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Sulle tracce del “Tour” - di Paolo Conti
SULLE TRACCE DEL “TOUR”
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IL PERCORSO DI IN MOTO SULLE ALPI È PASSATO SU ALCUNE DELLE CELEBRI SALITE DELLA GRANDE CORSA FRANCESE. MA HA OFFERTO ANCHE INTENSI MOMENTI CULTURALI AL MUSEO DELLA CAVALLERIA DI PINEROLO.
di Paolo Conti
La partenza della 18^ edizione di “In moto sulle Alpi”, il raduno organizzato dal Veteran Car Club Torino e seconda manifestazione motociclistica dell’ASI Circuito Tricolore, è fissata a Sant’Ambrogio di Torino di fronte a quelli che erano stati gli stabilimenti della ITOM. A ricordare gli antichi fasti motoristici dello stabilimento non è rimasto nulla, se non fosse per alcuni ciclomotori esposti per l’occasione da un collezionista. Ma è sufciente alzare lo sguardo proprio sopra quel che resta della fabbrica per godere dello spettacolo della Sacra di San Michele, che dall’alto dei suoi quasi 1000 metri sulla vetta del Monte Pirchiriano sovrasta il paese. È una sorta di anticipazione di quanto ofrirà il percorso della due giorni, che nonostante le ormai tante edizioni e il “vincolo” logistico-geografico delle strade sul territorio alpino del nord-ovest tra Italia e Francia, è sempre riuscita a ofrire nuovi percorsi e inedite attrazioni culturali. È una sorta di “garanzia” organizzativa che il VCC Torino ha sempre dato e che è alla base del grande richiamo sui partecipanti. A questo proposito sono degne di nota alcune presenze anche da molto lontano. Salvatore Ingardia, Alfonso Tuzzolino e Emanuele Campo hanno afrontato il viaggio dalla Sicilia, mentre Saverio Carlucci e Giuseppe Dalessandro sono partiti dalla provincia di Bari. Davvero una dimostrazione di grande passione, anche se qualche volta questa non basta. Carlucci e Dalessandro assieme alla Gilera Saturno e alla Moto Guzzi GTV con cui si iscritti, precauzionalmente hanno portato anche una “moto di scorta”, una Moto Guzzi Airone. E visto che Dalessandro qualche chilometro dopo la partenza lamenta problemi alla moto, la possibilità di poterla sostituire con il supporto del “carro scopa” e delle stafette, si rivela una decisione particolarmente oculata. Ma anche la seconda moto non percorre che pochi chilometri prima di lamentare inconvenienti che lo costringono a fermarsi definitivamente. Peccato, ma sicuramente un motivo in più per tornare e godersi il piacere del raduno, anche se essendo biennale, l’attesa sarà un po’ lunga. Questa volta il giro prevede una sorta di grande anello che ha come punti di riferimento il Moncenisio, il Galibier e il Sestriere nella prima giornata e Pinerolo e Avigliana nella seconda. È un percorso impegnativo, almeno per quanto riguarda l’altimetria, ma non eccessivamente lungo, soprattutto in riferimento al chilometraggio di alcune edizioni precedenti. La prima parte si può dire sia a tragitto obbligato. Da Sant’Ambrogio si parte in direzione Susa per poi attraversare il confine con la Francia e salire ai 2083 metri del Colle del Moncenisio, con una breve sosta al lago omonimo. Le condizioni meteorologiche sono, come si sul dire “da cartolina”, a tutto vantaggio di chi va in moto, ma lo scenario è comunque insolito vista la pressoché totale assenza di neve su tutto il territorio attraversato dal percorso.
