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EDITORIALE a cura del Prof. Ercole De Masi
Apriamo il numero con l’articolo scritto a quattro mani dalla “coppia neurologica” D’Arcangelo-Frank, fa parte della nuova rubrica “Alimentazione e malattie neurodegenerative”, sollecitata proprio dalla stretta connessione dell’alimentazione non più solo con cuore e cancro, ma anche in maniera sempre più evidente con invecchiamento e cervello. Nelle malattie neurodegenerative esiste una fase prodromica/preclinica importante e lunghissima nella quale il cambiamento di stile di vita e di stile alimentare , oltre a una diagnosi precoce fanno miracoli! In parole povere l’epigenetica può vincere sulla genetica. La neurogenesi che mantiene il cervello più giovane e attivo, adeguatamente supportata da una dieta mediterranea e soprattutto dalla sobrietà tipica di quest’ultima, riesce oggi a stabilizzare, rallentare, fino paradossalmente a far regredire le forme iniziali di neuro- degenerazione. Segue l’interessante articolo di Chiara sull’albume o preferibilmente sulle uova, senza bandirle, fornendo 3 regole d’oro per una visione un po’ più globale della dieta e dell’alimentazione: 1. Più Fibre 2. Meno Grassi Saturi 3. Curcuma, pepe nero! Quello della Dott.ssa Alessandra Piazza è un articolo molto discusso e sofferto ma molto interessante e attuale, dove il focus è concentrato sul difficile rapporto glifosato e malattia celiaca o slatentizzazione della stessa; accenna alla cancerogenicità dell’erbicida e alla probabile/possibile interferenza del glifosato sulla flora batterica/ microbiota e sulla integrità della barriera mucosa intestinale (leaky gut syndrome) con tutto ciò che ne consegue. L’argomento è vastissimo e controverso, ma è molto ben sviluppato nell’articolo, con posizioni consapevoli e prudenti, nello stesso tempo, concludendo con un piccolo decalogo di 7 consigli utili per mantenerci più sani limitando l’azione degli inquinanti. Ben venga comunque il ritorno ai grani antichi! Il quarto articolo della Dott.ssa Laura Onorato è su un argomento gustosissimo… il cannolo siciliano. Dopo accenni interessanti sulla storia del cannolo e sulla differenza tra i cannoli di Caltanissetta e quelli di Palermo, ecco la ricetta della Chef Evolution Francesca Olivero per poterli preparare e gustare in chiave antiaging.
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L’articolo della Chef Giulia Frank, neodiplomata in Culinary Nutrition, ci ricorda che per mangiare i dolci, ai quali è difficile rinunciare, bisogna renderli Evolution, limitando l’eccesso di grassi e zuccheri semplici e aumentando la quota di fibre. L’inulina, questa interessante sostanza prebiotica rallenta e in parte impedisce l’assorbimento di zuccheri e grassi nell’intestino, mantenendo per un tempo prolungato il senso di sazietà. L’articolo a cura della Dott.ssa Ilaria Proietti per la rubrica “News dal mondo scientifico” ci porta nel mondo dei tumori. Mondo sempre più articolato e complesso dove da vari anni, come evidenziato nell’articolo, esiste una stretta correlazione da un lato tra malattie del benessere (diabete, sovrappeso, obesità , sindrome metabolica) e patologia oncologica dall’altro. Si può quindi provare ad affermare che il male del secolo non è più il cancro, ma sono le malattie del benessere con tutti i fattori di rischio connessi. Continuiamo con l’articolo a cura di Salvatore Palazzo e Monica Loizzo, della rubrica “alimentazione e cancro” ci propone un interessante decalogo anticancro, in particolare anti cancro del seno: dall’arcobaleno alle 50 sfumature di verde, dal rosso passione alla verdura del sole, dagli isoflavonoidi dei legumi agli omega 3 del pesce azzurro, dall’oro giallo-verde dell’olio , al viola del vino rosso fino all’azzurro dei grassi essenziali. Chiude il numero, l’articolo della Dott.ssa Stefania Brescia che fa un’ampia panoramica su un argomento delicatissimo per salvaguardare quella formidabile medicina preventiva che è l’allattamento al seno. Nell’interessante e completa messa a punto sull’alimentazione materna e del “lattante”, conclude l’articolo il decalogo con i comandamenti dell’alimentazione della madre in allattamento ,al quale aggiungo che il rapporto alimentazione in gravidanza è un discorso che ha un prima, durante e dopo, ricordando che le supplementazioni positive di probiotici nel periodo gravidico influenzano favorevolmente il microbiota del nascituro con importanti ripercussioni nel periodo dell’allattamento.
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AUTORI CHIARA MANZI Fondatrice di Art joins Nutrition Academy, l’Accademia Europea di Culinary Nutrition, la branca della nutriziona applicata alla cucina (www.nutrizioneincucina.it) Presidente dell’Associazione per la Sicurezza Nutrizionale in cucina Docente al Master di Medicina Estetica dell’Università di Roma Tor Vergata. Autrice di diversi libri divulgativi sulla Nutrizione in Cucina
ERCOLE DE MASI Gastroenterologo-nutrizionista . Gastroenterologo del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano).
Giovanna D’Arcangelo Medico, Ricercatore, Dipartimento Medicina dei Sistemi, Università Roma Tor Vergata
Laura Onorato
Farmacista e Biologa Nutrizionista Culinary Nutritionist
Monica Loizzo
Pediatra, Specialista in Igiene e Medicina Preventiva Responsabile dell’ Area Qualita’ ,Accreditamento e Formazione dell’Ospedale di Cosenza, Auditor certificata di Sistemi Qualita’ in Sanita’.
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Claudio Frank Neurologo
Ilaria Proietti
Ricercatrice del Centro Comune di Ricerca di Ispra della Commissione Europea.
Giulia Frank
Pastry Chef - Master in Culinary Nutrition
Dott.ssa Alessandra Piazza
Health food Blogger, diplomata in Culinary Nutrition, Consulente del Benessere ed educazione alimentare - Master in naturopatia scientifica
Salvatore Palazzo
Direttore dell’ UOC di Oncologia Medica, del Dipartimento Oncoematologicodell’ Azienda ospedaliera di Cosenza; della Rete Oncologica dell’ Area Nord Calabria e della Rete Calabrese Tumori Rari
Stefania Brescia
Medico, specializzata in Medicina Generale Culinary Nutritionist
SOMMARIO Rubriche: Pag. 08 Alimentazione e Malattie Neurodegenerative Come possiamo mantenere il nostro cervello giovane?
Pag. 12 Voglio essere Chiara Sua Maestà l’albume
Pag. 16 Prospettive Gluten-free Glifosato e Celiachia, quanta confusione!
Pag. 24 È solo buono o fa anche bene?
Il cannolo Siciliano buono da vivere
Pag. 28 ASSIC-Notizia in breve Oscar per la Salute 2018
Pag. 32 News dal mondo scientifico Tumore: nel 6% dei casi i responsabili sono diabete e sovrappeso/obesita’
Pag. 32 Prevenire & Curare…Mangiando Il tumore al seno si cura anche a tavola?
Pag. 36 Dolci Evolution …più fibra di una mela Pag. 38 La dieta della mamma che allatta
Journal of Culinary Nutrition
Mensile – Numero 4 – Aprile 2018 Direttore responsabile: Prof. Ercole De Masi Presidente ASSIC e Art joins Nutrition Accademy: Dott.ssa Chiara Manzi Editore: Art joins Nutrition Editore Staff editoriale: Prof. Massimiliano Rinaldi, Dott.ssa Ilaria Proietti, Prof. Vincenzo Brandolini, Dott.ssa Silvia Brazzo, Dott.ssa Francesca Grisenti, Dott.ssa Ilaria Roncaioli, Dott.ssa Maria Mattera, Dott.ssa Elena Afanasyeva, Dott.ssa Laura Onorato, Chef Massimo Salvadei, Prof.ssa Antonella Cavazza, Alessandra Piazza, Dott. Filippo M. Jacoponi, Dott.ssa Stefania Brescia, Dott.ssa Fabiana Carella, Dott.ssa Graziella Marino, Prof. Salvatore Palazzo, Prof. Gian Piero Molinari, Dott.ssa Monica Loizzo, Chef Giulia Frank, Prof.ssa Giovanna D’Arcangelo, Prof. Claudio Frank.
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ALIMENTAZIONE E MALATTIE NEURODEGENERATIVE
Come possiamo mantenere il nostro cervello giovane? di Giovanna D’Arcangelo e Claudio Frank
L’invecchiamento è il più grande fattore di rischio per la maggior parte delle malattie neurodegenerative, legate a processi infiammatori e stress ossidativo. Cosa possiamo fare per cercare di prevenirle e raggiungere la vecchiaia mantenendo il cervello in forma? La neurogenesi è un processo che contribuisce a mantenere il cervello più giovane ed attivo ed è influenzata dalle nostre abitudini alimentari. In particolare le diete ricche di antiossidanti naturali come la dieta mediterranea hanno un effetto benefico sul nostro cervello. 8
Q
uesta
nuova
rubrica
ha
fondamentalmente lo scopo di far conoscere e divulgare gli effetti benefici
di svariati alimenti sullo stato di salute del nostro cervello. L’invecchiamento è il più grande fattore di rischio per la maggior parte delle malattie neurodegenerative, infiammatori
e
legate
stress
a
processi
ossidativo.
