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Tre quarti di secolo di lavoro promozionale della famiglia Ceretto
per comprendere un presente che spesso ci sfugge, tanto più ai giorni nostri segnati dal Covid. Il progetto “La via selvatica” è nato dall’osservazione della natura, risvegliata e capace di riprendersi i suoi spazi, nei mesi di chiusura dell’uomo nei suoi confini domestici. Si tratta di una riflessione spontanea in un contesto, quale quello delle vigne Ceretto, così dipendente da un ambiente sano e forte, negli anni preservato e custodito grazie a pratiche agricole consapevoli e sempre più sostenibili. Scenari di questi dialoghi sono i luoghi intatti e autentici all’interno dei territori cerettiani (dalle vigne al ristorante “Piazza Duomo”, dalla cappella del Barolo alla Casa d’artista, passando per le cantine della tenuta Monsordo Bernardina di Alba e di Bricco Rocche di Castiglione Falletto), tutti perfette sintesi di cura e valorizzazione del territorio. I dialoghi condotti da Matteo Caccia sono stati e saranno trasmessi e resi fruibili al pubblico online, sul sito www.ceretto.com.

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L’Acino della tenuta Monsordo Bernardina, quartier generale delle aziende vitivinicole Ceretto, in una foto di Marco Varoli, autore anche dell’immagine che fa da sfondo a queste pagine. Sotto: Matteo Caccia

Enologia di qualità, ma anche arte e alta gastronomia Tre quarti di secolo di lavoro promozionale
Il gruppo Ceretto è un’azienda familiare che ha le radici nelle Langhe e che da tre quarti di secolo unisce alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio enogastronomico locale e nazionale la promozione dell’arte. Con il nuovo millennio e l’entrata in azienda della terza generazione (la foto di Marina Spironetti sopra al titolo ritrae, presso la cappella