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Personaggi. Luigi Burgo e la “carta elettrica”

Burgo Luigi

La “carta elettrica”

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Fabrizio Gardinali

Pezzettini di carta luccicanti formano una nuvola fra giochi di bimbi di carnevali oggi solo ricordati. Carte multicolori ad avvolgere doni, a formare sacchetti e contenitori. Carta su cui scrivere parole che forse qualcuno leggerà. Carte antiche e moderne, contenute in scaffali dentro austere stanze di vecchi palazzi o costruzioni “anni ’70” pseudomoderne e razionali, dalle ampie vetrate ingrommate da decenni di polvere e fuliggine. Un mare di carta che ci circonda e fa parte della nostra vita, del nostro presente e, forse, ancor di più del nostro passato, della nostra storia senza che, il più delle volte, neppure ci facciamo caso. Però, almeno nella zona di Saluzzo, se si nomina Burgo si abbina automaticamente il nome alla carta e a quella di giornale in particolare. È giusto, ma non del tutto esatto, perché Luigi Burgo, fondatore di uno dei maggiori “imperi di carta” italiani, iniziò la carriera di imprenditore in ben altro settore: quello della produzione di energia idroelet-

La foto di Luigi Burgo è tratta dal sito della Società per gli studi storici, archeologici e artistici per la provincia di Cuneo (http://www.studistoricicuneo.it)

trica, campo che non abbandonò mai. Ligure di Levante, nato a San Saturnino di Moneglia il 31 marzo 1876, figlio di Andrea e Teresa Giustina Felici, dopo i primi studi all’Istituto tecnico della vicina Chiavari, dal 1893 frequenta vari corsi in Svizzera, a Ginevra e Zurigo, per poi laurearsi in ingegneria elettrotecnica all’Institute of Electrical Engineers di Londra. Nel frattempo inizia a collaborare con la “Compagnie générale de l’industrie Sistème Thory” di Ginevra e questo, a detta dello stesso Burgo nei suoi “Ricordi”, avvia le sue fortune imprenditoriali. «Fu a Genova che nella scuola-officina Thory casualmente conobbi Tommaso Toesca. Anch’egli entusiasmato dalle crescenti pratiche applicazioni della nuova luce elettrica, mi domandò se non avessi potuto far sorgere un impianto della luce a Verzuolo, suo paese d’origine, allora illuminato da diciannove fanali a petrolio». Burgo, ottenuta dal gruppo elvetico la rappresentanza per Liguria, Piemonte ed Emilia e avendo con lungimiranza costituito, nel 1898, con Giuseppe Alimonda la “Società per imprese elettriche Alimonda-Burgo & C”, intravede un’interessante prospettiva e si reca con il suo occasionale compagno nel Saluzzese, a Verzuolo appunto. Vi trova una situazione interessante: una terra abbondante di acque, con vicino montagne dai folti boschi, una tradizione artigianale consolidata accanto alla dominante piccola proprietà agricola, unita all’innata laboriosità e mitezza della popolazione, lontana dalle tensioni sociali che attraversano in quel tempo specie le città industriali e la Pianura padana. È l’anno delle occupazioni delle terre dei latifondi e, da non dimenticare, quello in cui, a maggio, il generale Fiorenzo Bava Beccaris (guarda caso, cuneese di Fossano) fa sparare con le artiglierie sulla folla che manifesta pacificamente contro l’aumento del prezzo del pane, causando numerose vittime. A Verzuolo ci sono una fabbrica di falci, tre filande di seta, il mulino a cilindri Fissore e Sandri e un secondo mulino, vicino alla chiesa di Santa Maria della Scala, più piccolo e di proprietà di un parente di Tommaso Toesca, bobinatore all’officina Thury di Genova. Burgo si rende conto delle potenzialità economiche della zona e del circondario per la generazione e la distribuzione dell’energia elettrica e acquista, pagandolo molto, il mulino e avviandone i lavori di trasformazione in una prima centrale idroelettrica dotata di macchinari Thury e turbina Calzoni. Terminata nel 1902, fornisce elettricità per l’illuminazione pubblica di Verzuolo e, a partire dal 1904, anche a Villanovetta, Falicetto e Manta. Però i 70 Hp generati dalla centrale di Verzuolo sono utilizzati solo di notte. Per sfruttare questa energia, che di giorno va dispersa, l’ingegnere ligure ha una geniale intuizione. Ha saputo che una ditta svizzera, la “De Marsier”, costruisce macchine per la carta di paglia, destinata all’imballaggio, un genere non importato in Italia e, quindi, un mercato libero da concorrenza. Si reca pertanto a Warmbronn, in Germania, sede della società Fullner, per verificare se sia possibile avere i macchinari necessari. Ottenute le opportune autorizzazioni affida all’ingegner Cesare Augier, direttore della cartiera di Maslianico, la progettazione di una piccola cartiera da erigere accanto alla centrale e a una segheria già di proprietà. Nel 1905, il 21 giugno, viene costituita la “Cartiera di Verzuolo Ing. L. Burgo e C.” e a fine anno è già impiantata la prima “continua” di tela della capacità di 50-60 quintali di carta monolucida di cellulosa che inizia la produzione nella seconda metà di agosto del 1906. Occupa 76 operai su due turni di lavoro di 12 ore l’uno, garantendo il ciclo continuo. Il successo è immediato. Al primo si aggiungono altri impianti e la costruzione di centrali elettriche per garantire forniture adeguate di energia: nel 1908 quella di Venasca e nel 1913 quella di Calcinere tutta in galleria con condotte forzate, un capolavoro tecnico per quegli anni. Dopo la grande guerra, nel 1918 la Burgo è il maggiore produttore italiano. Detiene il quasi monopolio del

