Custode dell'orto

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Susanna Zanuso

pena di segnalare che lo stesso motivo compare nell’acquaforte con L’Estate, attribuita dubitativamente al milanese Giovanni Ambrogio Brambilla (notizie dal 1560- 1591) dove il collo è ottenuto con un simile rigido fascio di gambi vegetali (forse di spighe) anch’esso legato in basso da un doppio laccio12. Se dunque il Custode pare inserirsi senza difficoltà nel panorama artistico di fine Cinquecento, ancora nulla di certo è emerso sulla sua primitiva collocazione né sul suo autore. La provenienza indicata da Della Torre dalla villa di Martino De Leyva (1548- 1600 circa), situata a Greco in località Cascina de’ Pomi come ha chiarito De Pascale13, non è verificabile ma è comunque degno di nota che si sia tramandata la provenienza da un luogo, il circondario di Greco appunto, dove a cavallo tra Cinquecento e Seicento sorgevano alcune delle ville suburbane più sfarzose del milanese, tutte andate distrutte. Tra queste, è suggestivo ricordare come in quella dei Porro, famiglia che tra l’altro era imparentata con gli Aliprandi14, Bartolomeo Taegio avesse ambientato nel 1559 la messinscena di un colto dialogo sui segreti dell’agricoltura che si svolgeva tra i nobili convitati dei Porro e “l’ortolano di casa”, cioè colui che era preposto alla cura delle coltivazioni ortofrutticole nonché l’olitor nominato nelle due epigrafi perdute che accompagnavano il Custode: un umile personaggio dai tratti grotteschi che qui, forse per la prima volta, assurgeva a figura letteraria15. Di Arcimboldi non esistono opere plastiche, ma sappiamo da un inventario rudolfino del 1607-1611 che aveva modellato per gli Asburgo dei frutti in cera insieme a un altro artista, il misterioso “Giovan Vermaiden”16. Inoltre, è assai probabile che il tema delle statue da giardino si fosse affacciato alla sua mente nei lunghi anni in cui si progettava il Neugebäude, la villa di delizie voluta da Massimiliano II nei dintorni di Vienna i cui lavori, iniziati nel 1568 si sarebbero protratti, sotto Rodolfo II, fino al 1587: ben poco è rimasto di questo grandioso complesso ma, nel “giardino segreto” sono ricordati “cespugli e piante poste in forma dell’arma imperiale”, un’idea arcimboldesca al servizio dell’arte topiaria17. Non si può escludere che a Milano, dove era tornato definitivamente nel 1587 per morire nel 1593, circolassero di sua mano progetti per statue realizzate con lo stesso procedimento con cui aveva dipinto i suoi famosi ritratti, tuttavia nessuna notizia permettere di associare il nome di Arcimboldi a qualche scultore attivo in

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