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ASTE E MERCATO
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IL LIBRO
Dopo aver nutrito, con le sue suggestioni, la 59. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia curata da Cecilia Alemani, che dal titolo di un suo libro di favole, Il latte dei sogni, ha preso il nome e le mosse, ed essere stata, sempre in Laguna, tra le protagoniste e i protagonisti della mostra Surrealismo e magia. La modernità incantata alla Peggy Guggenheim Collection, Leonora Carrington (Chorley, 1917 – Città del Messico, 2011) ha brillato a maggio anche sulla scena delle grandi aste di New York, facendo registrare un nuovo record assoluto di aggiudicazione. THE GARDEN OF PARACELSUS DI CARRINGTON La Modern Art Evening Sale di Sotheby’s a New York il 17 maggio è filata via spedita sin dall’avvio, con rapide offerte a conquistare le prime opere in catalogo, fino al lotto 5, dove era atteso appunto, di Leonora Carrington, il dipinto The Garden of Paracelsus. Eseguita nel 1957, l’opera è un’efficace sintesi delle capacità tecniche e immaginative dell’artista britannica. Quattro coppie di figure incandescenti, chiare e scure, vi appaiono intente in una danza mistica. Al centro della composizione, la presenza di un uovo, oggetto di rara potenza simbolica nei tragitti della storia dell’arte e impiegato da Paracelso, fisico, alchimista e filosofo svizzero del XVI secolo, come metafora della composizione dell’universo. Che il momento fosse carico di aspettative lo si è intuito chiaramente da come la sale room ha cominciato a fibrillare e lo hanno confermato poi i rilanci che si sono susseguiti in velocità. Dai 900mila dollari di partenza, il valore dell’opera è andato subito su, fino ad arrivare, con una battaglia ai telefoni che ha tenuto per lunghi minuti spettatori e bidder col fiato sospeso, oltre i 2 milioni e da lì, dopo il “fair warning” e la dichiarazione di rito di “last chance”, a un risultato finale di 3,2 milioni di dollari, nuovo record d’asta per l’artista che ha fatto esclamare, a buon diritto, all’auctioneer Oliver Barker: “Fantastic auction battle!”. LEONORA CARRINGTON SOTTO I RIFLETTORI Riferimento centrale nella costruzione di una Biennale che resterà nella storia per la netta quanto inedita prevalenza di artiste donne e artisti non binari e per la volontà di scandagliare tematiche in grado di polarizzare, anche oltre l’ambito delle arti visive, il dibattito pubblico contemporaneo, Leonora Carrington, e, insieme a lei, tutta una più ampia e variegata produzione di gusto surrealista, torna ora così in piena luce. E si aprono possibilità di riconsiderare fascino, intuizioni, motivazioni di un’artista che, quasi inosservata, ha attraversato, scrivendo e dipingendo, tutto il Novecento. E di correggere il tiro, anche, sul riconoscimento del valore economico della sua produzione, come specchio, finalmente meno deformato, di un originalissimo portato di immaginazione e magia, trasformazione e metamorfosi, mistero, rêverie. Cristina Masturzo
SOTHEBY’S LEONORA CARRINGTON
Leonora Carrington, The Garden of Paracelsus, 1957. Courtesy Sotheby’s
Quale meraviglioso mondo è quello dell’editoria – della piccola editoria. Nel 2018 a Roma è nata Moscabianca. L’autopresentazione pubblicata sul suo sito internet si conclude così: “Ecco i generi di cui andiamo ghiotti: fantascienza, weird, new weird, distopico, fantasy, realismo magico, bizarro fiction, gotico, surreale”. E pensare che ognuno di questi generi ha un mondo al suo interno, e magari noi manco sapevamo che esistessero. La meraviglia tuttavia non si esaurisce nella scoperta di ignoti – per chi non frequenta con assiduità queste nicchie – autori contemporanei; la meraviglia, al contrario, aumenta quando si spulcia il catalogo e spunta Ulisse Aldrovandi. CHI ERA ULISSE ALDROVANDI Siamo a Bologna nel 1522. Ulisse Aldrovandi nasce in una nobile famiglia ma resta orfano di padre a sette anni. Ad appena dodici parte per Roma, torna nella città natale, studia matematica, va a lavorare a Brescia, riparte per Roma, poi cammina fino in Galizia – precisamente a Finisterre – e in seguito lo ritroviamo a Bologna, dove studia lettere, diritto e filosofia. Approfondisce la sua formazione a Padova, ma è a Bologna che si appassiona alla botanica, ed è sempre a Bologna che viene accusato di eresia: anche se abiura, viene condotto a Roma, ma fortunatamente Giulio III succede a Paolo III e Aldrovandi viene prosciolto. Sembra la sintesi di una lunga vita, ma all’epoca il nostro ha appena ventisette anni. Nel 1551 inizia a comporre il suo mitico Erbario, prende un dottorato in medicina e filosofia, inizia a insegnare; nel 1564 lo troviamo sul Monte Baldo, sopra il Lago di Garda, in spedizione scientifica; nel 1568 fonda l’Orto Botanico e, di fatto, uno dei primi musei di storia naturale al mondo. Adesso sì che la vita si è svolta, e abbondantemente, considerata l’epoca: quando muore, nel 1605, ha 83 anni. LA MONSTRORUM HISTORIA Il libro proposto da Moscabianca uscì postumo nel 1642 grazie all’attività curatoriale di Bartolomeo Ambrosini. Un volumone di oltre mille pagine (qui s’è fatta un po’ di ragionata selezione) composto a partire da un brogliaccio piuttosto grezzo, in cui a spiccare sono innanzitutto le illustrazioni, di grande qualità, nonché – come sottolinea il curatore dell’attuale edizione – l’enciclopedismo di Aldrovandi, che arricchisce il suo catalogo teratologico di “pagine di etimologia e storia delle parole, digressioni storiche e mitologiche, rassegne di curiosità, superstizioni e credenze”. L’Illuminismo è di là da venire, ma è a Bologna, un secolo prima, che si fa la semina. Marco Enrico Giacomelli
ULISSE ALDROVANDI MONSTRORUM HISTORIA
a cura di Lorenzo Peka Moscabianca, Roma 2022 Pagg. 320, € 24 ISBN 9788831982290 moscabiancaedizioni.it