Infatti,
l’aumento dell’età media ha portato con sé un incremento dell’incidenza di queste patologie, che rappresentano uno dei problemi sociosanitari più attuali. Fra le principali malattie neurodegenerative ricordiamo la Malattia di Alzheimer, il Morbo di Parkinson, la Malattia di Huntington e la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Oltre a riconoscere nella loro insorgenza una componente genetica, sono caratterizzate da una progressione irreversibile, da una ridotta qualità della vita, ed in particolare dalla mancanza di un effettivo trattamento.
Quindi cosa possiamo fare per cercare di prevenirle e raggiungere la vecchiaia mantenendo il cervello in forma? Fino a qualche decennio fa si pensava che nel nostro cervello le cellule, una volta danneggiate, morissero e non potessero essere sostituite. Recenti studi scientifici hanno modificato questa visione mettendo in luce, la presenza di cellule,
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chiamate cellule staminali, che sono in grado, in determinate condizioni e in alcune aree cerebrali, di formare nuovi neuroni. Questo processo è noto come neurogenesi e contribuisce a mantenere il cervello più giovane e attivo.
Quali sono i fattori che possono favorirla? Oltre a fattori esterni legati all’ambiente in cui si vive e all’attività fisica, sono chiamate in causa anche le nostre abitudini alimentari. Ad esempio, infatti, diete con alto contenuto in grassi e zuccheri raffinati conducono più facilmente ad un invecchiamento cerebrale con perdita di memoria, fino ad una vera e propria demenza. Invece, diete ricche di antiossidanti naturali hanno un ruolo molto importante nel favorire la neurogenesi e nel prevenire quindi le malattie neurodegenerative; inoltre sono in grado, qualora la malattia si manifesti, di rallentarne l’evoluzione.
La dieta antiaging e antiossidante tipica è quella mediterranea, ricca di antiossidanti come la vitamina C, la vitamina E e il licopene, nonché di vitamine come la B9 e la B12, e di polifenoli come la quercitina e il resveratrolo. Ad esempio, il cioccolato fondente è ricco di polifenoli che svolgono un’azione protettiva sulle nostre cellule nervose. Non è vero quindi che tutto ciò che ci piace risulta fare male! E’ importante però ricordarsi di non eccedere: una dieta equilibrata e bilanciata nelle giuste dosi è alla base della prevenzione di molte malattie. In questa rubrica andremo quindi ad analizzare i benefici sul nostro cervello degli alimenti consigliati nella nostra dieta.
Bibliografia S. M. Poulose, M. G. Miller, T. Scott, B. Shukitt-Hale. Nutritional Factors
T. Toda, F.H, Gage. Review: adult neurogenesis contributes to
Affecting Adult Neurogenesis
hippocampal plasticity. Cell Tissue Res. 2017 Nov 29.
and Cognitive Function, Adv Nutr 2017;8:804–11.
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Antiaging facili e veloci
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VOGLIO ESSERE CHIARA
Sua Maestà l’albume di Chiara Manzi
Cappuccino e cornetto? Pane e marmellata? Niente di tutto questo. Dall’America è sbarcata anche in Italia la moda di sostituire la colazione più tradizionale con un’alternativa a prova di colesterolo: sandwich e frittatine di bianco d’uovo. Una nuova tendenza salutista che fa dell’albume un toccasana assoluto, utile per neutralizzare il cattivissimo colesterolo LDL, l’altrettanto perfido ago della bilancia e tonificare i muscoli. Tra una frittata e l’altra, il rosso d’uovo con cui un tempo le nostre mamme ci preparavano le bombe energetiche viene invece buttato via, appunto, per il suo eccessivo contenuto di colesterolo. Ma cosa ci sarà di vero in questa inedita adorazione di Sua Maestà l’albume?
I 12
l bianco dell’uovo ha, in effetti, grandi
albume si fa un pieno di tante proteine nobili di
proprietà, anche se non tutte quelle che
alto valore biologico, ossia quelle composte da
gli attribuiscono! Intanto, consumando
amminoacidi essenziali che il nostro organismo
non è in grado di produrre e perciò dobbiamo trarre dall’alimentazione, fondamentali per lo sviluppo dei muscoli e in generale di tutte le cellule. Questo a fronte di un introito di grassi e di colesterolo pari a zero e di pochissime calorie (43 ogni 100 grammi di prodotto). Quindi l’albume effettivamente sazia, non ingrassa e favorisce l’incremento di massa muscolare. In più, l’albume è anche un validissimo aiuto ai fornelli e un grande alleato in pasticceria, perché aumenta il volume e la leggerezza delle preparazioni.
Un toccasana, allora? Non è proprio così. In questa ondata a tutto bianco ci sono anche rischi a cui fare attenzione. Esagerare con il consumo di albumi, così come in generale con le proteine, mette eccessivamente sotto pressione fegato e reni, costretti a un superlavoro per eliminare le proteine in eccesso; alla lunga questo potrebbe nuocere davvero alla salute.
Il consumo ideale dell’albume? Non esiste, dal momento che, come per l’uovo
intero,
va
considerato
nel
quadro
dell’alimentazione complessiva e in particolare dell’introito giornaliero globale di proteine, che abbondano soprattutto negli alimenti di origine animale (latte e derivati, pesce e carni). Due albumi al giorno (apportano 8 grammi di proteine a fronte del fabbisogno quotidiano medio di circa 60 grammi) non possono comunque fare gran danno, dieci sicuramente si.
Spezziamo adesso una lancia a favore del povero tuorlo. Il colesterolo contenuto nel rosso in realtà è assimilato poco dal nostro organismo poiché la lecitina, che troviamo sempre nell’uovo, ne ostacola l’assorbimento. Oltre tutto, il tuorlo contiene un buon quantitativo di grassi insaturi al fianco di uno senz’altro minoritario di grassi saturi.
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Chi ha il colesterolo alto, piuttosto che puntare
mozzarella.
il dito sul rosso dovrebbe allora mettere sotto
Per ottenere preparati più leggeri senza privarti
accusa la sua dieta globale, facendo attenzione
del rosso, potrai seguire l’aurea regola della
ad altri alimenti ad alto tasso di grassi saturi,
“sana” via di mezzo: per esempio preparando
come i formaggi, inclusa la mozzarella, di solito
frittatine con due albumi e un rosso anziché una
consigliata nelle diete. Pensiamo per esempio che
con quattro albumi, fra l’altro poco saporita e
due uova contengono la metà dei grassi saturi
dall’aspetto molto triste. E poi, anziché fissarti sui
che troviamo in un bocconcino da100 grammi di
soli albumi, risparmia sugli oli e sul burro.
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Devi lottare contro alti livelli di colesterolo? Non rinunciare all’uovo intero, se ti piace...
..ecco invece le
3 Regole d' Oro da seguire in cucina.
1. Vai con la fibra, che rallenta e in parte impedisce l’assorbimento dei grassi, mettendo nel piatto 700-750 grammi di verdura al giorno. Troppa? No, se consideri che solo un paio di pomodori pesano circa 300 grammi. In piÚ, mangia legumi non meno di 2-3 volte la settimana, proprio per il loro altissimo contenuto di fibre.
2. Riduci drasticamente il consumo di grassi saturi, di cui sono ricchi soprattutto i formaggi, 20 grammi al giorno sotto forma di condimento per primi o secondi, appagheranno la voglia, la gola e la dieta.
3. Consuma tutti i giorni un pizzico di curcuma, addizionata da un pizzico di pepe nero, da sola o aggiunta a sughi, frittate, insalate.
PROSPETTIVE GLUTEN FREE
Glifosato e celiachia, quanta confusione! di Alessandra Piazza
L
Oggi parliamo di Glifosato, un erbicida che negli ultimi tempi fa molto parlare di sé per scoprire quanto c’è di vero negli allarmismi che lo legano all’insorgenza della celiachia. ’esposizione a pesticidi è una delle più
delle ricerche non si evincono dati determinanti
importanti preoccupazioni per le patologie
nella correlazione tra pesticidi e malattie cronico
cronico-degenerative che oggi ci affliggono.
degenerative. Tant’è vero che tra i cancerogeni
Digitando su un motore di ricerca quale pubmed in
considerati di preoccupazione da WCRF non c’è
data 31/01/2018 usando le parole chiave pesticides
neanche un pesticida. Da diversi anni il Glifosato,
human health o pesticides children compaiono
principio attivo di molti erbicidi usati in agricoltura,
rispettivamente 17.455 e 6.518 lavori scientifici,
a causa della sua probabile cancerogenicità
una mole quindi davvero enorme. Sugli erbicidi
per l’uomo è oggetto di numerose polemiche e
sono talmente pochi gli studi realizzati che non
numerosi studi.
si possono dedurre risultati certi: digitando
Già dal 1985 si ipotizzava la cancerogenicità del
Herbicide human health o Herbicide Children,
Glifosato sull’uomo e, nel marzo del 2015 lo IARC
sono rispettivamente sono 2272 e 596. Inoltre
(Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro)
leggendo con attenzione le conclusioni
16
si esponeva dichiarando che
“
…there is sufficient evidence of carcinogenicity in experimental animals. Glyphosate also caused DNA and chromosomal damage in human cells, although it gave negative results in tests using bacteria. One study in community residents reported increases in blood markers of chromosomal damage (micronuclei) after glyphosate formulations were sprayed nearby.
“
…vi sono sufficienti evidenze di cancerogenicità in
animali da laboratorio. Il Glyphosato causa inoltre
un danno al DNA nelle cellule umane. Uno studio condotto su residenti della comunità ha riportato
aumenti di marcatori ematici di danno cromosomico (micronuclei) dopo che le formulazioni di Glifosato sono state irrorate nelle vicinanze.
