amarcord
di Pino Lazzaro
Carissimi, D’Adda, Gastaldello, Matri
La partita che non dimentico… e altro ancora Si sa, dai e dai finisce. Deve finire. Per l’età, per l’usura, per la testa, perché hai meno voglia di prima, perché … perché… perché…. Hanno inventato quella frase, sì, quell’appendere le scarpe al classico chiodo e ogni anno immancabilmente se ne aggiungono parecchi di scarpini, ancora e ancora, c’è poco da fare, è una ruota che gira. Qui abbiamo così voluto dare spazio a… otto di questi famosi scarpini: di due calciatrici e due calciatori che hanno infine deciso di tirare una riga per quel che riguarda il calcio giocato. A loro (come a tutti gli altri) i complimenti per il percorso fatto e un grande in bocca al lupo per quello che verrà. Forza e avanti. Marta Carissimi
“Ho sempre dato tutto”
1.
“Quella che subito mi torna alla mente è la partita al Franchi, con la Fiorentina, era il 6 maggio 2017, certo che me lo ricordo, anche perché in quei giorni c’è pure il mio compleanno. Contro il Tavagnacco, era la penultima partita della stagione, vincendo avremmo vinto il campionato, il primo scudetto. Un anno quello davvero eccezionale, tutto funzionò per bene, noi come gruppo, la società, la città. Contro il Tavagnacco dunque, con la possibilità di giocare proprio al Franchi e quella festa che venne organizzata, gli sbandieratori, il corteo storico. 8000 spettatori, nonostante il diluvio che era venuto giù poco prima. Vincemmo 2 a 0 e primo – ancora unico – scudetto per una città che per il legame che ha con la Fiorentina, a me pare più un grande paese, difficile trovare qualcuno che non tifa. E l’ho capito proprio io che non sono di Firenze, bastava andare che so dal panettiere o dal salumiere, capitare nel discorso sulla Fiorentina e quanta partecipazione. A fine partita ricordo sì la mia personale felicità ma ancor più quella che potevo vedere negli occhi e nel viso di compagne che erano di lì, da anni e anni, penso subito ad esempio alla Orlandi e alla Guagni, loro che in quell’ambiente avevano vissuto gli alti e i bassi. Un colore? Naturalmente il viola e ricordo più di ogni altra cosa l’ingresso in campo: nel riscaldamento c’era sì un
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po’ di gente ma poi, quando siamo uscite per cominciare, che brividi per quelle due tribune così piene, proprio da pelle d’oca”.
2.
“Personalmente penso d’aver fatto il massimo, ho sempre dato tutto, pur portando avanti oltre il calcio sia lo studio che il lavoro. Posso dire così che mi sono “spremuta” con la massima applicazione e il massimo impegno, se potevo poi in effetti fare Marta Carissimi, classe 1987. Dopo gli inizi a Gassino (To) ha giocato via via con Torino, Bardolino Verona, Inter Milano, Stjarnan (Islanda), Verona Agsm, Fiorentina e Milan. Per lei 56 presenze con la Nazionale azzurra e un palmares con due scudetti (Verona Agsm e Fiorentina) e due Coppe Italia (Fiorentina); in più scudetto e Coppa d’Islanda con lo Stjarnan.
di meno o di più è un qualcosa a cui non so rispondere. Di certo meno sì, se non mi fossi impegnata come ho fatto e magari quello che posso aver raccolto non può essere forse commisurato con quanto ci ho messo, ma è un’altra storia. Comunque sono soddisfatta, rimpianti non ne ho, so quello che ho fatto e come l’ho fatto, con passione e professionalità. E poi, come capita nello sport e in fondo nella vita, non tutto poteva dipendere da me: anche fare il massimo a volte può non bastare”.
3.
“È stato un qualcosa che è andato maturando, con sempre maggior consapevolezza. Ho avuto modo insomma di capire d’aver dato in campo tutto quello che potevo, impegnandomi pure a trasmettere alle compagne, specie quelle giovani, quel che nel