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n. 11 / maggio giugno 2012

editoriale

IlGrecia: piano A e piano B

speciale Social Media

storie di business Cedacri / Bassilichi / Banca Marche

arte

Basel Art Fair 2012: la crisi che non c'era

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Editoriale

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Flash News

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Focus corner • I nuovi miliardari / Didier Le Menestrel di Financière de l’Echiquier

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• Oro: cosa sta succedendo? / Andrea Gentilini di Union Bancaire privée

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• Healthcare, è tempo di M&A / Nathalie Flury di Swiss & Global Asset Management

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• In Cina servono riforme per continuare a crescere / Kristina Sandklef di East Capital

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• Ai mercati serve più chiarezza / Chris Iggo di Axa Investment Managers

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• L'oro e la manipolazione del prezzo: mito o verità? / Doug Casey di Casey Research

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• La cautela è d'obbligo / Thomas Härter e Andrea Ferrante di Swisscantu

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• Il rischio politico impone prudenza / Thomas Härter e Andrea Ferrante di Swisscantu

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News&Eventi • Il ritorno della pressione

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• La gestione Green di UniCredit e iShare

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• La qualità si paga

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• A C-Card la gestione delle carte di credito di Credem

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• Il credito cooperativo contro la crisi

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• Così investono le famiglie italiane

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• Banche e customer experience, si può migliorare

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• Banche e green economy, binomio vincente

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Spot • Oro usato, lingotti, gettoni e monete: da 8853 SpA la guida per convertirli in denaro

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Speciale: Social Media • Social media: l’importante è esserci. Basterà? / Iulm: Guido Di Fraia

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n.11 maggio - giugno 2012

• Un telefono rosso esplora i social media / Direct Line: Barbara Panzeri

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• Così Intesa Sanpaolo accompagna i clienti su FB / Gruppo Intesa Sanpaolo: Peter Caiazzi

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• Banca Mps, “social” ante litteram / Banca Mps: Gabriele Ferrante

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• Tradizionali, ma proiettati verso i nuovi media / Sara Assicurazioni: Marco Brachini

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• L’utente? È trasversale, come i fan della Champions / UniCredit: Silvio Santini

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• La comunicazione è bidirezionale / Webank: Carlo Panella

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• IBL Banca e i fan del cane bassotto / IBL Banca: Simone Lancioni

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Performance

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Carriere

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Storie di business • Cedacri cresce con il facility management

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• Bassilichi: punto di svolta

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• Banca Marche verso lo sportello evoluto

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Stile • Innamorarsi di Lugano, perché sì

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Arte • Basel Art Fair 2012: la crisi che non c’era

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Banca&Mercati è un periodico on line Registrazione presso il Tribunale di Milano, n. 291 del 26/05/2010 Banca&Mercati è una testata di Business Gallery di Andrea Bigi, P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Anno III numero 11 maggio - giugno 2012

Banca&Mercati Blend Tower, Piazza IV Novembre 7 20124 Milano Tel. +39 02 87 34 30 19 Fax +39 02 87 34 44 44 www.bancaemercati.com BG Business Gallery di Andrea Bigi P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Viale Montello 5, 46100 Mantova

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Direttore responsabile Andrea Bigi Testi a cura di Andrea Bigi e Elena Giordano Bellini Grafica e web Carlo Ghelfi per informazioni e segnalazioni info@bancaemercati.com per informazioni commerciali Valeria Rossana Volpe commerciale@bancaemercati.com hanno collaborato Rosaria Barrile, Doug Casey, Andrea Ferrante, Nathalie Flury, Andrea Gentilini, Thomas Härter, Chris Iggo, Didier Le Menestrel, Kristina Sandklef


Uomini e Tecnologie

A servizio del cliente Lavoriamo insieme con passione e determinazione condividendo valori e obiettivi

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Editoriale

Andrea Bigi, direttore di Banca & Mercati

Piano A e piano B Chi avrebbe detto, all’inizio dell’anno, che dei molti e importanti appuntamenti elettorali previsti in tutto il mondo nel 2012 il più decisivo, per l’Italia e l’Eurozona, sarebbero state le elezioni-bis in Grecia del prossimo 17 giugno? In realtà, a gennaio c’era già qualcuno che sosteneva questa tesi, ma si trattava di una minoranza di pessimisti che ipotizzava seriamente la disgregazione dell’Euro. Ora questa minoranza è aumentata, anche a Bruxelles. Nonostante lo scenario macroeconomico non sia cambiato poi di molto da allora a oggi, l’Europa è stata costretta a preparare un piano B che prevede il riassetto dell’Unione dopo l’uscita della Grecia. O forse si tratta ormai del piano A? In effetti, dal punto di vista prettamente economico, l’Eurozona potrebbe sopportare senza colpo ferire l’uscita della Grecia, così come ad esempio quella del Portogallo. Ma dal punto di vista simbolico la tegola che si abbatterebbe sui mercati finanziari sarebbe molto difficilmente attutibile, dando spazio quasi in automatico a nuove, lunghissime settimane di speculazione a tamburo battente su spread e indici di borsa. In altri termini, ciò significherebbe danni da parecchie decine, se non (più probabilmente) centinaia di miliardi di euro per il sistema finanziario europeo, obbligando ancora una volta gli Stati membri, in primis il nostro Paese, a sanguinose manovre di recupero per restare a galla. A questo punto le opzioni per Bruxelles sono due: o si annuncia la disponibilità a rinegoziare gli accordi con Atene, assicurandosi quindi l’appoggio del Parlamento greco qualsiasi siano i risultati elettorali, o si accetta il rischio di subire un colpo durissimo. Come per qualsiasi altra competizione elettorale, il popolo greco si trova di fronte al dilemma fra le proprie autentiche prerogative e una scelta dettata dal realismo. Uno scenario simile a quello che in questi giorni, di converso, stanno prendendo in considerazione i leader dell’Eurozona. Teniamo comunque presente che sempre più spesso, visti i venti di crisi che affliggono le economie mature di tutto il mondo, le elezioni politiche si giocano sulla richiesta di cambiamento che proviene quasi istintivamente dalla gente. Il che significa un handicap di partenza significativo per chi governa. Inoltre, più è grave la situazione del Paese, più è forte

la spinta alla radicalizzazione dell’elettorato. Quasi altrettanto spesso, capita però che chi ha saputo intercettare quella richiesta di cambiamento non sia poi in grado di soddisfare gli auspici dei propri elettori, perpetuando così una sorta di circolo vizioso apparentemente irrisolvibile. In realtà, è la debolezza intrinseca della politica, soprattutto a causa della sua incapacità strutturale di intervenire in maniera incisiva sull’economia, che sta drammaticamente venendo a galla in questi anni di crisi mondiale. E’ un altro effetto della globalizzazione. La sua principale energia propulsiva, ovvero la finanza, ha preso il sopravvento da tempo sull’economia reale, ne guida i trend e le aspettative, ma soprattutto è in grado di aggirare senza troppe difficoltà tempi e modi di reazione della politica. Di qualsiasi politica, e di qualsiasi politico. Ecco perché, di fronte al piano A rappresentato dai propri desideri di cambiamento, che magari potrebbe farti decollare (ma anche più verosimilmente precipitare al suolo), a volte è meglio accontentarsi del pragmatico piano B, quello che perlomeno consente di restare in piedi. Andrea Bigi

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Flash news

Sia lancia la piattaforma e-Convergence Permetterà l’accesso al servizio paneuropeo Mybank di Eba Clearing Permetterà a esercenti e istituzioni finanziarie italiane e straniere di accedere a MyBank, l’iniziativa pan-europea di Eba Clearing per fare acquisti on line pagando direttamente dal proprio home banking. Sia ha lanciato la nuova piattaforma e-Convergence, che avrà il compito di mettere in comunicazione gli esercenti on line e le banche aderenti a MyBank, minimizzando i costi di sviluppo e di gestione delle applicazioni di accesso e i tempi di implementazione, e consentire ai clienti di effettuare pagamenti su Internet in modo semplice e sicuro. In particolare, Eba Clearing ha affidato a Sia la gestione della directory centralizzata che nell’ambito di MyBank contiene le informazioni relative alle banche convenzionate e ne garantisce l’interoperabilità e la raggiungibilità. Per utilizzare MyBank i clienti dei negozi virtuali avranno a disposizione un’apposita icona da cliccare per avviare il pagamento, scegliendo in seguito il proprio istituto di credito e collegandosi direttamente al sistema di home banking. Un’applicazione di Pos virtuale sviluppata da Sia e integrata alla piattaforma e-Convergence consentirà agli esercenti on line di accettare questa modalità innovativa oltre a quelle tradizionali, come carte di credito e PayPal. L’infrastruttura tecnologica di Sia provvederà poi, attraverso un sistema chiamato Routing Service, alla trasmissione delle richieste di pagamento dalla banca dell’esercente verso quella dell’acquirente. Sarà quindi un secondo sistema (Validation Service), una volta elaborate e autorizzate tali richieste, a dialogare con l’applicativo di home banking della banca dell’acquirente. A quel punto il cliente dovrà solo completare il pagamento autenticandosi tramite il proprio account con i codici di sicurezza previsti dalla sua banca ma senza inviare on line ulteriori dati personali e sensibili. Dopo aver verificato importo e

destinatario, la transazione viene eseguita con l’invio di un bonifico a favore del merchant. “Con il lancio di questa infrastruttura tecnologica a supporto di MyBank, ha commentato Nicola Cordone, direttore divisione Financial Institutions e vicedirettore generale Sia, proseguiamo nel nostro percorso di innovazione volto a offrire strumenti di pagamento all’avanguardia in Europa. La nostra consolidata esperienza nei pagamenti elettronici garantisce i massimi livelli di sicurezza nella gestione delle transazioni e può certamente contribuire a incrementare anche i volumi delle operazioni di e-commerce”. Permetterà a esercenti e istituzioni finanziarie italiane e straniere di accedere a MyBank, l’iniziativa pan-europea di Eba Clearing per fare acquisti on line pagando direttamente dal proprio home banking. Sia ha lanciato la nuova piattaforma e-Convergence, che avrà il compito di mettere in comunicazione gli esercenti on line e le banche aderenti a MyBank, minimizzando i costi di sviluppo e di gestione delle applicazioni di accesso e i tempi di implementazione, e consentire ai clienti di effettuare pagamenti su Internet in modo semplice e sicuro. In particolare, Eba Clearing ha affidato a Sia la gestione della directory centralizzata che nell’ambito di MyBank contiene le informazioni relative alle banche convenzionate e ne garantisce l’interoperabilità e la raggiungibilità. Per utilizzare MyBank i clienti dei negozi virtuali avranno a disposizione un’apposita icona da cliccare per avviare il pagamento, scegliendo in seguito il proprio istituto di credito e collegandosi direttamente al sistema di home banking. Un’applicazione di Pos virtuale sviluppata da Sia e integrata alla piattaforma e-Convergence consentirà agli esercenti on line di accettare questa modalità innovativa oltre a quelle tradizionali, come carte di credito e PayPal. L’infrastruttura 8

Nicola Cordone, direttore divisione Financial Institutions e vicedirettore generale Sia

tecnologica di Sia provvederà poi, attraverso un sistema chiamato Routing Service, alla trasmissione delle richieste di pagamento dalla banca dell’esercente verso quella dell’acquirente. Sarà quindi un secondo sistema (Validation Service), una volta elaborate e autorizzate tali richieste, a dialogare con l’applicativo di home banking della banca dell’acquirente. A quel punto il cliente dovrà solo completare il pagamento autenticandosi tramite il proprio account con i codici di sicurezza previsti dalla sua banca ma senza inviare on line ulteriori dati personali e sensibili. Dopo aver verificato importo e destinatario, la transazione viene eseguita con l’invio di un bonifico a favore del merchant. “Con il lancio di questa infrastruttura tecnologica a supporto di MyBank, ha commentato Nicola Cordone, direttore divisione Financial Institutions e vicedirettore generale Sia, proseguiamo nel nostro percorso di innovazione volto a offrire strumenti di pagamento all’avanguardia in Europa. La nostra consolidata esperienza nei pagamenti elettronici garantisce i massimi livelli di sicurezza nella gestione delle transazioni e può certamente contribuire a incrementare anche i volumi delle operazioni di e-commerce”.


Flash news

“Man in the Browser”, l’attacco che automatizza le frodi bancarie Trend Micro segnala la diffusione di un nuovo potente Automatic Transfer System Un recente report di Trend Micro segnala la diffusione di un Automatic Transfer System (Ats) che consente ai cybercriminali di infrangere le moderne misure per la sicurezza dei circuiti bancari, ripulendo i conti correnti delle vittime senza lasciare traccia di alcuna attività illegale. Si tratta di un attacco del tipo “Man in the Browser”, che in pratica non richiede al criminale di essere on line nello stesso momento della sua vittima ed esegue automaticamente un trasferimento di fondi sfruttando le credenziali della vittima stessa, senza che questa ne sia consapevole. Il report, “Automatic Transfer System, a New Cybercrime Tool”, documenta attacchi che hanno colpito istituti bancari che utilizzano misure di sicurezza rafforzate, come ad esempio limiti giornalieri sulle somme trasferibili e autenticazione a due fattori mediante notifiche Sms. La maggior parte degli attacchi si è verificata in Germania, Regno Unito e Italia. “Gli attacchi sono particolarmente preoccupanti, ha dichiarato Gastone Nencini, senior technical manager Trend Micro, dal momento che aggirano i tradizionali metodi di sicurezza adoperati per l’on line banking e anche le misure rafforzate. A causa del modo pressoché impercettibile con cui questo tool Ats modifica i record, occorre utilizzare soluzioni endpoint per evitare infezioni fin dall’inizio o per rilevare la minaccia una volta insinuata all’interno di una macchina. Gli utenti dovrebbero aggiornare anche i loro sistemi per la sicurezza endpoint con una certa frequenza in modo da garantirsi le migliori chance di prevenire questi attacchi”. Il tool Ats colpisce attualmente solo i conti correnti ai quali gli utenti accedono mediante Pc dotati di sistema operativo Windows. A differenza di precedenti tool che interagiscono con i malware SpyEye e ZeuS, il tool non apre pop-up informativi ed esegue automaticamente varie attività come controllare il saldo del conto, impartire ordini di bonifico e modificare le transazioni del conto per nascondere la propria presenza.

Cariparma Crédit Agricole rafforza l’offerta per gli under 28 Il sito interattivo vypclub.it è stato rinnovato e arricchito di nuove funzionalità e collaborazioni. Un accordo con Europ Assistance ha reso disponibile la linea assicurativa Vyp Travel Il Gruppo Cariparma Crédit Agricole ha rinnovato l’offerta di prodotti e servizi dedicati ai giovani under 28 raggruppata sotto il brand “VYP - Very Young Person”. L’offerta comprende il conto corrente, le carte e l’Internet banking e un programma di agevolazioni e sconti extrabancari cui i giovani possono accedere attraverso il sito interattivo vypclub.it. Il sito è stato rinnovato nella grafica e nei contenuti e arricchito di nuove funzionalità e collaborazioni puntando su partner come Apple iTunes, Panasonic e Feltrinelli, che si sono aggiunti ad altri marchi noti come Expedia, Cisalfa, bol e Volagratis. Anche la modalità di fruizione degli sconti e delle offerte riservate è stata modificata: è possibile usufruire di sconti immediati per acquisti on line, sconti maturati e fruibili in modalità cash back (con importo accreditato direttamente sul conto corrente ogni mese) e sconti applicati dai negozi convenzionati

presenti sul territorio nazionale a chi presenta la VYP Card, il pass personale per accedere a tutti i vantaggi VYP che il nuovo sito permette di richiedere e scaricare direttamente on line. Inoltre, grazie a un accordo con Europ Assistance, il Gruppo Cariparma Crédit Agricole ha ampliato la proposta di servizi del conto Vyp con Vyp Travel, linea assicurativa che comprende tre prodotti su misura per i giovani che intendono intraprendere un viaggio di studio, di lavoro o una semplice vacanza. “Media digitali, nuove tecnologie e social network sono una parte fondamentale della vita quotidiana dei giovani, ha dichiarato Nicola Generani, direttore Marketing Retail di Cariparma Crédit Agricole, e diventano quindi sempre più importanti anche nella relazione con la banca. Per questo abbiamo completamente rinnovato il sito VYP, la nostra vetrina dedicata ai giovani, rendendolo interattivo e 9

totalmente integrato con i social media. In più, oltre all’offerta di servizi bancari dedicata al target abbiamo arricchito la nostra proposta di valore con importanti vantaggi extrabancari con più di 40 partner in linea con le esigenze dei giovani e con un servizio di consulenza telefonica gratuita su vari temi di interesse come la consulenza sul lavoro. Un modo nuovo per presentarci ai giovani, un target per noi strategico e su cui il Gruppo Cariparma vuole continuare a investire”.


Flash news

Il software che prenota il bancomat via cellulare Ncr Mobile Cash Withdrawal non richiede l’installazione di hardware aggiuntivo presso l’Atm e funziona con qualsiasi smartphone iOS o Android Permetterà ai consumatori di avviare un’operazione di prelievo di contanti dai propri dispositivi mobili, per poi completarla successivamente presso un qualsiasi sportello automatico eseguendo una semplice scansione di un codice a barre 2D. E’ la principale funzionalità del nuovo software Ncr Mobile Cash Withdrawal. Grazie alla nuova soluzione, che non richiede l’installazione di hardware aggiuntivo presso lo sportello automatico, i consumatori avranno la possibilità di autenticarsi tramite un’applicazione di mobile banking e prenotare una transazione attivando la funzione Ncr Mobile Cash Withdrawal incorporata da qualsiasi smartphone iOS o Android. Il consumatore seleziona anticipatamente la somma di denaro che desidera prelevare e una volta di fronte allo sportello automatico potrà eseguire la scansione del codice a barre 2D sullo schermo dell’Atm e vedersi consegnare la somma prenotata. “Viviamo in un mondo mobile in cui il consumatore si aspetta di poter gestire qualsiasi transazione utilizzando i mezzi più diversi, ha commentato Giovanni Bandi, amministratore delegato di Ncr in Italia. Ncr è da sempre pioniere in una varietà di ambienti multicanale, a partire dall’utilizzo del cellulare come carta d’imbarco da utilizzare per i controlli di sicurezza. Ora Ncr Mobile Cash Withdrawal aiuterà gli istituti finanziari a soddisfare le esigenze dei clienti nel canale mobile proponendo un’esperienza convergente, più rapida e al tempo stesso differenziata”. La soluzione include inoltre una ricevuta elettronica integrata che viene trasferita all’applicazione dell’utente eliminando la necessità della versione stampata e permettendone l’archiviazione per una consultazione successiva.

Da Ubp un nuovo fondo azionario europeo ad alto dividendo Ubam - Europe Equity Dividend + è un comparto della Sicav lussemburghese Ubam Punta a generare rendimenti attraenti e costanti anche in un contesto caratterizzato da forte incertezza come quello attuale. Ubp Asset Management presenta al mercato italiano il nuovo fondo azionario europeo Ubam - Europe Equity Dividend +, comparto della Sicav lussemburghese Ubam che è gestito dal team azionario Europa di Londra della società affiancato da Cristiano Migliorini, specialista quantitativo basato a Ginevra. Il fondo combina un portafoglio concentrato di titoli a capitalizzazione e qualità creditizia elevate a una strategia opzionale che prevede la vendita sistematica di opzioni call su ciascuna delle posizioni in portafoglio. Lo scopo è ridurre la sensibilità del fondo alle oscillazioni di mercato nonché la volatilità connessa con l’investimento sottostante. Ai dividendi forniti dalle azioni sottostanti si sommano quindi i premi incassati dalla vendita delle opzioni, creando un flusso cedolare

Luca Trabattoni, responsabile per l’Italia e il Mediterraneo di Ubp Asset Management

atteso di circa il 10% annuo, corrisposto trimestralmente. “Abbiamo progettato questo fondo, ha detto Scott Meech, coresponsabile del team Azionario Europa di Ubp Asset Management, avendo ben presenti le prospettive 10

d’incertezza del mercato. L’intensa attività di backtest che abbiamo realizzato ci rende ottimisti sulle possibilità di generare rendimenti interessanti anche in uno scenario caratterizzato da scarsa visibilità, grazie alla combinazione tra la stretta focalizzazione su società che dispongono della solidità finanziaria idonea a generare dividendi interessanti e la copertura attraverso l’uso di opzioni. Per converso, un fondo così concepito non è capace di sovraperformare il mercato in ipotesi di forte rialzo dello stesso”. Secondo Luca Trabattoni, responsabile per l’Italia e il Mediterraneo di Ubp Asset Management, “le modalità con cui gli investitori prendono esposizione al mercato azionario devono cambiare. Negli ultimi trent’anni l’attenzione si è concentrata soprattutto sui prezzi delle azioni e sulle relative plusvalenze, mentre nel contesto attuale l’investimento azionario deve guardare al dividendo periodico”.


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CartaSi e Global Blue supportano gli acquisti in valuta Attraverso un dispositivo touchscreen in dotazione agli esercenti Gli stranieri titolari di carte Visa e MasterCard, in visita in Italia, potranno fare acquisti in valuta, con tasso di cambio garantito al momento dell’acquisto, attraverso un dispositivo touchscreen in dotazione agli esercenti. E’ quanto offre il nuovo servizio lanciato da CartaSi e Global Blue con l’obiettivo di incrementare l’utilizzo del servizio di acquisto in valuta (Dcc - Dynamic Currency Choice) e di far crescere ulteriormente lo speso con carte straniere in Italia. L’integrazione di un dispositivo touchescreen sui Pos rende più semplice e immediato usufruire del servizio. In pratica, appena l’esercente inserisce l’importo sul Pos, questo si connette al server Global Blue per ottenere il cambio da applicare: in pochi secondi il dispositivo touchscreen propone al titolare la scelta euro/valuta attraverso due simboli grafici (la bandiera dell’Europa e quella della Nazione del titolare) che, una volta toccati, avviano la transazione. “Abbiamo deciso di lanciare questo nuovo servizio, dice Marco Rizzoli, responsabile Vendite di CartaSi, perché le spese di carte straniere in Italia sono in crescita. Del resto i dati dell’Osservatorio Acquisti CartaSi confermano che, nel 2011, è aumentato del 25,8% l’importo speso da carte straniere nel nostro Paese”. L’accordo tra CartaSi e Global Blue punta a offrire il servizio, in prima battuta, agli esercenti presso i quali è più Andamento delle spese in Italia di acquirenti stranieri consistente la spesa degli stranieri: su tutti, i negozi con carta di credito che commercializzano beni di lusso e prodotti legati al fashion made in Italy, ma non solo. “I dati dell’Osservatorio CartaSi, continua Rizzoli, evidenziano come le categorie merceologiche legate al turismo coprano il 75,8% delle spese straniere in Italia. E’ quindi fondamentale diffondere il servizio anche presso gli alberghi (41,9% della spesa straniera in Italia), i servizi di noleggio (7,9%), e presso tutte le attività commerciali che intendono godere dei vantaggi offerti da questo servizio”.

Il nuovo fondo Pictet sui mercati emergenti Si focalizza sulle azioni che distribuiscono dividendi elevati e sostenibili Pictet Asset Management ha lanciato il fondo PictetEmerging Markets High Dividend, focalizzato sulle azioni dei mercati emergenti che distribuiscono dividendi elevati e sostenibili. Il processo d’investimento del fondo, i cui gestori sono Mark Boulton e Stephen Burrows, ha un orientamento di tipo value e mira a trarre vantaggio dalle opportunità d’investimento nell’universo emerging markets high dividend yield. “Utilizziamo uno scoring di sostenibilità dei dividendi, dice Boulton, e ci avvaliamo dell’analisi fondamentale per avere la certezza di selezionare solo i titoli con livelli di dividendi elevati e sostenibili ed evitare le azioni in cui il tasso di dividendo elevato non è sostenibile a causa delle deboli prospettive della società emittente”. “In un contesto in cui la diversificazione su mercati lontani dall’epicentro dalla crisi europea diventa fondamentale, commenta Luca Di Patrizi, responsabile di Pictet Asset Management in Italia, siamo felici di poter offrire ai nostri partner distributivi un prodotto che permette di acquisire un’esposizione sui mercati azionari emergenti con un livello di volatilità più contenuto rispetto a quanto tipicamente associato a questi mercati. La componente dividendi consente infatti di stabilizzare la performance complessiva del portafoglio”. 11


Flash news

Come cresce la domanda di credito delle imprese Il Barometro Crif conferma il trend positivo degli ultimi tre mesi: +12% a maggio e +3,4% dall’inizio del 2012

Andamento della domanda Imprese ponderata sui giorni lavorativi

Ripartono a doppia cifra i finanziamenti richiesti dalle imprese con un +12% a maggio e un +3,4% dall’inizio del 2012. Lo segnala il Barometro Crif della domanda di credito delle imprese. Si conferma così il trend positivo degli ultimi tre mesi (marzo e aprile avevano segnato entrambi +3%), ma è significativo che per trovare il precedente incremento a doppia cifra occorra risalire fino al settembre 2009, quando l’incremento era stato del +10 per cento. Allo stesso modo, anche la crescita del 3,4% per quanto riguarda la domanda aggregata

di finanziamenti nei primi cinque mesi del 2012 fa segnare un ritorno al segno positivo che non si registrava dal 2009. Analizzando la domanda di credito da parte delle imprese in funzione dell’importo emerge che nei primi cinque mesi del 2012 il 33,6% delle richieste si è concentrato nella fascia fino a 5mila euro (nel 2011 in questa classe si collocava quasi il 44,5% delle richieste), seguite da quelle comprese tra 20 e 50mila euro (21,1% del totale, erano il 17,9% nel 2011) e da quelle oltre i 50mila euro (19,6%, era il 12,7% nel pari periodo 2011) e tra 10 e 20mila euro (17

per cento). Infine, relativamente all’importo medio dei finanziamenti complessivamente richiesti, nei primi cinque mesi del 2012 si è registrato un incremento del +15% rispetto al 2011, assestandosi a 44.082 euro. L’importo medio dei finanziamenti richiesti dalle imprese individuali è stato pari a 23.736 euro contro una media di 57.086 euro richiesti dalle società. “Dopo molti mesi in cui la domanda di finanziamenti dalle imprese è risultata sostanzialmente piatta, commenta Enrico Lodi, Direttore Generale Credit Bureau Services, nell’ultimo trimestre si sono consolidati i primi segnali di ripresa, sintomo che i bisogni di approvvigionamento da parte degli operatori economici stanno cominciando a trovare sfogo. Inoltre, la richiesta di finanziamenti di importo medio superiore rispetto al recente passato potrebbe rappresentare un’ulteriore conferma delle esigenze delle imprese italiane, pur in una fase ancora caratterizzata da una sostanziale debolezza del quadro congiunturale e dall’incertezza sulle prospettive di ripresa”.

