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Italia: il tranello della 194 “buona ma…”
La 194 è l’unica legge abortista al mondo che reca in calce esclusivamente firme di uomini politici cattolici. Mentre in altri Paesi l’aborto è stato opera della sinistra, in Italia esso è stato consentito dalla Democrazia Cristiana Quando fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 22 maggio 1978, la legge portava in calce la firma di cinque politici della DC, a cominciare dal Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti.
Il cedimento della DC non è che un sintomo della corrosione visibile in larghi settori del mondo cattolico i quali, all’insegna di tendenze e idee esplose negli anni Sessanta, avevano ormai perso quella fibra che aveva consentito l’eclatante vittoria contro il comunismo nel 1948 Una corrosione che è andata peggiorando al punto che oggi vediamo molti cattolici che addirittura sostengono la 194.
Secondo questi, la 194 conterrebbe anche aspetti positivi che, però, non sono stati mai attuati. In altre parole, sarebbe una legge buona applicata male Invece di chiederne l’abolizione, dovremmo batterci per la sua applicazione integrale Questo è un tranello che bisogna dissipare
Nella normativa legale precedente alla 194, l’aborto in Italia non era consentito, e anzi era sanzionato dalle norme contenute nel titolo X del libro II del Codice penale, che prevedeva la reclusione da due a cinque anni a chiunque cagionasse l’aborto di una donna consenziente. Nel caso di donna non consenziente, la pena saliva da sette a quindici anni Tuttavia, alla luce dell’articolo 54 dello stesso Codice, venivano contemplate alcune eccezioni, quale per esempio ‘salvare la vita della gestante’
La 194 capovolge questa concezione giuridica, ritenendo l’aborto un atto di per sé legale, salvo poi applicare qualche restrizione. La 194 suddivide in modo del tutto arbitrario la vita intrauterina in tre periodi, fissando per ciascuno di essi una differente disciplina e avendo come esclusivo criterio di riferimento i rischi per la sa- lute della donna, senza il benché minimo accenno ai diritti del nascituro, al quale viene pertanto negata la condizione di persona. Ecco l’intrinseca malvagità di questa legge
Secondo la morale cattolica, nell’impossibilità di ottenere il bene perfetto, è lecito scegliere un male minore, purché ed ecco la sfumatura fondamentale si indichi chiaramente trattarsi d’una scelta non perfetta in attesa di tempi migliori. Applicato al caso sarebbe dunque moralmente lecito affermare: “Come primo passo, vediamo pure di migliorare la 194, applicandola bene, fermo restando che noi, come cattolici, puntiamo alla sua abolizione e ci batteremo in questo senso ” . È quest’ultima affermazione essenziale per la moralità dell’atto che manca in molti cattolici “moderati” o “adulti”. E allora la scelta diventa immorale: non si può assolutamente accettare tout court la 194 come buona.
Esiste in Italia il clima per un’opposizione decisa alla 194? Tutto indica che i tempi stiano cambiando. Dal forte impegno per la vita di alcuni recenti Pontefici, alle buone notizie che ci giungono dagli Stati Uniti, dove i pro-life si stanno imponendo, la reazione in difesa della vita innocente si fa sempre più forte. Se ne farà eco la nuova classe politica giunta al potere recentemente? O continuerà a cedere davanti alle lobby abortiste, minoritarie ma ben organizzate? (JL)
La nuova classe politica giunta al potere lo scorso ottobre continuerà a cedere davanti alle lobby abortiste?