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Cammino sinodale? Oprogetto di una nuova Chiesa?

Per contribuire al dibattito sul prossimo Sinodo sulla sinodalità, la TFP italiana ha pubblicato un importante libro, scritto da Diego Benedetto Panetta: «Il Cammino sinodale tedesco e il progetto di una nuova Chiesa». Basato su documenti originali, lo studio mostra che è in gioco la stessa sopravvivenza della Chiesa. Che cosa vuole il Sinodo? Sentiamolo dalla bocca dell’autore.

Si sentiva davvero il bisogno, la necessità di scrivere un libro sul Cammino Sinodale tedesco?

Anzitutto colgo l’occasione di questa intervista per ringraziarvi dello spazio concesso. Per venire alla sua domanda, credo che la risposta apparirebbe scontata se si capisse la reale la posta in gioco e le ripercussioni che il Cammino sinodale tedesco avrà per l’intera Chiesa Perché molto probabilmente le avrà, sia pur in maniera indiretta: facendo un cammino più lungo, per così dire Vede, il Cammino sinodale tedesco dovrebbe fungere da “laboratorio” per introdurre a pieno regime la Sinodalità, ovvero una modalità permanente di guidare la Chiesa

Prima di arrivare alla sinodalità, potrebbe spiegarci cosa sta accadendo?

Una cosa tanto semplice quanto tragica: vi è in atto de facto un tentativo deliberato di sovvertire gli insegnamenti del Magistero perenne della Chiesa Ma quel che è più tragico è che tale offensiva sia sostenuta dalla maggioranza dell’episcopato tedesco

Questa situazione è stata ampiamente denunciata anche da importanti personalità ecclesiastiche, tra le quali ricordo, a titolo esemplificativo, il card Gerhard Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede; il card. Raymond Burke, prefetto emerito del Tribunale della Segnatura Apostolica; il card. Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, e assieme a loro, tanti altri.

L’autore, Diego Benedetto Panetta

Può fare qualche esempio dei cambiamenti proposti?

Certo Le premetto che alcune delle più importanti questioni affrontate riguardano in particolar modo la morale sessuale, la natura del sacerdozio e la costituzione stessa della Chiesa.

In un apposito capitolo del mio libro (III) tento di delineare i più importanti “cambiamenti” invocati dal Cammino sinodale, per poi arrivare a tracciare una sintesi che tenda a mettere in luce quelle che io definisco come “linee di tendenza”.

Per darle un quadro sommario di ciò che il Cammino desidera portare avanti, le leggerò i titoli di alcuni paragrafi del testo che sono presenti nel capitolo a cui ho fatto poc’anzi riferimento, così da percepire intuitivamente la gravità dei cambiamenti proposti.

1) Partecipazione dei laici nella nomina dei vescovi e democratizzazione della Chiesa;

Cardinale Christoph Schönborn,

2) Superamento dell’obbligo del celibato per i sacerdoti e ammissione all’ordine sacro degli omosessuali;

3) Spertura del ministero sacramentale alle donne;

4) Rivalutazione dell’omosessualità e condanna della morale sessuale tradizionale;

Lei poc’anzi ha fatto riferimento a delle linee di tendenza: potrebbe spiegare meglio a cosa intende alludere?

Le risponderò facendo una considerazione

Vi sono due modalità, due approcci che avrei potuto seguire scrivendo questo studio Il primo, volto esclusivamente a denunciare ciò che sta avvenendo in Germania e fermarmi lì, all’attualità, per così dire. Il secondo, denunciare ciò che accade in Germania da un punto di vista aristotelico direi, cioè indagando le cause profonde (scire per causas) che hanno portato all’indizione del Cammino sinodale. Solo una volta compresa la diagnosi, sarà infatti possibile effettuare la prognosi. Ebbene, il primo approccio è quello dello “struzzo” (che come è noto ha gli occhi più grandi del cervello); il secondo, invece, è quello propriamente umano.