Engineering punta sulle soluzioni Aci Worldwide Le soluzioni Aci Issuer e Aci Interchange saranno ottimizzate per piattaforma Unix Engineering, fra i principali system integrator e outsourcer italiani, ha ampliato la collaborazione con Aci Worldwide per lo sviluppo di un nuovo progetto che riguarda l’emissione di un milione di carte prepagate per acquisti on line. Grazie al nuovo accordo, Engineering ha deciso di ottimizzare le soluzioni Aci Issuer e Aci Interchange relative all’emissione di carte di credito e servizi di processing per piattaforma Unix, in modo da emettere carte prepagate per i nuovi clienti in modo più efficiente e a un minor costo. “Basare Aci Issuer su piattaforma Unix, ha affermato Paolo Olivieri, project manager di Engineering, ci premette di avere un sistema più efficiente e a un minor costo, per ampliare i nostri servizi di processing di carte prepagate. Avendo maturato una notevole esperienza con la soluzione Aci Issuer in ambiente mainframe, ci sentiamo pronti a migrare verso Unix come nuova piattaforma. Sono sicuro che continueremo a ottenere ottimi risultati, come abbiamo fatto fino a oggi, e il nuovo sistema ci permetterà di supportare i nuovi clienti e di controllare i nostri costi operativi”. 12


Flash news

Ue, i consumi sono in stagnazione Secondo il rapporto di Visa Europe “EU Consumer Spending Barometer” si tratta del secondo trimestre consecutivo con consumi in calo

Visa Europe- EU Consumer Spending Barometer & Household Expenditure

I volumi di spesa per i consumi in Unione Europea registrano una contrazione nel primo trimestre 2012, riportando una perdita dello 0,2% del totale dei 27 paesi dell’Ue rispetto al 2011. Si tratta del secondo trimestre consecutivo di stagnazione dei consumi e del risultato più debole da quando, verso la fine del 2009, l’Ue ha iniziato il recupero dalla recessione. Lo segnala il rapporto di Visa Europe “EU Consumer Spending Barometer”, che aggiunge comunque che 15 stati membri

rilevano una crescita dei consumi. Per quanto riguarda le maggiori economie dell’Unione, la Francia registra una crescita anno su anno del 2%, mentre Germania e Italia registrano un calo rispettivamente dell’1% e dell’1,2%, e il Regno Unito fa segnare un -0,1 per cento. I paesi più colpiti dalla crisi del debito continuano a registrare i peggiori risultati: la Grecia riporta il risultato peggiore (-12,7%), mentre Irlanda e Portogallo continuano la discesa con -5,1% e -4,1% rispettivamente. In controtendenza, e in linea

con i recenti risultati, il tasso di crescita della spesa per i consumi nell’Europa Orientale è ancora una volta in rialzo con dato percentuale a due cifre per Lituania e Slovenia, mentre Estonia, Lettonia, Polonia e Slovacchia registrano tutti robusti incrementi di spesa. Inoltre nel primo trimestre 2012, con l’eccezione della Lettonia, tutti i paesi dell’area orientale della Ue registrano i più elevati aumenti di spesa rispetto a quelli del precedente trimestre. “Sebbene la maggior parte dei paesi Ue abbia registrato una crescita dei consumi nel primo trimestre del 2012, dichiara Philip Symes, chief financial officer di Visa Europe, il trend generale è quello di un rallentamento della spesa. Un secondo trimestre senza crescita evidenzia le pressioni che i consumatori stanno vivendo attualmente, ma il quadro che emerge è quello di significative divergenze nello scenario economico dei singoli stati dell’Unione Europea”.

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Flash news

Da Ubi Pramerica Sgr due nuovi comparti di Ubi Sicav Si tratta dei due comparti obbligazionari Ubi Sicav Focus Italia e Ubi Sicav Cedola Mercati Emergenti

Andrea Pennacchia, direttore generale di Ubi Pramerica Sgr

Ubi Pramerica Sgr distribuisce due nuovi comparti di Ubi Sicav: Ubi Sicav Focus Italia e Ubi Sicav Cedola Mercati Emergenti. Il primo è un comparto obbligazionario che investirà principalmente in titoli governativi italiani e in obbligazioni societarie di emittenti italiani e si propone come soluzione

alternativa rispetto all’investimento in singoli titoli obbligazionari. Oltre a garantire diversificazione e accessibilità anche a strumenti tipicamente preclusi ai singoli risparmiatori, grazie alla gestione attiva di Ubi Pramerica punta a ottimizzare il profilo di rischio/ rendimento del portafoglio e ottenere un posizionamento migliore sulla curva dei tassi, contrastando così i rischi di tasso, reinvestimento e inflazione. “In aggiunta a tutto ciò, continua Andrea Pennacchia, direttore generale di Ubi Pramerica, il nuovo comparto prevede una cedola semestrale minima dell’1,5% per i primi quattro anni, calcolata sul capitale iniziale, e consente di mantenere l’aliquota fiscale del 12,50% per buona parte del portafoglio, in considerazione della sua composizione”. Il secondo è invece un comparto obbligazionario che investirà in titoli a reddito fisso di paesi emergenti, denominati in valute locali, e in valute dei

paesi emergenti. Offre ai clienti una strategia attiva sui mercati obbligazionari e permette all’investitore di beneficiare del possibile apprezzamento delle valute locali per mezzo dei cambi aperti. Distribuisce una cedola annuale minima del 4,5% per quattro anni, calcolata sul capitale iniziale, e ha un orizzonte d’investimento di medio/lungo termine. “Le obbligazioni dei mercati emergenti, sottolinea Suzanne Rohe, vicedirettore generale e direttore commerciale di Ubi Pramerica, hanno un profilo rischio/rendimento medio-alto e mostrano una bassa correlazione con le altre attività finanziarie. Questo comparto costituisce, quindi, un ottimo strumento di diversificazione del portafoglio complessivo del cliente pur rimanendo comunque rivolto a investitori con un’adeguata tolleranza alla volatilità, in parte legata all’esposizione alle valute locali”.

Il nuovo fondo Pictet sui mercati emergenti Si focalizza sulle azioni che distribuiscono dividendi elevati e sostenibili Pictet Asset Management ha lanciato il fondo Pictet-Emerging Markets High Dividend, focalizzato sulle azioni dei mercati emergenti che distribuiscono dividendi elevati e sostenibili. Il processo d’investimento del fondo, i cui gestori sono Mark Boulton e Stephen Burrows, ha un orientamento di tipo value e mira a trarre vantaggio dalle opportunità d’investimento nell’universo emerging markets high dividend yield. “Utilizziamo uno scoring di sostenibilità dei dividendi, dice Boulton, e ci avvaliamo dell’analisi fondamentale per avere la certezza di selezionare solo i titoli con livelli di dividendi elevati e sostenibili ed evitare le azioni in cui il tasso di dividendo elevato non è sostenibile a causa delle deboli prospettive della società emittente”. “In un contesto in cui la

diversificazione su mercati lontani dall’epicentro dalla crisi europea diventa fondamentale, commenta Luca Di Patrizi, responsabile di Pictet Asset Management in Italia, siamo felici di poter offrire ai nostri partner distributivi un prodotto che permette di acquisire 14

un’esposizione sui mercati azionari emergenti con un livello di volatilità più contenuto rispetto a quanto tipicamente associato a questi mercati. La componente dividendi consente infatti di stabilizzare la performance complessiva del portafoglio”.


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Focus corner

I nuovi miliardari Mentre l’Europa arranca, nel mondo la classe media dovrebbe aumentare di più di un miliardo di individui entro il 2020, e di oltre tre miliardi entro il 2030. Una crescita tanto eccezionale non può non rappresentare un fattore di primo piano dal punto di vista dell’investitore

Didier Le Menestrel, presidente di Financière de l’Echiquier

La crisi economica colpisce in pieno le “classi medie” europee. Disoccupazione elevata, potere di acquisto depresso, crescita asfittica, delocalizzazioni… le loro difficoltà costituiscono una sfida notevole per i governi dell’Eurozona. Alcuni arrivano addirittura a evocare la scomparsa della classe media, come conseguenza di una globalizzazione che l’avrebbe fatta evolvere verso la classe superiore oppure regredire verso la cosiddetta classe popolare (Christophe Guilluy, “Fractures françaises”).

Il boom della classe media Questa realtà locale maschera invece una realtà mondiale ben diversa: a livello planetario, infatti, il numero di individui che compongono la “classe media” dovrebbe aumentare di più di un miliardo entro il 2020 e di oltre tre miliardi entro il 2030. Una crescita tanto eccezionale non può non rappresentare un fattore di primo piano dal punto di vista dell’investitore. In base allo studio dell’Institute for Securities Studies (“Global Trends 2030 - Citizens in an Interconnected and Polycentric World”, marzo 2012), i prossimi vent’anni saranno caratterizzati da veri e propri terremoti demografici. Mentre già sappiamo che nel 2030 la popolazione indiana sorpasserà, con più di 1,5 miliardi di abitanti, quella cinese per 130 milioni di individui, sarà la struttura stessa della popolazione mondiale a subire una vera e propria rivoluzione. Il miglioramento generale del tenore di vita sarà particolarmente spettacolare in Asia, continente per il quale la ricerca annuncia un’esplosione delle “classi medie” che raggiungeranno 3,2 miliardi di persone. In Africa o in Medio Oriente, i tassi di crescita (inferiori a quelli dell’Asia) faranno sognare i nostri dirigenti europei, mentre tra poco meno di due decenni la classe media del Sud America conterà più di 300 milioni di individui, tanti quanti quelli di tutto il Nord America.

servono più di un miliardo di clienti nel mondo. L’Oréal, Procter & Gamble, Nestlé o Coca-Cola hanno sviluppato nel tempo una gamma di prodotti declinabili sia sul piano locale che su quello globale. Nessun dubbio che questi “super leader” siano pronti ad approfittare dell’espansione delle “classi medie”. L’accelerazione della Storia fa sì che siano già disponibili nuovi strumenti per raggiungere ancora più rapidamente questi miliardi di nuovi consumatori. Facebook, creato appena otto anni fa, conta già un miliardo di utenti e permette ai marchi di avvicinarsi ulteriormente ai propri clienti: Coca-Cola vanta 41 milioni di fan nella sua pagina mentre Danette (gruppo Danone) ha 1,2 milioni di aficionados… Non è un caso che queste aziende dal potenziale planetario e miliardario figurino tra le scelte di investimento dei nostri fondi e in particolare di Echiquier Global! Nel momento in cui ritorna in auge in Europa il tema di come stimolare la nostra debole crescita, ricordiamoci che queste aziende hanno deciso già molto tempo fa di andare a scovare nuovi clienti a livello planetario. Il mondo è in crescita, non dimentichiamolo!

Inseguire la crescita nel mondo Ecco allora che la globalizzazione, tanto deplorata dalle nostre parti, è un beneficio per le popolazioni del mondo emergente. Un miglior accesso all’istruzione e al sapere deve in particolare permettere una riduzione della popolazione analfabeta nel mondo (10% nel 2030 vs 27% nel 1990). L’accesso all’informazione attraverso la generalizzazione di internet (un abitante del pianeta su due sarà collegato al web tra vent’anni) sarà naturalmente un vettore importante di questa evoluzione. E allora come si può approfittare di questo boom? Le Figaro, in un recente articolo (“Ces sociétés qui comptent plus d’un milliard de clients”, Le Figaro 25/04/2012), pone l’accento sulle aziende di prodotti di largo consumo che 16


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Oro: cosa sta succedendo? Nonostante l’oro abbia riportato rendimenti inferiori allo S&P 500 per due trimestri consecutivi, i suoi fondamentali non sono cambiati. Anzi, è lecito attendersi che il suo prezzo possa salire oltre i 2mila dollari l’oncia nei prossimi dodici mesi

Andrea Gentilini, senior Portfolio manager di Union Bancaire Privée

L’oro ha riportato un rendimento inferiore all’indice S&P 500 per il secondo trimestre consecutivo, portando gli investitori a preferire il mercato azionario e a mettere in dubbio la tesi sull’investimento nel metallo giallo. Cosa sta succedendo e cosa è probabile che succederà in futuro? Dato che i fondamentali per l’oro non sono cambiati, ci aspettiamo che il suo prezzo possa salire oltre i 2mila dollari all’oncia nei prossimi dodici mesi. Il recente andamento del mercato azionario potrebbe rivelarsi positivo per l’oro. Ci sono state solo tre occasioni dall’inizio del secolo (e tutte negli ultimi tre anni), nelle quali l’indice S&P 500 ha riportato rendimenti a due cifre per due trimestri consecutivi, come è appena avvenuto. Negli ultimi due casi, l’oro ha poi registrato una performance positiva per i tre trimestri successivi, sovraperformando il mercato azionario in due dei tre seguenti trimestri.

2011. La domanda di oro del paese resterà probabilmente robusta, data la continua mancanza di alternative di investimento. La crisi irrisolta nell’Area Euro ha continuato a rafforzare il dollaro, pesando quindi sul prezzo dell’oro. Un sondaggio pubblicato recentemente su 54 banche centrali, che rappresentano complessivamente il 49% delle riserve globali, ha evidenziato che oltre un terzo degli intervistati ritiene che il futuro dell’euro come valuta di riserva sia a rischio. Al contrario, l’81% degli intervistati ha dichiarato o di aver aumentato l’esposizione sul dollaro o di non aver modificato la propria posizione. Tra gli aspetti positivi per i metalli preziosi, il 70% degli intervistati considera l’oro più interessante persino rispetto al 2010.

Il peso di India e Cina In particolare, nell’ultimo trimestre India e Cina sono state assenti sul mercato e ciò ha contribuito ad indebolirne il prezzo. Dopo aver aumentato i dazi di importazione per l’oro, le autorità per la regolamentazione indiane hanno annunciato l’introduzione di ulteriori aumenti delle imposte doganali, l’introduzione di un’imposta di consumo e la riduzione della quantità massima di oro che potrà essere acquistata senza l’applicazione di dazi di importazione. Se l’aumento delle imposte di importazione potrebbe essere preoccupante per la domanda di oro, sono però le altre due proposte a generare più agitazione (sui mercati). Per poter ottemperare alle nuove norme, i gioiellieri dovranno sopportare un onere amministrativo molto più alto, con la conseguente riduzione della loro redditività. Di conseguenza, i gioiellieri indiani hanno indetto uno sciopero durante uno dei periodi più critici per la domanda interna di oro (prima del festival di Akshaya Tritiya). Il ministro delle Finanze ha accettato così di riesaminare la proposta di legge. Agli inizi di maggio si dovrebbe giungere a una decisione. Se le autorità rivedranno l’accisa e i dazi di importazione, gli investitori dovrebbero attendersi un’impennata della domanda sui mercati, un fattore positivo per l’oro. Se invece le autorità ridurranno il dazio, ci aspettiamo che la domanda resterà in sospeso fino all’entrata in vigore di un’imposta ridotta. Allo stesso modo si è registrata una significativa diminuzione della domanda cinese. Mentre la richiesta di lingotti fisici è cresciuta del 40% su base annua nel 2011, le importazioni di oro da Hong Kong hanno registrato una forte flessione nel primo trimestre di quest’anno. I compratori cinesi hanno ridotto gli acquisti, perché si prevede che l’inflazione resterà al di sotto del 4% nel 2012 rispetto al 5,4% del 17


Focus corner

Healthcare, è tempo di M&A Il settore sanitario, immeritatamente evitato dagli investitori per diversi anni, oggi può essere considerato una delle opportunità di investimento più interessanti. Le valutazioni si aggirano ancora intorno ai minimi storici, mentre le prospettive di crescita appaiono eccellenti

Nathalie Flury, gestore del JB Health Opportunities Fund di Swiss & Global Asset Management

Il flusso di notizie non accenna a interrompersi. Glaxo Smith Kline ha recentemente lanciato un’offerta d’acquisto non favorevole per la società del settore biotecnologico Human Genome, Novartis ha rafforzato la sua posizione nel comparto dei farmaci generici con l’acquisizione di Fougera Pharmaceuticals, mentre Roche ha intenzione di acquistare Illumina. L’attività globale di acquisizione e riorganizzazione societaria (M&A) ha registrato una ripresa nel 2011 e, se si tiene conto del numero e delle dimensioni delle transazioni già annunciate nelle prime settimane di gennaio, nel 2012 potrebbe essere stabilito un nuovo record. Nel corso del 2011, secondo i dati forniti da Bloomberg, sono stati destinati in totale 211 miliardi di dollari per finanziare operazioni di M&A di società operanti nel settore dell’healthcare. Per quanto riguarda il valore totale delle transazioni, quello registrato nel 2011 è stato il terzo più elevato dal 2000. Negli ultimi dieci anni il mercato del M&A nel settore healthcare ha generato circa 2000 transazioni l’anno, per un valore medio di circa 100 milioni di dollari.

media del mercato. Un dollaro investito nel 1990 ha prodotto un rendimento del 10,2% ogni anno, ossia due interi punti percentuali in più rispetto al mercato globale. Noi vediamo questa eccellente performance di investimento nel contesto della generazione di un forte flusso di cassa, alimentato dall’innovazione di prodotti e processi in tutti i segmenti del settore. Il settore healthcare non è soltanto un settore d’investimento difensivo: offre possibilità di crescita sostenibile a lungo termine che continuerà a tradursi in eccellenti ritorni sugli investimenti.

I fattori di crescita Prevediamo che la dinamica dell’attività di M&A mantenga la propria solidità negli anni a venire, sostenuta dagli stessi fattori sui quali si fondano le prospettive di crescita nel settore: dati demografici, mercati emergenti e innovazione. Le società che saranno in grado di trarre vantaggio da questi trend sono quelle che possono vantare uno o più dei seguenti asset: forte innovazione, presenza globale, forte riconoscimento del marchio, solida base clienti e bassi costi di produzione. Poiché questi fattori di successo non possono essere sviluppati interamente in modo organico, l’attività di M&A continuerà a svolgere un ruolo essenziale nel plasmare le aziende del settore healthcare. Nonostante la situazione economica stagnante e un’accresciuta volatilità del mercato, riteniamo pertanto che le prospettive dell’attività di M&A rimangano promettenti come non mai, grazie anche al supporto di un saldo di cassa elevato e di condizioni finanziarie favorevoli. Perché investire nel settore Il settore sanitario, immeritatamente evitato dagli investitori per diversi anni, può essere considerato oggi una delle opportunità di investimento più interessanti. Le valutazioni si aggirano ancora intorno ai minimi storici, mentre le prospettive di crescita appaiono eccellenti. I ritorni di investimento registrati negli ultimi venti, dieci e cinque anni sono stati costantemente al di sopra della 18


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In Cina servono riforme per continuare a crescere Grazie al traino della costante crescita economica e del crescente benessere, la Cina può riuscire a intraprendere un cammino di riforme dolorose ma necessarie per agevolare lo sviluppo del Paese

Kristina Sandklef, macroeconomista Asia di East Capital

A fine aprile il premier cinese Wen Jiabao ha visitato la Svezia, in quanto la sua tabella di marcia prevedeva la partecipazione alla conferenza sullo sviluppo sostenibile Stockholm +40. Lo sviluppo sostenibile sarà altresì una priorità nell’agenda del premier Wen una volta tornato in Cina, soprattutto considerando che il paese sta affrontando numerose sfide per proseguire nella crescita economica ed evitare la stagnazione. Comunque in questo momento la Cina è ancora lontana dalla paralisi, nonostante abbia registrato una crescita “soltanto” dell’8,1% nel primo trimestre. Il rallentamento dell’economia cinese se non altro è indicativo del suo livello di crescita senza il rischio di surriscaldamento. Allo stesso tempo , sta proseguendo più rapidamente del previsto il processo di transizione della Cina verso un’economia maggiormente basata sui consumi.

potere di acquisto supererà quello degli Stati Uniti entro il 2016. In realtà, si tratta di un risultato che uno studio cino/svedese in collaborazione col ricercatore economico Christer Ljungwall ha mostrato sarebbe già stato grosso modo raggiunto nel 2009, quando nei calcoli precedenti del Pil era stato sottovalutato il settore dei servizi.

Il pragmatismo cinese Cosa significa quindi per noi l’accresciuta forza economica della Cina? Spesso affermo che dovremmo avere tutti una strategia sulla Cina, sia riguardo gli investimenti nei fondi pensione, che nell’imparare la lingua o nell’inserire la Cina nei piani strategici. Una strategia potrebbe essere quella di saperne di più sulla Cina per essere in grado di formulare un giudizio e sfruttare le potenzialità che essa offre, in entrambi i casi per creare un mercato e per quanto concerne gli investimenti cinesi in Europa. Un’altra strategia potrebbe essere quella di nascondere la testa sotto la sabbia e perdere questa opportunità. Sebbene la Cina si trovi di fronte a sfide impegnative relativamente al suo persistente sviluppo economico, non è improbabile che il paese sarà in grado di superarle. Una delle forze trainanti del paese è la costante crescita economica e un maggiore benessere, il che rende probabile anche l’introduzione di riforme dolorose. Inoltre, le recenti turbolenze politiche in Cina potrebbero probabilmente aprire la strada alle riforme, incluse le riforme politiche che lo stesso Wen Jiabao ha auspicato in numerose occasioni, ma anche un miglioramento del sistema legale e una maggiore libertà di stampa che limiti la diffusione di voci e pettegolezzi tra i social media. Dopo ogni grave crisi politica, la Cina è solitamente stata costretta a intraprendere cambiamenti radicali e probabilmente sarà così anche questa volta. Non possiamo aspettarci una veloce rivoluzione di qualche tipo, ma quando tra dieci anni riguarderemo alla Cina è probabile che il paese sarà drammaticamente cambiato.

Un percorso difficile A inizio marzo, la Banca Mondiale ha presentato un rapporto sulla Cina nel 2030, scritto in collaborazione con un istituto di ricerca cinese vicino al consiglio di stato cinese. Il rapporto elenca una serie di riforme che devono essere adottate per consentire alla Cina di continuare a crescere ed evitare quella che si può definire la trappola del medio reddito, già sperimentata da molti paesi in via di sviluppo caduti in una fase di stagnazione economica dopo un periodo di rapida crescita. Vale la pena di notare che molte delle proposte avanzate nel rapporto fanno già parte del 12° piano quinquennale dell’anno scorso, mentre altre sono già state scartate tempo fa, come i massicci investimenti in ricerca e sviluppo. Molte delle riforme saranno difficili da adottare. Per esempio, il piano suggerisce una radicale riorganizzazione delle società statali che devono adeguarsi al mercato; una sfida impegnativa, poiché molte delle grandi società statali sono gestite da dirigenti con forti legami con l’elite del partito, o i “principini”, ovvero i figli dei leader di partito. Il caso del “principino” Bo Xilai servirà nella migliore delle ipotesi a fermare l’ascesa dei principini in futuro, soprattutto se la Cina comincerà a liberalizzare seriamente il sistema bancario affinché le società private con un maggiore potenziale di crescita possano accedere con più facilità al credito. Nonostante i rapporti su come stia rallentamento l’economia cinese, non ci sono segnali di un hard landing e del resto non è neppure su questo che dovremmo concentrarci. Dovremmo invece prepararci seriamente su come gestire la Cina nel momento in cui sarà a tutti gli effetti la più grande economia al mondo. In base alle previsioni dell’Fmi, il Pil della Cina in termini di parità del 19


Focus corner

Ai mercati serve più chiarezza E’ difficile credere che il resto dell’Europa starà a guardare mentre la Grecia collassa, considerati i potenziali rischi sociali e politici associati a una simile eventualità. E’ tuttavia altrettanto difficile prevedere che la Grecia possa continuare a ricevere finanziamenti senza tenere fede ai propri obblighi verso il resto dell’Unione

Chris Iggo, chief investment officer Global Fixed Income di Axa Investment Managers

I mercati hanno reagito negativamente ai recenti eventi politici in Europa che hanno riacceso le incertezze riguardo alle modalità di risoluzione della crisi del debito sovrano nel Vecchio Continente. Negli ultimi mesi, il cambio di governo in Spagna, la vittoria del candidato socialista François Hollande in Francia e le inconcludenti elezioni generali in Grecia hanno creato dubbi sul fatto che l’austerità fiscale prevista dall’accordo di “fiscal compact” raggiunto nel dicembre 2011 sia la strada giusta da intraprendere per risolvere la crisi del debito. E’ diventato meno chiaro se gli obiettivi di riduzione del deficit dei governi saranno raggiunti in tempo, se verranno eseguite le pianificate riforme strutturali e se la “unità” politica creata a dicembre riuscirà a resistere a fronte della crescente domanda di allentamento delle misure di austerity e di nuove politiche di crescita economica. La crescente incertezza ha comportato un incremento dei premi di rischio del credito sovrano in Europa. Lo spread tra i titoli di Stato tedeschi e quelli spagnoli è salito a quasi 500bp dopo i soli 300bp del 1°T, quando i mercati avevano beneficiato della massiccia operazione repo di lungo termine della Bce. Lo spread sui titoli di Stato italiani ha seguito un percorso analogo, mentre si sono ampliati gli spread sul debito delle banche europee, le azioni europee hanno sottoperformato e l’euro ha perso terreno contro il dollaro Usa, la sterlina e lo yen giapponese sui mercati di cambio. Anche se le banche hanno cercato di ridurre i propri debiti, restano significativamente esposte al debito sovrano e al deterioramento della qualità degli asset in molte parti d’Europa nel caso in cui il clima economico dovesse peggiorare. Mentre i valori dei Tier 1 Capital ratio sono saliti, il pricing del debito bancario indica che, in extremis, le azioni e gli utili trattenuti potrebbero non essere sufficienti a coprire eventuali perdite derivanti da un’importante crisi dei pagamenti sovrani o bancari.

tagli alla spesa pubblica - il che comporterebbe la possibile interruzione dei pagamenti ai dipendenti pubblici, ai pensionati e ad altri destinatari della previdenza sociale, oltre che ai fornitori del settore pubblico. In Grecia l’attività economica crollerebbe. Tuttavia, se la Grecia resterà o meno nell’Ue dipenderà da ciò che la Bce è disposta a fare in merito. Potrebbe continuare a fornire liquidità alle banche elleniche, consentendo così un minimo funzionamento dell’economia. Ma in definitiva la decisione sarà soprattutto politica e, forse, i leader dell’Unione decideranno - spazientiti - d’impedire che la Bce fornisca altra liquidità. L’uscita della Grecia quindi ha maggiori probabilità di verificarsi oggi rispetto a prima delle elezioni.

