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Banca d’Alba e il fattore umano
L’attenzione al territorio e a chi lo vive e lo fa crescere
Banca d’Alba e il fattore umano
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Nel programma degli eventi organizzati per la capitale della cultura d’impresa l’istituto di credito coooperativo presenterà lo studio “Alba 2040” e il progetto “DnAlba”
La sede centrale di Banca d’Alba, nel cuore della città delle cento torri, in via Cavour
Cristina Borgogno
Se la cultura d’impresa fa capo ad Alba, un ruolo da protagonista è da sempre quello che gioca la sua banca di riferimento. Nata nel 1998 dalla lungimirante fusione delle Casse rurali e artigiane di Diano d’Alba, Vezza d’Alba e Gallo di Grinzane Cavour, con il traguardo dei 60 mila soci tagliato in questi giorni, Banca d’Alba si conferma di gran lunga l’istituto di credito cooperativo con la compagine sociale più numerosa d’Italia. E sulla cultura del fare impresa di questo territorio non ha soltanto una chiara visione, ma rappresenta un vero modello economico e sociale. Nel fitto calendario di eventi predisposto per Alba capitale delle cultura d’impresa 2021, in autunno Banca d’Alba presenterà lo studio “Alba 2040”, realizzato con Censis, Prometeia e Università di Torino per indagare il futuro della città attraverso tre relazioni di taglio sociologico ed economico e con un focus su vino e turismo. Poi, oltre a promuovere lezioni di educazione finanziaria e uno spettacolo rivolto ai bambini della scuola primaria, sempre nell’àmbito delle manifestazioni proposte da Confindustria Cuneo saranno illustrati anche i risultati del progetto “DnAlba” promosso da Banca d’Alba e sviluppato con gli organi di stampa e le associazioni cittadine. La primavera della banca con più soci d’Italia è invece scandita, come ogni anno, dall’appuntamento con la grande assemblea, che in questo 2021 si è svolta per la seconda volta, causa pandemia, a distanza. Però non si è perso il consueto spirito partecipativo della comunità dei soci che ha caratterizzato la vita della banca anche nel periodo più buio della storia recente di tutti noi. In un anno in cui l’attitudine al cambiamento è stata fondamentale e ha consentito, a chi lo ha messo in pratica, di superare questa dura prova, Banca d’Alba non si è tirata indietro. «Siamo stati vicino a chi ne aveva bisogno e non abbiamo mai fatto mancare il nostro supporto», dice il presidente, Tino Cornaglia. «Il modello Banca d’Alba si è dimostrato determinante per il sostegno a famiglie e imprese: facciamo ciò che serve, senza prendere mai nulla sottogamba. Forse perché siamo parte di questa comunità e ci teniamo a camminare sempre a testa alta tra la nostra gente. Quest’anno raggiungiamo il tetto dei sessantamila soci. Il 18% è rappresentato da ragazzi sotto i 30 anni: un dato estremamente positivo, che ci responsabilizza. Avremmo voluto accoglierli tutti in piazza, com’è nostra tradizione. La pandemia non ce lo ha consentito e allora abbiamo convocato l’assemblea in modalità remota, tutelando il diritto democratico al voto. Ma diamo già appuntamento al 2022 per tornare a incontrare i soci e far festa insieme». Nonostante le gravi difficoltà degli ultimi mesi, secondo l’osservatorio di Banca d’Alba la ripresa è dietro l’angolo. E le cifre sembrano confermarlo. «Abbiamo consegnato al Consiglio d’amministrazione un bilancio dell’esercizio 2020 composto da numeri di qualità e contraddistinto da due elementi: prudenza negli accantonamenti sui crediti e rafforzamento della solidità patrimoniale», spiega il direttore generale, Riccardo Corino. «La strategia è quella della continuità sulla base di una politica di prudenza, che ci ha portati a prevedere accantonamenti significativi per rendere ancora più sicura e solida la nostra banca, nell’interesse di soci e clienti. Una filosofia che è quella tipica del mondo contadino. Il patrimonio è cresciuto nell’ultimo decennio di 150 milioni di euro, fino a raggiungere i 368 milioni alla fine dell’ultimo esercizio, rafforzando la nostra capacità di svolgere l’attività creditizia, e l’utile di esercizio è pari a 14,2 milioni di euro». Tutto questo durante l’anno più difficile della storia recente. «Siamo così vicini alla realtà che il nostro primo pensiero è stato immedesimarci in quello che, fin dalle prime settimane dell’emergenza sanitaria, stava accadendo alle famiglie e alle imprese», prosegue Corino. «Abbiamo iniziato a concedere moratorie ancora prima che venisse pubblicato il decreto,
