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La Toscana tra guelfi e ghibellini - di Paolo Conti

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LA TOSCANA

TRA GUELFI E GHIBELLINI

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MOTOCICLETTANDO TRA BADIE E CASTELLI APRE IL CIRCUITO TRICOLORE PER LE MOTO. IL PERCORSO MOLTO PANORAMICO HA OFFERTO GRANDI SPUNTI CULTURALI SUL PIANO STORICO, ARTISTICO E ARCHITETTONICO.

di Paolo Conti

Un vecchio spot, o meglio, una réclame di “Carosello” promuoveva un prodotto con la frase -“Basta la parola” - proprio come basta il titolo “Motociclettando, tra badie e castelli” della prima prova del calendario motociclistico dell’ASI Circuito Tricolore per immaginare quali meraviglie turistico-culturali abbiano condensato in questo raduno gli organizzatori del Cmef di Firenze, del Registro Storico Indian di Lucca e dello Scame di Siena. E non potrebbe essere altrimenti, sapendo che le badie e i castelli sono quelli della Toscana tra le province di Firenze e Siena attraversando le vallate del Chianti. Un territorio capace di abbinare bellezze paesaggistiche e architettoniche di assoluta eccellenza con arte, cultura ed enogastronomia che contribuiscono all’unicità del nostro paese nel panorama internazionale. Questi concetti sono anche gli elementi ispiratori del format Circuito Tricolore nelle sue varie espressioni automobilistiche e motociclistiche, che gode del patrocinio del Ministero del Turismo e di quello della Cultura. A raforzarli ci sono la tradizione che fin dagli esordi caratterizza Motociclettando e che viene ribadita ad ogni edizione. Allora non resta che entrare nel vivo della manifestazione con i suoi partecipanti e il suo percorso. L’appuntamento è fissato in piazza Acciaiuoli a qualche chilometro dall’uscita dal casello Firenze-Impruneta della A1, una scelta logistica certamente legata al percorso e alle varie tappe in cui è stato suddiviso, ma anche dettata dalla volontà d’agevolare la partecipazione di appassionati provenienti da altre zone d’Italia. Al via i partecipanti sono una cinquantina, tutti con moto e sidecar costruite entro il 1950. In onore all’inserimento tra gli eventi del Circuito Tricolore, gli iscritti vengono suddivisi in tre gruppi, quanti sono i colori della bandiera dell’Italia. A ciascun gruppo viene fornita una pettorina con uno dei tre colori, così una volta in movimento da creare una sorta di lungo serpentone verde, bianco e rosso. Prima di “metterci per strada” sul percorso che nel primo giorno è dedicato alle badie e in quello conclusivo ai castelli, è doveroso un accenno tecnico alle moto presenti. Le Moto Guzzi sono predominanti, ma con notevole varietà di modelli, tanto che le più numerose sono le Sport 14 del 1929-30. Questo è un dato significativo, e non riguarda solo le moto della Casa di Mandello del Lario, tra cui si deve registrare anche la più anziana, la “Normale” del 1922 di Rafaello Gamberucci. Sono stati tanti quelli che, indipendente dalla Marca, hanno scelto moto piuttosto datate, nella consapevolezza di un percorso da “guidare”, ma anche da gustare come consentono solo i modelli degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Non è un caso che le post ’45 siano state poco più del 10%, mentre 7 sidecar in un raduno non a tema sono un numero decisamente importante per questo tipo di veicoli.

