n. 13 / dicembre 2012
editoriale Italian Cliff
speciale
Finance & E-Security
storie di business Gruppo Reale Mutua / Ing Direct
immobiliare Casa.it / Ing Direct / IsIVI
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Editoriale
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Focus corner • Il dilemma del prigioniero, oggi / Didier Le Menestrel di Financière de l’Echiquier
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• Titoli difensivi? Cari e poco promettenti / Matthew Vaight di M&G Global Emerging Markets Fund
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• Storage 2020: le soluzioni per il mondo enterprise / Sergio Resch di Ibm Italia
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• La liquidità continuerà a sostenere i mercati / Thomas Härter e Andrea Ferrante di Swisscanto
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• L’euroscetticismo della Germania / Stuart Thomson di Ignis Asset Management
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• Azionario Europa: le sorprese non sono ancora finite / Robert Jones di Union Bancaire Privée
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• Le forze contrastanti nei commodity market / Michele Pacciana di Man per l’Italia
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• Sepa: è tempo di passare all’azione / Mathias Bonnard di Axway
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• Oro: obiettivo Cina / Adrian Ash di BullionVault
News&Eventi • L’effetto spread su imprese e famiglie italiane
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• Il processo del credito? Proviamo a ripensarlo
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• La Mezzaluna da investment grade
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• Partita doppia, ma risultato incerto
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• Lo sportello Creval alla prova della “front economy”
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• L’incertezza dei gestori
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• L’Italia e il risparmio che non c’è
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• Rischio e volatilità, le paure degli investitori istituzionali
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Speciale: Finance & E-Security • Abi Lab: quando il sistema è protetto, le frodi sono limitate / Abi Lab: Romano Stasi
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n.13 dicembre 2012
• Dati in mobilità, la protezione è possibile / Symantec Emea Southern Region: Marco Riboli
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• Ibm: sicurezza anche per il BYOD / Ibm Endpoint Manager: Antonio Gallotti
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• CartaSi: dal furto di denaro al furto d’identità / Credito di CartaSi: Marco Cortellari
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• Vorrei acquistare, possibilmente da smartphone / Banca Sella: Alberto Bordiga
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• Con PayPal non rischi mai / PayPal: Federico Zambelli Hosmer
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Performance
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Carriere
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Storie di business • Housing targato Cedacri per il Gruppo Reale Mutua
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• Ing Direct: così cambia il digital marketing
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Immobiliare • Gli italiani e la crisi dell’immobiliare
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• Casa: le famiglie europee fanno quadrato contro la crisi
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• Solo il Mortgage Lending Value salva il credito fondiario dalla nullità
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Stile • A ogni latitudine, purché siano vacanze
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Arte • I maestri di Frieze Art Fair
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Banca&Mercati è un periodico on line Registrazione presso il Tribunale di Milano, n. 291 del 26/05/2010 Banca&Mercati è una testata di Business Gallery di Andrea Bigi, P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Anno III numero 13 dicembre 2012
Banca&Mercati Blend Tower, Piazza IV Novembre 7 20124 Milano Tel. +39 02 87 34 30 19 Fax +39 02 87 34 44 44 www.bancaemercati.com BG Business Gallery di Andrea Bigi P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Viale Montello 5, 46100 Mantova
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Direttore responsabile Andrea Bigi Testi a cura di Andrea Bigi e Elena Giordano Bellini Grafica e web Carlo Ghelfi per informazioni e segnalazioni info@bancaemercati.com per informazioni commerciali Valeria Rossana Volpe commerciale@bancaemercati.com hanno collaborato Adrian Ash, Mathias Bonnard, Antonio Campagnoli, Andrea Ferrante, Guido Galimberti, Thomas Härter, Robert Jones, Didier Le Menestrel, Michele Pacciana, Sergio Resch, Stuart Thomson, Matthew Vaight
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Editoriale
Andrea Bigi, direttore di Banca & Mercati
Italian Cliff Il 2013 si è aperto con la notizia dell’accordo sul fiscal cliff al senato americano. Una buona notizia, peraltro attesa e prevedibile, che comunque non cancella le preoccupazioni con cui guardiamo al nuovo anno che ci attende. Come tutti hanno potuto provare sulla propria pelle, il 2012 è stato un anno pesantissimo, e l’unica consolazione è che avrebbe potuto essere anche peggio. Checché ne dicano alcuni inguaribili ottimisti, l’Eurozona è stata davvero a pochi passi dal collasso. Di fronte alla palese impasse della politica e alla crisi dell’economia reale, gli spietati meccanismi della finanza internazionale stavano progressivamente sgretolando le fondamenta della moneta unica. Oggi molti osservatori affermano che il governo tecnico a sostegno bipartisan e i sacrifici imposti agli italiani dal premier Mario Monti hanno salvato il Paese dal baratro. In realtà l’austerity imposta da Monti ha certamente giovato a rallentare la corsa dello spread (al costo però di aggravare la recessione), ma chi ha salvato davvero l’Italia, anzi l’Europa, è stato un altro Mario, che anziché a Palazzo Chigi sta a Francoforte. La svolta positiva è arrivata infatti dalla Banca Centrale Europea di Mario Draghi che, decidendo di intervenire attivamente sui mercati per stabilizzare la crisi, ha inequivocabilmente contraddetto la linea tedesca, fin troppo teutonica nella propria fermezza. Tuttavia, e qui cominciano le preoccupazioni sul nuovo anno, se è vero che la mossa della Bce è stata decisiva, è anche vero che non può che connotarsi per un respiro temporaneo. Costituisce un efficace tampone, ma non la cura definitiva. E in effetti, se i politici europei non sapranno dare un seguito concreto alle proprie dichiarazioni d’intenti, ad esempio nella direzione dell’unione bancaria e dell’unione fiscale, c’è da scommettere che ben presto i mercati torneranno a battere cassa a spese dell’Eurozona. La parola torna dunque alla politica, e qui proseguono le preoccupazioni, dal momento che quest’anno sul destino dell’Europa pendono due appuntamenti elettorali molto importanti, con le politiche in Italia
(24-25 febbraio) e in Germania a settembre. Per quanto riguarda il nostro Paese, al di là di tutte le parole che verranno spese in campagna elettorale (e che molto spesso sono fasulle), l’unico ragionamento da fare è quale potrebbe essere il governo ideale per superare il nostro personale “italian cliff ” da oltre due trilioni di debito pubblico sulle spalle e un’economia in recessione conclamata. Per ora l’impressione è che queste elezioni vengano presentate come una sorta di spartiacque fra l’europeismo e il populismo nelle sue diverse coloriture (Berlusconi, la Lega, Grillo). In realtà, il principale quesito sul tappeto è sempre lo stesso da molti anni a questa parte, ma nessuna delle varie “agende” che via via sono state presentate dai partiti all’attenzione del pubblico ha saputo dare risposte convincenti (anche perché, quand’anche le avessero date, non sono state poi messe in pratica): come si ritorna a crescere, e in tempi ragionevolmente brevi? Sostenere la crescita, e con qualsiasi mezzo, può e deve essere l’unica agenda presentabile da qualsiasi futuro governo di questo Paese. Andrea Bigi 7
Flash news
Prima tranche di aiuti Ue alle banche spagnole Pronti 37 miliardi di euro per Bankia, Catalunya Banc, Novagalicia Banco e Banco di Valencia Le banche spagnole riceveranno un primo pacchetto di aiuti da 37 miliardi di euro dal fondo salva Stati dell’Unione Europea. Questa prima tranche, che rientra nel piano di 100 miliardi di finanziamenti da tempo concordato con Bruxelles, sarà utilizzata dal Frob, il fondo spagnolo istituito per il salvataggio del credito iberico, per ricapitalizzare le quattro banche nazionalizzate da Madrid: 18 miliardi andranno a Bfa/ Bankia, 9 a Catalunya Banc, 5,4 a Novagalicia Banco e 4,5 al pericolante Banco di Valencia. Il Frob ha poi precisato che il piano di salvataggio ha una durata di cinque anni e prevede il trasferimento di 45 miliardi di euro di asset alla compagnia Sareb, la bad bank creata per assorbire le sofferenze. Nell’ambito delle operazioni di default controllato del Banco di Valencia è stato formulato un piano di scioglimento della banca che prevede la sua integrazione in CaixaBank. Inoltre è previsto il disinvestimento da parte di Catalunya Banc in tutti i fondi di capitale, mentre Bankia e Catalunya Banc rinunceranno ai propri portafogli di bond a fini di trading e gestione di tesoreria. Infine Bankia, Catalunya Banc e Novagalicia dovranno tagliare i bilanci di oltre il 60% nei prossimi cinque anni. A questo proposito Bankia ha già annunciato tagli a 6mila posti di lavoro.
Le frodi creditizie non sentono la crisi L’Osservatorio sulle Frodi Creditizie di Crif segnala oltre 9mila casi nel primo semestre 2012 Nel primo semestre 2012 sono state intercettati oltre 9mila casi di frodi creditizie nonostante la crisi economica e il conseguente calo del credito richiesto ed erogato alle famiglie italiane. Lo segnala l’ultimo Osservatorio sulle Frodi Creditizie di Crif, che sottolinea inoltre come il rapporto tra frodi creditizie e linee di credito erogate sia cresciuto del 17,9% rispetto al primo semestre 2011. “In Italia, spiega Beatrice Rubini, direttore Personal Solutions & Services di Crif, le frodi creditizie si confermano essere in costante e inesorabile crescita, ma purtroppo non aumenta parallelamente la consapevolezza di questo fenomeno criminale tra i consumatori. Peraltro, i dati dell’Osservatorio dimostrano che sono soprattutto gli under 30 a essere colpiti dal furto d’identità e dalle frodi creditizie. Eppure sono proprio i giovani che, almeno teoricamente, dovrebbero avere una maggiore sensibilità verso questa tipologia di crimine, in quanto particolarmente esposti alla circolazione di propri dati personali, in particolare sul web. Al contrario, molto spesso dimostrano di non conoscere nemmeno il
significato di furto d’identità, o di sottostimare la frequenza con cui si verificano queste forme di frodi”. Entrando nel dettaglio delle singole forme tecniche, i prestiti finalizzati continuano a essere presi particolarmente di mira, con un’incidenza dell’82,4% sul totale dei casi (+5,4% rispetto al 2011). In netto calo invece i casi registrati sulle carte di credito a saldo (-35% rispetto al 2011). Per quanto riguarda le fasce d’importo, inoltre, rispetto al passato emerge una forte crescita delle frodi di importo inferiore ai 1.500 euro (+45,4 per cento). Altro dato allarmante, infine, riguarda i tempi di scoperta 8
della frode, che si confermano piuttosto lunghi: una frode su due, infatti, viene intercettata dopo oltre un anno dal’evento, mentre le frodi creditizie scoperte dopo più di cinque anni sono cresciute del 44% rispetto al recente passato. Aumentano anche le frodi scoperte dopo più di un mese ma entro i sei mesi dall’erogazione (+27%): “Tale dato, spiega l’Osservatorio Crif, è riconducibile al fatto che spesso la frode viene scoperta dai consumatori a fronte delle prime azioni di sollecito o di recupero dei crediti seguenti ai primi mancati pagamenti del finanziamento erogato”.
Flash news
La filiale di nuova generazione di Banca Sistema Il design della nuova filiale di Milano è stato progettato dal famoso architetto Daniel Libeskind
Uno spazio esclusivo, caratterizzato da soluzioni tecnologiche avanzate e dal design unico firmato dal celebre architetto americano Daniel Libeskind. Banca Sistema ha inaugurato la sua nuova filiale a Milano (in corso Monforte) che grazie agli strumenti multimediali e di videocomunicazione in alta definizione, resi disponibili dalla collaborazione con Cisco Systems, si propone come sportello bancario evoluto in termini di modalità di interazione con la clientela. Questa nuova filiale prototipo anticipa la creazione di altre filiali simili in futuro da parte di Banca Sistema.
“Le caratteristiche e gli strumenti che abbiamo pensato per la nuova filiale, ha dichiarato Gianluca Garbi, amministratore delegato di Banca Sistema, ci permettono di elevare la qualità di tutti i servizi a disposizione dei nostri clienti. Siamo convinti che le nuove filiali debbano offrire i servizi tradizionali in maniera efficiente e flessibile, consentendoci di ottimizzare i costi di gestione, altrimenti riflessi sui clienti. Una banca dalla struttura molto leggera, orientata al cliente e all’impresa, è l’idea che guida tutte le nostre scelte e, quindi, anche il progetto delle filiali”. “La
nuova filiale di Banca Sistema, ha dichiarato David Bevilacqua, vice president South Europe di Cisco, utilizza la collaboration e la videocomunicazione evoluta per permettere agli utenti della banca di accedere in modo diretto alle conoscenze specifiche per le proprie esigenze, a prescindere dalla compresenza fisica e con maggiore flessibilità di tempi e scelte. Si tratta di un esempio concreto del potenziale che si può ottenere quando ci si serve delle tecnologie di rete per realizzare soluzioni in grado di trasformare radicalmente il modo di lavorare, i processi di business e i servizi che un’azienda può offrire ai suoi clienti”. “Lavorare sul concetto di banca del ventunesimo secolo, ha commentato infine Libeskind, creando uno spazio totalmente personalizzato e interattivo con tecnologia d’avanguardia, è stata un’esperienza insieme originale ed entusiasmante”. Tutti gli arredi della filiale sono stati realizzati da Saporiti Italia, mentre il progetto illuminotecnico è stato curato da iGuzzini e l’abbigliamento del personale è firmato Moschino.
Abi: in calo le rapine allo sportello Dal 2007 a oggi le rapine in banca si sono più che dimezzate (-59%) Calano le rapine in banca e diminuiscono anche bottino e indice di rischio. Lo comunica l’Ossif, il Centro di ricerca Abi sulla sicurezza, secondo il quale nei primi otto mesi del 2012 sono stati compiuti 624 colpi allo sportello, con un calo del 18,5% rispetto ai 766 registrati nello stesso periodo del 2011. Si conferma così il trend positivo che dal 2007 a oggi ha visto più che dimezzarsi le rapine in banca (-59 per cento). In calo del 14,4% anche l’indice di rischio - cioè il numero di rapine ogni 100 sportelli in Italia - che è passato da 3,3 a 2,8. Il bottino medio per rapina si attesta sui 24mila euro circa, mentre il bottino complessivo è passato da 16 milioni di euro nei
primi otto mesi del 2011 a 14,9 milioni nel 2012 (-7,6 per cento). “In tema di sicurezza, ha detto Giovanni Pirovano, membro del comitato di presidenza Abi, la stretta collaborazione tra banche, istituzioni e forze dell’ordine è un tassello fondamentale nella lotta alla criminalità. In questo senso molto è stato fatto, anche grazie agli importanti investimenti delle banche italiane che ogni anno spendono oltre 700 milioni di euro per rendere le proprie filiali sempre più sorvegliate e sicure. E tuttavia - insieme alle altre associazioni di categoria più sensibili al tema - molto si può ancora fare per contrastare questo fenomeno, a partire dalla riduzione dell’ampio 9
uso di denaro contante che ancora caratterizza l’Italia rispetto al resto d’Europa”.
Flash news
Le soluzioni di sicurezza CA per Bnl Sono state implementate nell’ambito del modello olistico di security management adottato da Bnl Permettono di automatizzare le operazioni di sicurezza, contribuendo ad aumentare la produttività degli utenti e a contenere i costi. Bnl ha scelto le soluzioni IAM (Identity and Access Management) di CA Technologies per la gestione della sicurezza informatica. In pratica, CA ControlMinder (ex CA Access Control) serve a gestire e monitorare amministratori di sistema e utenti privilegiati. Inoltre, Bnl ha implementato anche CA SiteMinder, CA IdentityMinder (ex CA Identity Manager) e CA GovernanceMinder (ex CA Role & Compliance Manager), che puntano a semplificare l’attività dell’utente, ottenere la rendicontazione su utenti con o senza privilegi ai fini della conformità alle normative, nonché automatizzare il controllo e l’accesso alle applicazioni in base alla relazione e al ruolo degli utenti nell’organizzazione, siano essi dipendenti interni o fornitori esterni, clienti o partner commerciali. “La protezione e prevenzione dalle minacce esterne e interne, il monitoraggio degli eventi di sicurezza associati all’accesso e all’utilizzo delle informazioni e la gestione delle identità e degli accessi costituiscono il modello olistico di security management adottato da Bnl, ha spiegato Gilberto Pertile, Chief Information Systems Security officer presso Bnl. Le soluzioni IAM di CA Technologies ci offrono il livello di garanzia necessario per la gestione sicura dei dati dei nostri clienti, garantendo la conformità alle norme”.
Crif guarda a Oriente Aperto un ufficio di rappresentanza in Indonesia. Inoltre costituirà il primo sistema di informazioni creditizie del Tagikistan
Enrico Lodi, Credit Bureau Services General manager di Crif
Crif consolida la sua presenza nel mercato asiatico attraverso l’apertura di un ufficio di rappresentanza in Indonesia (presso la capitale Giacarta). La società bolognese vanta da tempo sedi operative in Cina e partnership attive in Vietnam, India e Bangladesh, ma l’Indonesia, viste le sue dimensioni (con 250
milioni di abitanti, è il quarto paese più popoloso del globo) e le potenzialità del mercato del credito locale, rappresenta uno degli sbocchi di maggior interesse nel Sud-Est Asiatico. “Con l’apertura di questo ufficio Crif si pone l’obiettivo di supportare banche, istituti finanziari e assicurazioni locali con un’ampia gamma di servizi affidabili e altamente personalizzabili, già utilizzati in molti altri paesi nel Mondo e in grado di ottimizzare la gestione del rischio di credito e del business attraverso processi decisionali più consapevoli afferma Enrico Lodi, Credit Bureau Services General manager di Crif. Inoltre, questa iniziativa conferma una volta di più la nostra determinazione nel rafforzare la presenza in Asia, mettendo a disposizione degli operatori locali un’esperienza consolidata a livello internazionale nella gestione di sistemi di informazione creditizie, di business information e di supporto decisionale”. Inoltre Crif ha vinto la gara internazionale istituita da Credit Information Bureau of 10
Tajikistan (Cibt) per lo sviluppo e la gestione del primo credit bureau in Tagikistan. Con l’obiettivo di diventare il principale credit bureau della regione e dare supporto allo sviluppo dell’economia locale, Crif ha anche acquistato il 49% delle azioni di Cibt, organizzazione costituita da banche locali, istituzioni di microfinanza e da Amfot, associazione che raccoglie le società di microfinanza locale. “Il credit bureau che ci accingiamo a sviluppare, commenta Lodi, giocherà un ruolo centrale nella gestione del rischio di credito e nel promuovere, all’interno del sistema finanziario del Tagikistan, una cultura del credito più matura. Del resto, come è stato rilevato in molti altri paesi, l’evoluzione del settore finanziario è strettamente collegata alla disponibilità di efficienti ed efficaci sistemi informativi che permettano di migliorare la gestione del rischio di credito e, di conseguenza, di dare concreto supporto ai bisogni finanziari di imprese e privati contenendo i livelli di sovraindebitamento”.
Flash news
Abi: in crescita i pagamenti cashless Nel 2011 sono aumentati del 4% circa contro l’1,4% del 2010. Boom dei pagamenti in rete Nel 2011 le operazioni fatte con gli strumenti diversi dal contante carte di credito, debito, prepagate, bonifici, Rid, ecc. - sono aumentate del 4% circa contro l’1,4% del 2010. Lo ha comunicato l’Abi in occasione del convegno “Carte 2012”. In particolare, nel 2011 sono stati effettuati oltre 280 milioni di pagamenti in rete, con un incremento del 24%: le operazioni su web con carte di credito e prepagate sono cresciute del 27,6%, mentre i bonifici on line hanno fatto registrare un aumento del
20,3 per cento. Intanto continua a crescere anche il numero delle carte di pagamento, che sono passate dai 77 milioni del 2009 agli 82 milioni del 2011 (+6% nel triennio). “La lotta al contante - ha detto il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini - è una vera e propria battaglia di civiltà. In questa direzione, anche grazie ai recenti interventi normativi, molto è stato fatto per favorire il maggior utilizzo degli strumenti alternativi riducendo la circolazione del cash. E tuttavia, su questo fronte l’Italia
è ancora in ritardo rispetto al resto d’Europa. L’affermarsi di sistemi di pagamento più evoluti e moderni non rappresenta solo un vantaggio in termini di comodità e sicurezza per le famiglie, le imprese e le pubbliche amministrazioni che li utilizzano quotidianamente. Ma anche un importante volano di crescita e sviluppo per il Paese, soprattutto in una fase difficile per l’economia nazionale e internazionale”.
Cedacri punta sui mobile payments Da gennaio disponibile il nuovo sistema di Mobile Payment che punta a distinguersi per velocità di esecuzione e semplicità d’uso, nonché misure di sicurezza adatte a transazioni di importo rilevante Cedacri ha annunciato il suo nuovo sistema di Mobile Payment, che sarà disponibile sul mercato a partire dal prossimo gennaio. La soluzione, compatibile sia con la tecnologia Nfc (sempre più diffusa sui comuni smartphone) che con quella QRCode (necessaria per il funzionamento su iPhone), permette di effettuare transazioni avvicinando semplicemente due cellulari di nuova generazione, quello dell’acquirente e quello del venditore, che possono scambiarsi reciprocamente le informazioni necessarie al perfezionamento dell’operazione tramite una specifica app. In questo modo è possibile effettuare i pagamenti all’interno dei punti vendita senza ricorrere ai Pos e senza coinvolgere gli attuali circuiti per il trasferimento di denaro. Nel modello di mobile payment proposto da Cedacri, la transazione si svolge con il supporto di un operatore specializzato nell’erogazione di servizi di pagamento in mobilità: tale operatore riceve l’ordine di pagamento dal dispositivo dell’acquirente e trasferisce l’importo della transazione dal conto a cui si appoggia il compratore a quello del venditore. La piattaforma Cedacri si indirizza dunque sia alle banche interessate a fornire servizi innovativi di
pagamento ai propri clienti sia a organizzazioni extrabancarie che vogliano operare come payment institution. La piattaforma Cedacri punta a distinguersi da un lato per velocità di esecuzione e semplicità d’uso, in modo da favorirne l’impiego per i micropagamenti, e dall’altro per misure di sicurezza adatte a transazioni di importo rilevante. Le funzionalità di sicurezza proposte sono infatti quelle già integrate nella soluzione di mobile banking che Cedacri offre alle proprie banche clienti. “Grazie alla sua versatilità, commenta Salvatore Stefanelli, direttore generale di Cedacri, la soluzione si 11
presta a molteplici applicazioni, che non si limitano al solo impiego nei classici esercizi commerciali: può arricchire infatti la componente di servizio fornita agli utenti finali da parte di edicole, distributori di benzina, piccoli e grandi ristoratori, punti vendita della Gdo e portali di e-commerce. Gli operatori bancari ed extrabancari che sceglieranno il sistema Cedacri potranno dunque rivolgersi a un ampio bacino di possibili esercenti con la loro proposta di servizi di mobile payments, aprendosi così a nuove interessanti prospettive di business nell’ambito dei sistemi di pagamento”.
Flash news
Sace e Veneto Banca finanziano l’internazionalizzazione delle imprese Resi disponibili 20 milioni di euro di finanziamenti a medio e lungo termine
Sace e il Gruppo Veneto Banca hanno annunciato un accordo che metterà a disposizione delle Pmi 20 milioni di euro di finanziamenti a medio e lungo termine per progetti di internazionalizzazione. L’intesa permetterà alle imprese con fatturato non superiore a 250 milioni di euro di richiedere presso le filiali della banca finanziamenti della durata di 36, 60 o 84 mesi, che saranno garantiti da Sace e destinati a nuovi investimenti
volti a sostenere la crescita sui mercati internazionali. “Attraverso l’accordo, ha spiegato Simonetta Acri, direttore della sede Sace di Venezia, la capillarità del Gruppo Veneto Banca e l’expertise di Sace nell’assunzione di rischi a mediolungo termine si uniscono per raggiungere le piccole imprese e offrire loro un sostegno concreto alle esigenze di liquidità non adeguatamente soddisfatte. È proprio alle Pmi, particolarmente
esposte alle difficoltà congiunturali, che guardiamo oggi con attenzione, dedicando loro una serie di iniziative concepite per rendere i nostri prodotti più flessibili e accessibili”. “L’intesa con Sace, dichiara Fabrizio Mora, responsabile della direzione corporate di Veneto Banca, va nella stessa direzione che le aziende seguono e considerano fondamentale: quella di investire in Italia per vendere all’estero. Il trend dell’export in Italia, pur nell’attuale congiuntura economica sfavorevole, mostra segnali davvero incoraggianti: secondo l’Istat, nel primo semestre del 2012 rispetto allo stesso periodo del 2011, le esportazioni delle regioni italiane sono cresciute mediamente del 4,2%. L’export italiano - ha continuato Mora risente meno della crisi, per questo le Pmi che esportano possono trainare il sistema produttivo nazionale, ma occorre sostenere l’internazionalizzazione delle imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni”.
Il nuovo piano di risparmio e investimento di Generali La nuova famiglia Generali Premium, articolata su tre soluzioni, è composta da polizze rivalutabili a premi ricorrenti con la possibilità di effettuare anche versamenti aggiuntivi
Assicurazioni Generali ha reso disponibile Generali Premium, nuova famiglia di piani di risparmio che punta a coniugare investimenti e risparmio in un unico strumento assicurativo. La famiglia Generali
Premium, articolata su tre soluzioni, è composta da polizze rivalutabili a premi ricorrenti con la possibilità di effettuare anche versamenti aggiuntivi per meglio realizzare i propri 12
progetti, tutelandoli anche grazie a un’ulteriore copertura in caso di morte da infortunio. Con Generali Premium è possibile scegliere dove destinare i versamenti tra gestioni separate in euro (Gesav, Geval Euro, Gesav Real Estate), gestioni separate in valuta e fondi interni. Tutte le polizze hanno una durata contrattuale che va dai dieci ai vent’anni, prevedono un premio minimo di 1.200 euro che, ogni cinque anni, può essere aumentato o diminuito per venire incontro alle esigenze dell’assicurato. Al raggiungimento della scadenza scelta, l’assicurato potrà beneficiare inoltre del Bonus Fedeltà che prevede un aumento percentuale del capitale maturato a seconda della durata del piano.
Flash news
La seconda pensione è on line Il fondo pensione aperto di Amundi Sgr SecondaPensione è sottoscrivibile direttamente on line SecondaPensione, il fondo pensione aperto di Amundi Sgr, è tra i primi fondi di previdenza complementare italiani a permettere anche l’adesione on line direttamente sul sito www.secondapensione.it. Per l’adesione su Internet occorre compilare un apposito format on line; la somma da versare viene definita direttamente dall’aderente secondo le proprie necessità e disponibilità, così come la scelta del piano di investimento. “Di fronte a una sempre maggiore incertezza rispetto alle tempistiche di pensionamento e a un futuro dai contorni imprevedibili, commenta Nadia Vavassori, head of business unit SecondaPensione, risparmiatori e famiglie iniziano a prendere consapevolezza della necessità di costruirsi una fonte di reddito anche dopo l’attività lavorativa. SecondaPensione rappresenta un salvadanaio per i propri risparmi, con il vantaggio di vederli rivalutati nel tempo grazie a una gestione finanziaria specializzata e di lungo periodo”. SecondaPensione si rivolge sia agli investitori più evoluti che ai piccoli risparmiatori. Il fondo permette di decidere autonomamente quanto versare e dove investire, offrendo la possibilità di cambiare scelta nel corso del tempo a seconda delle esigenze proprie o dei propri figli, con l’ulteriore vantaggio della deducibilità fiscale dei versamenti in tutto il periodo di accumulo.
Ncr: un unico service provider per il supporto delle agenzie Gli istituti finanziari che consolidano i propri fornitori di servizi registrano tipicamente un risparmio nell’ordine del 10-15 per cento filiali avvalendosi di un unico supportare migliaia di dispositivi provider. E’ disponibile Ncr Total tecnologici di centinaia di diversi Branch Services, cui gli istituti produttori, oltre alle reti di agenzie finanziari possono rivolgersi per situate in un unico paese o a livello la manutenzione e la riparazione europeo. “Gli istituti finanziari, di tutta la tecnologia multi-vendor dichiara Giovanni Bandi, presente nelle agenzie, inclusi amministratore delegato di Ncr in terminali bancomat, Pc, chioschi, Italia, si trovano sotto pressione per reti voce e dati, reti cablate e garantire una customer experience wireless, stampanti. In pratica, di qualità mantenendo al tempo affidandosi unicamente a Ncr stesso l’efficienza operativa. In anziché a diversi provider, gli istituti questo contesto Ncr Total Branch finanziari hanno la possibilità di Services offre alle banche un ridurre i costi e semplificare le singolo partner strategico per operazioni: i dati disponibili in gestire l’infrastruttura delle effetti confermano che gli istituti agenzie mantenendole operative Giovanni Bandi, amministratore che consolidano i propri fornitori affinché il personale di filiale possa delegato di Ncr in Italia di servizi registrano tipicamente un concentrarsi sui clienti”. Una nuova offerta di servizi per tutti risparmio nell’ordine del 10-15 per gli istituti finanziari che desiderano cento. Tecnici Ncr on-site e operatori consolidare integralmente di help desk che rispondono nella l’assistenza tecnologica delle lingua del cliente sono in grado di
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Flash news
In aumento i mutui di durata medio-lunga e gli importi inferiori ai 100mila euro Lo evidenzia la Bussola Mutui di MutuiSupermarket.it e Crif Gli effetti della crisi economica che sta interessando il nostro paese trovano una rappresentazione concreta in termini di durata dei mutui richiesti. È quanto emerge dalla Bussola Mutui, il bollettino trimestrale gratuito frutto della collaborazione tra il comparatore mutui MutuiSupermarket.it e Crif. Il secondo trimestre 2012 conferma l’andamento già osservato nei passati trimestri, con una fortissima concentrazione della domanda tra le fasce di durata dai 20 ai 30 anni, che raccolgono circa l’80% delle richieste. Prosegue senza soluzione di continuità il calo della percentuale di domanda che richiedeva durate pari a 20 anni, che nel secondo trimestre dell’anno ha spiegato circa il 22% della domanda, mentre nel trimestre appena trascorso è scesa al 18 per cento. Gli italiani tendono dunque a preferire durate tendenzialmente più lunghe, così da ridurre al massimo il peso della rata mensile sul budget familiare. La durata 30 anni ha infatti registrato un aumento significativo, passando dal 31% al 43% nell’arco di soli 3 mesi. In termini di importi, l’80% della domanda si concentra nella fascia di importo fino a 150mila euro, con un importo medio sulla totalità delle richieste analizzate pari a circa 131mila euro. Si conferma l’aumento di importanza della classe di importo sotto i 100mila euro, che nel terzo trimestre 2012 è del 41% rispetto al 32% del terzo trimestre 2011. L’andamento è sintomatico di una domanda che si trova a fronteggiare una situazione economica difficilmente prevedibile e con prospettive quanto mai incerte sul fronte occupazionale.