Lo IARC di Lione ha quindi classificato il Glifosato dal gruppo 2B al gruppo 2A tra i probabili cancerogeni. Il gruppo 2A indica che l’agente è probabilmente cancerogeno per l’uomo. Questa categoria è
usata
quando
c’è
evidenza
limitata
di
cancerogenicità negli esseri umani e prove sufficienti di cancerogenicità in animali da laboratorio. Essa è anche utilizzata quando vi sono limitate evidenze di cancerogenicità in umani e forti dati su come l’agente provoca il cancro. Il
gruppo
2B
significa
che
l’agente
è
potenzialmente cancerogeno per l’uomo. Una categorizzazione nel gruppo 2B spesso significa che ci sono prove convincenti che l’agente causa il cancro negli animali da esperimento, ma poco, o nessuna informazione, sul fatto che causi il cancro negli esseri umani.
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Di contro l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) nel novembre del 2015, stabilisce che “è improbabile che il Glifosato rappresenti una minaccia di cancro per l’uomo”.
Capiamo insieme perché. Gli alimenti che mangiamo contengono una quantità di glifosato centinaia di volte inferiore alla quantità stimata sicura per la salute umana Alcune analisi condotte da Altroconsumo e rese note nel giugno 2017, su 68 campioni di pane integrale acquistato in sette città italiane hanno rilevato tracce di questo erbicida in poco più della metà dei campioni analizzati. Ma la buona notizia è che i livelli riscontrati sono sempre abbondantemente sotto la soglia di sicurezza stabilita per legge per questo residuo, e questo anche nel caso massimo. La dose acuta di riferimento (DAR) stabilita dall’EFSA per il consumatore è stata fissata a 0,5 mg/kg di peso corporeo. Ciò significa che stando ai livelli di erbicida trovati nei campioni analizzati da Altroconsumo, un bambino di 20 kg, diciamo di circa cinque anni, potrebbe mangiare senza correre alcun rischio per la propria salute fino a 244 panini; una donna 610 panini e un uomo fino a 850 panini, in tutta sicurezza.
Cosa c’entra dunque il Glifosato con la celiachia? Alcune ricerche ipotizzano che il Glifosato possa favorire in qualche modo la malattia celiaca. Vediamo se ci sono basi scientifiche serie su cui si fondano tali ipotesi. Nell’agosto del 2015 il giornalista Maurizio Blondet, scrisse un articolo dal titolo “MA QUALE CELIACHIA,
CHIAMATELA
ROUNDUP”
che
suscitò molto scalpore e non poche polemiche. L’articolo
fa
osservazionali
riferimento fatti
dalla
ad
alcuni
dott.ssa
studi
Stephanie
Seneff, ricercatrice senior al Massachusetts Institute of Technology (MIT) condotti insieme con il suo collega Anthony Samsel e pubblicati nel 2013 nella rivista Interdisciplinary Toxicology e che ad oggi sono gli unici ad aver tentato di dimostrare che il Glifosato può essere una causa del manifestarsi della malattia celiaca. Secondo la loro relazione, il consumo di Glifosato può causare celiachia in quanto gli effetti del consumo di alimenti contenenti glifosato causa negli animali gli stessi sintomi della celiachia. E’ evidente che la similitudine di sintomi, conseguenza della celiachia, non può essere confusa con la causa della celiachia. I sintomi più comuni della Malattia Celiaca citati nel documento e da cui parte la loro premessa, sono la perdita di peso, diarrea, stanchezza cronica, disturbi neurologici, anemia, nausea, eruzioni cutanee, depressione e carenze nutrizionali e sottolineando inoltre che la malattia causa l’appiattimento dei villi intestinali con conseguente compromissione dell’assorbimento corretto dei nutrienti con relativo aumento della permeabilità intestinale. Proprio su questo ultimo punto si sono soffermati perché il Glifosato, brevettato come antimicrobico (Monsanto Technology LLC, 2010), si è dimostrato in grado di alterare i batteri intestinali negli
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animali, uccidendo i batteri buoni del nostro intestino e causando una crescita eccessiva di agenti patogeni.
Ma quanto glifosato è stato somministrato agli animali studiati nella ricerca? Un recente studio sull’esposizione al Glifosato nei pesci carnivori ha rivelato notevoli effetti avversi in tutto il sistema digestivo. Lo studio ha messo 4 mg di glifosato per litro di acqua nella vasca dei pesci: in pratica i pesci nuotavano in una concentrazione di Glifosato per litro di acqua pari alla quantità che troviamo in 40 kg di pasta Barilla! L’attività di proteasi, lipasi e amilasi sono state tutte diminuite nell’esofago, nello stomaco e
nell’intestino
di
questi
pesci
a
seguito
dell’esposizione al Glifosato. Gli autori hanno
1. Molte patologie hanno gli stessi sintomi
anche osservato “la rottura delle pieghe della
della celiachia, prima fra tutti la sindrome del
mucosa e il disordine della struttura dei microvilli
colon irritabile. Ma questo non dimostra che ci sia
nella parete intestinale, insieme ad una esagerata
una relazione di causa/effetto tra le due patologie
secrezione di mucina nel tratto digestivo”. Queste
caratteristiche
ricordano
molto
la
celiachia.
2. La dose di erbicida somministrata supera di gran lunga quella che un essere umano potrebbe ingerire attraverso l’alimentazione.
Lo
studio
ha
evidenziato
che
facendo
Tutto ciò che viene consumato in eccesso può
indigestione di glifosato si hanno sintomi simili
far male alla salute anche molte vitamine prese in
a quelli della celiachia. Ma questo non dimostra
alte dosi diventano dannose!!
alcuna correlazione tra glifosato e celiachia per due semplici motivi:
I peptidi di glutine nel grano sono idrofobi e quindi resistenti alla degradazione delle proteasi gastriche, pancreatiche e intestinali (Hershko & Patz, 2008). Pertanto, l’evidenza di questo effetto sui pesci suggerisce che il Glifosato possa interferire con la rottura delle proteine complesse nello stomaco umano, lasciando frammenti di grano più grandi nell’intestino che
innescherebbero
quindi
una
risposta
autoimmune, portando ai difetti nel rivestimento dell’intestino tenue caratteristico di questi pesci esposti al Glifosato e ai pazienti celiaci.
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metabolismo e di conseguenza la crescita. Tutti questi studi si riferiscono ad effetti osservabili
sugli
animali
che
si
nutrono
esclusivamente di alimenti con glifosato, pertanto non sappiamo se sull’uomo l’effetto sia analogo. I trattamenti probiotici sono consigliati per aiutare nella guarigione digestiva nella malattia celiaca. Sembrerebbe che l’attività proteolitica dei lattobacilli aiuti la disgregazione del grano in Ma la celiachia non è causata da un mal
forme meno allergeniche.
funzionamento degli enzimi proteolitici, bensì da fattori genetici! Di nuovo si confondono i sintomi
In un articolo del dott. Maurizio Proietti,
con le cause della celiachia!
presidente della commissione scientifica ASSIS,
L’azione del Glifosato sul microbiota intestinale, è
si evidenzia come la permeabilità della barriera
stata studiata anche in animali come polli (1), bovini
gastrico-intestinale
(2) e suini (3). I maiali alimentati con mais e soia
dipendente dal genoma dei batteri intestinali. Un
geneticamente modificati sembrerebbero sviluppare
intestino con flora batterica compromessa,
un’infiammazione intestinale diffusa che può essere
genera
dovuta in parte all’esposizione al Glifosato.
alterare lo stato dei villi intestinali. Se l’epitelio
Si tratta ancora di similitudine di effetti avversi,
gastrico intestinale in situazioni normali è
non di relazione causa effetto.
selettivamente permeabile, nel momento in cui
Secondo la ASSIS (Associazione di studi e
si verifica una alterazione delle giunzioni strette,
Informazione Sulla Salute), foraggio e mangimi
si determina una interruzione della funzione di
inquinati da erbicidi e pesticidi si ritrovano in
barriera gastrico intestinale, favorendo reazioni
prodotti alimentari di provenienza animale,
immunologiche. Gli inquinanti biologici ingeriti
provocando una modificazione della microflora
inconsapevolmente, sembrerebbero essere i
saprofita prima negli animali poi nell’uomo.
fattori determinanti la sindrome della permeabilità
Microrganismi quali il Lactobacillus delbrueckii
intestinale (leaky gut syndrome).
subsp. bulgaricus (L. bulgaricus), Lactococcus lactis subsp. cremoris (L. cremoris) e il Geotrichum candidum (G. candidum) risentono negativamente della presenza di tali inquinanti. Può sembrare strano parlare di estinzione di qualche lattobacillo ma è proprio quello che sta succedendo alla sottospecie del lattobacillo cremoris a causa dello stress antropogenico dovuto all’uso di pesticidi ed erbicidi e alla riduzione della biodiversità della varietà dei vegetali nella catena alimentare animale. È stato dimostrato, da ricercatori Italiani, che anche il Saccharomyces cerevisiae risente degli effetti negativi del glifosato, che ne inibisce il
20
(g.i.)
infiammazione
sia
strettamente
secondaria
tale
da
La permeabilità intestinale è il momento iniziale
colon umano.
di svariate patologie umane che vede coinvolto il
In sintesi, la celiachia è associata a una ridotta
sistema immunitario che va incontro a disregolazione.
presenza nell’intestino di batteri commensali
La Malattia Celiaca è una di queste.
come lattobacilli e bifidobatteri, che sono noti per essere uccisi preferenzialmente dal Glifosato e
Ma di nuovo ci troviamo davanti allo stesso errore: la
con una sovrabbondanza di Clostridium difficile,
causa della celiachia richiede una predisposizione
che è noto per essere promosso dall’esposizione
genetica, la celiachia può essere solo accellerata
al Glifosato.
da una microflora intestinale alterata ma non causata!
