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Città e disuguaglianza / Cities and Inequality
04 YouTube link: https://www.youtube.com/watch?v=6_iYQEZnJCI&list=PL47001 udlZD1vgYv75VONymITvZAlvbLP&index=4
Oriol Nel·lo, geografo, Universitat Autònoma de Barcelona (UAB)
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Oriol Nel·lo, Geographer, Autonomous University of Barcelona (UAB)
e-mail: oriol.nello@uab.ca
One of the most striking characteristics of contemporary European societies is the increase in inequality. The phenomenon is even more impressive because it occurs after a period of relative reduction in inequalities, starting with the establishment, after the Second World War, of the welfare state pillars regarding health, retirement and unemployment. Since the 1980s, however, we have seen a sharp increase in inequality in the European societies, both in Western and Eastern Europe, after the fall of the regimes of real socialism. In cities, the increase in inequalities is fundamentally reflected through the phenomenon of urban segregation, that is, the tendency of social groups to separate in urban space according to their bidding capacity in the real estate market. Our ability to choose our place of residence, as we know, is the result of two factors. On the one hand, our income. On the other hand, the prices of land and housing. In this situation, disadvantaged social groups are forced to reside where prices are lowest. Therefore, they tend to be concentrated in areas characterized by a low-quality housing stock, poor accessibility, a shortage of equipment and services, and low-quality urban standards. Whereas the more affluent social groups also tend to settle in certain exclusive areas to enjoy better services and the benefits of living among their peers. Segregation is not only a reflection of inequality, it also contributes to maintaining and reproducing inequality. In other words, living in an area deprived of services, with low-quality housing and poor accessibility, contributes significantly to reducing opportunities for those who live there. To put it in the words of Bernardo Secchi in his latest book “Città dei ricchi, città dei poveri”, poverty is not only the result of low income, but also of living in a deficiently equipped urban area with bad services. Una delle caratteristiche più evidenti delle società europee contemporanee è l’aumento delle disuguaglianze. Si tratta di un fenomeno che impressiona ancora di più perché si verifica dopo un periodo di relativa riduzione delle disuguaglianze, a partire dall’istituzione, dopo la seconda guerra mondiale, degli accordi che hanno permesso la costruzione dello stato sociale, cioè dei benefici legati alla salute, alle pensioni, anche alla situazione di disoccupazione. Dagli anni Ottanta, tuttavia, abbiamo assistito a un netto aumento delle disuguaglianze in tutte le società dell’Europa, compresa l’Europa dell’Est, dopo la caduta dei regimi del socialismo reale. Nelle città si riflette essenzialmente attraverso il fenomeno della segregazione urbana, cioè la tendenza dei gruppi sociali a separarsi nello spazio urbano in base alla loro capacità di agire nel mercato immobiliare. La nostra capacità di scegliere il nostro luogo di residenza, come sappiamo, è il risultato di due fattori. Da un lato, il nostro reddito. Dall’altro lato, i prezzi del suolo e della casa. In questa situazione, naturalmente, coloro che hanno meno, sono costretti a risiedere dove i prezzi sono più bassi. Perché sono più bassi? Perché il parco immobiliare è di scarsa qualità, perché l’accessibilità è ridotta, perché ci sono meno attrezzature e servizi, perché gli standard urbani sono di qualità inferiore. E chi ha di più? Coloro che hanno di più, tendono anche essi a riunirsi sul territorio per godere dei vantaggi di vivere tra i propri coetanei, per godere di servizi migliori: di fatto per vivere in zone esclusive ed escludenti. Quali effetti ha il fenomeno della segregazione sulle disuguaglianze? La segregazione non è solo un riflesso della disuguaglianza, ma contribuisce anche a mantenere e riprodurre la disuguaglianza. In altre parole, il fatto di vivere in un luogo privo di servizi, di qualità inferiore, con una peggiore accessibilità, contribuisce in modo significativo a ridurre le opportunità di chi ci vive. Secondo le parole di Bernardo Secchi nel suo ultimo libro “Città dei ricchi e città dei poveri”, la povertà non è solo il risultato di un reddito basso, ma anche del vivere in un’area urbana scarsamente attrezzata e con servizi scadenti.
Cosa possiamo fare attraverso la pianificazione urbana per combattere questa situazione? In sostanza abbiamo bisogno di un insieme di fattori. In primo luogo abbiamo bisogno di risorse per agire, per migliorare nello specifico le condizioni di vita in quelle aree che sono meno dotate, meno attrezzate, meno ben servite. È molto importante tenere presente che queste risorse non possono essere solo risorse locali. Perché? Perché nella stessa segregazione urbana si verifica il seguente paradosso: chi ha meno si concentra dove i prezzi sono più bassi. Ok, i prezzi sono più bassi perché ci sono meno servizi, meno attrezzature e la qualità dell’urbanizzazione è peggiore. D’accordo. Ma allo stesso tempo, il fatto di avere tutta questa popolazione che vive insieme in comuni caratterizzati da queste condizioni constribuisce a rendere la base imponibile di questi comuni inferiore a quella di altri, cosicché le risorse che questi comuni hanno, ad esempio per far fronte al miglioramento delle condizioni di vita, sono inferiori. Pertanto è necessario che queste risorse possano essere distribuite sul territorio attraverso meccanismi di ridistribuzione preventiva. E questo ci porta alla seconda necessità: abbiamo bisogno di cooperazione tra i diversi livelli dell’amministrazione. Le politiche contro la segregazione e i suoi effetti non possono essere sviluppate solo a livello locale neanche possono essere avviate solo a livello sovra-locale, abbiamo bisogno di cooperazione tra questi due livelli. La terza condizione è che servono politiche di natura trasversale. Cosa intendiamo con questo? Che non possiamo agire solo su un aspetto. Non possiamo migliorare le condizioni di vita di un quartiere agendo solo sulle abitazioni o sugli spazi pubblici, o sulle attrezzature, o solo sui trasporti. Dobbiamo intervenire su tutti gli aspetti che compongono la vita collettiva. E inoltre, e questo è il quarto requisito, dobbiamo farlo in modo che gli abitanti non siano solo i destinatari di queste politiche, ma siano di fatto i loro promotori, i loro protagonisti. La riabilitazione dei quartieri, intesa solo come esercizio amministrativo, è destinata, nella maggior parte dei casi, al fallimento.
