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Anniversari. Mangimi 4 Torri: una storia fossanese di eccellenza

La fondò Giovenale Rivoira con il fratello Piero

Mangimi 60° 4 Torri: storia di eccellenza

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Giovenale Rivoira fu un vulcano di idee che, prima di avviare la Mangimi 4 Torri, era stato un autentico pioniere nell’alimentazione animale. La sua esistenza è stata condizionata dalla lunga prigionia in Germania

Giovenale Rivoira con i compagni di viaggio a Londra nel 1956, quando venne ricevuto dal Primo Ministro della Corona. In alto: la figlia Ornella

Fabio Rubero

Scelsero il particolare più evidente del maestoso edificio che sovrasta la loro città per dare il nome all’azienda che stavano creando. Così, ispirandosi al castello degli Acaja, nel 1961 a Fossano, Giovenale Rivoira e l’altro socio fondatore, il fratello Piero, diedero vita a una realtà che continua a rappresentare un importantissimo punto di riferimento per il settore in tutta la Granda e non solo: la Mangimi 4 Torri srl. «Mio padre era un visionario», spiega Ornella, figlia di Giovenale, oggi alla guida dell’azienda con i cugini Bartolomeo e Pier Biagio, «e ha dedicato l’esistenza a cercare di migliorare se stesso e, di conseguenza, l’azienda. Un vulcano di idee che, prima di costituire la Mangimi 4 Torri, è stato un autentico pioniere nel campo dell’alimentazione animale. La sua vita è stata condizionata dalla prigionia in Germania, un’esperienza di cui preferiva non parlare per le brutture a cui era stato costretto ad assistere e in merito alla quale si limitava a commentare: “Io che sono tornato, non devo fare altro che ringraziare”. Quando ero bambina, un’estate a Ospedaletti, fece amicizia con alcuni tedeschi che avrebbero potuto essere stati i suoi carcerieri. Non serbava nemmeno quel rancore, classico e legittimo, verso i tedeschi e la GermaA Fossano, dal 1961, opera un’azienda che prese l’avvio da una grande lungimiranza e presto divenne punto di riferimento per il settore zootecnico

nia, che di solito nutrivano e nutrono coloro i quali hanno vissuto così tragicamente quel terribile periodo. Riacquistata l’agognata libertà, si rimboccò le maniche e si diede da fare: nel 1946 costituì la prima Alleanza agraria, una cooperativa di agricoltori, e da lì proseguì l’attività». Riteneva che “Da soli non si può andare da nessuna parte” e fu sempre un europeista convinto, facendo inoltre dell’accoglienza verso l’al-

tro la sua bandiera. Sarebbe difficile, e nemmeno corretto, raccontare la storia della Mangimi 4 Torri, omettendo ciò che Giovenale Rivoira ha fatto negli anni antecedenti la costituzione di questa azienda, perché è proprio grazie all’esperienza maturata tra gli anni 40 e 50 che l’impresa nacque con le solide basi che solo una lunga esperienza nel campo può garantire. «Fu un precursore, ad esempio, nell’introduzione degli oggi tanto demonizzati diserbanti, ma allora erano tempi molto diversi dagli attuali, ed essi in quell’epoca rappresentarono un’autentica svolta per il lavoro in agricoltura», prosegue Ornella Rivoira. «Quell’impegno gli consentì di essere ricevuto nel 1956, dal primo ministro del Regno Unito, lord Maurice Harold MacMillan. Mio padre fu pioniere anche nell’introduzione della farina di latte in polvere nell’allevamento zootecnico, mettendo in comune con altri le nuove esperienze. Raggiungeva i paesi dell’alta langa per insegnare ad allevare i famosi “sanati”, vitelli dalla carne bianca assai pregiata». Quell’enorme bagaglio di esperienza confluì nella Mangimi 4 Torri, la cui identità si connotò, sin da subito, in maniera univoca e ben definita. «Per sopravvivere in mezzo agli autentici colossi che avevamo intorno», aggiunge Ornella, «abbiamo sempre lavorato su ricetta veterinaria. Una scelta ben precisa che, da un lato, è stata la nostra fortuna, e, dall’altro, la nostra condanna (sorride, ndr), perché il cliente, quando ha la ricetta, ha molta fretta di avere il prodotto pronto. Questo modo di operare ha fatto sì che potessimo essere sempre all’avanguardia nel nome del “curarsi a tavola”, un concetto dal quale anche l’alimentazione umana, e non solo quella degli animali, non dovrebbe mai prescindere». Tale impostazione fece sì che Giovenale Rivoira, sempre in prima persona alla guida dell’azienda, negli anni divenne, per le aziende zootecniche con cui si interfacciava, più di un semplice fornitore, bensì un vero e proprio consulente, per la capacità di individuare la migliore soluzione alimentare che l’allevamento in quel preciso momento avrebbe dovuto adottare. «Un coniglio che perde il pelo, per fare un esempio, ma qualunque animale che abbia una precisa problematica, necessita di un trattamento alimentare particolare. Mio padre non ha mai voluto, ci mancherebbe, sostituirsi a una figura fondamentale come quella del veterinario, ma la nostra azienda, in tutti questi anni, si è specializzata nell’individuare e nel creare il giusto mix alimentare secondo le esigenze del momento dell’allevamento e del singolo animale», chiarisce la dottoressa Rivoira. Era di casa in molte regioni d’Italia, dal Campidano alla Murgia, alla ricerca di materie prime. Fu fondatore della Borsa merci di Cuneo, a lungo membro della Deputazione Borsa di Torino e frequentatore delle Borse di Genova e Milano. Erano tempi in cui si stringevano contratti per migliaia di quintali di merci, con la sola stretta di mano. La parola data era alla base di tutto. Negli anni 60 Giovenale girò l’Europa e il