Le opzioni per la Ue Le conseguenze di un simile evento sono difficili da quantificare. E’ possibile che si verifichi un default sui debiti nei confronti dell’Ue e della Bce e delle rimanenti obbligazioni greche ancora detenute dal settore privato (principalmente banche greche). Inoltre altri paesi periferici potrebbero subire il contagio, in particolare Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia. Nel breve termine, infine, i recenti trend di spread, rischio bancario ed Euro potrebbero accelerare. Tuttavia, bisogna evidenziare che l’eventuale uscita della Grecia dall’euro è una decisione che dipende essenzialmente dalle autorità politiche del Paese e da come queste ultime riterranno di dover rispondere alle necessità e alle aspirazioni della popolazione locale. L’Ue sanzionerà un’uscita ellenica unicamente se dovesse apparire evidente che la Grecia non è pronta a rispettare i termini del programma. Tuttavia, un simile evento potrebbe scatenare l’inizio di una nuova fase della crisi, a seconda della reazione dei governi degli altri Paesi. Nel caso in cui i governi di altri Paesi periferici dovessero ribadire il proprio impegno verso le riforme - e si sono tutti dimostrati più volenterosi in termini di sforzi per raggiungere gli obiettivi fiscali - allora la troika potrebbe in realtà mobilitare ancora il suo firewall per finanziare governi e sistemi bancari in quel che rimane dell’Area Euro. La Bce potrebbe ancora fornire finanziamenti di lungo periodo alle banche, ripristinare gli acquisti di titoli di Stato europei sul mercato secondario e tagliare i tassi d’interesse. Un tale scenario potrebbe inoltre porre una maggiore enfasi sulle politiche orientate alla crescita e sull’uso di alcuni dei fondi strutturali dell’Ue per finanziare la creazione di posti di lavoro e progetti d’infrastrutture. In conseguenza, gli spread di rischio si ridurrebbero drasticamente. Le azioni europee migliorerebbero e i rendimenti sui titoli

I timori sulla Grecia La Grecia è ritornata al centro delle preoccupazioni sia dei mercati sia delle autorità politiche. Il risultato inconcludente delle elezioni greche il 6 maggio ha reso più realistico lo scenario di un’interruzione o sospensione del programma di salvataggio del Paese. La mancanza di un governo credibile o l’elezione di un governo anti-Ue in seguito a un secondo ritorno alle urne potrebbe implicare l’incapacità di Atene di proseguire con le riforme strutturali e fiscali e indurre la troika (Ue, Fmi e Bce) a sospendere i pagamenti alla Grecia. Il governo si troverebbe quindi a dover coprire rapidamente il deficit di bilancio con drastici 20


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E’ probabile che i mercati rispondano positivamente a un variazione del policy mix austerity/crescita se questo riduce il “rischio d’implementazione” della correzione fiscale. Il problema al momento è che per alcuni Paesi sarà praticamente impossibile raggiungere gli obiettivi concordati di riduzione del deficit, quando la crescita del Pil è così fiacca e la Bce è ancora più “falco” della Fed o della Banca d’Inghilterra. Pertanto, un’estensione del periodo temporale entro il quale consentire ai governi di ridurre il deficit potrebbe in realtà comportare una riduzione dei rendimenti sul debito sovrano - in un certo senso contro-intuitivamente - poiché gli investitori considererebbero maggiori le probabilità di un ripristino della stabilità fiscale in presenza di una certa crescita e di tabelle di marcia meno draconiane per l’irrigidimento fiscale

di Stato core salirebbero. Un’altra considerazione è che i Paesi creditori potrebbero essere meno motivati a fornire ulteriore sostegno ai restanti membri dell’Ue, a causa delle pressioni derivanti dai loro stessi elettori. Questa è un’altra eventualità.

Giappone e Regno Unito hanno toccato minimi storici, che gli indici Cds hanno ampliato (non aiutati dalle perdite di trading di JP Morgan). Le valorizzazioni sono estreme, ma sarà necessario che si verifichino alcuni eventi per invertire i recenti trend. Sul fronte macro, lo scenario già fragile per la debole crescita globale, con divergenze regionali significative, è a rischio a causa della costante reticenza di consumatori, investitori e imprese ad abbandonare un atteggiamento di estrema cautela. E’ stato incoraggiante osservare una crescita del Pil tedesco all’1,7%, mentre la crescita del Pil dell’intera Area Euro nel 1°T è stata pari a zero. La Germania può fare molto per sostenere la crescita nella regione, ma non può portare avanti l’Europa da sola, dovendosi inoltre preoccupare della forza dell’economia cinese e di quella statunitense; anche la crescita tedesca è a rischio fino a quando non ci sarà un miglioramento della fiducia. E’ difficile credere che il resto dell’Europa starà a guardare mentre la Grecia collassa, considerati i potenziali rischi sociali e politici associati a una simile eventualità. E’ tuttavia altrettanto difficile prevedere che la Grecia possa continuare a ricevere finanziamenti senza tenere fede ai propri obblighi verso il resto dell’Unione. E’ ancora possibile che la Grecia riesca in qualche modo a cavarsela, ma per fare ciò è necessario che venga eletto un governo il prima possibile. I mercati hanno bisogno di maggiore chiarezza.

La reazione dei mercati E’ probabile che i mercati rispondano positivamente a un variazione del policy mix austerity/crescita se questo riduce il “rischio d’implementazione” della correzione fiscale. Il problema al momento è che per alcuni Paesi sarà praticamente impossibile raggiungere gli obiettivi concordati di riduzione del deficit, quando la crescita del Pil è così fiacca e la Bce è ancora più “falco” della Fed o della Banca d’Inghilterra. Pertanto, un’estensione del periodo temporale entro il quale consentire ai governi di ridurre il deficit potrebbe in realtà comportare una riduzione dei rendimenti sul debito sovrano - in un certo senso contro-intuitivamente - poiché gli investitori considererebbero maggiori le probabilità di un ripristino della stabilità fiscale in presenza di una certa crescita e di tabelle di marcia meno draconiane per l’irrigidimento fiscale. Dal punto di vista del mercato obbligazionario, tali questioni prevalgono su qualunque altra. I Treasury Usa, i Bund tedeschi, i rendimenti obbligazionari di 21


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L’oro e la manipolazione del prezzo: mito o verità? Cosa c’è di vero, e soprattutto di sensato dal punto di vista squisitamente economico, nella “ipotesi di complotto” da più parti sostenuta circa la manipolazione del prezzo dell’oro e dell’argento sul mercato?

Doug Casey, chairman di Casey Research

Da anni si legge da diverse fonti che il prezzo dell’oro e dell’argento sono manipolati da attori non precisamente identificati. L’affermazione di per sé non è irragionevole, perché è certamente vero che chi detiene il potere monetario non gradisce stare a guardare mentre il prezzo dell’oro sale vertiginosamente, un evento che sarebbe un campanello d’allarme che porterebbe il panico in tutto il mondo e spingerebbe ad uscire dal dollaro. Coloro che credono nella teoria della manipolazione dell’oro ritengono infatti che il Tesoro americano sia il protagonista di tale progetto, con la complicità di alcune bullion bank che commerciano i metalli con regolarità. L’affermazione è rafforzata dal fatto che i governi in generale, e in particolare quello degli Stati Uniti, intervengono in molti tipi di mercati: manipolano esplicitamente il prezzo del credito (attraverso i tassi di interesse), mantenendolo oggi estremamente basso per evitare il collasso finanziario. Le banche centrali intervengono (quindi manipolano) nei tassi di cambio delle valute, quindi non è così irragionevole ritenere che compiano un’operazione simile anche con il prezzo dell’oro. C’è un precedente storico: gli Stati Uniti insieme ad altri governi cercarono di contenere il prezzo dell’oro dal 1961 al 1968 attraverso quello che oggi viene chiamato il London Gold Pool. Gli Stati Uniti cercarono di andare avanti con questa iniziativa fino a quando Nixon svalutò il dollaro mettendo fine allo standard aureo. Se mai un tentativo del genere avrebbe potuto avere successo, era in quel periodo. Per quanto non si possa conoscere con esattezza quanto oro esista al mondo al giorno d’oggi, una stima ragionevole è di 6 miliardi di once. Al tempo del London Gold Pool c’era la possibilità di controllare il prezzo dell’oro perché a quel tempo c’erano solo 3 miliardi di once e tutto l’oro del mondo valeva 105 miliardi di dollari (considerato il prezzo di 35 dollari a oncia).

per anni quello che viene scritto da coloro che credono nella manipolazione del prezzo dell’oro e dell’argento, e non ho difficoltà a credere che le banche centrali siano capaci di qualsiasi cosa, ma vorrei avere prove empiriche. Leggo affermazioni sul fatto che tali “forze misteriose” si muovono sul mercato sempre precisamente alla stessa ora (l’una o le due del pomeriggio) e, senza alcun scopo di lucro, decidono di abbassare il mercato dell’oro o dell’argento, o di entrambi. Nel frattempo però l’oro non ha fatto che inanellare record per 12 anni. Conosco molte delle persone che credono a tali teorie, e posso contattarle liberamente via telefono o e-mail. Io sono una persona curiosa, e mi piace porre domande. Loro però (che pure sono intelligenti, informati e con un certo grado di sofisticatezza) finora non hanno saputo darmi risposte soddisfacenti. In passato ci sono state ragioni piuttosto ovvie per cui un governo avrebbe voluto manipolare l’oro, oppure perché, al giorno d’oggi, abbia interesse a mantenere i tassi di interesse bassi, oppure alti i prezzi degli immobili o del mercato azionario. Ma perché spendere miliardi per mantenere basso il prezzo dell’oro? O dell’argento? Sarebbe stato più logico fare qualcosa di simile per il prezzo dell’uranio, quando qualche anno fa raggiunse i 140 dollari, o per lo zucchero che venne a costare 28 centesimi l’anno scorso. In fondo tutti usano lo zucchero. Nonostante il fatto che l’oro possa fungere da campanello d’allarme, pochi “americani medi” sanno o si curano del fatto che l’oro esista. Contenere il prezzo dell’oro non è solo estremamente più difficile, ma anche tutto sommato di scarsa importanza.

Domande e risposte Ecco quindi alcune domande a cui mi piacerebbe ricevere risposta. D. Perché non è saltata fuori nemmeno una parola dai trader su quanto siano stupidi i loro capi che da dieci anni tentano di battere un bull market? I trader si conoscono tra loro, e amano fare gossip almeno quanto le adolescenti. È difficile mantenere segreta a lungo termine una cospirazione illegale. Se ci fossero due elementi in gioco sarebbe possibile, ma sei/otto banche commerciali che agiscono alla luce del giorno? Wall Street è probabilmente la fonte di pettegolezzi più prolifica del mondo, e non c’è stata mai nemmeno una chiacchiera sul fatto che le bullion bank agiscano segretamente a nome di Tim Geithner.

Il valore del mercato Oggi il valore dell’oro equivale a circa 1.000 miliardi ($1.650 per 6 miliardi di once) ovvero quasi 100 volte tanto. I governi ne possiedono oggi solo il 16% del totale mentre quanto tentarono di controllarne il prezzo l’ultima volta la percentuale era ben più alta, al 35 per cento. Oltretutto oggi governi, banche centrali e quasi tutte le grandi banche commerciali sono sull’orlo della bancarotta, e hanno quindi molto meno potere finanziario di quanto ne avessero al tempo del London Gold Pool. Perché tentare di vincere una sfida persa in partenza? Sono incline a ritenere che i mercati siano manipolati dai governi, è una cosa che mi aspetto, e siccome sono uno speculatore ne gioisco. Ho però bisogno di prove. Ho letto

D. Se, come si sostiene, queste banche hanno “shortato” l’oro dal 2001, quando l’oro era a $244 e l’argento a $4,25, come hanno assorbito le decine di centinaia di miliardi di perdite? Si aspettavano di portare il prezzo 22


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Le argomentazioni a favore della repressione del prezzo dell’oro perdono la loro validità se vengono esaminate con attenzione. Le argomentazioni relative all’argento non hanno proprio alcun senso, perché il mercato è così ridotto che nessuno ci bada se non i fanatici dell’argento, che lo considerano alla stregua di un’icona religiosa. Ciò detto, la mia posizione è bullish sull’argento così come sull’oro, ma questo è un altro discorso. Se qualcuno vuole rispondere a queste domande, è il benvenuto. Suggerisco ai miei lettori di comprare oro, anche al prezzo attuale, ma mi piacerebbe che lo facessero per le ragioni corrette. E sembra che le argomentazioni sulla manipolazione del prezzo dell’oro abbiano più il sapore di un credo religioso che di un coerente ragionamento economico.

ancora più in basso dei minimi del 1971? Chi fa trading compie degli errori. Ma non si continua a shortare in uno dei bull market storici, non è così che i trader si guadagnano i bonus. Quanto deve essere stupido chi vende sapendo di non ricavare un profitto? D. Dove e come vengono reperiti i capitali per coprire queste perdite? Nessuna banca può permettersi di impiegare miliardi di capitale remando contro il mercato per dieci anni. D. Chi ha avuto in primis questa idea di reprimere il prezzo dell’oro sul mercato dei futures? Un autore conosciuto ha risposto a questa mia domanda così: “Le grandi banche commerciali, circa 25 anni fa, hanno scoperto che avrebbero potuto dominare il mercato e costringere i trader tecnici a entrare e uscire dal mercato, ricavandone grandi profitti. Ma fecero male i conti, rimanendo in posizioni long troppo a lungo e ora sono in trappola”. La spiegazione non mi convince per diverse ragioni. È ovvio che i player più grandi, come le grandi banche, si approfittano dei piccoli speculatori. I player più piccoli utilizzano sistemi di trading che rendono semplice capire se stanno vendendo o comprando. I trader più piccoli sono sempre interi minuti indietro rispetto al mercato, e usano sempre un margine troppo ampio, quindi sono facili da spremere e da mandare in panico. Questo è sempre stato vero, non solo negli ultimi 25 anni. È parte della ragione per cui i piccoli trader perdono: dall’altra parte ci sono le grandi banche commerciali, che invece guadagnano. Eppure una cosa è certa: nessuno, e di certo non le banche commerciali, può permettersi di rimanere intrappolato per 12 anni in uno dei bull market più importanti della storia. D. Perché solo oro e argento? Perché non cercano di reprimere anche il prezzo del rame, del platino e del palladio? Di tutte le materie prime? Non credo che chi è a capo delle banche centrali o i ministri del tesoro abbiano un particolare acume finanziario: sono politici, hanno frequentato le scuole giuste, comprano gli abiti giusti e si sentono importanti nella loro nicchia burocratica. Ma non vogliono perdere il loro lavoro facendo lo stesso errore troppo a lungo. D. Perché il governo americano (che secondo la teoria è il primo responsabile della cospirazione per reprimere il prezzo dell’oro) dovrebbe facilitare la vita a cinesi, russi, indiani e alle numerose economie in sviluppo, che traggono vantaggio dalla repressione del prezzo perché possono comprarne in maggiori quantità? 23


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La cautela è d’obbligo Il peggioramento degli indicatori congiunturali per l’Eurozona e in particolare la difficile situazione della Spagna richiedono un posizionamento più cauto, consigliando pertanto una riduzione della ponderazione azionaria in Europa

Thomas Härter, responsabile strategie di investimento di Swisscanto, e Andrea Ferrante, responsabile mercato Italia

La crisi del debito europea è tornata a essere un tema centrale sui mercati. L’attenzione degli operatori di mercato è rivolta soprattutto alla Spagna, la cui situazione è peggiorata in seguito al recente declassamento di rating operato da Standard & Poor’s. A preoccupare è il sistema bancario spagnolo, attualmente sottocapitalizzato a causa della crisi immobiliare. Secondo le nostre stime, tuttavia, la Bce dovrebbe riprendere a operare acquisti di sostegno solo quando il tasso d’interesse dei titoli di Stato spagnoli a dieci anni supererà il 7 per cento. A influire sui mercati potrebbe essere anche l’esito del ballottaggio delle presidenziali in Francia. La vittoria di Hollande potrebbe infatti generare divergenze di opinione con la Germania in merito alle misure di risparmio dei bilanci statali, cosa che influirebbe negativamente sui mercati. Riduciamo pertanto la ponderazione azionaria in Europa.

di USD e NOK rispetto a CHF. La valuta americana è sottovalutata e beneficia della fuga verso i beni rifugio, una situazione che perdurerà fintanto che la Banca nazionale svizzera manterrà il limite inferiore del cambio dell’EUR a CHF 1,20. La NOK dovrebbe apprezzarsi in caso di ulteriore incremento dei prezzi del petrolio.

Maggiore cautela nei confronti delle obbligazioni societarie Nel segmento delle obbligazioni societarie, le valutazioni rimangono piuttosto interessanti anche nella fascia high-yield, tuttavia si registra un lieve peggioramento complessivo della qualità degli emittenti. Inoltre anche alcuni fattori tecnici, quali il numero delle nuove emissioni o la liquidità sul mercato, appaiono meno favorevoli, inducendoci ad assumere una posizione leggermente più difensiva e a realizzare parte delle plusvalenze. Relativamente ai titoli di Stato, confermiamo una netta sottoponderazione dei titoli spagnoli e italiani. Nei portafogli obbligazionari denominati in euro, sterlina, dollaro e franco svizzero puntiamo su una duration leggermente più breve. A trattenerci da una riduzione ancora maggiore dei rischi complessivi sono soprattutto le valutazioni interessanti dei mercati azionari europei. Molte delle notizie negative attese dovrebbero già essere scontate nei corsi dei titoli. Inoltre, dalle revisioni degli utili è emersa una tendenza ancora positiva. Prediligiamo i titoli value rispetto ai titoli growth. Anche se la quota azionaria dell’Eurozona viene ridotta, insieme agli Usa e ai mercati emergenti rimane sovraponderata. A livello settoriale, prediligiamo fra gli altri i settori beni alimentari e voluttuari, sanità, banche, software ed energia, mentre sottoponderiamo assicurazioni, telecomunicazioni e utility. Non si registrano variazioni di rilievo nella strategia valutaria. Manteniamo pertanto la sovraponderazione 24


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Il rischio politico impone prudenza L’incertezza correlata agli sviluppi nell’Unione monetaria europea, sottolinea l’Investment Update di giugno a cura di Swisscanto, continua a gravare pesantemente sui mercati. L’attuale sovrappeso sull’azionario dell’Eurozona viene ulteriormente ridotto e i rischi nei portafogli obbligazionari vengono arginati

Thomas Härter, responsabile strategie di investimento di Swisscanto, e Andrea Ferrante, responsabile mercato Italia

Le decisioni politiche relative alla situazione del debito in diversi Paesi dell’Europa meridionale continuano a monopolizzare l’attenzione dei mercati finanziari. Il prossimo evento atteso con trepidazione dai mercati è la nuova tornata elettorale per l’elezione del Parlamento

greco, che si svolgerà questo mese. Poiché prevediamo che il risultato elettorale non decreterà una posizione chiara nei confronti degli altri paesi europei, riteniamo che le probabilità di un’uscita della Grecia dall’Unione monetaria siano divenute più concrete. Analogamente non è chiaro come verrebbe risolto il problema principale dell’Unione monetaria, ossia le grandi differenze di performance economica fra gli Stati membri. Troppo diversi sono i fronti di opinione fra la Germania e gli altri stati orientati al risparmio e i paesi dell’Europa meridionale che beneficerebbero di eventuali Eurobond. Poiché anche il nuovo presidente francese François Hollande è un sostenitore degli Eurobond, non è chiaro in quale direzione si muoverà l’Unione monetaria nel prossimo futuro.

Marcato sottopeso nei titoli di Stato spagnoli e italiani A fronte di così tanta incertezza, è opportuno perseguire una strategia di investimento improntata a una maggiore prudenza. Assumiamo una posizione neutrale sulle azioni dei paesi dell’Eurozona, nonostante le valutazioni siano molto favorevoli. Di contro, manteniamo il sovrappeso sulle azioni nordamericane poiché, nonostante le battute d’arresto, la ripresa dell’economia americana sta proseguendo. Giudichiamo positivamente i settori dei generi alimentari e voluttuari, del software, dell’energia e, da oggi, anche quello farmaceutico. Prevediamo un andamento dei corsi inferiore alla media nei segmenti assicurazioni, telecomunicazioni, materie prime, immobiliare e utility. Nel comparto obbligazionario, le quote delle obbligazioni societarie e high yield rimangono pressoché invariate; riduciamo tuttavia i rischi all’interno dei portafogli. Confermiamo il nostro marcato sottopeso sui titoli di Stato spagnoli e italiani. Sul fronte valutario annulliamo il sovrappeso della corona norvegese rispetto al franco svizzero. In seguito al ribasso delle previsioni relative alla crescita economica, nel prossimo futuro non prevediamo incrementi del prezzo del greggio e, quindi, nessun contributo positivo della NOK come “valuta legata alle materie prime”. Apriamo inoltre una posizione di sovrappeso della sterlina rispetto all’euro. Prevediamo infatti che le notizie negative sull’Unione monetaria indeboliranno l’euro nei confronti della sterlina. 25


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Il ritorno della pressione Il Global Outlook di Allianz Global Investors si focalizza sulle rinnovate tensioni nell’Eurozona, augurandosi una soluzione collaborativa fra i paesi membri. Intanto restano incerte le prospettive di crescita degli Stati Uniti Nell’Eurozona le attese di miglioramento economico non si sono ancora concretizzate, e così è ritornata immediatamente la pressione sui paesi periferici dopo una pausa di soli tre mesi dovuta alle operazioni di rifinanziamento a lungo termine della Bce. In questo quadro, gli appuntamenti elettorali più recenti e prossimi rappresentano fattori di rischio che contribuiscono a mantenere elevata la tensione. E’ lo scenario europeo tracciato dal recente Global Outlook a cura di Allianz Global Investors. “Nei prossimi mesi, prevede il report, assisteremo a una costante volatilità, con uno scontro potenzialmente assai dannoso sul tema del fiscal compact tra Germania e Francia. Il momento della verità per l’Area Euro, e in particolare per la Germania, si sta infatti avvicinando. Inizialmente c’era la speranza che una politica monetaria aggressiva, abbinata alle riforme strutturali e alla stretta fiscale già avviate, accompagnate da una ripresa economica coordinata a livello globale, sarebbe stata sufficiente per ripristinare la crescita nell’Area Euro, nonché una dimostrazione di buon senso per i mercati. Queste speranze si sono rivelate infondate e, proprio come il Giappone, l’Area Euro si trova in una trappola dalla quale sarà difficile scappare se si perseguirà nell’attuale politica”.

Standard & Poor’s 500 aveva infatti superato le stime degli analisti. Dall’altro lato, nel mese di marzo il mercato del lavoro è apparso più debole delle aspettative e i dati dei prossimi mesi dovrebbero poter fornire indicazioni più chiare sullo stato di salute dell’economia Usa. Il continuo rialzo del prezzo della benzina e il picco fiscale sono certamente fattori contrari al miglioramento delle prospettive economiche. Il secondo semestre 2012 vedrà inoltre una forte attenzione rivolta verso le elezioni di novembre, un fattore chiave alla luce del crollo della fiducia nella politica del governo statunitense”. L’economia cinese, dopo i segnali di debolezza congiunturale dei mesi passati, sembra invece in via di stabilizzazione. “L’indice dei responsabili degli acquisti calcolato da Hsbc ha infatti registrato un lieve miglioramento e in marzo anche il ricorso al credito è aumentato. Un ottimo dato viene anche dal trend dei consumi privati, che crescono di oltre il 15% rispetto allo scorso anno, eliminando il rischio di un hard landing. Il mercato immobiliare resta invece fonte di preoccupazione: i prezzi continuano a scendere, per quanto tale trend non sia del tutto indesiderato, dal momento che si vuole evitare una bolla. Infine, la recente decisione di ampliare la fascia di oscillazione del renminbi rispetto all’Usd, con la possibilità di un conseguente ulteriore apprezzamento della valuta cinese, potrebbe allettare gli investitori esteri”. Il calo delle pressioni inflazionistiche nei Paesi emergenti consente alle autorità un maggior margine di manovra e in India e Brasile le banche centrali hanno operato un ampio taglio dei tassi ufficiali. “Le politiche monetarie espansive potrebbero contrastare la debolezza congiunturale. Al contempo, i consumi del ‘nuovo’ ceto medio sembrano ancora elevati, come si evince dal recente incremento delle vendite al dettaglio in Cina, Brasile e Russia, rispettivamente pari a +15,2%, +9,6% e +7,3% rispetto allo scorso anno. Le prospettive dei Paesi emergenti restano tuttavia eterogenee: gli stati dell’Europa orientale appaiono più deboli e vulnerabili rispetto gli shock”.