Mobile payments, Intesa Sanpaolo si accorda con Telecom Italia Si potrà pagare gli acquisti con un telefono dotato di Sim Nfc di Telecom Italia abbinato a una carta di pagamento del Gruppo Intesa Sanpaolo Intesa Sanpaolo e Telecom Italia hanno definito un accordo finalizzato alla diffusione in Italia dei pagamenti via cellulare. In pratica, con un telefono dotato di Sim Nfc di Telecom Italia abbinato a una carta di pagamento del Gruppo Intesa Sanpaolo, sarà possibile pagare gli acquisti avvicinando semplicemente il cellulare a un Pos abilitato. Per lo sviluppo del nuovo servizio Intesa Sanpaolo-Telecom Italia, entro fine 2012 verrà avviato un progetto pilota nell’area di Milano, che verrà esteso a tutto il territorio nazionale nei primi mesi del 2013. Intesa Sanpaolo nel 2011 è stata la prima banca in Italia a effettuare un progetto pilota di Mobile Proximity Payment basato sulla piattaforma Move and Pay messa a punto dal Gruppo. Ora il Gruppo è pronto a rendere l’applicazione Move and Pay disponibile su larga scala, a partire dai clienti Tim, fornendo un servizio in collaborazione con i principali operatori telefonici e con i circuiti internazionali di pagamento più diffusi in Italia e all’estero. Move and Pay nei prossimi mesi sarà disponibile tramite una vera e propria App, che permetterà di arricchire progressivamente l’offerta mobile di Intesa Sanpaolo. Dal canto suo, Telecom Italia si è dotata di un’architettura di gestione dei servizi Nfc incentrata sulla Sim e su una piattaforma che permette il delivery e la gestione sicura di applicazioni anche di terzi sulle proprie Sim. L’architettura prescelta, che garantirà la piena interoperabilità delle soluzioni tecniche e dei servizi secondo gli standard Gsma, include la disponibilità di un portafoglio digitale aperto in grado di gestire tutte le carte di molteplici service provider, anche non bancari, virtualizzate sulla Sim. Intesa Sanpaolo attraverso Setefi, la società del Gruppo che opera nella monetica, gestisce i servizi Nfc attraverso una propria piattaforma in grado di supportare tutte le fasi, dall’attivazione all’assistenza post vendita, secondo elevati standard di sicurezza e interoperabilità. Al fine di agevolare l’integrazione di un numero crescente di istituti che emettono carte e permettere loro di offrire servizi di mobile payment ai propri clienti dotati di una Sim Tim, Telecom Italia è aperta sia all’interconnessione diretta con gli operatori finanziari sia all’interconnessione tramite hub terzi. 14
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Il dilemma del prigioniero, oggi La teoria dei giochi, abitualmente utilizzata per studiare il posizionamento concorrenziale delle aziende, oggi ci offre anche una chiave di lettura originale dell’attualità politica ed economica. Il punto focale è che ciascun attore in gioco (i politici e i banchieri, lo Stato e i contribuenti) è portato a ragionare seguendo il proprio interesse, allontanandosi così dalla soluzione ottimale per tutti
Didier Le Menestrel, presidente di Financière de l’Echiquier
Benessere collettivo e interesse privato non vanno sempre d’accordo. Questa affermazione spontanea è perfettamente illustrata dal famoso “dilemma del prigioniero”, enunciato nel 1950 dal matematico americano Albert Tucker, che per vent’anni fu a capo del dipartimento di Matematica dell’Università di Princeton. Lo scenario del “dilemma” è il seguente: due prigionieri vengono interrogati separatamente, possono tacere entrambi oppure ognuno dei due può denunciare l’altro. In base alle loro risposte possono profilarsi tre scenari: caso 1- se solo uno dei due prigionieri denuncia l’altro, viene rimesso in libertà mentre il secondo ottiene il massimo della pena (dieci anni); caso 2- se i due si denunciano a vicenda, sono condannati entrambi a una pena più lieve (cinque anni); caso 3- se entrambi rifiutano di denunciare, la pena sarà minima per entrambi (sei mesi). Gli amanti della teoria dei giochi avranno riconosciuto una delle illustrazioni più celebri: quand’anche i “giocatori” abbiano entrambi interesse a non denunciarsi (il caso 3), è probabile che la paura di essere puniti duramente qualora l’altro scegliesse una risposta diversa condurrebbe comunque i prigionieri a denunciarsi reciprocamente. Questa teoria, ampiamente sviluppata dal premio Nobel per l’Economia John Forbes Nash, matematico americano atipico (soffre di schizofrenia, come ben raccontato nella celebre pellicola A Beautiful Mind, ndr), viene abitualmente utilizzata per studiare il posizionamento concorrenziale delle aziende, ma oggi ci offre anche una chiave di lettura originale dell’attualità politica ed economica.
cooperano in maniera intelligente. Un ulteriore passo verso i modelli proposti da Nash mette in campo la nozione di gioco cooperativo o noncooperativo. Il dilemma del prigioniero è tipicamente un gioco “non cooperativo”: infatti i prigionieri, se avessero la possibilità di consultarsi, arriverebbero a conclusioni certamente diverse. Nel mondo imprenditoriale, invece, un’intesa sui prezzi rientra in un “gioco cooperativo” che le authority della concorrenza pensano bene di sanzionare per il bene dei consumatori. E la sfera politica? Se rientra nell’ambito cooperativo nella misura in cui si può votare o anche abbandonare il gioco, la realtà è decisamente più sfumata. Il governo impone le sue regole, come attesta l’attuale moltiplicarsi delle misure fiscali, che rientra in un gioco “non cooperativo”. E’ quindi pressoché certo che ci dirigeremo verso una reazione da prigionieri “non cooperativi”, razionale per il singolo individuo ma globalmente aberrante rispetto all’entità dei deficit da colmare. Il contribuente, come il prigioniero, cerca soltanto di minimizzare la sua pena massima in base alla regola imposta. L’eccesso di tassazione su taluno o talaltro tipo di reddito comporterà quindi l’erosione brutale del reddito in base all’adattamento delle “vittime”, ma così lo Stato non avrà fatto altro che aumentare la sanzione individuale, riducendo l’interesse collettivo. In definitiva, la logica di Nash offre un supporto concreto alla curva di Laffer (teoria che sostiene che se la pressione fiscale è troppo alta, le entrate fiscali diminuiscono, ndr), o anche, molto più semplicemente, all’adagio popolare che “troppe tasse uccidono le tasse”!
La chiave è la cooperazione Il fatto è che i “prigionieri denunciatori” sono ormai ovunque! Il politico denuncia il banchiere come responsabile di tutti i mali, l’economista denuncia gli Stati come irresponsabili e dispendiosi, mentre in Francia (come in Italia) i partiti di sinistra e di destra denunciano a vicenda i propri errori. Rientriamo sicuramente nella configurazione del caso 2 dell’esperienza dei prigionieri in cui ciascun attore ragiona seguendo il proprio interesse, allontanandosi dalla soluzione ottimale. E’ chiaro infatti che la situazione economica globale si sta aggravando ancora più rapidamente anche perché tutti gli attori in gioco non 16
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Titoli difensivi? Cari e poco promettenti Chi investe nel lungo termine, sostiene Matthew Vaight di M&G, dovrebbe rendersi conto che la rotazione dei mercati azionari verso i settori più difensivi ha creato opportunità per comprare titoli ciclici a prezzi allettanti
Matthew Vaight, M&G Global Emerging Markets Fund
Nell’ultimo anno, l’incertezza per la crescita globale ha causato un affollamento degli investitori verso le società che offrono entrate stabili e profitti regolari sotto forma di dividendi: le società di beni di consumo, healthcare e telecomunicazioni hanno quindi riportato notevoli rendimenti. In particolare, i titoli dei mercati emergenti legati ai beni di consumo sono stati richiestissimi. Sebbene il tema dei nuovi consumatori sia un trend strutturale, gli investitori si sono fatti trascinare anche troppo da questa storia. Credo infatti che oggi molte società di beni di consumo stiano prezzando livelli di crescita futura poco realistici.
investitori per le condizioni macro economiche, piuttosto che i reali fondamentali della società. Investendo nel lungo termine, credo che la rotazione dei mercati azionari verso i settori più difensivi abbia creato opportunità per comprare titoli ciclici a prezzi allettanti: oltre alla già menzionata Vale, penso a Yingde Gases, che rifornisce di gas industriali le manifatture di acciaio cinesi, e First Quantum Minerals, società mineraria quotata in Canada ma con asset in Africa. Ho inoltre aggiunto posizioni su Delta Electronics, produttore di componenti per l’elettronica di Taiwan, e aumentato l’esposizione del fondo ai finanziari con l’acquisto di quote della turca Asya Katilim Bankasi e della coreana Hana Financial, e iniziato una posizione sull’indiana Axis Bank e la turca Garanti Bank.
Opportunità dai titoli ciclici
Seguire il valore
Per contro, esistono un gran numero di buone opportunità nei comparti sensibili al ciclo economico. Quest’anno molti titoli ciclici non hanno incontrato il favore degli investitori per il rallentamento economico, in particolare della Cina, e i prezzi in calo delle commodities. Pur non facendo previsioni, riesco a capire quando le valutazioni dei titoli prezzano esiti negativi. Ad esempio Vale, estrattore minierario brasiliano, oggi genera il 10% di rendimenti sul capitale. In passato, ha registrato il 15%, e attualmente si prezza un +4% futuro. Ritengo che queste siano aspettative fin troppo pessimiste, poiché riflettono l’ansia degli
È importante enfatizzare che questi cambiamenti non riflettono una mia particolare view sui singoli paesi o sull’economia globale, o piuttosto la preferenza verso un settore piuttosto che un altro. Le mie scelte sono il risultato di un approccio bottom-up alla selezione delle opportunità di investimento. Di conseguenza, nel lungo termine, gli equilibri nel portafoglio cambiano come risultato dell’approccio a “seguire il valore”, ricercando cioè quelle compagnie il cui potenziale sia sottovalutato.
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Oro: obiettivo Cina La Cina è oggi il primo produttore e consumatore d’oro al mondo. Quali sono i piani di Pechino per lo sviluppo di un mercato che gioca un ruolo sempre più fondamentale nello scenario finance globale?
Adrian Ash, head of research di BullionVault
Ci sono voluti tredici anni perché la London Bullion Market Association tenesse la propria conferenza annuale ad Hong Kong. I tempi sono decisamente maturi: Hong Kong è sempre stata di enorme importanza per il mercato globale dei metalli preziosi, in modo particolare dal 1970. Per quanto possa ancora essere messa in discussione la dominanza di Hong Kong come fulcro del mercato asiatico, non si discute invece sul fatto che essa sia il principale gate di accesso alla Cina.
odierni”. Come già Zhou Xiaochuan (il governatore della Banca Popolare Cinese, ndr) disse alla conferenza del 2004 a Shangai, Xie Duo spiega quale sia il piano della Cina per l’oro: • Trasformare il mercato dell’oro da commodity market a financial investment market. Lo Shanghai Gold Exchange vanta adesso 33 membri finanziari e tre milioni di clienti individuali. Oltre 30 banche commerciali hanno un’offerta d’oro completa, che spazia dall’oro cartaceo a quello fisico, e funzionano come “un canale importante di coinvolgimento per i cittadini cinesi”. • Trasformare il mercato da uno a consegna immediata a un mercato di derivati. La liquidazione differita fu lanciata nello Shanghai Gold Exchange nel 2004, nel tentativo di permettere volumi di scambio maggiori senza dover fronteggiare una carenza di fornitura. Tali scambi sono stati il 60% del totale dal 2008 al 2010, e il 73% nel 2011. Se lo si paragona ad altri mercati spot nel mondo, ha dichiarato Xie Duo, si tratta del mercato più attivo, con un giro d’affari di oltre 6mila tonnellate durante lo scorso anno. • Trasformare il trading della Cina da interno a internazionale. Oggi la possibilità di fare trading 24 ore al giorno è cruciale, ha dichiarato Xie Duo. Per questo nel 2005 il SGE ha lanciato la sessione notturna, che si sovrappone a quella pomeridiana del mercato fisico di Londra e quella antimeridiana dei future al Comex di New York. Tale sessione, dalle 21 alle 2,30, rappresenta oggi un
I piani della Cina La Cina rimane il premio più ambito per gli oltre 700 delegati riuniti per la conferenza, in rappresentanza di oltre 279 aziende di 39 nazioni. “L’interesse della Cina per l’oro è aumentato rapidamente, ha spiegato Albert Cheng, managing director per l’Oriente del World Gold Council (WGC), tanto che la domanda è cresciuta in media del 24% all’anno dal 2007. Di conseguenza, la domanda cinese come percentuale della richiesta globale è raddoppiata dal 10% del 2007 al 21% del 2011”. In effetti, come indica il grafico, la Cina ha infatti superato l’India come consumatore numero uno d’oro nel primo semestre del 2012. Niente di tutto ciò è accaduto per caso. Non secondo Xie Duo, relatore alla conferenza e direttore generale della Banca Popolare Cinese. Ricordando alla platea che la Cina è il primo produttore e consumatore d’oro, Duo spiega che “l’oro gioca un ruolo fondamentale nei mercati finanziari 18
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terzo del volume totale del mercato di Shanghai. Sembra essere particolarmente vantaggiosa per le banche straniere che sono membri del mercato, a partire dalla Hsbc nel 2008.
gli investitori a compravendere su piattaforme legittime”, e il mantenimento di un controllo stretto sulla fornitura di prodotti al mercato libero. Questi i cinque ste del piano: • Assicurare lo sviluppo di un mercato maturo. • Perfezionare le leggi, le regole e le relative politiche. • Perfezionare il meccanismo di avversione al rischio e di protezione dell’investitore. • Rafforzare il sistema di mercato e accelerare l’innovazione. • Promuovere un’ulteriore apertura al mondo esterno. L’ultimo punto è per “un secondo momento”, nelle parole di Xie Duo, nel senso che il mercato cinese sarà aperto ai player internazionali soltanto quando gli altri punti saranno implementati stabilmente. Ovviamente la limitazione non è valida a doppio senso: ad esempio, la Industrial and Commercial Bank of China (ICBC) ha ottenuto l’approvazione a comprare una investment bank argentina. “La domanda di oro da investimento in Cina è sostenibile?” ha domandato Albert Cheng del WGC. Zheng Zhiguang, della ICBC, ritiene di sì, perché nei prossimi dieci anni “assisteremo a uno sviluppo economico progressivo e stabile. I redditi delle famiglie continueranno a crescere. È il piano del governo”. Rispondendo alla stessa domanda, Yu Yongding, professore all’Istituto di Politica ed Economia Mondiale ed ex membro della Banca Popolare Cinese ha dichiarato: “Pechino ha mezzi impressionanti per raggiungere i propri target”. Tutti coloro che posseggono oro in Occidente sperano che sia davvero così.
Dove va il mercato cinese Tutto questo si riassume come “progresso nel mercato cinese dell’oro, ha detto Xie Duo. La strada da percorrere è ancora lunga”. Ma verso quale direzione? “Francamente, il successo deriva dalla libera scelta del mercato, con il supporto della politica. Il governo ha messo in atto misure efficaci per garantire lo sviluppo sereno del mercato”. Tra le misure ricordiamo che l’anno scorso il governo ha bandito il mercato illegale dell’oro, chiudendo tutti i centri di scambio esclusi i due riconosciuti e gestiti ufficialmente, ovvero il Shanghai Gold Exchange e il Shanghai Future Exchange. C’era il timore che “l’aumento del prezzo dell’oro avesse causato un aumento della domanda interna, portando le aziende che fanno trade con margine a utilizzare contratti derivati esteri come sottostante. L’attività era rischiosa per via del leverage. Per questa ragione il governo sta combattendo il mercato illegale”. Esponendo una proposta sulla futura evoluzione del mercato cinese, Xie Duo ha posto tale preoccupazione, ovvero il livello di rischio a cui i cittadini cinesi sono esposti, come base per tre dei cinque step che costituiscono il suo piano. Il piano di Xie Duo si riassume in effetti in due elementi: l’obiettivo di “guidare 19
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Storage 2020: le soluzioni per il mondo enterprise Con tassi di crescita annuali del volume dei dati da gestire dal 40% al 60%, budget sotto pressione e livelli di servizio sempre più stringenti per esigenze di competitività aziendale, i sistemi storage di classe enterprise devono essere in grado di evolvere in maniera radicale sfruttando le migliori tecnologie disponibili
Sergio Resch, High End Storage leader Ibm Italia
Affidabilità, prestazioni e funzionalità: come evolveranno i sistemi storage di classe enterprise nei prossimi anni? Che caratteristiche avranno per presentarsi al meglio in occasione di questa data emblematica? La sfida è dichiarata: con tassi di crescita annuali del volume dei dati da gestire dal 40% al 60%, budget sotto pressione e livelli di servizio sempre più stringenti per esigenze di competitività aziendale, i sistemi storage di classe enterprise devono essere in grado di evolvere in maniera radicale sfruttando le migliori tecnologie disponibili. Questi sistemi si caratterizzano da sempre per offrire affidabilità senza compromessi, prestazioni superiori e funzionalità sempre più sofisticate per abilitare soluzioni di continuità operativa, facilitare la gestione dei sistemi e controllare al meglio l’erogazione del servizio.
sistema storage: l’efficienza a questo livello viene premiata con una significativa riduzione degli accessi ai moduli disco tradizionali che sono da sempre la componente più lenta all’interno del sistema.
L’utilizzo dei moduli SSD Negli ultimi anni si è diffusa la pratica di sostituire una parte dei moduli disco con moduli realizzati utilizzando memoria allo stato solido (Solid State Disk). Per un utilizzo efficiente di questa tecnologia sono richieste funzionalità interne di ottimizzazione dinamica del posizionamento dei dati. Essendo i moduli SSD molto più costosi di quelli disco tradizionali bisogna garantire che solo i dati con un profilo di carico compatibile con SSD utilizzino questo livello di memoria. In generale, i moduli SSD si prestano per ospitare dati con accesso di tipo transazionale ma che non vengono intercettati dal livello superiore delle memorie cache di sistema (detti comunemente “cache unfriendly”). Inoltre si è visto che le memorie SSD, quando utilizzate in sostituzione dei dischi tradizionali, non introducono significativi vantaggi per i carichi di tipo sequenziale. Ibm in questo ambito ha fatto notevoli investimenti in ricerca e sviluppo: un discreto numero di algoritmi per un utilizzo ottimale delle memorie cache di sistema è stato sviluppato e reso disponibile all’interno dei sistemi storage di classe enterprise. Inoltre è stata indirizzata in contemporanea l’esigenza di gestire applicazioni di tipo sequenziale con una struttura interna ad alta velocità e basata su tre livelli di processori ottimizzati per svolgere attività specifiche. Questo ha consentito di offrire al mercato soluzioni con i più elevati livelli di certificazione prestazionale sia di tipo transazionale che sequenziale (fonte Storage Performance Council, www.storageperformance.org). Certificazioni indipendenti di questo tipo aiutano a scegliere tra le varie soluzioni disponibili e permettono di evitare valutazioni teoriche basate sulla pura espandibilità del sistema, con un approccio più concreto che tiene conto della capacità del sistema di mantenere elevate prestazioni transazionali e sequenziali al crescere del carico di lavoro.
Affidabilità e prestazioni L’affidabilità si ottiene in fase di progetto disegnando il sistema in modo che il fermo di un singolo componente non impatti sul livello di servizio e che la sua riparazione possa essere fatta durante l’operatività del sistema. Vengono premiate a questo livello le tecnologie in grado di autodiagnosticare l’insorgere di potenziali malfunzionamenti e di prendere azioni correttive in modo autonomo. Ottimi risultati si sono ottenuti negli ultimi anni con il passaggio a moduli disco compatti (dimensione 2,5 pollici) con interfacce interne più veloci. E’ evidente che dischi più compatti richiedono minore energia e generano una quantità ridotta di calore e quindi permettono di certificare un sistema storage con gli emergenti standard “Energy Star” (http://energystar.gov/products/specs/node/144) in materia di consumi energetici. Le prestazioni devono essere tali da garantire un adeguato livello di servizio tenendo conto che i sistemi di classe enterprise sono utilizzati per consolidare applicazioni provenienti da sistemi eterogenei e con carichi di lavoro molto diversi tra di loro. In passato, la focalizzazione dei progettisti era indirizzata a ridurre il più possibile il tempo di risposta per carichi di tipo OLTP (on line transaction processing), oggi bisogna porre l’attenzione anche ai nuovi carichi generati dalla business analytics con caratteristiche di tipo sequenziale. Dal punto di vista pratico, i sistemi storage enterprise si caratterizzano per essere realizzati con una struttura interna che sfrutta diversi livelli di memoria con caratteristiche di costo e prestazioni differenziati. L’elemento cruciale è la memoria cache del
Gli investimenti su Easy Tier Altra area di forti investimenti di Ibm riguarda lo sviluppo di funzionalità di tiering ovvero di gestione dinamica di diversi livelli di memoria. Ibm Easy Tier (www.ibm.com/ 20
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systems/it/resources/IBM+Easy+Tier_Sergio+Resch.pdf) è nata come funzionalità per la gestione di SSD, si è poi estesa a gestire moduli disco di capacità e oggi opera in tre dimensioni. I blocchi dati vengono spostati: • tra i diversi livelli in base ai profili di carico (promote e demote), • all’interno di un singolo livello per una distribuzione ottimale su tutte le risorse disponibili (auto-rebalance) • l’analisi “storage analytics” è fatta in continuo e vengono proposti al sistema storage piani di ottimizzazione da effettuare in background per non disturbare il carico applicativo. Gli investimenti su Easy Tier comunque continuano. In occasione di una conferenza tenutasi a Orlando nel giugno 2012 i laboratori Ibm hanno presentato le linee evolutive di questa funzionalità (Edge 2012: http://www.ibm.com/ systems/storage/resource/edge/videos.html): • Una prima area di investimento riguarda l’estensione del raggio di azione di Easy Tier per poter gestire la presenza di memorie SSD interne ai server applicativi. L’obiettivo è avvicinare il più possibile i dati che richiedono maggiori prestazioni alle applicazioni che ne fanno uso e nel contempo mantenere le caratteristiche di alta disponibilità, condivisione tra i vari server e servizi di continuità operativa offerti dallo storage enterprise. • Una seconda linea di sviluppo riguarda l’integrazione con le applicazioni che saranno in grado di segnalare a Easy Tier quali dati sono per loro importanti e in pratica “affittare” spazio con caratteristiche opportune nei vari livelli di storage. • La terza area di sviluppo riguarda la realizzazione di
dispositivi SSD in alternativa alla banale sostituzione di moduli disco tradizionali. Stiamo parlando della introduzione nei sistemi storage enterprise di Ibm Ultra SSD Drawer ad alta densità, connessi direttamente alle unità di controllo che si caratterizzano per offrire prestazioni molto superiori e per essere economicamente più interessante. Easy Tier sarà in grado di riconoscere questi drawer come un ulteriore livello di memoria SSD a elevate prestazioni e di ottimizzarne l’utilizzo. Benefici evidenti sono l’elevato livello di automatismo raggiungibile e la migliore integrazione con i meccanismi di quality of service applicativi. Un’altra notizia importante per gli utenti di soluzioni enterprise riguarda l’acquisizione fatta da Ibm di Texas Memory Systems (www.ibm.com/press/ us/en/pressrelease/38997.wss), società specializzata nello sviluppo e nella commercializzazione di soluzioni solid state di classe enterprise a elevate prestazioni. Infine vale la pena ricordare che, come è già avvenuto nei sistemi storage a nastro, comunemente utilizzati per attività di salvataggio e archiviazione dati di lungo periodo, la funzionalità di crittografia diventa standard anche per i sistemi storage Ibm di classe enterprise. In pratica, tutti i moduli disco tradizionali e SSD hanno funzionalità di “self-encryption” senza impatti sul fronte delle prestazioni. Questo vuol dire che ogni azienda può decidere se attivare o meno questa funzionalità per indirizzare normative interne o esterne necessarie alla sicurezza dati. L’infrastruttura di gestione del ciclo di vita della chiavi di crittografia (Storage encryption: http://www.ibm.com/systems/storage/ solutions/data_encryption) viene in questo caso utilizzata sia per storage a nastro che storage a disco. 21
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La liquidità continuerà a sostenere i mercati L’euforia dei mercati finanziari grazie all’intervento di ampia portata delle banche centrali si è per il momento placata. Tuttavia, sottolinea l’Investment Update di novembre a cura di Swisscanto, la liquidità esistente sui mercati azionari e dei capitali continuerà a offrire un ulteriore sostegno nell’immediato futuro
Thomas Härter, responsabile strategie di investimento di Swisscanto, e Andrea Ferrante, responsabile mercato Italia
Nonostante gli ultimi dati economici non siano stati particolarmente positivi, i mercati continuano nel loro trend di relativa calma. I problemi dei paesi periferici dell’Europa sono stati risolti solo in modo superficiale. Le garanzie della Banca Centrale Europea hanno mostrato tuttavia la loro efficacia e hanno procurato ulteriori utili sulle quotazioni ai titoli di Stato spagnoli e italiani. La nostra posizione rispetto ai titoli di Stato italiani è passata da “sottopesata” a “neutra”. Continuiamo invece a tenere le distanze dalle obbligazioni spagnole a causa dei continui timori di riduzione dell’investment grade. L’Europa sta attraversando l’attesa, lieve recessione con una forte differenza nella crescita tra i solidi Paesi centrali e i Paesi periferici più colpiti dalla recessione. L’Irlanda rappresenta l’unica consolazione. Dall’emergere dalla crisi finanziaria il Paese ha infatti compiuto notevoli progressi sul fronte della competitività ma, a causa dell’attuale debole contesto europeo, non può ancora beneficiarne. Per il 2013 non prevediamo per la zona Euro un ritorno sul binario della crescita, bensì che continui la lieve recessione. Gli Stati Uniti, in confronto, si trovano in una posizione migliore. La ripresa del mercato immobiliare interno continua, la fiducia dei consumatori, dato molto importante, è elevata, il tasso di disoccupazione diminuisce, seppur non nella misura desiderata a livello politico.
rimangono comunque convenienti, soprattutto in Europa, e per questo manteniamo la nostra sovraponderazione tattica in azioni europee. Per quanto riguarda le obbligazioni societarie, la ricerca di rendimento degli investitori ha portato a quotazioni che devono oggi essere considerate “eque”; la fase della sottovalutazione può ritenersi così chiusa. I corporate bond restano quindi preferiti ai titoli di Stato di prima qualità.
Valute e liquidità Quanto allo scenario delle valute, la Banca nazionale svizzera sta continuando gli interventi sul mercato valutario a difesa del limite inferiore del tasso di cambio del franco contro l’euro. Le riserve in divise della Banca nazionale svizzera sono frattanto pari a un controvalore di 488 miliardi di franchi (agosto 2012). La nostra strategia valutaria rimane pressoché invariata rispetto al mese precedente. Una parte della posizione long sul dollaro Usa viene ridotta a favore del dollaro australiano e del dollaro neozelandese. L’enorme liquidità porterà probabilmente a un ulteriore rincaro delle classi di investimento liquide, seppur negli Stati Uniti emerga che l’efficacia degli effetti del QE3 stia lentamente scemando. Per chi cerca un’alternativa ai titoli a dividendo, le obbligazioni societarie maggiormente redditizie rappresentano un buon sostituto, poiché le fluttuazioni di valore sono minori rispetto a quelle delle azioni.
La libertà di manovra in politica fiscale In ogni caso, su entrambe le sponde dell’Atlantico (come anche in Giappone) si evidenzia come i rigidi margini di politica fiscale rimangano un tema impellente all’ordine del giorno. Nell’agenda della politica fiscale di Barack Obama, appena rieletto presidente degli Stati Uniti, il primo importante compito sarà l’adozione di contromisure per il “fiscal cliff ”. Nella zona Euro i margini di manovra dei singoli paesi continuano a essere così ristretti che quasi la metà degli operatori di mercato ritiene possibile l’uscita di uno dei membri dall’Unione Monetaria nel corso del 2013.
Azioni europee ancora sovraponderate Il rally azionario nel terzo trimestre 2012 ha ridotto in una certa misura il forte sottopeso delle azioni. Durante la recente stagione dei bilanci, la dinamica della redditività è rimasta pressoché inalterata, ma la visibilità sugli utili futuri è diminuita. In un raffronto storico le azioni 22
Dài valore ai tuoi risparmi: acquista oro da investimento
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Negli ultimi anni investire in oro si è rivelata un’ottima scelta. È un bene rifugio monetizzabile in brevissimo tempo, uno strumento finanziario al pari di un’investimento in azioni con il vantaggio di non essere soggetto a iva. Nelle agenzie STUDIO 18 KARATI potrai trovare personale competente, che ti indicherà come investire acquistando lingotti in oro puro 999,9 millesimi e monete d’oro. Inoltre potrai avere valutazioni e consigli sul momento migliore, in base ai trend di mercato per vendere oro, argento e preziosi. Visita il nostro sito o chiama il numero verde per conoscere il negozio finanziario più vicino a te. ...e se decidi di rivendere i tuoi lingotti o monete, ritorna da noi, li valuteremo in base al prezzo corrente di mercato.
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Azionario Europa: le sorprese non sono ancora finite Nonostante la performance robusta registrata da inizio anno, le azioni europee stanno tuttora scambiando sui livelli più bassi della banda di oscillazione storica, mentre il rendimento da dividendi in Europa è tra i più alti nei mercati sviluppati. Ben al di sopra del rendimento dei titoli di stato e delle obbligazioni societarie investment grade
Robert Jones, senior portfolio manager Pan European Equity di Union Bancaire Privée
Il forte rialzo estivo dei mercati azionari europei, che ha preso vita nel mese di giugno, è proseguito con un ritmo più blando con l’inizio del quarto trimestre dell’anno. Questa ripresa è stata trainata da un miglioramento del rating e non da una revisione al rialzo degli utili che evidenziano ancora una tendenza negativa. Per questo, la forza della fase di rialzo è stata in un certo senso in contrasto con le notizie provenienti dal mondo delle imprese. Con l’inizio della stagione delle trimestrali, molte imprese, soprattutto del settore industriale, hanno già lanciato un profit warning e continuano a evidenziare la debolezza dei volumi in Europa e la scarsa domanda nei mercati emergenti. Ciò dovrebbe suggerire che la fase di accelerazione e di ripresa in corso sul mercato è piuttosto fragile e vulnerabile nei confronti di shock. Comunque, sembra essere opinione condivisa da molti che il forte rimbalzo iniziale del mercato si è basato su volumi molto bassi, dato che molti investitori erano rimasti su posizioni difensive. Questa asserzione diventa sempre più scomoda da sostenere, soprattutto perché molti dei titoli difensivi iniziano a sperimentare la dolorosa combinazione di valutazioni elevate a fronte di un flusso di notizie in deterioramento.
Nuovo rally entro la fine dell’anno? Questo posizionamento di mercato, abbinato a un crescente approccio di sostegno della Bce e dei leader dell’Eurozona, potrebbe portare a un ulteriore rialzo entro la fine dell’anno. Forse in maniera ancora più significativa, il mercato azionario nel suo complesso non è ancora costoso in termini assoluti (IBES 2013 PE 9,8, Dividend Yield 4,6%) ed esprime un buon valore sia rispetto ai dati storici che ad altre asset class. Anche dopo una performance robusta da inizio anno, le azioni europee stanno scambiando ancora sui livelli più bassi della banda di oscillazione storica, mentre il rendimento da dividendi in Europa è tra i più alti nei mercati sviluppati, ben al di sopra del rendimento dei titoli di stato e delle obbligazioni societarie investment grade. Molte società ne sono assolutamente consapevoli e quelle ben investite, con una situazione patrimoniale solida e un buon flusso di cassa, semplicemente non godono della necessaria considerazione. L’indebitamento tra le aziende è su minimi record e c’è una crescente tendenza ad avviare operazioni di riacquisto di azioni proprie e distribuzione dei dividendi. Alle valutazioni attuali, si tratta di una strategia
che incrementa materialmente i guadagni. Novartis, Next e Lancashire sono solo alcune delle numerose imprese che hanno adottato questa strategia. A nostro giudizio, le aziende che non sono in grado di trarre vantaggio da questo scenario continueranno ad arrancare. Le imprese con un flusso di reddito vincolato, come le utilities e le società del settore delle telecomunicazioni, lottano per controllare il loro destino e rimangono costantemente sotto la minaccia di intromissione da parte del governo. A livello settoriale, conserviamo un approccio equilibrato e continuiamo a privilegiare il segmento del mercato di più alta qualità. Tra i settori più ciclici, come quello dei prodotti chimici, preferiamo le azioni che beneficiano di fattori strutturali trainanti ai “titoli guida”. Tra i settori difensivi privilegiamo quello sanitario, che ha registrato un buon andamento e continua a presentare una robusta crescita degli utili secondo valutazioni ragionevoli. 24
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L’euroscetticismo della Germania La sempre maggiore popolarità dell’euroscetticismo in Germania, in vista delle prossime elezioni politiche nel 2013, rischia di rallentare il processo di integrazione europea, senza risolvere completamente la crisi e soprattutto intrappolando i paesi europei periferici in una recessione prolungata
Stuart Thomson, co-gestore del fondo Ignis Absolute Return Government Bond di Ignis Asset Management
“Nessuna tassazione senza rappresentanza” era il motto dell’indipendenza americana. La dichiarazione del presidente della Bundesbank Jens Weidmann relativa all’incremento di “responsabilità a fronte di una rappresentazione minima” non produce lo stesso effetto. Tuttavia, non sminuisce la crescente influenza del presidente nel dibattito euroscettico in Germania. Non è sorprendente vedere la Bundesbank e la Bce schierare legioni di avvocati allo scopo di determinare il punto preciso in cui le operazioni di mercato aperto si trasformeranno in una monetizzazione del debito pubblico. Ci vorrà molto tempo, in termini politici e giuridici, per dimostrare questo punto e tutte le applicazioni del sistema Omt, ossia il piano di acquisto di titoli sovrani sul mercato secondario, saranno impugnate davanti alla Corte costituzionale tedesca e la Corte di giustizia europea. Ci vorrà molto tempo prima che tali dibattiti giudiziari si concludano, ma l'esito finale rischia di porre limiti significativi all’entità del piano di acquisto dei titoli sovrani. Il che dimostrerà, in ultima analisi, l’incapacità della Bce di risolvere la crisi del debito sovrano attraverso la politica monetaria.
Il punto di vista tedesco Fatto ancora più importante, le dichiarazioni di Weidmann hanno fornito un punto di riferimento per l’euroscetticismo dilagante in Germania. Come dimostrato dalle recenti elezioni olandesi, la politica basata su un singolo problema raramente dà origine a movimenti politici uniti e duraturi. Mentre il crescente euroscetticismo rischia di rallentare l’attuazione di un piano di salvataggio in Parlamento in vista delle elezioni federali del prossimo anno, l'opinione pubblica non è del tutto sfavorevole ad Angela Merkel, poiché cerca di riaffermare la posizione della Germania sull’autorità bancaria europea. La Germania riconosce di dover pagare di più per lʼUnione Monetaria Europea, ma nell’anniversario della riuscita ma costosa unione monetaria tedesca, politici e banchieri centrali sono profondamente consapevoli del fatto che ci sia la necessità di ridurre al minimo i costi per i contribuenti. Queste prerogative portano a rallentare il processo di integrazione, senza risolvere completamente la crisi, rimanendo intrappolati in un ciclo di Crisi, Risposta, Attesa, Miglioramento, Compiacimento. Ancora più importante: in questo modo si lasciano i paesi europei
Jens Weidmann, presidente della Bundesbank
periferici intrappolati in una recessione prolungata, con la prospettiva, come fine ultima dei giochi, della ristrutturazione del debito pubblico di queste economie.
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Le forze contrastanti nei commodity market Sul mercato delle commodity interagiscono forze di segno opposto. Da un lato l’indebolimento della domanda aggregata a causa del rallentamento della crescita globale, dall’altro la microeconomia specifica delle commodity che spinge verso l’alto i prezzi d’equilibrio nel lungo periodo
Michele Pacciana, responsabile di Man per l’Italia
La tesi sugli investimenti in commodity è tradizionalmente fondata sull’assunto per cui la loro redditività sarebbe relativamente decorrelata dalle asset class più tradizionali, rappresentando quindi una ricca fonte di diversificazione. Sebbene nel corso del tempo siano emerse correlazioni tra commodity ed equity, ciò può essere ampiamente attribuito a forze macroeconomiche senza precedenti legate alla leva finanziaria. Ci aspettiamo comunque che le commodity mostrino correlazioni minori rispetto a equity e bond, almeno rispetto ad altri asset rischiosi, poiché ogni singola asset class tende a rispondere in modo diverso nell’arco delle differenti fasi del ciclo economico. In modo analogo, i fattori esterni che spesso inducono un innalzamento dei prezzi delle commodity - disastri naturali, guerre e protezionismo politico - tendono a sortire l’effetto contrario sui prezzi degli asset tradizionali. Sostanzialmente, le commodity devono essere fisicamente prodotte e consumate; continuiamo pertanto a ritenere che forze microeconomiche spingeranno il rendimento delle commodity nel lungo termine. Infatti la principale motivazione a favore degli investimenti in commodity sembra essere mutata proprio a causa della natura idiosincratica delle commodity stesse. Piuttosto che ricercare esclusivamente la diversificazione per i propri portafogli di investimenti, gli investitori si rivolgono sempre più alle commodity perché percepiscono forti motivazioni per agire in tal senso. Probabilmente si è raggiunto un punto di flesso tale per cui i fattori che per diversi anni hanno portato alla caduta dei prezzi delle commodity reali in particolare l’innovazione tecnologica - non sono riusciti a tenere il passo con una domanda in costante aumento.