La ridotta presenza di lattobacilli e bifido batteri non rappresenta tuttavia una causa della
È stato dimostrato che il trattamento probiotico
celiachia pertanto non si può attribuire al glifosato
con i bifidobatteri allevia i sintomi associati alla
di causare la celiachia.
malattia celiaca (Smecuol et al., 2013; Whorwell et Importante sottolineare anche come la regolare
pro-infiammatorio innescato dal microbiota dei
assunzione di prebiotici, possa favorire la
pazienti celiaci (Medina et al., 2008). Le colture
prolificazione e il mantenimento di un sano
in vivo di Bifidobacterium lactis promuovono
microbiota intestinale.
la guarigione dell’intestino se offerte come
Tra tutti i Prebiotici spicca senz’altro l’Inulina che è
trattamento in combinazione con la dieta priva di
naturalmente presente nella cicoria, nei carciofi
glutine, o potrebbero anche consentire al paziente
e anche nel topinambur. La possiamo anche
celiaco di consumare modeste quantità di glutine
acquistare in polvere da utilizzare per preparare
senza effetti dannosi (Lindfors et al., 2008). In
dolci o primi piatti. Importante compito di questa
questo studio in vitro, è stato dimostrato che B.
fibra è quella di limitare l’assimilazione di grassi
lactis riduce la permeabilità epiteliale e migliora
e zuccheri aiutando l’organismo a ridurre anche
l’integrità delle giunzioni strette nelle cellule del
l’assorbimento intestinale del colesterolo.
77
Celiac incidence Glyphosate on wheat
20000 18000
Incidence (thousands)
16000 67
14000 12000
57
10000 8000
47
6000 4000
37
2000 0
27
Glyphosate applied to wheat (x1,000 Ibs)
al., 2006). I bifidobatteri sopprimono l’ambiente
1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010
21
Ecco un altro esempio di studio mal interpretato! Sempre secondo lo studio osservazionale Seneff-Samsel, negli ultimi 10 anni negli USA vi è stato un forte aumento della malattia celiaca che coincide con l’andamento della crescita di utilizzo del Glifosate nel grano e che coincide anche con un’altezza minore delle piante del grano (7080 cm rispetto ai due metri del passato) , e quindi con una maggiore possibilità di contaminazione di piante più basse e più vicine al terreno. Ma lo studio mette in associazione due fattori, l’uso del glifosato e il numero di celiaci, senza dimostrare alcuna correlazione. Infatti il numero di celiaci è aumentato per diverse cause… e l’uso del glifosato è solo un’ipotesi. Inoltre non è chiaro su quante persone è stato fatto lo studio. Una preoccupante tendenza all’essiccazione delle colture mediante il pre-raccolto con glifosato potrebbe essere un fattore chiave per l’incidenza aumentata di celiachia negli USA. Il vantaggio di irrorare le piantagioni poco prima del raccolto è dovuto ad una resa maggiore di circa il 17%. Le colture di canna da zucchero trattate, per esempio, producono steli più secchi che possono
I cittadini possono stare tranquilli? In
un’intervista
al
dott.
Angelo
Moretto
Asst Fatebenefratelli Sacco Direttore Centro internazionale
per
gli
antiparassitari
e
la
prevenzione sanitaria, alla domanda se i cittadini possono stare tranquilli, risponde: «Dati gli attuali livelli di esposizione al glifosato, il problema di cancerogenicità della sostanza non sussiste. Ci sono ben altri pericoli per la nostra salute su cui concentrarsi, come il fumo, la sedentarietà e così via». Mentre la ricerca scientifica ha confermato gli
effetti
negativi
degli
antiparassitari,
dimostrando il collegamento tra l’esposizione e le malattie o i danni all’ecosistema, non vi sono ancora studi certi sugli effetti dei pesticidi e in particolare sul rapporto Glifosato-Celiachia. Auspicando ad un incremento delle ricerche scientifiche sull’azione del Glifosato nei confronti della celiachia e anche della salute in genere, approfittiamo delle numerose certezze che la scienza oggi è in grado di darci per portare in tavola ogni giorno la salute e il benessere.
essere pressati più facilmente.
Bibliografia 1- https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23224412/; 2- https://www.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3945755/
omicsonline.org/field-investigations-of-glyphosate-in-urine-of-danish-
http://www.mdpi.com/1099-4300/15/4/1416/htm
dairy-cows-2161-0525.1000186.php?aid=18383 ; 3- https://translate.
http://www.assis.it/linquinamento-altera-la-qualita-dei-cibi/
google.it/translate?hl=it&sl=en&u=https://www.organic-systems.org/
http://www.academia.edu/1058878/Observation_on_the_effects_of_
journal/81/8106.pdf&prev=search
glyphosate_on_fish
Senapati et al., 2009 http://www.academia.edu/1058878/Observation_
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on_the_effects_of_glyphosate_on_fish
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22
http://www.airc.it/cancro/disinformazione/glifosato-erbicidacancerogeno/ http://www.ilfattoalimentare.it/glifosato-efsa-copia-incolla-monsanto. html https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16251641/ http://www.disinformazione.it/patologie_neurosviluppo.htm http://www.isde.it/wp-content/uploads/2018/01/2017.12.Contaminazione-pesticidi-Italia-finale.pdf https://www.greenme.it/spazi-verdi/calma-verde/2853-il-glifosato-famale-ansia
7
Ecco u t il i co n sig l i
per mantenerci più sani limitando l’azione degli inquinanti: 1.Rafforziamo il nostro microbiota intestinale, un enorme sistema immunitario naturale capace di svolgere azioni infinite. Probiotici, prebiotici e simbiotici non devono mai mancare nelle nostre cucine. 2. Laviamo molto bene frutta e verdura avendo cura di sbucciare quella di cui non abbiamo la certezza della provenienza. Ideale potrebbe essere un breve ammollo, che non superi i 5-6 minuti per non disperdere tutte le vitamine e i Sali minerali in acqua. 3. Acquistiamo la carne presso allevatori che non utilizzano mangimi OGM provenienti da zone in cui le normative sui pesticidi non siano ferree (come per esempio gli Stati Uniti d’America) o che non utilizzino antibiotici. 4. Il pesce ideale è quello di piccole dimensioni. I pesci molto grandi e predatori come Tonno o verdesca, possono contenere inquinanti come Mercurio, PCB (Policlorobifenili) e diossine, tutte sostanze neurotossiche, cancerogene e interferenti endocrini. Il pesce azzurro come alici, sgombro,
sarde è invece ricchissimo di Omega-3, acidi grassi essenziali indispensabili ed è pressoché privo di inquinanti. 5. Bere molta acqua, tisane o anche the verde (senza zucchero) aiuta a “pulire” il nostro organismo eliminando scorie e tossine più velocemente. Il the verde è ricco in polifenoli con forte azione antiossidante. Bisognerebbe bere non meno di 2 litri di liquidi non zuccherati ogni giorno o, se si pratica uno sport, anche di più. 6. E’ utile prediligere pasti poco abbondanti e non troppo calorici, eviteremo di ingolfare la digestione limitando così la produzione di Radicali liberi, favorendo inoltre l’assorbimento dei nutrienti e mantenendo il peso ideale. 7. Mantieniamoci sempre in attività attraverso la pratica di uno sport o di passeggiate o lunghe pedalate in bicicletta così da favorire una buona ossigenazione e anche una sudorazione ideale. E’ noto come anche la sudorazione aiuti ad eliminare numerose tossine.
Ăˆ SOLO BUONO O FA ANCHE BENE?
Il cannolo Siciliano buono da vivere di Laura Onorato
Ecco la domanda che da oggi devi farti e devi fare. Entra in cucina con la Culinary Nutrition e trasforma i piatti della nostra tradizione in elisir di lunga vita.
C 24
on Cucina Evolution, la cucina buona
sensi di colpa. Tutto il gusto del dolce siciliano per
da vivere, possiamo mangiare questo
eccellenza con meno calorie di uno yogurt alla
fantastico dolce anche tutti i giorni senza
frutta.
Il cannolo, dolce tipico della tradizione siciliana,
Sebbene sia nato a Caltanissetta, il Cannolo
nacque a Caltanissetta, in arabo “Kalt El nissa”
siciliano deve gran parte della sua fama
ovvero Castello delle donne. Era, infatti, il luogo dove
ai
gli emiri saraceni tenevano i propri harem, e dove
personalizzato la ricetta.
pasticcieri
Palermitani che
ne
hanno
le donne, durante le lunghe assenze dei propri consorti, per ingannare l’attesa, si dedicavano alla
Ancora oggi le due scuole, quella di Palermo e
preparazione di cibi succulenti e dolci elaborati.
quella di Caltanissetta hanno delle differenze, sebbene il cannolo sia buonissimo in tutta la Sicilia.