La Germania (e l’Europa) al momento della verità In pratica, sostengono gli esperti di Allianz Global Investors, servono maggiori incentivi fiscali da parte dei paesi che possono permetterselo (ovvero Germania, Paesi Bassi, Finlandia e forse Francia) a sostegno dell’impegno alle riforme nei paesi periferici dell’Area Euro. “Lo stato patrimoniale della Bundesbank sta incorporando rapidamente le attività di Target 2, mentre le imprese tedesche accumulano decine di migliaia di crediti commerciali dalle imprese dei paesi periferici dell’Eurozona, pertanto un tracollo dell’unione monetaria costerebbe alla Germania più di mille miliardi di euro, senza calcolare il costo derivante da un’interruzione degli scambi, le conseguenze negative sugli scambi commerciali dovuti a una rivalutazione di un nuovo euro core o persino un nuovo marco tedesco come moneta unica, oltre all’immenso costo politico. Ancor più alla luce dei significativi appuntamenti elettorali appena conclusi e prossimi, una soluzione collaborativa tra i paesi membri è la migliore per l’Europa: una soluzione che possa dare all’Eurozona il tempo di affrontare le problematiche strutturali e di avviare la crescita”.

Azioni e obbligazioni Le valutazioni nell’asset class azionaria, sottolinea il report, rimangono molto interessanti, in particolare in relazione ai rendimenti dei mercati obbligazionari, ma prevale la cautela. In particolare, l’indice Prezzo/Utili in Europa è pari a circa 11 volte, rispetto ad una media superiore a 16 volte negli ultimi venti anni. Anche la valutazione relativa rispetto ai mercati obbligazionari risulta favorevole. “Tuttavia le incertezze sulla tenuta della crescita economica mondiale, e quindi sulla crescita degli utili, ci portano a mantenere un atteggiamento sostanzialmente cauto. All’interno di un posizionamento neutrale sull’equity globale, continuiamo per il lungo termine a preferire i mercati emergenti, le cui economie stanno crescendo in modo costante, allontanando nello stesso tempo i rischi inflazionistici”. Per quanto riguarda le obbligazioni, dopo un periodo di elevata positività

Incertezza sugli Usa, Cina verso la stabilizzazione Se la situazione dell’Europa torna a preoccupare, resta incerto lo scenario degli Stati Uniti. I dati congiunturali più recenti tracciano infatti un quadro contrastante. “Da un lato, i dati del primo trimestre sono stati incoraggianti: a fine aprile l’80% delle società appartenenti all’indice 26


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che aveva spinto gli investitori a preferire le attività più rischiose, come credito e titoli di stato dei paesi periferici, i mercati hanno assunto un atteggiamento più cauto. “I rendimenti decennali Usa e Germania sono di nuovo ai minimi storici. I timori di rallentamento dell’economia hanno ricondotto le scadenze decennali su valori prossimi ai minimi storici. Riteniamo che questa fase di incertezza sia destinata a durare fino a che non emergerà con maggiore chiarezza l’evoluzione dello scenario macroeconomico americano”. Allo stesso tempo, la situazione nell’Eurozona rimane in continua evoluzione. “L’indubbio sostegno al mercato fornito dalle operazioni di rifinanziamento della Bce risulta in parte vanificato dall’aumento delle tensioni politiche. Le recenti e prossime scadenze elettorali influiranno in misura significativa sulle future modalità di intervento da parte dell’Unione Europea a sostegno dei paesi periferici in difficoltà.

della crisi erano stati più penalizzati, come finanziari e high yield, da inizio anno hanno registrato la migliore performance. Nei primi giorni di aprile è iniziata una nuova fase di volatilità anche per mercato del credito, con un allargamento degli spread che è risultato marginale per il mercato nel suo complesso, ma più accentuato per i titoli considerati maggiormente esposti al rischio paese”. L’interesse per le obbligazioni societarie nei primi mesi del 2012 è stato molto elevato, come mostrano i dati relativi alla raccolta dei fondi specializzati: i flussi sono stati superiori anche a quelli del 2009, anno record per la performance delle obbligazioni societarie. “L’atteggiamento degli investitori è attualmente più incerto per la rinnovata attenzione del mercato verso i problemi dei paesi più indebitati dell’area euro. Dal punto di vista dei fondamentali, le imprese appartenenti a settori diversi da quello finanziario continuano ad avere bilanci relativamente solidi, con un livello di indebitamento complessivamente contenuto, grazie a politiche finanziarie prudenti e a un ridotto livello degli investimenti. D’altra parte la redditività futura delle imprese è legata all’evoluzione del quadro macroeconomico, che in questa fase rimane incerto. Continuiamo pertanto a mantenere una politica di investimento prudente, caratterizzata da una forte selettività a livello di singoli emittenti e specifici settori di investimento”.

Il mercato del credito Il primo trimestre dell’anno si è chiuso con una performance particolarmente positiva per il mercato delle obbligazioni corporate, favorita soprattutto dall’aumento della propensione al rischio degli investitori dopo le misure adottate dalla Bce a sostegno del sistema bancario. “I segmenti di mercato che nelle fasi acute 27


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La gestione Green di UniCredit e iShares Da UniCredit Private Banking e iShares arriva una gestione di portafogli a garanzia individuale che combina l’utilizzo degli Etf a un meccanismo dinamico di protezione del capitale Una gestione di portafogli a garanzia individuale con caratteristiche innovative. E’ il risultato della collaborazione fra UniCredit Private Banking e iShares, la piattaforma di BlackRock fra i leader globali sul mercato degli Etf. La nuova gestione, denominata “Green”, che UniCredit metterà a disposizione dei clienti private del Gruppo in Italia, Germania e Austria, combina semplicità, diversificazione e flessibilità grazie all’utilizzo degli Etf e di un meccanismo dinamico di protezione. In pratica, il funzionamento della nuova gestione promette di essere semplice e trasparente per il cliente quanto sofisticato è il meccanismo che adatta quotidianamente le proporzioni degli investimenti agli andamenti dei mercati. “La situazione dei mercati finanziari, conferma Andrea Lacalamita, responsabile Global Marketing di UniCredit Private Banking, ha impattato anche sulla clientela private. Quasi due clienti su tre hanno ridotto la loro propensione al rischio, uno lo ha fatto in modo definitivo. E’ cresciuta la richiesta di semplicità e trasparenza nelle soluzioni di investimento, così come l’esigenza di una piena consapevolezza sui rischi insiti in ogni scelta. Il cliente oggi chiede come prima cosa di conoscere il rischio per il suo capitale. Solo dopo si interessa al rendimento. E’ un atteggiamento di prudenza coerente con uno scenario in cui l’investimento a rischio zero non esiste più”.

Cosa chiedono oggi i clienti Private

investimenti gli Etf di iShares. “Green è nuova - sottolinea Lacalamita - perché, diversamente dai tradizionali prodotti garantiti, è gestita per singolo cliente, che in qualsiasi momento può aumentare o diminuire gli investimenti, modificare il livello della garanzia o uscire senza costi. Inoltre il valore della garanzia è legato all’andamento della gestione e può soltanto crescere. E se la gestione dovesse andare sotto il livello di garanzia, UniCredit integra la differenza in due giorni sul conto del cliente”.

Il ruolo del cliente Dunque come funziona la gestione Green? L’investitore, con il supporto del suo private banker, stabilisce semplicemente in funzione delle proprie esigenze, aspettative e profilo di rischio un livello di garanzia compreso tra l’80 e il 90 per cento. Il team di specialisti della Global Investment Strategy di UniCredit Private Banking investirà di conseguenza le risorse del cliente, definendo la composizione ottimale del suo portafoglio tra una linea conservativa e una attiva e utilizzando per gli

Il valore degli Etf Perché invece l’utilizzo degli Etf per la componente di investimento? “Dal loro lancio negli anni 90, afferma Emanuele Bellingeri, responsabile per l’Italia di iShares, gli Etf hanno continuato a registrare una crescita costante e sana, confermata anche dalla raccolta record di oltre 50 miliardi di euro nel primo trimestre del 2012. Vista la varietà e l’ampiezza delle esposizioni accessibili tramite questi strumenti anche nel segmento obbligazionario, è ora possibile costruire portafogli bilanciati interamente di Etf, con diversi profili di rischio, al fine di sfruttare di un’ampia gamma di fonti diversificate di rendimento. Vista l’importanza dell’asset allocation, aggiunge Bellingeri, lo sviluppo dell’innovativo accordo con UniCredit Private Banking consente di ottimizzare la gestione del portafoglio, beneficiando della trasparenza e flessibilità degli Etf, unitamente all’esperienza di professionisti in grado di generare alpha indipendentemente dai vari scenari di mercato e con un approccio su misura per ogni singolo investitore”.

Una partnership strategica 28


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La qualità si paga Nonostante la crisi, gli italiani sono pronti a pagare di più per un servizio clienti eccellente. Lo sottolinea la terza edizione dell’indagine internazionale American Express Customer Service Barometer La disponibilità di un servizio clienti efficiente da parte delle aziende fa piacere a tutti, è evidente. Ma che in tempi di crisi i clienti, e in modo particolare gli italiani, siano disposti a pagare di più per ottenere un servizio eccellente, questo francamente sorprende un po’. E’ quanto emerge dalla terza edizione dell’American Express Customer Service Barometer, indagine internazionale condotta in Italia e in altri dieci paesi per esplorare gli atteggiamenti e le preferenze dei consumatori nei confronti del servizio clienti delle aziende. Il sondaggio, che per quanto riguarda il nostro Paese è stato condotto on line da Echo Research su un campione di circa mille consumatori, ha confermato il trend secondo cui gli italiani, tra i primi in Europa (dietro la Gran Bretagna e in linea con la Francia), sono propensi a spendere il 9% in più per un servizio clienti eccellente. Il dato è rimasto stabile dal 2011. Anche quest’anno, infatti, il 63% degli intervistati ha affermato di aver speso di più con le aziende che hanno consentito un’esperienza positiva di servizio clienti e il 59% si è dichiarato disposto a farlo in futuro. Confrontando i dati dell’American Express Customer Service Barometer 2012 con la precedente edizione della ricerca, la percentuale di consumatori che si ritengono soddisfatti delle loro esperienze con un servizio clienti è aumentata di 8 punti (58% nel 2012 vs il 50% nel 2010), mentre è diminuita la percentuale di coloro che dichiarano di aver ricevuto un servizio di livello più basso di quanto si aspettassero (43% nel 2010 vs 32% nel 2012). Addirittura il 4% degli italiani ha dichiarato che il livello di servizio delle aziende ha superato le loro aspettative. Questo conferma l’opinione del 30% degli italiani che ha notato una crescente attenzione delle aziende nel fornire un buon servizio clienti. “In Italia, afferma Daniela Cerboni, Vice President Head of World Services di American Express in Italia, i consumatori desiderano e si aspettano dalle aziende un servizio di alta qualità, soprattutto in uno scenario socio-economico difficile. E’ sempre più importante essere particolarmente attenti nei confronti dei consumatori e farli sentire seguiti e protetti. Un eccellente servizio clienti aiuta i consumatori nella loro vita quotidiana, permettendogli di risparmiare tempo e di avere un’assistenza efficiente che soddisfa i loro bisogni. La vera sfida per le aziende sta nell’anticipare sempre le richieste dei consumatori e nell’essere in grado di fornire un servizio che superi le aspettative dei clienti”.

ampio di persone” e “chiedere informazioni e consigli ad altri utenti per ottenere un servizio migliore”. Le aziende sembrano aver colto questa opportunità: il 54% degli intervistati, infatti, pensa che le aziende abbiano migliorato i tempi di risposta attraverso questi nuovi canali. Il trend sui social media riguarda comunque soltanto l’assistenza di routine. In realtà gli italiani, soprattutto per le richieste più delicate, restano legati al contatto diretto con l’operatore. Infatti, in caso di richieste complesse o molto difficili, i nostri connazionali preferiscono l’interazione con una persona reale (32%), che sia al telefono o di persona (31%), mentre nel caso di richieste più semplici preferiscono contattare il servizio clienti attraverso il sito aziendale o via mail (29%) e solo il 15% preferisce parlare con una persona reale, al telefono o di persona. La ricerca ha peraltro confermato quanto il successo di un’azienda dipenda in gran parte da un eccellente servizio offerto dal customer care: due italiani su cinque hanno infatti deciso di non effettuare un acquisto a causa di un servizio clienti scadente. “Uno dei principali motivi che spinge i consumatori italiani, più che negli altri paesi europei, a cambiare azienda di riferimento e abbandonare un acquisto, è l’essere rimbalzato da un operatore all’altro senza che nessuno riesca a risolvere il problema (26%), mentre il 16% smette di rivolgersi a un’azienda con operatori dell’assistenza scortesi”.

La pazienza degli italiani Ma quanto sono disposti ad attendere i consumatori quando entrano in contatto con un centro assistenza? Gli italiani risultano i più pazienti d’Europa, avendo dichiarato di essere disposti ad aspettare un tempo massimo, in media, di 12 minuti in attesa al telefono. Un dato simile, 13 minuti, è stato indicato anche come tempo massimo per aspettare il proprio turno quando ci si reca personalmente presso un ufficio di assistenza clienti (ad esempio in banca o in un negozio, al ristorante). In ogni caso, sempre in relazione ai tempi di attesa necessari per parlare con un operatore, il 29% del campione ritiene che le aziende siano migliorate, ma c’è anche un 20% che dichiara che il servizio offerto via telefono è peggiorato. Infine, rispetto all’interazione faccia a faccia, la percentuale di chi ha notato un miglioramento nelle aziende si attesta al 24 per cento.

I social network per l’assistenza di routine L’indagine 2012 evidenzia inoltre la propensione degli italiani all’utilizzo, per richiedere assistenza, dei social media, in aggiunta ai canali tradizionali come il telefono o l’e-mail. Quasi un terzo (30%) dei consumatori ha dichiarato di averli utilizzati l’anno scorso per cercare e ottenere una risposta, ed il 24% sostiene di aver risolto il problema o di aver ottenuto l’informazione che cercava. Tra i principali motivi che hanno spinto i clienti a ricorrere ai social network, si trovano nell’ordine: “risolvere un problema”, “condividere le esperienze con un bacino più 29


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A C-Card la gestione delle carte di credito di Credem Credem negli ultimi anni ha scelto Cedacri quale partner tecnologico di riferimento, affidando all’azienda di Collecchio la gestione in facility management dell’intera infrastruttura tecnologica, oltre a quella dei terminali Atm, delle carte di debito e alle attività di Bpo per la rete di promotori

Fabio De Ferrari, direttore generale di Cedacri

Credem ha affidato a C-Card (Gruppo Cedacri) la gestione in outsourcing delle proprie carte di credito. La migrazione di oltre 300mila carte dal precedente gestore è avvenuta con uno switch istantaneo del sistema autorizzativo, senza alcuna interruzione dell’operatività né per i clienti né per l’attività di back office della banca, e così oggi C-Card gestisce per conto di Credem, già titolare di licenza presso i circuiti internazionali, tutti i servizi di gestione operativa relativi all’emissione di carte di credito, i servizi aggiuntivi di gestione delle dispute, l’investigazione delle frodi e il servizio di call center. Credem, che è oggi uno dei principali gruppi bancari privati italiani con 561 filiali e 5.600 dipendenti distribuiti su tutto il territorio nazionale, negli ultimi anni ha scelto Cedacri quale partner tecnologico di riferimento, affidando all’azienda di Collecchio la gestione in facility management dell’intera infrastruttura tecnologica, oltre a quella dei terminali Atm, delle carte di debito e alle attività di Business Process Outsourcing (Bpo) per la rete di promotori. Proprio la pluriennale collaborazione tra le due organizzazioni ha indotto Credem ad affidare in outsourcing a C-Card anche la gestione del proprio parco di carte di credito.

prodotti e servizi innovativi per il mercato italiano con un rapido time to market e dalla garanzia di poter contare su una solida e innovativa infrastruttura tecnologica, come la piattaforma TS2 di Total System, scelta da C-Card e già utilizzata da alcune tra le maggiori banche a livello mondiale. Ugualmente di rilievo per Credem sono i benefici legati all’offerta di monetica integrata. Concentrando infatti su un unico polo (il Gruppo Cedacri) la gestione di carte di credito e di debito e terminali Atm è possibile ottenere vantaggi di costo, efficientamenti e importanti sinergie: dal monitoraggio integrato delle frodi sulle carte di debito e di credito, al servizio di call center sul quale far confluire tutte le chiamate, fino ai programmi di loyaty e rewarding rivolti ai clienti di tutti gli istituti di credito appartenenti alla community delle banche utenti Cedacri. La possibilità, infine, di affidare ad unico outsourcer i servizi di call center, back office e monitoraggio frodi debito/credito garantisce un maggiore livello di sicurezza e una più rapida capacità di reazione in caso di possibili attacchi. “Il successo del progetto e la soddisfazione espressa da Credem per i risultati raggiunti - ha dichiarato Fabio De Ferrari, direttore generale di Cedacri e amministratore delegato di C-Card - rappresentano un’importante testimonianza della validità dei servizi di C-Card e dimostrano come, adottando le nostre soluzioni, gli istituti di credito e le realtà extrabancarie possano ottimizzare i costi e beneficiare dei vantaggi legati ai servizi di monetica integrata del Gruppo Cedacri”.

I benefici per la banca Un ruolo decisivo nella decisione di Credem è stato giocato dall’opportunità di sviluppare un’elevata varietà di 30


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Il credito cooperativo contro la crisi I dati in crescita per raccolta e impieghi nel 2011, sottolinea il presidente della Federazione Lombarda delle Bcc Alessandro Azzi, testimoniano l’impegno del credito cooperativo a sostenere famiglie e imprese alle prese con la crisi economica. Secondo Azzi, che è stato confermato alla presidenza per il prossimo triennio, “il sistema delle Bcc tiene bene” “Le Bcc lombarde continuano a dare un contributo importante nel contenimento dei sintomi e degli effetti della crisi con un sostegno diretto al credito e l’avvio di iniziative specifiche dirette a famiglie, micro, piccole e medie imprese”. Così Alessandro Azzi, presidente della Federazione Lombarda delle Banche di Credito Cooperativo, ha commentato i dati di bilancio delle Bcc lombarde in occasione dell’assemblea annuale della Federazione tenutasi a Senago (MI) presso la suggestiva cornice di Villa Borromeo. Azzi, che è stato confermato dall’assemblea alla guida della Federazione per il prossimo triennio, ha sottolineato come “i finanziamenti erogati al settore produttivo rilevano un significativo trend di crescita, in controtendenza con la contrazione rilevata dal sistema. È un momento di innegabile difficoltà, ma possiamo affermare che il nostro sistema tiene bene. La capacità di raccogliere le richieste degli operatori del territorio oltre a dare una spinta alla liquidità necessaria sta contribuendo sul piano della fiducia e della ripresa di processi virtuosi di sviluppo”.

I numeri di raccolta e impieghi I dati indicano che nell’ultimo anno il valore degli impieghi per le 45 Bcc della Lombardia è cresciuto dell’1,9% (a quota 27,8 miliardi di euro), mentre gli indicatori riferiti al primo trimestre del 2012 segnalano una sostanziale tenuta del valore degli affidamenti concessi. Gestione positiva anche sul fronte della raccolta, laddove la massa di capitali ricevuta dalla clientela nell’ultimo anno è cresciuta del 2,5%, per un totale di 29,2 miliardi di euro. La ripresa della raccolta rilevata nel 2011 è proseguita anche nel primo trimestre del 2012, con un ulteriore incremento del 2,4 per cento. A crescere nel 2011 per le Bcc lombarde è stata anche la rete di sportelli sul territorio: le filiali sono passate da 809 a 830, per un incremento complessivo del 2,6 per cento. All’incremento delle filiali è corrisposto un aumento dei dipendenti che nel mese di marzo ha toccato quota 6.039 con valori di crescita annuali del 2,1 per cento. In ultimo gli indicatori sulla compagine sociale delle Bcc, che nell’ultimo anno si è rafforzata del 4%, con un totale di 171.098 soci.

Alessandro Azzi, presidente della Federazione Lombarda delle Banche di Credito Cooperativo 31


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Così investono le famiglie italiane Tiene il bacino degli investitori nel nostro Paese, ma l’orientamento è verso prodotti in grado di garantire solidità, sicurezza e stabilità alle proprie risorse finanziarie, dai buoni postali ai beni rifugio. Queste le principali evidenze che emergono dall’Osservatorio sui risparmi delle famiglie 2012 a cura di GfK Eurisko e Prometeia Il tema generale è il comportamento finanziario della famiglie italiane nel tempo della crisi. C’è la consapevolezza che il nuovo ciclo che si è aperto (e che non sarà breve) richiede l’assunzione di nuovi ruoli e di nuovi atteggiamenti per far fronte ai limiti che le circostanze impongono, determinando un nuovo orientamento dei clienti nei confronti del mondo finanziario e assicurativo. Allo stesso tempo, vanno attivandosi nuove modalità di informazione in ambito finanziario e cresce l’esplorazione e lo switching fra istituzioni/ prodotti, alla ricerca di un’offerta più adeguata a sé, in cui il prezzo è certamente importante ma non è tutto. In occasione del Salone del Risparmio 2012 sono stati presentati i risultati dell’Osservatorio sui risparmi delle famiglie 2012 realizzato da GfK Eurisko e Prometeia.

una forte pulsione verso la liquidità, con conseguente incremento delle famiglie detentrici di conti di deposito”.

Delusione e perplessità sul risparmio gestito L’Osservatorio evidenzia inoltre che l’asset allocation in area Gestito registra un’ulteriore contrazione (in atto da fine 2008), sintomo di un malessere che risulta abbastanza diffuso presso gli investitori in questa tipologia di prodotti. Se la quota di investitori titolari di prodotti in area gestito rimane stabile nel semestre, le famiglie che investono in gestito sono sempre più perplesse. Al calo di percezione dei rendimenti positivi dei prodotti gestiti i titolari evidenziano una contrazione degli indici di customer satisfaction per la gestione. In sostanza, per il cliente l’investimento in risparmio gestito risulta oggi inadeguato alle aspettative sia in termini di capacità di coprire le esigenze del titolare nel breve e medio-lungo termine, che in termini di sicurezza e rapporto rischio-rendimento. “La conseguenza di questo quadro è l’aggravarsi della percezione di un rapporto sbilanciato in negativo in termini di value for money, in cui il valore è fortemente messo in discussione da parte del cliente mentre il tema costi si fa maggiormente sentire”.

Un nuovo tipo di consulenza Alla luce del nuovo scenario la domanda di consulenza è in parte cambiata rispetto al recente passato. “L’adesione a forme di consulenza di alto livello, profonde e qualificate, che prevedono diagnosi accurate e monitoraggi e revisioni periodiche, non sembra corrispondere alla realtà vissuta dall’investitore. Nonostante ciò l’orientamento registrato non è minimale, e avere un terzo degli investitori ben disposti verso questo stile di relazione e consulenza è un segnale positivo da coltivare. C’è invece sicuramente spazio per una consulenza che si sappia calare nella quotidianità delle problematiche del cliente, tenendo conto dei repentini cambiamenti dei mercati e scenario, anche legislativo e fiscale, e che si dimostri concreta e un valido aiuto per la famiglia in tempo di crisi”.

Fig. 1: Il bacino degli investitori rimane stabile – valori % (Fonte: Multifinanziaria Retail Market 2012 – Prima Wave)

Ebbene, l’area degli investimenti finanziari delle famiglie delineata dall’Osservatorio evidenzia luci e ombre. Un elemento positivo è costituito dalla tenuta del bacino degli investitori, definiti come le famiglie che hanno attivato almeno una soluzione di investimento in gestito o amministrato, escludendo quelle detentrici di sole attività liquide (c/c, libretti o conti deposito). Il segmento rimane a quota 30%, pari a circa 6 milioni di nuclei familiari (fig. 1). Ma anche all’interno di questo bacino sono in corso mutamenti. “Gli orientamenti in termini di prodotti finanziari evidenziano importanti cambiamenti guidati dalla contingenza. Rispetto a sei mesi fa gli investitori si orientano maggiormente verso prodotti in grado di garantire solidità, sicurezza e stabilità alle proprie risorse finanziarie, e oggi anche ‘evitare le tasse’ è importante. Questi paradigmi determinano un maggiore orientamento verso buoni postali e beni rifugio, unici prodotti di investimento che registrano contemporaneamente una crescita di diffusione presso le famiglie investitrici e una crescita di fiducia rispetto al 2011. Si registra inoltre

Portafogli tradizionali e liquidi A livello di investimenti finanziari le famiglie italiane, anche quelle con redditi più elevati, hanno preferito portafogli tradizionali rispetto a quelli più articolati ed è nuovamente risultata in crescita la diffusione di portafogli totalmente liquidi, in un contesto di minore capacità di generare risparmio. Tra i diversi strumenti finanziari, solo i fondi pensione hanno evidenziato un aumento della probabilità di diffusione, soprattutto per le categorie dei lavoratori 32


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prodotti manterrebbero le quote sul totale delle attività finanziarie rispetto agli ultimi dati disponibili nel 2011”. Infine il mercato dei fondi comuni, che dal punto di vista dell’investimento diretto delle famiglie recupererà più lentamente, potrà trovare una fonte di maggiore crescita nel mercato degli investitori istituzionali rispetto a oggi. “La ripresa della domanda di fondi comuni sarà ancora debole nel 2012, per poi tornare su un sentiero di crescita dal prossimo anno. In termini di evoluzione degli stock, il mercato del risparmio gestito (fondi comuni e gestioni patrimoniali) potrebbe riportarsi in crescita nel 2012 intorno al 3,5% ed evidenziare una dinamica più vivace, compresa tra il 6 e il 7%, nel prossimo biennio, portandosi intorno a 885 miliardi di euro alla fine del 2014”. Nello scenario di previsione, sottolinea il Rapporto, la

Fig. 2: Il borsino degli investimenti per gli italiani -la fiducia (Fonte: Multifinanziaria Retail Market 2012 – Prima Wave)

dipendenti. Nel contesto internazionale, invece, l’analisi dei cambiamenti dei comportamenti finanziari delle famiglie durante la crisi del debito sovrano evidenzia come l’Italia condivida con la Spagna la fragilità delle condizioni economiche delle famiglie: il trend di riduzione del reddito disponibile reale e della propensione al risparmio sono infatti i più intensi tra quelli dei paesi considerati (Italia, Francia, Germania, Spagna, Uk, Usa). L’Italia condivide invece con la Francia i cambiamenti nella composizione del portafoglio finanziario delle famiglie, orientato in entrambi i casi da politiche di offerta simili del canale bancario, che hanno determinato nell’ultimo anno scelte più rivolte verso i depositi sulle diverse scadenze, a scapito dei prodotti assicurativi e dei fondi comuni. “L’Italia si distingue tuttavia nel 2011 ancora per una crescita della preferenza finanziaria verso l’investimento diretto in titoli di debito, che caratterizza storicamente il nostro paese rispetto alle altre realtà e che nel 2011 è stata rivolta prevalentemente verso i titoli pubblici”. In questo scenario, la propensione al risparmio, oggi ai minimi storici, rimarrà attorno agli attuali livelli, mentre le attività finanziarie delle famiglie, dopo la contrazione del 2011, superiore al 3%, per il quinto anno consecutivo, potrebbero evidenziare nel prossimo triennio una crescita media annua nell’ordine del 3,8 per cento. In tale scenario, le attività finanziarie potranno riportarsi sui livelli pre-crisi solo nel 2013.

