Anno 2018 n° 5 Maggio
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Morosità nei servizi pubblici in Liguria. Il punto, tra evasione e povertà
Quanto sono presenti in Liguria i fenomeni della morosità e dell’evasione rispetto al pagamento delle utenze e dei servizi pubblici? Quanto ci dicono questi dati in merito alla diffusione della povertà, da un lato, e del malcostume dei “furbetti” che preferiscono non pagare, dall’altro?
Newsletter realizzata all’interno delle iniziative del Progetto InformaConsumatori finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi del D.M. 6 agosto 2015. I contenuti possono essere utilizzati liberamente citandone la fonte.
Le associazioni liguri dei consumatori hanno affrontato il problema giovedì 31 maggio a Genova, alla Sala del Bergamasco della Camera di Commercio, nel corso del convegno pubblico “Servizi pubblici: morosità, evasione, povertà”, promosso da Assoutenti in collaborazione con l'Istituto Ligure per il Consumo ed il Coordinamento Ligure Consumatori Utenti, che ha visto la partecipazione e il dibattito di rappresentanti di istituzioni locali e aziende partecipate. “E’ necessario colpire chi evade” ha introdotto Furio Truzzi Presidente di Assoutenti “E al contempo trovare il modo di non infierire su chi non ha i mezzi per pagare le bollette”. Come dichiarato dall’AD di Iren Mercato Ing. Gianluca Bufo, 30.000 utenze morose sul territorio genovese, pari a 33 milioni di euro di credito scaduto, pesano sui bilanci dell’azienda solo per quanto riguarda l’acqua. Di questi ben 9 milioni sono scaduti da più di due
anni e 11 milioni sono morosità dei condomini, i quali a loro volta - ha spiegato Pierluigi D’Angelo, Vicepresidente di ANACI - registrano ormai il 20-25% di mancati incassi nei propri conti. Non va meglio la situazione delle casse del Comune di Genova: “Nel bilancio della città c’è un buco da 736 milioni di euro a causa principalmente di multe non pagate e TARI non corrisposte” ha spiegato l’Assessore al Bilancio Pietro Piciocchi. “Per quanto riguarda la TARI viene incassato regolarmente il 75% del dovuto, entrate che arrivano all’88% nei 5 anni successivi”. Vale a dire che per ogni anno fiscale manca all'appello il 12% della tassa. Morosità e inadempienze finiscono per avere conseguenze negative sui cittadini che pagano sempre e in modo regolare: ciò accade direttamente, attraverso meccanismi che prevedono di redistribuire i crediti scaduti sulle bollette degli altri utenti (a titolo di esempio, per l’ATO - Ambito Territoriale Ottimale genovese, nella misura del 2-3% dei mancati incassi sul fatturato dopo 24 mesi); o indirettamente, come nel caso del bilancio comunale, che per sopperire alle mancate entrate, è costretto ad accantonare somme ingenti (attualmente ben 242 milioni di euro) che potrebbero altrimenti essere investite in servizi per la comunità. Per non parlare dei casi estremi che vedono tagliare le utenze a interi condomini, dunque decine di famiglie, a causa del mancato pagamento di alcuni. Diverse le soluzioni e le proposte emerse nel corso del convegno: un protocollo tra Comune, Anaci e Iren Mercato per intervenire con piani di rientro e rateizzazione da proporre a chi non paga, fin dalla prima morosità; strumenti tecnologici che aiutino a individualizzare le forniture (telemetering e telelettura nel caso dell’acqua) o a passare a un sistema di tariffazione puntuale (nel caso dei rifiuti sarà prossimamente possibile misurare quanto i singoli utenti conferiscono attraverso una scheda TARI elettronica e su questo calcolare il dovuto ad Amiu). Ci sono poi l’impegno del Nucleo Operativo Antievasione istituito dal Comune di Genova nell’ambito della Polizia Municipale per individuare chi non paga e aumentare il tasso di riscossione e quello della città metropolitana per ridurre le perdite della rete idrica, che in alcune zone dell’ambito territoriale arrivano al 35-40%. Quel che è certo è che bisogna fare squadra e cercare soluzioni nuove e condivise tra tutti gli attori in campo, istituzioni, aziende, associazioni dei consumatori e cittadini, per affrontare efficacemente e vincere una sfida tanto complessa. Sono intervenuti al Convegno Gianluca Bufo - AD Iren Mercato; Pierluigi D’Angelo - Vice Presidente Anaci; Simone Ferrero Consigliere del. servizi a rete Città Metropolitana; Laura Lo Forte Ufficio Tutela del Consumatore della Regione Liguria; Tiziana Merlino Direttore Generale AMIU Pietro Piciocchi - Assessore Bilancio e Patrimonio Comune di Genova.