Quando i Normanni riuscirono a liberare la Sicilia
La differenza principale è nella decorazione
dai saraceni, gli harem si svuotarono e molte
finale del dolce: pistacchi tritati di Bronte a
delle donne che li abitavano, si convertirono
Catania, mentre a Palermo, le estremità, secondo
al cristianesimo e si ritirarono nei conventi,
la tradizione, vengono decorate con scorzette
portando con sé alcune antiche ricette. Una di
d’arancia candita.
queste fu proprio quella del cannolo siciliano,
La ricetta è complessa. La pasta è a base
che fu preparato per la prima volta dalle suore
di farina e zucchero ma la peculiarità sta nel
di un convento di clausura nelle vicinanze di
ripieno di crema di ricotta che deve essere di
Caltanissetta, e che deve il proprio nome ad
pecora freschissima. I cannoli si riempiono al
uno scherzo carnevalesco che consisteva nel
momento altrimenti la scorza si ammorbidisce e
far fuoriuscire dal cannolo (termine arcaico per
non sono più croccanti.
indicare una sorta di rubinetto) di un abbeveratoio, crema di ricotta al posto dell’acqua.
25
VALORI NUTRIZIONALI 1 yogurt intero alla frutta (125g) PROTEINE
3,7 g
PROTEINE
2g
GRASSI
4,8 g
GRASSI
4g
ZUCCHERI
15,1 g
ZUCCHERI
5g
FIBRA
0,2 g
FIBRA
3g
ENERGIA
26
VALORI NUTRIZIONALI 1 cannolo Evolution
123 Kcal
ENERGIA
94 Kcal
27
28
29
NOTIZIA IN BREVE
Gli Oscar per la Salute 2018 La commissione dell’ Italian Health Award, il primo award italiano che premia la salute, ha assegnato a Chiara Manzi (Presidente dell’Associazione per la Sicurezza Nutrizionale in Cucina) l’Oscar per il campo alimentazione. È un traguardo importante che è arrivato tanto inaspettato quanto gradito e che da un valore aggiunto al lavoro di divulgazione che tutti noi
e dibattito sul nuovo libro della Dott.ssa Chiara
del Journal of Culinary Nutrition svolgiamo
Manzi “Cucina Evolution – In forma senza dieta”.
instancabilmente.
Inaugurata la nuova sede di Cucina Evolution a Parma
Master Nutrizione Culinaria 2018 Il 14 maggio parte l’edizione infrasettimanale a Parma: 6 appuntamenti dal lunedì al mercoledì,
Porte aperte nella nuova sede di Cucina Evolution
con un impegno di un modulo al mese, pensato
Academy. Sabato 17 marzo è stata una giornata
soprattutto per cuochi e pasticceri che nel fine
di gran festa tra cooking show, pranzo Evolution
settimana… lavorano di più!
30
31
NEWS DAL MONDO SCIENTIFICO
Tumore: nel 6% dei casi i responsabili sono diabete e sovrappeso/obesita’ di Ilaria Proietti
N
Globalmente, nel 2012, diabete e sovrappeso sono stati la concausa di quasi il 6% dei nuovi casi di cancro. Lo evidenzia uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Imperial College di Londra, pubblicato sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology. ella loro indagine gli scienziati brittanici,
– BMI, in inglese) superiore o uguale a 25 kg/m2.
analizzando i dati del 2012 provenienti
Per la ricerca gli esperti hanno valutato 12 diverse
da 175 paesi, hanno stimato il tasso di
neoplasie (tumore al fegato, all’endometrio, al
incidenza di tumore associato a diabete e a un
pancreas, al seno, alle ovaie, alla tiroide, tumore
indice di massa corporea (Body Mass Index
esofageo e colorettale, adenocarcinoma ai reni,
32
alla colecisti e del cardias) e le hanno analizzate
sono quelle del fegato (43% circa) e il tumore
secondo la compresenza o meno di fattori di
colorettale (21% circa), mentre nelle donne
rischio quali il sovrappeso (o l’obesità) e il diabete.
prevale l’incidenza di tumore al seno (circa il
I dati sono stati poi ulteriormente suddivisi e
30% dei casi) seguito da quello all’endometrio
analizzati per sesso e fascia d’età dei pazienti
(24% circa). A livello globale, il cancro al fegato e
considerati.
all’endometrio rappresentano quelli con il maggior contributo riferibile ai due fattori di rischio (24,5%
I risultati dello studio mostrano che il 5,6% di
e 38,4% rispettivamente).
tutti i casi di tumore del 2012, vale a dire circa 800.000 casi nel mondo, sono rapportabili alla
Altro dato interessante riguarda la dimensione
combinazione di questi due fattori di rischio. Di
geografica. La maggior parte dei casi sono
questi, circa 500.000 casi tra le donne e 300.000
stati registrati nei paesi occidentali ad alto
tra gli uomini (una correlazione piu’ significativa
reddito, con il 38% dei casi, seguiti dall’Asia
nelle donne). Considerando invece tali fattori
orientale e meridionale con il 24%. Tuttavia, il
singolarmente, risultano essere circa 550000
trend di incidenza (numero di casi nel tempo)
i casi di cancro associati a un alto BMI (3,9%) e
piu’ preoccupante e’ stato osservato nei Paesi a
280000 quelli correlati al diabete (2%).
basso e medio reddito dell’Asia e dell’Africa SubSahariana, dove si e’ osservato il maggior aumento
Suddividendo poi i pazienti per sesso, è
tra il 1980 e il 2002. Nell’Asia meridionale, i casi di
emerso che negli uomini le neoplasie piu’ comuni
tumore correlati a diabete sono passati negli
33
uomini dai 3500 casi del 1990 ai 6600 del 2012.
2035 la percentuale di tumori correlabili ai due
Nelle donne dell’Africa subsahariana, invece, i
fattori combinati aumentera’ del 20% negli uomini
casi di cancro associati a un alto BMI sono passati
e ad oltre i 30% nelle donne.
da 5400 nel 1990 a 9700 nel 2012. Alla luce di queste evidenze si rende sempre più Considerando che nel mondo a soffrire di diabete
necessario un intervento preventivo e tempestivo
sono 422 milioni di persone e 2 miliardi sono
condotto a più livelli: sul singolo individuo, sulla
quelle in sovrappeso o obese e dato il continuo
comunità e sui sistemi di assistenza sanitaria, allo
aumento della prevalenza di questi fattori di
scopo di rallentare o, meglio ancora, frenare tale
rischio, nei prossimi decenni si prevedono forti
trend. E’ importante mettere in atto efficaci misure
aumenti dell’incidenza di tumore correlato a
preventive (prevenzione primaria, secondaria e
diabete e BMI alto.
terziaria), di controllo e di screening con adeguate
In particolare, come sottolineano infine gli
politiche alimentari che incentivino in primis il
autori, se i tassi globali di diabete e sovrappeso
vivere e il mangiare sano.
continueranno a seguire il trend attuale, entro il
Bibliografia Pearson-Stuttard, Jonathan et al., 2018. Worldwide burden of cancer attributable to diabetes and high body-mass index: a comparative risk assessment. The Lancet Diabetes & Endocrinology , Volume 6
34
, Issue 2 , 95 – 104. http://www.thelancet.com/journals/landia/article/ PIIS2213-8587(17)30366-2/references
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35
PREVENIRE & CURARE MANGIANDO
Il tumore al seno si cura anche a tavola ? Di Salvatore Palazzo e Monica Loizzo
Certezze di tutti i colori (ben dieci!), per combattere un Big Killer.
1 Frutta e verdura … arcobaleno in tavola
effetto preventivo sul possibile sviluppo di cancro al seno, perché molto ricche di antiossidanti e vitamine (vitamina C, E e acido folico), con cui contrastare la cascata metabolica dello stress
Una meta analisi ha dimostrato che consumare
ossidativo ( alla base dei tumori ed altre patologie
almeno 5 porzioni (circa mezzo chilo ) al giorno di
degenerative ); e perché importante fonte di
frutta e verdura di tutti i colori può avere un
fibre alimentari che contrastano la Sindrome
36
Metabolica.
2-3 50 Sfumature di verde - Le crocifere : broccoli, cavoli, cavolfiore, verze…verdure che
racchiudono glucosinolati,
sostanze chimiche ad alta presenza di zolfo, dal sapore amarognolo e aroma penetrante, con evidenze di azione di contrasto al danneggiamento cellulare e di lisi delle cellule tumorali . - Le verdure a foglia verde: lattuga romana, rucola, crescione, spinaci e cavoli, che contengono folati, luteina e zeaxantina (carotenoide precursore della vitamina A), riducono il rischio di insorgenza di tumore al seno.
4 Rosso passione “Il pomodoro, astro della terra, stella ricorrente e feconda”,come recita Pablo Neruda nella sua Ode al pomodoro e come più prosaicamente una pubblicità televisiva di salsa al pomodoro ci mostra “ci offre il dono del suo colore focoso e la totalità della sua freschezza” ma anche un contenuto straordinario di licopene, sostanza antiossidante per eccellenza che ostacola la degenerazione tumorale delle cellule del seno .
5 Frutta & verdura del sole: rosso-arancione Per il suo contenuto in vitamina C, flavonoidi, oli essenziali e beta-carotene l’ arancia, originaria della Cina, India e Persia e introdotta in Europa nel XIV secolo da navigatori portoghesi, chiamata portogallo (dal greco πορτοκάλι”), possiede grandi proprietà
antiossidanti.
Sostanze
e
colori
accomunano gli agrumi alla zucca Squash, cucurbitacea
definita
SUPERFOOD
per
l’alta
concentrazione anche di acido folico, potassio, vitamina A, e al radicchio rosso.