In alto: un reparto produttivo della cartiera Burgo di Verzuolo nel 1950. Sotto: la stabilimento nel 1967. La centrale elettrica da cui partì il successo imprenditoriale di Luigi Burgo fu attivata nel 1902

Sviluppo sostenibile ed economia circolare

Burgo Group oggi è uno dei principali produttori europei di carte per la comunicazione, carte speciali e carta per cartone ondulato. Il Gruppo si configura come un vero e proprio “sistema”, sviluppato intorno al mondo della carta: produzione, distribuzione, riciclo della carta e lavorazione di prodotti forestali, ma anche factoring ed energia. Una gamma completa di prodotti di grande qualità, un’attitudine alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni innovative, un’elevata attenzione all’ambiente: così Burgo Group si propone come partner di riferimento nei settori della comunicazione, della stampa, dell’editoria, del converting e dell’industria dell’imballaggio, grazie a una visione di business inserito in un sistema più ampio. Burgo Group fa dello sviluppo sostenibile e dei princìpi dell’economia circolare un core aziendale presente in tutti i processi, dall’acquisto e dall’utilizzo delle risorse, alla restituzione delle acque reflue fino all’ottimizzazione e al riutilizzo degli scarti per la produzione di energia. Guidato dal presidente, Alberto Marchi, e dall’amministratore delegato, Ignazio Capuano, il Gruppo si avvale di 3.407 dipendenti e può contare su undici stabilimenti in Italia, uno in Belgio e 15 macchine continue.

mercato interno di carta di giornale. In seguito si integrano nel gruppo diverse altre imprese del settore o a esso collegate, anche estere, come nel 1921 quando Burgo acquista la Pölser Zellulose und Papierfabrik, in Stiria, dotata di una centrale elettrica e, soprattutto, mille ettari di abeti a Katzling, in grado di fornire ottima materia prima. Nel 1924 la produzione è di 400.000 quintali all’anno e si trasforma la società dall’originale accomandita semplice in Anonima Cartiere Burgo. Gli anni del fascismo, pur non avendo Luigi Burgo particolari posizioni politiche, sono tutt’altro che negativi per l’azienda. Anche le conseguenze della crisi del 1929 si risolvono nell’allargamento della sfera di produzione, così che nel 1936 le fabbriche sono otto, dispongono di 102.000 Hp di forza motrice autonoma e lo stabilimento austriaco di Pöls garantisce la fornitura di 50.000 tonnellate annue di cellulosa. In seguito alla guerra d’Etiopia, alle relative sanzioni internazionali e all’avvio dell’autarchia, nel 1938 la Burgo prende parte al programma nazionale per la produzione di cellulosa entrando, a fianco dell’Iri, nella costituzione della Cellulosa Italia-Celdit, con stabilimenti a Cuneo, Capua, Chieti e istituendo, nel 1937, l’Istituto di sperimentazione per la pioppicoltura di Casale Monferrato. Dal 1929 al 1935 fu il primo presidente della Società per gli studi atorici, archeologici e artistici per la provincia di Cuneo. Sul piano personale e “politico” gli anni del conflitto mondiale sono difficili per Luigi Burgo. In verità iniziano bene, con la nomina a senatore del Regno il 9 agosto del 1939, in sostituzione di Tancredi Galimberti. I problemi insorgono attorno al luglio 1943, a causa i rapporti con il controverso generale Ugo Cavallero che, in un memoriale scritto durante la detenzione a Forte Boccea per i suoi ambigui rapporti con il Comando germanico all’epoca della destituzione di Mussolini, scrive: «Frattanto io stavo svolgendo una misurata propaganda nel senso anzidetto (l’allontanamento del Duce dal potere, ndr). Per limitare il numero di persone che cito, ricorderò il senatore Luigi Burgo, mio buon amico, che avevo occasione di vedere nelle mie frequenti gite in Piemonte. Il Burgo fu da me messo al corrente, per almeno tre mesi, dell’evoluzione del mio pensiero e in parte del lavoro che stavo svolgendo. Egli si entusiasmò del programma». Vero? Fatto sta che Burgo nel novembre 1943 è coinvolto nel processo di Verona, intentato dalla Repubblica Sociale Italiana contro i firmatari dell’ordine del giorno “Grandi” che di fatto aveva decretato la caduta di Mussolini il 25 luglio, concluso con la condanna a morte di personalità come Galeazzo Ciano ed Emilio De Bono. Burgo riesce a scagionarsi, viene assolto e torna a guidare l’azienda. Nei duri anni della guerra partigiana stringe un accordo con il Cnl di Torino, fornendo aiuti finanziari in particolare alle formazioni partigiane autonome del comandante Mauri, Enrico Martini. Però il Comitato clandestino di fabbrica di Verzuolo decreta nel gennaio ’45 la sua espulsione dalla direzione aziendale e il deferimento alla Commissione regionale per l’epurazione. Cosa convalidata dopo la liberazione, il 9 maggio 1945, con il deferimento all’Alta Corte di Giustizia per l’epurazione e la decadenza dal rango di senatore. Nel 1946 viene prosciolto dalle accuse, ma solo nel 1953 può tornare alla sua azienda, sia pure solo come presidente onorario, carica che mantenuta sino alla morte, avvenuta a Torino l’8 marzo 1964.

Questa splendida immagine mostra lo stabilimento Burgo di Verzuolo il cui fondatore lo ideò per sfruttare l’energia elettrica della centrale, costruita per l’illuminazione pubblica locale, durante tutta la giornata producendo la carta necessaria ai maggiori quotidiani

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