirreno. Ambientata nei primi anni Cinquanta, la pellicola ci mostra la nascita di una profonda amicizia tra due uomini, così lontani sia per classe sociale che per cultura, eppure allo stesso tempo così vicini. Uniti entrambi dalla passione sfrenata per la poesia. Quella stessa poesia che trasudava in ogni piccola espressione di Massimo Troisi, in quel suo volto pieno di malinconica comicità tutta napoletana. Perché se c’è un film che mostra la forza di un artista… Quello è sicuramente il Postino, ultima grande interpretazione dell’attore campano, prima che il suo cuore malato smettesse per sempre di battere lasciando in tutti noi un vuoto incolmabile. E grazie a quella strepitosa performance, il film riscosse un enorme successo di pubblico arrivando a giocarsela addirittura agli Oscar con ben
cinque nomination (anche se poi si aggiudicò solo la statuetta per la migliore colonna sonora). È inutile dire che ci rimanemmo tutti molto male, pensando a quanto sarebbe stato bello commemorare un grande attore italiano da poco scomparso con un premio internazionale così prestigioso. D’altronde la stessa storia del cinema (e anche dell’arte purtroppo) ci insegna che spesso ci ricordiamo dei grandi nomi solo quando questi non ci sono più, andando a rimpiangerli ogni qual volta sugli schermi proiettano un loro capolavoro. Come nel caso per l’appunto di Massimo Troisi e di Philippe Noiret, l’attore francese che recitava al suo fianco nei panni del poeta Pablo Neruda (l’amato Alfredo di Nuovo Cinema Paradiso tanto per intendersi). Ma oltre a questi due colossi del cinema, la pellicola deve molto della sua popolarità anche alle locations scelte per la trama.
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Procida, La Corricella, foto di Mariarosaria Costagliola (www.instagram.com/mariarosariacostagliola) che ringraziamo per la gentile concessione insieme agli amministratori della pagina fb "Procida"(https://www.facebook.com/procida/)
PerchÊ un film che narrava l’amicizia tra un poeta e un pescatore non poteva che
ambientarsi su un isola del mar Tirreno (anche se poi in realtĂ sono tre come scopriremo in
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seguito). Ma andiamo con ordine e partiamo dal paese dove si svolge gran parte della
storia… Quello dove vive per l’appunto Mario Ruoppolo, il protagonista della vicenda.
Si tratta de La Corricella, un piccolo borgo fatto di casette colorate e suggestivi vicoli,
lontano anni luce dal frastuono delle macchine e delle grandi città, dove si possono ancora sentire i profumi autentici del mare. Si trova nell’affascinante ed evocativa Isola di Procida in provincia di Napoli. Per chi si volesse mettere in viaggio alla scoperta di uno dei luoghi più belli del film, consiglio vivamente di fare una passeggiata serale al porticciolo per assaporare con gli occhi uno dei panorami più romantici che si possano vedere. Inoltre, è possibile ancora visitare la locanda del Postino, quella dove sbocciò l’amore tra Mario Ruoppolo e Beatrice Russo (la sensuale Maria Grazia Cucinotta nel ruolo che la consacrò definitivamente). Al suo interno viene custodita gelosamente la borsa originale usata da Massimo Trosi per recapitare le lettere a Pablo Neruda. Due altri luoghi importanti da ricordare sono sicuramente la spiaggia del Pozzo Vecchio, ribattezzata dopo il film la spiaggia del Postino, con i suoi fondali mozzafiato e la Chiesa della Madonna delle Grazie, il simbolo religioso de La Corricella con il suo alto campanile che svetta sopra i tetti delle case. Ma il Postino, come accennavo in precedenza, non è solo Procida. Perché, diversamente da quanto si crede, il film fu girato in altre due bellissime isole
Cappereto a terrazze (Pantelleria), By Rosario Cappadona (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons
to situato nella frazione di Lingua del comune di S. Marina di Salina, dal quale si estraeva in passato il sale. L’isola è famosa per le sue pregiate uve dalle quali si ricava la Malvasia delle Lipari, un vino dal sapore dolciastro e per i famosi capperi che vengono esportati in tutto il mondo. Inoltre, dal 2007, qui si svolge il SalinaDocFest, un festival internazionale del documentario narrativo. La seconda isola in cui furono girate alcune sce-
I luoghi del Cinema
bagnate dal mar Tirreno. La prima, in ordine strettamente geografico, è quella di Salina, in provincia di Messina. Fa parte dell’Arcipelago delle Eolie ed è la seconda per estensione dopo Lipari. Formata da sei antichi vulcani, l’isola possiede l’importante primato di avere sia il Monte delle Felci (962 mt) che il Monte dei Porri (860 mt) con la tipica forma conica vesuviana. Il suo attuale nome deriva da un piccolo laghet-
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L’isola di Salina di Gomera, opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10617646
ne del film è quella di Pantelleria in provincia di Trapani. Si trova nel bel mezzo del Mar Tirreno, a 110 km a sud-ovest della Sicilia e a 70 km a nordest della Tunisia, la cui costa è talvolta visibile a occhio nudo. Il suo territorio è di origine strettamente vulcanica, tanto che l’ultima eruzione è avve-
nuta nel 1891, sul pendio nordoccidentale della parte sommersa. Sull’isola si trova una riserva naturale con un bellissimo lago (denominato dagli abitanti lo specchio di Venere) il cui bacino occupa i resti di una caldera. Dal 2016 entrambi i luoghi sono stati inseriti nel Parco Nazionale dell’Isola di Pantelleria. Inoltre vi sono numerosi edifici storici di particolare interesse, per chi avesse voglia di fare un giro turistico non solo legato alla bellezza del mare (anche se a dirla tutta molti sono andati distrutti durante i bombardamenti degli alleati nella Seconda Guerra Mondiale). Da tenere in considerazione è il Castello Barbacane, che sor-
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ge all’imboccatura del vecchio porto di Pantelleria. Si tratta di un imponente maniero di stampo rinascimentale formato da una struttura a pianta quadrangolare con una corte interna in cui nel 1488 si innalzavano ben quattro torri d’avvistamento. Inoltre, per gli amanti del relax, numerose sono le spiagge dall’aspetto selvaggio che rendono quest’isola un incantevole paradiso perduto per i vacanzieri di tutto il mondo che qui, come a Salina e a Procida, possono approfittare della quiete per farsi un bagno e prendere il sole in uno dei tanti luoghi che hanno reso suggestivo il Postino, l’ultimo film del grande e mai dimenticato Massimo Troisi.