BANCA D’ALBA CONVEGNO
29
SETTEMBRE
ALBA 2040
Da sinistra: Tino Cornaglia e Riccardo Corino, presidente e direttore generale di Banca d’Alba che ha tenuto online l’annuale assemblea dei soci
perché i nostri soci e clienti avevano bisogno e noi non potevamo aspettare. Ne abbiamo concesse oltre seimila nell’ultimo anno per 800 milioni di euro. Sono numeri che hanno comportato un incredibile sforzo organizzativo al nostro interno, se pensiamo che in un anno normale in media le moratorie non superano il centinaio». Inoltre con la sua Fondazione, nata decenni fa per promuovere la prevenzione in campo medico-sanitario sul territorio, Banca d’Alba ha scelto di fare la sua parte anche e soprattutto sul fronte della pandemia. Nelle ultime settimane sono stati inaugurati gli hub vaccinali nei centri medici di Vezza e Gallo Grinzane, con spazi messi a disposizione della Regione Piemonte per dare una mano alla campagna. «Abbiamo certificato il nostro ruolo di banca di comunità», spiega il presidente Cornaglia, «sostenendo soci e clienti, ma anche intervenendo in campo sociosanitario. Nell’ultimo anno è cresciuta la fiducia del territorio nei nostri confronti, lo dicono i numeri; ed è grazie al lavoro incessante delle nostre filiali, le quali sono rimaste sempre aperte a soci e clienti e hanno visto i nostri collaboratori essere anche psicologi, fornendo sì consulenza bancaria, ma anche conforto nei momenti più difficili. Per questo non smetteremo mai di ringraziarli». E ora è arrivato il momento di guardare al futuro. «Il primo trimestre dell’anno», dice Corino, «ci fornisce segnali incoraggianti, con un progressivo incremento del numero dei clienti: sono famiglie e imprenditori che apprezzano il nostro modello tradizionale di fare banca». Dopo l’estate è in programma l’apertura di due filiali: una a Nizza Monferrato, nella piazza principale, per ampliare e rafforzare la presenza di Banca d’Alba nelle terre del vino, e una in centro a Genova, dove il credito cooperativo ha ampi margini di sviluppo in una piazza così importante. «Ma non abbiamo intenzione di
Cornaglia e Corino con il vicepresidente Pierpaolo Stra (vicepresidente vicario di Iccrea Banca). Sotto: parte dei partecipanti all’assemblea dei soci che nel 2020 e nel 2021 non ha potuto svolgersi in peresenza
L’andamento dell’istituto di credito, mobilitatosi con forte dispendio di forze durante la pandemia, resta molto positivo. E ha tagliato il traguardo dei 60.000 soci
abbandonare i piccoli centri», precisa Cornaglia, «perché questo è il ruolo di una banca del territorio. Siamo la banca del mondo del vino, diamo servizi tagliati su misura a 2.600 cantine, dalle piccole alle grandi. E poi ci sono una rivoluzione green da attuare e un’economia circolare da far crescere. C’è un Recovery plan da sfruttare, c’è il turismo che non vede l’ora di ripartire e sono convinto che in questa zona il settore vivrà un nuovo boom. Perché qui ci sono tutti gli ingredienti giusti per l’accoglienza: gli spazi, l’ambiente, l’enogastronomia, ma soprattutto la serietà nel fare le cose. Noi vogliamo esserci, vogliamo essere partecipi, perché il nostro è un ruolo sociale e questo può diventare il momento più bello per essere protagonisti. Con quanto abbiamo seminato negli anni saremo tra i primi a ripartire e noi, qui, possiamo avere un ruolo nel dare sviluppo alle idee. Investiremo ancora nella salute e nell’istruzione, perché ci crediamo. Nel rispetto della nostra storia, sapremo valorizzare il fattore umano: lo stesso fattore che ha fatto di Alba, con le sue colline di Langhe e Roero, una capitale della cultura d’impresa».