Fig. 3: Evoluzione dei flussi e delle attività finanziarie delle famiglie (Fonte: elaborazioni e stime Prometeia su dati Banca d’Italia [Conti Finanziari])

La ricomposizione delle attività finanziarie

distribuzione bancaria potrà tornare positiva a partire dal 2013, quando potranno essere più rilassare le condizioni di finanziamento delle banche. “Il contributo della distribuzione bancaria rimarrà comunque debole e si assocerà a una crescita delle quote di mercato delle reti di promotori e del canale istituzionale, ovvero dei servizi di gestione attivati prevalentemente dalle assicurazioni e dai fondi pensione, attesi in crescita nei portafogli delle famiglie”. In pratica, alla fine dell’intervallo di previsione, la distribuzione bancaria potrà rappresentare circa un terzo del mercato complessivo, mentre le reti di promotori potrebbero portarsi intorno al 16,5% (27,5% circa nel comparto dei fondi) e il canale istituzionale superare la metà del mercato già nel 2013.

La composizione delle attività finanziarie delle famiglie risentirà nei prossimi anni degli effetti della crisi del 2011 e degli interventi fiscali e monetari approvati per superarla. L’assetto definitivo della tassazione delle attività finanziarie conferma la convenienza degli strumenti del debito pubblico e alla raccolta postale, che manterranno l’aliquota al 12,5 per cento, rispetto alle azioni e ai titoli di debito di emittenti privati, tassati al 20 per cento. “Lo scenario dei prossimi anni sarà caratterizzato da una ricomposizione degli investimenti delle famiglie verso la detenzione diretta di titoli pubblici, da un lato, e di prodotti di finalizzazione del risparmio (assicurativi e pensionistici), dall’altro, mentre gli altri 33


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Banche e customer experience, si può migliorare La nona edizione del World Retail Banking Report a cura di Capgemini ed Efma sottolinea come la retention dei clienti rappresenti un nodo strategico fondamentale per le banche. Ma per migliorare la customer experience è necessaria innanzitutto una revisione dei modelli di business agire. In effetti, sottolinea il report, è quanto il mobile banking sia ancora in uno stadio di relativa maturità, al canale mobile verranno destinati i maggiori investimenti per migliorare la customer experience. “Dal 2015, più del 60% dei clienti (a livello internazionale) sarà propenso a utilizzare il mobile banking. Oggi il canale mobile è quello che offre la customer experience meno positiva, ma al contempo è quello che l’ha vista incrementare maggiormente rispetto a tutti gli altri canali. Per avere successo, le banche avranno la necessità di allineare le proprie strategie mobile alle esigenze dei clienti target”.

In Nord America i clienti più soddisfatti In ogni caso, a livello globale, le banche stanno progressivamente migliorando i propri modelli e le proprie offerte per raggiungere livelli superiori di customer satisfaction, con qualche differenza tra le diverse aree geografiche. I clienti del Nord America sono i più soddisfatti (80%), seguiti dall’Europa Centrale (71%), America Latina (69%), Europa Occidentale (66%) ed Estremo Oriente (53 per cento). “Le banche meritano un plauso per aver intrapreso i passi necessari per sviluppare la relazione con il cliente, dichiara Jean Lassignardie, global head of Sales and Marketing di Capgemini Financial Services. Tuttavia, dal momento che diversi competitor non bancari si stanno affacciando al mercato, le banche dovranno differenziarsi offrendo prodotti innovativi, migliorando la gestione e i servizi dei canali di vendita e sviluppando l’offerta di servizi sul canale mobile”. Il report rileva come le banche che hanno adottato la tradizionale strategia del “fare ogni cosa” per migliorare la customer experience valutino la scelta di differenziarsi soltanto su una o due dimensioni specifiche, dando priorità a investimenti e competenze che effettivamente rispondano alle esigenze più pressanti dei clienti. “Il 23% dei banchieri identifica i modelli della propria banca come end-to-end, osserva Patrick Desmares, secretary general di Efma, ma in questi periodi di incertezze, sostenere questa strategia è una sfida ambiziosa. Oggi le banche hanno bisogno di focalizzarsi su strategie

I clienti delle banche con una customer experience positiva sono aumentati del 7% su scala globale rispetto al 2011, ma la retention rimane un tema rilevante. Lo evidenzia la nona edizione del World Retail Banking Report a cura di Capgemini ed Efma. Secondo il Cei, l’indice di customer experience frutto di un’indagine su oltre 18mila clienti in 35 nazioni (v. box), il 9% dei clienti è propenso a lasciare la propria banca nei prossimi sei mesi, mentre il 40% non è sicuro di mantenere la relazione nel lungo termine. Il report mostra inoltre come le banche abbiano comunque la possibilità di ridurre la percezione negativa, valorizzando gli aspetti che più impattano sulla fedeltà del cliente. In questo quadro, qualità del servizio (53%), commissioni (50%), semplicità di utilizzo (49%) e tassi di interesse (49%) sono gli ambiti a più alto impatto potenziale sulla retention, e anche i servizi di mobile banking possono diventare una leva importante su cui

Che cos’è il Cei L’indice di Customer Experience Capgemini (Cei) misura l’esperienza dei clienti delle banche attraverso 80 differenti punti di contatto. L’indice supera la separazione tra gli indici di fiducia, loyalty e satisfaction identificando i fattori più rilevanti per il cliente e misurando nello specifico la soddisfazione secondo tre dimensioni: prodotti (conti correnti, depositi, pagamenti, carte di credito, mutui e prestiti); canali (filiali, internet, mobile, banca telefonica, Atm); ciclo di vita (ricerca di informazioni, transazione, soluzione del problema, gestione del conto). E’ stato calcolato intervistando oltre 18mila clienti in 35 nazioni. 34


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Level of Agreement That Banking Customers Have Trust and Confidence in the Banking Industry

actoFrasc Ttohrast ATfhfaetc tA Wffehcy tC Wushtyo mCuersst oLmeaevres aL eBaavnek a ( %B)a,n 2k0 1(%2), 2011-12

olistiche, agili, a prova di futuro, oppure corrono il rischio di veder ridurre la propria base clienti”.

profittabilità e garantendo valore nel lungo termine”. Poi il modello Utilities/processor, per quegli operatori bancari che riescono a eccellere nel processamento di transazioni con un’elevata efficienza di costo, gestendo al meglio velocità di esecuzione e volumi. “Caratteristiche che permettono a queste banche di proporsi per soddisfare futuri bisogni di processing su larga scala, a livello locale, regionale o globale”. Infine il modello Distributor, per le banche specializzate nella gestione dei canali, con infrastrutture di eccellenza a supporto della gestione della relazione con il cliente sui diversi canali. “Oltre ad avere un’elevata produttività delle vendite, i distributori offrono al cliente un’elevata esperienza cross-canale e self-service”.

Tre modelli possibili Secondo il rapporto, sono tre i modelli di business in grado di favorire il successo delle banche retail. Il primo è quello dei Product leader, laddove i leader di prodotto possiedono competenze distintive nello sviluppo, nel bundling e nel pricing dei prodotti e possono meglio valutare il rischio cliente. “Queste banche sono in grado di offrire un mix di prodotti a un prezzo che pesi in misura efficace tanto l’esigenza del cliente quanto il rischio, ottenendo 35


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Banche e green economy, binomio vincente Alla sesta edizione del Green Globe Banking Award & Conference premiati Ubi Banca, Fira Green Bank e Touring Club Italiano. Al centro del dibattito il rapporto tra Green Banking e responsabilità sociale d’impresa e il ruolo del sistema creditizio nella promozione di esempi “virtuosi” Sostenibilità ambientale e valore economico: due facce della stessa medaglia. E’ il concetto di fondo della Green Economy, che ha come presupposto il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, banche in primis data la loro vicinanza ai consumatori e alle imprese. Come nel corso degli ultimi non ha mai smesso di sottolineare Globiz, società specializzata in progetti di marketing e promotrice del Green Globe Banking Award & Conference. Giunta alla sua sesta edizione, la manifestazione, che si è tenuta il 14 giugno a Milano presso la Sala delle Colonne di Palazzo Corio Casati, storica sede della Banca Popolare di Milano, ha permesso di delineare lo stato dell’arte del Green Banking grazie alla partecipazione di numerosi relatori impegnati sul tema: Iacopo De Francisco, direttore Mercato della Banca Popolare di Milano, Gianluca Manca (United Nations Environment Programme - Finance Initiative), Gianfranco Argentin della Banca Popolare di Milano, Andrea Brumgnach di GIFI - Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane - Anie Confindustria, Andrea Nacci di Green Business Executive School, Valter Serrentino di Intesa Sanpaolo, Romano Stasi di Abi Lab.

Marco Fedeli, fondatore GGB, consegna il Premio Ad Honorem 2012 a Farbrizio Galeotti, direttore Tci

Premi, attestati e diplomi Come da tradizione, l’evento ha messo in risalto gli esempi virtuosi di Green Banking attraverso la consegna dei premi. Ad aggiudicarsi il 5° Green Globe Banking Award è stata Ubi Banca con il progetto “Policy Ambientale”. L’istituto bancario, secondo il comitato scientifico, “ha contribuito ad orientare verso investimenti con maggior efficienza energetica, utilizzi più intensi dell’energia rinnovabile, maggior attenzione alle caratteristiche degli edifici e razionalizzazione dei consumi, diminuendo sprechi e dispersioni”. Il Premio Speciale Impatti Diretti del Green Globe Banking Award 2012 è stato invece assegnato a Fira Green Bank (emanazione della Finanziaria Regionale Abruzzese) con l’iniziativa “FIRA: la finanziaria che pensa ECO-LOGICAMENTE”. Il comitato scientifico ha infatti ritenuto il progetto “un ottimo caso in cui pubblico e privato si incontrano per dare l’esempio a un’intera Regione, dimostrando come la Green Economy rappresenti un formidabile bacino di sviluppo per il territorio”. Attestati di merito e distinzione sono stati conferiti a Credito Trevigiano, Banca di Credito Cooperativo di Cambiano, Banca di Credito Cooperativo Creta, Banca Popolare di Milano e Banca Cremonese di Credito Cooperativo.

Simone Zavatarelli, responsabile comunicazione Ubi Banca (a destra), riceve da Marco Fedeli, fondatore GGB, il Green Globe Banking Award 2012 36


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Il Premio Ad Honorem del Green Globe Banking, istituito nel 2010 con l’obiettivo di valorizzare l’impegno di persone, enti o istituzioni nazionali e internazionali, nei confronti del patrimonio ambientale, è stato assegnato al Touring Club Italiano, rappresentato dal direttore generale Fabrizio Galeotti. Nel corso dell’evento, che ha visto la partecipazione anche del consigliere Marco De Giorgi, commissario Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sono stati consegnati inoltre i diplomi della prima edizione del Corso di Alta Formazione “Green Banking”, il primo corso studiato appositamente per il sistema bancario italiano, organizzato da Green Business Executive School in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore. A chiudere la manifestazione, Marco Fedeli, fondatore di Globiz e promotore del premio: “Il tema di discussione sviluppato nel corso della conference di quest’anno ha voluto mettere al centro il rapporto tra Green Banking e Csr. Va infatti ribadito come il Green Banking, di cui il Green Globe Banking è un’espressione, non possa essere confinato esclusivamente entro il perimetro di un progetto di responsabilità di

Rocco Micucci, presidente Fira, con il Premio Speciale Impatti Diretti Green Globe Banking Award 2012

impresa. Per le banche il Green Banking deve significare fare business attraverso una dinamica virtuosa in cui anche gli stakeholder, clienti innanzitutto, possano trarre a loro volta un beneficio. Il percorso di riflessione su questi temi è già tracciato e noi, come promotori del premio e di altre iniziative, tra cui la Green Business Executive School, continueremo a fare la nostra parte contribuendo a far crescere la cultura della salvaguardia e della sostenibilità ambientale nel mondo bancario e nell’intero Paese”. 37


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Oro usato, lingotti, gettoni e monete: da 8853 SpA la guida per convertirli in denaro 8853 SpA permette di acquistare metalli puri, lingotti e monete auree oppure vendere oro usato, gettoni in oro e scarti di lavorazione orafa. Inoltre, grazie al portale www.orovilla.com tutte le operazioni possono essere effettuate on line Se possedete lingottini d’oro ereditati dal nonno, anelli ormai fuori moda o siete stati bravi a vincere i famosi gettoni d’oro dei concorsi a premio di trasmissioni televisive e avete deciso di trasformare il nobile metallo in vil denaro lo potete fare tranquillamente. Ecco come fare: la legge impone, agli operatori autorizzati, di identificare i privati che vogliono vendere chiedendo loro un documento d’identità e il codice fiscale e di annotare l’operazione su di un apposito registro vidimato dalla P.S. Si procede quindi al controllo degli oggetti preziosi ceduti e viene compilata una pratica, la cui copia varrà come ricevuta per il privato. Se è possibile stabilire il titolo degli oggetti contenenti il prezioso (come i gettoni delle vincite o lingotti marchiati) allora verrà anche fissato il prezzo d’acquisto, in base alla quotazione che avrà il metallo puro in quel momento, altrimenti bisognerà procedere a un’analisi per quantificare il puro contenuto. Una volta adempiuto a questa pratica il cliente verrà chiamato per fissare l’ammontare esatto dell’operazione. Il pagamento avviene tramite bonifico bancario. La valuta viene fissata a 10gg dal ricevimento della merce. Questo perché la legge (art. 128) impone di tenere fermo, quanto acquistato da privati, per dieci giorni allo scopo di permettere gli eventuali controlli da parte della questura. 8853 SpA opera anche attraverso Internet senza che il cliente debba essere presente fisicamente nei nostri uffici. Tutta l’operazione può essere effettuata tramite lo scambio dei documenti tramite fax o e-mail e la spedizione da parte vostra della merce con posta assicurata o, in caso di valori consistenti, tramite apposito corriere che solitamente la società si occupa di inviare. Si deve porre sempre attenzione su due semplici marchi che, per legge, devono essere presenti su ogni oggetto. Uno è il “marchio d’identificazione” che ci dice chi è il fabbricante: si tratta di un poligono al cui interno troviamo una stella a cinque punte con un numero ed una sigla di provincia. Il marchio di 8853 SpA, ad esempio, è “1748 MI”. L’altro è il “titolo” che ci dice di che metallo si tratta e in che proporzione è contenuto (i cosiddetti millesimi). Per una più facile identificazione la forma è diversa a seconda del metallo, una losanga per l’oro e un ovale per l’argento, e conterrà l’indicazione del titolo del metallo (ad es.: Au 750°/°°).

“TUV Product Service GMBH” di Monaco tra i più prestigiosi a livello mondiale. • Le nostre operazioni on line garantiscono la massima riservatezza. • Le procedure sono semplici e pratiche. • Assicuriamo la massima attenzione e velocità dell’operazione. • Garantiamo la migliore valutazione che si possa trovare sul mercato. Riassumendo: L’oro come investimento Come ogni materia, anche l’oro, economicamente subisce delle oscillazioni, a volte anche notevoli, ma sicuramente guardando lontano il suo valore è destinato a crescere. Cosa significa acquistare oro sotto forma di lingotti Vuol dire mettere al sicuro una parte dei propri investimenti. Gran parte dei consulenti finanziari consigliano di avere un 10% del proprio patrimonio investito in oro fisico. Nel tempo il suo valore è destinato a salire, negli ultimi dieci anni il prezzo è addirittura triplicato. Importante affidarsi sempre a persone competenti e autorizzate Affidarsi ai Banchi di Metalli Preziosi è importante perché si può sempre avere una consulenza precisa, un consiglio utile su come muoversi e poi, ma forse soprattutto, perché un Banco garantisce sempre la qualità dell’oro che vende ed applica un prezzo in linea con il mercato. L’oro è destinato a esaurirsi nel tempo Altri giacimenti saranno scoperti, nuove tecnologie faciliteranno la sua estrazione, ma l’oro non è una fonte rinnovabile e dunque la sua rarità ne accrescerà sempre di più il valore. L’oro è facilmente conservabile, è fisicamente possedibile In pochi grammi si racchiude un grande tesoro, è facilmente trasportabile, è facile stabilirne il valore attraverso il peso ed il titolo. Più la crisi mette a rischio investimenti e risparmi e più l’oro accresce il suo valore. L’oro consente liquidità immediata E’ facilmente vendibile e la differenza tra prezzo d’acquisto e di vendita è minimo. La serietà di una ditta si dimostra anche dal fatto che è disponibile a riacquistare il metallo in qualsiasi momento, ai prezzi di mercato e attenendosi alle disposizioni di legge. Alcune aziende, come la nostra, consente di effettuare questa operazione anche on line. La bellezza dell’oro Quando si vuole indicare qualcosa di prezioso si parla di oro. E’ innegabile il fascino che ha sempre esercitato sull’uomo, tanto da associarlo, in ogni religione, alla suprema divinità e considerandolo dunque come un dono degli dei.

Perché vendere oro con OROVilla? • Perché non siamo dei “Compro Oro”, ma una ditta presente sul mercato nazionale ed internazionale da più di 60 anni. • Non siamo solo un sito, ma una società con propri uffici aperti al pubblico a Milano e a Pero. • Abbiamo tutti i requisiti di legge per essere riconosciuti come “Operatori Professionisti in Oro” (UIF n. 05000211) e siamo membri dell’ “Associazione Orafa Lombarda”. • Tutte le nostre attività sono certificate dall’Ente Notificato 38


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Speciale

Speciale Social Media Nelle prossime pagine le testimonianze di: • Guido Di Fraia, professore associato dello Iulm • Barbara Panzeri, Marketing director di Direct Line • Peter Caiazzi, responsabile servizio Canali Diretti del Gruppo Intesa Sanpaolo • Gabriele Ferrante, responsabile Web e New Media di Banca Mps • Marco Brachini, direttore marketing di Sara Assicurazioni • Silvio Santini, head of Brand Management Group Identity & Communications di UniCredit • Carlo Panella, direttore commerciale Banking e Investimenti di Webank • Simone Lancioni, responsabile Marketing & Advertising di IBL Banca

Social media: l’importante è esserci. Basterà? Non esiste sempre una strategia ben definita dietro alla presenza dei protagonisti del mondo finance sui social media. Colpa dei professionisti che mancano? Delle finalità poco chiare? O della difficoltà del linguaggio da applicare? Secondo Guido Di Fraia (Iulm), alla base c’è un problema di comprensione del medium, che impone una logica comunicativa del tutto diversa rispetto ai media tradizionali Guido Di Fraia, oltre a essere professore associato dello Iulm e coordinatore della laurea magistrale in Digital Marketing Management, è anche responsabile scientifico del master in Social Media Marketing presso la stessa università. Di Fraia sa perfettamente come le aziende italiane - ciascuna nel proprio settore merceologico - scelgono di essere presenti sui social media. Le informazioni sono desunte anche dall’Osservatorio sui processi di adozione e utilizzo dei social media da parte delle aziende italiane (molto significativo il campione: 720 aziende). Concentrandosi sullo “spaccato” di banche e assicurazioni, quali considerazioni possono essere fatte? La situazione è ambivalente, con tensioni in avanti e resistenze “stanziali”. “Rispetto ad altri settori, spiega Di Fraia, il Finance possiede specificità proprie, che a seconda del caso avvicinano o allontanano dai social media. Innanzitutto la presenza: il Finance è presente in maniera significativa sui social media (oltre 60% delle aziende), ma la variabile per comprendere questa consistenza non può essere quella della dimensione, dato che le eccellenze

sono ritrovabili sia nelle grandi imprese, che nelle piccole”. Anche rispondere alla domanda “cosa fanno sui social media banche e assicurazioni?” non è così semplice, perché l’atteggiamento dei protagonisti è ambivalente, irrisolto e poco consapevole. “In sostanza: esserci non significa ‘esserci in modo strategico’: basti pensare che meno del 20% delle imprese linka il proprio ambiente social all’home page”.

Ripensare al linguaggio… I social media digitali attualmente più gettonati sono Facebook e Twitter, quest’ultimo in crescita esponenziale (i numeri si sono moltiplicati per sette in un anno), mentre il canale YouTube è usato da un’azienda su tre. Ma il vero problema, come si può intuire, è la qualità di questa presenza, che stando ai dati dell’Osservatorio è davvero scarsa, e nemmeno in crescita nel 2011 rispetto al 2010. Per quale motivo? Probabilmente si tratta di un problema di comprensione del medium, che non è ancora precisa. “Le 40


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banche sono grandi comunicatrici, su altri canali; sui social media però non è importante solo l’investimento, conta il piano strategico che sta alle spalle. Cerchiamo di capire. La nostra indagine ha analizzato lo stile linguistico dei post pubblicati. Il risultato? Le banche utilizzano, nell’82% dei post, un linguaggio di tipo istituzionale, e solo nel 5% di tipo amicale. Questi nuovi mezzi, però, richiedono una logica comunicativa del tutto diversa rispetto ai media tradizionali, e la logica deve essere quella dell’engagement. Altro esempio: sono stati analizzati i contenuti inseriti su Facebook, e si è cercato di capire quali fossero stati prodotti ad hoc per quel medium e quali provenissero da altri media. Bene, il 71% dei contenuti non era stato generato per Facebook. Come si vede, a monte c’è anche un problema linguistico e di conoscenza del medium”. Infine è stata monitorata la capacità dei contenuti prodotti da banche e assicurazioni di generare interesse negli utenti: i risultati non sono eccellenti nemmeno in questo caso, mentre per esempio altri settori, come l’alimentare e la moda, sono ben posizionati. “Credo si sia ormai capito che questi media non possono essere utilizzati con finalità di comunicazione istituzionale. Non comprenderlo significa generare risultati addirittura controproducenti. Si pensi che il 44% dei commenti degli utenti, a seguito di un post aziendale, è negativo. Dall’altra sponda, nel 30% dei casi le aziende non fanno seguire una risposta ai contenuti generati degli utenti. E questo, nel mondo dei social media, è inaccettabile”.

… e all’organizzazione Se non è una questione di investimenti, allora la risposta sta probabilmente all’interno delle banche. “Per posizionarsi in maniera efficace sui canali social, sottolinea Di Fraia, occorre che le banche ripensino alla filiera organizzativa interna. Mentre per certe attività di comunicazione gli istituti possono delegare a terzi le attività, nel caso del mondo social occorre generare processi di relazione con i clienti. È necessario che la giusta persona sappia come rispondere in tempo reale alla richiesta dell’utente. Per fare ciò, a monte occorre un’efficace gestione interna dei processi. Le banche che al momento performano peggio non lo hanno ancora compreso”. Probabilmente è anche colpa della carenza delle giuste figure professionali formate allo scopo. Lo Iulm ha attivato proprio per questo il master, e da settembre partirà anche un nuovo indirizzo di laurea magistrale, in collaborazione con grandi aziende italiane.

