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Primo Piano. Giuseppe Viriglio: l’aeroporto non è un lusso, è un valore aggiunto per il territorio

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L’AEROPORTO NON È UN LUSSO È UN VALORE AGGIUNTO PER IL TERRITORIO

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L’ingegner Giuseppe Viriglio, presidente della Geac e a capo della Sezione logistica-trasporti di Confindustria, è stato, tra l’altro, ai vertici di Alenia Spazio e dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa)

Gilberto Manfrin

Arriva come sempre puntuale agli appuntamenti, Giuseppe Viriglio. A capo della Sezione logistica-trasporti di Confindustria Cuneo e presidente della Geac, la società che gestisce l’aeroporto di Levaldigi, Viriglio della precisione e della tempestività fa da sempre un must. E, quando gli facciamo notare di aver “spaccato il minuto” per il nostro appuntamento, dice: “D’altronde le merci e gli aerei devono arrivare a destinazione con precisione”. Sotto braccio, immancabile, ha la solita cartellina piena di appunti, progetti di lavoro e una relazione, quella che ha presentato di recente all’assessore regionale alle infrastrutture e ai trasporti del Piemonte, Marco Gabusi. Lo studio analizza potenzialità e validità del sistema aeroportuale del nord Italia con precise considerazioni sugli scali piemontesi. E una richiesta particolare.

Presidente, da dove partiamo? «Quando ho presentato questo studio all’assessore Gabusi ho messo in evidenza un passaggio particolare: se si analizza il numero di passeggeri che hanno gravitato nel 2019, anno prepandemico, sugli scali di Torino e di

Il coinvolgimento della parte pubblica è una concreta realtà in molti scali della penisola. Anche a Cuneo si dovrebbe riconsiderare la questione

Cuneo si nota che si arriva a circa 4 milioni di persone (fonte: Assoaeroporti 2019, ndr). I tre scali lombardi di Linate, Malpensa e Orio al Serio ne hanno accolte 49 milioni. La prima domanda da farsi è se effettivamente ci sia un rapporto di uno a dodici anche tra popolazione, Pil e giro d’affari in Piemonte e i dati che si registrano in Lombardia. Se fosse tale, ne prenderemmo atto, ma ho la sensazione che non sia così». Cosa vuole dire? «Semplice: stiamo cedendo tanti passeggeri alla Lombardia e sa cosa significa questo? Secondo un calcolo effettuato negli Stati Uniti, ogni passeggero che transita in partenza o in arrivo in un aeroporto lascia in loco dai 20 ai 30 euro. Quindi, facendo un semplice calcolo, ipotizzando di “passare” agli scali milanesi 3-4 milioni di persone che potrebbero volare da quelli piemontesi, significa che perdiamo qualcosa come 60-80 milioni di euro a vantaggio dei nostri vicini lombardi. Allora mi chiedo: la strategia piemontese nel gestire il trasporto aereo può essere rivista?».

Giro a lei la domanda. «Se per popolazione, incoming turistico e business il rapporto tra Piemonte e Lombardia è di uno a dodici, ripeto, va bene, ma la Lombardia non ha una popolazione dodici volte più alta del Piemonte, il Pil non è dodici volte inferiore e, a livello di turismo, mi viene da dire che abbiamo degli ottimi assi nella manica. Quindi dobbiamo rivedere questa strategia. Prendiamo atto che il nord Italia gravita attorno a Malpensa e che molti piemontesi scelgono quello scalo perché più comodo anche per chi risiede a Torino, ma facciamo in modo che chi giunge da sud non vada a Bergamo o a Genova, bensì scelga gli scali del Piemonte, Caselle o Cuneo».

Quale strategia suggerisce, quindi, per riportare l’attenzione sui nostri scali? La prima cosa che si evince dalla relazione è che la partecipazione della mano pubblica al capitale sociale dei principali aeroporti italiani è rilevante nella maggior parte dei casi... «Nella penisola ci sono aeroporti che appartengono a un ente unico, la Regione, come per esempio in Puglia, in Calabria o in Sicilia. Lì il piano aeroporti è redatto dal pubblico che indica come deve svilupparsi lo scalo, quanti contributi deve avere, ecc. Ci sono strutture, come quelle di Firenze e di Pisa in Toscana, con una buona partecipazione pubblica con

A Levaldigi tutto pronto per la ripresa dei voli con ventaglio di destinazioni sempre più ampio