Buoni postali: il Tribunale di Genova condanna Poste Italiane a risarcire una famiglia per 30.000 euro di Codacons Liguria
prevalenza alle prime”.
Nasce la convenzione tra Lega Consumatori Liguria e Associazione dei Carabinieri di Lega Consumatori Liguria
Avevano investito i risparmi di una vita e oggi si sono visti riconoscere i loro diritti. Era il 2001 quando due coniugi genovesi decidevano di investire i loro risparmi, 20.000.000 delle vecchie lire, in Buoni Postali. Queste somme sarebbero dovute triplicare dopo 14 anni: questo era il contratto stipulato con Poste Italiane. Alla scadenza dei buoni, l’amara sorpresa: un Decreto del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica aveva modificato la disciplina dei buoni, prevedendo un interesse lordo pari al 35%, non già il triplo della somma investita. Pertanto, a fronte dell’investimento di venti milioni di vecchie lire, circa € 10.330,00, gli investitori avrebbero avuto diritto alla minor somma e cioè poco più di € 13.000,00. Rivoltisi al Codacons della Liguria, hanno citato in causa Poste Italiane, che si vede ora condannata a restituire, come da accordi iniziali del 2001, l’importo investito triplicato, ovvero circa € 30.000,00 .
“La sentenza ha dato pienamente ragione ai risparmiatori”, riferisce l’Avv. Diana Barrui, presidente Codacons Liguria, che ha patrocinato la causa, “stabilendo che nella disciplina dei buoni postali fruttiferi il vincolo contrattuale tra emittente e sottoscrittore dei titoli si forma sulla base dei dati risultanti dal testo dei buoni; il contrasto tra le condizioni apposte sul titolo e quelle stabilite dal D.M. dev’essere risolto dando
Si è svolto giovedì 17 maggio l'incontro tra Lega Consumatori Genova e l'Associazione Carabinieri di Genova per presentare la convenzione recentemente sottoscritta tra le due organizzazioni finalizzata a rafforzare la tutela dei consumatori sul territorio. Scopo dell'incontro è stato quello di illustrare l'attività svolta da Lega Consumatori, con particolare riferimento all'attività di sportello comprendente la consulenza, l'assistenza, la gestione dei reclami, finalizzata a risolvere le problematiche segnalate dagli utenti in materia consumeristica. Come sottolinea Alberto Martorelli, Vice Presidente di Lega Consumatori Genova, durante l'incontro sono stati approfonditi alcuni dei principali temi di attualità per i consumatori, a cominciare dai numerosi cambiamenti in corso nel settore energia-gas e nel comparto delle telecomunicazioni; notevole interesse ha altresì suscitato il servizio di tutela dei consumatori in materia bancaria e finanziaria realizzato dagli esperti di Lega Consumatori attraverso l'apposito sportello. Come evidenziato dalle due Associazioni, nei prossimi mesi verrà inoltre organizzato un ulteriore incontro per approfondire le specifiche tematiche segnalate dai soci come previsto dalla convenzione in oggetto. Tali incontri fanno peraltro parte del programma di iniziative sul territorio previste da Lega Consumatori Liguria nel corso dell'anno per informare in modo semplice e efficace i cittadini su come tutelare i propri diritti ed illustrare le novità in materia consumeristica.