Crescita dei mercati e previsioni
7 miliardi. Secondo le previsioni attuali, la popolazione mondiale potrebbe raggiungere i 9,3 miliardi di persone entro il 2050 (Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, ottobre 2011). Una delle conseguenze dirette dell’incremento della popolazione mondiale è la riduzione della terra arabile pro capite, con ovvie ripercussioni sul mercato agricolo. Il mutamento dell’equilibrio della prosperità globale, a partire dai mercati sviluppati fino quelli emergenti (ME), sta anche distorcendo le tradizionali dinamiche della domanda e dell’offerta delle commodity. Mentre una volta le economie emergenti principalmente destinavano le proprie attività agricole, estrattive e metallurgiche all’esportazione, ora la combinazione dell’aumento del reddito pro capite e della spinta a una maggiore urbanizzazione ha portato a una crescita della domanda di prodotti alimentari, petrolio e altri materiali per consumi domestici. Al contempo, si prevede che la popolazione urbana dei ME crescerà dal 45% al 67% entro il 2050. Le città dei ME interessate da tale fenomeno richiederanno lo sviluppo di infrastrutture su larga scala, e ciò indurrà una domanda strutturale e di lungo termine per molte commodity, in particolare per i metalli di base.
Gli elementi trainanti degli investimenti I principali elementi trainanti degli investimenti in commodity includono oggi: • l’aumento demografico; • i cambiamenti nell’equilibrio globale dei consumi e del benessere; • l’urbanizzazione dei Paesi in via di sviluppo. Sebbene la situazione demografica di alcune economie sviluppate si stia deteriorando a causa della crescente longevità e del calo dei tassi di natalità, non vi è alcuna indicazione circa un possibile rallentamento della crescita della popolazione su scala globale. Ci sono voluti 12 anni perché la popolazione mondiale passasse da 5 a 6 miliardi di persone, e altrettanto tempo perché crescesse da 6 a
Forti ostacoli e scarso supporto Per almeno un anno vi è stata una battaglia serrata tra le forze opposte dell’indebolimento della domanda aggregata e della solidità del supporto strutturale. Sarebbero pertanto giustificati i mal di testa e le frustrazioni patite da coloro 26
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Disponibilità di combustibile in miliardi di barili
Attivo delle banche centrali (quote di PIL nominale)
che hanno investito nelle commodity. Con il brusco crollo dei prezzi nel secondo trimestre del 2012, infatti, alcuni hanno cominciato a chiedersi se la crescita globale sia rallentata a tal punto da poter mettere a repentaglio la longevità del “super ciclo delle commodity”. Come illustrato nel grafico, le aspettative si sono sufficientemente ridotte per dare credibilità a tale ipotesi. Infatti la crescita del mercato cinese sembra scemare gradualmente, proprio mentre la ripresa degli Usa è in una fase di stallo. Nel frattempo, l’Europa beccheggia tra una crisi e l’altra e ogni nuova previsione sulla crescita dell’Ue appare più pessimistica della precedente. Si diradano pertanto i dubbi circa il rallentamento in corso nella crescita globale e sul declino che di conseguenza si verificherà, almeno a margine, nella domanda finale di commodity. Per contro, la specifica microeconomia delle commodity e le politiche governative potenzialmente reflazionistiche continuano ad appoggiare la tesi di elevati prezzi d’equilibrio nel lungo periodo per gli asset principali. Nonostante il peso esercitato dall’eccessivo pessimismo sul conseguente rally (molte commodity hanno conosciuto una crescita percentuale a due cifre tra la fine di maggio e la metà di luglio), riteniamo che i fattori trainanti siano per natura più basilari che tecnici. Per esempio, le sanzioni Usa e Ue stanno effettivamente eliminando dal mercato ingenti volumi di greggio iraniano, minando l’equilibrio tra la domanda e l’offerta di petrolio, e ciò proprio in un momento in cui l’Arabia Saudita si avvicina ai livelli di produzione massimi, con una bassa capacità produttiva inutilizzata. In modo analogo, abbiamo avuto ampio riscontro del fatto che le fonderie di alluminio cinesi necessitano di ingenti sovvenzioni per rimanere in attivo e potrebbero vedersi costrette a limitare le proprie forniture al fine di indurre un aumento dei prezzi, il che implicherebbe pressioni dal lato dell’offerta. Nel contempo, gli elevati livelli di caldo e siccità nella zona centroccidentale degli Usa hanno causato le peggiori condizioni colturali dai tempi del “Dust Bowl” degli anni 30 del secolo scorso, in coincidenza con un periodo di scarsità delle riserve globali di prodotti chiave quali grano e soia. Stiamo pertanto assistendo a un riaffermarsi di fattori microeconomici specifici delle
commodity in alcuni mercati e segmenti in cui i costi marginali sono elevati e in aumento. Il petrolio grezzo è un classico esempio della tensione tra micro e macro, perché la curva dei costi di produzione per l’unità marginale di energia “alternativa” (bioetanolo e biodiesel vegetali) risiede ben al di sopra della curva forward, perciò i prezzi che oggi diminuiscono potrebbero mettere a repentaglio gli approvvigionamenti futuri e pertanto causare un aumento dei prezzi nel lungo periodo. In modo analogo, la rapida ascesa dei costi dell’energia ha mandato in rosso, in termini di liquidità disponibile, una porzione significativa della produzione globale di alluminio, rendendo più difficile il mantenimento dell’attuale produttività senza un rialzo dei prezzi con l’andar del tempo. Di conseguenza, riteniamo che i costi marginali elevati e crescenti di numerosi componenti della gamma delle commodity dovrebbero, sul lungo periodo, supportare i prezzi delle commodity stesse, permettendo alle structural forces di ritornare in primo piano.
Il peso della politica monetaria Le banche centrali di tutto il mondo stanno rispondendo con agevolazioni monetarie alle diffuse preoccupazioni sulla crescita di cui si accennava in precedenza. Il quadro generale è quello di un’espansione monetaria su larga scala e di rischi commisurati agli asset nominali. Ovviamente rimane scottante la questione dell’Europa; resta inoltre aperto il problema di come risolvere la crisi del debito Ue e, di conseguenza, il problema del futuro dell’Eurozona. Ciò aumenta i rischi connessi a tutti gli asset nominali denominati in euro. Gli investitori sembrano concludere che la via più probabile per la politica rimanga l’abbassamento dei tassi di interesse sul lungo termine e una monetizzazione di fatto del debito. Sebbene questo scenario preveda, nel breve termine, un ulteriore indebolimento della domanda, tali “soluzioni” dovrebbero essere di supporto a margine per il prezzo nominale degli asset reali a breve termine, commodity incluse. Inoltre, la tesi strutturale del lungo termine per le commodity rimane del tutto invariata. 27
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Sepa: è tempo di passare all’azione Al contrario di quasi tutte le banche che si sono già allineate alla Sepa, la maggior parte delle aziende non ha neppure iniziato il processo di migrazione in vista del termine di conformità fissato per il febbraio 2014. Un modo per limitare l’impatto della transizione è centralizzare i flussi di pagamento in un’unica piattaforma
Mathias Bonnard, Product and Solution Marketing, Axway
L’iniziativa di integrazione del pagamento dell’Unione europea, l’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa), si prefigge lo scopo di unificare la modalità di esecuzione dei pagamenti in tutta Europa tramite l’eliminazione dei metodi di pagamento elettronici nazionali che dominano attualmente il paesaggio finanziario del continente. Lo scorso 14 febbraio la Commissione Europea ha stabilito che le aziende e le istituzioni finanziarie dovranno essere conformi alla Sepa entro il 1° febbraio 2014. Al contrario di quasi tutte le banche che si sono già allineate alla Sepa, la maggior parte delle aziende non ha neppure iniziato il processo di migrazione. Sebbene siano consapevoli che ben presto verrà richiesto loro di generare ed elaborare i pagamenti elettronici tramite l’utilizzo di un nuovo formato Sepa basato su Xml, le aziende esitano ancora a prendere provvedimenti, consapevoli del fatto che l’aggiornamento delle applicazioni avrà un impatto significativo e immediato sulla loro capacità attuale di elaborazione dei pagamenti. In particolare, le grandi aziende si trovano in una situazione complicata dall’odierna interazione con diverse banche e dal mantenimento di molteplici applicazioni complesse
relative al processo di pagamento, alcune delle quali costituite da sistemi legacy ereditati dalle generazioni precedenti. Dovranno rendere compatibili quelle applicazioni con la Sepa, tollerare lunghi test con ogni singola banca e adattare i vari livelli di compatibilità delle banche con lo standard Sepa.
Come limitare l’impatto della migrazione Un modo per le aziende di limitare l’impatto della migrazione alla Sepa e rispettare con facilità il termine di scadenza è quello di centralizzare i flussi di pagamento in un’unica piattaforma e abbandonare l’approccio isolato del pagamento. Gli strumenti per la gestione delle risorse interne e i sistemi informativi potranno quindi inviare e ricevere pagamenti da quell’unica piattaforma (tramite comunicazioni sicure via Internet o attraverso protocolli SFTP, EBICS, AS2 oppure reti private come Swift) e agire da intermediario tra tutte le applicazioni interne e le banche. Tale strategia potrà limitare l’impatto sulle applicazioni aziendali esistenti, ridurre il processo di 28
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migrazione e trasformare i pagamenti nazionali in un formato conforme allo standard Sepa, sollevando le aziende dall’onere dell’aggiornamento di tutte le applicazioni. Una volta attivata questa strategia, le aziende potranno visualizzare, convalidare e firmare i flussi di pagamento tramite l’utilizzo di soluzioni software fornite dai vendor. Queste soluzioni renderanno possibile applicare regole specifiche a seconda dell’origine e della destinazione del pagamento (ad esempio, la traduzione di numeri di conto nazionali in numeri Bic/Iban) e autorizzare gli stakeholder a convalidare i pagamenti sensibili, sia nel caso in cui quei pagamenti siano stati identificati come sospetti, richiedano una revisione prima dell’invio in banca o necessitino di altre considerazioni speciali. È fondamentale controllare l’intero processo sia a livello di file che di transazione del pagamento, tramite l’utilizzo di metriche e indicatori di prestazioni chiave, in modo da assicurare la corretta trasmissione dei pagamenti e la relativa ricezione da parte dei destinatari. Ovviamente, le aziende non dovranno dipendere dalla sola quietanza del destinatario; in caso di mancata ricevuta, sarà necessario attivare degli avvisi affinché il mittente possa intraprendere l’azione adeguata.
Nel corso del tempo, le aziende che adottano un approccio centralizzato per l’esecuzione dei flussi di pagamento godranno al contempo di maggiore visibilità, saranno in grado di modificare, adattare e controllare l’intera attività di pagamento, ridurranno il numero di banche con cui trattare e saranno pronte ad adattarsi alle inevitabili versioni successive del formato Sepa
I benefici della centralizzazione Nel corso del tempo, le aziende che adottano un approccio centralizzato per l’esecuzione dei flussi di pagamento godranno al contempo di maggiore visibilità, saranno in grado di modificare, adattare e controllare l’intera attività di pagamento, ridurranno il numero di banche con cui trattare e saranno pronte ad adattarsi alle inevitabili versioni successive del formato Sepa, un processo che sarebbe particolarmente difficile effettuare in un ambiente isolato e che generalmente richiede l’aggiornamento di molte applicazioni di back office eterogenee. Insieme alla possibilità di effettuare facilmente il pagamento a qualsiasi banca nell’area Sepa, le aziende possono perfino implementare nuove strategie di riduzione dei costi, come l’esecuzione di pagamenti in un’unica banca in un unico paese piuttosto che in diverse banche in più paesi. Un’interfaccia grafica utente, centralizzata e basata sul web, consentirà alle aziende di collegarsi con nuove banche, adattarsi ai nuovi regolamenti e/o sviluppare più rapidamente le applicazioni di back office a costi ridotti. Mancano meno di 350 giorni lavorativi al 1° febbraio 2014: gli stakeholder delle aziende soggette alla conformità dello
standard Sepa non possono permettersi di indugiare oltre. Ovviamente, nessuno vuole correre il rischio di dover pagare le significative penali previste in caso di mancata conformità. Per di più, oltre a voler evitare la penale, le aziende non possono permettersi di essere private dei vantaggi reali derivanti da uno standard che faciliterà l’esecuzione dei pagamenti tra le aziende nell’Unione europea invece di complicarli. Inoltre, la migrazione alla Sepa, se eseguita utilizzando le soluzioni più corrette, consentirà alle aziende di evitare gli aggiornamenti delle applicazioni e i costosi tempi di inattività sempre temuti, ponendole in una posizione ottimale per dimostrare doti di agilità e responsabilità in un momento in cui molti concorrenti faranno fatica a tenere il passo. 29
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L’effetto spread su imprese e famiglie italiane Nel 2011 le imprese hanno sostenuto 15 miliardi di euro in più per i maggiori oneri finanziari, e le famiglie 290 euro in più per la rata del mutuo. E’ il risultato di un’analisi realizzata da Crif Decision Solutions finalizzata a misurare il peso reale sull’economia nazionale dell’innalzamento dello spread Btp-Bund
Domanda di finanziamenti – imprese e famiglie [Fonte: CRIF]
Crif Decision Solutions ha provato a misurare gli effetti reali sull’economia italiana di quello che, da oltre un anno, è diventato un vero e proprio spauracchio per tutti: l’escalation dello spread Btp-Bund. Risultato: nel 2011 le imprese hanno sostenuto 15 miliardi di euro in più per i maggiori oneri finanziari, e le famiglie 290 euro in più per la rata del mutuo. Tali stime sono state calcolate da Crif Decision Solutions grazie a un modello econometrico realizzato ad hoc, che parte dalla misura del differenziale registrato tra i titoli di stato italiani e i bund tedeschi dal secondo semestre 2011 in avanti, e applicato su un campione rappresentativo di imprese e famiglie estratto in forma anonima dal Sistema di Informazioni Creditizie di Crif. Il modello ha reso dunque evidente la crescita sensibile del costo del credito, con un impatto pesante sui bilanci delle imprese e delle famiglie, determinando una riduzione dei margini operativi lordi (passati dal 22% del 2010 al 28% del 2011) e una conseguente contrazione degli utili, e facendo scendere il Roe dal 3,2% del 2010 all’1,1 per cento. “Questa situazione, commenta Silvia Ghielmetti, direttore di Crif Decision Solutions, ha avuto un forte impatto sulle imprese italiane, che prevalentemente sono di piccole e medie dimensioni, che hanno dovuto bruciare ingenti risorse a causa dei maggiori oneri finanziari e si sono trovate obbligate a contrarre gli investimenti, penalizzando soprattutto quelle realtà meno in grado di sostenere la concorrenza internazionale”.
100mila euro si possono quantificare maggiori oneri per un valore pari a circa 290 euro su base annua. L’incidenza di questi maggiori oneri sui mutui residenziali è però rimasta sostanzialmente costante nel periodo in cui si è manifestata la repentina crescita dello spread (ovvero da luglio 2011 a gennaio 2012), data la forte contrazione dei volumi erogati rilevata nel medesimo arco temporale sia a causa di un vero e proprio crollo della domanda da parte delle famiglie sia di politiche più prudenti adottate dagli istituti di credito. In effetti, dall’analisi condotta sulla banca dati di Crif emerge che indicativamente il numero medio di contratti erogati mensilmente nel periodo di accelerazione dello spread
Famiglie e mercato immobiliare Per le famiglie invece il maggior costo del debito si è tradotto in un rincaro sui nuovi mutui, dato che le rate sono aumentate di circa il 4% nel periodo di accelerazione dello spread, tanto che per un finanziamento ventennale da 30
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Sostenibilità finanziaria [Fonte: elaborazione CRIF Decision Solutions su dati CRIF]
Gli effetti nel 2012
si è ridotto del 25% rispetto al periodo precedente. “Pur considerando che nel 2011 la percentuale di compravendite residenziali assistite da mutuo è risultata pari solamente al 42,4% del totale (in lieve riduzione rispetto al 43,4% dell’anno precedente), afferma la Bussola Mutui a cura di Crif e MutuiSupermarket.it, la flessione delle richieste e delle erogazioni di finanziamenti per l’acquisto di abitazioni ha avuto un effetto diretto e tangibile sul mercato immobiliare, dove nel secondo trimestre del 2012 si è registrato un brusco calo delle compravendite, scese complessivamente del 25,3% rispetto al corrispondente periodo del 2011”.
Dal modello di Crif Decision Solutions emerge anche che, se il regime dei tassi di interesse si fosse mantenuto sui valori dell’inizio 2011 e supponendo stabili tutte le altre variabili in gioco, nel 2012 il sistema economico italiano avrebbe potuto beneficiare di risorse aggiuntive che invece sono state assorbite dall’aumento dei tassi. In particolare, nel 2012 i consumi da parte delle famiglie sarebbero potuti aumentare di circa 2,8 miliardi di euro, generando un aumento annuale del +0,3%, mentre gli investimenti fissi lordi da parte delle imprese sarebbero potuti crescere di circa 1,2 miliardi di euro, facendo registrare un +0,5%. Complessivamente, l’aumento dei differenziali di rendimento rilevato nel 2011, nel corso del 2012 ha quindi assorbito circa 4 miliardi di euro all’economia nazionale, condizionando negativamente le possibilità di investimento delle imprese e deprimendo i consumi delle famiglie. “In questi ultimi anni, conclude Ghielmetti, le famiglie e le imprese italiane hanno dovuto fare i conti con le difficili condizioni dei mercati. Da un lato la restrizione dell’offerta di credito ha generato una decisa contrazione dell’indebitamento, particolarmente evidente nel 2011, e quindi un’oggettiva difficoltà nell’accesso ai tradizionali strumenti di finanziamento; d’altro canto, il trend negativo dei fondamentali e gli outlook a tutt’oggi scoraggianti sull’economia italiana hanno prodotto una forte crisi di fiducia nei confronti del nostro Paese, con un considerevole ampliamento dei differenziali di rendimento dei titoli italiani soprattutto rispetto a quelli tedeschi. L’ampliamento dello spread ha portato a un conseguente innalzamento del costo della provvista per gli intermediari bancari e finanziari e, a cascata, a un rialzo dei tassi di interesse applicati ai prestiti all’economia sia per quanto riguarda le famiglie sia per le imprese”. 31
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Il processo del credito? Proviamo a ripensarlo CeTIF e Sempla spiegano come rivedere il processo del credito partendo dalle criticità segnalate dai clienti e dai comportamenti delle banche. E’ auspicabile intervenire sia sulla fase di concessione del credito che sul monitoraggio delle posizioni
Chiara Frigerio, professore di Organizzazione Aziendale e segretario generale del CeTIF, Alberto Palazzesi, research analyst CeTIF e Franco Saracco, vice president di Sempla
Data la situazione economico-finanziaria del Paese, a tutti ben nota, e i problemi legati a crediti, rimborsi e perdita di redditività delle imprese, come ripensare e rivitalizzare il processo del credito rivolto alle Pmi? Per rispondere a questa domanda, Sempla ha promosso con il supporto di CeTIF, il Centro di Ricerca su Tecnologie, Innovazione e servizi Finanziari dell’Università Cattolica di Milano, la nascita di un competence center per individuare i modelli di servizio e i modelli operativi che permettano una migliore valutazione e gestione del merito creditizio. Nell’iniziativa sono state coinvolte anche 13 banche italiane e internazionali.
generale del CeTIF - il fabbisogno delle imprese deve essere ‘coperto’ nel minor tempo possibile. L’allungarsi del tempo di delibera porta le imprese a gravi squilibri finanziari e di liquidità che, in alcuni casi, hanno pesanti ripercussioni sulla vita dell’impresa stessa”. In particolare, le start up avvertono particolarmente il problema della delibera. Sono molti, infatti, i casi in cui imprenditori in attesa del finanziamento sono costretti a vendere quote della propria azienda, di fatto snaturando quella struttura familiare che è la principale caratteristica delle piccole imprese italiane. Per quanto riguarda i tempi di delibera, rimane critico il tempo iniziale della raccolta documenti effettuata dal gestore, che è difficilmente misurabile. “Spesso - prosegue Alberto Palazzesi, research analyst CeTIF - si assiste a una sostanziale approssimazione nell’effettuazione di questa fase. Ciò rende l’attività lunga e laboriosa, con numerosi ricicli dovuti alle richieste che provengono dal centro una volta valutata la completezza-correttezza della documentazione raccolta”.
Ridurre la tempistica La ricerca e i dati che ne sono seguiti, basati sulle esperienze dei player coinvolti, sono focalizzati sia sulla fase di concessione del credito sia sul monitoraggio delle posizioni. In particolare, per quanto riguarda la concessione (fig. 1), il tempo di delibera e le attività di analisi del gestore sono i driver principali che spingono le banche alla revisione del processo; la prima motivazione garantirebbe una riduzione dei costi operativi e una maggiore efficacia da un punto di vista commerciale; la seconda, invece, una migliore valutazione del merito creditizio della controparte. Il tempo di delibera è di grandissima rilevanza anche per le imprese. “In un contesto economico così complesso - spiega Chiara Frigerio, professore di Organizzazione Aziendale e segretario
Il rating? Si calcola guardando al futuro Spostandosi, invece, sul monitoraggio del credito (fig. 2), i principali driver per la revisione del processo da parte delle banche sono la disomogeneità nei comportamenti dei gestori e le logiche di calcolo e attribuzione dei rating. “Il tema della disomogeneità comportamentale, commenta Palazzesi, può essere ascrivibile al fatto che molti gestori, particolarmente impegnati nella loro attività 32
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Figura 1: Motivazioni che spingono la banca a rivedere il processo di concessione del credito [Fonte: CeTIF 2012]
di vendita e relazione, non sempre riescono a prestare un’attenzione puntuale al monitoraggio delle posizioni; da questo nasce il tema largamente condiviso legato al monitoraggio del gestore”. In particolare, con riferimento al rating, le banche puntano a migliorare le modalità con cui viene calcolata la probabilità di insolvenza delle imprese in modo da identificare in tempo le situazioni potenzialmente critiche che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero entrare in sofferenza. “Nel calcolo del rating gli intermediari si dimostrano particolarmente sensibili alle valutazioni di natura qualitativa (che quindi prescindono dai dati di bilancio) sia per quanto riguarda la concessione sia per il monitoraggio delle posizioni stesse; le banche, infatti, danno sempre maggiore attenzione agli aspetti legati, ad esempio, alle strategie future delle imprese, all’organizzazione, alla governance e agli assetti commerciali, all’appartenenza a un distretto industriale innovativo e alla bontà degli investimenti effettuati”.
informativi sofisticati di rilevamento sistematico dei rischi e sulla valutazione del merito creditizio della controparte (poco più del 20% dei rispondenti le ha indicate), per quanto riguarda le piccole questi due temi rimangono tuttora piuttosto rilevanti (più del 60% e 50%). Le banche di piccole dimensioni (100%) stanno attualmente intervenendo sulla pratica elettronica di fido (PEF) e sul monitoraggio andamentale dei rischi di credito. Le banche di grandi dimensioni, già coperte per quanto riguarda la PEF, stanno invece investendo sempre di più sul monitoraggio andamentale e sui sistemi gestionali di recupero crediti. “In relazione alla situazione economica nazionale e internazionale, conclude Saracco, gli istituti bancari hanno la necessità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti di processo e interagire con gli altri sistemi aziendali attraverso strumenti flessibili nel supportare nuovi modelli di business, che siano integrabili nelle procedure esistenti secondo una logica di processi di lavorazione guidati, personalizzati, e automaticamente controllati, e al contempo tali da suggerire al gestore azioni specifiche verso il cliente. La tempestività nel veicolare le informazioni relative ai segnali di rischio presenti nei sistemi sui ruoli preposti alla gestione, così come la capacità d’intercettare e filtrare i dati significativi ai fini della valutazione e della mitigazione dei rischi, sono un ‘must’ per strumenti di questo tipo”.
La tecnologia per l’efficienza “In questo contesto, afferma Franco Saracco, vice president di Sempla, la tecnologia ricopre un ruolo di fondamentale importanza per permettere alle banche di efficientare e migliorare i processi”. Mentre le banche di grandi dimensioni hanno già investito su sistemi
Figura 2: Motivazioni che spingerebbero le banche a rivedere il processo di monitoraggio del credito [Fonte: CeTIF 2012] 33
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La Mezzaluna da investment grade Fitch ha innalzato a investment grade il rating della Turchia, oggi sempre più percepita dagli osservatori come una sorta di “porto sicuro” nello scacchiere quanto mai instabile del Vicino Oriente. In effetti, i dati indicano che la borsa sul Bosforo è fra i top performer a livello mondiale: negli ultimi dieci anni i suoi mercati azionari hanno generato performance ben più elevate rispetto al complesso dei mercati emergenti Fino a poco tempo fa, l’eventualità che un’agenzia come Fitch elevasse il rating della Turchia a investment grade era da considerarsi piuttosto improbabile. E per una serie di valide motivazioni: l’elevata vulnerabilità agli shock economici esterni, l’inflazione troppo alta, la debolezza della valuta, il deficit delle partite correnti. Oggi invece la percezione degli osservatori è cambiata al punto che molti considerano la Turchia una sorta di “porto sicuro” nello scacchiere quanto mai instabile del Vicino Oriente. Fitch ha tratto le dovute conseguenze, innalzando appunto il rating del Paese a investment grade, mentre S&P e Moody’s sono ancora in una fase di riflessione. “Questa decisione, spiega Gregor Holek, gestore del team Emerging Markets Equities di Raiffeisen Capital Management, potrebbe ridurre ulteriormente i costi di finanziamento per governo, banche e imprese, in parte perché i grandi investitori internazionali saranno ora in grado di investire in Turchia. Tuttavia, molti fondi pensione richiedono che siano almeno due le agenzie di rating ad assegnare lo status di investment grade e S&P e Moody’s ancora non si sono mossi in tal senso”.
Fra i top performer di Borsa I dati indicano che la borsa sul Bosforo è fra i top performer a livello mondiale. Sempre più capitali stranieri confluiscono nei mercati finanziari e nei progetti economici del Paese. Da inizio anno, i prezzi delle azioni turche sono aumentati di oltre il 40% (ISE 30 Index), e gli scambi in borsa sono vicini ai massimi del 2010. Nel corso degli ultimi dieci anni, i mercati azionari hanno generato performance ben più elevate rispetto al complesso dei mercati emergenti. “Certamente l’upgrade del rating può favorire una sovraperformance, ma per ottenere una performance positiva di maggiore durata le valutazioni dei titoli azionari devono essere in ultima analisi sostenute dallo sviluppo degli utili delle imprese”. In effetti, oggi la Turchia è ancora perseguitata da alcuni vecchi problemi, come l’elevato deficit delle partite correnti e la suscettibilità alle oscillazioni dei prezzi del petrolio, al punto che il tasso di crescita è sostanzialmente in calo rispetto agli anni scorsi. Allora da dove potrebbe arrivare un’ulteriore crescita? “Nel lungo termine, osserva Holek, le prospettive demografiche (la Turchia ha di gran lunga la miglior piramide delle età di tutta Europa) insieme alla posizione geo-strategica indicano una crescita persistente. Nel breve e medio termine, tuttavia ci si può aspettare soprattutto un ulteriore calo dei tassi di interesse e inflazione. Il tasso d’inflazione per il 2012 potrebbe arrivare a circa il 7%; un dato davvero basso per gli standard turchi”.
Il ruolo della banca centrale turca La banca centrale turca ha giocato un ruolo importante nella lotta all’inflazione. “Inizialmente ridicolizzata e duramente criticata per la sua imprevedibilità, la banca centrale ha migliorato enormemente la sua reputazione e, con concetti innovativi di governo, ha stabilizzato la situazione a livello di tassi di interesse, inflazione e tasso di cambio per la lira. Questo permetterà alla banca centrale di spostare gradualmente l’attenzione dalla lotta all’inflazione per dedicarsi alla riduzione dei tassi di interesse e alla promozione della crescita”. Nonostante la sua vicinanza geografica con la zona Euro e il declino delle esportazioni verso l’Ue, la Turchia sta beneficiando indirettamente dalle difficoltà economiche e finanziarie di molti paesi sviluppati. “Persino il forte aumento dei prezzi dei cereali sulle borse internazionali delle materie prime non sta avendo un forte impatto sulla Turchia al momento, poiché il mercato interno del grano è in gran parte isolato da questi meccanismi ed è strettamente regolato dal governo. I tassi d’interesse in calo stanno inoltre favorendo la Turchia per molti aspetti: incoraggiano i prestiti, i consumi e gli investimenti, e portano a un incremento degli utili di 34
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mezzi usati dal governo è offrire investimenti e incentivi fiscali al fine di aumentare l’integrazione verticale e la creazione di valore in Turchia”. Ciò eviterebbe, per esempio, di importare un’elevata quantità di semilavorati. “A questo proposito, l’aumento degli investimenti diretti esteri in siti produttivi turchi è incoraggiante. Sul fronte dei finanziamenti del saldo delle partite correnti, il governo sta anche cercando di adottare contromisure più forti. Per abbassare la dipendenza relativamente elevata di investitori stranieri, si propone di aumentare il rapporto interno di risparmio in Turchia, ad esempio, attuando riforme del sistema fiscale e delle pensioni”.
Pil in crescita attorno al 4 per cento In generale, i trend economici globali e nazionali stanno agevolando una spirale positiva per la Turchia. Peraltro i paesi di esportazione della Turchia sono ora molto diversificati. Laddove cinque anni fa l’Ue rappresentava quasi il 60% delle esportazioni, oggi il dato si è ridotto a circa il 37 per cento. “La crescita delle esportazioni dovrebbe diminuire leggermente nel 2013, ma l’eventuale diminuzione potrebbe essere controbilanciata da un’economia interna più forte. È quindi probabile che l’economia turca vedrà una crescita solida intorno al 4% sia nel 2012 sia nel 2013 nonostante le difficoltà persistenti nella zona Euro”. Infine, occorre naturalmente considerare l’evoluzione del complicatissimo scenario politico della regione (Iraq, Siria, Libia, Egitto, Israele, Iran), che rappresenta un’arma a doppio taglio per la Turchia. “Finora, dice Holek, il paese ha beneficiato della situazione fungendo da calamita per i capitali in fuga da questi paesi. Tuttavia, un eventuale coinvolgimento nella guerra civile siriana sarebbe estremamente negativo per la Turchia, nonostante la sua forza militare. Un altro rischio reale è la possibilità che l’approvvigionamento energetico del Paese sia messo in pericolo da una massiccia escalation, nel caso ad esempio di un attacco militare israeliano/americano contro l’Iran”. In definitiva, nonostante il rally degli ultimi anni, sembra che il rischio di ribasso per il mercato azionario nel corso dei prossimi 12/24 mesi sia relativamente limitato, mentre esiste ancora un notevole potenziale di rialzo. “Eventuali nuove riduzioni dei tassi di interesse, conclude Holek, potrebbero favorire la valutazione del mercato azionario rispetto al reddito fisso. Naturalmente, non vi è alcun modo di aggirare i titoli bancari turchi, che costituiscono una parte significativa degli indici azionari e beneficiano direttamente del calo dei tassi d’interesse e d’inflazione. Tuttavia anche i titoli industriali e dei beni di consumo sembrano avere ancora interessanti prospettive di utile”.
banche e imprese. Il calo dei tassi di interesse sta inoltre sostenendo il bilancio nazionale”. In effetti, se nel 2002 i pagamenti degli interessi rappresentavano circa il 43% della spesa pubblica, oggi la percentuale è scesa all’incirca al 12 per cento. “Lo scenario con tassi di interesse zero che caratterizza gli Usa e i paesi core dell’Eurozona, sottolinea Holek, favorisce anche il flusso di nuovi capitali stranieri verso la Turchia. Certo, il livello degli interessi è già molto più basso rispetto a qualche anno fa, ma nel contesto internazionale la Turchia offre ancora un interessante profilo rischio-rendimento per gli investimenti finanziari e reali”.
Servono ulteriori riforme Allo stesso tempo, l’innalzamento del rating a investment grade suggerisce che la banca centrale e il governo dovranno prepararsi a tenere meglio sotto controllo le finanze pubbliche e il cronico deficit delle partite correnti mediante l’attuazione di riforme. “Questo, naturalmente, non potrà essere realizzato in una notte. Al momento, quindi, il saldo delle partite correnti rimane il maggiore fattore di rischio per i mercati finanziari. Uno dei principali 35
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Partita doppia, ma risultato incerto L’Oam e i promotori finanziari: un nuovo elenco per una professione che ha già un suo albo di riferimento. Dove sta il busillis? Lo abbiamo chiesto a Ranieri Razzante, docente di Intermediazione finanziaria e legislazione antiriciclaggio presso l’Università degli Studi di Bologna, già membro del consiglio di gestione dell’Oam valutato appieno l’impatto sull’intermediazione finanziaria. “L’inclusione dei promotori finanziari anche nell’Albo Oam vorrebbe generare un principio di equità di questo genere: non bisogna creare privilegi o riserve di attività. Se si fornisce agli agenti e ai mediatori creditizi la possibilità di collocare prodotti finanziari, anche i promotori finanziari devono avere le stesse credenziali per eseguire la stessa attività. Il problema è che la professione di promotore finanziario consente già a questi professionisti di collocare i prodotti dei mediatori. Da qui il quesito: perché è necessario iscriversi due volte a un albo per una stessa attività? La creazione di due albi non fa che duplicare le competenze”.