Tanta Italia, ma non solo. Le ultime tratte comunicate in ordine di tempo sono quelle che porteranno molti cuneesi, e non solo, verso i mari cristallini di Palma di Maiorca, Minorca e Lampedusa. Si preannuncia una stagione estiva intensa per l’aeroporto di Cuneo-Levaldigi. In attesa del “via libera” ai voli, il calendario è pronto e lo scalo cuneese si prepara a riaccogliere, finalmente, i suoi tanti passeggeri con la programmazione voli di linea più ampia di sempre. Tra i primi a partire ci sono quelli della compagnia Air Arabia diretti a Casablanca, con due frequenze settimanali; si prosegue con i voli Ryanair per Cagliari e Bari dal primo maggio e per Palermo, dal 3 luglio, tutti con cadenza bisettimanale. Novità 2021, la compagnia spagnola Volotea permetterà di raggiungere Olbia dal 5 giugno al 9 ottobre due volte alla settimana. Un’altra compagnia iberica, Albastar, collegherà la Granda con ben quattro destinazioni: Trapani dal 3 giugno al 31 ottobre con due voli a settimana, Palma di Maiorca e Minorca dal 27 luglio al 14 settembre e Lampedusa dal 29 luglio al 16 settembre. Per le Baleari e verso l’isola siciliana sono stati programmati voli settimanali. Per il mese di giugno è prevista la partenza dei voli di Air Dolomiti per Monaco di Baviera, ratta che consente di raggiungere le principali destinazioni del pianeta, sulla quale “Made In Cuneo” nei numeri precedenti ha riferito con dovizia di particolari. Per reperire maggiori informazioni e dettagli riguardo agli orari e ai giorni di volo si può visitare il sito internet www.aeroporto.cuneo.it.

Aci Europe (Airports Council International Europe) in uno studio sostiene che ogni mille passeggeri si genera un nuovo posto di lavoro sul territorio

piani redatti dalla Regione. Dove il pubblico esiste, ma non ha una rappresentanza completa, come per esempio in Lombardia, si stanno formando reti di controllo/ coordinamento di partecipazioni che coinvolgono diversi aeroporti. O c’è un coordinamento politico o si formano delle reti dove, comunque, i gestori si strutturano per presentarsi verso le compagnie aeree in modo più incisivo. Una strategia integrata. La parte pubblica negli ultimi anni ha sempre detto la sua nella gestione degli aeroporti. La gestione degli scali di Genova, Milano, Bergamo, Napoli, Catania, Palermo, Venezia, Bologna, Toscana aeroporti, Puglia aeroporti, Cagliari, Alghero, per fare dei nomi, vede ottime o buone partecipazioni pubbliche al capitale sociale. Torino e Cuneo, invece, hanno partecipazioni minime. In Piemonte dobbiamo tornare a puntare su questo, cioè a far rientrare il pubblico nella gestione degli scali. Solo così possiamo avere più voce in capitolo e attrarre di più e meglio le compagnie aeree».

È determinante anche un’adeguata rete viaria, perché oggi, per quanto sia assurdo, da Asti è più semplice recarsi a Malpensa

Magari riservando un occhio di riguardo, prima, alle reti infrastrutturali che conducono agli aeroporti. È notizia di pochi giorni fa l’esclusione di Caselle dal Piano nazionale strategico per la mobilità e la logistica. Il più grande scalo piemontese non è stato inserito, come ad esempio hanno invece ottenuto Genova, Venezia, Brindisi e Bergamo, nel piano da un miliardo di euro delle Ferrovie e del Ministero dei trasporti per potenziare o per creare collegamenti ferroviari diretti e agevoli con gli aeroporti. Per non parlare di cosa accade nel cuneese. «Non possiamo non mettere in evidenza il gravissimo gap infrastrutturale che paghiamo in Piemonte, nel cuneese in particolare. Da uno studio condotto per l’aeroporto di Levaldigi abbiamo calcolato che, in solo un’ora e mezza, un milione e 500 mila potenziali passeggeri sono in grado su gomma di raggiungere Levaldigi, scalo che dev’essere per loro il naturale scalo di riferimento. Questo per dire che gli astigiani devono poter scegliere Levaldigi per volare. Ma la scelta è dettata dalle infrastrutture del territorio e dalla disponibilità dei voli. E se non possiamo contare su un’autostrada che sia tale, ecco che il possibile passeggero di Asti scegli invece altri aeroporti, imbocca la Milano-Torino e va a Malpensa. La Lombardia non ha 40 milioni di abitanti, ma è evidentemente attraente dal punto di vista aeroportuale».

Venendo all’aeroporto di Cuneo, quali possibili azioni si possono concretizzare con un auspicabile coinvolgimento della parte pubblica? «Ci sono azioni a breve termine e altre a più lunga scadenza. A breve sarebbe opportuno un contributo diretto e indiretto del pubblico con prestiti o appoggiando iniziative messe in cantiere per sviluppare, strutturare, radicare l’aeroporto di Cuneo sul territorio. Sul più ampio periodo chiediamo questo: il pubblico vuole riconsiderare una sua presenza fissa all’interno dell’aeroporto? Potrebbe sostenere in modo coordinato il comarketing con i vettori, favorire l’ipotesi di reti di controllo inserendo in esse l’aeroporto di Cuneo. Non scordiamo l’indotto portato sul territorio da un sistema aeroportuale sviluppato. In un periodo in cui si deve ripartire a livello economico, il fatto di avere risorse permetterà, per esempio, di ampliare i posti di lavoro, dando anche alle aziende la possibilità di lavorare con lo scalo. Insomma, c’è la possibilità concreta di generare un flusso economico nuovo attorno all’aeroporto. Basti pensare che sono circa 250 le aziende locali, la cui attività a vario titolo è legata anche alla società di gestione dell’aeroporto. È noto, inoltre, lo studio di Aci Europe, il quale sostiene che ogni mille passeggeri si generi un nuovo posto di lavoro sul territorio. L’aeroporto non è un lusso: pensiamolo come un valore aggiunto per un territorio, per una regione».

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