La Manovella Web n. 2/22 - Febbraio

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SUL FILO DELLA MEMORIA

Le Ferrari T4 di Scheckter e Villeneuve al GP di Monte-Carlo 1979.

QUANDO SCHECKTER

GUIDAVA COME VERSTAPPEN NULLA CAMBIA E TUTTO RITORNA: I RICORDI DEL CAMPIONE SUDAFRICANO.

di Danilo Castellarin Lasciò tutti a bocca aperta, Jody. Era un pivello sconosciuto e alla sua prima gara in F1, Watkins Glen 1972, cinquant’anni fa, difese a lungo il terzo posto dietro al campione del mondo Jackie Stewart su Tyrrell e al compagno di squadra Denis Hulme, su McLaren. Nei box molti si stropicciarono gli occhi fin dalle prove quando quel ragazzotto dai modi spicci e i capelli crespi si era qualificato all’esordio davanti a piloti del calibro di Andretti, Ickx, Hill, Amon, Fittipaldi, Hailwood, Pace, Beltoise. Un tornado. Ma chi era quel sudafricano che correva alla disperata superando i top drivers? Era Jody Scheckter, che alla seconda gara, GP del Sudafrica, casa sua, riusciva addirittura a restare qualche giro in testa. E la stessa cosa fece alla terza, al GP di Francia, quando prese subito il comando restandovi senza soggezioni fino a quando Emerson Fittipaldi cercò di infilarlo con una manovra azzardata, stile Verstappen-Hamilton per intenderci. E finì con un botto fragoroso. Ma il bello doveva ancora venire: al GP d’Inghilterra1973 perde il controllo della sua McLaren al secondo giro, s’intraversa e innesca uno delle carambole più spettacolari della storia della F1 coinvolgendo più di dieci monoposto. I piloti chiedono una punizione severa. E la Grand Prix Driver’s Association lo appieda fino al Gran Premio del Canada. Quando rientra, tutti sperano di trovarlo più tranquillo. Nemmeno per sogno. In un contatto ravvicinato colpisce la

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Tyrrell di François Cevert che scende dall’auto infuriato e lo aggredisce. Ma i talent-scout mettono gli occhi su di lui e gli eventi giocano a suo favore. Succede che in Usa Stewart annuncia il suo ritiro e Cevert perde la vita. Ken Tyrrell, che gli aveva proposto un contratto da secondo pilota accanto al francese, lo promuove sul campo prima guida per il 1974. È terzo nei campionati di F.1 del 1974 e 1976, secondo nel 1978 su Wolf. Nel 1979 passa al Cavallino e vince il titolo. Questa la sua filosofia, che ricorda molto quella del campione del mondo in carica Verstappen: «Quando corri è come se fossi in guerra e puoi davvero capire se ti puoi fidare del tuo compagno proprio in questa situazione limite». A Maranello Jody trovò un compagno leale, Gilles Villeneuve. Il canadese avrebbe potuto facilmente vincere il titolo. Ma rinunciò per un senso d’onore e diligenza verso la prima guida Scheckter, di qualche anno più anziana, convinto di poter essere ripagato dal tempo futuro. Aveva fatto così anche con Reutemann, nel 1978. Ma quando arrivò il suo momento, stagione 1982, Gilles trovò Didier Pironi che non gli riservò lo stesso trattamento. «Gilles guidava molto con il cambio», ricorda Scheckter, «e lo usava senza mai staccare il pedale dall’acceleratore, con brutalità. In questo modo non solo metteva a rischio la tenuta della macchina, ma consumava più benzina. E se c’era una gobba, cosa piuttosto frequente sulle piste di allora, lui non rallentava ma ci passava sopra in pieno per far decollare l’auto


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