Decreto fuorviante Si tenga presente che, per le due professioni, sono peraltro già esistenti altrettanti soggetti vigilanti: l’Isvap per gli agenti, l’Apf e la Consob per i promotori finanziari. Cosa prevede, a oggi, la norma? Che i promotori finanziari sono obbligati a iscriversi entro il 31 dicembre 2012 all’Oam, se collocano anche prodotti di finanziamento che rientrano nell’attività di mediazione creditizia. Inoltre, se nei tre anni precedenti hanno svolto quest’attività, che però non è stata attestata, i promotori devono anche superare un esame. Il che comporta sia il costo per l’iscrizione all’albo che il costo di accesso all’esame. E gli agenti di assicurazione? Qual è la loro posizione, in questo scenario dai contorni problematici? “Attualmente, dice Razzante, sono in posizione attendista. Per loro non c’è un termine di iscrizione all’Albo. Peccato che, già da oggi, un agente che collochi un prestito, per esempio su una polizza, stia commettendo un atto potenzialmente illegittimo, dato che non è ancora iscritto all’Oam”. L’esigenza di razionalizzare un mercato che spesso in passato aveva generato situazioni di abusivismo non è stata compiutamente soddisfatta, come si vede, da una legge che presenta ancora molti punti di incertezza e ha generato forti polemiche. “Da tecnico, sottolinea Razzante, posso affermare che il decreto è fuorviante: crea confusione al posto di razionalizzare. Ci troveremo ad avere un elenco di professionisti ‘transgenici’, come se gli ingegneri fossero costretti a iscriversi all’albo dei geometri. Le professioni sono già ben codificate da ottimi testi unici. Creare due albi e concedere all’Oam anche la possibilità di stabilire il costo dell’iscrizione è a parer mio opinabile. Per quanto riguarda la mia sostituzione, infine, non comprendo le sue vere ragioni. Credo non si tratti di un problema di competenze tecniche, ma rispetto la decisione del ministero”.
Ranieri Razzante, docente di Intermediazione finanziaria e legislazione antiriciclaggio presso l’Università degli Studi di Bologna
La polemica per l’iscrizione all’Albo tenuto dall’Oam (Organismo degli agenti e dei mediatori creditizi) da parte dei promotori finanziari non è una bega nata tra le pieghe di una legge (il decreto legislativo 169/2012), ma più concretamente è un problema che vede, a oggi, certi professionisti sottostare all’obbligo di iscrizione presso due differenti albi per una stessa collocazione professionale, l’Oam e l’Apf (Albo dei promotori finanziari). Per fare chiarezza sul tema, e cercare di capire le scelte che hanno portato a questa situazione (per la quale sono già all’orizzonte ricorsi da parte dei sindacati), abbiamo ascoltato il parere di Ranieri Razzante, docente di Intermediazione finanziaria e legislazione antiriciclaggio presso l’Università degli Studi di Bologna, già membro del consiglio di gestione dell’Oam (in rappresentanza del ministero dell’Economia e delle Finanze), appena rimosso dall’incarico dal ministero stesso. Secondo Razzante, i tecnici della divisione V del ministero del Tesoro hanno dato vita a una norma che non ha 36
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Lo sportello Creval alla prova della “front economy” Nuova piattaforma di sportello per Creval, che punta a rafforzare il supporto alla forza vendita. Semplificate le fasi operative, diminuito il consumo di carta e introdotto il cross selling
Alberto Fiorino, responsabile Direzione Organizzazione e Progetti per l’Innovazione di Bankadati - Gruppo Credito Valtellinese
Fabio Fregi, direttore della Divisione Enterprise & Partner di Microsoft Italia
Importanti cambiamenti in casa Credito Valtellinese. Nel corso del 2011 il Gruppo (che comprende quattro banche, per oltre 540 filiali e 4.500 dipendenti) ha infatti portato a termine un progetto durato tre anni, che ha previsto l’implementazione dell’infrastruttura per le applicazioni di sportello, chiamata Abc, dall’interfaccia analoga a Office. In questi ultimi mesi ha fatto seguito la release di un altro progetto, dedicato al rinnovamento del front end commerciale e del catalogo prodotti, con l’obiettivo di supportare efficacemente tutto il processo di vendita dell’operatore. Sono tre i pilastri su cui si basa questa seconda fase del progetto, come spiega Alberto Fiorino, responsabile Direzione Organizzazione e Progetti per l’Innovazione di Bankadati-Gruppo Credito Valtellinese: il catalogo prodotti, la proposta commerciale, la vendita. “L’asse portante è certamente la proposta. Il sistema, che è stato realizzato con la collaborazione di Microsoft e Aive Bst, è in grado di effettuare analisi approfondite sul cliente e sul suo patrimonio, evidenziando non solo i prodotti in scadenza, ma le abitudini del cliente, la sua propensione a usare servizi esterni alla banca (come carte di pagamento, credito al consumo, banking on line), e di fornire un quadro completo all’operatore, che può così per esempio
proporre un prodotto analogo. Questo tipo di analisi, invocata automaticamente dal sistema, è stata progettata in modo da non impattare temporalmente sull’attività svolta a sportello dal cliente e dall’operatore”. Alla proposta segue poi la gestione della relazione commerciale, verso la quale si stanno orientando gli operatori di Creval. “La parte più cospicua del lavoro ha riguardato la preparazione del catalogo unico dei prodotti, che oggi contiene circa 110 prodotti e servizi, declinati a seconda della tipologia di cliente, ed è costantemente aggiornabile a seconda delle indicazioni dell’area Marketing. Il catalogo è attualmente in fase pilota, ma entro la fine di novembre verrà reso disponibile a tutte le filiali dei gruppo. Entro la fine dell’anno sarà anche a disposizione la funzione di vendita”.
La proposta in mobilità. Ma il “cuore” resta in filiale Uno strumento come il catalogo, sottolinea Fiorino, è stato pensato sia per essere utilizzato dagli utenti interni, ma anche dai clienti che non si recano in banca per le loro operazioni. “Per questo motivo il sistema prevede che proposte commerciali vengano segnalate all’utente quando 38
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accede al proprio home banking. Ugualmente, il catalogo sarà consultabile sia sul sito web che sui totem presenti in filiale. In caso di dubbi o di richiesta di informazioni, gli utenti possono consultare l’esperto di prodotto che è indicato a fianco della proposta. La relazione potrà avvenire via chat, mail o in videoconferenza”. Questa rivoluzione commerciale allo sportello porterà in qualche modo dei cambiamenti nella visione che il Gruppo ha delle proprie filiali? Secondo Fiorino no, in quanto il Gruppo Credito Valtellinese è una banca fortemente radicata nel territorio, e la filiale permane un elemento di punta. “E’ ovvio però che non ci si possa sottrarre alle innovazioni. Per esempio, abbiamo predisposto app per tutte le piattaforme digitali: insomma, tecnologia e mobile sono essenziali, ma non sono esaustivi rispetto alla relazione che abbiamo con i nostri clienti e il nostro territorio”. Non va dimenticato che in questi anni Creval ha scelto di investire anche in device per i clienti da utilizzare a sportello. Si sta parlando della firma grafometrica, che ha permesso l’eliminazione della copia banca delle contabili prodotte allo sportello. “La firma sui tablet per i processi operativi e l’implementazione della nuova piattaforma commerciale, che rivedrà tutta la contrattualistica, permetterà alla banca di diminuire il consumo di carta. Stimiamo infatti, già in questa prima fase, una diminuzione di oltre il 40% della carta attualmente prodotta e archiviata in Filiale”.
Commerciale. “Una volta inserite le regole nella procedura, il sistema lavora in autonomia. Questo consente ampia libertà alla Direzione, e permette al Marketing di agire in maniera tempestiva, traducendo in fatti le politiche commerciali (e dunque ottenere risultati tangibili), grazie all’aumento del cross selling”. Conclude Fabio Fregi, direttore della Divisione Enterprise & Partner di Microsoft Italia: “L’Ict non rappresenta solo uno strumento per ridurre i costi, ma consente anche di ottenere un vantaggio competitivo migliorando il servizio al cliente. L’esperienza di Creval è significativa in questo senso, poiché testimonia l’importanza del rinnovamento degli strumenti di relazione con la clientela. Il costante orientamento all’innovazione di Creval ha infatti dato un vita un progetto composito a supporto di una più proattiva gestione commerciale. Il successo di questo progetto è innegabile, come testimoniano indicatori quali la velocità delle operazioni e la maggiore sicurezza e compliance, oltre alla buona risposta degli utenti. Un ulteriore aspetto strategico è la rapidità del processo di sviluppo e test della piattaforma applicativa con Microsoft, dal momento che dopo soli tre mesi dall’avvio della nuova fase progettuale sono in produzione presso alcune filiali anche le nuove funzionalità del catalogo prodotti”.
Le direzioni orchestrano le campagne di vendita Il valore aggiunto dell’intero progetto, che oggi consente alla banca di confezionare un’offerta commerciale adeguata alle caratteristiche del cliente, sta proprio nell’adozione della nuova piattaforma commerciale, dalla quale si generano e vengono governate tutte le regole della Direzione
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L’incertezza dei gestori I grandi gestori americani, intervistati nell’Investment Manager Outlook di Russell Investments, sembrano ancora alla ricerca di segnali di chiarezza su diversi fronti, dalla situazione dell’Eurozona alle elezioni americane, al fiscal cliff. Tra le asset class è in recupero il real estate I grandi gestori americani sono tuttora incerti sull’impatto della crisi europea e oggi appaiono meno ottimisti sull’andamento dell’economia Usa. E’ il principale responso del sondaggio trimestrale effettuato da Russell Investments su quasi 200 money manager americani che si occupano delle scelte di portafoglio presso società di gestione specializzate sia sull’azionario sia
Anche la situazione della Cina rappresenta una fonte di preoccupazione, e il 18% degli intervistati ritiene che il recente rallentamento dell’economia cinese possa avere conseguenze negative. “I mercati non amano l’incertezza, afferma Rachel Carroll, consulting client executive di Russell Investments, e i gestori stanno ancora cercando segnali di chiarezza su diversi fronti, dalla situazione
sull’obbligazionario. In pratica, quasi la metà dei gestori intervistati (48%) nell’ambito dell’Investment Manager Outlook di Russell Investments ritiene che gli sviluppi della situazione europea avranno un impatto negativo sui mercati nel prossimo anno, rimarcando i progressi minimi compiuti verso una soluzione decisiva. In controtendenza, il 33% si aspetta invece che l’andamento della crisi del debito sovrano in Europa possa avere riflessi positivi, crede possibile una risoluzione e ritiene che molte delle notizie negative siano già state scontate dal mercato.
dell’Eurozona alle elezioni americane, al fiscal cliff. Ogni risoluzione o progresso significativo può portare a rialzi improvvisi sui mercati, ecco quindi spiegati i benefici per molti investitori del rimanere investiti e diversificati, nonostante la volatilità di breve termine”. Quanto alla situazione europea, Carroll aggiunge che le recenti misure introdotte dalla Bce hanno avuto effetti positivi. “Mentre un peggioramento della crisi europea nei prossimi mesi sembra improbabile, molti gestori guardano con attenzione ad altri fattori critici in Europa. In Russell crediamo infatti che per raggiungere una soluzione definitiva sarà necessario raggiungere una più stretta sorveglianza bancaria a livello europeo, la ricapitalizzazione di istituti bancari di dimensioni significative e un’assicurazione sui depositi bancari simile alla Federal Deposit Insurance Corporation americana”.
Tra presidenziali e fiscal cliff I due principali eventi che avranno un impatto positivo sul mercato americano nel 2013 sono le elezioni presidenziali (30%) e la risoluzione del cosiddetto fiscal cliff soprattutto se si considera che a dicembre 2012, se non interverranno modifiche normative, scadranno una serie di agevolazioni fiscali introdotte dalle passate legislature ed entreranno in vigore dei tagli alla spesa pubblica. Dall’altro lato, molti gestori (37%) sottolineano proprio come il fiscal cliff possa avere un impatto negativo sui mercati.
In calo le aspettative sulla crescita degli States Nonostante la buona reazione iniziale dei mercati all’annuncio della Federal Reserve di un nuovo piano di quantitative easing (QE3), la politica della Fed non è 40
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tra gli eventi principali che i vari gestori citano come rilevante sui mercati. La grande maggioranza dei gestori intervistati (73%) ritiene che la crescita del Pil degli Stati Uniti si attesterà tra l’1,5 e il 2% per il prossimo anno. Si tratta di una view più pessimistica rispetto all’Outlook dello scorso giugno, quando il 58% dei gestori si attendeva una crescita del 2,5 per cento. “Come molti
il comparto US large cap value equities sono scesi di 11 punti percentuali, attestandosi al 52%, mentre i rialzisti sull’azionario dei mercati emergenti sono scesi addirittura di 24 punti percentuali, a quota 50 per cento. Al contempo, il real estate diventa l’asset class sulla quale i gestori sono più ottimisti (55%, livello mai raggiunto da quando la rilevazione viene effettuata). In crescita anche il comparto
non-US developed market equities, che vede salire di 11 punti la percentuale di rialzisti (38 per cento). Infine cash e governativi americani scendono entrambi al 7%, rispetto ai valori registrati a giugno 2012 quando i rialzisti erano il 17% e il 12%. “L’outlook dei gestori per le varie asset class, sottolinea Carroll, sembra essere influenzato principalmente dalle loro aspettative su una crescita americana in rallentamento e sulla persistente incertezza che caratterizza i mercati. Nonostante ciò non si stanno dirigendo verso i cosiddetti porti sicuri, come la liquidità e le obbligazioni governative americane, ma stanno cercando asset che possono apparire più interessanti in termini relativi come il real estate, che può offrire ritorni interessanti e fondamentali solidi grazie a livelli modesti di nuove costruzioni che beneficiano di proprietà già esistenti”. L’outlook dei gestori mostra come le loro preferenze vadano per i settori pro-ciclici e orientati alla crescita come i tecnologici e l’energia. I settori più tradizionalmente difensivi come le utilities e i beni di consumo registrano, invece, livelli inferiori di preferenza rispetto a giugno, rispettivamente con un calo dell’11 e del 15 per cento.
gestori, anche Russell ha recentemente rivisto al ribasso il proprio outlook sulla crescita economica americana e ritiene che le manovre fin qui approntate non siano sufficienti per risollevare l’economia e migliorare il tasso di disoccupazione. Ci aspettavamo che la Fed varasse delle manovre e questo è accaduto nelle passate settimane. Molti gestori si aspettavano un QE3 e ritenevano che fosse già prezzato dai mercati e avrebbe avuto un impatto inferiore rispetto ad altri eventi. Alla luce della reazione dei mercati all’annuncio della Fed, appare chiaro come il sentiment degli investitori sia incoraggiato dalla natura per cosi dire aperta del QE3 e dagli altri segnali che mostrano l’intento della Fed di sostenere l’economia americana”.
Attenzione al real estate In generale, l’Investment Manager Outlook mostra i gestori meno rialzisti rispetto ai dati di giugno. Il 53% dei gestori è rialzista sul comparto US large cap growth equities, 20% in meno rispetto al dato registrato nel settembre 2011. Sullo stesso periodo, i gestori che vedono al rialzo 41
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L’Italia e il risparmio che non c’è Le famiglie italiane, sottolinea il primo rapporto dell’Osservatorio del Risparmio promosso da UniCredit e Pioneer Investments, risparmiano sempre meno e, nella maggior parte dei casi, non per scelta ma perché stanno subendo una graduale erosione dei redditi L’Italia è un paese ancora sostanzialmente ricco, ma il peso della crisi si sente eccome. Ad esempio, comincia a perdere colpi la capacità di risparmio degli italiani, come noto storicamente assai elevata. Di fatto le famiglie italiane risparmiano sempre meno e, nella maggior parte dei casi, non per scelta ma perché stanno subendo una graduale erosione dei redditi. Il tasso di risparmio lordo delle famiglie italiane è passato infatti dal 21,9% nel 1995 al 12% a fine 2011; e anche per il 2012 è prevista una riduzione all’11,3 per cento. Sono i dati principali che emergono dal primo rapporto dell’Osservatorio del Risparmio promosso da UniCredit e Pioneer Investments. Lo studio ha preso in esame i flussi di risparmio e lo stock di ricchezza delle famiglie italiane, sottoponendoli anche a un confronto internazionale e unendo anche considerazioni basate su un campione rappresentativo di clienti UniCredit.
basso (7,7 per cento). “In Italia, la contrazione del risparmio ha coinvolto sia la parte non finanziaria che quella finanziaria, con un impatto più evidente per la seconda a partire dal 2008, anno in cui si è sviluppata la crisi. Inoltre, la riduzione del risparmio nazionale è stata accompagnata dal 2002 in poi da un deficit della parte corrente della bilancia dei pagamenti”. La strada per un ritorno al riequilibrio, sottolinea il rapporto, passa necessariamente attraverso una riduzione dei gap in produttività e competitività delle imprese nazionali. Da qui la necessità di insistere sul rilancio dell’export, in grado di riequilibrare i conti con l’estero ma anche di fornire la prima scossa al motore della crescita economica. “Anche dal lato famiglie si può comunque fare di più. Per portare un maggior numero di persone a risparmiare, si potrebbe cominciare a incentivare e sviluppare una cultura del risparmio, anche attraverso iniziative specifiche volte a rendere il piccolo risparmio più semplice, conveniente e magari automatico. Anche interventi finalizzati a migliorare la cultura finanziaria generale sarebbero auspicabili, in quanto individui più coscienti delle conseguenze delle proprie scelte finanziarie potrebbero gestire meglio le risorse a loro disposizione”.
Imprese e famiglie Negli ultimi cinque anni, in particolare, la flessione del risparmio sembra essere stato causata principalmente dall’assenza di crescita e dalla conseguente compressione dei redditi disponibili, mentre le spese ineludibili sono viceversa aumentate. Va detto comunque che a fine 2011 il saggio di risparmio lordo delle famiglie italiane risulta comunque ancora in media con quelli delle principali economie sviluppate. Tra i paesi più industrializzati, la Germania presenta il saggio di risparmio lordo più elevato nel 2011 (16,7%), mentre il Regno Unito vanta il dato più
L’eccezione del Nord-Est Il rapporto fornisce poi indicazioni relative alla distribuzione della ricchezza tra le generazioni. In particolare, analizzando i dati relativi a un campione
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rappresentativo di clienti UniCredit, si evidenzia la sostanziale polarizzazione della ricchezza nelle mani degli ultra 55enni, che a fine 2011 detenevano il 70% della stessa, mentre i clienti con meno di 34 anni possedevano poco meno del 4% del totale degli asset finanziari. I giovani risultano detenere portafogli decisamente meno diversificati e per lo più investiti in attività liquide. Per la parte di clienti più giovani caratterizzata da portafogli più complessi, il fondo comune risulta essere lo strumento più utilizzato. A livello territoriale, invece, si conferma una generale contrazione del risparmio nel triennio 2010-2012, caratterizzato da un ridimensionamento esteso a tutte le aree, fatta eccezione per il Nord-Est, dove un modello di sviluppo economico fortemente basato sull’export ha contribuito a sostenere il reddito e dunque il risparmio. “Tuttavia, se si amplia lo sguardo agli ultimi cinque anni, le regioni del Nord hanno subito una contrazione del tasso di risparmio, in particolare il Nord-Ovest è passato dal 12,8% del 2006 al 5,0% del 2011, mentre il NordEst è passato dall’11,1% al 9,6% del 2011. Al contrario, le regioni del Sud hanno registrato una crescita significativa, passando dal già comunque elevato 17% del 2006 al 18% del 2011. Un’analisi più approfondita mostra tuttavia come ciò sia imputabile sopratutto a minori livelli di consumo, con le famiglie meridionali che stanno contraendo le voci di spesa rinviabili. La propensione al consumo delle famiglie del Sud potrebbe essere stata influenzata inoltre
da diversi fattori, tra cui la percezione di una maggiore incertezza sulle prospettive future che alimenta forme di accumulo a scopo precauzionale”. Relativamente agli stock, la ricchezza finanziaria in Italia rimane concentrata nelle regioni del Nord, che detengono una quota del totale stabilmente superiore al 60 per cento. “Questo aspetto consente di comprendere in maniera più profonda anche i comportamenti di consumo; difatti, il maggiore stock di ricchezza accumulato nelle regioni settentrionali rappresenta una forma di integrazione di altre tipologie di reddito e contribuisce a mantenere più stabile il livello di spesa anche in momenti meno favorevoli del ciclo economico”. Per quanto riguarda la composizione della ricchezza finanziaria si nota la forte propensione che il Sud manifesta per investimenti legati alla liquidità. “Ne risulta un’esposizione di portafoglio complessiva orientata verso strumenti finanziari semplici con un profilo di rischio contenuto ma conseguentemente anche poco remunerativi. Nei portafogli dei risparmiatori del Nord-Ovest, infine, è maggiore il peso degli strumenti professionali di gestione del risparmio; ciò dovrebbe garantire un rendimento del capitale più adeguato su un orizzonte di tempo di mediolungo periodo.
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Rischio e volatilità, le paure degli investitori istituzionali Un sondaggio a cura di Natixis Global Asset Management sottolinea come le scelte degli investitori istituzionali siano determinate soprattutto da tre variabili: la crisi finanziaria europea (70%), la crescita economica (57%) e i livelli di debito sovrano dei vari paesi (54 per cento) enfasi l’esigenza di coniugare la protezione dei propri asset e la crescita del capitale nel lungo periodo, cercando di minimizzare i rischi associati all’estrema volatilità. Per sette investitori su dieci la gestione del rischio di portafoglio risulta essere ancor più importante della gestione della volatilità dei mercati”.
Strategie alternative La quasi totalità degli investitori italiani intervistati (80%) ha reagito alle mutate condizioni economiche modificando il proprio approccio alla gestione del rischio e il 64% è convinto che il modello adottato sia quello corretto per l’attuale fase di mercato. Per il 93% la chiave per gestire il rischio di portafoglio in maniera efficiente è aumentare l’esposizione verso asset non correlati all’andamento dei mercati. Rimane comunque una percentuale abbastanza elevata (33%) di investitori secondo cui il rischio non può essere gestito in modo efficiente a causa della volatilità dei mercati. Due terzi degli istituzionali ritengono sia necessario sostituire le tradizionali tecniche di costruzione del portafoglio e di diversificazione e il 63% considera le asset class tradizionali eccessivamente correlate, tanto che il 57% ritiene essenziale investire in strategie alternative per riuscire a sovraperformare i mercati. Peraltro, degli intervistati che hanno già in portafoglio investimenti alternativi, l’83% è soddisfatto dei rendimenti ottenuti. “I risultati del sondaggio, spiega Bottillo, confermano come gli investitori istituzionali italiani ricerchino soluzioni e strumenti adatti a minimizzare l’impatto della volatilità, attraverso un’esposizione agli investimenti alternativi e l’impiego di tecniche di investimento non correlate, come l’hedging e le strategie long/short, uniti a un utilizzo più efficiente delle tradizionali asset class. Questa esigenza è ancora più forte se consideriamo che il 90% degli intervistati ha dichiarato di ritenere l’attuale incertezza sui mercati come la nuova situazione di normalità con cui confrontarsi d’ora in poi”. “Gli investitori professionali sono sempre più alla ricerca di soluzioni efficaci per la volatilità e il rischio in grado di generare ritorni duraturi in condizioni di mercato difficili, afferma Hervé Guinamant, president e chief executive officer di Natixis Global Asset Management, International Distribution. L’interesse verso portafogli diversificati che utilizzano strategie alternative è un trend comune che abbiamo evidenziato in tutti i Paesi nei quali è stata condotta la survey”. Per il 77% degli intervistati una delle conseguenze inattese di una riforma finanziaria globale potrebbe essere una diminuzione di trasparenza, e per il 70% potrebbe addirittura aumentare i rischi sistemici. La netta maggioranza degli istituzionali italiani (70%) concorda, infine, che una regolamentazione dei meccanismi mark-to-market potrebbe impedire agli investitori di ottenere benefici dall’andamento dei mercati.
Le tradizionali metodologie di investimento sono inadeguate a rispondere alle mutate condizioni di mercato. Perciò è meglio orientarsi verso approcci che permettano la crescita del capitale nel lungo periodo e al contempo un controllo più efficiente del rischio di portafoglio. E’ l’opinione della maggioranza degli investitori istituzionali che emerge da un sondaggio internazionale (che ha coinvolto 482 operatori di 13 paesi in Europa, Asia, Stati Uniti, Regno Unito e Medio Oriente) a cura di Natixis Global Asset Management. Il rischio è anche una delle principali paure degli investitori istituzionali in Italia, dove il 40% è turbato dall’aumento della volatilità e della rischiosità. Per il 17%, infatti, la preoccupazione principale è la capacità di reagire velocemente all’estrema volatilità dei mercati, per il 13% il possibile contagio causato dalla crisi e sempre per il 13% il manifestarsi di rischi imprevisti nel proprio portafoglio. Questa situazione giustifica la prudenza registrata nei portafogli. In media, gli istituzionali italiani detengono la quota maggiore dei propri asset in categorie che hanno una volatilità minore come obbligazioni (34%) e liquidità (16%), rispetto a investimenti più legati ai movimenti di mercato come le azioni (18%), agli investimenti alternativi (hedge fund, private equity e venture capital) che rappresentano il 9% del portafoglio o ad asset reali come obbligazioni legate all’inflazione, materie prime e immobiliare (8 per cento). Le tre variabili economiche che risultano determinare maggiormente le scelte di investimento degli istituzionali sono la crisi finanziaria europea (70%), la crescita economica (57%) e i livelli del debito sovrano dei vari paesi (54 per cento). “Gli investitori istituzionali, afferma Antonio Bottillo, amministratore delegato per l’Italia di Natixis Global Asset Management, sentono con sempre maggiore 44
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Speciale Finance & E-Security Nelle prossime pagine le testimonianze di: • Romano Stasi, segretario generale di Abi Lab • Marco Riboli, vice president e general manager Symantec Emea Southern Region • Antonio Gallotti, product manager Ibm Endpoint Manager • Marco Cortellari, responsabile del Servizio Rischi Operativi e di Credito di CartaSi • Alberto Bordiga, Ceo di Easy Nolo e vice responsabile dei sistemi di pagamento di Banca Sella • Federico Zambelli Hosmer, head of Business Development Italy di PayPal
Abi Lab: quando il sistema è protetto, le frodi sono limitate Cresce il numero e la tipologia di device utilizzati dai clienti per l’home banking, ma la percentuale di attacchi riusciti alla sicurezza di dati e transazioni resta contenuta. Secondo i dati Abi Lab, nel 2011 i casi di frode sono stati pari a uno ogni due milioni di accessi Abi Lab, in quanto centro di ricerca e innovazione per la banca promosso dall’Associazione Bancaria Italiana, è forse la struttura più idonea a parlare di security applicata al mondo finance. Cooperando con banche e intermediari finanziari, partner tecnologici e istituzioni, il consorzio è oggi un vero polo di ricerca sulle tecnologie per la banca. Al suo interno, Abi Lab ha un Osservatorio Sicurezza e Frodi informatiche, presidio di settore sui temi dell’Information Security, Fraud and Identity Management, con un focus specifico sul canale dell’Internet Banking e sulle nuove frontiere del Mobile Banking, monitorandone il grado di rischiosità.
phishing, l’80% del crimeware. A questo rischio connesso all’home banking, le banche rispondono con misure tecnologiche di contrasto che supportano il cliente in fase di accesso. Si parla nello specifico di strumenti di strong authentication, come i token, che riducono fortemente le possibilità che il frodatore, anche se in possesso di user Id e password del malcapitato, proceda al furto. “Inoltre le banche hanno in uso strumenti di controllo e monitoraggio dell’home banking, per verificare eventuali operazioni anomale. Le banche sono oggi in grado di bloccare il 97% delle operazioni generate dai frodatori”. Oltre alla strong authentication, il cliente può gestire al meglio la propria sicurezza digitale attivando servizi quali Sms o e-mail, che notificano le operazioni di home banking. Nel momento in cui si accorge che si è attivata una procedura non autorizzata, l’utente può disconoscere l’operazione in tempo reale. “Grazie a questi accorgimenti, le banche sono riuscite a diminuire ulteriormente gli effettivi casi di frode, che nel 2011 sono stati pari a uno ogni due milioni di accessi”. L’home banking è oggi accessibile anche da smartphone e device mobili. L’ultimo rapporto che Abi Lab ha stilato sulla sicurezza annota questo nuovo tema, esaminando l’eventuale presenza di frodi attuate attraversi i tablet. “Il fenomeno non si è ancora verificato in Italia per i dati riferiti allo scorso anno, ma ci sono già suggestioni di eventi capitati in altri Paesi, relativi a tentativi complessi di accedere ai sistemi attraverso le app della banca. E su questi nuovi rischi, come consorzio ci stiamo attrezzando e confrontando con gli istituti di credito proprio in questo periodo”.
Chi passa “attraverso” il Pc? “Sin dal 2005, e dalla prima apparizione del phishing, spiega Romano Stasi, segretario generale di Abi Lab, il nostro team ha iniziato a monitorare il fenomeno legato alle informazioni e ai pagamenti veicolati via Internet dalle banche. I primi attacchi erano relativamente ‘semplici’, mentre oggi si parla invece di malware molto più complessi, ossia di codici malevoli attraverso cui il frodatore è in grado di infettare il Pc del cliente bancario e catturare le sue credenziali di accesso ai servizi. Questo fenomeno è da gestire con attenzione, in quanto legato alla sicurezza adottata dal cliente, che magari non dota il computer di una protezione adeguata, o non aggiorna i sistemi di sicurezza che ha in uso”. I dati disponibili indicano che, nel 2011, ha perso le proprie credenziali lo 0,155% dei clienti retail attivi on line. Il 20% le ha perse per colpa del 46
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Crescere in consapevolezza Vale per i Pc, ma anche per i tablet: il discorso della vulnerabilità è ancora legato ai dispositivi che il cliente utilizza. Ciò che non deve capitare è che il cliente perda le sue credenziali. “L’home banking, spiega Stasi, è un sistema di gestione dei rapporti con la banca e delle operazioni che piace molto ai clienti. Oggi sono quasi 20 milioni i conti correnti on line. Oltre il 70% dei bonifici viene eseguito on line. Dobbiamo pertanto convenire che certamente la consapevolezza degli utenti sul tema della security è aumentata”. Ma non è mai troppa: Abi Lab rileva che la totalità delle banche intervistate possiede, all’interno dei propri siti web, un’area di sicurezza in cui descrive i fenomeni di frode e come proteggersi in merito. “Per parte nostra, proseguiamo nell’impegno di informazione: negli ultimi anni abbiamo organizzato campagne informative, distribuendo nelle filiali due milioni di volantini, per supportare la conoscenza di soggetti che magari si avvicinano per la prima volta alle operazioni di home banking. Il nostro principale obiettivo, sottolinea Stasi, è accrescere la consapevolezza che tutti gli strumenti di pagamento sono sicuri; è vero che le rischiosità sono presenti, ma le giuste politiche di sicurezza possono abbatterle”. La fascia di utenti che dovrebbe pensare alla sicurezza digitale con maggiore consapevolezza è forse oggi quella degli “heavy user”, ossia degli utenti che utilizzano frequentemente i servizi di Internet banking e i cui conti hanno disponibilità elevate (si pensi alle imprese, anche di ridotte dimensioni), e che dunque possono avere una maggiore rischiosità rispetto a un cliente retail. “In questo caso, sottolinea Stasi, è fondamentale che vengano adottate adeguate policy di sicurezza per proteggere i computer aziendali”.
Romano Stasi, segretario generale di Abi Lab
locali spesso faticano a seguire, proprio perché ramificate in vari paesi. Le frodi seguono diversi passaggi, gestiti da organizzazioni anche separate: alcune ramificazioni hanno il compito di acquisire le credenziali di accesso e poi di venderle ad altre, che tentano di entrare nell’home banking. Altre ancora hanno il compito di reclutare ‘clienti fittizi’ disposti a far transitare e a riciclare sui propri conti correnti dei bonifici fraudolenti. Il cerchio si chiude quando, all’arrivo del bonifico, si riesce a far uscire il denaro dal circuito bancario. Il denaro, a questo punto, diventa irrintracciabile. Lo stesso iter può essere eseguito attraverso le carte prepagate, o via cellulare”.
Il circuito delle frodi Da quali intenti sono mossi i frodatori? L’interesse maggiore è sempre costituito dal denaro e dalla possibilità di ottenere facili guadagni. “Si sta parlando di organizzazioni criminali sovranazionali, che le polizie
Dati in mobilità, la protezione è possibile Symantec traccia un profilo delle minacce e dei rischi legati all’uso dei nuovi device tecnologici. Come aiutare le banche a fare saving mantenendo sicuri i propri sistemi It? Non è un periodo particolarmente roseo, questo, per gli istituti di credito, e non è necessario nemmeno spiegare perché. In tempi di attenzione estrema alla spesa, le banche sono impegnate ad allocare il budget per l’It e la security in modo intelligente. “E piuttosto, spiega Marco Riboli, vice president e general manager Symantec Emea Southern Region, le banche sono disposte a fare saving in altre aree, pur di salvaguardare la sicurezza; questa è anche la richiesta che giunge alla nostra azienda. Risparmiare in altri ambiti per mantenere elevato il livello di security. Il ragionamento vale per tutte le banche, indipendentemente
dalla loro dimensione. La specializzazione di Symantec comprende non solo la sicurezza, ma anche la protezione delle informazioni e l’alta affidabilità, e combinando insieme questi tre elementi il saving può diventare concreto”.
