Burgo Luigi
La “carta elettrica” Fabrizio Gardinali
P
ezzettini di carta luccicanti formano una nuvola fra giochi di bimbi di carnevali oggi solo ricordati. Carte multicolori ad avvolgere doni, a formare sacchetti e contenitori. Carta su cui scrivere parole che forse qualcuno leggerà. Carte antiche e moderne, contenute in scaffali dentro austere stanze di vecchi palazzi o costruzioni “anni ’70” pseudomoderne e razionali, dalle ampie vetrate ingrommate da decenni di polvere e fuliggine. Un mare di carta che ci circonda e fa parte della nostra vita, del nostro presente e, forse, ancor di più del nostro passato, della nostra storia senza che, il più delle volte, neppure ci facciamo caso. Però, almeno nella zona di Saluzzo, se si nomina Burgo si abbina automaticamente il nome alla carta e a quella di giornale in particolare. È giusto, ma non del tutto esatto, perché Luigi Burgo, fondatore di uno dei maggiori “imperi di carta” italiani, iniziò la carriera di imprenditore in ben altro settore: quello della produzione di energia idroelet-
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