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Il “cammino sinodale”... verso il disastro di
Julio Loredo
Ad ottobre si riunirà a Roma il “Sinodo sulla sinodalità”, con una seconda sessione prevista per ottobre 2024. Si propone come modello il cosiddetto “cammino sinodale” tedesco. Che cosa si cela dietro questo evento, che qualcuno vorrebbe fosse uno spartiacque nella storia della Chiesa?
Quasi a ribadire che non si tratta affatto di un’assemblea ordinaria
Col lemma “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, Papa Francesco ha convocato a Roma un “Sinodo sulla sinodalità”. Tecnicamente, si tratta della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi Diversi fattori, però, fanno di quest’Assemblea un evento fuori dal comune, che taluni vorrebbero fungesse perfino da spartiacque nella storia della Chiesa.
Un’assemblea per niente “ordinaria”
Un primo fattore è la sua strana struttura. Dopo un’ampia consultazione internazionale, sono previste ben due sessioni plenarie a Roma, la prima dal 4 al 29 ottobre 2023, e la seconda nell’ottobre 2024
Un secondo fattore è il suo carattere di processo. Questo Sinodo non intende discutere su problemi dottrinali o pastorali, salvo poi giungere a certe conclusioni, bensì avviare un processo di riforma della Chiesa, o meglio accelerare e portare a compimento il processo aperto dal Concilio Vaticano II Il Documento Preparatorio del Sinodo apre citando Papa Francesco: «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (1) Continua il Documento: «Questo itinerario si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II: camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso» Perciò intende avviare «un processo ecclesiale partecipato e inclusivo» (2). Il termine “processo” è usato ben ventitré volte nel Documento Preparatorio. Questo itinerario va poi visto nella più ampia prospettiva dell’attuale Pontificato: “Dobbiamo avviare processi e non occupare spazi” (3) Vale a dire, apriamo il vaso di Pandora, poi il tempo dirà
Un terzo fattore che fa di quest’assemblea un evento fuori dal comune è il suo stesso contenuto Mentre le Assemblee generali ordinarie solitamente trattano di temi specifici (i Giovani nel 2018, la Famiglia nel 2015, la Nuova evangelizzazione nel 2012, e via dicendo), questa volta si vuole toccare la struttura stessa della Chiesa Si vuole ripensare la Chiesa, trasformandola in una nuova “Chiesa costi- tutivamente sinodale”, cambiando le strutture gerarchiche finora vigenti (4). Già nel 2015 Papa Francesco aveva dichiarato: “Il cammino della sinodalità è (…) dimensione costitutiva della Chiesa”. Questa trasformazione sinodale della Chiesa, secondo Francesco, dovrà “capovolgere la sua struttura piramidale” (5). Ciò suppone un cambiamento talmente radicale, che il Documento Preparatorio lo paragona a una “conversione” Come se la Chiesa avesse finora percorso un cammino sbagliato, e dovesse quindi fare un’inversione a “U”. Il termine “conversione” è usato ben quattordici volte
Non si tratta di un provvedimento congiunturale, cioè adottato per far fronte a una situazione concreta, bensì di una riforma profonda e duratura della Chiesa che, si afferma, andrebbe a ricuperare vecchie “strutture di partecipazione democratica” della “Chiesa degli origini”, troppo a lungo trascurate a causa dell’egemonia di una certa ecclesiologia sbagliata (6). A sostegno di ciò, la Commissione Teologica Internazionale, con l’approvazione di Papa Francesco, pubblicò nel 2018 il documento «La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa», in cui si propone “l’immagine di una Chiesa sinodale come una piramide rovesciata” (7) Questo documento è da considerarsi la base teologica del Sinodo.
Il cammino sinodale si presenta come uno spartiacque nella storia della Chiesa e, in concreto, dell’attuale Pontificato “Francesco ora affronta l’opera maggiore del suo pontificato: quella del passaggio da una Chiesa gerarchica a una Chiesa ‘sinodale’, vale a dire democratica e decentralizzata” , scrive il vaticanista Jean-Marie Guénois (8).
Il Synodaler Weg tedesco
Fra i più invasati della “conversione sinodale della Chiesa” vi sono i vescovi tedeschi. Nel marzo
2019, a pretesto di rispondere ai casi di abuso sessuale nel clero, l’Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale tedesca approvò ufficialmente il cosiddetto Synodaler Weg, cioè il Cammino sinodale
Si tratta di un ambizioso progetto di riforma ecclesiastica che comprende: la partecipazione dei laici a ogni livello di governo della Chiesa, compresa la nomina dei vescovi; la democratizzazione delle sue strutture; il superamento dell’obbligo del celibato per i sacerdoti; l’ammissione all’ordine sacro degli omosessuali; l’apertura del ministero sacramentale alle donne; la rivalutazione dell’omosessualità; la condanna della morale sessuale tradizionale, e un lungo eccetera che col problema degli abusi sessuali nel clero c’entra poco o niente.
Portato alle sue ultime conseguenze logiche, il cammino sinodale implicherebbe la distruzione di Santa Romana Chiesa. A dirlo è il cardinale Gerhard Müller, già Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede: “Stanno sognando un ’altra chiesa che non ha nulla a che fare con la fede cattolica e vogliono abusare di questo processo, per spostare la Chiesa cattolica, non solo in un ’altra direzione, ma verso la distruzione della Chiesa cattolica” (9)
È ironico che proprio il Synodaler Weg tedesco debba servire da modello per la riforma della Chiesa universale. A nessuno sfugge che la Chiesa in Germania stia quasi scomparendo, in mezzo alla peggiore crisi della sua storia, proprio in conseguenza dell’applicazione di idee e di pratiche simili a quelle che ispirano il Weg
L’entusiasmo con cui i progressisti hanno abbracciato questo modello di sinodalità permanente