Urban segregation and its effects can be tackled with urban policies. To develop them, a number of factors are necessary. First, we need resources to act, to specifically improve living conditions in those areas that are least equipped and served. It is very important to note that these resources cannot be just local resources. As we have seen, low-income social groups tend to be concentrated in areas where prices are lower. This is so because in these areas there are fewer services, less equipment and the quality of the urbanization is worse. At the same time, the concentration of the low-income population in certain municipalities means that the tax base in these areas is lower than in others. So the resources that these municipalities have to improve living conditions are limited. That is why it is necessary for resources to be distributed throughout the urban territory through preventive redistribution mechanisms. This brings us to the second requirement: the need of cooperation between the different levels of administration. Policies against segregation and its effects cannot be undertaken only at the local level nor can they be promoted only at the supra-local level, cooperation between these two levels is necessary. The third condition is that we need policies of a cross-cutting nature. We cannot improve the living conditions of a neighbourhood by acting only on a single issue: housing public spaces, equipment, public transport and so on. We must intervene at the same time on all aspects that make up collective life. And furthermore, and this is the fourth requirement, urban renewal policies must be implemented in such a way that the inhabitants are not only their recipients, but their promoters, their protagonists. A neighbourhood intervention that is proposed solely as an administrative exercise is doomed, in most cases, to failure.
One last consideration must be taken into account. Improving living conditions in a neighbourhood can have perverse effects, depending on the circumstances. For example, improving public spaces, equipment or accessibility may result in an increase in housing prices that makes it impossible for low-income people to access or maintain residence in this neighbourhood. To avoid perverse effects, while developing urban renewal policies, sound social housing policies need to be implemented. The search for greater social justice requires the implementation of structural policies in the field of the labour market, taxation and education, among others. At the same time, the fight against inequalities requires the development of urban policies. Urban policies that aim to guarantee the right to the city of all citizens. That is, the right of each and everyone, wherever they live, to have reasonably equitable access to income and services. E, infine, l’ultima condizione di successo nella lotta alla segregazione e ai suoi effetti, è quella di governare le trasformazioni. Dobbiamo governare il processo che queste politiche innescano. In che senso? Nel senso che se miglioriamo le condizioni di vita in un quartiere, questo può avere, a seconda delle circostanze, effetti perversi. Cosa intendiamo con questo? Ad esempio, se miglioriamo gli spazi pubblici o le attrezzature o l’accessibilità, il mercato può rendersene conto e i prezzi possono aumentare in modo tale che l’accesso a questo quartiere (o anche mantenere la residenza in questo quartiere), può diventare inaccessibile per le persone a basso reddito. Per questo motivo, mentre generiamo le trasformazioni, dobbiamo monitorare e intervenire in altri ambiti. Ad esempio, nelle politiche abitative, per evitare situazioni di sfollamento come quelle di cui abbiamo parlato. La lotta contro le disuguaglianze, la lotta per una maggiore giustizia sociale, richiede misure strutturali, nel campo dell’occupazione, nel campo della fiscalità, nel campo della formazione. Ma può essere affrontata anche dal punto di vista delle politiche urbane. In che senso? Nel senso di garantire a tutti quello che chiamiamo il diritto alla città. Cioè il diritto di ciascuno, indipendentemente dal luogo in cui vive, di avere un accesso ragionevolmente equo al reddito e ai servizi.
Alcuni principali riferimenti A few key references
Blanco, I. & Nel·lo, O. (2020). Quartieri e crisi. Segregazione urbana e innovazione sociale in Catalogna. Rome: INU Edizioni. Fregolent, L. & Nel·lo, O. (2021). Social Movements and Public Policies in Southern European Countries. Cham: Springer. Harvey, D. (1973). Social Justice and the City. London: Edward Arnold. van Ham, M; Tammaru, T.; Ubareviciene, R. and Janssen, H. (2021). Urban Socio-Economic Segregation and Income Inequality: a Global Perspective. Cham: Springer. Nel·lo, O. (2016). La città in movimento. Crisi sociale e risposta dei cittadini. Roma: Edicampus. Nel·lo, O. (2019). La città di Pasqual Maragall. Milano: Franco Angeli [Prefazione: Colau, A., Postfazione: Cecchini, A.]. Secchi, B. (2013). La città dei ricchi e la città dei poveri. Roma-Bari: Laterza. Soja, E. (2010). Seeking Spatial Justice. Minneapolis: University of Minnesota Press.