Il tablet dall’uso privato a quello bancario Le organizzazioni It delle banche richiedono dunque di automatizzare il proprio data center per gestire meglio l’area della security, nella quale il livello di protezione non 47
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può essere mai ridotto, perché i malware sono sempre in agguato. Da dove giungono le minacce, in questo settore? Spiega Riboli: “I clienti delle banche che utilizzano Internet per le transazioni sono utenti evoluti; ad esempio sono dotati di banda larga. Proprio questi soggetti sono i prediletti dai criminali informatici, perché scaricano inconsapevolmente boot e malware su Pc non protetti. Gli attacchi, negli ultimi anni, si sono modificati proprio
le applicazioni utilizzate in banca non verranno toccate. “In pratica, all’interno dei device mobili è possibile creare un application store parallelo, all’interno del quale sono inserite le applicazioni di lavoro. Un ambiente chiuso, a rischio intrusione zero. L’application store è un prodotto di nuovissima generazione, che in effetti sta riscuotendo un forte interesse da parte delle banche in questi mesi”.
Consapevoli e pronti a cambiare La consapevolezza nei confronti della sicurezza è ormai diffusa, sia lato consumer che business. “Il mobile ha certamente introdotto nuove regole, e i nuovi device sono stati il banco di prova sul quale si sono cimentati i responsabili dell’It del settore finance: la loro gestione e integrazione all’interno della tecnologia in uso in banca si è rivelata indispensabile”. Tutti gli It manager hanno creato un’infrastruttura per questi device, che tra l’altro ogni 18 mesi si rinnovano. “La security applicata ai device mobili, spiega Riboli, è stata implementata per gradi. Si è passati dalla data loss prevention all’encryption, fino all’application store dedicato. L’Italia è assolutamente in linea con i sistemi di protezione usati dal Finance negli altri paesi europei”. Che dire, infine, della vulnerabilità degli smartphone? Secondo Riboli, “il mondo Android si è rivelato più vulnerabile rispetto al sistema operativo iOS. Tuttavia l’aumento esponenziale degli utenti Apple sta facendo sì che anche questo ambiente sia soggetto maggiormente ad attacchi. Non dobbiamo dimenticare che alle spalle delle minacce ci sono organizzazioni evolute che si dividono i compiti per eseguire operazioni che hanno diversi scopi, consequenziali: identificare il potenziale target da colpire; valutare se il target merita di essere attaccato; ricercare i dati dei malcapitati rispondenti agli obiettivi che si sono prefissati; eseguire l’attacco. Si pensi che per il worm Stuxnet che ha assaltato le centrali nucleari iraniane sono stati scritti milioni di righe di codice: questa è l’evoluzione della pirateria informatica”.
Marco Riboli, vice president e general manager Symantec Emea Southern Region
con questo orientamento: colpire un numero elevato di Pc attraverso i quali attaccare i sistemi bancari”. Se questo è diventato il nuovo target preferito dai malintenzionati, come rispondere alla minaccia? Facendo in modo che gli utenti rimangano all’interno delle policy stabilite dagli istituti. Le banche sono protette e sicure, questo è certo. Il problema è che le policy non sempre sono applicate. “La loro adozione deve diventare una regola, in modo che i malware non passino dai device personali ai computer della banca. Ogni volta che, come Symantec, eseguiamo analisi di penetration detection, notiamo che nel 99% dei casi l’intrusione è avvenuta perché qualcuno ha trasgredito le policy”. Il sistema per bypassare questi problemi prevede la creazione di una corporate policy, ossia un ambiente all’interno del quale l’utente può utilizzare solo alcune applicazioni. Per esempio, il tablet potrà essere messo a disposizione, a casa, dei propri figli, con la garanzia che
E i dati delle carte di credito? Ragionando invece su dimensioni più ridotte del pericolo, ma pur sempre dannosissime, “rubare” i dati delle carte di credito è abbastanza facile, se i computer non sono protetti. “Il mercato della compravendita di queste informazioni, sottolinea Riboli, è molto fiorente. Addirittura esiste un vero e proprio listino di vendita dei dati rubati. Con appena 30 dollari è possibile acquistare numeri di carte di credito, ma il prezzo varia in base al tipo di carta o anche al paese di provenienza. Con 1.500 dollari si acquistano 1.000 carte di credito e il costo per un’identità digitale completa va dai 3 ai 20 dollari”. 48
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Ibm: sicurezza anche per il BYOD Oggi la banca è mobile quanto i dispositivi che le si connettono. Nuovi paradigmi di sicurezza diventano nuove opportunità per cambiare la relazione con i clienti e ragionare in ottica di Bring Your Own Device o si vincolano certe applicazioni all’uso di policy di configurazione del device”. Il terzo ambito riguarda la sicurezza connessa all’applicazione stessa. Come può essere resa sicura e certificata? Come essere certi che si tratti di una vera applicazione e non di un malware? In questo caso sono chiamati in causa ciclo di sviluppo applicativo e la gestione delle applicazioni a uso della clientela esterna. “E’ necessario, dice Gallotti, che le banche gestiscano la libreria delle applicazioni, gli elementi di cifratura, ne riconoscano la bontà”.
Impossibile non pensare “mobile” Ibm, che nella sua offerta presenta soluzioni per coprire i tre ambiti legati ai device e alla loro sicurezza, rileva che le banche italiane si stanno muovendo, per attrezzarsi di fronte alle nuove sfide della e-security. “Un tempo la loro attenzione era focalizzata solo sull’uso da casa dei Pc, o dei portatili con browser. Le applicazioni erano tipicamente basate su browser. Ora, con l’avvento del mobile, le banche hanno iniziato a cambiare il loro orientamento, arrivando a pensare di cambiare il proprio modello applicativo”. Il nuovo orientamento è anche collocato in un particolare periodo storico. Oltre all’home banking, le banche intendono aprire alcuni servizi (finora interni) al mobile, come la stipula di contratti o polizze assicurative, l’accensione di un mutuo. “Il mondo bancario basato sull’agenzia è in sofferenza, lo sportello si è trasformato; i margini operativi si stanno riducendo. L’allargamento delle applicazioni disponibili può essere la risposta a questo cambiamento. Il passaggio è chiaro: si sta andando da applicazioni client-server usate dal personale bancario a un modello basato solo su web, o a un ibrido con applicazioni che si connettono ai server bancari”. È chiaro che gli aspetti legati alla sicurezza di device aperti e non controllati dalla banca stessa sono prioritari. Quali i loro orientamenti? Secondo Ibm le grandi banche possiedono al loro interno team di sviluppo applicativo in grado di seguire queste evoluzioni, mentre realtà di dimensioni minori si rivolgono a fornitori in grado di aiutarle in questo processo di trasformazione. “Non va poi trascurato il fatto che anche gli operatori di telefonia si propongono come fornitori di tecnologia e soluzioni per aiutare nello sviluppo e certificare le applicazioni”.
Antonio Gallotti, product manager Ibm Endpoint Manager
La sicurezza dei dispositivi mobili richiede una certa attenzione da parte di banche e fornitori di tecnologia, in quanto si sta parlando dell’uso di applicazioni, da parte della clientela, che interagiscono con soluzioni interne agli istituti di credito. Tre sono gli ambiti che secondo Antonio Gallotti, product manager Ibm-Endpoint Manager, è necessario prendere in considerazione. Innanzitutto gli aspetti legati alla rete, attraverso la quale le applicazioni fanno passare i dati che transitano poi sulla rete interna delle banche. Vedere come da una parte l’applicazione mobile e dall’altra il server centrale su cui la soluzione gira colloquiano è fondamentale; e già in questo contesto è necessario introdurre sistemi di sicurezza e protezione. “Vi è poi, spiega Gallotti, il secondo ambito della sicurezza del device. Smartphone e tablet sono stati progettati per essere nativamente strumenti di interazione e socializzazione tra le persone. Sono dunque pensati per essere ‘aperti’ e dialoganti, per prevedere lo scambio di dati e informazioni. Ecco che il tema diventa: come la banca può rendere sicuri questi dispositivi, nel momento in cui concede che una certa applicazione interagisca con il sistema bancario? Per esempio, ci può essere il caso in cui una banca permette al cliente di utilizzare il device in un certo sito, escludendo però l’uso della fotocamera o del bluetooth. In questo modo si limitano per un lasso di tempo certe funzionalità,
Il BYOD è già realtà Il futuro, secondo Ibm, è proprio in questo acronimo, BYOD, “Bring Your Own Device”: ossia usare i propri dispositivi mobili privati anche per funzionalità business. Nella stessa Ibm, su 500mila impiegati, 100mila sono già attivi nelle policy di sicurezza per usare le applicazioni aziendali su dispositivi personali. “Nel mercato italiano si 49
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è ancora leggermente indietro, ma qualche passo è stato fatto. L’idea di legare device mobili e applicazioni aziendali è partita in questo caso dai top manager delle aziende, che hanno chiesto all’It di poter usare i nuovi device con le applicazioni aziendali. Da un’esigenza interna, si è poi passati al recepimento di un’opportunità: ottimizzare i processi e diminuire i costi di contatto e relazione della banca con i clienti”. Un grande gruppo italiano, con cui Ibm collabora, è attivo in questo senso. Permangono alcune
resistenze, ma la strada ormai è tracciata, occorre solo individuare come e cosa concedere e proteggere. “Questo istituto, spiega il manager, si sta organizzando per fornire ai clienti - tramite i partner commerciali del gruppo - servizi su dispositivi personali mobili, che addirittura potrebbero essere erogati solo in modalità mobile. Come si accennava, il discorso è ormai concreto: non va dimenticato che le banche operano su contesti internazionali, che si sono già aperti a questi processi. Sarebbe irreale rimanere indietro”.
CartaSi: dal furto di denaro al furto d’identità L’introduzione del microchip sulle carte, dice Marco Cortellari di CartaSi, ha consentito di ridurre il numero delle frodi nell’ordine del 20-30% su base annua, ma ora il problema anche per l’Italia riguarda il furto d’identità tecnologia, basti pensare agli adeguamenti di Pos e Atm. I risultati, pur con aggiornamenti dei sistemi che sono avvenuti a macchia di leopardo, hanno consentito una significativa riduzione del numero delle frodi, pari al 2030% su base annua. Quella che era considerata la frode più aggressiva, la clonazione della banda magnetica, con la conseguente presenza sul mercato di due carte identiche, una reale e una fittizia ma funzionante, è ormai un ricordo. I buoni risultati ottenuti dal chip sono stati ottenuti anche nei circuiti internazionali, segno di un andamento uniforme del fenomeno in tutti i mercati”. Unitamente al cambio di tipologia di carta, ci sono sistemi e strumenti antifrode messi a disposizione del titolare da ogni azienda emettitrice. “Per esempio l’Sms alert, dopo il quale l’utente può avvisare se ravvisa irregolarità nella transazione. Anche gli standard legati al commercio elettronico si sono progressivamente elevati, attraverso l’uso di password da inserire durante le transazioni, quando non è prevista la presenza fisica del titolare. Collegato a questi controlli è anche il sistema di fraud detection, che attraverso algoritmi fornisce indici di anomalie sull’uso delle carte”.
L’importanza del feedback dei clienti All’interno di CartaSi a occuparsi del tema Sicurezza è il Servizio Rischi Operativi e di Credito guidato da Cortellari, “un team di 60 persone, più della metà delle quali è dedicata alla frode”. Analizzando il tema frodi con uno sguardo più ampio, Cortellari nota come di recente il concetto di sicurezza si sia leggermente spostato, passando dal presidio dell’azienda alla condivisione con i clienti. “Posto che l’interazione con la clientela è sempre più forte e importante, va notato che oggi è il cliente, mantenendo il suo computer aggiornato e protetto con i sistemi di sicurezza, a dare una mano ai fornitori di carte di credito. Certo è importante che il cliente ponga in essere comportamenti virtuosi essenziali, come diffidare di mittenti sconosciuti delle e-mail, leggere con attenzione i testi delle e-mail e verificare in caso di dubbio con la banca o il proprio gestore”. CartaSi ha instaurato un buon rapporto con i propri clienti, che con attenzione riferiscono per esempio gli episodi di phishing. “Internet ha modificato
Marco Cortellari, responsabile del Servizio Rischi Operativi e di Credito di CartaSi
Sei milioni di clienti con carta di credito; 600mila esercizi convenzionati e oltre 600 milioni di transazioni gestite. CartaSi muove valori pari alla manovra finanziaria di un paese europeo; i suoi clienti sono “vivaci”, cioè attivi, ed eseguono operazioni per circa 4mila euro l’anno. Un’utenza così ampia viene protetta da CartaSi dalle attività indebite e criminose attraverso regole, policy e una puntuale informazione sul tema della sicurezza. “Le frodi, spiega Marco Cortellari, responsabile del Servizio Rischi Operativi e di Credito, hanno subito un rallentamento con l’introduzione del microchip, che ha sostituito la banda magnetica. Questa svolta epocale ha consentito alle carte di colloquiare con i terminali. Negli ultimi anni sono stati effettuati forti investimenti per supportare questa 50
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il modo di truffare le persone. Oggi sono sufficienti migliaia di messaggi ‘spammati’, o siti cloni facilmente approntabili. Ecco perché è importante l’impegno congiunto del team antiphishing e dei clienti che segnalano episodi sospetti”. Condividere le informazioni su un corretto uso della carta e dei propri dati a una platea di sei milioni di clienti - divisi in dieci cluster a seconda dell’uso e della tipologia - non è semplice. Ma è comunque prioritario. Sia che ci si riferisca ai clienti più proattivi ed esperti - i primi a segnalare spontaneamente le frodi - che agli utenti meno esperti (si parla di uno 0,03% di operazioni irregolari, sul monte di operazioni eseguite con CartaSi). Spesso l’utente che viene raggirato, per esempio dal phishing, vive la situazione con difficoltà e quasi si vergogna di essere caduto vittima della frode. “Occorre però vincere questa sensazione, perché il phishing – compiuto attraverso e-mail o Sms - è un reato, e come tale va denunciato e perseguito. È importante dunque chiamare il proprio gestore o la propria banca e segnalare il reato; il sistema giudiziario italiano, specie per quanto riguarda il Tribunale di Milano, importante piazza economica, è molto attento e competente sul tema. Fare una denuncia circostanziata aiuta - in un mercato mutevole, anche per la tipologia di frodi ‘innovative’ che si avvicinano - a far conoscere agli operatori i nuovi modus
operandi dei malfattori”. Proprio perché anche le frodi sono in continua evoluzione, quali minacce aspettarsi in futuro? Secondo quanto riferiscono i paesi anglosassoni, che già stanno sperimentando questa nuova minaccia, a breve anche in Italia occorrerà fare i conti con la frode di identità. Un tempo era la “strisciata” irregolare della carta, oggi c’è ben altro: “Se il gestore o l’operatore non è più sicuro che la persona che si trova di fronte sia realmente il titolare della carta, tutti i dati privati e le autorizzazioni vengono condivisi con la persona sbagliata. Siccome la banca oggi incontra il cliente o all’atto della richiesta di utilizzo di una carta, o nel corso del rapporto, ma sempre più raramente, è facile che una persona che si spaccia per il titolare della carta utilizzi le credenziali di accesso al sistema, e la banca stessa non se ne accorga. Si immagini quanto il discorso è delicato in altri Paesi, magari anche semplicemente dell’Europa dell’Est, nei quali non è sempre disponibile un’anagrafe certa”. Si pensi, infine, a quanto può essere dannoso, anche da parte di un utente evoluto, l’uso improprio dei propri dati per esempio sui social network. “Se, per esempio, uno degli strumenti per l’identificazione certa del cliente è il cognome da nubile della madre del soggetto, e il soggetto stesso inserisce questa informazione su Facebook, i sistemi di sicurezza vengono bypassati d’emblée”.
Vorrei acquistare, possibilmente da smartphone Sistemi di pagamento sicuri e protetti, anche in mobilità, rappresentano la nuova frontiera che ingaggia i clienti. L’esperienza di Banca Sella e Easy Nolo Banca Sella, all’interno della propria area Sistemi di Pagamento, ha identificato sezioni deputate a seguire l’ecommerce, le carte di credito, i mobile payment e i terminali Pos tradizionali. Easy Nolo è invece la società del Gruppo Banca Sella che fornisce soluzioni tecnologiche nel campo dei sistemi di pagamento elettronico, che comprendono gestione di Pos fisici, sviluppo di piattaforme di pagamento per e-commerce e mobile payment, piattaforme per l’invio di Sms alla clientela. “Per capire come si è evoluta la sicurezza nei sistemi di pagamento, dice Alberto Bordiga, Ceo di Easy Nolo e vice responsabile dei sistemi di pagamento di Banca Sella, occorre effettuare un breve excursus: la tecnologia prevedeva che i pagamenti con terminale Pos fisico presso il punto di vendita fossero eseguiti con carte di pagamento a banda magnetica ove la sicurezza intrinseca era relativamente bassa. Nel tempo, la logica di sicurezza si è evoluta e si è passati alla tecnologia basata su chip, dotata di una sicurezza molto più elevata e di fatto non soggetta a clonazione”. Sempre più spesso, inoltre, al chip viene abbinato l’inserimento di un pin che è in possesso esclusivamente del titolare della carta di pagamento, rendendo di fatto impossibile l’utilizzo da parte di un‘altra persona. A questo si aggiungono strumenti di alert, per esempio via Sms, che avvisano il titolare della carta ogni qualvolta sia effettuata una transazione. “Nel mondo virtuale, invece, continua Bordiga, originariamente i principi di funzionamento del pagamento prevedevano
uno scambio di dati tra i soggetti coinvolti nella transazione (compratore, esercente, banca del compratore e banca dell’esercente) che non incrociava i dati della carta di pagamento con quelli del titolare. Così era infatti possibile recuperare i dati di carte di pagamento ed effettuare ordini e transazioni su siti di e-commerce in luogo del vero titolare di carta. Dal 2003 Banca Sella ha adottato, prima in Italia, i protocolli di sicurezza Verified by Visa e Mastercard SecureCode, che prevedono un’ulteriore autenticazione da parte del titolare di carta con l’inserimento di un pin al momento del pagamento su siti di e-commerce. L’adozione di questo sistema vale oggi per la quasi totalità dei siti di e-commerce”.
Quali i rischi effettivi? Se questo è lo scenario, dove si trovano gli effettivi rischi legati ai sistemi di pagamento? Secondo Bordiga praticamente da nessuna parte. Forse permane un problema legato alla percezione negativa che hanno gli utenti, che è comunque in forte diminuzione. “In Italia, il mercato dell’ecommerce è aumentato del 20% rispetto allo scorso anno, per un valore di 10 miliardi di euro di vendite effettuate sui siti B2C. Il 70% di queste è effettuato con carta di credito, il 13% con PayPal. Come si vede, uso e confidenza degli strumenti sono ormai molto elevati, senza dimenticare la possibilità di utilizzare le carte prepagate. A oggi, la 51
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possibilità che venga effettuata una transazione fraudolenta su Internet è inferiore allo 0,1% di tutte quelle effettuate. In ogni caso, Banca Sella si avvale di un team di specialisti che esegue analisi e controlli con software appositi per verificare la regolarità delle transazioni effettuate”.
Dati in cassaforte Se si passano invece al vaglio i rischi legati ai dati sensibili in possesso alle banche, Bordiga non ha dubbi: “L’inserimento di dati sensibili da parte del cliente avviene sempre con gli standard di sicurezza più elevati per l’invio delle informazioni attraverso la rete. Tutti gli istituti, a partire da Banca Sella, possiedono e utilizzano sistemi di sicurezza di alto livello e pongono una forte attenzione al tema. I pagamenti via Internet, inoltre, sono caratterizzati da un elevato livello di sicurezza, grazie all’impiego di soluzioni in continua evoluzione e alla stretta collaborazione tra banche e forze dell’ordine. Spesso sono le banche stesse, con i loro sistemi di sicurezza, a far scattare l’allarme e avvertire il cliente e ad allertare le autorità per le indagini del caso”. Con Up Mobile si paga in mobilità Il mobile payment in casa Banca Sella si chiama Up Mobile, piattaforma che permette il pagamento tramite smarphone (con sistema operativo Apple o Android). Una volta scaricata l’applicazione e registrati i propri dati personali e di pagamento, l’utente può procedere con l’acquisto di un prodotto specifico semplicemente fotografando un Qr code inserito dall’esercente su un qualunque supporto cartaceo, su una vetrina, un manifesto o direttamente da uno schermo. La stessa soluzione, infatti, viene utilizzata anche per il pagamento sui siti di e-commerce. Rischi, in questo caso? “Assolutamente nessuno, assicura Bordiga. Tutti i dati sono immagazzinati all’interno dell’infrastruttura della banca, dunque sono protetti”. Chi desidera procedere all’acquisto deve inoltre inserire un pin personale che l’utente ha inserito durante la registrazione
Alberto Bordiga, Ceo di Easy Nolo e vice responsabile dei sistemi di pagamento di Banca Sella
iniziale. Up Mobile apre la possibilità di acquisto tramite alternativi canali di vendita, dalle pagine pubblicitarie alla cartellonistica. “Quello mobile è indubbiamente il futuro dei pagamenti, considerato che già ora il traffico Internet su smartphone ha superato quello del Pc. Oggi sui siti di e-commerce il 2% degli ordini è effettuato tramite smartphone, lo scorso anno era solo lo 0,4 per cento. Rispetto a quanto tutti credono, il compratore è propenso a utilizzare i nuovi device per i pagamenti, a patto che l’offerta sia riconosciuta come di estrema qualità e il sito sia fruibile e assolutamente sicuro”.
Con PayPal non rischi mai Perché parlare di sicurezza legata a questa piattaforma è praticamente impossibile? Perché i dati, assicura Federico Zambelli Hosmer di PayPal, non si muovono mai Fenomeno non è, perché non di moda trattasi. Esperienza per pochi nemmeno, perché i numeri dimostrano altro. PayPal, che permette di inviare soldi senza inserire informazioni finanziarie e con la possibilità di pagare attraverso la propria carta di credito, la propria carta prepagata o con il saldo del conto PayPal caricato con un bonifico, è la risposta alla domanda “come pagare in sicurezza su Internet?” senza disturbare la propria banca. La sicurezza è, secondo Federico Zambelli Hosmer, head of Business Development Italy di PayPal, proprio uno dei motivi del successo del servizio: “Insieme alla facilità d’uso e alla possibilità di fornire un veloce riscontro sulla transazione, sia lato cliente che lato merchant”. Sulla piattaforma a dialogare sono due conti, nel momento della transazione, ma i dati finanziari dei due soggetti interessati sono memorizzati presso PayPal, quindi non vengono mai scambiati. Questo aspetto è prioritario, perché è la
miglior garanzia di sicurezza che ci sia: PayPal traccia ogni singola transazione, e soprattutto conosce tutti gli attori. La società ha transato oltre 4.300 dollari al secondo durante il secondo trimestre del 2012: l’esperienza nei pagamenti è consolidata, ma certo non è un traguardo per la società californiana, parte del gruppo eBay Inc.. In PayPal sono impegnati infatti a sviluppare sempre nuovi soluzioni con al centro il concetto di digital wallet, il sistema che memorizza i dati finanziari della persona, che vengono poi custoditi nel cloud. “L’utente, dal sito web o dalla applicazione del device mobile, può acquistare direttamente utilizzando PayPal, senza che, nuovamente, i dati finanziari vengano scambiati. Rischi in caso di perdita dello smartphone o del tablet? Nessuno, dato che nessun dato risiede sul device (nel caso del mobile wallet i dati sono custoditi all’interno del telefono)”. I rischi di frode legati all’e-commerce derivano dal furto delle credenziali: PayPal, avvisando però via mail 52
Finance & E-Security
i propri clienti della transazione in fieri, riesce ad allertarli e a bloccare la transazione se necessario. “La nostra forza risiede nel fatto di conoscere sia chi invia che chi riceve denaro, e stiamo parlando di 113,2 milioni di conti attivi al mondo. PayPal funge quindi da adattatore universale nei pagamenti, permettendo di comprare o vendere beni e servizi in 190 Paesi e 25 valute”.
Il mobile, canale strategico Il presente è già orientato verso gli strumenti da usare in mobilità. Ne sono certi in casa PayPal, e i numeri lo attestano: “Attendiamo di chiudere il 2012 con 10 miliardi di dollari di transazioni eseguite via mobile. Nel 2011 erano 4 miliardi. Come si può vedere, una crescita esponenziale, per un fenomeno che in quattro anni è letteralmente esploso. Del resto, il mobile è il canale nel quale le caratteristiche del servizio di PayPal trovano la miglior collocazione. Affidabilità, sicurezza, velocità sono esperienze d’uso condivise dagli utenti”. Chi naviga via mobile e capita su un sito, e vuole procedere all’acquisto, può chiudere la transazione inviando una mail e la password, oppure il numero di telefono e il pin. “Abbiamo anche sviluppato la modalità ‘one click buy’, chiamata Reference Transaction, che prevede che il pagamento venga concluso confermando l’offerta proposta. In sostanza, l’utente può accettare di rispondere a un’offerta o promozione studiata dall’esercente e con un solo click far partire l’ordine. Questo strumento è ottimo per assecondare l’acquisto d’impulso, e garantisce all’utente di poter acquistare ovunque si trovi”. Il merchant, da parte sua, riesce a progettare offerte ad hoc di cui il cliente può beneficiare in rapidità. La transazione può essere eseguita anche via Facebook, grazie a merchant che garantiscono il pagamento con PayPal. Il settore dell’e-commerce è ancora piccolo, in Italia, rispetto a quello di altri paesi europei, ma in forte crescita. “Volendo analizzare i dati in maniera critica, possiamo affermare che l’utente italiano si evolve molto rapidamente, anche in consapevolezza: la dimostrazione è data dal fatto che in Italia ci sono 5 milioni di conti PayPal. L’uso di PayPal è diventato la naturale risposta del navigatore alla sicurezza richiesta per effettuare una transazione in rete. PayPal porta con sé una serie di garanzie che l’utente reputa importanti: la tranquillità di poter per esempio comperare un bene su eBay che prevede una protezione a monte garantita proprio dalla piattaforma. E, su tutti, la certezza di non dover inserire mai i propri dati finanziari”.
Federico Zambelli Hosmer, head of Business Development Italy di PayPal
Un nuovo orizzonte: la carta prepagata Nel tempo PayPal, pur rimanendo nel proprio core business, ha anche deciso di lanciare le carte di credito prepagate, per avvicinare maggiormente una clientela “off line”. Il prodotto è stato sviluppato su circuito Mastercard, in partnership con Lottomatica, e può essere attivato anche senza che il cliente possieda un conto PayPal. La carta, caricabile presso i punti Lottomatica abilitati, il conto PayPal, bonifico o Punti Atm Qui MultiBanca, richiede chip e pin, e prevede la ricezione di un Sms a ogni transazione. Possedendo anche un Iban collegato, può fungere da conto corrente. “Con la carta, PayPal non si pone in concorrenza con le banche, ma punta a una nuova forma di collaborazione, che ha per obiettivo la dematerializzazione del denaro. Non per altro, la piattaforma GestPay di Banca Sella permette di pagare attraverso il proprio conto online PayPal tra le opzioni di pagamento”.
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Performance
Intesa Sanpaolo: bene la gestione operativa “Una delle poche banche al mondo che
66 milioni nel 2011, così come 454 milioni
pari a 13.387 milioni di euro (+6,9%
rispetta già oggi i requisiti di Basilea
nel terzo trimestre di quest’anno contro
a/a), laddove il terzo trimestre 2012 ha
3 per liquidità e patrimonializzazione”.
152 nel secondo), l’utile netto risulta
totalizzato 4.443 milioni di euro (+7,6%
E’ l’orgoglioso commento ufficiale di
in diminuzione: -12,5% a/a a quota
trim/trim). In questo ambito, gli interessi
Intesa Sanpaolo di fronte al resoconto
1.688 milioni di euro e -11,9% trim/
netti sono pressoché stabili a 7.249
intermedio consolidato al 30 settembre
trim a 414 milioni. Quanto all’utile netto
milioni (+0,1% a/a; 2.317 milioni nel terzo
2012. In effetti, i coefficienti patrimoniali
normalizzato, totalizza
milioni
trimestre, -4,7% trim/trim), mentre le
risultano rafforzati, con il Core Tier 1
di euro (da 1.665 milioni nel 2011) sui
commissioni nette ammontano a 3.972
ratio all’11,1% (dal 10,1% di fine 2011), il
nove mesi, mentre cresce leggermente
milioni di euro (-3,8% rispetto al 2011;
coefficiente Eba pro-forma al 10,3% (dal
trim/trim (a 292 milioni di euro da
1.333 milioni nel terzo trimestre, +0,8%
10,1% dell’analisi Eba sui dati di giugno
289). Per quanto riguarda la politica di
trim/trim). In particolare, sui nove mesi,
2012, ulteriormente aumentato rispetto
accantonamenti,ha previsto stanziamenti
sono in aumento del 2% le commissioni
1.331
da attività bancaria commerciale, mentre diminuiscono del 7% le commissioni da attività di gestione, intermediazione e consulenza; inoltre si registra una diminuzione dell’8,1% delle commissioni su finanziamenti concessi. Il risultato dell’attività di negoziazione è pari a 1.500 milioni di euro (che includono 695 milioni di plusvalenze complessive derivanti dal buy back di propri titoli subordinati e senior e dalla cessione dell’interessenza in London Stock Exchange), rispetto ai 747 milioni dei primi nove mesi del
Attenta gestione dei costi
2011, che comprendevano 426 milioni di
plusvalenze
complessive
derivanti
al requisito minimo del 9%) e il Common
a fronte dei rischi creditizi per circa
dalle cessioni delle quote in Prada e
Equity ratio pro-forma secondo Basilea
3,3 miliardi di euro nei primi nove mesi
Findomestic. Senza la riclassificazione
3 a regime al 10,5 per cento. Ma forse
dell’anno (+48% rispetto a/a), a fronte
IAS di attività finanziarie detenute ai fini
la notizia migliore per Ca’ de Sass, visto
di un aumento del flusso complessivo di
di negoziazione a finanziamenti e crediti
che la solidità della banca non era certo
nuovi crediti in sofferenza e in incaglio
e ad attività finanziarie disponibili per la
in discussione, è la forte crescita della
del 33%; il livello di copertura specifica
vendita, si sarebbe registrato un impatto
gestione operativa (+17,8% rispetto ai
dei crediti deteriorati è cresciuto al
positivo
primi nove mesi del 2011 a 6,8 miliardi
45% (dal 44,6% dei primi nove mesi del
dell’attività di negoziazione dei primi
di euro), che grazie al rafforzamento dei
2011, con una media del settore bancario
nove mesi del 2012 pari a 100 milioni. Il
proventi operativi netti (+6,9% a/a) e al
italiano al 37%); infine il buffer di riserva
risultato dell’attività assicurativa è pari
contenimento degli oneri (-2,3% a/a) fa
sui crediti in bonis, pari a 2.663 milioni di
a 669 milioni di euro rispetto ai 335 milioni
segnare il livello più elevato dal 2009.
euro, è cresciuto a un livello prudenziale
dei primi nove mesi del 2011. Gli oneri
Bene, di conseguenza, anche il cost/
di 80 punti base rispetto ai 70 dei nove
operativi ammontano a 6.616 milioni di
income ratio, che si colloca al 49,4% (dal
mesi 2011. “La politica di accantonamenti
euro (-2,3% a/a; 2.166 milioni nel terzo
54,1% del 2011), “tra i migliori nell’ambito
rigorosa e prudenziale, sottolinea una nota
trimestre, -3,4% trim/trim), a seguito di
delle maggiori banche europee”. Tutto
dell’istituto, è dimostrata dall’elevato
una diminuzione dell’1,6% per le spese
questo ha generato una crescita a
tasso di recupero delle posizioni in
del personale e del 4,4% per le spese
doppia cifra dell’utile ante imposte
sofferenza
chiuse, pari mediamente
amministrative e di un aumento del 2,4%
(+16,5% a/a) nonostante la politica di
al 149% del loro valore netto di carico
per gli ammortamenti. Il risultato della
accantonamenti “rigorosa e prudenziale”,
nel periodo 2009 - primi nove mesi del
gestione operativa ammonta a 6.771
anche se poi a causa degli oneri fiscali
2012”. Entrando nel dettaglio del conto
milioni di euro (+17,8% a/a), laddove nel
nettamente superiori (1.232 milioni di
economico dei primi nove mesi del
terzo trimestre si attesta a 2.277 milioni
euro nei nove mesi del 2012 contro solo
2012, i proventi operativi netti sono
di euro (+20,6% trim/trim). Cresce infine
54
ante
imposte
sul
risultato
Performance
il
complesso
accantonamenti
degli
27.266 milioni di euro (+20,1% rispetto
settembre 2011), mentre il complesso di
nette
al 31 dicembre 2011). In quest’ambito, i
raccolta diretta assicurativa e riserve
(accantonamenti per rischi e oneri,
crediti in sofferenza crescono a 10.689
tecniche è pari a 80 miliardi (+8,7%
rettifiche su crediti e rettifiche su altre
milioni di euro rispetto ai 8.998 milioni
rispetto al 31 dicembre 2011 e +5,5%
attività) a 3.534 milioni di euro rispetto
del 31 dicembre 2011, con un’incidenza
rispetto al 30 settembre 2011); la raccolta
ai 3.021 milioni dei primi nove mesi del
sui crediti complessivi pari al 2,9%
indiretta raggiunge i 412 miliardi (+1,6%
2011. Passando allo stato patrimoniale
(2,4% al 31 dicembre 2011) e un grado
rispetto a fine 2011 e +1,3% rispetto a
consolidato, al 30 settembre 2012 i crediti
di copertura del 61% (64% a fine 2011).
