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Colombia: dal “risveglio” all’incubo
di Antonio Higuera Santos
“Despertar”, risveglio: così gli analisti chiamarono la brutale ondata di violenza che colpì la Colombia nel 2021 In piena pandemia da Covid19, settori dell’estrema sinistra politica, insieme ad alcune frange eversive, convocarono uno sciopero nazionale che, prolungatosi per settimane, degenerò man mano in violenza Si diceva che era lo scossone tellurico del “popolo”, troppo a lungo oppresso dalla “violenza istituzionale” dello Stato, e che finalmente diventava protagonista. In realtà, simultaneità e modalità dei moti insurrezionali lasciavano chiaramente intravedere una regia occulta Vi furono più di sessanta morti e migliaia di feriti, tra cui 1343 poliziotti (quattro poi morirono); ingenti anche le perdite economiche: più di tre miliardi di dollari, e decine di aziende costrette al fallimento Si trattò di uno “sciopero terrorista”, come ebbe a dire um giornalista.
Curiosamente, gli analisti attribuirono questa esplosione non tanto a motivi economici o politici, quanto piuttosto a ragioni di tipo psicologico Così ad esempio, secondo la filosofa di sinistra Laura
Quintana, “I giovani, e in particolare gli studenti e le persone che stanno partecipando in prima linea, esprimono la stanchezza di sentirsi invisibili, senza futuro, e chiedono nuovi modi per affermarsi” (1)
Infatti, non v’era nulla nella situazione economica e politica colombiana che potesse giustificare tale rivolta Si trattava piuttosto di una brama gratuita di “liberazione” totale e primaria, a prescindere dalle circostanze Un’altra caratteristica della rivolta, sempre secondo Quintana, è che “eccede le configurazioni partitiche tradizionali”: in altre parole, non si trattava del classico comunismo, anche se anch’esso era presente, bensì di una rivoluzione di nuovo stampo, anarchica e dissolutrice
Più generalmente, prosegue Quintana, i rivoltosi si scagliavano “contro i valori patriarcali, razzisti e classisti”, e cercavano di “ creare spazi alternativi di discussione e partecipazione democratica, di potere popolare” Chi avrebbe approfittato di questa insurrezione? Sempre secondo la filosofa, il problema era canalizzare “queste espressioni di rabbia, queste reazioni immediate, irrazionali, sem- morti, tra cui undici plicemente violente” verso un progetto politico che potesse produrre profondi cambiamenti nel Paese.
Il 6 novembre 1985, il gruppo guerrigliero M-19, del quale faceva parte l’attuale presidente Gustavo Petro, prese d’assalto il Palazzo di Giustizia di Bogotà.
Ecco lo scopo del Pacto Histórico Colombia Puede (Patto Storico Colombia Può), firmato nel corso dello stesso 2021 da diversi settori della sinistra radicale, comprese realtà provenienti dai movimenti terroristici: a capo fu scelto Gustavo Petro, già sindaco di Bogotá, ex guerrigliero del gruppo “M19”. Il piano era di conseguire la maggioranza nel Congresso nelle elezioni legislative del marzo 2022, conquistando poi la presidenza del Paese nel maggio dello stesso anno Tuttavia, se il primo obiettivo è stato mancato (il Pacto ottenne alla Camera 27 seggi su 172, e al Senato 17 su 108), il secondo fu centrato con l’elezione di Petro, anche se con l’assai risicato margine del 50,4%.
Il programma di governo del Presidente Gustavo Petro è un miscuglio di comunismo castrista e di rivoluzione culturale: riforma agraria espropriatrice, blocco dei settori petrolifero e minerario (col pretesto di proteggere l’ambiente), nazionalizzazione dell’economia, aumento delle tasse per i più ricchi, introduzione dell’agenda verde, indigenista, femminista e lgbt e via dicendo Uno dei primi atti di go- verno è stato la destituzione di ben cinquantadue generali, decapitando così le Forze Armate.
Petro ha nominato per i vari dicasteri personaggi provenienti dall’estrema sinistra, compresi alcuni ex terroristi: il ministro degli Esteri, Álvaro Leyva Durán, era membro della guerriglia delle FARC; quello della Difesa, Iván Velásquez Gómez, è stato paragonato a un “commissario comunista sovietico” (2) per il suo disegno di riformare le Forze Armate; il ministro dell’Agricoltura, Cecilia López Montaño, ha annunciato la “restituzione di tutte le terre rubate agli indigeni” cinquecento anni fa (con la conseguente distruzione della fiorente agricoltura colombiana); il ministro della Sanità, Carolina Corcho Mejía, ha annunciato la fine della sanità privata e l’importazione di migliaia di “medici” cubani per rimpiazzare quelli colombiani che non volessero adeguarsi al nuovo regime; infine, il ministro della Giustizia, Néstor Osuna Patiño, ha annunciato che svuoterà i carceri
Tutto ciò inizia a preoccupare i colombiani. Il brusco “risveglio” rischia di trasformarsi in incubo
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