Una volta arrivati a Lanslebourg si prosegue per Modane e poi per Saint Michel de Maurienne dove inizia la salita che con i suoi 14 tornanti porta ai 1566 metri del Col du Télégraphe, dove campeggia una sorta di monumento ai ciclisti a testimonianza di epiche imprese in occasione di tante tappe del Tour de France. Si scende poi a Valloire dov’è programmato il light brunch prima di lanciarsi verso il tetto del raduno, il Col du Galibier che con i suoi 2646 metri rappresenta il punto più alto del percorso. Grazie al Tour de France che, come annunciano molti cartelli di benvenuto, passerà su queste strade una decina di giorni dopo, il fondo stradale è in condizioni perfette, a tutto vantaggio della sicurezza per le “nostre” due ruote, spesso con pneumatici dalla mescola un po’ stagionata, per afrontare la ripida discesa, senza protezioni laterali, che porta ai 2058 metri del Col du Lautaret. La discesa continua, anche se meno ripida, per arrivare a Briançon e alle sue imponenti fortificazioni, che i partecipanti si lasciano alle spalle per risalire ai 1854 metri del Colle del Monginevro e rientrare così in Italia. Dopo Clavière è la volta di Cesana a 1350 metri da dove, percorrendo la strada su cui si disputa la celebre corsa in salita Cesana-Sestriere, si raggiunge il Colle del Sestriere, che, con i suoi 2035 metri, è il Comune più alto d’Italia. Alla fine i km saranno 225. Prima della cena e del riposo notturno nella struttura ricavata nel Villaggio Olimpico, per i partecipanti c’è la sorpresa di uno slalom a tempo sul piazzale messo a disposizione dall’amministrazione comunale grazie all’interessamento della consigliera responsabile istruzione, cultura e politiche sociali Emanuela Ruspa Tedeschi. All’inizio c’è un po’ di stupore unito a scetticismo, visto che quando si guida una moto, e magari con il cambio a mano, non è molto agevole il controllo del tempo impiegato ad afrontare ciascuna delle due prove, ma poi la partecipazione è stata massiccia e si può dire che in molti ci hanno peso gusto. A vincere con il minor scarto tra le due prove cronometrate è stato Tino Zaghini su Moto Guzzi Sport 14 2VT del 1930, neanche a farlo apposta proprio con il cambio a mano, che ha fatto meglio di
Pavel Sacara con la NSU Konsul 500 del 1954 e di Patrizio Bertola con la Benelli 500, rispettivamente 2° e 3°. Il risultato dello slalom ci proietta sia nell’ambito tecnico che a parlare dei partecipanti. Con Bertola si apre il capitolo “di padre in figlio”, con il figlio Davide in pieno recupero dopo un grave infortunio, a cui fanno eco Lido Forasiepi, uno dei fedelissimi di questo raduno, con il figlio Roberto per la prima volta alle Alpi. E non è mancata l’accoppiata marito-moglie, Jerry Meinero e Rosanna Cerutti, ciascuno con la propria moto, anche se un problema tecnico prima della partenza ha costretto la moglie ad usarne una più recente rispetto al limite del 1970 previsto dal regolamento. Nessun problema invece per Benedetta Marazzi, l’altra donna al via, con la fida Sertum VL del 1950. In questa panoramica non può mancare un plauso anche a Luca Francinelli, che con i suoi 19 anni è il partecipante più giovane, ma ha guidato la Gilera 500 LE del 1938 con la stessa disinvoltura di, chi sulle moto molto datate, c’è “nato sopra”. La più anziana è la BMW R63 del 1928 di Bruno Nava, che con la prima 750 della serie boxer della Casa bavarese ha fatto tutto il percorso con la moglie passeggera. Le salite e le discese non hanno per nulla intimorito anche Sergio Airoldi con il Capriolo 75 e Luciano Gremmo con la Lambretta “e”, abbreviazione di economica, con avviamento a strappo. E tra le piccole possiamo inserire anche la NSU Superlux di Ivo Roncato, anche lui senza alcun problema. L’ampio panorama tecnico ha oferto modelli piuttosto esclusivi, come la Vincent Rapide del 1950, o addirittura unici, come la Gilera 500 LE SS a telaio elastico del 1935 di Lorenzo Barba, che è il solo esemplare conosciuto. Simpatica anche la scelta di Franco Giraudo di partecipare con la Dollar S2 500 del 1932, una moto francese, nonostante il nome, assemblata attorno al motore Chaise. Il percorso del secondo giorno è molto più breve e rilassante, almeno dal punto di vista altimetrico, ma con una sosta di grande interesse storico-culturale. Dal Sestriere si scende lungo la Valle del Chisone passando da Pragelato e Finestrelle sino ad arrivare a Pinerolo per la visita al Museo della Cavalleria. Si inizia con una collezione di carrozze destinate all’impiego civile per poi ampliare la conoscenza sull’arma di cavalleria vera e propria sino ad arrivare al primo dopoguerra, quando i cavalli iniziano ad essere afancati e poi sostituiti da autoblindo e carri armati, che dalla seconda metà degli anni Trenta del secolo scorso diventano la parte predominante dell’arma di cavalleria. Nei tre piani le cose da vedere sono tantissime, ma il tempo è tiranno. Ma niente paura, il Museo è a ingresso libero ed è sufciente programmare la visita. Intanto il raduno riparte verso Cumiana, la salita della Colletta e Giaveno per arrivare al Lago di Avigliana, dove la conviviale con il presidente dell’ASI Alberto Scuro diventa l’occasione per festeggiare un raduno di grande spessore turistico culturale targato ASI Circuito Tricolore.