Guido Di Fraia professore associato dello Iulm

I tweet del futuro Secondo Di Fraia, il social medium che nel prossimo futuro risulterà vincente per il Finance è la piattaforma di microblogging Twitter, come miglior canale di gestione della relazione con il cliente. “Una volta che sarà maggiormente penetrato tra gli utenti, sarà possibile per banche e assicurazioni fornire contenuti tagliati ad hoc sugli utenti. Questo sarà il lasciapassare per una customer care efficace. Sono poi tutti da studiare i nuovi social media, a partire da Pinterest, e gli eventuali mix tra i canali”. Anche su Twitter, ovviamente, non potranno essere inserite informazioni istituzionali: “Mi aspetto una comunicazione basata sulla maggiore trasparenza. In modo più diretto e partecipato si recepiranno i contenuti che avranno anche, ma non solo, una valenza informativa. In questo modo le banche potranno mettere insieme i contenuti di servizio e i contenuti di esperienza”. 41


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Un telefono rosso esplora i social media Compagnia diretta, stile immediato, interazione senza usare il linguaggio dell’assicurazione: così Direct Line usa i social network per coinvolgere i clienti. E migliorare il customer care sollevati dagli utenti. “Facebook, dice Panzeri, non è usato come strumento per fare business, ma come ulteriore interfaccia tra l’azienda e il resto del mondo. L’azienda dialoga con i propri clienti su temi legati al mondo dell’auto e dell’assicurazione ma, in caso di necessità da parte del cliente, attiva il servizio di customer care per risolvere i problemi dell’interessato direttamente via telefono o via web”. Sul canale YouTube (160 video on line, più di 6.500 visualizzazioni) invece sono disponibili contenuti video relativi ai progetti realizzati. “Nel 2011 abbiamo deciso di accogliere i pensieri e i suggerimenti degli italiani sul tema della sicurezza stradale in modo diretto, con una presenza sul territorio. Per fare questo abbiamo ideato il road show ‘Auto delle 100 Idee’, il cui concept era semplice ma al tempo stesso efficace. Un’auto brandizzata con i colori e i loghi Direct Line, guidata da una blogger e da un video-maker girava le piazze italiane intervistando le persone. Sicuramente quest’esperienza ci è servita per entrare maggiormente in contatto con i consumatori”. Il tour è durato circa tre mesi toccando sei capoluoghi di Ppovincia ed effettuando oltre 130 interviste diffuse su Facebook e trasmesse su YouTube. “Compatibilmente con il nostro obiettivo di informare e appassionare i nostri utenti, prosegue Panzeri, stiamo studiando nuovi media come ad esempio Google+. Per intraprendere questa nuova strada dobbiamo però valutare quali siano le reali esigenze degli utenti in questo campo, perché il nostro intento è essere presenti sui social network in modo attivo e utile per la comunità on line”. Barbara Panzeri, Marketing director di Direct Line

Il cliente “segue” la sua assicurazione di riferimento

Da oltre un anno Direct Line ha profili ufficiali attivi sui treprincipali social media (Facebook, Twitter e YouTube). Nell’ottica della generazione 2.0, l’azienda ascolta la voce dei consumatori e usa i loro commenti e le loro idee per migliorare servizi, contenuti e messaggi di comunicazione. “Da sempre, commenta Barbara Panzeri, Marketing director di Direct Line, ci caratterizza una comunicazione schietta e diretta, che ha fatto di Direct Line uno dei marchi assicurativi più conosciuti del settore. Inoltre la nostra stessa natura e vocazione di compagnia diretta presenta investimenti importanti nella comunicazione digitale; anche per questo abbiamo dimestichezza con il linguaggio degli ambienti social”. La comunicazione di Direct Line viene diversificata secondo la natura dei network di condivisione sociale su cu l’assicurazione è presente: all’interno di Facebook (6.500 fan) e di Twitter, canali editoriali più strutturati, si trovano contenuti che spaziano dall’informazione alle curiosità, passando per l’engagement, senza dimenticare il customer care, che consente di risolvere dubbi legati al mondo assicurativo

L’utente tipo dei social network è sì giovane, ma Direct Line ha avuto un’ottima risposta anche da un target più adulto (25-45 anni). In ogni caso, assicura Panzeri, i social media sono mezzi di comunicazione con grandissime potenzialità: “I nostri clienti hanno deciso di interfacciarsi con noi attraverso questi nuovi canali - che risultano essere più semplici, immediati e informali - anche per risolvere dubbi o semplicemente per informarsi sulle ultime novità”. La presenza di Direct Line sui social network ha portato con sé un fenomeno particolare: il cliente tipo dell’assicurazione - pur non giovanissimo - ha iniziato a seguire la compagnia sui social media, incuriosito dalla comunicazione, e a partecipare attivamente alle attività. “I nuovi mezzi di comunicazione, spiega Panzeri, ci hanno permesso di utilizzare nuovi canali per raggiungere i clienti, mezzi in cui l’approccio è più informale, più leggero e immediato. Anche in fase di customer care su Facebook e Twitter utilizziamo un linguaggio più semplice, cercando di avvicinarci alle esigenze di tutti, rispondendo alle domande - anche a quelle più specifiche 42


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- in modo diretto, evitando i tecnicismi del linguaggio assicurativo. Questa strategia si è dimostrata vincente”. Per gestire la comunicazione sui canali social, la compagnia ha strutturato al suo interno un team, che si avvale all’occorrenza del supporto tecnico del customer care per risolvere problemi relativi a pratiche assicurative e o sinistri segnalati dai clienti. “Il team social di Direct Line elabora ogni richiesta degli utenti, rispondendo prontamente e segnalando i casi che necessitano di assistenza al servizio clienti. Inoltre, tutto ciò che accade sui social network di Direct Line viene monitorato dal team di esperti, formato da persone preparate sia in ambito assicurativo sia sul piano della comunicazione”.

utilizzare come suoneria del telefonino. Per Direct Line i social network sono però anche altro: ad esempio la nostra attività editoriale, basata su un mix di informazioni utili per gli utenti relativamente alla sicurezza stradale o alla corretta manutenzione dell’auto, unite a curiosità e stravaganze sul mondo dei motori, coinvolgono i nostri fan e follower con contenuti nuovi e stimolanti”.

Un nuovo linguaggio per l’assicurazione La scelta di essere presente sui social network in modo attivo, rispondendo a domande tecniche e solleticando la curiosità degli utenti con argomenti attuali, rappresenta indubbiamente una forma di comunicazione interessante, sia per catturare i giovani alla ricerca di curiosità, sia per coloro che sono alla ricerca di risposte ai propri dubbi sull’Rc Auto. “Il linguaggio e la struttura dei social media - conclude Panzeri - permettono di creare un filo diretto con gli utenti, ricevere feedback ed essere sempre presenti per ogni esigenza, fornendo quindi un servizio aggiuntivo rispetto a quello classico. Il customer care per Direct Line è un asset strategico, e il nostro obiettivo è essere sempre vicini al cliente in termini di consulenza e assistenza, anche attraverso i social network”.

Coinvolgere e incuriosire per fidelizzare All’interno dei canali Facebook e Twitter vengono svolte anche attività push, basate soprattutto sull’engaging degli utenti, che vengono invitati a partecipare a sondaggi e contest. “Ad esempio, in occasione del concorso ‘Play the Jingle’ realizzato in collaborazione con Radio Deejay, dalla nostra pagina Facebook abbiamo invitato gli utenti a partecipare. Sempre su Facebook, abbiamo reso disponibile per tutti i nostri fan il download del nostro jingle, da

Così Intesa Sanpaolo accompagna i clienti su FB Conoscere, seguire, proporre, ma anche consigliare e supportare i cambiamenti di vita con un occhio di riguardo al target giovane: la strategia del Gruppo Intesa Sanpaolo vista attraverso gli occhi dei social media. In modalità “Superflash” A fine 2011 gli italiani attivi mensilmente su Internet erano oltre 27 milioni. Contemporaneamente, i social network sono diventati mainstream: sono ormai oltre 21 milioni gli iscritti a Facebook, dei quali 13 milioni si connettono quotidianamente e oltre 8 milioni lo fanno da dispositivi mobili. In questo scenario, le opportunità da cogliere, secondo Intesa Sanpaolo, sono numerose e diversificate: nuovi approcci di comunicazione-relazione, interfacce e applicazioni innovative per l’erogazione dei servizi, valorizzazione dell’enorme mole di dati provenienti dai social network per progettare prodotti e servizi sempre più vicini alle esigenze di clienti e prospect e migliorare continuamente l’offerta esistente. In questo senso le attività sui social network non sono finalizzate a un puro ritorno di immagine, ma sono piuttosto parte integrante dell’evoluzione dell’offerta di prodotti e servizi della banca. “La nostra identità e missione di banca, precisa Peter Caiazzi, responsabile servizio Canali Diretti del Gruppo Intesa Sanpaolo, restano un punto fermo anche nella strategia rispetto ai social network: offrire al cliente un servizio migliore e più vicino alle sue necessità. Ne conseguono obiettivi convergenti per la duplice presenza della banca sui social network”. Peter Caiazzi, responsabile servizio Canali Diretti del Gruppo Intesa Sanpaolo 43


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Superflash per il target under 35

offrendo informazioni su prodotti e servizi e l’opportunità di accedere a bonus, sconti e promozioni”. Completano l’approccio iniziative pensate per gli interessi e le esigenze dei giovani: contest e concorsi su temi come musica, iniziative lavoro, sociale. “Occorre comunque precisare che, in linea più generale, la presenza sui social network di Intesa Sanpaolo non si identifica strettamente con il target degli under 35, ma abbraccia potenzialmente l’intera clientela, come testimonia la pagina Facebook Intesa Sanpaolo Servizio Clienti”. La banca sta anche lavorando sullo sviluppo della presenza su Twitter, innanzitutto per l’incremento di popolarità registrato dal social network negli ultimi mesi. “Inoltre riteniamo che Twitter abbia enormi potenzialità di crescita in uno scenario evolutivo che vede la penetrazione e l’utilizzo di Internet Mobile crescere a doppia cifra. A inizio maggio è stato lanciato il profilo @Superflash_it, la presenza dedicata al target più giovane, e presto verrà avviata la presenza dedicata alla comunicazione istituzionale e all’assistenza ai clienti”. Per approfondire la conoscenza dei clienti, anche attraverso la loro presenza sui social media, la banca ha poi in progetto di integrare le informazioni che già possiede con quelle estratte dai social network (nel rispetto della privacy e degli standard di sicurezza): “Stiamo sviluppando una strategia, fondata sulle social e mobile application, finalizzata all’estrazione di informazioni tramite attività di engagement sui social network con l’obiettivo di ricondurre le informazioni acquisite alle anagrafiche esistenti”.

La prima area di presenza è nata a metà 2011 con la pagina Facebook “Intesa Sanpaolo Servizio Clienti”, che ha l’obiettivo di estendere e potenziare i servizi di caring attraverso i social network con un nucleo attivo di response. “La pagina conta oggi oltre 23mila liker, acquisiti in modo spontaneo, e sono diverse decine le richieste quotidiane soddisfatte dagli operatori della contact unit che intervengono direttamente in bacheca.

L’obiettivo della presenza dedicata al target giovane è di entrare in relazione diretta con i clienti già acquisiti e i clienti potenziali offrendo informazioni sui servizi della banca e coinvolgendoli con format dedicati, a cominciare dal “Talent Contest”, che promuove le migliori idee sul tema dell’innovazione bancaria, e “Musicflash”, che premia giovani musicisti emergenti che si propongono direttamente attraverso la pagina, coinvolgendo la community nel processo di votazione

Orgogliosamente insourcing Intesa Sanpaolo struttura le iniziative sui social network integrandole con l’organizzazione e i processi interni esistenti, eventualmente modificandoli o evolvendoli per supportare al meglio le attività. “Questo ci consente di presidiare direttamente l’innovazione, assicurando la formazione continua delle nostre risorse e il rinnovamento costante delle motivazioni. Gli strumenti e le tecnologie che utilizziamo, spiega Caiazzi, vengono scelti con criteri coerenti: in particolare, oltre ad abilitare le classiche funzioni di gestione e monitoraggio dei social network, gli strumenti devono essere in grado di supportare il governo dei corrispondenti processi interni e consentire, per esempio, la gestione dei flussi di lavoro, la misurazione delle performance, la suddivisione delle attività per gruppi di competenza e priorità di intervento, il tutto nel rispetto degli elevati standard di sicurezza richiesti ad una banca”.

Format dedicati per coinvolgere i clienti L’obiettivo della presenza dedicata al target giovane è di entrare in relazione diretta con i clienti già acquisiti e i clienti potenziali offrendo informazioni sui servizi della banca e coinvolgendoli con format dedicati, a cominciare dal “Talent Contest”, che promuove le migliori idee sul tema dell’innovazione bancaria, e “Musicflash”, che premia giovani musicisti emergenti che si propongono direttamente attraverso la pagina, coinvolgendo la community nel processo di votazione. “La pagina, conclude Caiazzi, supporta inoltre la comunicazione delle attività del Gruppo Intesa Sanpaolo a sostegno del terzo settore, della cultura e dell’imprenditoria giovanile. Tra le più recenti: l’adesione alla giornata ‘M’illumino di meno’ per il risparmio energetico, il progetto ‘Gallerie d’Italia’, l’iniziativa ‘Neo Impresa’”.

Si tratta di una forma di relazione diretta che consente sia di rispondere alle esigenze dei clienti, sia di acquisire preziosi riscontri per migliorare l’offerta della banca”. La seconda area di presenza, nata quasi contemporaneamente alla prima, è stata avviata nel contesto di Superflash, il brand con cui Intesa Sanpaolo intende costruire una banca giovane al servizio dei giovani, proponendo una vera e propria trasformazione del rapporto con gli under 35: nuove filiali, prodotti e servizi pensati per le esigenze del target, nuovo linguaggio, multimedialità, maggiore vicinanza utilizzando i canali e gli spazi a loro più congeniali. “In questo senso, dice Caiazzi, è fondamentale la presenza sui social network, avviata con l’apertura della pagina Facebook ‘Superflash.it’, che ha l’obiettivo di entrare in relazione diretta con clienti e potenziali clienti 44


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Banca Mps, “social” ante litteram Come si cavalca un nuovo media sin da subito, non scegliendo un approccio commerciale, ma di contenuti. Il rinnovamento del canale video, il Viaggio Italiano e il portale dedicato alla previdenza complementare le ultimissime novità che parlano il linguaggio dell’utente giovane

Gabriele Ferrante, responsabile Web e New Media di Banca Mps

Sin da tempi non sospetti, si parla del 2009, Banca Mps aveva già deciso di essere presente sui social media. Un approccio in quel momento nemmeno considerato dai competitor. Forte di questa esperienza “storica”, il Gruppo ì si è posizionato negli anni con un profilo su Facebook, Twitter e YouTube. “Da subito, spiega Gabriele Ferrante, responsabile Web e New Media di Banca Mps, si è cercato di inserire in questi nuovi canali notizie e informazioni che trovavano scarso risalto sui canali istituzionali. Si pensi agli studi, o alle news. A questi contenuti sono poi state affiancate informazioni che riguardano temi interessanti per un pubblico più ampio: l’arte, le iniziative culturali, le sponsorizzazioni sportive. In questo modo abbiamo mostrato un volto diverso della banca, spaziando oltre il suo core business”. Gli utenti “social” sono più giovani rispetto alla clientela media della banca, con un’elevata concentrazione nella fascia di età che va dai 25 ai 34 anni. “Va anche precisato, spiega Ferrante, che negli anni il punto di avvicinamento del cliente alla banca si è spostato in là nel tempo, in quanto si è allungata l’età scolastica e si è procrastinata l’età dell’indipendenza economica”. La presenza sui social media di una banca,

sottolinea Ferrante, non deve essere mai piatta: comporta, nel momento in cui si è presenti, un’attenzione particolare nell’ascoltare, comprendere e rispondere all’utente. “La rete viene costantemente monitorata per verificare la web reputation di Banca Mps. Anche in periodi nei quali l’istituto poteva essere argomento di cronaca, gli attacchi diretti verso la banca sono sempre stati limitatissimi. L’uso della moderazione o il richiamo alla Netiquette, per esempio, non è mai stato esasperato, mentre i post di natura inopportuna sono sempre rimasti casi isolati rispetto alla mole di traffico generata sui diversi canali”.

Meglio un approccio informativo I social media sono strumenti delicati. Comportano interazione e dialogo sia tra gli utenti tra loro, che tra utenti e banca. “Questa interazione, dice Ferrante, deve essere utilizzata in modo delicato. Banca Mps ha scelto di non utilizzare i social media come canale di customer care, ma di utilizzare un approccio informativo, condividendo contenuti che possano essere utili per la maggior parte degli utenti, e non per risolvere la problematica del singolo 45


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(azione che comunque dovrebbe rispettare le policy della privacy). Abbiamo anche notato che nel momento in cui su un canale social si toccano argomenti commerciali, non legati ad esempio a iniziative di engagement, la soglia di attenzione degli utenti si abbassa”. Lo stesso discorso vale per il canale YouTube. “Per questo motivo abbiamo deciso di far diventare YouTube un canale anche di divulgazione. Da alcune settimane ha infatti preso il via il progetto ‘L’economia per tutti’, mettendo on line una serie di educational che spiegano, in modo semplice, parole e temi legati all’economia”. Gli argomenti vanno dai conti correnti, ai mutui, fondi, polizze, long term care, obbligazioni: la base della conoscenza della relazione finanziaria. I video verranno inseriti on line, uno a settimana, fino a dicembre. “Ogni argomento, precisa Ferrante, verrà trattato attraverso due-tre interventi, di natura generale e più specifica. Grazie infine al passaggio da brand channel a custom channel, una versione più elaborata di YouTube, potremo gestire in modo più accattivante i contenuti, come un vero canale con al suo interno un palinsesto”. Per avvicinare le giovani generazioni sempre ai temi economici, Banca Mps realizza poi, in collaborazione con Consumer Lab (il tavolo comune fra il Gruppo Montepaschi e 16 fra le più importanti associazioni italiane di consumatori), una serie di incontri programmati nelle scuole superiori, che propongono un approccio positivo ai temi della banca e dell’economia. “Non si tratta di argomenti strettamente legati al business,

ma alla conoscenza allargata del mondo bancario. La banca diventa un soggetto di cui parlare con serenità”.

Viaggi e Previsioni Il mese di maggio ha visto il lancio di due novità. La nuova campagna Conto Italiano, che affianca all’offerta commerciale un canale dedicato alla scoperta dell’Italia (www.contoitaliano.it/viaggioitaliano), per rimarcare fortemente la vicinanza della banca al territorio e alle sue eccellenze, in coerenza con il claim “Prodotti e servizi a km zero” e all’approccio di “coinvolgimento collaterale”. Vale poi una citazione importante, l’inaugurazione di un nuovo strumento strategico, in collaborazione con Axa-Mps: la piattaforma Pre/visionari. Si tratta di un progetto legato alla piattaforma Previsio (oggi fruibile anche su iPhone e iPad), che aiuta gli utenti a valutare la propria posizione pensionistica, fornendo informazioni sulla data, il gap di reddito tra stipendio e pensione, le soluzioni per l’integrazione. “A differenza di Previsio, questa piattaforma avvicina ancor di più i giovani al tema della previdenza complementare. Sin dal nome, decisamente inconsueto per un progetto bancario, si intuisce che l’atmosfera è leisure. A disposizione degli utenti un gioco che invita a disegnare il quadro del proprio futuro, wiki con parole e regole della previdenza e un blog con domande e risposte a cura di un team di esperti”.

Tradizionali, ma proiettati verso i nuovi media Sara Assicurazioni ha scelto un posizionamento molto attivo sui social media. L’obiettivo è ampliare le potenzialità delle proposte commerciali e di marketing dialogando con i giovani e non solo Il fenomeno dei social network ha ormai invaso le nostre vite ed è parte integrante di costumi e modalità di espressione dei nostri tempi. Ignorarlo significherebbe semplicemente rifiutare la realtà e perdere contatto con una parte importante, e continuamente crescente, di mercato e potenziali consumatori. Su queste basi, Sara Assicurazioni ha da tempo avviato un primo confronto con i social più conosciuti portando su Facebook l’iniziativa Sara Safe Factor, il progetto di sensibilizzazione alla guida sicura indirizzato ai ragazzi in età da patente sviluppato in collaborazione con l’Aci. “Oggi, spiega il direttore marketing Marco Brachini, la nostra pagina Facebook Sara Safe Factor raccoglie oltre 7mila liker e continua a crescere. Accanto a questa iniziativa, abbiamo poi sviluppato le pagine istituzionali Sara su Facebook e Twitter, realizzando un sistema di aggiornamento e posting che vede l’allineamento continuo delle pagine del nostro sito Internet con quelle sui social di riferimento. Anche in questo caso, il numero di follower è importante e in continua crescita, cosa che ci spinge a continuare a investire e promuovere i nostri servizi attraverso questi nuovi media”. Tipicamente, sui social media vengono pubblicati suggerimenti a link editoriali, contributi video-

fotografici raccolti durante iniziative sul territorio, promo su nuovi prodotti. “Sempre con uno spirito innovatore, aggiunge Brachini, la compagnia osserva le piattaforme Linkedin e Google+, per capire se sono altrettanto funzionali alla strategia di comunicazione e marketing in atto”. In ogni caso, secondo una ricerca effettuata nel 2011 dal Centro Ricerca sui Media dell’Università Cattolica di Milano, Sara è la prima tra le compagnie assicuratrici tradizionali per utilizzo dei social network.

Nuovi canali di proposta commerciale Pur essendo un fenomeno seguito prevalentemente da adolescenti e giovani, oltre un quarto degli utilizzatori dei social media appartiene alla fascia d’età 35-54 anni, il cluster di riferimento per il business di Sara Assicurazioni. Ma è la profilazione più dettagliata che è di maggior interesse: usi, abitudini, hobby, attività lavorativa. “Sono tutti elementi che possono essere valutati soprattutto nella fase di ideazione e programmazione di una campagna di comunicazione, spiega Brachini. La compagnia va oltre la mera presenza sui social media e ragiona già in ottica di integrazione delle informazioni e di Crm”. Con questo 46


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Marco Brachini, direttore marketing di Sara Assicurazioni

obiettivo è stato sviluppato un gioco on line nell’ambito del progetto Sara Safe Factor. I ragazzi che si iscrivevano al gioco (in palio, tra gli altri premi, c’era una Seat Ibiza) rilasciavano il consenso alla privacy per successivi contatti commerciali. “Per il momento però, precisa Brachini, abbiamo agito solo nella logica di prospecting e non abbiamo sviluppato sistemi sui social utili a gestire la relazione con il cliente. Non escludiamo a breve di prendere in considerazione questi sviluppi”.

manager sono lo studio e la comprensione dell’evoluzione dei nuovi media. A tal fine, la compagnia si avvale anche di studi e consulenze effettuati da aziende partner e fornitori specializzati.

Più in sintonia con i giovani I giovani, in quanto tali, rappresentano il futuro e sono portatori di istanze ed esigenze che si imporranno in un prossimo orizzonte temporale. “Fin da subito, però, entrare in sintonia con questo target permette di individuare bisogni ed esigenze reali che possono essere evase solamente comunicando in modo diretto con questo mercato. Una parte importante della popolazione giovanile comunica ormai solo attraverso la rete (non vede tv, in senso classico, non sente la radio e non legge i giornali). Il fenomeno social network, anche se dominato dalla giovani generazioni, è presente indubbiamente anche su una porzione di popolazione più adulta. Per la nostra compagnia, conclude Brachini, avere una presenza forte e un posizionamento distintivo sui social rappresenta quindi una opportunità di business e conferma il nostro orientamento all’innovazione e alla ricerca di sempre nuove e migliori opportunità”.

Il ruolo del web manager La gestione della presenza su web e web 2.0 è affidata dalla compagnia a un web manager interno. I contenuti vengono pianificati e realizzati secondo un piano editoriale che prevede la pubblicità di iniziative commerciali e di eventi associati alla presenza sul territorio; altrettanto spazio è dato alle politiche aziendali e di posizionamento di business, così come alle attività di Corporate Social Responsibility (come Sara Safe Factor) e di condivisione di articoli di interesse specifico. Vengono gestite anche richieste di informazioni o di chiarimento: in questo caso il web manager si avvale della collaborazione trasversale dei referenti a livello aziendale. Sempre compito del web

per la tua pubblicità su

Banca&Mercati mag commerciale@bancaemercati.com 47


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L’utente? È trasversale, come i fan della Champions UniCredit posiziona le pedine social puntando sulla cogeneration di contenuti insieme agli utenti e su temi forti attorno a cui aggregare interesse Su Twitter (con un account dedicato ai giornalisti), su YouTube, Linkedin e, da giugno anche su Facebook (con una pagina sul mercato Italia e istituzionale). La presenza di UniCredit, a livello italiano, sui social media si sta ramificando e segue un approccio per piccoli passi, flessibile. “In effetti, spiega Silvio Santini, head of Brand Management Group Identity & Communications di UniCredit, non è un must essere presenti su ogni canale, per forza. Preferiamo utilizzare la politica del ‘cherry picking’ e adottare un approccio graduale, con una strategia che sia di customer care oppure di branding a seconda delle opportunità. È il caso, per esempio, della pagina Facebook creata per la sponsorizzazione della Champions League. Come sempre, la nostra politica è quella degli asset locali e della governance globale”. Il valore dei social media, spiegano in UniCredit, è dato dal fatto che si tratta di momenti di interazione per la marca e di crescita della customer experience. Oltre a ciò, i social media consentono alla banca di presentarsi in modo nuovo e diverso.

Giovani, ma non solo. Il calcio lo dimostra L’associazione social media-target giovane, spiega Santini, è praticamente una tautologia: “Attenzione, però, perché si tratta di una presenza, quella dei diversi target, molto trasversale. E il customer engagement di ogni canale è legato all’uso che di questo viene fatto. Se un canale servirà per esempio al customer care, raccoglierà l’attenzione di una serie di utenti. Se invece si utilizza un canale per fare una promozione trasversale rispetto a un topic, per esempio il calcio, ecco che il target sarà più ampio. La chiave, in sostanza, è il tema attorno al quale si vuole catturare l’interesse. E non è detto che ci si riferisca sempre a un target di giovanissimi. Nostro compito è quello di scegliere in maniera oculata il giusto media per il giusto tema”. Riassumendo: i giovani sono un target d’elezione perché sono fisicamente presenti su ogni social media, ma con argomenti sufficientemente appealing è possibile suscitare l’interesse di fette ben più larghe di utenti. E il Crm, cioè l’attività di marketing abbinata ai clienti prendendo spunti e informazioni dalla loro attività sui social media? In UniCredit pongono alcuni distinguo. Un conto è il Crm, un conto è il rispetto della privacy dell’utente. “Noi utilizziamo l’approccio del permission marketing, dunque ci chiamiamo fuori da quello che si sta presentando sempre più come una sorta di ginepraio della profilazione indiretta degli utenti”.

Silvio Santini, head of Brand Management Group Identity & Communications di UniCredit

se usato con buon senso può aiutare a centrare una serie di obiettivi: ad esempio risparmiare sui costi e migliorare il customer care, fornendo informazioni chiare e precise a un utente, che possono essere di utilità per tutti gli altri. In definitiva la presenza dei fan è importante, ma è altrettanto importante che questi abbiano un elevato grado di interazione con il canale e che riconoscano alla banca la sua competenza. Oltre a ciò, i social media aggiungono valore alla comunità, apportando informazioni e contenuti”.

Il Social Media Lab di UniCredit Essendo canali che, per loro natura, richiedono una risposta tempestiva e una governance più complessa rispetto agli altri, i social media sono studiati e gestiti, all’interno di UniCredit, dal Social Media Lab, struttura cui fanno riferimento, in maniera costante o a chiamata, le media relation, il marketing, il branding, il team di multichannel banking, il legal, la compliance, l’It e la security. “La struttura, spiega Santini, è stata pensata per garantire nell’organizzazione punti di contatto e un governo che fossero multidisciplinari. C’è stato uno sforzo organizzativo importante, per riuscire a mixare, ogni volta che viene richiesto, le esigenze di tempestività del cliente

Il valore dell’interazione Il numero di follower o fan è sì importante, dice Santini, ma non è l’obiettivo fondamentale da perseguire. “Il social network aiuta a comunicare i valori del brand, e 48


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con gli aspetti di gestione e organizzazione della banca”.

la presenza di operatori a disposizione sul social network, in Italia la pagina prevede azioni di promozione, ingaggio, branding. “Un altro tema dal quale siamo affascinati, conclude Santini, è quello della cogeneration di contenuti insieme agli utenti, ai quali viene chiesto di diventare parte di un progetto. Grazie all’applicazione ‘Vision Critical’ di Demoskopea, riusciamo a raccogliere gli input che lanciamo, nei vari social network, attorno a un tema o a una campagna, e poi restituiamo le informazioni agli utenti”.