Dalla partenza, nell’ideale susseguirsi del tricolore, lo spostamento è molto breve: poco più di un chilometro separa la piazza intitolata a chi la fece costruire a partire dal 1338, Niccolò Acciaiuoli, e la celebre Certosa di Firenze. Raggiunto il parcheggio sottostante inizia la visita guidata. La Certosa è stata edificata sul Monte Acuto alla confluenza tra i fiumi Ema e Greve in quella che in origine era un luogo solitario e silenzioso distante dalla città. Dopo essere stato il convento dei Certosini a partire dal 1958 lo è diventato dei Benedettini cistercensi. La visita spazia dai vari edifici in cui sono contenute importanti opere artistiche del Quattrocento e Cinquecento ai giardini realizzati al suo interno. Dalla Certosa la meta successiva è alla Badia a Passignano. Sono poco più di 25 km, ma appena usciti da Tavarnuzze, percorrendo la via Cassia costeggiando il fiume Greve, ci si inoltra nel paesaggio più classico della Toscana. Si sale verso San Casciano Val di Pesa quindi Sambuca circondati dai vigneti del Chianti. È con questo panorama negli occhi che si arriva alla Badia a Passignano. Le origini del monastero risalgono all’884, quando il territorio è dominato dai Longobardi. Con alterne fortune, nel 1255 viene demolito dai proprietari ma poco dopo viene ricostruito. E le cose non vanno meglio nei secoli successivi, finché nel 1986 i monaci vallombrosiani ne riprendono il possesso. Sono loro che ci guidano a conoscere alcuni dei capolavori artistici racchiusi all’interno, come l’afresco dei fratelli Domenico e Davide Ghirlandaio che rappresenta L’Ultima Cena (1476-7). Nel pomeriggio, dopo il pranzo in un agriturismo per così dire a tema con la tradizione toscana dei luoghi attraversati, ci sono i due tratti più lunghi. Il primo raggiunge la Badia a Coltibuono passando da Sambuca e Castellina in Chianti con vista panoramica sulla val di Pesa e la val d’Elsa. Il percorso scende poi sino alle sorgenti del fiume Arbia di dantesca memoria, che lo cita nel X Canto dell’Inferno della Divina Commedia per poi risalire a Radda in Chianti e arrivare alla Badia a Coltibuono, letteralmente “abbazia del buon raccolto”. La prima giornata si conclude alla Certosa di Pontignano. È a pochi km da Siena, ma è immersa nel verde, oltre ad essere circondata da uno spettacolare giardino all’italiana. Quelle che furono le celle dei monaci o i saloni dedicati al lavoro e alla preghiera sono diventate adesso stanze d’hotel o del ristorante e dei punti d’accoglienza ricavati in quello che da metà del Trecento era un convento. Il comfort è da struttura moderna, ma l’atmosfera è quella magica del passato e l’emozione che trasmette questo luogo è ben visibile sul volto di tutti. Dopo le badie e i monasteri, il secondo giorno è dedicato ai castelli, quasi a ripresentare l’antico conflitto tra Guelfi e Ghibelli che a lungo imperversò nelle terre attraversate dal percorso di Motociclettando. Lasciata la Certosa di Pontignano la meta è il Castello di Brolio ripercorrendo un tratto della strada del giorno precedente. Il maniero rappresentava l’ultimo avamposto della Repubblica Fiorentina sul confine con Siena e questo lo rendeva estremamente importante sul piano difensivo. I tempi d’apertura del castello non coincidono con quelli del raduno, impedendone così la visita. La sosta nel borgo di San Regolo, posto proprio sotto il castello, consente, almeno fotograficamente, di realizzare il serpentone tricolore: immagine irrealizzabile quando ci sono oltre 50 moto in azione. Non stupisce che ci sia una certa fretta nel ripartire, visto che la prossima meta esula da badie e castelli ma onora uno degli aspetti più importanti del territorio, la gastronomia. Il percorso raggiunge Panzano, dov’è prevista la sosta presso la bottega di Dario Cecchini, il macellaio poeta, per un gustoso aperitivo. Cecchini è famoso per essere stato, nel periodo della “mucca pazza” tra i più strenui difensori di uno dei piatti simbolo della gastronomia toscana, la Bistecca alla Fiorentina. Personaggio istrionico e carismatico, ma allo stesso tempo anche grande gourmet, con la sua simpatia ha portato una ventata d’allegria. Proprio per questo si vorrebbe che la sosta non finisse mai, ma il programma incombe e nuovamente tutti in sella percorrendo la Val di Greve. Nel paese omonimo c’è una breve sosta nella medioevale Piazza del Mercato, dove campeggia la statua dedicata all’esploratore Giovanni da Verrazzano, con il sindaco Paolo Sottani che porta il suo saluto e quello della cittadinanza ai partecipanti. La meta successiva è il Castello di Vicchiomaggio, alla presenza del presidente ASI Alberto Scuro e dove, dopo la conviviale, e il saluto anche di Felice Graziani responsabile dell’ASI Circuito Tricolore, che per dovere di cronaca ha seguito il raduno in moto, e dei presidenti dei tre club organizzatori, di fatto, anche se per ritornare al punto di partenza del giorno prima mancano ancora una ventina di km, si conclude anche questa edizione di Motociclettando.

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