fine settembre 2011). Infine l’ammontare
verso la clientela sono pari a 375 miliardi
Le attività finanziarie della clientela
di risparmio gestito è pari a 227 miliardi
di euro (-0,5% rispetto al 31 dicembre
risultano pari a 789 miliardi di euro (+3%
(+2,5% rispetto al 31 dicembre 2011 e
2011 e -1,7% rispetto al 30 settembre
rispetto al 31 dicembre 2011 e +1,3%
+1,3% rispetto al 30 settembre 2011) e
2011. Il complesso dei crediti deteriorati
rispetto al 30 settembre 2011). In questo
la raccolta amministrata raggiunge i 185
(in sofferenza, incagliati, ristrutturati e
ambito, la raccolta diretta bancaria
miliardi (+0,6% rispetto al 31 dicembre
scaduti/sconfinanti)
invece
ammonta a 376 miliardi (+4,6% rispetto
2011 e +1,4% rispetto al 30 settembre
- al netto delle rettifiche di valore - a
al 31 dicembre 2011 e +1,2% rispetto al 30
2011).
e delle rettifiche
di
valore
ammonta
UniCredit: cresce l’utile grazie alla cost reduction UniCredit ha chiuso i primi nove mesi
dei costi, che hanno prodotto un calo del
il coefficiente Core Tier I del Gruppo è
dell’anno con un utile netto a quota
2,9% a/a dei costi totali, con un effetto
pari al 10,67% (+28 pb rispetto al giugno
1,4 miliardi di euro, in crescita sia nel
positivo sia sulle spese per il personale
2012), mentre il Common Equity Tier 1
confronto anno su anno (847 milioni nei
(-2,8%) che sulle altre spese (-3,1 per
(CET1), anticipando gli effetti di Basilea 3,
primi nove mesi del 2011 al netto degli
cento). “A un anno dal lancio del Piano
è pari al 9,3%, “superiore alla precedente
elementi straordinari) che trimestre su
strategico, ha commentato Federico
indicazione per il 2012 che era stata
trimestre (335 milioni di euro, di cui 39,5
Ghizzoni,
delegato
fissata al 9,1%”, il Tier I ratio è all’11,26%
milioni dal riacquisto di Abs, rispetto ai
di
importanti
e il Total Capital ratio raggiunge il 13,83
169 milioni del secondo trimestre 2012).
effetti positivi con un calo dei costi a
per cento. “Nonostante la persistente
amministratore
UniCredit,
registriamo
difficoltà del contesto economico, in particolare in Italia, aggiunge Ghizzoni, i nostri ricavi mostrano una buona tenuta grazie alla diversificazione geografica e alla forza della nostra presenza nell’area Cee. Abbiamo completato il piano di finanziamento 2012 con il collocamento di una varietà di obbligazioni attraverso la rete retail e attingendo con grande successo al mercato wholesale, tramite covered bond e senior unsecured bond, e continueremo a cogliere le opportunità che si presenteranno”. Nei primi nove mesi del 2012 il margine operativo netto è stato pari a 3,0 miliardi di euro (+4,1% a/a, ma -21,9% se si esclude il
Capital position - Sound capital ratios confirmed
riacquisto di obbligazioni e Abs), mentre il margine operativo lordo si è attestato
Al netto delle operazioni di riacquisto di
sostegno dell’utile netto e una riduzione
a 8,2 miliardi di euro (+9,6% a/a, -0,5%
obbligazioni Tier 1 e Upper Tier 2 nel primo
significativa degli attivi ponderati per il
al netto dei riacquisti). Come detto, i
trimestre 2012 e dei titoli Abs nel terzo
rischio (gli Rwa in effetti sono diminuiti
risultati sono stati sostenuti dal sensibile
trimestre, l’utile netto totalizza comunque
di 23,6 miliardi di euro da dicembre 2011,
calo dei costi operativi, mentre hanno
0,9 miliardi di euro (+6,4% a/a). Sull’utile
ndr), con il conseguente rafforzamento
risentito
netto,
pesato
dei nostri coefficienti patrimoniali”. A
degli accantonamenti su crediti, pari a
positivamente le misure di contenimento
questo riguardo, a fine settembre 2012
5,1 miliardi (+13,2% a/a). I ricavi sono
in
particolare,
hanno
55
negativamente
dell’aumento
Performance
aumentati in misura del 2,0% a/a a quota
raccolta netta totale della divisione Asset
settembre 2012 totalizzano 80,4 miliardi,
19,5 miliardi di euro, ma sono diminuiti
Gathering raggiunge i 3,8 miliardi di euro.
in crescita di 2,7 miliardi o del 3,5% trim/
del 2,0% se si escludono le operazioni di
L’utile da negoziazione nei primi nove
trim. Le sofferenze sono pari a 45,6
riacquisto di obbligazioni e Abs. “I ricavi,
mesi del 2012 è pari a 2,1 miliardi di euro,
miliardi (+1,8% trim/trim), mentre le
sottolinea una nota ufficiale dell’istituto,
compresi 756 milioni dal riacquisto di
altre categorie di crediti problematici
hanno risentito del calo del margine
obbligazioni T1-UT2 nel primo trimestre
sono aumentate del 5,7% dal giugno 2012
d’interesse dovuto sia alla diminuzione
e dal riacquisto di titoli Abs nel terzo
a 34,8 miliardi. Il rapporto di copertura
dei tassi d’interesse (tasso Euribor medio
trimestre, in crescita del 141,6% a/a. Nei
del totale dei crediti deteriorati lordi
a tre mesi in calo di 120 pb a/a, sceso
primi nove mesi del 2012 i costi operativi
è pari al 43,1% a fine settembre 2012,
allo 0,36% nel terzo trimestre 2012) che
sono scesi a quota 11,4 miliardi di euro
leggermente in calo rispetto al trimestre
alla scarsa domanda di nuovi prestiti
(-2,9% a/a e -0,4% trim/trim). In questo
precedente. I depositi della clientela
commerciali”. Più in dettaglio, il margine
ambito le spese per il personale sono
raggiungono quota 420,4 miliardi (+0,7%
d’interesse ha totalizzato 11,1 miliardi di
state pari a 6,8 miliardi (-2,8% a/a e
trim/trim); i titoli in circolazione hanno
euro (-4,6% a/a) di cui 3,6 miliardi nel
-0,8% trim/trim), mentre le altre spese
raggiunto 165,3 miliardi al settembre 2012
terzo trimestre (-2,6% trim/trim), mentre
amministrative hanno totalizzato 3,7
(+2,5 miliardi trim/trim), con 76 miliardi
le commissioni nette sono risultate pari
miliardi (-2,5% a/a e -0,4% trim/trim).
di titoli detenuti dalla clientela (in crescita
a 5,9 miliardi di euro (-3,8% a/a, a causa
Escludendo il riacquisto di obbligazioni
di 3 miliardi nel trimestre). La raccolta
soprattutto delle “scarse attività dei
e Abs, il
si
diretta, che comprende depositi della
servizi di investimento”), di cui 1,9 miliardi
posiziona al 60,6 per cento. Quanto ai
clientela e titoli detenuti dalla clientela, è
nel terzo trimestre (-0,7% trim/trim, a
dati principali dello stato patrimoniale, a
pari a 496,3 miliardi (+5,6 miliardi rispetto
causa della stagionalità dell’attività della
settembre 2012 i crediti verso clientela
al giugno 2012), con un aumento generale
clientela, tipicamente bassa in questo
sono pari a 561,9 miliardi di euro (+0,9%
del 9,2% a/a. Il rapporto crediti/raccolta
trimestre). Al 30 settembre 2012 il volume
trim/trim). I crediti deteriorati netti
diretta è al 113% a fine settembre 2012,
della massa gestita dalla divisione Asset
sono pari a 45,8 miliardi (+4,7% trim/
con un miglioramento generale rispetto al
Management del Gruppo è pari a 156,9
trim) o all’8,1% dei crediti netti verso la
124% di un anno prima.
miliardi di euro, in crescita di €3,0 miliardi
clientela, stabili rispetto a fine giugno
su base trimestrale. Al 30 settembre la
2012. I crediti deteriorati lordi a fine
rapporto
costi/ricavi
Ubi Banca: utili ok, si rafforza la solidità Ubi Banca ha chiuso i primi nove mesi
dal Core Tier 1 pro-forma calcolato in base
impieghi/depositi totali si attesta al 95%
del
buona
all’esercizio Eba che si attesta al 9,35%
(era il 99% a settembre 2011)”. Tornando
progressione di tutti i margini operativi
2012
evidenziando
“una
rispetto a un requisito minimo del 9%
ai dati della gestione economica, i
e
della
(era 9,24% al 30 giugno 2012). Infine, in
proventi
solidità e dell’equilibrio patrimoniale e
tema di equilibrio strutturale e liquidità,
quota 2.635,5 milioni di euro (+4% a/a),
strutturale”. La nota ufficiale dell’istituto
il Gruppo Ubi Banca risulta già oggi in
mentre gli oneri operativi sono diminuiti
trova conferma innanzitutto nella crescita
kinea con i requisiti di liquidità Liquidity
a 1.704,2 milioni (-4,1% a/a), il che ha
dell’utile netto, che totalizza 222,8 milioni
Coverage Ratio e Net Stable Funding
determinato un risultato della gestione
di euro rispetto ai 182,7 dell’analogo
Ratio. “Alla data del 6 novembre scorso,
operativa in crescita di 174,2 milioni a
periodo del 2011 (+21,9% a/a). Peraltro
gli attivi stanziabili presso la Bce sono
931,3 milioni di euro (+23% a/a). Allo
risulta ancora più marcato l’incremento
ulteriormente cresciuti rispetto ai 27,6
stesso
dell’utile netto normalizzato, ossia al
miliardi del 30 giugno scorso, e sono pari
corrente al lordo delle imposte è cresciuto
netto delle componenti non ricorrenti,
a 29,9 miliardi (il 22,7% del totale attivo
a 373,6 milioni (+85,6% a/a), nonostante
che si è attestato a 180,3 milioni (+87,1%
del Gruppo) già al netto di haircut, di cui
maggiori rettifiche su crediti rispetto al
rispetto ai 96,4 milioni dei primi nove mesi
17,8 disponibili per far fronte a ulteriori
2011. Nell’ambito dei proventi operativi, il
del 2011). Per quanto riguarda la solidità,
esigenze di liquidità. L’esposizione totale
margine d’interesse (inclusivo di PPA) si
invece, al 30 settembre 2012 il Core Tier
verso la Bce è di 12 miliardi in Ltro,
è attestato a 1.514 milioni di euro (-3,9%
1 si attesta al 10,49%, il Tier 1 all’11% e il
invariata rispetto a fine febbraio 2012.
a/a), “con una flessione contenuta
Total Capital ratio al 15,32, che peraltro
Risulta inoltre in ulteriore miglioramento
rispetto al 2011 nonostante l’importante
beneficerà dell’emissione di ulteriori 1,2
il rapporto impieghi/depositi da clientela
riduzione degli impieghi - scesi del
miliardi di Lower Tier 2 nel mese di ottobre.
ordinaria, sceso a 117% (era 131% circa
7,7% (circa 7,9 miliardi) anno su anno - e
Il rispetto dei requisiti Eba è confermato
a settembre 2011), mentre il rapporto
la significativa contrazione dell’Euribor,
un
ulteriore
rafforzamento
56
operativi
modo,
hanno
l’utile
raggiunto
dell’operatività
Performance
sceso a un valore medio dello 0,41% nei primi nove mesi del 2012 dall’1,16% del corrispondente periodo del 2011”. Tale dinamica trova conferma anche nel confronto tra il terzo ed il secondo trimestre dell’anno, laddove il margine d’interesse segna un decremento del 3,9 per cento. Le commissioni nette si sono attestate a 871,6 milioni di euro (-0,8%
a/a), nonostante l’inclusione
di 31,1 milioni di commissioni pagate a fronte dell’emissione di obbligazioni con garanzia dello Stato, non presenti nel 2011. A parità di perimetro, quindi escludendo quest’ultima voce, le commissioni nette si attesterebbero a 902,7 milioni di euro (+2,7% a/a). In questo quadro, risulta
UBI Banca 9M12 results: Confirmed balance sheet solidity
pressoché invariato il contributo dei servizi di gestione, intermediazione e
impieghi (anche a seguito della riduzione
raccolta diretta totale ammonta a 100,3
consulenza, pari a 401,3 milioni (399,7
degli stessi), invariato rispetto allo 0,70%
miliardi di euro rispetto a 102,2 miliardi a
milioni a settembre 2011). Particolarmente
rilevato nel primo semestre 2012 e
giugno 2012 e a 103,9 miliardi a settembre
favorevole, invece, il risultato netto
superiore allo 0,61% registrato nell’intero
2011. In tale contesto, la raccolta diretta
dell’attività finanziaria, che ha totalizzato
2011. Passando agli aggregati patrimoniali,
da clientela ordinaria risulta comunque
148,3 milioni di euro (era pari a -16,7
a fine settembre 2012 gli impieghi verso
in crescita a 81,4 miliardi (+3,7% a/a,
milioni nei nove mesi 2011), quale somma
la clientela ammontavano a 94,8 miliardi
+1,3%
dell’utile dell’attività di negoziazione,
di euro (-7,7% nei dodici mesi e -0,5%
pronti contro termine con la Cassa di
soprattutto del comparto obbligazionario,
rispetto a giugno 2012). “L’andamento del
Compensazione e Garanzia (4,4 miliardi)
per 69,5 milioni, dell’utile della cessione/
portafoglio crediti è stato caratterizzato
risultano in diminuzione sia rispetto ai 7,2
riacquisto di attività e passività finanziarie
da azioni di de-risking (uscita da settori e
miliardi del giugno 2012 che ai 7,4 miliardi
per 91,3 milioni e del risultato delle attività
posizioni a maggiore rischiosità) e di de-
del settembre 2011, mentre la restante
di copertura e della valutazione di fondi
leveraging (riduzione degli impieghi verso
raccolta istituzionale ammonta a 14,5
al fair value complessivamente negativo
le Large Corporate), implementati dal
miliardi (era 14,7 miliardi nel giugno 2012 e
per 12,6 milioni. Per quanto riguarda
Gruppo a partire dal 4° trimestre del 2011
17,9 miliardi nel settembre 2011). Infine, la
gli oneri operativi, attestatisi a 1.704,2
e protrattesi nella prima parte dell’anno,
raccolta indiretta da clientela ordinaria,
milioni (-4,1% a/a o -6,2% al netto delle
cui si è sovrapposta la debolezza della
attestatasi a 70,7 miliardi, risulta in
componenti non ricorrenti), le spese per
domanda di credito legata alla recessione
riduzione dell’1,9% rispetto a dicembre
il personale risultano in diminuzione
in atto. Ciononostante, gli impieghi verso
2011, ma in ripresa rispetto ai 69 miliardi
di 23,8 milioni di euro (-2,2% a/a, ma
la clientela rappresentano il 72% del totale
del giugno 2012 grazie essenzialmente
escludendo le componenti non ricorrenti il
attivo del Gruppo, una delle percentuali
al contributo della raccolta gestita (+1,5
decremento è di 63,4 milioni, -5,8% a/a),
più elevate a livello dei maggiori gruppi
miliardi).
mentre le altre spese amministrative
europei”. Lo stock di crediti deteriorati
risultano in calo di 8,6 milioni (-1,6%
netti (sofferenze, incagli, ristrutturati
a/a). Bene anche l’andamento del cost/
e scaduti/sconfinanti) ammonta a 7,77
income
ratio, ossia il rapporto tra
miliardi, in aumento rispetto ai 6,28
proventi e oneri operativi (inclusa la Ppa),
miliardi del 31 dicembre 2011, con
che attestandosi al 64,7% mostra una
un’incidenza dell’8,19% sul totale crediti
contrazione di oltre cinque punti su base
netti. In questo ambito, le sofferenze
annua. Infine, le rettifiche di valore nette
nette sono cresciute a 2,85 miliardi dai
su crediti sono salite nei primi nove mesi
2,48 del 31 dicembre 2011, determinando
dell’anno a 494,7 milioni, contro i 398,7
un’incidenza sul totale crediti netti del
milioni del 2011, definendo un costo del
3,01% rispetto ad un dato di sistema per
credito annualizzato dello 0,70% del totale
il settore privato pari al 3,46 per cento. La 57
trim/trim).
Le
operazioni
di
Performance
Banco Popolare: ok liquidità e patrimonializzazione Il CdA del Banco Popolare ha approvato
linea con i target previsti da Basilea 3,
(+2,4 milioni). Per effetto dell’andamento
il resoconto intermedio di gestione del
evidenziando un Liquidty Coverage Ratio
negativo del risultato delle partecipate
Gruppo al 30 settembre 2012, chiuso
ed un Net Stable Funding Ratio superiori
valutate a patrimonio netto, il margine
con una perdita di 53,8 milioni di euro
al 100%”. In effetti, dal punto di vista dei
finanziario
rispetto all’utile di 321,7 milioni dello
ratios patrimoniali, il Core Tier 1 risulta
pari a 1.266,9 milioni (-8,1% a/a). Le
stesso periodo del 2011. Va detto però
superiore al livello obiettivo suggerito
commissioni nette ammontano a 1.013,2
risulta conseguentemente
milioni (+4,6% a/a). Il dato include le commissioni
passive
di
competenza
(28,3 milioni) derivanti dall’acquisizione della garanzia dello stato italiano su nuove
emissioni
obbligazionarie
per
un ammontare di 4,7 miliardi, utilizzate come sottostante per operazioni di finanziamento con la Bce. Escludendo queste commissioni passive l’aggregato evidenzia una crescita del 7,5% rispetto ai primi nove mesi del 2011. A tale incremento hanno
contribuito
principalmente
i
servizi di gestione, intermediazione e consulenza (+58,1 milioni, +13,0%) e in particolare l’attività di distribuzione di prodotti di risparmio (+21,6 per cento).
Andamento ricavi del core banking business
Gli altri proventi netti di gestione
che sul risultato ha inciso pesantemente
dall’Eba
includendo
anche
il
buffer
presentano un saldo positivo pari a 41,3
l’impatto negativo per 219,8 milioni
straordinario di capitale richiesto al fine
milioni rispetto al contributo positivo di
del
di fronteggiare il rischio sovrano (Core
39,8 milioni dell’esercizio precedente. Il
merito creditizio (laddove invece nel
Tier 1 pro-forma si posiziona al 9,8%); in
risultato netto finanziario è pari a 97,0
corrispondente
dell’esercizio
crescita anche gli altri indicatori, con il
milioni rispetto ai 555,1 milioni del 2011 e
precedente l’impatto era stato positivo
Tier 1 Capital ratio dall’8,3% all’11,5%
ai 122,4 milioni del primo semestre 2012.
per 268,6 milioni). Escludendo queste
e il Total Capital ratio dall’11,7% al 14,2
A questo riguardo occorre però precisare
componenti straordinarie da entrambi
per cento. Tornando ai risultati del conto
l’impatto della fair value option, ossia
gli esercizi, il Banco Popolare registra
economico, il margine di interesse si
la valutazione delle passività di propria
un utile netto consolidato pari a 165,9
attesta a 1.359,0 milioni (+0,6% a/a),
emissione conseguente alle variazioni del
milioni rispetto ai 53,1 milioni del 2011.
con una crescita più modesta rispetto a
merito creditizio del Banco Popolare, che
Inoltre sul risultato gravano le perdite
quella evidenziata nel primo semestre a
nei primi nove mesi dell’esercizio 2012 ha
registrate dalla collegata Agos Ducato
causa del calo nel terzo trimestre (442,7
inciso negativamente per 328,3 milioni
(-116,3 milioni la quota di pertinenza del
milioni) rispetto al 2011 (461,0 milioni),
lordi. A tale risultato si contrappongono
Banco Popolare), che nei primi nove mesi
determinato per lo più dalla debolezza dei
impatti positivi per 406,1 milioni e negativi
del 2011 aveva invece fornito al Gruppo un
tassi Euribor. Il risultato delle società
per 212,7 milioni lordi rispettivamente
contributo positivo pari a 39,4 milioni di
partecipate, valutate con il metodo del
nei primi nove mesi del 2011 e nel primo
euro. “Nei primi nove mesi dell’esercizio,
patrimonio netto, ammonta a -92,1 milioni
semestre 2012. Escludendo tutte queste
commenta una nota ufficiale dell’istituto,
rispetto ai 27,4 milioni dell’esercizio
componenti, il risultato netto finanziario
la gestione del Gruppo è stata orientata
precedente. Come detto, il contributo
del periodo risulta positivo per 425,4
dagli obiettivi prioritari del rafforzamento
negativo
quasi
milioni e più che raddoppiato (+185,5%)
della posizione patrimoniale e di liquidità.
esclusivamente dalle perdite registrate
rispetto ai 149,0 milioni dei primi nove
Il Core Tier 1 ratio è stato portato dal
dalla
(-116,3
mesi del 2011. Gli altri proventi operativi
7,1% di inizio anno al 10,4%, superando
milioni), solo parzialmente compensato
(diversi dal margine finanziario) sono
abbondantemente
dai
da
risultati pari a 1.151,5 milioni rispetto ai
suggerito dall’Eba. Anche sotto il profilo
Popolare Vita (+20,3 milioni), Avipop
1.563,8 milioni del 2011 e agli 823,1 milioni
della liquidità il Gruppo risulta già in
Assicurazioni (+7,9 milioni) ed Energreen
del primo semestre 2012. I proventi
conseguente
miglioramento
al
periodo
il
livello
obiettivo
al
risultato
collegata Agos contributi
positivi
58
deriva Ducato
derivanti
Performance
operativi totali ammontano a 2.418,4
2012. Quanto agli aggregati patrimoniali,
invece cresce anche nel terzo trimestre
milioni rispetto ai 2.942,7 milioni del 2011
la raccolta diretta al 30 settembre 2012
(+0,9%) e ammonta a 26,8 miliardi, con
e ai 1.680,3 milioni del primo semestre
ammonta a 96,6 miliardi (-3,6% rispetto
un incremento dell’1,2% rispetto a inizio
2012. Escludendo però gli impatti della
ai 100,2 miliardi del 31 dicembre 2011 e
anno e del 6,9% rispetto al 30 settembre
Fvo, i proventi operativi (pari a 2.746,7
-9,0% rispetto al 30 settembre 2011). “Il
2011. Gli impieghi lordi ammontano a 98,0
milioni)
crescita
calo dell’aggregato, spiega una nota del
miliardi (+0,5% rispetto ad inizio anno
dell’8,3% a/a. Nell’ambito degli oneri
Banco, trova la principale giustificazione
e +0,5% rispetto al 30 settembre 2011).
operativi, le spese per il personale sono
nel rimborso a scadenza di emissioni
Esclusi gli impieghi di Banca Italease, che
pari a 1.087,7 milioni (-3,7% a/a), mentre le
obbligazionarie e nell’operazione di buy
continuano a scendere arrivando a 8,5
altre spese amministrative ammontano
back dei propri strumenti di capitale
miliardi (-7,0%), gli impieghi riferiti alla
a 559,4 milioni (-3,2% a/a). Il totale degli
perfezionata già nel corso del primo
rimanente parte del Gruppo registrano
oneri operativi risulta pari a 1.746,0
trimestre. Tale calo è stato parzialmente
una crescita di circa 1 miliardo (+1,1%)
milioni (-3,5% a/a). Il risultato della
compensato dall’aumento da forme di
rispetto a inizio anno, in particolare grazie
gestione operativa ammonta a 672,4
raccolta a breve termine”. In effetti, la
all’incremento delle forme di impiego a
milioni rispetto ai 1.132,9 milioni del 2011
componente della “raccolta in senso
breve termine con clientela istituzionale
e ai 511,2 milioni del primo semestre 2012.
stretto” (conti correnti e depositi con
(pronti contro termine e prestito titoli).
Escludendo gli impatti della Fvo, il risultato
clientela retail) evidenzia invece una
Infine le esposizioni lorde deteriorate
risulta pari a 1.000,7 milioni (+37,7%
crescita del 3,6% (+8,6% rispetto al 30
(sofferenze, incagli, crediti ristrutturati ed
a/a). Da segnalare infine le rettifiche di
settembre 2011). La raccolta indiretta
esposizioni scadute) ammontano al 30
valore nette per deterioramento dei
ammonta a 63,9 miliardi (-0,7% rispetto a
settembre 2012 a 15,8 miliardi (+14,3%
crediti verso la clientela, che sono pari
inizio anno e -6,4% rispetto al 30 settembre
rispetto a inizio anno). In maggior
a 602,0 milioni rispetto ai 591,4 milioni
2011), in calo a causa dell’andamento della
dettaglio le sofferenze ammontano a 6,7
e ai 398,0 milioni addebitati al conto
raccolta amministrata (-2,1% rispetto
miliardi, gli incagli a 5,2 miliardi, i crediti
economico rispettivamente nei primi
a fine esercizio 2011 e -6,9% rispetto al
ristrutturati a 2,8 miliardi e le esposizioni
nove mesi del 2011 e nel primo semestre
30 settembre 2011). La raccolta gestita
scadute a 1,1 miliardi.
evidenziano
una
Creval: utili e redditività in calo Risultati gestionali in calo su base annua,
nette totalizzano 195 milioni di euro
di valore per deterioramento di crediti e
ma comunque in ripresa rispetto al
(-9,6% a/a), principalmente per effetto
altre attività finanziarie, infine, sono pari
trimestre precedente “grazie alle azioni
della decelerazione delle commissioni
a 138 milioni di euro rispetto ai 113 milioni
di repricing degli attivi e di contenimento
da
finanziaria,
del settembre 2011, con un “costo del
strutturale dei costi”. Così il Credito
laddove invece l’evoluzione trimestrale
credito”, espresso in percentuale rispetto
Valtellinese ha commentato i risultati
dell’aggregato evidenzia una sostanziale
al totale dei crediti verso clientela, di 80
consolidati al 30 settembre 2012, che
tenuta rispetto al secondo trimestre
bp, in peggioramento rispetto a 75 bp alla
presentano un utile netto di 31 milioni
2012. Contribuisce positivamente, inoltre,
chiusura dell’esercizio 2011. Guardando
di euro (-30% a/a). In effetti, dall’analisi
il risultato dell’attività di negoziazione,
invece agli aggregati patrimoniali, al
del conto economico la redditività appare
cessione/riacquisto di Afs e di copertura,
30 settembre 2012 i crediti verso la
in calo. Il risultato netto della gestione
pari a circa 24 milioni di euro, rispetto a
clientela si attestano a 22.430 milioni di
operativa raggiunge infatti quota 194,5
8 milioni di euro del periodo di raffronto.
euro, in leggero miglioramento (+0,5%
milioni di euro (-8% a/a). I proventi
Dall’altro lato, gli oneri operativi sono pari
rispetto a dicembre 2011), con un
operativi assommano complessivamente
a 407,5 milioni di euro (-4% a/a), grazie
andamento che “riflette la debolezza della
a 602 milioni di euro (-5,3% a/a). In
in particolare alla consistente riduzione
domanda
questo ambito, il margine di interesse
del costo per il personale (242,5 milioni
delle prospettive economiche”. I crediti
si attesta a 358 milioni di euro (-7,9%
di euro, -6% a/a), mentre le altre spese
deteriorati, al netto delle rettifiche di
a/a), “risentendo dell’effetto combinato
amministrative (135 milioni di euro)
valore, complessivamente assommano
della caduta dei tassi di interesse a breve
risultano sostanzialmente stabili rispetto
a 2.227 milioni di euro rispetto a 1.671
termine e della dinamica dei crediti alla
al settembre 2011. Il cost/income ratio si
milioni di euro a dicembre 2011. In tale
clientela, nonché dell’aumento del costo
attesta al 67,7%, in miglioramento rispetto
ambito, i crediti in sofferenza, sempre al
del funding”, mentre le commissioni
a 68,4% di giugno 2012. Le rettifiche nette
netto delle rettifiche di valore, si attestano
intermediazione
59
conseguente
all’incertezza
Performance
a 657 milioni di euro (+14,7% rispetto a dicembre 2011) con un’incidenza sul portafoglio crediti del 2,9% e un livello di copertura del 54 per cento. La raccolta diretta da clientela si attesta a 22.723 milioni di euro (+2,9% circa rispetto a dicembre 2011), mentre risulta pressoché stabile rispetto a fine 2011 la raccolta indiretta. L’aggregato assomma a 11.579 milioni di euro, dei quali 4.873 milioni di euro sono riferiti al “risparmio gestito”. La raccolta globale raggiunge 34.301 milioni di euro (+2% circa rispetto a dicembre 2011). Infine, per quanto riguarda i ratios patrimoniali, il Core Capital ratio risulta pari al 7,8%, rispetto al 7,3% a dicembre, Credito Valtellinese: andamento raccolta diretta – Risultati al 30 settembre 2012 [Fonte: dati gestionali]
mentre il Total Capital ratio si attesta all’11,2% contro il 10,6% di fine 2011.
Mps: le svalutazioni aggravano il rosso Banca Monte dei Paschi di Siena ha
( -5,7% a/a) con un contributo del terzo
30/06/2012) a causa della riduzione del
chiuso i primi nove mesi del 2012 con una
trimestre di 716 milioni (-8,2% trim/
coverage degli incagli (passato da 21,6%
perdita di 1.665 milioni di euro, mentre
trim), mentre le commissioni nette
di giugno all’attuale 20,3%) mentre la
nello stesso periodo del 2011 si era
sono risultate pari a circa 1.250 milioni
copertura delle sofferenze è pari al 55%,
registrato un utile di 303,5 milioni. Segno
(-8,2% a/a), dovendo scontare peraltro
sostanzialmente sui livelli registrati al
rosso anche per il terzo trimestre, con una
anche gli oneri connessi al costo delle
30/06/2012 (-20 pb). Le rettifiche di
perdita di circa 47 milioni di euro (contro
garanzie Monti Bond per circa 75 milioni.
valore nette per deterioramento di
un utile di 42 milioni nel 2011). Come
Nel terzo trimestre 2012 le commissioni
attività finanziarie risultano negative
per i dati della semestrale di giugno, va
hanno
per
peraltro sottolineato il peso notevole
(+0,1% trim/trim). Il risultato netto da
30/09/2011; -13,8 milioni nel 3° trimestre
sul risultato negativo della Ppa (circa 39
negoziazione-valutazione-riacquisto
di
2012). Di conseguenza, il risultato della
milioni) e soprattutto delle svalutazioni
attività/passività finanziarie è stato
gestione finanziaria ed assicurativa
sugli avviamenti per complessivi 1.574
pari a circa 504 milioni di euro (contro 217
si attesta a 2.752 milioni (-14,6% a/a),
milioni di euro, al netto delle quali il
milioni nei primi nove mesi del 2011) con
con un contributo del 3°trimestre 2012
risultato sarebbe comunque negativo
un impatto positivo del terzo trimestre
di circa 900 milioni (+10,5% trim/trim).
per 51,7 milioni (contro i 372 milioni di
di 233 milioni. Le rettifiche nette di
Dall’altro lato, gli oneri operativi sono
utile su dati omogenei al 30/09/2011). In
valore per deterioramento di crediti
risultati pari a 2.491 milioni (+0,5% a/a,
questo quadro, il margine della gestione
totalizzano 1.300 milioni (+56% a/a), con
ma -2,3% trim/trim), con i costi del
finanziaria e assicurativa del Gruppo si
un’incidenza del terzo trimestre 2012 pari
personale a 1.546 milioni (-0,3% a/a),
è attestato a circa 4.182 milioni di euro
a circa 461 milioni (+12,8% trim/trim).
le altre spese amministrative a circa
(+0,7% a/a), con un contributo del terzo
Tale valore è riconducibile a un aumento
805 milioni (-0,3% a/a) e le rettifiche
trimestre di circa 1.375 milioni (+3,1%
dei crediti deteriorati (circa +1,4 miliardi),
di valore nette su attività materiali e
trim/trim) grazie all’incremento degli
in particolare incagli e sofferenze. Il
immateriali a 140 milioni (+16,7% a/a).
altri ricavi della gestione. Il margine di
rapporto tra le rettifiche di periodo
Il risultato operativo netto si colloca a
intermediazione primario ha raggiunto
annualizzate e gli impieghi verso clientela
circa 261 milioni (contro i 743,6 milioni
quota 3.619 milioni di euro (in calo dai
esprime un tasso di provisioning di 119
al 30/09/2011), con un’incidenza del 3°
circa 3.874 milioni dei primi nove mesi del
pb, in crescita di 3 pb rispetto al dato di
trimestre 2012 di 78,5 milioni (rispetto a
2011), con un gettito del terzo trimestre
giugno 2012 (89 pb il tasso di provisioning
-26,4 milioni del trimestre precedente),
di circa 1.129 milioni, (-5,3% trim/trim).
dell’intero
di
con l’indice di cost-income al 59,6%,
In particolare, il margine di interesse si
copertura dei crediti deteriorati è
sostanzialmente in linea con il dato
è attestato a circa 2.369 milioni di euro
scesa al 38,4% (-80 pb rispetto al
registrato a fine giugno (+10 pb) e inferiore
raggiunto
2011).
quota
La
60
413
milioni
percentuale
129,5
milioni
(-96,3
milioni
al
Performance
rispetto a fine 2011 (quando era pari al
di euro, corrispondente all’11,99% degli
l’evoluzione dei ratios patrimoniali (va
63,8 per cento). Passando agli aggregati
impieghi complessivi verso clientela. Nel
ricordato qui che Mps a giugno non
patrimoniali, al 30/09/2012 la raccolta
corso del trimestre i volumi dell’aggregato
aveva superato gli stress test dell’Eba,
totale del Gruppo si attesta a circa 258 miliardi di euro (-1,3% rispetto a giugno 2012), con una raccolta diretta a quota 135 miliardi (+2,2% sul 30/06/2012), “realizzata
prevalentemente
grazie
allo sviluppo dei rapporti con clientela commerciale e in misura minore al funding con controparti istituzionali“, e una raccolta indiretta a 122 miliardi (-4,9% sul 30/06/2012 e -6,7% rispetto al 30/09/2011), soprattutto a causa del calo del risparmio amministrato (77,6 miliardi, -8,1% sul 30/06/2012 e -8,3% sul 30/09/2011) “da ricondurre, prevalentemente,
all’operazione
di
annullamento di azioni proprie di clienti large corporate del Gruppo effettuata a luglio 2012”. I crediti verso la clientela
Mps: RWAs and Regulatory Capital Ratios
del Gruppo si sono attestati a 145 miliardi,
sui
sono aumentati di 1,4 miliardi a causa
evidenziando una carenza di capitale di
livelli registrati al 30/06/2012 (+0,6 per
sostanzialmente
stabili
soprattutto dell’incremento degli incagli
1.728 milioni di euro): Tier 1 ratio all’11,4%
cento). A fine settembre 2012 il Gruppo
(+781 milioni). In crescita anche i crediti a
(11,1% a fine 2011), Total Capital ratio al
registra un’esposizione netta in termini
sofferenza (+367 milioni) e le esposizioni
15,4% (15,7% a fine 2011) e Core Tier 1
di crediti deteriorati pari a 17 miliardi
scadute (+254 milioni). Questa infine
ratio al 10,8% (10,3% a fine 2011).