La novità di Facebook la user content generation La pagina Facebook istituzionale è una novità italiana, ma non del gruppo. Il progetto pilota proviene infatti dalla Romania, paese dove i social media sono molto sviluppati ed evoluti. Mentre in quel caso l’approccio prevede anche

La comunicazione è bidirezionale L’approccio di Webank prevede l’utilizzo dei canali di interazione con gli utenti per costruire relazioni durature. A tale scopo la banca dispone anche di social media proprietari e adotta un approccio bidirezionale per entrare in contatto con le persone. Per qualificare ancora di più la nostra presenza, non solo abbiamo scelto di posizionare un customer care anche su Facebook e su Twitter, ma abbiamo dato vita anche a social media proprietari. Uno di questi è ‘La banca che vorrei’, iniziativa che prevede che tutte le persone ci possano inviare i loro suggerimenti per migliorare il servizio fornito dalla banca. Questa attività che ha ottenuto ben 2.500 richieste da parte degli utenti - è seguita direttamente dai product manager e segue l’iter di sviluppo di un nuovo prodotto o servizio. Come si vede, il tema della presenza sui social media è abbinato a una più fattiva e qualificata relazione con i clienti”. Sempre per questo approccio, Webank non utilizza i social media in modo commerciale. Fornisce, questo sì, informazioni a ciclo continuo, per rendere vivo e partecipato il canale. “A conferma della bontà di questo approccio, sta il fatto che tutti i post che vengono editati sono commentati dagli utenti. La continuità della presenza e i contenuti accattivanti sono la garanzia dell’efficacia della presenza sui social network”. Per giungere a queste considerazioni, Webank ha prima dovuto fare esperienza. Inizialmente, infatti, sui social media la banca utilizzava un approccio “alto” (inserendo per esempio contenuti relativi alla finanza personale, all’Internet banking), che però lasciava “tiepidi” gli utenti. Nel momento in cui la banca ha deciso di raccontare in modo più interessante anche la propria attività commerciale, il feedback degli utenti è stato molto positivo. “Nostro obiettivo è sempre quello di educare l’utente, spiega Panella, ma nelle modalità che più lui gradisce. Ovviamente a ogni sollecitazione proveniente da Facebook e dai social media in generale, Webank risponde prontamente, non lasciando inevasa nessuna richiesta”.

Carlo Panella, direttore commerciale Banking e Investimenti di Webank

Cosa fa una banca tradizionale, per mantenere un rapporto di lungo periodo con i propri clienti? Utilizza gli sportelli. Cosa fa una banca solo on line, in mancanza di sportelli fisici? Aguzza l’ingegno e sfrutta gli strumenti digitali. La natura on line di Webank (Gruppo Bipiemme) la pone, nei confronti dei social media, in una posizione “nativamente privilegiata”. Per seguire i clienti, infatti, una banca on line non deve fare altro che utilizzare le piazze virtuali nelle quali i suoi clienti e prospect si riuniscono e incontrano. In questo modo viene con semplicità mitigato quel teorico distacco relazionale causato dall’assenza degli sportelli fisici. “Webank, spiega il direttore commerciale Banking e Investimenti Carlo Panella, utilizza i social network per farsi trovare da chi frequenta questi ambienti,

Il giusto linguaggio per il giusto utente sul giusto canale Vista da un’altra prospettiva, la presenza di Webank sui social media rappresenta quell’istanza forte di banca che non vuole avere i “modi” classici della banca, e che intende presidiare ogni frontiera della comunicazione e del 49


Speciale

linguaggio. Per riuscire a essere efficace sui nuovi canali digitali, la banca si è dotata di un team snello, composto da due persone, che rimane separato dalle istanze prettamente bancarie, che fanno da incubator di idee che poi vengono gestite dalle diverse direzioni aziendali. Per rispondere in maniera corretta, con il customer care posizionato su Facebook e Twitter, Webank ha appositamente formato il personale del call center. “Non va dimenticato che tutta l’attività di marketing e comunicazione di Webank si rivolge a un utente particolare, che possiamo definire mediamente evoluto rispetto al cliente medio di una banca tradizionale. Per gestire on line le proprie finanze, infatti, è richiesta una certa dimestichezza con il medium e un’agilità mentale importante. Consideriamo nostro target anche per i social media sia l’utente adulto che ha già compiuto lo switch dall’off line all’on line, che i cosiddetti nativi digitali. In linea generale vale comunque la regola che è il canale che segmenta la clientela. Al di là dei singoli target, è il prodotto che si va a vendere che attira questo o quel target. Un conto è proporre un mutuo, che potrebbe interessare

a un giovane, altro è proporre un conto deposito, che potrebbe interessare a una persona più adulta. Il trader è invece trasversale”.

E poi c’è il canale video Webank utilizza da una parte YouTube come vero e proprio repository, nel quale a oggi sono presenti circa 75 video. Si va dagli spot al backstage degli stessi al decalogo sulla sicurezza. “Dal 2006 abbiamo inoltre un podcast informativo, Radio Webank, che viene aggiornato ogni 15 giorni, nel quale si spiega l’evoluzione della normativa e del mercato finanziario: questo canale vanta 7.000 download al mese. È la conferma che la strada che abbiamo intrapreso è corretta. Dal nostro punto di vista, conclude Panella, i social media non sono un tema di comunicazione, ma di interazione con il cliente, sia che si utilizzi i canali digitali social generici che quelli proprietari. Con questi strumenti diamo e riceviamo dai clienti, in un dialogo che si fa sempre più efficace”.

IBL Banca e i fan del cane bassotto Dalla Rata Bassotta alle vacanze premio, per IBL Banca essere sui social network significa instaurare una diversa relazione con il cliente. E magari accompagnarlo nelle scelte quotidiane legate al risparmio Il gruppo bancario IBL Banca, specializzato nei finanziamenti personali e in prodotti di risparmio, ha alle spalle una lunga storia. Proprio quest’anno celebra il suo 85° anniversario. Una tappa importante, che si traduce in un solido bagaglio di esperienza. “Non siamo una banca generalista, spiega Simone Lancioni, responsabile Marketing & Advertising, ma ben focalizzata sul proprio core business, ovvero la linea finanziamenti e la linea risparmio. La nostra organizzazione dinamica ci ha permesso di presidiare il mercato di riferimento senza timore dei mutamenti. Oggi i clienti stessi hanno volti nuovi, così come esigenze e modalità di approccio totalmente differenti rispetto al passato. Anche il marketing si confronta con una nuova filosofia, che è stata sintetizzata nelle 4 S: social media, smartphonetablet, searching e satisfaction. In quanto banca che si rivolge alle persone, vogliamo e dobbiamo essere lì dove esse sono, non solo per comunicare, quanto piuttosto per condividere. Per conoscere il punto di vista degli utenti, e sottoporci senza filtri alla loro valutazione. In una logica più commerciale, per il Gruppo entrare nei social network significa fidelizzare e potenzialmente ampliare il bacino di contatti, presentare l’offerta di prodotti e servizi, far conoscere il marchio, il suo carattere e la sua identità. Instaurando un rapporto di fiducia e ricevendo input per introdurre novità”.

con un’iniziativa che ha preso spunto dal prodotto di punta della linea di prestiti personali, Rata Bassotta. Le campagne pubblicitarie hanno come testimonial, da diverso tempo, un cane bassotto. “Abbiamo pensato spiega Lancioni – a un’attività di sensibilizzazione a favore degli animali e ci siamo legati in particolare a un progetto dell’Ente Nazionale Protezione Animali: il mantenimento e la rieducazione di cani ex combattenti, sottratti ai combattimenti clandestini e custoditi in rifugi dell’Enpa. Sono stati superati i 50mila fan nel giro di due-tre mesi”. Il target che ha mostrato interesse per l’iniziativa è molto trasversale, prescinde da sesso, età, classe sociale, area geografica, e ha esigenze di natura diversa. “Attenzione, però: essere su un social network non significa vendere, o comunque non nell’immediato. La logica di base è un’altra. Più semplicemente, far sapere chi sei, come sei, cosa fai. Socializzare richiede tempo. Sarà poi l’utente a scegliere, quando vorrà e secondo le sue esigenze, se diventare cliente”. IBL Banca ha anche aperto una pagina su Google+ e un account su Twitter; guarda con interesse a Linkedin e segue con attenzione Pinterest. “L’obiettivo di IBL Banca resta creare un filo diretto con le persone, rendere più facilmente accessibili informazioni e novità sui prodotti e sulle filiali, creare interesse e allargare il raggio di azione toccando altri argomenti a carattere più generale. In realtà, il cosiddetto web 2.0 è tutto meno che una realtà sedimentata. Oggi non sappiamo ancora quali margini o profitti possano avere le aziende, quali saranno le potenzialità future, quali altri social network nasceranno e quali manterranno il successo. E’ tutto in divenire e sarebbe

Filo diretto su Facebook Lo scorso anno IBL Banca ha debuttato su Facebook 50


Social Media

un limite ancorarsi a logiche commerciali che applichiamo ad altre attività. La certezza che abbiamo è che si è aperta una porta, ci siamo affacciati e abbiamo deciso di entrare un po’”.

Ascoltare, capire, lavorare Le attività realizzate da IBL Banca sui canali social sono essenzialmente di tre tipi: ascoltare, comunicare, intrattenere. “Seguiamo i fan, partecipiamo alle loro ‘conversazioni’, li informiamo sulle novità di IBL Banca, li coinvolgiamo in iniziative speciali. Per esempio, il 2 maggio abbiamo lanciato un concorso che mette in palio viaggi, voli e tablet. Si chiama ‘IBL Banca ti manda in vacanza’. L’opportunità di vincere un viaggio crediamo sia gradita a tutti e possa coinvolgere un target diversificato”. Per la presenza sui social media, IBL Banca ha optato al suo interno per figure professionali dedicate. A loro spetta il compito di monitorare attentamente le pagine IBL Banca, pubblicare notizie e nel caso di post rispondere subito o avviare comunque un dialogo. “Se necessario, precisa Lancioni, coinvolgiamo altre figure aziendali che hanno competenze e know-how specifico su prodotti e servizi. La risposta non è mai standard, va preparata caso per caso. Altra possibilità, naturalmente, è poi l’incontro in una delle 42 filiali del Gruppo”.

Un refresh al settore bancario Simone Lancioni, responsabile Marketing & Advertising di IBL Banca

Il mondo delle banche ha avuto per molto tempo un vissuto un po’ freddo, un approccio a volte rigido. “La presenza sui social media, sostiene Lancioni, può contribuire invece a diventare più spontanei, ad avvicinare le persone con toni e parole più semplici, favorendo la conoscenza di strumenti e prodotti. Potrebbe aiutare a diffondere una cultura del credito che sia di supporto alle persone nel momento in cui devono fare scelte importanti. E sarebbe utile anche ai giovanissimi, per renderli più consapevoli quando

cresceranno. Oggi è più difficile avere un contatto diretto, a volte non c’è il tempo per andare allo sportello, come magari si faceva una volta, e si opta per l’on line. E allora il social network può essere un modo per tenere vivi i contatti, per farsi conoscere con una comunicazione più fresca e immediata, anche a tu per tu”.

51


Performance

UniCredit: avanti col rafforzamento patrimoniale marzo. “Questo miglioramento è in parte dovuto ai flussi netti positivi di liquidità in entrata dai clienti e all’aumento di capitale. La crescita della raccolta e il leggero calo nella domanda di finanziamenti registrato in Europa occidentale sia su base trimestrale che sul precedente esercizio hanno concorso a migliorare il rapporto tra crediti e depositi portandolo al 136% dal 140% di fine 2011”. Tornando

ai

risultati

trimestrali,

il

forte miglioramento del margine

di

intermediazione è dovuto a plusvalenze straordinarie risultanti dall’operazione

Capital position

di riacquisto di titoli Tier I e Upper Tier II (che ha generato plusvalenze pari

Il CdA di UniCredit ha approvato i risultati

riacquisto di titoli Tier I e Upper Tier II con

477 milioni al netto delle imposte) e ai

del primo trimestre 2012, chiuso con

un’aggiunta di ulteriori 10 punti base e

buoni risultati di negoziazione ottenuti

un utile netto, elementi straordinari

dalla gestione attiva degli Rwa di mercato,

dalla divisione Markets, mentre i ricavi

compresi, pari a 914 milioni di euro,

calati di 4,3 miliardi nel trimestre; al

core risentono del peggioramento del

in crescita del 12,8% rispetto al primo

31 marzo 2012 il Core Tier I era pari al

contesto macroeconomico a/a, ma si

trimestre 2011.L’utile netto normalizzato,

10,31%, al di sopra dell’obiettivo del

mantengono stabili su base trimestrale.

esclusi i proventi derivanti dal riacquisto

9% fissato per il 2012 secondo Basilea

In particolare, il margine di interesse è

di titoli Tier I e Upper Tier II, è aumentato

3 e in conformità con i requisiti previsti

pari a 3.790 milioni di euro (-0,7% trim/

a

incremento

dall’Eba. Bene anche il Tier 1 ratio (al

trim), mentre le commissioni nette sono

dell’80% rispetto al quarto trimestre

10,85%) e il Total Capital ratio (13,53

pari a 1.997 milioni, in calo del 5,7% a/a

2011, ma è calato del 45% su base annua,

per cento). “Il grande successo riscosso

e con un lieve aumento dello 0,4% nel

“principalmente

444

milioni

con

un

l’eccezionalità

dall’aumento di capitale di UniCredit,

trimestre. Al 31 marzo 2012 il volume della

dei risultati da negoziazione realizzati

dichiara infatti l’amministratore delegato

massa gestita dalla divisione Asset

nel primo trimestre 2011, afferma una

Federico Ghizzoni, ci ha consegnato uno

Management del Gruppo è pari a 156,2

nota ufficiale di Piazza Cordusio, per

stato patrimoniale estremamente solido

miliardi di euro, praticamente invariato

la volatilità dei mercati finanziari e il

che ci consente di affrontare fiduciosi il

trim/trim, con flussi in uscita compensati

continuo deterioramento del contesto

contesto attuale. Grazie a questa e ad altre

dall’andamento positivo del mercato,

macroeconomico in Europa”. Discorso

misure di rafforzamento patrimoniale,

mentre i redditi da negoziazione sono

simile anche per il risultato netto di

come il riacquisto di bond subordinati

pari a 1.232 milioni. I costi operativi

gestione, che al netto degli elementi

perfezionato nel mese di febbraio, abbiamo

totali vedono un calo dello 0,5% a/a

straordinari, nel primo trimestre 2012 è

superato l’obiettivo previsto per il 2012

e un leggero aumento dell’1,0%trim/

aumentato del 46% sul quarto trimestre

di portare al 9% il Common Equity Tier I

trim, con le spese per il personale pari

2011, mentre su base annua è diminuito

(CET1) secondo Basilea 3. Considerate

a 2.309 milioni (-1,0% a/a, +6,1 trim/

del 25%, al netto dei proventi risultanti

le sfidanti condizioni economiche e

trim, ma il dato del quarto trimestre

dal riacquisto di titoli Tier I e Upper Tier

dei mercati, UniCredit presenta una

2011 comprendeva l’impatto di rilasci

II, “continuando a riflettere le difficoltà e

solida evoluzione dell’utile netto, un

straordinari specifici) e le altre spese

la volatilità del contesto in cui le banche si

miglioramento della posizione di liquidità

amministrative a quota 1.267 milioni

trovano attualmente a operare”. Le notizie

e progressi soddisfacenti nell’esecuzione

(-4,3% trim/trim). Le rettifiche nette su

migliori per UniCredit riguardano così

del Piano Strategico”. Da segnalare inoltre

crediti sono pari a 1.398 milioni, in calo

il rafforzamento patrimoniale. Oltre al

il miglioramento della liquidità; in linea

del 7,0% a/a e del 6,3% trim/trim, “un

successo dell’aumento di capitale da 7,5

con l’obiettivo del Piano Strategico di

risultato da considerarsi soddisfacente

miliardi di euro interamente sottoscritto

ridurre la posizione interbancaria netta,

data l’attuale difficoltà dell’ambiente

nel

essa è scesa dai 75,4 miliardi di euro di

macroeconomico”. Infine, per quanto

fine dicembre 2011 ai 49,4miliardi di fine

riguarda i dati in stato patrimoniale,

primo

patrimoniale

per

trimestre, è

stato

il

coefficiente

sostenuto

dal

52


Performance

il totale dell’attivo ammonta a 933

verso clientela, pari al 7,2% nel trimestre

32,1miliardi in seguito ai nuovi requisiti

miliardi di euro (+0,7% trim/trim). I

precedente, e i crediti deteriorati lordi

normativi previsti per i crediti scaduti.

crediti verso clientela mostrano una

ammontano a 75,3 miliardi (+3,8% trim/

Il rapporto di copertura del totale dei

riduzione trimestrale dell’1,1% (-0,9 a/a),

trim). Le sofferenze lorde sono pari a

crediti deteriorati lordi diminuisce al

mentre i crediti deteriorati netti sono

43,2miliardi (+2.3% trim/trim), mentre

43,8% (44,6% nel quarto trim. 20111) o

pari a 42,3 miliardi (+11% a/a, +5,3%

le altre categorie di crediti problematici

al 57,1% delle sofferenze e al 25,9% degli

trim/trim) ovvero il 7,6% dei crediti netti

sono aumentate del 6,0% trim/trim a

altri crediti deteriorati.

Intesa Sanpaolo: redditività e ratios ok “Risultati molto positivi in un contesto

rispetto al quarto trimestre 2011 e +14,5%

quarto trimestre 2011, che risentivano

di mercato difficile”. Questo il commento

rispetto al primo trimestre 2011). In

della stagionalità di fine anno, a seguito

ufficiale di Intesa Sanpaolo sul resoconto

questo ambito, nel primo trimestre 2012

di una diminuzione del 17,5% per le

intermedio consolidato al 31 marzo 2012

gli interessi netti ammontano a 2.501

spese amministrative e dell’11,3% per

approvato dal Consiglio di Gestione

milioni (-1,6% trim/trim e +4,6% a/a). Le

gli ammortamenti e di un aumento dello

dell’istituto. La banca sottolinea in effetti

commissioni nette ammontano a 1.317

0,6% per le spese del personale. Rispetto ai 2.242 milioni del primo trimestre 2011, si registra una diminuzione dell’1,6%, conseguente a una diminuzione dell’1,2% per le spese del personale e del 3,7% per le spese amministrative e di un aumento del 5,4% per gli ammortamenti. Conseguentemente, il risultato della gestione operativa ammonta a 2.606 milioni di euro (+37,2% trim/trim e +32,8% a/a), con un cost/income ratio

nel

primo

trimestre

2012

in

miglioramento al 45,9% (al 48,6% se si escludesse la plusvalenza derivante dal buy back) rispetto al 55,5% del quarto trimestre 2011 e al 53,3% del primo trimestre 2011. Inoltre il complesso degli accantonamenti e delle rettifiche di

Patrimonializzazione e liquidità forti e in miglioramento

valore nette (accantonamenti per rischi l’utile netto di 804 milioni di euro, “il

milioni di euro (-1,6% trim/trim e -5,6

e oneri, rettifiche su crediti e rettifiche

risultato più elevato degli ultimi sette

a/a), mentre il risultato dell’attività di

su altre attività) è pari a 1.069 milioni di

trimestri e già pari al payout per l’esercizio

negoziazione presenta un saldo positivo

euro rispetto ai 2.509 milioni del quarto

2011”, anche se va detto che l’utile netto

di 716 milioni di euro (che includono però

trimestre 2011 e ai 713 milioni del primo

normalizzato pari a 746 milioni è

274 milioni di plusvalenza derivante dal

trimestre 2011.

inferiore ai 762 milioni del primo trimestre

buy back di propri titoli subordinati Tier

Per quanto riguarda lo stato patrimoniale

2011 pur superando largamente i 265

1), in netto miglioramento sia rispetto ai

consolidato, al 31 marzo 2012 i crediti

milioni del quarto trimestre 2011. In ogni

173 milioni del quarto trimestre 2011 che

verso la clientela raggiungono i 378

caso, il conto economico consolidato del

ai 280 milioni del primo trimestre 2011.

miliardi di euro (+0,3% trim/trim e +0,2%

primo trimestre 2012 presenta numerosi

Il risultato dell’attività assicurativa

a/a) mentre il complesso dei crediti

aspetti positivi, con la crescita a doppia

ammonta a 258 milioni di euro, in

deteriorati

cifra dei proventi operativi e la significativa

aumento rispetto ai 205 milioni del

ristrutturati

diminuzione degli oneri operativi sia nel

quarto trimestre 2011 e ai 120 milioni del

ammonta - al netto delle rettifiche di valore

confronto anno su anno che trimestre

primo trimestre 2011. Gli oneri operativi

- a 24.657 milioni di euro, in aumento

su trimestre. I proventi operativi netti

totalizzano 2.207 milioni di euro, con un

dell’8,6% rispetto al 31 dicembre 2011.

sono pari a 4.813 milioni di euro (+12,8%

calo del 6,7% rispetto ai 2.366 milioni del

In quest’ambito, i crediti in sofferenza

53

(in sofferenza, incagliati, e

scaduti/sconfinanti)


Performance

registrano

una

sostanziale

stabilità,

con un’incidenza sui crediti complessivi pari al 2,4% (in linea con il 31 dicembre 2011) e un grado di copertura del 63 per cento. Considerando, oltre alle rettifiche specifiche, anche il valore delle garanzie reali e personali relative alle sofferenze, il grado di copertura complessivo delle stesse è pari al 128 per cento. Le attività finanziarie della clientela risultano pari a 788 miliardi di euro, in crescita del 2,8% rispetto al 31 dicembre 2011 e in flessione del 4,5% rispetto al 31 marzo 2011. Nell’ambito delle attività finanziarie della

Principali dati di Conto Economico 1trim.12

clientela, la raccolta diretta bancaria ammonta a 372 miliardi (+3,2% trim/trim

e -3,1% a/a). L’ammontare di risparmio

(+2,7% trim/trim e -3,2% a/a). Infine i

e -6% a/a a causa principalmente della

gestito è pari a 227 miliardi (+2,3% trim/

coefficienti patrimoniali al 31 marzo

clientela istituzionale), e il complesso di

trim e -3,1% a/a); la nuova produzione

2012 risultano pari al 10,5% per il Core

raccolta diretta assicurativa e riserve

vita nel primo trimestre 2012 ammonta

Tier 1 ratio (10,1% al 31 dicembre 2011),

tecniche è pari a 77 miliardi (+5,3% trim/

a 2,5 miliardi di euro (-45,9% rispetto

all’11,5% per il Tier 1 ratio (11,5% anche a

trim e +0,4% a/a); la raccolta indiretta

al primo trimestre 2011). La raccolta

fine 2011) e al 14,2% per il Total Capital

raggiunge i 416 miliardi (+2,5% trim/trim

amministrata raggiunge i 189 miliardi,

ratio (14,3% a fine 2011).