Se ho ben capito, lei intende dire che il suo libro non si ferma ad analizzare esclusivamente il Cammino sinodale, in quanto tale.

Naturalmente, no. Mentre i primi tre capitoli sono dedicati prevalentemente al Cammino sinodale e alla sua genesi, ovvero al cosiddetto “pretesto scatenante” che ha innescato tutto, ossia la problematica degli abusi sessuali e la necessità che se ne facesse fronte, i restanti sette capitoli intendono fornire una spiegazione (che ho cercato di rendere abbastanza semplice da comprendere) filosofica e teologica, attingendo dai documenti magisteriali e dalle encicli- che dei Papi, della situazione presente e di ciò che vasti settori progressisti installatisi nella Chiesa vorrebbero fare del Corpo mistico di Cristo

Sarebbero diverse le domande da porle, considerano i titoli che ha elencato. Ma uno in particolare salta all’occhio. Mi riferisco a quando lei parla di “democratizzazione della Chiesa”. Ci vuole spiegare brevemente a cosa fa riferimento?

L’indizione del Cammino sinodale, figura non prevista dal diritto canonico, sembra voler suggerire che si vogliano forzare “dall’esterno” le mura petrine, per introdurre nella Chiesa un modello decisionale partecipativo e condiviso. Ecco perché parlo di democratizzazione della Chiesa. Il Cammino sinodale è l’orizzonte a cui dovrebbe tendere una sinodalità “compiuta”. «Contestualmente – scrivo, infine, nella Conclusione – l’accresciuta influenza dei fedeli laici e il proliferare di organismi sinodali renderanno forse possibile una rilettura ed una correzione di numerosi punti magisteriali particolarmente controversi per la sensibilità del tempo».

Dinanzi alle eventuali accuse di aver esagerato con le valutazioni, lei cosa risponderebbe?

Risponderei affermando che lo studio è stato condotto seguendo una metodologia scientifica, laddove ogni affermazione o spiegazione che faccio ha a sostegno un apparato bibliografico tratto prevalentemente da documenti magisteriali o da testi di illustri studiosi. Il problema di coloro i quali negano o minimizzano ciò che sta accadendo è piuttosto di natura psicologica.

Cosa intende, precisamente?

Le rispondo citando a questo proposito il grande pensatore e leader cattolico, prof Plinio Corrêa de Oliveira, quando scrive le seguenti parole nel suo celebre testo Rivoluzione e Contro-Rivoluzione: «Se un giorno la III o la IV Rivoluzione s’impadronirà della vita temporale dell’umanità, assistita nella sfera spirituale dal progressismo ecumenico, lo dovrà più all’incuria e alla collaborazione di questi sorridenti e ottimisti profeti del “buon senso ” , che a tutto il furore delle masse e dei servizi di propaganda rivoluzionari».

Mi sembrano parole abbastanza chiare. Un’ultima domanda: quanto ha influito il pensiero del dott. Plinio nel suo lavoro?

Direi profondamente; tenendo anche conto che da acuto osservatore qual era, previde tutto questo già decenni fa Ma la lezione forse più grande e credo incompresa che ha trasmesso questo pensatore, è quella relativa all’analisi della realtà Realizzare un testo accurato da un punto di vista scientifico, ma privo di un’approfondita analisi dell’opinione pubblica e dei moti tendenziali che l’attraversano, espone a numerosissimi rischi e incomprensioni. Talvolta i suoi detrattori, pur eccellendo sotto il primo aspetto, difettano del secondo, mancando quindi di realismo e di elasticità nelle valutazioni, così come nei giudizi

Durante la scrittura ho tentato sempre di ricordare a me stesso questa importante lezione di vita.

Plinio Corrêa de Oliveira è colui che meglio ha descritto la natura della Rivoluzione culturale, avente come specifico campo d’azione la psiche dell’uomo e le tendenze profonde della sua personalità Essa rappresenta la tappa avanzata di un processo multisecolare di aggressione alla civilizzazione cristiana, iniziato nel secolo XV

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