La sede storica della Mangimi 4 Torri srl e, sotto, come a breve apparirà, all’ormai prossima conclusione del progetto di restyling dell’impianto produttivo che da sessant’anni opera a Fossano, fondato dai fratelli Giovenale e Piero Rivoira

Il conferimento dei bachi da seta presso l’Alleanza agraria, cooperativa fondata al termine della seconda guerra mondiale da Giovenale Rivoira

mondo, alla ricerca di soluzioni innovative, ma anche perché veniva chiamato a illustrare le soluzioni che individuava. Fece tappa anche in Belgio e poi in America, al fine illustrare i risultati dell’instancabile attività di ricerca, ad esempio, con l’introduzione dei mais ibridi. A una dozzina d’anni dalla sua morte (e non potrebbe essere altrimenti) la figura di Giovenale Rivoira è ben presente in azienda, anche perché quasi tutte le 25 persone (se contiamo solo i dipendenti, ma ne sono coinvolte più di 30) che vi lavorano l’hanno conosciuto. «E chi ha avuto la fortuna di avere a che fare con lui lo ricorda come un maestro severo, ma molto riconoscente», interviene ancora la figlia. «Quando si viveva un momento difficile, mi diceva sempre: “L’importante è che ce ne sia per i dipendenti, noi in qualche modo ci arrangeremo” e questo chi ha lavorato e lavora qui l’ha sempre percepito. Chi non l’ha conosciuto di persona ha imparato a farlo attraverso i racconti dei colleghi più “anziani”, oltre ai miei e a quelli dei miei due cugini oggi con me in azienda». Ornella Rivoira parla poco di sé, però, pur non riconoscendoselo e non rivendicandolo direttamente, è indubbio abbia rivestito un ruolo chiave nella crescita e nel consolidamento aziendale, in un àmbito tutt’altro che facile. Si definisce idealista, disposta anche a combattere contro i mulini a vento, se necessario: «Soltanto partecipando e dando qualcosa agli altri si ottiene qualcosa per se stessi, ma, anche se non lo si ottiene, resta il fatto di avere fatto qualcosa per gli altri». Così, un po’ di anni fa, ha deciso di introdurre in azienda un’ora di lavoro retribuito per le donne per l’8 marzo, che nel frattempo sono diventate due, «però a patto che le utilizzino per se stesse, per sentirsi bene, e non per andare al supermercato», aggiunge sorridendo. Per festeggiare i 60 anni dell’azienda Ornella Rivoira ha tante idee in mente, ma l’emergenza sanitaria fa a pugni con ognuna di esse: «Faremo qualcosa che possa rimanere nel tempo per ricordare questo importante traguardo e poi, appena sarà possibile, organizzeremo una grande festa invitando tutti i dipendenti, con mogli e mariti, ma anche i rappresentanti e i clienti, per celebrare una tappa così importante». Sarà anche un modo per onorare nel migliore dei modi la memoria di Giovenale e il suo motto di vita inciso nelle lettere scritte sul retro di una fotografia conservata fino alla morte e scattata insieme a due commilitoni nei giorni della prigioni tedesca: «Sorridere, sempre bisogna sorridere».

Un’esistenza all’insegna del lavoro e della genialità

Giovenale Rivoira nel 1937, a 19 anni, iniziò il commercio di legname da ardere per fornitura industriale con quattro dipendenti. Poi venne la seconda guerra mondiale. Fu fatto prigioniero in Grecia dai tedeschi, per non aver voluto tradire la patria, e fu trasferito nel campo di concentramento di Düsseldorf, dove rimase per un anno e mezzo. Nel 1978 fu insignito della Croce al merito di guerra. Nel 1980 venne ufficialmente autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore per i patrioti volontari della libertà poiché, deportato in un lager, aveva rifiutato la liberazione offertagli in cambio della disponibilità a mettersi al servizio dell’invasore tedesco. La Presidenza della Repubblica inoltre gli attribuì la Medaglia d’onore per i deportati e gli internati nei lager nazisti. Nel 1987 ottenne dalla Camera di commercio di Cuneo il premio “Fedeltà al lavoro e al progresso economico” e tre anni dopo Confindustria Cuneo gli consegnò il riconoscimento di benemerenza per i cinquant’anni di attività imprenditoriale. È stato presidente della Mangimi 4 Torri di Fossano e continuò il lavoro in modo attivo fino al 2009, quando scomparve, all’età di 93 anni.

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