Nuove norme privacy: che cos’è il GDPR, in vigore dal 25 maggio di Adiconsum
Collegandovi sui social media, ma anche utilizzando la vostra abituale app di messaggistica, o le mail ricevute da soggetti privati o pubblici in possesso di vostri dati, avrete sicuramente notato che negli ultimi tempi comparivano delle informative che vi informavano dell’aggiornamento della policy dei servizi erogati e veniva citato il Regolamento UE 2016/679. Ma che cos’è e a cosa serve il Regolamento UE 2016/679? È conosciuto come GDPR, acronimo di General Data Protection Regulation, il nuovo Regolamento Europeo sul trattamento dei dati, aggiornando le norme ai recenti sviluppi della tecnologia. Sapevate, infatti, che mettendo anche semplicemente un “mi piace” sui social o navigando online, è possibile, grazie a programmi ad hoc, sapere in che data, ora e luogo ci siamo connessi ad internet e conoscere le nostre abitudini, i nostri gusti, i nostri bisogni, ecc.? Grazie a queste informazioni, le aziende possono elaborare un nostro profilo ed inviarci messaggi promozionali personalizzati. Alla luce della necessità di trasmettere i nostri dati dagli Stati membri dell’Unione europea ad altre parti del mondo e della necessità dei cittadini di proteggere i propri dati, l’UE ha varato il nuovo Regolamento.
In estrema sintesi le novità introdotte dal Gdpr sono le seguenti: · maggiore trasparenza nel raccogliere e trattare i dati · più diritti (accesso, cancellazione, oblio, limitazione del trattamento e portabilità) che permetteranno di avere più controllo sui propri dati personali · maggiori responsabilità per i titolari, i responsabili e gli incaricati del trattamento (RPD-Responsabile Protezione Dati o DPO-Data Protection Officer) · nuove regole per i trasferimenti di dati verso Paesi terzi e organismi internazionali.
Nello specifico, ecco i diritti degli utenti, alcuni di questi sono nuovi, altri sono stati rafforzati: Diritto di accesso: L’utente ha il diritto di ricevere una copia dei suoi dati personali, che sono oggetto di trattamento. Diritto di cancellazione (diritto all’oblio) – rafforzato rispetto a quello precedente: l’utente ha il diritto di chiedere la cancellazione dei propri dati (anche dopo la revoca del consenso al trattamento). Il titolare del trattamento dei dati (RPD-Responsabile Protezione Dati o DPO-Data Protection Officer) ha l’obbligo, nel caso abbiano resi pubblici tali dati di informare della richiesta di cancellazione anche gli altri titolari che trattano i dati personali cancellati, compresi “qualsiasi link, copia o riproduzione”. Diritto di limitazione del trattamento: si tratta di un diritto più esteso rispetto al “blocco”; l’utente ha, infatti, il diritto di chiedere una limitazione, in caso di utilizzo illecito dei dati, in caso di richiesta di rettifica dei dati (in attesa che il titolare provveda alle modifiche), e in caso di opposizione al trattamento, in attesa della valutazione da parte del titolare del trattamento.
Diritto alla portabilità (nuovo diritto): l’utente ha il diritto di chiedere il trasferimento ad altro titolare solo per i dati per i quali ha espresso il consenso o a seguito di un contratto stipulato con il titolare. Tale diritto non può essere esercitato nel caso di dati contenuti in archivi di interesse pubblico o comunque ai trattamenti non automatizzati, cioè cartacei. La portabilità è vietata nei casi di trasferimento dei dati a Paesi extra Ue o organizzazioni internazionali che non rispondono a standard di sicurezza in materia di tutela.
Telemarketing aggressivo: la trappola dello scambio di persona per proporre offerte di Adoc Liguria
A beneficiare delle nuove regole saranno solamente i cittadini europei che, in questo senso, si trovano in una posizione privilegiata rispetto agli altri continenti soggetti alle più blande leggi americane. Modalità di esercizio dei diritti Per esercitare tali diritti, l’utente, una volta inoltrata la richiesta di esercizio dei propri diritti, ha il diritto di ricevere una risposta dal titolare del trattamento dei dati entro 1 mese dalla richiesta, sia in caso di risposta affermativa che negativa, estensibile a 3 mesi in caso di particolare complessità. La risposta, fornita in forma scritta, salvo diverse indicazioni dell’utente, deve essere intelligibile, concisa, trasparente, facilmente accessibile e scritta con un linguaggio semplice e chiaro. L’esercizio dei diritti è gratuito; spetta però al titolare del trattamento dei dati stabilire l’ammontare di un eventuale contributo nel caso di richieste infondate o eccessive. Le aziende che non aggiornano le proprie policy sul trattamento dei dati, sono passibili di pesanti sanzioni fino al 4% del fatturato aziendale. Per saperne di più, consulta il leaflet predisposto dal Centro Europeo Consumatori Italia e la guida del Garante della privacy.