37
6 Il marrone che nutre L’ONU ha dedicato l’anno 2016 ai legumi: per millenni lenticchie, ceci, fave e cicerchie hanno costituito una delle basi della dieta mediterranea; la Bibbia cita le lenticchie nell’iconografia di Esaù. I semi di soia (e gli alimenti derivati come il tofu, il miso, il latte di soia ) sono unici tra i legumi perché fonte concentrata di isoflavonoidi con proprietà estrogeniche deboli ma tali da bloccare l’azione di questi ormoni cancerogeni. Gli alimenti a base di soia contenenti gli isoflavoni hanno ricevuto notevole attenzione per il loro ruolo potenziale nella prevenzione e nel trattamento del cancro e dell’osteoporosi. La bassa mortalità per cancro al seno nei paesi asiatici e i presunti effetti antiestrogenici degli isoflavoni ha alimentato l’idea che la loro assunzione con la soia riduca il rischio di cancro al seno.
7 Blu come il mare ed il pesce azzurro Alti apporti nella dieta di acidi grassi polinsaturi, come l’omega-3(PUFA 3), di cui sono ricchi i pesci grassi (salmone, tonno, trota ) ma anche i nostri sgombri, acciughe, sardine, e pesce spada hanno dimostrato che le donne hanno una riduzione del rischio di ammalarsi di cancro al seno.
8 Giallo come l’oro Le olive (non in salamoia) contengono fino a 16 g/kg di polifenoli quali acteosidi, idrossitirosolo, tirosolo
e
acidi
fenil
propionici,
agenti
antipromotori della carcinogenesi. L’olio extra vergine d’oliva contiene quantità minori di idrossitirosolo e tirosolo, e anche secoiridoidi e lignani in abbondanza. Sia le olive che l’olio d’oliva contengono quantità sostanziali di altri agenti antitumorali come squalene, terpenoidi e l’acido oleico.
38
Uno studio randomizzato ha suggerito per
frutti di bosco ( mirtilli, lamponi, ribes nero, more),
primo che l’olio d’oliva, sempre da preferire
sambuco con un intensità colorico correlato alla
per le cotture e per il condimento degli alimenti,
quantitativo presente; INDOLI, ricchi di derivati
ha un forte effetto protettivo sull’insorgenza
dello zolfo, come le Crucifere; ACIDO ELLAGICO
del carcinoma mammario in post-menopausa,
nei frutti di bosco e con azione di anticancerogenesi
dimezzandola.
estrogenica. Negli animali una dieta integrata al 5% di polvere di mirtilli ha mostrato protezione
9 Il colore viola … Per
la
sono l’
presenza
di
resveratrolo
contro la carcinogenesi mammaria mediata da 17β-estradiolo (E2). le
uve
archetipo dei frutti utilizzati a scopi
nutrizionali anticancro. Anche l’ antiossidante fitoalessina presente nelle uve rosse, ha effetti chemiopreventivi. Gli alimenti naturalmente viola contengono sostanze con azioni antitumorali: ANTOCIANINE, responsabili dei riflessi blu/viola, presenti nel cavolo rosso, nelle melanzane, uva,
10 Tessere la salute: dal fiore azzurro al seme prezioso I semi di lino oltre a contenere acidi grassi essenziali, mucillagini, proteine, minerali, vitamine B1, B2, E e soprattutto F sono ricchi di lignani in grado di ridurre il rischio di ammalarsi di cancro al seno.
Bibliografia Aune D et al., Breast Cancer Res Treat. 2012 Jul;134(2):479-93.
2004 - Volume 13 - Issue 4 - p 319-326 .
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39
Dolci Evolution... Più fibra di una mela! di Giulia Frank
Una dieta ricca di grassi e zuccheri è correlata alle malattie più frequenti di quest’epoca, quali malattie metaboliche, cardiovascolari, neurodegenerative e tumori. Perché privarci però di un dolce se ci gratifica? Riducendo i grassi e gli zuccheri e aggiungendo fibra negli impasti, possiamo permetterci di cadere in tentazione, per di più ricavandone effetti benefici. La fibra più indicata nelle preparazioni è l’inulina a catena lunga che rallenta ed in parte impedisce l’assorbimento di zuccheri e grassi mantenendo l’effetto prebiotico.
S
appiamo bene che una dieta ricca di grassi
e tumori. Proprio per questo motivo, la prima cosa
e zuccheri è correlata alle malattie più
di cui veniamo privati in un regime alimentare è
frequenti di quest’epoca, quali malattie
ciò che più ci fa sentire coccolati: il dolce.
metaboliche, cardiovascolari, neurodegenerative
40
È proprio questa privazione che fa entrare in quel circolo vizioso, per cui, specialmente i più golosi, cadono in tentazione, con i conseguenti sensi di colpa, che portano nuovamente alla privazione. Perché però fare a meno di un qualcosa che ci gratifica? Grazie alla collaborazione tra arte della pasticceria e scienza, siamo ora in grado di ridurre l’eccesso di grassi e zuccheri semplici, mantenendo però quel gusto inconfondibile tipico dei dolci. Ciò però non è sufficiente: la Fibra è un elemento che non può mancare! Questa, infatti, rallenta ed in parte impedisce l’assorbimento di zuccheri e grassi nell’intestino, in modo da mantenere per un tempo più prolungato il senso di sazietà. Inoltre, rallenta il rilascio degli zuccheri nel sangue, prevenendo alterazioni metaboliche correlate a patologie, quali il diabete. Dal momento che i dolci costituiscono una delle fonti primarie di zuccheri, sebbene questi siano ridotti, dobbiamo quindi essere sicuri che il loro assorbimento avvenga il più lentamente possibile. Come aggiungere quindi fibra ai nostri dolci? 1/3/2018
Vi sono molte IMG_6007.JPG
possibilità, dall’associare o sostituire
le farine più raffinate con farine più ricche in fibra, come ad esempio la farina di fagioli e di ceci, ad inserire come ingredienti delle verdure, o utilizzare fibre naturali, come ad esempio l’Inulina. Le Inuline L’Inulina è una fibra solubile, presente in natura in molti vegetali da cui viene estratta, come la cicoria. Da diversi studi è emerso che contribuisca a neutralizzare lo stato infiammatorio
dell’intestino.
Tuttavia,
ne
esistono diverse tipologie e da queste dipendono anche gli effetti sul nostro corpo. Chimicamente possiamo immaginarla come una catena con più ramificazioni, composta da tanti anelli di fruttosio, e le sue funzioni variano proprio a seconda della lunghezza di tale catena e della quantità di ramificazioni presenti.
41
lunga è proprio la sua lunghezza e la presenza di più ramificazioni. Queste, nella realizzazione L’Inulina a catena corta, infatti, è meno ramificata
di un dolce, renderanno i prodotti più cremosi,
e rappresenta un ottimo nutriente per la nostra
senza la necessità di aggiungere grassi. Durante
microflora intestinale buona, assumendo un
la cottura e la lievitazione, inoltre, la fibra sarà
effetto cosiddetto prebiotico. Lo svantaggio però
più resistente e si spezzerà solo in poche parti,
consiste proprio nell’essere così corta: durante
che arriveranno così all’intestino ancora come
la cottura o la lievitazione, infatti, la temperatura
catene sufficientemente lunghe da intrappolare
e i lieviti possono far sì che gli anelli si separino
gli zuccheri e i grassi, in modo da rallentarne
e al nostro intestino arrivino solo singoli anelli di
l’assorbimento. Questo tipo di Inulina comunque
fruttosio, che assorbiremmo come zuccheri.
svolge anche l’effetto prebiotico.
Al contrario, il pregio dell’Inulina a catena
È quindi fondamentale utilizzare un Inulina a catena lunga, specialmente in quei piatti che
Bibliografia Guarino MP, Altomare A, Barera S, Locato V, Cocca S, Franchin C,
Lipopolysaccharide in Human Colon. PLoS One. 2017 Jan 9;12(1)
Arrigoni G,
Manzi C., Antiaging con gusto, Sperling & Kupfer, 2014
Vannini C, Grossi S, Campomenosi P, Pasqualetti V, Bracale M, Alloni R, De Gara L, Cicala M. Effect of Inulin on Proteome Changes Induced by Pathogenic
42
43
La dieta della mamma che allatta di Stefania Brescia
L
e mamme che allattano al seno sono spesso
Vediamo più nel dettaglio precisando alcuni
preoccupate da cosa e quanto mangiare,
concetti fondamentali.
cosa e quanto bere, quali siano gli alimenti
La scienza ha dimostrato che è sufficiente
da evitare, quali siano gli alimenti o le bevande
alimentarsi in modo normale mentre si allatta
utili per aumentare la produzione di latte...
e che il processo che porta alla produzione del latte
Tutte preoccupazioni naturali per una mamma,
materno è svincolato dalla presenza nella dieta
domande legittime: sia la scienza che il
materna di un determinato cibo piuttosto che un
buonsenso vengono in nostro aiuto e la risposta
altro. E’ così infatti che avviene la produzione di
per le mamme è sì articolata, ma molto semplice.
un latte adeguato per tutte: per una nutrice (la mamma che allatta) che vive in Africa, come per
La mamma cha allatta può mangiare quello
quella che vive in America o in Europa e per quella
che vuole!
che vive in India, come in Cina, e così via.