Bper: la redditività tiene malgrado le rettifiche Il Gruppo Banca Popolare dell’Emilia
su crediti conseguente, in particolare, al
(stimati in circa 17 milioni), come appare
Romagna ha chiuso i primi nove mesi
peggioramento della situazione relativa
evidente se si considera che nel terzo
del 2012 con un utile netto consolidato
alla piccole-medie imprese”. In effetti, il
trimestre le rettifiche nette su crediti
di 138 milioni di euro (-16,2% a/a) e un
margine di interesse si attesta a 980,8
ammontano a 130,4 milioni (-31,7% trim/
utile netto della capogruppo pari a 141,7
milioni di euro (-0,8% a/a, +0,9% trim/
trim). Il livello di copertura dei crediti
milioni (+1,8% a/a). Come nel caso della
trim), mentre le commissioni nette
dubbi totali si attesta al 31,6% rispetto
semestrale di giugno, tuttavia, lo scenario
sono pari a 530,4 milioni (+2,8% a/a,
al 31,9% di giugno, mentre il coverage
si modifica nettamente in positivo se si
-2,7%
soprattutto
delle sofferenze risulta pari al 51,6%
guarda ai dati pro-forma, ovvero calcolati
al
bancaria
rispetto al 52,2% di giugno. Il costo del
considerando il credito d’imposta non
tradizionale. Il risultato netto delle
credito complessivo al 30 settembre
contabilizzato al 30 settembre 2012:
attività di negoziazione (compresi i
2012 è risultato pari a 87 bps (116 bps su
in questo caso l’utile netto si attesta
dividendi) si è attestato a 101,6 milioni,
base annua) in peggioramento rispetto
rispettivamente a quota 168,5 milioni di
in netto incremento rispetto al 2011. Il
ai 54 bps del 2011 (71 bps alla fine dello
euro (+2,3%) e 167,8 milioni (+20,5 per
margine di intermediazione registra
scorso esercizio). Il risultato netto della
cento). “I risultati nei primi novi mesi
1.612,8 milioni di euro (+4,2% a/a e +2,2.
gestione finanziaria è pari a 1.189,2
del 2012, afferma una nota ufficiale
trim/trim), mentre le rettifiche nette su
milioni (-7,2% a/a ma +24,3% trim/trim,
dell’istituto, evidenziano la buona tenuta
crediti e su altre attività finanziarie si
grazie al contributo positivo della finanza
della redditività, sostenuta in particolare
attestano a 423,7 milioni, in forte crescita
e alla diminuzione delle rettifiche nette
dal positivo andamento dei ricavi della
(+58,6% a/a), a causa soprattutto del
su crediti). I costi operativi, al netto
gestione caratteristica e dal significativo
protrarsi della recessione economica
degli altri oneri e proventi di gestione,
contenimento dei costi operativi, ai quali si
nonché degli effetti provocati dal sisma
risultano pari a 912,5 milioni (-3,3%
contrappone un incremento delle rettifiche
in Emilia Romagna del maggio scorso
a/a), anche se il risultato è influenzato
trim/trim)
contributo
grazie
dell’attività
61
Performance
dagli accantonamenti straordinari per
600,7 milioni (+2,1% a/a, ma -1,7% al
a 46 miliardi di euro (-5,3% rispetto alla
22,5 milioni per esodi incentivati e fondo
netto dell’accantonamento straordinario
fine del 2011), a causa soprattutto della
di solidarietà, a cui si aggiungono i costi
citato),
conseguenti al sisma di maggio (circa
amministrative
spese
flessione della raccolta con controparti
ammontano a 365,4
istituzionali, “ritenute particolarmente
mentre
le
altre
onerose”, mentre la raccolta indiretta da clientela è pari a 26,3 miliardi (+2,5% da inizio anno). Il portafoglio premi assicurativi, non compreso nella raccolta indiretta, si quantifica in 2,2 miliardi di euro (+5,1% da inizio anno). I crediti verso la clientela sono pari a 48,4 miliardi di euro (+0,4% da inizio anno), mentre l’ammontare dei crediti deteriorati netti è di 5,6 miliardi (+29,9% da inizio anno), con una componente di sofferenze di 1,9 miliardi (+23,3%); tali importi risultano rispettivamente pari all’11,6% e al 4% del totale dei crediti verso clientela. Infine i ratios Bper: Interest margin
patrimoniali determinati sulla base della metodologia standard di Basilea 2, con il
4 milioni), oltre che, in positivo, dalla
milioni (-2,1% a/a). Il Cost income ratio,
Core Tier 1 ratio all’8,29% e il Tier 1 ratio
plusvalenza di 20,9 milioni realizzata
al 56,6%, è in significativa diminuzione
all’8,32%, entrambi in miglioramento di
con la cessione del ramo d’azienda
dal 61% dei primi nove mesi del 2011.
46 bps rispetto alla fine del 2011, mentre
di banca depositaria. In ogni caso, le
Quanto agli aggregati patrimoniali, la
il Total Capital ratio è all’11,57% (11,54%
spese
raccolta diretta da clientela si attesta
a fine 2011).
per
il
personale totalizzano
Banca Etruria: utile in forte calo Il CdA di Banca Etruria ha approvato il
modo particolare il consistente flusso di
interessi derivante dal rafforzamento del
resoconto intermedio di gestione al 30
rettifiche su posizioni deteriorate, frutto
portafoglio titoli, mentre le commissioni
settembre 2012, chiusi con un utile netto
di una perdurante situazione di difficoltà
nette
di 3,04 milioni di euro (-63,7% a/a),
a livello economico, sia nazionale che - in
euro (-8,6% a/a), con una flessione
risultato sul quale pesa in particolare la
modo ancor più marcato - locale”. Entrando
“riconducibile al contesto recessivo nel
sono
pari
a
72,1
milioni
di
quale è avvenuta una generalizzata e sistemica compressione dell’operatività sull’attività
bancaria
tradizionale”;
il
risultato peraltro sconta anche l’effetto di commissioni passive sulle obbligazioni emesse e garantite dallo Stato per la capogruppo che si attestano a 3,9 milioni di euro. Il margine di intermediazione chiude a 303 milioni di euro (+9,4% a/a). Concorre alla sua formazione il risultato dell’attività di negoziazione, copertura e fair value, positivo per 49,5 milioni di Banca Etruria: dinamica degli impieghi (importi in milioni di euro)
euro (era 30,2 milioni a settembre 2011). Come detto, il peggioramento della qualità
performance del terzo trimestre, che ha
nello specifico del conto economico, il
del credito ha portato tuttavia a una forte
fatto registrare una perdita di 2,6 milioni
margine di interesse si attesta a 180
crescita degli accantonamenti, per i quali
di euro. “Su tale dato, sottolinea una nota
milioni di euro (+8,5% a/a), grazie
al 30 settembre 2012 le rettifiche di
ufficiale della banca aretina, ha influito in
anche al contributo positivo in termini di
valore nette risultano pari a 100 milioni
62
Performance
di euro, in crescita di 18,2 milioni rispetto
al 51,1% dal 60,2% di settembre 2011.
aumento sull’anno precedente, mentre la
al 2011. I costi operativi si attestano a
Quanto agli aggregati patrimoniali, i
raccolta indiretta si attesta a 3,9 miliardi
168,9 milioni di euro (+0,7% a/a), con
crediti verso la clientela si attestano a
(+7,3%), grazie in particolare alla crescita
le spese per il personale a 94,9 milioni
7,8 miliardi di euro (-0,1% sul 2011). “Tale
della componente gestita (+12,6%) e
di euro (-8,9% a/a), mentre le altre
risultato è determinato da un decremento
assicurativa (+7,7%); positivo anche il
spese amministrative sono pari a 65,4
generale della domanda e da una dinamica
trend della componente amministrata
milioni di euro (anch’esse in diminuzione
in leggera flessione dei crediti a clientela
(1,50 miliardi di euro, +2,4 per cento).
di 2,4 milioni rispetto al 2011). I costi
compensati dai prodotti delle partnership
Infine,
totali risultano comunque in crescita
commerciali nei settori del credito al
tenendo conto dei requisiti specifici di
a causa dell’accantonamento al fondo
consumo e nel leasing”. La raccolta
vigilanza, vedono il Total Capital Ratio
di
dall’accordo
diretta raggiunge nel trimestre gli 11,8
al 9,4% e il Tier 1 Ratio al 6,6%; i dati
sindacale dello scorso agosto relativo al
miliardi di euro. Il dato normalizzato,
gestionali, al netto di tali requisiti, portano
contenimento e alla stabilizzazione del
al netto delle operazioni sui mercati
il Total Capital Ratio all’11,5% e il Tier 1
personale, per un valore pari a 13,6 milioni
collateralizzati, si colloca a 7,6 miliardi
Ratio all’8,1 per cento.
di euro. In ogni caso il cost/income risulta
di euro (+1,2%). Gli attivi finanziari
in sensibile miglioramento, scendendo
crescono a 5,9 miliardi, in significativo
solidarietà
derivante
i
coefficienti
patrimoniali,
Carige: ok utili e cost/income Il Gruppo Carige ha chiuso i primi nove mesi
gestione finanziaria e assicurativa si
gli impieghi (28,6 miliardi) risultano
del 2012 con un utile netto consolidato
attesta a 727,1 milioni (+5,7 per cento).
comunque in crescita del 5,6% nell’anno
di 152,9 milioni di euro (+10,3% a/a),
Nell’ambito dei costi operativi, stabili a
e del 3,9% nei nove mesi. “La dinamica dei
laddove l’utile netto della capogruppo
511,1 milioni (+0,4% a/a), le spese per
crediti conferma il consolidato sostegno
Banca Carige si attesta a quota 145,3
il personale, anch’esse stabili (-0,9%)
alle imprese e alle famiglie, nei confronti
milioni (+9,5 per cento). “Pur risentendo
sono pari a 310,5 milioni. Di conseguenza
delle quali il Gruppo ha posto in essere
delle difficoltà del contesto, che hanno
risulta in netto miglioramento l’efficienza
anche
determinato il rallentamento dell’attività
operativa, con un cost/income ratio
al superamento del difficile momento
di intermediazione e il perdurare di
al 53,9%, in diminuzione di otto punti
congiunturale”.
un’elevata
rischiosità,
I
azioni crediti
finalizzate concessi
una
rispetto ai primi nove mesi del 2011. Per
all’economia (pari a 25,2 miliardi al netto
nota ufficiale dell’istituto genovese, il
quanto riguarda i valori patrimoniali, la
delle operazioni di natura istituzionale)
Gruppo Carige nei primi nove mesi del
raccolta totale dalla clientela si attesta a
crescono infatti del 2,5% nell’anno e
2012 ha mantenuto la propria solidità
50,5 miliardi di euro (-3,6% a/a e -2,8%
dell’1,2% rispetto a dicembre 2011,
economica, finanziaria e patrimoniale, e
nei nove mesi). La raccolta diretta, pari
particolarmente a beneficio delle imprese
il forte presidio commerciale nei territori
a 27,5 miliardi, è diminuita nell’anno del
(15,6 miliardi al netto delle sofferenze,
di insediamento”. Sul risultato ha inciso
4% e del 3,2% nei nove mesi, laddove
+2,7% e +0,9% rispettivamente nei dodici
positivamente, in particolare, la crescita
la raccolta diretta retail (20,4 miliardi)
e nei nove mesi), mentre i crediti erogati
del margine di interesse (599 milioni,
risulta
crescita
alle famiglie (8 miliardi) risultano in lieve
+5,8% a/a) - anche in relazione ai 113,2
rispetto sia a settembre 2011 (+1,2%)
flessione (-1,4% sia nei dodici che nei
milioni (+34,9%) di interessi netti derivanti
che a dicembre 2011 (+1,6%), mentre la
nove mesi). Il rapporto netto sofferenze/
da investimenti finanziari - nonché delle
raccolta indiretta, pari a 23 miliardi, cala
impieghi, al
commissioni
nette
afferma
significative
(240,3
comunque
in
lieve
3,3%, resta
comunque
milioni,
nell’anno del 3,1% e nei nove mesi del 2,4
allineato al livello di sistema. Infine i ratios
+7,8% a/a ), e delle poste finanziarie,
per cento. All’interno, il risparmio gestito
di vigilanza consolidati vedono il Core
più che triplicate rispetto ai 9 mesi 2011
diminuisce dello 0,7% nell’anno, ma
Tier 1 ratio al 6,5%, il Tier 1 ratio al 7,2%
(108 milioni), grazie agli utili realizzati
cresce del 3,2% nei nove mesi, registrando
e il Total Capital ratio al 9,6 per cento.
con la cessione di attività disponibili per
una ripresa nei fondi comuni (+3%), nelle
la vendita. Il margine di intermediazione
gestioni patrimoniali (+13,4%) e nei
risulta pari a 949 milioni (+16% a/a).
prodotti bancario assicurativi (+1,9 per
Tenuto conto delle rettifiche di valore
cento). Il risparmio amministrato, pari a
nette per il deterioramento di crediti e
13,1 miliardi, risulta invece in contrazione
di altre poste finanziarie (135,8 milioni;
sia rispetto a settembre 2011 (-4,8%)
+38,6%) e del risultato della gestione
sia sul dato di fine anno (-6,2 per cento).
assicurativa, il risultato netto della
Malgrado le difficoltà della raccolta, 63
Performance
Bpm: conti in netto recupero Il Consiglio di Gestione della Banca
delle commissioni nette (-39,1 milioni,
stabile rispetto a giugno 2012), laddove
Popolare di Milano ha approvato i
-9,7% a/a)”. Queste ultime risentono
si evidenzia in modo particolare la
risultati al 30 settembre 2012 del Gruppo
di minori commissioni da “servizi di
componente debiti verso clientela (24,5
Bipiemme, chiusi con una perdita di
gestione, intermediazione e consulenza”,
miliardi, +14,7% rispetto a dicembre 2011),
105,9 milioni di euro (contro un utile netto
in particolare commissioni su risparmio
mentre la raccolta indiretta da clientela si posiziona a 31,1 miliardi, in contrazione rispetto a dicembre 2011 (-3,0%) ma in ripresa rispetto a giugno 2012 (+1,1 per cento). Nel dettaglio, il risparmio gestito si posiziona a 13,4 miliardi - in crescita sia rispetto a fine 2011 (+2,9%) sia rispetto a giugno 2012 (+3,6%) - mentre il risparmio amministrato risulta stabile rispetto a giugno 2012 (-0,6%) e in diminuzione rispetto a dicembre 2011 (-7%): “Su
Bpm: margine da servizi
tale dinamica ha influito la riallocazione degli investimenti della clientela, che ha
di 46,9 milioni nel 2011), determinata
gestito e commissioni su collocamento
privilegiato i prodotti di raccolta diretta
però dagli effetti non ricorrenti della
titoli di terzi. Nelle commissioni passive
e in particolare i depositi vincolati”.
svalutazione degli avviamenti (il cui
sono inoltre inclusi oneri per 8,8 milioni,
Nell’ambito degli impieghi, il totale dei
impatto è pari a 360,2 milioni). Se si
relativi alla garanzia MEF su titoli emessi.
crediti verso clientela si attesta a 34,9
escludono tali componenti dal risultato,
Ottimo l’andamento dei costi operativi
miliardi, in flessione del 2,1% rispetto
l’utile netto normalizzato raggiunge
(734,9 milioni, -7,7% a/a), grazie alla
a dicembre 2011 e sostanzialmente
quota 103,0 milioni (+266% rispetto
riduzione delle spese per il personale di
stabile rispetto a giugno 2012. La
ai 28,1 milioni a parità di perimetro del
circa 39 milioni (-7,6%), principalmente
flessione ha interessato principalmente
settembre 2011), mentre il risultato
per la minore incidenza delle componenti
il segmento corporate. Il difficile scenario
netto normalizzato della capogruppo è
variabili della retribuzione, così come
macroeconomico si riflette nella crescita
di 82 milioni (+149% a/a). In ogni caso,
alla
dall’analisi dei dati economici, emerge
amministrative di 16,4 milioni (-7,3% a/a)
Gruppo, che a settembre 2012 si attestano
un recupero di redditività della banca
e alle minori rettifiche nette di valore
a 3.876 milioni di euro (+24,1% rispetto
grazie
contenimento
su attività materiali e immateriali (-5,8
a fine 2011). In particolare, rispetto
degli oneri. A settembre 2012 i proventi
milioni a/a) che si attestano a 54,4 milioni
al dato di dicembre 2011, si evidenzia
operativi si attestano a 1.167 milioni
di euro. Di conseguenza il cost/income
l’aumento delle sofferenze lorde per
di euro (+10,5% a/a). Nel dettaglio, il
si posiziona al 63%, in contrazione
340 milioni (+26,3%) e una crescita
margine d’interesse si posiziona a 657
di 12,4 punti percentuali a/a. Infine
degli incagli del 14,8 per cento. Ciò ha
milioni (+6% a/a), beneficiando del
l’ammontare complessivo delle rettifiche
portato a rettifiche su crediti totali
buon andamento del margine finanziario
e degli accantonamenti si attesta a 209,4
(specifiche e di portafoglio) in crescita
(che cresce a/a di circa 66 milioni grazie
milioni di euro, in crescita rispetto a
di oltre 400 milioni a/a, evidenziano una
all’aumento e alla gestione del portafoglio
179,6 milioni di settembre 2011, a seguito
copertura complessiva del portafoglio
dei titoli governativi della capogruppo) e
dell’evoluzione
deteriorati
crediti del 3,6%, in aumento rispetto al
dall’altro del minor contributo del margine
che
scenario
3,1% di fine 2011 e al 3,5% giugno 2012.
commerciale (-16 milioni). Il comparto
macroeconomico. Il costo del credito
Infine i coefficienti patrimoniali, “che
“margine non da interesse” si posiziona
annualizzato è pari a 80pb, in aumento
nel terzo trimestre hanno risentito degli
a 509,4 milioni di euro (+16,9% a/a).
rispetto ai 66pb a settembre 2011. Per
effetti derivanti dal peggioramento del
“Tale risultato, spiega una nota di Piazza
quanto riguarda i valori patrimoniali, la
rating dello Stato Italiano, che ha portato
Meda, è principalmente dovuto al buon
raccolta diretta (debiti verso clientela,
all’aumento (dal 50% al 100%) delle
risultato netto dell’attività finanziaria,
titoli in circolazione e passività finanziarie
ponderazioni su esposizioni dirette o
che si attesta a 114,4 milioni (in aumento
valutate al fair value) si attesta a
garantite da intermediari vigilati”, vedono
di 107,4 milioni rispetto ai primi nove
36,7 miliardi di euro (+4,6% rispetto
il Core Tier 1 all’8,9%, il Tier 1 al 9,5% e il
mesi 2011), e compensa la contrazione
a dicembre 2011 e sostanzialmente
Total Capital ratio al 12,6 per cento.
soprattutto
al
contrazione
risentono
delle
dei del
64
altre
crediti difficile
spese
delle
attività
deteriorate lorde del
Carriere
Intesa Sanpaolo
Giuseppe Castagna, direttore generale responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo
Giuseppe Castagna è stato nominato
responsabile della direzione Large & Mid-
direttore generale responsabile della
Corporate, entrambi parte della divisione
divisione Banca dei Territori di Intesa
Corporate. Contemporaneamente, nella
Sanpaolo. Castagna, 53 anni, napoletano,
divisione
affianca Carlo Messina, direttore generale
Banking, diventa il responsabile della
chief financial officer, e Gaetano Miccichè,
direzione
direttore generale responsabile della
responsabile della direzione Corporate
divisione Corporate e Investment Banking.
Relationship
Castagna, che dal novembre 2009 è anche
membro del CdA di diverse società del
direttore generale del Banco di Napoli,
Gruppo, tra cui Leasint, Mediofactoring,
carica che ricopre tutt’ora ad interim,
Société Européenne de Banque, Bank
inizia la propria carriera professionale
of Alexandria, Intesa Sanpaolo Private
nel 1981 presso la Banca Commerciale
Banking e Agriventure. Attualmente è
Italiana. All’interno del Gruppo Intesa
anche presidente della commissione
Sanpaolo assume progressivamente vari
regionale Abi Campania ed è componente
incarichi: responsabile della direzione
del consiglio della Camera di Commercio
Large Corporate & Structured Finance e
di Napoli.
Corporate Foreign
and
Investment
Relations
Management.
e E’
poi stato
UniCredit UniCredit Corporate and Investment
sviluppo del nostro Gruppo oltre a essere
Olivier
particolarmente bel allineato con il nuovo
Khayat, vice responsabile della divisione
contesto normativo. Lavorerò con tutti
Corporate e Investment Banking, in
i colleghi per ampliare ulteriormente
aggiunta alle sue attuali responsabilità
la gamma di prodotti e garantire una
assumerà il ruolo di responsabile ad
maggiore vicinanza ai nostri clienti”.
Banking
ha
annunciato
che
interim del Global Transaction Banking, quando Marco Bolgiani lascerà il Gruppo a fine novembre. “Il Global Transaction Banking, ha dichiarato Khayat, è un’attività strategica per il Gruppo UniCredit. Esso sottolinea la forza e la qualità della nostra offerta al cliente e sostiene lo
Bper Il CdA della Banca Popolare dell’Emilia
incarichi
Romagna ha deliberato all’unanimità la
prima in Banca Popolare dell’Emilia
nomina a direttore generale di Fabrizio
Romagna e poi in varie banche del Gruppo
Togni. La nomina di Togni, che avvicenda
Bper. Dal gennaio del 2012 è vicedirettore
nella carica Luigi Odorici, il quale resta
generale vicario di Bper. Inoltre Togni, che
amministratore delegato della banca,
è presidente di Cobapo, il Consorzio delle
avrà decorrenza dal 1° gennaio 2013.
Banche Popolari, siede in rappresentanza
Togni è entrato nel 1976 nell’allora Banca
di Bper nei consigli di amministrazione di
Popolare di Modena; ha quindi assunto
diverse società controllate e partecipate.
Fabrizio Togni, direttore generale della Banca Popolare dell’Emilia Romagna 65
di
crescente
responsabilità
Carriere
CartaSi Il CdA di CartaSi (Gruppo Icbpi) ha Roberto
Romanin
recente fusione per incorporazione in
Jacur
CartaSi di Key Client, che rafforza il
presidente della società. Jacur succede a
posizionamento competitivo di CartaSi
Michele Stacca, che dopo oltre tre anni
nel mercato della monetica. Jacur è stato
alla guida di CartaSi lascia per assumere
per molti anni responsabile del settore
un altro incarico nell’ambito del Gruppo.
Servizi Finanziari di Accenture per l’Italia
La nomina di Jacur avviene dopo la
e i Mercati Emergenti e ha ricoperto/
nominato
ricopre la carica di consigliere nel board di numerose aziende sia nel settore finance (tra cui Banco Popolare e Icbpi, di cui è Roberto Romanin Jacur, presidente di CartaSi
stato anche vicepresidente) che in quello
Il CdA di Artigiancassa ha nominato
e dall’altro le attività di distribuzione di
Vincenzo Masciopinto direttore generale
prodotti e servizi delle società del Gruppo
della società, che è partecipata al 73,9%
Bnp
da Bnl Gruppo Bnp Paribas e al 26,1%
diretto delle associazioni e dei confidi
da Confartigianato, Cna, Casartigiani e
artigiani sul territorio. “Artigiancassa, ha
Fedart Fidi tramite Agart. Masciopinto,
dichiarato Masciopinto, punta a rafforzare
53 anni, già direttore rete retail Bnl,
ulteriormente il proprio ruolo di partner
lavora da oltre 28 anni presso l’istituto,
qualificato e affidabile degli artigiani e
dove ha ricoperto diversi e numerosi
degli imprenditori, anche grazie a una
ruoli per la rete commerciale. Succede a
sempre più ampia gamma di offerta.
Giuseppe Ienzi, destinato ad altro ruolo
La collaborazione della rete associativa
nel Gruppo. Il nuovo direttore generale
degli artigiani con le società del Gruppo
continuerà nello sviluppo delle due linee
Bnp Paribas rappresenta sempre di più
di business di Artigiancassa: da un lato
un fattore fondamentale per raggiungere
la gestione di fondi pubblici agevolativi,
questo obiettivo”.
industriale.
Artigiancassa
Vincenzo Masciopinto, direttore generale di Artigiancassa (Gruppo Bnp Paribas)
Paribas,
con
il
coinvolgimento
Carispezia Il
Consiglio
di
Amministrazione
di
Milano e della Regione Nord Ovest,
Carispezia (Gruppo Cariparma Crédit
fino a ricoprire il ruolo di responsabile
Agricole) ha nominato Giampiero Bottero
della direzione Gestione del Personale.
vicedirettore
dell’istituto.
“Questa nomina, ha dichiarato Andrea
Bottero, classe 1961, milanese, succede
Corradino, presidente di Carispezia, è
nell’incarico a Vittorio
generale
Bracco che,
un’ulteriore dimostrazione della capacità
dopo una lunga carriera in Carispezia,
della nostra banca di sfruttare le sinergie
è stato chiamato dalla capogruppo per
derivanti dall’appartenenza a un gruppo
assumere un incarico di responsabilità
internazionale come Cariparma Crédit
presso la direzione centrale Cariparma.
Agricole. Il nuovo vicedirettore potrà
Bottero
conoscenza
contare sulla serietà, sulla competenza e
approfondita di tutte le attività di banca.
sull’attaccamento alla banca e al territorio
In Cariparma, dove è entrato nel 1991,
di tutti i dipendenti. Un nuovo impegno,
ha infatti assunto diversi incarichi, da
quindi, una nuova sfida per tutti noi”.
vanta
responsabile responsabile
del
una
Centro
commerciale
Imprese
a
dell’Area
66
Giampiero Bottero, vicedirettore generale di Carispezia - Gruppo Cariparma Crédit Agricole
Carriere
Carmignac Gestion (gestore del fondo Carmignac EuroPatrimoine). A inizio 2013 Steenman assumerà la gestione del fondo azionario internazionale Market
long-short
Neutral,
Carmignac
attualmente
gestito
da Maxime Carmignac, la quale andrà in congedo maternità e al suo rientro ricoprirà ruoli manageriali all’interno di Carmignac Gestion. Carmignac Gestion beneficerà dell’esperienza di Steenman nella gestione di fondi long-short, come partner di Zadig Asset Management per oltre cinque anni. Prima di Zadig Asset Giorgio Ventura, head of country Italy
Pierre Andriveau, regional head of
Management,
aveva
lavorato
come
di Carmignac Gestion
External Distribution per l’IFAs di
analista buy-side globale in LVMH-Groupe
Carmignac Gestion
Arnault Family Office, e in precedenza era stato analista finanziario presso la
Giorgio Ventura è il nuovo head of
assunto il ruolo di co-head of Sales and
divisione Investment Banking di Morgan
country Italy di Carmignac Gestion. Sotto
Marketing. Da segnalare inoltre anche
Stanley a Londra.
la responsabilità di Davide Fregonese
l’ingresso nel team francese della società
- global head of Sales and Marketing -
di Pierre Andriveau in qualità di regional
Ventura avrà il compito di sviluppare le
head of External Distribution per l’IFAs
relazioni della società di gestione con
(Independent Financial Advisors). Nel
le istituzioni e gli intermediari finanziari
suo nuovo ruolo Andriveau, 34 anni (ex
italiani. Ventura, 40 anni, ha iniziato la
sales manager in Franklin Templeton
sua carriera come trader nel Treasury
Investments), si occuperà di sviluppare
Team di Caboto Securities (Gruppo
ulteriormente le relazioni della società di
Intesa) di Londra. Ha lavorato poi presso
gestione con l’IFAs sotto la supervisione
Lehman Brothers per otto anni, a Londra
di Ariane Tardieu, head of country della
e a Milano, dove ha progressivamente
Francia. Carmignac Gestion rafforza il
assunto il ruolo di executive director. In
proprio team di gestione con l’ingresso
seguito ha lavorato per tre anni presso
di Vincent Steenman, 32 anni, che farà
Eurizon Capital Milano (Gruppo Intesa
parte del Team Strategie Alternative
San Paolo), dove nell’ultimo anno ha
affiancando
François-Joseph
Furry
Lloyds Banking Group Michael Sattler, 44 anni, è il nuovo Ceo
Italia, Germania e Austria. Sattler farà
di International Financial Services (IFS),
parte anche dell’Insurance Executive
la divisione assicurativa internazionale
Committee di Lloyds Banking Group.
di Lloyds Banking Group di cui fa parte la branch italiana di Clerical Medical. Sattler che entrato in IFS nel 2004 dopo le esperienze in Tillinghast - Towers Perrin e negli uffici attuariali di importanti realtà assicurative del mercato tedesco. In precedenza, aveva ricoperto la carica di Finance and Actuarial Director di IFS, la divisione alla quale fanno capo le attività assicurative di Lloyds Banking Group in
Michael Sattler, Ceo International Financial Services di Lloyds Banking Group 67
Vincent Steenman, nuovo ingresso nel team di gestione di Carmignac Gestion
Carriere
Russell Investments Russell Investments amplia il proprio team globale dedicato al mercato obbligazionario con due nuove risorse, Adam Smears e Kevin Dockrell. Smears proviene da Old Mutual Global Investors, dove rivestiva il ruolo di responsabile della ricerca obbligazionaria, mentre Dockrell ha lavorato in Towers Watson come analista del fixed income. Entrambi saranno basati a Londra e Smears sarà a capo di un team di nove persone, incluso Dockrell, basati tra Londra, New York, Toronto, Seattle e Sydney. Adam Smears vanta 15 anni di esperienza nel campo della ricerca e della gestione di portafoglio e ha trascorso gli ultimi otto anni in Old Mutual Global Investors (precedentemente denominata Skandia Investment Group). Kevin Dockrell ha lavorato per quattro anni in Towers Watson come ricercatore obbligazionario e come consulente di investimenti nel settore obbligazionario sia europeo che inglese, nel debito dei mercati emergenti, nel credito globale e multi-strategy alternative. “Continuiamo a osservare una Adam Smears, nuovo ingresso nel team globale dedicato al mercato obbligazionario di Russell Investments
crescente domanda di prodotti obbligazionari da parte di investitori, in tutto il mondo, che scelgono diverse strategie per costruire portafogli multi-asset, sottolinea Jeff Hussey, chief investment officer per l’obbligazionario. Per meglio rispondere a tale richiesta, è necessario che il nostro team di ricerca abbia un approccio veramente internazionale, cosi ora abbiamo ricercatori e gestori sia in Europa, nel Nord America che nell’area Asia Pacifico”.
M&G Delia Pelosi ha fatto il suo ingresso
Communications. “I distributori retail,
nel team sales basato a Milano di M&G
ha commentato Astolfi, contano oggi
Investments con il ruolo di Investment
per circa il 50% dei nostri asset. La
Sales advisor. Nel suo nuovo ruolo, Pelosi
nomina di Delia è una parte importante
farà parte di un team di otto persone che
del nostro impegno al mercato/settore
riporta a Matteo Astolfi, director di M&G
della consulenza. È inoltre un riflesso del
Investments in Italia, fornendo supporto
nostro anno migliore in termini di raccolta
ai clienti retail. Delia Pelosi proviene da
netta totale da quando nel 2004 abbiamo
Pioneer Investment Management, dove
aperto la sede di Milano”.
lavorava come Sales and Distribution Data manager. In precedenza, aveva trascorso cinque anni in Intesa Sanpaolo Life nella veste di head of Customer
Delia Pelosi, Investment Sales advisor di M&G Investments
Man Group Man Group ha annunciato che l’attuale Ceo della società, Peter Clarke, lascerà il gruppo il prossimo 28 febbraio 2013. Il suo successore alla carica di chief executive officer sarà Emmanuel Roman, 48 anni, oggi presidente e chief operating officer di Man. “Oggi l’industria dell’asset management sta vivendo tempi difficili, ha dichiarato Roman commentando
la
sua
designazione
a Ceo, tuttavia sono convinto che Man sia in grado di produrre notevole valore nel lungo periodo. Per questo occorre focalizzarsi sempre di più sulle performance dei nostri fondi a beneficio dei clienti, rafforzare e approfondire la Emmanuel Roman, Ceo designato di Man Group 68
relazione con la clientela e mantenere pressione sui costi”.
Carriere
FeBAF Finanza presieduta da Fabio Cerchiai.
generale dell’Ocse per Lavoro, Affari
Garonna, che succede a Enrico Granata,
Sociali e Istruzione e di presidente della
è stato nominato dall’assemblea della
Conferenza degli Statistici Europei.
Federazione su proposta del consiglio direttivo.