L’Adoc sta ricevendo in questi giorni un numero sempre crescente di segnalazioni in merito ad un nuovo fenomeno di telemarketing aggressivo: l’operatore ad inizio chiamata sbaglia, sistematicamente e volontariamente, il nome dell’intestatario dell’utenza per poi proporre offerte, bypassando anche l’iscrizione al Registro delle Opposizioni. Un altro capitolo di disagio per gli utenti si aggiunge alla lunga lista di fenomeni di telemarketing aggressivo. Numerose le segnalazioni da parte dei consumatori del nuovo fenomeno, che aggira le regole e i limiti del Registro delle Opposizioni “Alcuni consumatori ci hanno segnalato di aver ricevuto, nell’arco di una settimana, anche 20 telefonate da parte dello stesso operatore, diverso da quello con cui si è stipulato il contratto, tutte indicando un nominativo sbagliato e sempre diverso ad inizio chiamata, con seguente offerta promozionale, nonostante la contestazione dell’utente sia in ordine al nominativo sia in merito all’iscrizione della linea telefonica nel Registro delle Opposizioni – dichiara Roberto Tascini, Presidente dell’Adoc – al momento il fenomeno, a quanto ci risulta, è circoscritto alla telefonia fissa, sia per le vecchie
utenze che le utenze attivate di recente. E risulta particolarmente odioso, in quanto gli operatori si fanno beffe dell’utente, trincerandosi dietro un presunto errore di nominativo, ma con l’unico fine di proporre offerte in modo aggressivo. E, in questo modo, gli operatori aggirano anche i limiti imposti dall’iscrizione della linea nel Registro delle Opposizioni. Il fenomeno del telemarketing selvaggio e molesto è proliferato e assume sempre nuove forme: oggi un consumatore che sia intestatario di utenze, titolare di conti corrente o che abbia richiesto preventivi online riceve in media dai 10 ai 15 contatti commerciali a settimana. Di questi, il 90% è composto da chiamate, il restante 10% da sms. Inoltre, risulta particolarmente odioso il fenomeno del recalling: il 70% dei consumatori riceve chiamate dallo stesso operatore, anche se risponde e si dichiara non interessato all’offerta. Si possono ricevere anche 5-7 chiamate settimanali dallo stesso operatore. L’unico strumento che ad oggi consente al consumatore di “difendersi” dalle offerte commerciali indesiderate è il Registro delle Opposizioni. Ma è uno strumento spuntato e limitato, nonostante la recente riforma che ne ha allargato il raggio di operatività.”
Turismo: nessuno tocchi il diritto di ripensamento! di Federconsumatori
In attesa della formazione del nuovo Governo, le Commissioni di Camera e Senato proseguono i propri lavori. In particolare quelle a cui spettano le competenze in materia turistica sono impegnate nel recepimento della Direttiva UE che mira a ridefinire il cosiddetto “pacchetto turistico” alla luce dell’evoluzione delle abitudini relative alle modalità di prenotazione di viaggi e soggiorni. In tal senso, dalle prime informazioni che ci arrivano, intravediamo nubi minacciose all’orizzonte. Sembrerebbe, infatti, che nel recepire il testo le Commissioni stiano operando delle modifiche peggiorative. La più grave sarebbe quella relativa al diritto di recesso nel caso di prenotazione effettuata al di fuori dei locali commerciali: attualmente il Codice del Consumo prevede che il cittadino, per qualsiasi bene o servizio acquistato in tale modalità, abbia 14 giorni a disposizione per esercitare il diritto di ripensamento e recedere dal contratto senza alcuna limitazione o penale. Secondo le prime indiscrezioni, in materia di prenotazione di viaggi e soggiorni, si ipotizza di ridurre tale tempistica a 5 giorni. Un’ipotesi inaccettabile: il Codice del Consumo non si tocca! Se qualche modifica può essere proposta deve essere solo migliorativa. Non accetteremo nessun compromesso al ribasso. Per questo rivolgiamo un appello al Parlamento ed al futuro Governo affinché la Direttiva sia recepita così come proposta dall’UE, senza alcuna modifica peggiorativa, ma soprattutto senza mettere mano ai diritti stabiliti dal Codice del Consumo.
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