AVVENTURA/1
UNA LEONESSA NEL DESERTO È STATA LA PIÙ GIOVANE PARTECIPANTE DEL DAKAR CLASSIC RALLY 2022. REBECCA BUSI, L’HA CORSO CON UNA RANGER ROVER CLASSIC DEL 1993 CON GLI STEMMI DI ASI SUI PARAFANGHI. IL RACCONTO DI UN SOGNO DIVENTATO REALTÀ… IL PRIMO DI TANTISSIMI.
di Luca Marconetti
La Range Rover Classic del 1993 con la quale Rebecca ha affrontato le dune del deserto arabico.
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a la determinazione dei forti e la pazienza dei saggi, Rebecca Busi, bolognese, classe 1997, quando la incontriamo alla sede Sparco di Volpiano (TO), dove sta provando tuta e casco e visitando l’azienda che le farà da sponsor. “Sto per realizzare uno dei miei sogni più grandi. Ma, la gara è lunga, può succedere qualsiasi cosa: perché tutto vada bene, voglio che tutto sia organizzato alla perfezione”. Se quel sogno si chiama Dakar Classic Rally, possiamo dirvi che ha ragione da vendere, la giovane ma tostissima Rebecca: è una delle manifestazioni più leggendarie che ci sia, sicuramente la più dura da affrontare ed è stata inventata molto prima che lei nascesse. Ed è per questo che, tra una “sfilata” con la bellissima tuta verde, bianca e nera che Sparco le ha cucito addosso e l’ascolto attento e serio dei metodi di lavoro in uno dei tanti reparti dell’azienda, che visitiamo tutti insieme, ci viene naturale chiederle: Rebecca, perché Dakar? È un sacco di tempo che voglio iniziare a correre in macchina. Non ne ho mai avuto l’opportunità, perché tutti i rally che mi sarebbero interessati,
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quelli di cross country, che ritengo essere la specialità che più mi fa sentire libera e ‘creativa’, sono molto costosi. Ora che invece ho deciso di iniziare… voglio farlo ‘col botto’! Farò quindi un’unica puntata su me stessa e la farò appunto sulla Dakar, il massimo che ci sia per chi voglia competere al volante. La gara più importante di tutte permetterà, prima di tutto a me, di valutare il mio potenziale. Come ti sei preparata per andare in Arabia? Bisogna prepararsi sia fisicamente che tecnicamente, ovviamente. Ho aumentato da tre a cinque volte alla settimana l’allenamento in palestra, privilegiando sessioni di cardio. Per quanto riguarda invece l’affinamento tecnico, oltre ai consigli che mio papà Roberto (che è qui con lei e seguirà Rebecca lungo tutta la Dakar, ndr) mi dà costantemente, col mio navigatore siamo stati dieci giorni in Marocco, nei quali mi hanno ‘trattata’ esattamente come se fossi in gara: 300/400 km al giorno, dalle 8 alle 17… era il primo approccio alle corse, alla sabbia e all’off-road: i primi due giorni ero morta, mi sono detta “chi me lo fa fare”. Poi invece ho iniziato ad appassionarmi e non ne potevo più fare a meno.