Se così non fosse, infatti, la Natura non avrebbe scelto
Indipendentemente
per noi l’allattamento come la norma biologica di
infatti, l’organismo riesce ad assimilare le
alimentazione per il neonato e il lattante, la pratica
sostanze
che ha permesso nei millenni la conservazione della
produzione del latte, che sarà sempre adeguato
specie umana sulla Terra.
44
dalla
indispensabili
dieta per
materna,
garantire
la
alle esigenze nutrizionali del proprio bambino.
Soltanto in condizione di grave denutrizione (per
aggiuntivo da circa 330 a 500 kcal/die, sono
esempio la carestia nei paesi poveri) il latte inizia
più o meno le stesse calorie che si aggiungono
a diminuire di quantità e anche la qualità risulta
all’alimentazione quotidiana durante il secondo
poi essere inferiore. Il corpo materno inizierà
trimestre di gravidanza. Il problema nel mondo
a sacrificare grassi e muscoli, per garantirne
occidentale non sussiste, in quanto molto
comunque la produzione.
facilmente cadiamo nell’iperalimentazione. Per far
Quanto devo mangiare? Un vecchio mito, a cui ancora qualcuno dà credito, sosteneva che durante l’allattamento si dovesse mangiare per due, vediamo perchè invece questo non serve! La produzione di latte viene garantita per circa due terzi dall’energia fornita dagli alimenti ingeriti dalla mamma, per il restante terzo dal grasso di deposito che ogni mamma ha accumulato durante la gravidanza. Inoltre durante il periodo dell’allattamento (e anche in gravidanza) il metabolismo della donna si modifica: infatti l’assorbimento, a livello gastrointestinale, dei nutrienti è maggiore, è come se ci fosse uno sfruttamento più vantaggioso degli alimenti. Se vogliamo parlare in termini di calorie, la
fronte a queste piccolissime esigenze aumentate per una mamma in salute basterà seguire il proprio senso di fame: magari aggiungendo un frutto come un’arancia (che ci aiuta a raggiungere più facilmente il fabbisogno di vitamina C) o una manciata di noci e/o semi oleosi, uno yogurt e abbondare un pochino con le porzioni ai pasti. Quindi non abbiamo bisogno di mangiare per due mentre allattiamo, anche perchè la produzione di latte non aumenta con l’aumentare delle calorie introdotte. Da questa vecchia raccomandazione, che prima si dava alle nutrici, deriva forse anche il mito che allattare fa ingrassare! Invece è proprio il contrario: solitamente l’allattamento porta ad una graduale perdita di peso nell’arco di 4-6 mesi dopo il parto, vantaggio sempre citato nella letteratura sui benefici dell’allattamento per la mamma: un più facile ritorno al peso precedente la gravidanza e una riduzione dell’adiposità addominale rispetto alle mamme che alimentano i loro bambini con la formula.
produzione di latte, in teoria, costa alla mamma circa 700 Kcal (negli studi il calcolo viene fatto sommando le calorie contenute in tot ml di latte prodotto e la quota per il metabolismo), ma nella realtà queste sono molte meno (le mamme arruolate negli studi, che allattano in maniera esclusiva e che hanno bimbi in salute e sono in salute esse stesse, nella loro dieta consumano anche solo 100-150 Kcal in più)! La natura ha quindi messo a punto un sistema per cui, a livello quantitativo, il processo di lattazione è sganciato dall’alimentazione materna. I nuovi LARN invece ci indicano un fabbisogno
45
Cosa devo mangiare?
latte le produce la mammella stessa, e non sono
Anche qui, stessa risposta! Possiamo mangiare le
dipendenti dalle proteine della dieta materna, così
stesse cose di sempre! E se non stiamo seguendo
come anche gli zuccheri, per esempio il lattosio
una dieta sana ed equilibrata allora questo sarà
che si produce nel seno non dipende dal lattosio
un buon momento per impegnarsi a mangiare
che mangiamo. Neanche la quantità di grassi
meglio, sia per se stesse che per il proprio bimbo,
dipende dalla quantità che mangiamo di questo
impostando le basi dell’alimentazione futura del
nutriente, ma la composizione invece, per una
bambino.
piccola parte, sì!
E lo sapevano già nell’antichità, tant’è che sono
Se per esempio la nostra dieta sarà ricca di grassi
documentate scelte alimentari migliori per le
saturi anche il latte lo sarà, se invece la nostra
nutrici, sia per le mamme stesse che per le balie:
dieta sarà ricca di grassi insaturi anche il latte lo
alla nutrice veniva garantita un’alimentazione
sarà: si può affermare che l’assunzione di grassi
migliore!
insaturi causa una modificazione qualitativa nella composizione dei grassi del latte, varia il
Ma anche dal punto di vista qualitativo la
cosiddetto profilo degli acidi grassi.
lattazione non dipende, per buona parte, da cosa mangiamo.
Questi
presupposti
ci
fanno
naturalmente
La composizione in nutrienti del latte non varia col
confermare che in allattamento, così come in
variare dell’alimentazione materna: le proteine del
un periodo al di fuori di esso, è utile cercare di mangiare in modo sano ed equilibrato, privilegiando cereali integrali e legumi, verdura e frutta di stagione, variare l’alimentazione, scegliere condimenti di buona qualità e ridurre i cibi di provenienza animale, evitare gli zuccheri aggiunti come le bevande zuccherate, secondo i consigli per una sana alimentazione dell’OMS, come indicato anche dalla piramide alimentare della dieta mediterranea. Non sarà utile invece, sempre per sfatare un vecchio mito, per aumentare la quota proteica,
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consumare più carne, formaggi e uova, in quanto la dieta occidentale è già iperproteica. Per quanto riguarda i grassi privilegiare come condimento il consumo di olio extravergine di oliva e semi oleosi. Ricordiamo che il consumo di acidi grassi polinsaturi è indispensabile per lo sviluppo del cervello e della retina dei neonati, soprattutto dei prematuri. Ma semplicemente mangiare pesce almeno 2-3 volte alla settimana garantisce un livello adeguato di questi grassi nel proprio latte, preferendo il pesce azzurro (per l’ottimo profilo degli acidi grassi), e comunque
In Spagna e in Italia comunemente vengono
pesci di taglia piccola, (che non si trovano nelle
proibiti aglio, cipolla, cavoli e asparagi che
alte posizioni della catena alimentare, dove invece
darebbero un cattivo sapore al latte, oltre a
troviamo per es. tonno e pesce spada) in quanto
legumi come i fagioli o anche i broccoli che
contengono livelli meno elevati di mercurio e altri
provocherebbero meteorismo nel neonato e nel
inquinanti purtroppo presenti nel pesce.
lattante!
Ma è proprio sicuro che posso
In Norvegia invece non si devono mangiare nè
mangiare tutto?
uva nè fragole!
Paese che vai, usanza che trovi! Questo detto è valido anche per la dieta in allattamento, nel senso che in ogni paese del mondo le usanze portano a selezionare alimenti consigliati per aumentare la produzione di latte, alimenti sconsigliati e alimenti anche del tutto proibiti! Ma anche qui...è più leggenda che realtà!
Ma queste convinzioni sono dettate più che altro da usanze e non da fondamenti scientifici. Un alimento su cui è stato fatto uno studio scientifico molto serio (in doppio cieco, cioè nè i medici sapevano cosa stanno somministrando, nè le mamme cosa stavano assumendo) è l’aglio. Ad un gruppo di mamme in allattamento veniva somministrato aglio (in capsule), all’altro gruppo invece si somministravano, senza saperlo, capsule vuote, il cosiddetto placebo. Questo studio ha dimostrato che il latte aveva un odore di aglio, analizzato in laboratorio presentava l’essenza di aglio e i bambini, le cui madri avevano assunto aglio, mangiavamo di più nella suzione successiva! Quindi apparentemente ai lattanti piace l’aglio! Sicuramente poi esisteranno bambini che non gradiscono il sapore dell’aglio e magari si rifiuteranno di poppare, ma niente paura, passato l’effetto di quell’alimento sul sapore del latte, il lattante riprenderà a poppare normalmente.
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La non accettazione da parte del lattante,
gustativo genetico del bambino con le preferenze
di un particolare sapore del latte, succede
dell’adulto: in questo momento le scelte che i
solitamente ai bambini le cui mamme mangiano
genitori compiono per i figli sono fondamentali
occasionalmente
alimento
in quanto determinano la memoria dei sapori
alimentazione
modificando la percezione del gusto congenita
mangiando in gran quantità qualcosa che magari
(verso il dolce e il salato), programmata per
non assumevano da tempo. Questo perchè è
garantire sopravvivenza e piacere. Ma qui si apre
dimostrato che già durante la gravidanza i bambini
un altro grande capitolo che sarà sviluppato in un
nella pancia percepiscono i sapori, attraverso la
altro articolo!
o
cambiano
un
determinato
improvvisamente
placenta e il liquido amniotico. Quindi il bambino sarà abituato già prima di nascere a questi sapori,
Quindi le ricerche ci confermano che durante
che saranno poi ripresentati al lattante tramite il
l’allattamento si può seguire una dieta libera e
latte materno, e che poi il lattante incontrerà di
varia, in cui sono presenti anche i cosiddetti alimenti
nuovo al momento dello svezzamento.
allergizzanti (frutta a guscio, crostacei, molluschi cioccolata, fragole e pesche) o dal sapore molto
Lo svezzamento, inteso come introduzione di
intenso (spezie come pepe, curry- le mamme indiane
cibo solido - alimentazione complementare, sarà
allora non potrebbero allattare!?- peperoncino,
poi il momento dell’incontro del patrimonio
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selvaggina, aglio e cipolla, crucifere etc etc).