Professore
ordinario
di
Economia Politica alla Luiss Guido Carli di Roma, Garonna ha ricoperto numerosi incarichi in organizzazioni private e pubbliche, nazionali e internazionali. In Italia, è stato tra l’altro direttore generale dell’Istat (dal 1992 al 1999), direttore degli studi economici e chief economist di Confindustria (dal 2003 al 2005) e
Paolo Garonna, segretario generale di FeBAF
direttore generale dell’Ania dal 2009 al 2012. Nel curriculum di Garonna anche numerosi incarichi internazionali, tra cui
Paolo Garonna è il nuovo segretario
quello di vicesegretario esecutivo della
generale di FeBAF, la Federazione delle
Commissione Economica per l’Europa
Banche,
delle Nazioni Unite, di vicedirettore
delle
Assicurazioni
e
della
FriulAdria
Antonio Scardaccio, presidente di FriulAdria (Gruppo Cariparma Crédit Agricole)
recentemente scomparso. “Credo che
di Risparmio di Rieti, banche del Gruppo
la nomina di Antonio Scardaccio sia un
Intesa. Nel 2007 ritorna in FriulAdria
messaggio, una risposta che gli azionisti
dove viene nominato dall’assemblea dei
hanno voluto dare al territorio nel rispetto
soci sindaco effettivo dal 2007 al 2009,
di una figura, come quella di Angelo
per poi diventare presidente del collegio
Sette, che tanto ha fatto per la banca.
sindacale. In sostituzione di Scardaccio,
Scardaccio, ha dichiarato Giampiero
diviene presidente del collegio sindacale
Maioli, Ceo del Gruppo Cariparma Crédit
Giampaolo
Agricole e senior country officer del Crédit
commercialista con studio a Pordenone,
Agricole per l’Italia, ha due caratteristiche
sindaco effettivo della banca dal 1995.
principali: la vicinanza con i valori di
Scaramelli, nato e residente a Pordenone,
Sette e l’impegno per un territorio che
è iscritto al Registro dei Revisori Contabili
noi consideriamo strategico”. Nato a
dal 1995 ed è presidente del collegio
Sassari nel 1939, Scardaccio approda
sindacale di Armando Cimolai Centro
nell’ambiente del credito nel 1960 con
Servizi e Cimolai Technology.
l’assunzione alla Banca Nazionale del Lavoro presso la quale assume diversi incarichi di crescente importanza. Nel 1974
Il
di
fa il suo ingresso in FriulAdria ricoprendo
FriulAdria (Gruppo Cariparma Crédit
Consiglio
inizialmente l’incarico di caposervizio
Antonio
Affari Generali, per poi divenire dieci anni
Agricole)
di ha
Scardaccio banca.
Amministrazione nominato
nuovo
presidente
Scardaccio,
dopo vicedirettore generale. Nel 1998
di
viene nominato direttore generale, anno
rilievo dell’ambiente finanziario e del
in cui la banca entra a far parte del Gruppo
pordenonese,
già
personalità
della
generale
Intesa, incarico che conserva fino al 2003,
della Banca Popolare FriulAdria dal 1998
direttore
quando diventa vicepresidente della Cassa
al 2003, è il successore dello storico
di Risparmio della Provincia di Viterbo e
presidente
consigliere di amministrazione della Cassa
dell’istituto Angelo
Sette,
69
Scaramelli,
dottore
Storie di business
Housing targato Cedacri per il Gruppo Reale Mutua Il Gruppo Reale Mutua si è affidato a Cedacri per l’housing della propria infrastruttura It. Cedacri oggi ospita nel proprio data center di Collecchio il mainframe e i server di Reale Mutua, gestendo inoltre la manutenzione degli apparati e il servizio di disaster recovery
Luigi Lana, direttore generale e Tiberio Strati, Cio di Reale Mutua
Più sicurezza per le proprie infrastrutture informatiche e una maggiore focalizzazione in termini di innovazione tecnologica. Sono i principali obiettivi per cui la Società Reale Mutua di Assicurazioni, capofila del Gruppo Reale Mutua, ha deciso di puntare sui servizi di facility management offerti da Cedacri. In pratica oggi Cedacri ospita, presso il proprio data center di Collecchio, il mainframe e i server dipartimentali su cui risiede il patrimonio di dati della compagnia assicurativa torinese e delle altre aziende del suo Gruppo, occupandosi inoltre della manutenzione degli apparati e del loro rinnovamento tecnologico e gestendo il servizio di disaster recovery.
presso la sede direzionale nel centro di Torino, poneva in termini di sicurezza. Le sale che ospitavano il data center, infatti, iniziavano a mostrare limiti strutturali difficilmente superabili, che potevano inoltre rivelarsi critici in un’ottica di business continuity. Gli interventi edilizi necessari per porvi rimedio non erano peraltro realizzabili in un edificio storico come quello in questione. Reale Mutua ha dunque optato per la strada del facility management, puntando su un partner con un’esperienza consolidata nel settore finance e in grado di garantire soluzioni all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, in termini sia di sicurezza dell’infrastruttura sia di caratteristiche tecniche dell’hardware. In sostanza l’identikit di Cedacri, anche perché la compagnia considerava come ulteriore criterio preferenziale la residenza in Italia del partner, in termini sia societari sia di data center. Cedacri e Reale Mutua hanno dunque iniziato a lavorare fianco a fianco per definire tutti gli aspetti del progetto di migrazione.
Il progetto di migrazione La collaborazione fra Cedacri e Reale Mutua è iniziata nel settembre 2011, prendendo le mosse dalle sfide che il vecchio data center del gruppo assicurativo, situato 70
Storie di business
contare sempre sulle risorse hardware più all’avanguardia, grazie alla costante focalizzazione sull’innovazione e agli importanti investimenti dell’azienda in questo senso. E mentre Cedacri si concentra sulla manutenzione e sull’evoluzione degli apparati, internamente le nostre risorse possono dedicarsi a migliorare il servizio, con benefici per il Gruppo, per le nostre agenzie e per i clienti finali, che, per la nostra capogruppo, sono anche soci”.
La partnership si evolve Visto il successo della collaborazione, che ha comportato mesi di lavoro congiunto per la migrazione dell’infrastruttura tecnologica, la compagnia assicurativa torinese ha deciso inoltre di entrare nel capitale sociale di Cedacri, acquisendone una quota pari al 2,01 per cento. Alla base di questa scelta c’è naturalmente la condivisione delle logiche del progetto industriale di Cedacri. “La relazione che Cedacri ha saputo instaurare con Reale Mutua, dichiara infatti Luigi Lana, direttore generale della compagnia, va ben oltre quella che abitualmente intercorre fra cliente e fornitore: si è creata una condivisione di obiettivi, di valori e di visione. Tutto ciò ha fatto rapidamente evolvere il rapporto di partnership: ci siamo riconosciuti nel piano industriale di Cedacri, fino a decidere di entrare nel suo capitale sociale”. “Quanto realizzato con il Gruppo Reale Mutua ci riempie di soddisfazione ed esprime appieno quella che è la vocazione di Cedacri: mettere la nostra tecnologia e la nostra esperienza al servizio dell’azienda cliente, affinché essa possa concentrarsi sul core business, commenta Salvatore Stefanelli, direttore generale di Cedacri. L’ingresso di Reale Mutua nel nostro capitale sociale consolida una relazione improntata fin dall’inizio sulla reciproca fiducia e collaborazione”.
Salvatore Stefanelli, direttore generale di Cedacri
A fine febbraio 2012 l’operatività del mainframe è stata spostata a Collecchio senza alcun risentimento per l’attività degli utenti del Gruppo e delle sue agenzie. In ondate successive è stata poi portata a termine la migrazione di tutti i server dipartimentali. Infine, è stato consolidato sul data center Cedacri di Castellazzo Bormida (in provincia di Alessandria) il servizio di disaster recovery, che, in caso di eventi che compromettano la normale operatività dell’infrastruttura di Collecchio, garantisce il ripristino dei sistemi e dei dati di Reale Mutua entro un massimo di quattro ore dalla dichiarazione del disastro. “La scelta dell’housing della nostra infrastruttura tecnologica nel data center di Cedacri, commenta Tiberio Strati, Cio di Reale Mutua, si è rivelata vincente sotto ogni aspetto: non solo abbiamo accresciuto sensibilmente la sicurezza dei nostri sistemi riducendo i rischi per il business, ma abbiamo anche potuto abbattere i costi di circa il 15 per cento. Affidarci a Cedacri ci dà inoltre la certezza di poter 71
Storie di business
Ing Direct: così cambia il digital marketing Sapere tutto del cliente e conoscere le sue attività on line, proponendogli iniziative e promozioni profilate per cluster e correggibili in corso d’opera. L’impegno marketing della banca arancio in collaborazione con Adobe responsabile canali digitali di Ing Direct, abbiamo la possibilità di segmentare gruppi di utenti e indagare il loro comportamento in maniera intelligente. Questo ci permette di prendere decisioni più efficaci, lavorando su cluster i cui componenti hanno tra loro molte affinità”. Oggi, per esempio, Ing Direct è in grado di analizzare in modo approfondito il percorso dei visitatori e le modalità di interazione di clienti e prospect con i contenuti, arrivando a capire in quali punti questi abbandonano il sito web o manifestano difficoltà di interazione. L’introduzione della soluzione Adobe ha anche contribuito ad alleggerire l’attività del call center di assistenza clienti. Nel momento in cui la banca ha lanciato il prodotto conto corrente, per esempio, si è verificato un aumento di chiamate al contact center, con un relativo aumento dei costi per questa struttura. “Grazie all’abilità dello strumento analitico nell’abbinare in maniera puntuale le visite dei clienti alle loro chiamate inbound, dice Giambertone, siamo riusciti a pianificare degli interventi sul sito allo scopo di eliminare la ragione stessa della chiamata al call center, potenziando le funzionalità self-service”. Ing Direct, su determinati segmenti di clientela, ha ridotto del 30% il numero delle chiamate al servizio di assistenza, agendo di conseguenza sulle spese collegate al call center e migliorando la soddisfazione della clientela.
Paolo Giambertone, responsabile canali digitali di Ing Direct
Pionieri nei digital analitycs
Tra i 40 e i 60mila clienti visitano ogni giorno il sito web di Ing Direct. Comunque la si guardi, quella della “zucca arancione” è un’esperienza nata sul web, basata sul web, che proprio grazie al web ha affinato le proprie strategie e la relazione con i clienti. Nativamente, la banca on line (che conta un milione di clienti su Conto Arancio, il 30% dei quali possiede anche un Conto Corrente Arancio) censisce e utilizza tutte le informazioni che il sito mette a disposizione. Il mondo delle digital analitycs è il riferimento per una conoscenza approfondita di clienti e prospect. Oltre ai classici strumenti - già implementati - che forniscono informazioni sul numero delle visite al sito, il numero delle transazioni o dei visitatori unici, Ing Direct ha scelto di imprimere una forte virata alle funzionalità da usare sul web attraverso Adobe Marketing Cloud, alla ricerca di nuovi modi per coinvolgere i clienti, generando valore attraverso i prodotti e garantendo elevati livelli di servizio.
Ing Direct ha scelto di acquistare la tecnologia della soluzione Adobe quando ancora il prodotto era di proprietà di una terza parte. “Siamo stati il primo cliente italiano ad adottare questa soluzione, afferma Giambertone. Le caratteristiche del Conto Arancio, lanciato nel 2001, rendono vantaggioso il perfezionamento continuo della misurazione dei comportamenti on line. All’inizio l’obiettivo era solo quello di ottimizzare le metriche più commerciali, come il costo di acquisizione cliente e la conversione delle visite. Oggi si tratta di utilizzare queste tecnologie per servire meglio chi è già cliente”. E offrire agli utenti (il 70% accede per controllare la posizione del proprio conto corrente o i movimenti su web) un’esperienza moderna e veloce di navigazione. “Il progetto realizzato per Ing Direct Italia, commenta Gaetano de Benedetto, senior solution consultant Digital Marketing di Adobe Systems Italia, dimostra la capacità delle nostre soluzioni di tradurre in opportunità di business gli investimenti in innovazione. Il nostro obiettivo è infatti supportare le aziende attraverso tecnologie capaci di analizzare le abitudini dei clienti, misurare i comportamenti, conoscere le esperienze fruite sul web e sui nuovi dispositivi mobili e disporre di dati strategici per rendere più efficienti i servizi offerti e avvicinare nuovi utenti, convertendoli in clienti”.
Cosa cercano i clienti? In sostanza, la suite Adobe (che rende disponibili in un’unica soluzione tutti gli strumenti necessari ai professionisti del marketing digitale) si fa carico di fornire informazioni avanzate sui comportamenti on line degli utenti. “Oggi, spiega Paolo Giambertone, 72
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Immobiliare
Gli italiani e la crisi dell’immobiliare Un’indagine a cura del portale Casa.it evidenzia le differenze di sentiment fra consumatori e agenti immobiliari in merito all’andamento del mercato: gli addetti ai lavori sono più pessimisti. Tutti comunque sono d’accordo sul fatto che in questo momento sia più conveniente acquistare solo il 23% prevede una ripresa delle quotazioni. La stessa domanda è stata posta per i prezzi degli affitti: il 59% degli italiani li considera invariati, per il 36% i canoni sono aumentati, mentre solo il 5% ritiene che siano diminuiti. Per il prossimo anno la previsione è di assoluta stabilità confermando il trend degli ultimi 12 mesi: il 79% degli intervistati ritiene infatti che non ci saranno cambiamenti sui canoni d’affitto.
L’opinione degli agenti Le stesse domande sono state poste agli agenti immobiliari. Ebbene, tra i professionisti del settore è più sentita la contrazione delle compravendite: è infatti l’81% degli agenti immobiliari intervistati a rilevare una riduzione, percentuale doppia rispetto ai consumatori. Inoltre l’80% degli agenti immobiliari riscontra una riduzione dei prezzi (contro il 22% dei consumatori). Agenti e utenti sono invece parzialmente in accordo sul fronte affitti: il 44% degli operatori professionali ritiene infatti invariati i prezzi (-15% rispetto ai consumatori), mentre il 45% degli operatori rileva anche in questo settore un calo dei prezzi. Per quanto riguarda le aspettative, di nuovo gli agenti sono più pessimisti sul futuro dei prezzi d’acquisto degli immobili (per il 62% degli operatori assisteremo a un’ulteriore contrazione dei prezzi contro il 18% degli italiani) così come è invece simile il sentiment sugli affitti: per la maggioranza di entrambe le categorie non ci saranno infatti variazioni, anche se un quarto degli operatori professionali prevede una lieve contrazione dei canoni d’affitto.
Agli italiani non sfugge il momento di forte difficoltà del mercato immobiliare, a cominciare dalla crisi delle compravendite per proseguire con le prospettive nel 2013. E’ quanto emerge da un’indagine sul sentiment degli italiani in merito all’andamento del mercato immobiliare realizzata da Mps Marketing Research per conto del portale Casa.it (www.casa.it). In effetti, il 39% degli intervistati ritiene in diminuzione il volume di compravendite, confermando i dati che danno una contrazione, anno su anno, del -25,3 per cento. Quanto poi al valore percepito degli immobili, chiedendo agli intervistati quale fosse la variazione dei prezzi nella loro zona di residenza, il 37% ritiene i prezzi in crescita, il 40% li considera invariati e solamente il 22% ha constatato una contrazione. Per il prossimo anno gli italiani prevedono un mercato sostanzialmente immobile (59%), mentre
Comprare o vendere? Ultima questione posta agli intervistati è la convenienza di acquistare o vendere un immobile. Sia gli agenti immobiliari sia gli italiani riconoscono che questo è un periodo in cui sia più conveniente acquistare anche se con percentuali molto diverse: è il 38% degli italiani a ritenere che sia un buon momento per acquistare casa contro l’82% degli operatori professionali. Entrambe le categorie non ritengono sia un periodo adatto alla vendita (69,5% dei consumatori contro 77% degli agenti immobiliari). “Sia i consumatori sia gli agenti immobiliari, commenta Daniele Mancini, amministratore delegato di Casa.it, sono consapevoli del periodo delicato che il mercato immobiliare sta attraversando. Ovviamente l’analisi di quello che è successo finora e di come si evolverà in futuro dipende dalle diverse aspettative: gli italiani sono più focalizzati sui valori, mentre gli agenti immobiliari sui volumi. Una ripresa di entrambi potrà avvenire solo quando si verificheranno due condizioni: gli istituti di credito riprenderanno a erogare mutui e l’outlook sull’economia sarà più favorevole”. 74
Immobiliare
Casa: le famiglie europee fanno quadrato contro la crisi Una ricerca internazionale a cura di Ing Direct evidenzia come quattro europei su dieci chiedano aiuto ai propri genitori per comprare casa. Per il 70% degli intervistati l’acquisto è comunque una scelta finanziaria migliore dell’affitto
La famiglia svolge da sempre un ruolo importante nell’acquisto delle abitazioni, in modo particolare nel nostro Paese e per le nuove generazioni. Ma ora si scopre che, complice probabilmente l’effetto della crisi economica, ricevere aiuto da parenti e amici per comprare casa sta diventando una pratica comune in gran parte dell’Europa. Stando infatti a una ricerca internazionale a cura di Ing Direct su mutui e casa, realizzata da Tns Nipo su un campione di oltre 15mila risparmiatori in 15 paesi europei ed extraeuropei, oggi il 40% degli europei chiede aiuto ai propri genitori per comprare casa. La trasversalità di età del fenomeno “aiuto da mamma e papà” resta comunque ancora più accentuata in Italia, dove gli attuali over 55 hanno ricevuto sostegno economico dai genitori in cinque casi su dieci e dove la prima casa si riesce a comprare a circa 31 anni. Comprare casa è comunque ritenuto costoso dal 70% del campione. Il costo percepito per l’abitazione è massimo tra i lussemburghesi, seguiti da italiani (oltre l’80% crede che le abitazioni siano care), austriaci, belgi e spagnoli. Si sentono invece maggiormente a proprio agio tedeschi, rumeni e olandesi. In Olanda, in particolare, poco più della metà della popolazione crede che i prezzi siano alti. Per quanto riguarda le aspettative di prezzo per il futuro, meno della metà dei risparmiatori europei ritiene che i prezzi saliranno nel prossimo anno. I paesi più pessimisti sono Austria e Turchia, rispettivamente con un 78% e 77% di persone che si aspettano un rincaro, seguite da Lussemburgo, Belgio e Germania. Divisa l’opinione in Italia, dove il 33% sostiene che i prezzi saliranno e un 31% che scenderanno. Solo in Olanda e Spagna i risparmiatori
vedono più probabile un caduta dei prezzi: oltre il 50% prevede una diminuzione dei prezzi, contro un 18% e 11% di sostenitori del rincaro.
Meglio comprare che affittare In ogni caso, comprare casa si conferma altamente desiderabile per oltre il 70% degli intervistati, che in percentuale uguale ritengono l’acquisto una scelta finanziaria migliore dell’affitto. L’unico pese in cui l’affitto supera il possesso di abitazione è la Germania, dove poco meno di quattro tedeschi su dieci sono proprietari, contro un 51% di affittuari. Il record di proprietari si registra invece in Polonia, con un 69% di polacchi che hanno acquistato casa. Segue l’Italia dove a comprare è il 67% della popolazione e ad affittare il 15% (mentre il restante 15% ricorre ad altre soluzioni). Infine, malgrado l’aiuto da parenti e amici per comprare casa sia una pratica sempre più diffusa, solo un europeo su dieci è dovuto ritornare a vivere in famiglia a causa delle difficoltà finanziarie. I più interessati dal fenomeno sono paesi in via di sviluppo come Turchia e Romania, anche se non si supera mai la soglia dei due rientri in famiglia.
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Immobiliare
Solo il Mortgage Lending Value salva il credito fondiario dalla nullità Una recente sentenza del Tribunale di Venezia sottolinea l’importanza della metodologia estimativa richiesta in tema di valutazione del valore dell’immobile ipotecato nell’ambito di un credito fondiario
Il Tribunale di Venezia, sezione fallimentare, con la sentenza del 26 luglio 2012 nel giudizio con numero di RG 6157/2010, ha dichiarato nullo il credito fondiario erogato violando il limite di finanziabilità di cui al combinato disposto dell’art. 38 TUB e della delibera Cicr del 22 aprile 1995: l’80% del valore dei beni ipotecati. La sentenza, per quanto qui d’interesse, tocca fra l’altro un tema molto attuale: quello della metodologia estimativa richiesta ai fini della valutazione del valore dell’immobile ipotecato nell’ambito di un credito fondiario. Secondo il Tribunale si deve, di fatto, fare riferimento al “valore del credito ipotecario” (Mortgage Lending Value - MLV) e non al semplice “valore di mercato” (Market Value - MV). Sono due concetti molto diversi: il MLV guarda al futuro, mentre il MV guarda al passato poiché si ferma alla data della valutazione.
ed al suo esercizio (prima dalla Direttiva 2000/12/CE e poi dalla Direttiva 2006/48/CE). La definizione è la seguente: “Per ‘valore del credito ipotecario’ si intende il valore dell’immobile quale determinato in base a un prudente apprezzamento della futura negoziabilità dell’immobile stesso, tenuto conto degli aspetti durevoli a lungo termine dell’immobile, delle condizioni normali e locali del mercato, dell’uso corrente dell’immobile e dei suoi appropriati usi alternativi. Nella stima del valore del credito ipotecario non possono intervenire considerazioni di carattere speculativo. Il valore del credito ipotecario è documentato in modo chiaro e trasparente”. Gli Standard Europei di Valutazione - EVS, pubblicati dall’associazione Europea dei valutatori TEGoVA, dedicano un intero capitolo all’argomento. A livello nazionale, le stesse “linee guida per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie” pubblicate dall’Abi sottolineano, nell’Appendice 1, intitolata “Valori diversi dal valore di mercato”, le notevoli differenze tra il valore di mercato e il MLV: “Il valore di mercato stima il prezzo che si può ottenere per un immobile alla data di valutazione, a prescindere dal fatto che tale valore possa variare molto rapidamente e non essere più valido. Al contrario, lo scopo del MLV è fornire un valore sostenibile a lungo termine, che consideri l’adeguatezza di un immobile a essere usato come garanzia per un prestito ipotecario, indipendentemente dalle future fluttuazioni del mercato e su una base più stabile. Il MLV indica un importo di
Il concetto di MLV Il concetto di MLV fu elaborato dapprima dalle banche di credito fondiario tedesche e, in particolare, dalla loro associazione Verband Deutscher Pfandbriefbanken già nel corso degli anni 90 (“Mortgage Lending Value”, Wolfgang Crimmann, Berlin, 2011, quaderno n. 49 dei quaderni della Verband Deurscher Pfandbriefbanken). Successivamente tale concetto fu ripreso dalla normativa ruropea riguardante l’accesso all’attività degli enti creditizi 76
Immobiliare
chiarezza neppure le “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” (circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 della Banca d’Italia come successivamente modificata e integrata). Talvolta richiamano semplicemente in nota il concetto del valore del credito ipotecario in alternativa al “valore di mercato”, specificando però che tale scostamento deve essere consentito dall’Autorità di vigilanza dello Stato in cui è situato l’immobile (Titolo II, Capitolo 1, Sezione II, Esposizioni Garantite da Immobili, Regole generali, della Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006). In altre occasioni, le stesse disposizioni pongono i due valori in alternativa senza altro aggiungere: è il caso del “esposizioni garantite da ipoteca su immobili residenziali” o del “valore delle garanzie ammesse nel metodo IRB (“IRB-idonee”) diverse dalle garanzie reali finanziarie”. La sensazione è che la differenza fra i due concetti sia sottovalutata a livello regolamentare nazionale.
Il concetto di “property and market rating” Non così per esempio a livello internazionale. Un documento, attualmente in pubblica consultazione, dell’Unece (Evaluation of real estate property and market risk for real estate backed financial products, Unece Real Estate Market Advisory Group, bozza in pubblica consultazione novembre, Ginevra, novembre 2012) sottolinea la fondamentale importanza, per la sostenibilità del mercato finanziario collegato all’immobiliare, di una valutazione del rischio della garanzia ipotecaria concessa. Dal concetto di MLV della metà degli anni 90, ripreso poi dagli accordi di Basilea, si passa al concetto più puntuale di “property and market rating” (Policy Framework for Sustainable Real Estate Markets: Principles and Guidance for the Development of a Country’s Real Estate Sector, Unece Rem, Ginevra, 2010). Questo passaggio è dovuto alla constatazione che l’attuale crisi finanziaria è legata anche alla non corretta rappresentazione del valore, e quindi del rischio, del bene immobile concesso in garanzia e successivamente ceduto, tramite strumenti finanziari strutturati, a terzi. Nell’ambito della finanza globalizzata, il singolo finanziamento ipotecario diventa un “mattoncino” di una costruzione immensa, il cui crollo può comportare gravi conseguenze per l’intero sistema economico.
solito inferiore al valore di mercato e quindi in grado di assorbire le fluttuazioni a breve termine, allo stesso tempo rispecchiandone con precisione il trend a lungo termine di fondo”.
La regolamentazione nazionale In base al MLV la valutazione deve “tenere conto di tutte le circostanze che in futuro potrebbero modificare il valore dell’immobile”, come correttamente citato nella sentenza, e non deve quindi basarsi sulle condizioni del mercato al momento della sua redazione né esprimere un semplice valore di immediato realizzo. In altre parole, non è sufficiente una decurtazione prudenziale del valore dell’immobile basata sull’ipotesi che questo venga venduto all’asta in caso di esecuzione dell’ipoteca. Si deve valutare il valore futuro dell’immobile durante tutto il periodo in cui lo stesso avrà la funzione di garanzia a prescindere da una sua vendita forzosa. Le Istruzioni di Vigilanza definiscono il concetto di “valore del credito ipotecario” nell’ambito delle norme riguardanti i coefficienti di solvibilità, mentre tale concetto non è ripreso nel Titolo V, Capitolo 1 delle stesse, riguardante il credito fondiario. La delibera del Cicr sul credito fondiario risale al 1995 e non tiene conto in alcun modo dell’evoluzione normativa e scientifica in materia. La delibera Cicr fa riferimento, infatti, genericamente al “valore dei beni ipotecati”. Sul punto non fanno del tutto
Avv. Antonio Campagnoli delegato IsIVI al Tavolo UNI GL17 IsIVI - Istituto Italiano di Valutazione Immobiliare www.isivi.it
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Stile
A ogni latitudine, purché siano vacanze Nuovi scorci, alberghi in dimore antiche, ma anche Times Square e lo sci in Cina: come guardare alle festività natalizie con spirito nuovo. Alla ricerca di lusso, charme ed esperienze da raccontare un concetto davvero a tutto tondo, che comprende l’essere cullati e condotti in zone da mille e una notte. È il caso del tour che prevede un viaggio tra Dubai, Oman ed Emirati Arabi. Questa terra è ricca di contrasti: da una parte la modernità estrema, con un lusso a cinque stelle, un fasto per noi occidentali addirittura eccessivo; dall’altra i beduini e i marinai, le antiche moschee. Il deserto con i suoi 40 gradi, ma anche le piste da sci artificiali, grattacieli a perdita d’occhio e grandi acquari. Tutto insieme, in un’unica esperienza di viaggio.
Sciare sì, ma non qui Gli amanti dello sci possono iniziare a spaziare, mentalmente e fisicamente, abbandonare per una volta i comprensori italiani, austriaci, francesi e svizzeri per praticare il loro sport preferito a Yabuli, nella provincia di Heilongjiang, nell’estremo nord-est della Cina. Si tratta della prima stazione sciistica cinese, all’interno di un parco nazionale. Qui si allena la nazionale di sci, qui a disposizione ci sono decine di chilometri di piste. E proprio qui sorge un esclusivo villaggio turistico, che propone, oltre allo sci e allo snowboard, anche il trapezio volante e un esclusivo wellness center. Chi invece volesse rimanere fedele alle nevi italiane, potrebbe organizzare il suo capodanno nel comprensorio sciistico di Plan de Corones – premiato
Una suggestiva immagine della New Year’s Eve Ball a New York
Come dicono gli amanti dei viaggi, “il mondo è troppo piccolo”, le mete sembrano tutte sfruttate, conosciute, abusate. Esisteranno posti nel mondo che vale la pena ancora visitare, nei quali il massimo del confort si abbini alle bellezze naturalistiche, all’ingegno che l’uomo ha espresso nei millenni e che rimane a noi sotto forma di arte, architettura e ingegneria? Certamente sì. Abbiamo scelto di rappresentare qui spaccati di mondo che, nel periodo di Capodanno, si vestono di colori sgargianti per accogliere i turisti. Al di là delle grandi mete classiche, che non mancheranno, siamo andati alla ricerca di località esclusive, nelle quali il turismo di massa non ha ancora preso il sopravvento. Località curiose e strane, per chi davvero non si accontenta e vuole, del mondo, una visione nuova.
Una crociera, per non pensare a nulla Nessun assillo in termini di prenotazione hotel, sistemazione, visite da pianificare. Le grandi compagnie che organizzano crociere fanno del “tutto compreso” 78
Stile
il 31 dicembre, fiaccolata sugli sci e fuochi d’artificio, da godersi magari in uno degli hotel a cinque stelle che circondano il comprensorio.
Alle 23 tutti in piazza La tradizione di festeggiare, insieme a un’intera città, l’arrivo del nuovo anno, ha un senso compiuto solo se ci si trova a New York. La metropoli si veste di luci per accogliere i turisti natalizi. Per chi vuole farsi contagiare dal fascino della Grande Mela, l’appuntamento da non perdere è quello con la “discesa” della sfera illuminata, la “New Year’s Eve Ball”, che accoglie l’arrivo dell’anno nuovo. Una tradizione che risale addirittura al 1907. Per non perdere nemmeno un secondo della festa, basta posizionarsi nella folla attorno a Times Square (oppure scaricare sul telefonino l’omonima app per seguire live la cerimonia).
Il meglio, la luxury collection Non sempre è necessario, per rilassarsi e riposare, affrontare viaggi impegnativi in terre lontane. Vivendo noi nel paese con la concentrazione maggiore di capolavori e bellezze artistiche, è anche possibile studiare una breve vacanza in posti esclusivi e di lusso, sconosciuti ai più, situati sia nelle città, che in territori poco frequentati. Il bello? Dimenticate la classica “sistemazione in hotel”: il genio italiano ha saputo riadattare ad ambiente accogliente strutture antiche, masserie, tonnare, casali di campagna. Obiettivo - far vivere un’esperienza unica - assolutamente riuscito. È il caso per esempio del castello settecentesco Dal Pozzo, a pochi passi dal Lago Maggiore, in Piemonte. O della tonnara Bonagia in Valderice, sulle pendici del Monte Erice (Trapani), che racconta tutti i suoi quattro secoli di storia e offre un’esperienza di ricettività diversa dal solito. E che dire delle masserie pugliesi? In alcune strutture le vasche idromassaggio sono collocate nei trulli; i lettini per il massaggio in chiese sconsacrate. Poco oltre il confine, invece, ritornando a nord, sono molto allettanti le proposte degli hotel a cinque stelle adagiati sul lago di Lugano o su quello di Lucerna, imponenti costruzioni che di notte si trasformano in romantiche dimore.
Sciare in Cina? Yabuli, nella provincia di Heilongjiang, offre tutti i comfort
come miglior comprensorio sul territorio italiano 2012 dalla ricerca “Best Skiresort 2012” - che quest’anno inaugura la nuova pista Ried e che propone, proprio per
Il panorma della tonnara Bonagia, in Valderice 79
Arte
I maestri di Frieze Art Fair L’appuntamento con Frieze Art Fair a Londra quest’anno ha visto il lancio della nuova formula Frieze Masters, riservata all’arte moderna e antica. A Frieze Masters hanno partecipato una novantina di gallerie da 18 paesi L’edizione 2012 di Frieze Art Fair a Londra, che si è tenuta l’11-14 ottobre presso Regent’s Park, ha lanciato la nuova formula di Frieze Masters, ovvero la sezione di arte moderna e antica. In effetti, si è trattato di una scelta azzeccata, visto che sono molti i collezionisti di contemporaneo che apprezzano il moderno e viceversa. A Frieze Masters hanno partecipato una novantina di gallerie molto note da 18 paesi. Sulla bocca di tutti sono state le vendite di due Picasso, a fiera appena aperta: uno comprato per 8,5 milioni di sterline presso la galleria Van de Weghe (“Homme et Femme au Bouquet”, 1970) e l’altro venduto a 9,5 millioni di sterline da Acquavella (“Buste d’Homme”,1969). Altre vendite strabilianti si sono viste da Helly Nahmad, che presentava un Mirò del 1968 a 20 milioni di sterline (“The Sorrowful March Guided by the Flamboyant Bird of the Desert”) e un mobile di Calder del 1975 sui quattro milioni di pound.
Dall’antico al contemporaneo Particolarmente apprezzato anche l’antico: da una coppia di sculture mesopotamiche a 100mila sterline ai maestri della pittura antica come De Ribera, venduto per 1,2 milioni di euro dalla casa spagnola Coll & Cortés. Inoltre ha funzionato bene anche la parte dedicata alle mostre personali, che in alcuni casi si sono vendute in blocco come i lavori di Bruce Nauman dalla galleria
Frieze London 2012 (photograph by Linda Nylind, courtesy of Linda Nylind/ Frieze)
Sperone Westwater per una cifra intorno ai due milioni di dollari. Per il contemporaneo si sono registrate vendite importanti dai soliti grossi nomi come Hauser & Wirth (1,3 milioni di dollari per un Paul McCarthy del 2012), White Cube (500mila sterline per un Damien Hirst del 2012) e Victoria Miro (Yayoi Kusama del 2012 per 500mila dollari). Peraltro, va sottolineato che anche le aste che si sono tenute a Londra nello stesso periodo di Frieze hanno prodotto risultati ottimi per i pezzi in grado di incontrare il gusto dei collezionisti in cerca di opere uniche. Su tutti la performance da record fatta segnare da “Abstraktes Bild (804-4)” di Gerhard Richter (tela che faceva parte della collezione privata della rockstar Eric Clapton, ndr), venduta a un’asta di Sotheby’s per 20 milioni di sterline. Top price per un artista vivente.
Guido Galimberti Opera Art Solutions
Joan Mirò, “The Sorrowful March Guided by Flamboyant Bird of the Desert”, Helly Nahmad Gallery (Frieze Masters 2012, photograph by Linda Nylind, courtesy of Linda Nylind/ Frieze) 80
Arte
www.bancaemercati.com
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