Quindi non è necessario bere latte per allattare, anzi, poichè una piccolissima quota di proteine del latte vaccino assunto dalla mamma può sensibilizzare il lattante e manifestarsi con un’allergia, è utile moderare il consumo di latte e latticini mantenendosi all’interno del numero di porzioni giornaliere (max 2-3) indicate dalla piramide alimentare. Nei rari casi di allergia del lattante a queste minuscole quantità di proteine di latte vaccino (che passano nel latte materno) sarà compito del medico di fiducia indicare la dieta di eliminazione adeguata per la mamma. Le mamme intolleranti al lattosio possono assumere Molte mamme sono convinte che alcuni alimenti presenti nella loro dieta come alcune verdure e i legumi siano la causa di meteorismo e coliche nel lattante. Questo non è dimostrato scientificamente,
e
probabilmente
questa
convinzione nasce dal fatto che in questo caso parliamo di alimenti che per la loro natura provocano gas nell’adulto che li mangia! Ma se alla mamma che li mangia possono provocare gas nell’intestino, siamo certi che il gas non passa
facilmente
invece
prodotti
reperibili
sul
delattosati mercato,
ormai sempre
moderandone le quantità secondo le indicazioni precedenti.
Come posso fare se... Sono vegetariana? Se
una
mamma
segue
un’alimentazione
vegetariana (non ci si improvvisa vegetariani, non è prudente!) ben equilibrata può allattare, con le dovute accortezze, che magari già aveva in
nel sangue e non passa nel latte! Quindi via libera a verdure e legumi per la mamma, secondo la tollerabilità personale (ricordando che le fibre giornaliere da assumere per rimanere in salute sono circa 25-30 g/die e che le mamme che soffrono di colon irritabile possono assumere fibre attuando però alcuni accorgimenti, come per es. masticare molto più lentamente).
E’ vero che il latte fa latte? Un altro mito da sfatare: non è vero che l’assunzione di grandi quantità di latte (si consigliava anche fino a 1-2 litri/die) e latticini fa aumentare la produzione di latte o è comunque necessaria per la lattazione! Nessun altro mammifero beve latte per poter allattare!
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precedenza, prima del concepimento e durante
un’alimentazione senza uova, latte e derivati,
la gravidanza.
carne e pesce: è una dieta che ha un serio rischio,
La dieta vegetariana può essere ovo-latto-
il deficit di vitamina B12, che può portare a seri
vegetariana (in cui si evita carne e pesce) o latto-
danni neurologici (già del feto in gravidanza) e
vegetariana (in cui si evitano carne, pesce e uova)
anche morte. Le mamme che seguono una dieta
o ovo-vegetariana (in cui si evita carne, pesce e
vegana
latte): in questi casi le mamme solitamente sanno
integratori di vitamina B12.
devono
obbligatoriamente
assumere
bene come combinare gli alimenti per garantire
Quanto devo bere?
il miglior assorbimento di nutrienti (per esempio
Quando aumenta la necessità calorica si ha più
cereali+legumi), di vitamine e sali minerali o
fame e si mangia di più! La mamma in salute
magari assumono integratori.
quindi si regolerà di conseguenza, come
Alcuni studi sottolineano che il latte delle
abbiamo già visto, per la quantità di cibo. Così
mamme vegetariane però può risultare più
come avviene per il cibo avverrà per il fabbisogno
povero di grassi Omega 3 rispetto al latte di
idrico.
mamme onnivere.
La mamma che allatta ha bisogno di più acqua, quindi ha più sete e beve di più. E questo sarà
Le raccomandazioni delle società scientifiche per
ancor più vero se fa esercizio fisico e/o le giornate
le mamme vegetariane in allattamento ci dicono
sono molto calde.
di assumere quotidianamente una fonte affidabile di vitamina B12, come latticini, uova, o alimenti
Gli ormoni fondamentali per il processo
fortificati.
di lattazione sono la prolattina e l’ossitocina. L’ossitocina, che aumenta tutte le volte che il
Sono vegana? I casi di malnutrizione di bambini
bambino si attacca, provoca sete: quindi è utile
allattati da mamme vegetariane riguardano
tenere a portata di mano una caraffa di acqua
solitamente le diete vegane o macrobiotiche.
accanto alla poltrona, una bottiglia in borsa, per
Questo deriva dal fatto che la dieta vegana prevede
bere tutte le volte che ne sentiamo la necessità.
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prolattina se assunte in quantità moderata, mentre in quantità eccessive possono inibirla. Queste sostanze passano nel latte (rapidamente dopo l’ingestione da parte della mamma) ed esercitano il loro effetto eccitante: possono irritare, rendere nervosi e alterare i normali cicli di sonno di neonati e lattanti. Quindi il consiglio è moderazione! Gli studi ci riportano come quantità massima 5 tazzine/die di caffè per mamme di neonati dalle 3 settimane di vita in poi ma questa quantità deve scendere necessariamente per mamme di prematuri e neonati più piccoli di tre settimane, in quanto in questa fascia di età si metabolizzano molto lentamente la caffeina ed i suoi metaboliti, registrando nei piccoli valori sierici simili a quelli materni. Se per abitudine consumiamo molte volte durante la giornata queste bevande possiamo ridurne la quantità o passare a consumare i loro corrispettivi I LARN indicano per le mamme in allattamento
deteinati e decaffeinati.
circa 700 ml di acqua/die in più rispetto ad una
Anche la coca-cola e le cosiddette energy-drinks
mamma che non allatta. Ma il calcolo è presto
hanno gli stessi effetti sui lattanti in quanto
fatto: soprattutto all’inizio i neonati per garantirsi
contengono quantità simili di sostanze eccitanti,
un’adeguata produzione di latte e soddisfare
ma in più contengono elevate quantità di zuccheri,
i propri bisogni nutrizionali si attaccano non
quindi va da sé quale sarà la nostra scelta per
meno di 8 volte al giorno (il numero di poppate
soddisfare gusto e salute!
solitamente si aggira dalle 8 alle 12 nelle 24 h), se abbiamo sete (per il meccanismo suddetto)
E gli alcoolici?
durante le poppate e beviamo circa un bicchiere
L’alcool passa nel latte: passa facilmente e
di acqua (o anche meno, 100 ml per 8 volte al
rapidamente dal sangue della mamma al latte e
giorno fa 800 ml!) vediamo che durante la giornata
viceversa, tanto che la concentrazione in entrambi
il fabbisogno lo avremo ampiamente soddisfatto
i liquidi risulta essere la stessa: il picco di alcool nel
se non superato!
latte si ha da 30 a 60 minuti dopo l’assunzione della bevanda alcoolica e l’assunzione contemporanea
Ci sono mamme a cui è stato consigliato di bere
di cibo ritarda il picco di alcool nel latte.
quantità eccessive (anche 3 litri) di tisane o acqua oltre a quella bevuta abitualmente, per favorire e mantenere la produzione di latte. Questo invece è controproducente perchè può inibire la prolattina, l’ormone che fa produrre latte.
Posso bere the e caffè? Le sostanze contenute in the e caffè (teina e caffeina) possono rafforzare la secrezione di
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L’alcool presente nel latte intorpidisce il bambino, che quindi popperà di meno. La quantità di alcool contenuta in un bicchiere di vino o in una lattina di birra è capace di inibire la produzione di latte e conferire anche al latte il tipico odore di alcool. Aumentando le quantità assunte di alcool si inibisce anche il riflesso di emissione (comandato dall’ossitocina e che fa fuoriuscire il latte dalla mammella). Se in gravidanza l’obiettivo deve essere consumo di alcool zero, in quanto nessuna quantità può essere considerata sicura, in allattamento invece se capita di assumere occasionalmente bevande alcooliche nessun allarme: si abbia l’accortezza di bere ai pasti ed evitare di allattare nelle due ore successive.
E’ vero che la birra fa latte? Il malto della birra può aumentare i livelli sierici di prolattina: sembra che le nostre nonne lo avessero scoperto e da qui il mito di dover bere birra durante l’allattamento per favorire la produzione di latte e il mantenimento dell’allattamento. Sappiamo che comunque la lattazione è sganciata dalla presenza di un alimento in particolare della
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I comandamenti dell’alimentazione della mamma in allattamento Mamme in allattamento: 1. Seguite il vostro senso di fame e di sete e assumete integratori solo in seguito a carenze accertate 2. Continuate a mangiare liberamente verdure e legumi (anzi, imparate a cuocerli bene secondo i consigli della culinary nutrition per preservarne gusto, vitamine e sali minerali) 3. Variate l’alimentazione cambiando tipi di alimenti e tipi di preparazioni, usando i trucchi della culinary nutrition per abbinarli tra loro e ottenerne il massimo beneficio 4. Preferite cereali integrali, che vi saziano e vi aiutano a non sentire subito fame
5. Scegliete preferibilmente come grasso di condimento l’olio extra vergine di oliva 6. Moderate il consumo di latticini (e se il vostro bimbo soffre di coliche del lattante fatelo presente al vostro medico di fiducia), 7. Scegliete pesci di taglia piccola e preferibilmente pesce azzurro, imparando a cuocerlo per preservarne lo iodio, 8. Fate degli spuntini con frutta secca e semi oleosi (un concentrato di grassi buoni e minerali preziosi) 9. Preferite frutta fresca di stagione a succhi e bevande zuccherate e... 10. Godetevi l’allattamento e il vostro cucciolo!!!
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Journal
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