Bper: trimestrale in linea col budget di obbligazioni garantite dalla Stato e a minori commissioni attive su servizi di gestione di portafogli a causa della cessione del Ramo Fondi Optima. Il risultato netto delle attività di negoziazione (compresi i dividendi) si è attestato a 58,3 milioni, in significativo incremento rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. Il margine di intermediazione risulta pari a 566,6 milioni (+10,3% a/a) grazie al citato aumento del margine di interesse, al risultato della finanza e “da una sostanziale stabilità della componente commissionale”. Le rettifiche nette su

Interest margin Utile

netto complessivo consolidato

crediti e su altre attività finanziarie si dall’effetto

attestano a 99,6 milioni, in incremento

di 93,8 milioni di euro, in aumento del

dipende

volumi, sia degli impieghi che delle attività

principalmente

rispetto a marzo 2011 (+33,2% a/a),

29,4% anno su anno, ottenuto grazie

finanziarie rispetto allo stesso periodo del

mentre il costo del credito complessivo

all’incremento del margine di interesse

2011 ed alla prosecuzione delle azioni

è risultato pari a 21 bps (82 bps su base

(+4,3% a/a), al risultato della finanza

di

conseguenti

annua) in peggioramento rispetto ai 16

e al contenimento dei costi operativi

all’aumento del costo della raccolta

bps dello stesso periodo del 2011 (71

(-1% a/a). Sono i principali risultati del

causato dalle tensioni sul mercato del

bps nel 2011). Il risultato netto della

Gruppo Bper nel primo trimestre 2012.

debito sovrano”. Le commissioni nette,

gestione finanziaria, pari a 467 milioni

Più in dettaglio, il margine di interesse

pari a 171,8 milioni di euro (-0,2% a/a,

nel trimestre, registra una crescita del

si attesta a 336,5 milioni di euro (+4,3%

-3,25% trim/trim) mostrano una leggera

6,4% anno su anno. I costi operativi, al

a/a ma -1,5% trim/trim). “Il risultato,

diminuzione, principalmente dovuta alle

netto degli oneri e proventi di gestione,

sottolinea una nota ufficiale dell’istituto,

commissioni passive relative all’emissione

risultano pari a 308,2 milioni di euro,

repricing

dell’attivo

54


Performance

in diminuzione dell’1% anno su anno.

liquidità degli enti locali sul conto della

rispetto alla fine del 2011) per effetto

In questo ambito, le spese

Tesoreria

per

il

dello

Stato

presso

Banca

prevalentemente di investimenti in titoli

previsto

dal

decreto

personale risultano pari a 197,9 milioni,

d’Italia

“Salva

governativi italiani per circa 650 milioni. I

sostanzialmente invariate rispetto al 2011,

Italia”, mentre la raccolta indiretta da

titoli di debito rappresentano l’86,2% del

mentre le altre spese amministrative

clientela è pari a 26,3 miliardi (+3% da

portafoglio complessivo e ammontano

ammontano a 122,8 milioni (+2,7% a/a),

inizio anno), prevalentemente imputabile

a 5,4 miliardi. L’esposizione ai titoli di

imputabile alle imposte indirette; al netto

ad un recupero dei prezzi di mercato.

debito dei paesi periferici dell’Eurozona

delle stesse, si evidenzia invece un calo

Il portafoglio premi assicurativi, non

risulta pari a 180,7 milioni (Portogallo

pari dell’1,4% anno su anno. “I risultati

compreso nella raccolta indiretta, si

22,6 milioni, Irlanda 34 milioni, Grecia 0,7

ottenuti nel primo trimestre 2012 sono

quantifica in 2,2 miliardi (+2,4% da

milioni e Spagna 123,4 milioni). Stabili

allineati al budget previsionale, anche al

inizio

totalmente

infine i ratios patrimoniali, con il Core Tier

netto dei risultati positivi ottenuti dalla

riferibile al ramo vita. I crediti verso

1 ratio al 7,85% e il Tier 1 ratio al 7,88% (a

gestione della finanza, ha dichiarato Luigi

la clientela, al netto delle rettifiche di

fronte del 7,83% e del 7,86% a fine 2011),

Odorici, amministratore delegato della

valore, sono pari a 47,9 miliardi (-0,55%

mentre il Total capital ratio è all’11,55%

Banca Popolare dell’Emilia Romagna.

da inizio anno), mentre l’ammontare dei

(11,54% a fine 2011). I dati pro-forma,

Sottolineo inoltre che la diminuzione

crediti deteriorati netti è di 5 miliardi

calcolati tenendo conto della quota di

dei costi operativi è pienamente in linea

di euro (+15,4% da inizio anno), con una

utile destinabile a patrimonio realizzato

con gli impegni presi e con le attese di

componente di sofferenze pari a 1,7

nel primo trimestre 2012, compreso

razionalizzazione

presenti

nel

piano

anno),

pressoché

miliardi (+6,6%); tali importi risultano

l’effetto netto della componente negativa

industriale 2012-2014”.

rispettivamente pari al 10,4% e al 3,5%

derivante dalla “Fair Value Option” e

Per quanto riguarda i valori a stato

del totale dei crediti verso clientela. Il

degli aumenti di capitale gratuiti in corso

patrimoniale, la raccolta diretta da

livello di copertura dei crediti deteriorati

di realizzazione su alcune banche del

clientela

si attesta a 46,9 miliardi

complessivi è del 31,7%, mentre quello

Gruppo con utilizzo di riserve disponibili,

(-3,4% trim/trim), “per la diminuzione

riferibile alle sole sofferenze si attesta al

evidenziano i seguenti valori: Core Tier

di operazioni finanziarie con controparti

52,2 per cento. Le attività finanziarie

1 ratio 8,13%, Tier 1 ratio 8,16% e Total

istituzionali

ammontano a 6,2 miliardi, (+10,2%

capital ratio 11,77 per cento.

e

il

trasferimento

della

Ubi Banca: l’utile cresce a doppia cifra Il Consiglio di Gestione di Ubi Banca ha approvato i risultati consolidati del primo trimestre del 2012, chiuso con un utile netto di 105,4 milioni di euro, in crescita del 63,1% rispetto allo stesso periodo del 2011. Al netto delle poste non ricorrenti, peraltro presenti solo nel 2012, l’utile di periodo si attesta a 95,1 milioni (+47,2% rispetto al 2011). Il risultato della gestione operativa è salito a 344,9 milioni (+29,2% a/a e +18,3% trim/trim), grazie a proventi operativi in crescita dell’8,3% a 933,8 milioni, oneri operativi contenuti a 588,9 milioni (-1,1%) e nonostante maggiori

Adeguatezza patrimoniale- i ratios contabili

rettifiche su crediti resesi necessarie in

(+8,3%) e ai 904,3 del quarto trimestre

alla debolezza della domanda legata

relazione all’andamento della situazione

2011

evidenziato

all’andamento dell’economia reale, sia a

economica, che hanno configurato un

andamenti diversi delle varie componenti.

seguito dell’ottimizzazione degli impieghi

costo del credito annualizzato pari a 54

Il margine d’interesse (inclusivo di Ppa) si

meno remunerativi e più rischiosi posta

punti base del totale impieghi rispetto

è attestato a 517,3 milioni di euro (-1,9%

in essere dal Gruppo”. Il volume medio di

ai 41 punti base nel 2011. In dettaglio i

rispetto al 2011), influenzato dai minori

impieghi del 1° trimestre del 2011, pari a 97

proventi operativi, saliti a quota 933,8

volumi di impieghi, “scesi a partire dal

miliardi e rimasto pressoché costante nei

milioni rispetto agli 862,5 milioni del 2011

4° trimestre del 2011 sia in relazione

primi tre trimestri del 2011, si è ridotto a

(+3,3%),

hanno

55


Performance

95,4 miliardi nel 4° trimestre dell’anno per

pari a 175,7 milioni, risultano in crescita di

sofferenze nette e impieghi netti si attesta

poi registrare un’importante contrazione

circa 4,7 milioni rispetto al primo trimestre

al 2,71% (2,49% a fine 2011 e 2,02% a

nel 1° trimestre del 2012 a 92,3 miliardi. Le

del 2011, essenzialmente per effetto

marzo 2011), rispetto a un dato di sistema

commissioni nette risultano pari a 299,4

dell’impatto della maggior tassazione

per il settore privato pari al 2,98%, mentre

milioni di euro (+2,6% rispetto al 2011)

prevista anche dal Decreto Salva Italia (e

la copertura delle sofferenze risulta del

nonostante minori commissioni relative

di maggiori costi sostenuti per il recupero

42,7% (43,3% a fine 2011 e 47,9% a

al collocamento di prestiti obbligazionari

crediti (+2,3 milioni di euro). Infine le

marzo 2011). La raccolta diretta totale

di terzi e 7,7 milioni di commissioni pagate

rettifiche di valore nette su attività

ammonta a 99,4 miliardi di euro rispetto

a fronte dell’emissione di obbligazioni

materiali e immateriali (inclusive di Ppa)

a102,8 miliardi a dicembre 2011 e a 104,8

con garanzia dello Stato, non presenti

hanno totalizzato 48,7 milioni di euro,

miliardi a marzo 2011, e riflette la costante

nel 2011.Escludendo questa ultima voce,

segnando una significativa riduzione anno

crescita della raccolta diretta da clientela

le commissioni nette si attesterebbero a

su anno (-11 milioni). Per quanto riguarda

ordinaria cui si contrappone il decremento

307,1 milioni, superiori al dato del quarto

gli aggregati patrimoniali, i crediti verso

della raccolta istituzionale. La raccolta

trimestre 2011 (303 milioni al netto delle

clientela del Gruppo si attestano a 97,1

indiretta da clientela ordinaria ammonta

commissioni di performance contabilizzate

miliardi di euro, in contrazione rispetto

invece a 72,4 miliardi, in leggera ripresa

a fine anno). Particolarmente favorevole il

ai 99,7 miliardi registrati a fine 2011 e

rispetto ai 72,1 miliardi del dicembre

risultato netto dell’attività finanziaria,

ai 102,7 del marzo 2011. I crediti netti

2011, grazie all’evoluzione del risparmio

attestatosi a 94 milioni di euro rispetto ai

deteriorati totali ammontano in termini

gestito (+2,9% a 25,9 miliardi), ma in

14,6 milioni del primo trimestre del 2011 (e

di stock a 6,7 miliardi di euro (6,3 miliardi

flessione rispetto ai 78 miliardi del marzo

ai 24 milioni conseguiti nel quarto trimestre

a dicembre 2011 e 5,6 miliardi a marzo

2011. Infine risultano tutti in crescita i

2011). Il primo trimestre del 2012 ha visto

2011), rappresentando il 6,9% del totale

ratios patrimoniali (inclusivi di ipotesi di

un contenimento degli oneri operativi a

crediti netti (erano il 6,3% a dicembre

dividendo) e ormai sostanzialmente in

588,9 milioni di euro (-1,1% a/a e -3,9%

2011 e il 5,5% a marzo 2011) anche a

linea con i requisiti indicati dall’Eba, con

trim/trim). In questo ambito le spese per

seguito della riduzione degli impieghi.

il Core Tier 1 al 9,01% (dall’8,56% a fine

il personale, pari a 364,4 milioni, risultano

Le sofferenze nette ammontano a 2,6

2011), il Tier 1 al 9,44% (dal 9,09%) e il

in lieve diminuzione (-0,3 milioni a/a),

miliardi di euro (2,5 miliardi a fine 2011 e

Total capital ratio al 13,88% (dal 13,50

mentre le altre spese amministrative,

2,1 miliardi a marzo 2011). Il rapporto tra

per cento).

Banco Popolare: bene il core business, pesa la Fvo un impatto negativo sul conto economico per ben 212 milioni (l’impatto negativo sul corrispondente periodo dell’esercizio precedente era stato di 78 milioni). Eppure, sottolinea una ufficiale del Banco, sotto il profilo reddituale la gestione ordinaria ha conseguito risultati positivi a livello di ogni aggregato, “tornando a crescere nelle principali componenti di ricavo”. Escludendo l’impatto della Fvo, in effetti, il Banco Popolare ha chiuso il trimestre con un utile netto consolidato pari a 103 milioni rispetto ai 138 milioni rappresentanti Further strengthening of ratios as at 31 March 2012- Core Tier 1 at 9.01%, Tier 1 at 9.44% and Total Capital Ratio at 13.88%, calculated including hypothesis of K it l ti 31 12 2011 31 03 2012-dividend

il dato omogeneo del corrispondente periodo dell’esercizio precedente. Allo stesso tempo è proseguito il processo di rafforzamento patrimoniale, con il Core

Il CdA del Banco Popolare ha approvato

109 milioni a causa sostanzialmente del

Tier 1 ratio al 7,4% rispetto al 7,1% di fine

il resoconto intermedio della gestione

pesante effetto della Fair Value Option,

esercizio 2011, comunque ancora distante

del Gruppo al 31 marzo 2012, chiuso

laddove la volatilità del merito creditizio

dai livelli obiettivo fissati dall’Eba. Il Tier

con un risultato netto in perdita per

attribuito al Banco Popolare ha generato

1 si colloca invece all’8,1% (dall’8,3%),

56


Performance

mentre il Total Capital ratio è al 10,7%

I proventi operativi totali ammontano

nel corso del primo trimestre”. La raccolta

(dall’11,7 per cento).

quindi a 790,3 milioni rispetto agli

indiretta

Il margine di interesse si attesta a

864,2 milioni del primo trimestre 2011

(+6,1% trim/trim ma -9,8% a/a), laddove

471,4 milioni (+5,5% a/a e +2,8% trim/

e agli 873,2 milioni del quarto trimestre

l’incremento

trim), grazie soprattutto all’azione di

2011. Escludendo da entrambi i periodi

è principalmente imputabile al rialzo

repricing portata avanti già dal quarto

l’impatto della Fvo, i proventi operativi

delle quotazioni di mercato. La raccolta

trimestre dello scorso esercizio che ha

evidenziano una crescita del 13,1% a/a e

amministrata raggiunge a fine periodo

permesso di migliorare lo spread totale

del 35,8% trim/trim. Sul versante oneri,

i 41,5 miliardi (+9,5% trim/trim e -8,5%

da clientela. Bene anche le commissioni

le spese per il personale sono pari a

a/a), mentre la raccolta gestita ammonta

nette

ammonta

a

registrato

68,3 nel

miliardi trimestre

(336,7 milioni, +0,7% a/a e

365,7 milioni, con una diminuzione del

a 26,8 miliardi (+1,2% trim/trim e -11,7%

+10,6% trm/trim), grazie principalmente

3,0% a/a e del 4,2% trim/trim, mentre le

a/a). Gli impieghi lordi ammontano a

all’attività di intermediazione creditizia

altre spese amministrative ammontano

97,9 miliardi, con un incremento dello

(+5,7% l’incremento delle commissioni

a 187,6 milioni in (-1,5% a/a). Il totale

0,4% rispetto a inizio anno (-2,8% la

correlate ai crediti concessi e alla

degli oneri operativi risulta pari a 589,0

diminuzione rispetto al 31 marzo 2011). In

tenuta dei conti correnti e depositi) e

milioni, con una riduzione dell’1,7% a/a.

questo ambito, “gli impieghi nei confronti

all’attività di collocamento di prodotti di

Il risultato della gestione operativa

delle famiglie crescono su base annua

risparmio (+7,9 per cento). Il risultato

ammonta quindi a 201,3 milioni rispetto

del 2,4%, mentre la riduzione delle

netto

finanziario, negativo per 33,9

ai 264,9 milioni del primo trimestre 2011

esposizioni creditizie nei confronti dei

milioni rispetto ai 67,3 milioni positivi

e ai 274,7 del quarto trimestre 2011.

piccoli operatori economici e delle medie

del corrispondente periodo dell’esercizio

Infine, per quanto riguarda l’evoluzione

imprese (rispettivamente -3,2% e -5,9%

precedente e ai 142,2 milioni del quarto

degli aggregati patrimoniali, la raccolta

su base annua) è imputabile al calo della

trimestre 2011, risente naturalmente

diretta ammonta a 96,6 miliardi (-3,6%

domanda di credito”. Le esposizioni lorde

dell’impatto derivante dalla valutazione

trim/trim e -7,8% a/a). “Il calo è dovuto

deteriorate (sofferenze, incagli, crediti

a fair value delle passività di propria

principalmente alla sostituzione di forme

ristrutturati

emissione conseguente alle variazioni

di raccolta a breve termine più onerosa

ammontano a 14,9 miliardi, con una

del merito creditizio del Banco. Gli altri

con la raccolta interbancaria messa

crescita del 7,5% rispetto ad inizio anno.

proventi operativi sono risultati pari a

a disposizione dalla Bce a tre anni. La

L’incidenza delle sofferenze nette sugli

312,0 milioni rispetto ai 408,5 milioni

riduzione trova, inoltre, giustificazione

impieghi netti si attesta al 4,24% rispetto

del corrispondente periodo dell’esercizio

nel

titoli

al 3,93% del 31 dicembre 2011, mentre

precedente e ai 450,2 milioni del quarto

obbligazionari emessi da parte di Banca

l’incidenza degli incagli sugli impieghi

trimestre 2011 (e anche in questo caso la

Italease e nell’operazione di buy back dei

netti cala nel trimestre dal 4,11% di inizio

spiegazione risiede nell’impatto dalla Fvo).

propri strumenti di capitale perfezionata

anno al 4,10 per cento.

progressivo

rimborso

dei

ed

esposizioni

scadute)

Sia: 2011 ok, torna l’utile a livello di Gruppo

Massimo Arrighetti, amministratore delegato di Sia

L’assemblea ordinaria degli azionisti di Sia

svalutazioni di alcune società partecipate.

ha approvato il bilancio 2011, chiuso con

Il valore della produzione è stato pari a

risultati superiori a quelli dell’esercizio

292,3 milioni di euro, mentre il margine

precedente e alle aspettative del Piano

operativo ammonta a 34,5 milioni di

Industriale 2011-2013 e ritornando all’utile

euro. A livello consolidato, l’esercizio 2011

anche a livello di Gruppo. In dettaglio Sia,

ha registrato ricavi per 333,3 milioni di

che eroga servizi utilizzati attualmente

euro e un valore della produzione di 348

da clienti di 40 paesi in Europa, Medio

milioni. I risultati del Gruppo, che oggi è

Oriente, Africa e Sudamerica nelle aree

composto da sette società (la capogruppo

dei pagamenti, della monetica, dei servizi

Sia, le italiane Pi4Pay, RA Computer e Tsp,

di rete e dei mercati dei capitali, ha

SiNSYS in Belgio, Sia Central Europe in

totalizzato ricavi per 283,3 milioni di euro

Ungheria e Perago in Sudafrica), mostrano

(contro i 281,8 milioni di euro dell’anno

un importante aumento del margine

precedente, +0,5%), registrando un utile

operativo, che si attesta a 47,5 milioni

di 25,7 milioni contro una perdita di 21,2

di euro rispetto a 23,2 milioni del 2010.

milioni di euro del 2010, che peraltro era

In crescita anche l’utile netto pari a 21,7

stata pesantemente influenzata dalle

milioni contro una perdita di 9,1 milioni

57


Performance

del 2010. Tale miglioramento è dovuto

come le imprese e ai progetti di sviluppo

cui 5,2 miliardi effettuate con carte di

principalmente alla diminuzione (oltre

all’estero. Il 2011 rappresentava per Sia

debito, credito e prepagate (+6,6%) e 2,9

il 9%) dei costi della produzione che

il primo anno di attuazione del Piano

miliardi relative a pagamenti e incassi

ammontano a 300,5 milioni, per effetto

Industriale e l’obiettivo era consolidare

(+11,3%). Sui mercati finanziari il numero

della progressiva implementazione del

l’organizzazione e gettare le basi per

delle operazioni gestite (proposte e ordini)

piano di riorganizzazione delle società

la

particolarmente

è balzato a 22,3 miliardi da 9,2 miliardi nel

del Gruppo. ”In uno scenario di mercato

soddisfatti perché per la prima volta

2010, con un incremento di oltre il 140 per

particolarmente difficile, ha dichiarato

nell’ultimo quadriennio abbiamo registrato

cento. Sia infine ha gestito un traffico di

Massimo

Arrighetti,

crescita.

Siamo

amministratore

un’inversione di tendenza nell’andamento

rete pari a 11,2 terabyte di dati, con una

delegato di Sia, siamo riusciti a raggiungere

dei ricavi”. Nel 2011 il Gruppo Sia ha

totale disponibilità dell’infrastruttura e

i nostri obiettivi grazie a un’intensa

gestito complessivamente 8,1 miliardi

livelli di servizio che hanno fatto registrare

attività su clienti anche non tradizionali

di transazioni (+8% rispetto al 2010) di

il 100% su base annua.

Axa: in Italia utili in leggero calo crescita del 2,2% con un Combined

netto in crescita a 106,8 milioni di euro,

Ratio al 94,1 per cento. Nel Vita è stata

a fronte di una rivisitazione del business

promossa una strategia di selettività,

mix e una raccolta premi lorda intorno

come dimostrato dalla crescita del

ai 3,5 miliardi di euro, in riduzione del

margine Nbv al 29% grazie al focus sui

30% e influenzata dal forte rallentamento

prodotti ad elevata redditività. “Nel corso

del business tradizionale. “In particolare

del 2011, segnala una nota ufficiale, Axa

si segnala nello stock una significativa

Assicurazioni si è concentrata su azioni

crescita nel segmento unit e index linked,

concrete volte a rispondere alle esigenze

che passa dal 32,7% al 34,3% del business

della rete agenziale e a quelle specifiche di

mix. Si registra il buon andamento

protezione dei propri clienti, sul fronte sia

degli indicatori di profittabilità, con un

dell’offerta sia della qualità del servizio”.

Combined Ratio che si attesta all’84,5%

In questo ambito il “Distributor scope”,

e un margine Nbv del 13,3 per cento”. In

che misura il livello di soddisfazione della

forte accelerazione la previdenza che

rete agenziale, ha visto un aumento di 9

segna nella raccolta annuale una crescita

punti rispetto all’esercizio precedente,

del 48% sul 2010, con un numero di nuovi

gruppi

arrivando al 76 per cento. Nell’ambito

aderenti che triplica rispetto allo scorso

(Axa

della relazione con il cliente finale, invece,

anno.

Assicurazioni e Axa Mps) ha totalizzato

secondo le misurazioni del “Customer

il numero di polizze non abbinate ai

162,7 milioni di euro, in calo rispetto al

Scope”, Axa Assicurazioni è cresciuta

mutui e ai finanziamenti sottoscritte è

2010 di circa il 10 per cento. La raccolta

di 1 punto percentuale nel tasso di

aumentato di tre volte rispetto al 2010,

si è attestata intorno a 5,5 miliardi di euro,

soddisfazione dei suoi clienti, grazie ad

con una raccolta premi in crescita del

di cui 3,9 miliardi sul Vita e 1,6 sul Danni,

esempio anche alla Carta degli Impegni

71 per cento. “Gli investimenti nella

con una quota di mercato complessiva

verso i propri assicurati che ha garantito

protezione e nella previdenza, conclude

intorno al 5 per cento. Le riserve

il rispetto dei tempi di liquidazione del

Frédéric de Courtois, amministratore

ammontano invece a 29 miliardi di euro.

sinistro nel 99,8% dei casi. “Nel 2012,

delegato di Axa Mps, stanno dando ottimi

In ogni caso, complessivamente l’Italia

sottolinea Andrea Rossi, amministratore

risultati, come dimostra la crescita delle

si conferma nel 2011 un mercato chiave

delegato

per

adesioni e del nostro portafoglio clienti,

per il Gruppo Axa con un contributo alla

noi

crescita

nonché l’interesse per le nostre iniziative

raccolta di Gruppo del 7% nel Vita e del

profittevole e selettiva per aumentare

educative e di costruzione di una cultura

6% nel Danni. Più in dettaglio, per quanto

il valore del business, il rafforzamento

previdenziale anche per i giovani. Siamo

riguarda Axa Assicurazioni, la raccolta

e la specializzazione della nostra rete

molto soddisfatti di essere riusciti per

premi totale è risultata pari a 1.930

agenziale,

sui

primi, insieme a Mps, a lanciare con

milioni di euro (1.421 milioni sul ramo

prodotti e il continuo miglioramento

successo in una grande banca la vendita

Danni e 509 milioni sul ramo Vita), con

della qualità del servizio offerto a tutti i

di polizze auto allo sportello, in una sana

una leggera contrazione rispetto al 2010.

nostri clienti”. Per quanto riguarda Axa

competizione a beneficio del cliente

La raccolta danni ha fatto registrare una

Mps, invece, il 2011 ha prodotto un utile

finale”.

Frédéric de Courtois, amministratore delegato di Axa Mps L’utile

netto

assicurativi

dei

italiani

principali di

Axa

di

Axa

resteranno

Assicurazioni,

prioritari

nonché

58

la

l’innovazione

Nell’ambito

della

protezione,


Performance

Azimut: primo trimestre da record Il CdA di Azimut Holding ha approvato il resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2012, che evidenzia ricavi consolidati pari a 135,9 milioni di euro (rispetto ai 94,6 milioni nel 1Q 2011) e un utile netto consolidato pari a 63,3 milioni, quindi più che raddoppiato rispetto ai 26,2 milioni del 2011. Il patrimonio totale a fine marzo 2012 si attesta a 18,1 miliardi di euro comprensivo del risparmio amministrato e gestito da case terze direttamente collocato (16,0 miliardi le masse gestite internamente). La Posizione Finanziaria Netta consolidata a fine marzo 2012 risultava positiva per circa 166,3 milioni di euro, in aumento rispetto ai 98,8 milioni a fine dicembre 2011. Positivo anche il reclutamento di promotori finanziari: nel primo trimestre 2012 Azimut Consulenza, AZ Investimenti e Apogeo hanno registrato 32 nuovi ingressi, portando il totale delle reti del Gruppo Azimut a fine marzo a 1.407 unità. “L’eccezionalità dei risultati economico-finanziari conseguiti, in un trimestre che dal punto di vista dello scenario macroeconomico continua a essere contraddistinto da una significativa incertezza, sottolinea Pietro Giuliani, presidente e Ceo di Azimut, ci Pietro Giuliani, presidente e Ceo di Azimut

rende particolarmente orgogliosi, perché è un riconoscimento al nostro modello e alla nostra capacità di perseguire e raggiungere gli obiettivi di crescita prefissati. Anche

la performance media ponderata dei nostri fondi, al netto dei costi, è stata di oltre il 5% nel trimestre, superiore sia al risk free che all’indice di settore (performance media dei fondi comuni). Questi risultati finanziari, in assoluto i migliori conseguiti dal Gruppo nel tempo, confermano che le novità introdotte nei mesi passati sia dal lato gestione sia dalla distribuzione, stanno creando il valore atteso. La strategia di internazionalizzazione avviata a livello mondiale, soprattutto nei Paesi a più alto potenziale, rappresenta una delle basi del nostro futuro unitamente alla capacità di attrazione dei migliori talenti del settore”.

CartaSi: bene fatturato e redditività L’assemblea degli azionisti di CartaSi

presidente di CartaSi. Coerentemente

(Gruppo Icbpi), presieduta da Michele

con quanto annunciato un anno fa nel

Stacca, ha approvato il bilancio 2011,

corso del passato esercizio abbiamo

chiuso con un fatturato di 321 milioni di

continuato a investire su innovazione

euro (contro 313 milioni del 2010, +2,6

e tecnologia e continueremo a farlo,

per cento). L’utile netto è risultato

perché siamo convinti che questa sia la

pari a 36,7 milioni di euro (contro 45

strada giusta per raggiungere un doppio

milioni del 2010, valore che aveva però

importante

beneficiato di componenti straordinarie

sia a una sempre maggior diffusione

per 15,5 milioni). Positivi i riscontri

dei pagamenti elettronici in Italia, sia

anche per gli altri margini reddituali,

alla creazione e al sostegno di nuovi

con l’Ebitda in crescita dell’1,5% a

motori di sviluppo non solo economici

68,7 milioni di euro e l’Ebit in crescita

ma anche sociali e culturali”. CartaSi

del 3,2% a 65 milioni. L’assemblea ha

ha confermato nel 2011 la propria

inoltre deliberato di distribuire ai soci

leadership nazionale con 6,1 milioni

un dividendo unitario di 45 centesimi

di titolari di carte e 800mila nuove

di euro per azione ordinaria, pari a 26,6

emissioni nel corso dell’esercizio. A

milioni di euro. “Siamo particolarmente

fine 2011 si registrano volumi di speso

soddisfatti dei risultati raggiunti nel

con carta di credito (issuing) pari a 24

all’apporto delle attività acquisite da Key

2011 in termini di fatturato e redditività,

miliardi di euro. Lo speso medio per

Client. Decisa crescita (+26,2%) anche

entrambi superiori al budget previsionale

carta si attesta a 3.837 euro, in linea

del numero delle transazioni gestite che

nonostante le difficoltà del quadro

con il valore dell’esercizio precedente.

salgono a 674 milioni di Euro dai 534

congiunturale di riferimento, segnato

Crescono sensibilmente i volumi di

milioni del 2010. Infine, sotto il profilo

dal perdurare della fase recessiva e

negoziato

(acquiring)

patrimoniale, la società ha rafforzato il

da un calo generalizzato dei consumi

che si attestano a oltre 41 miliardi di

proprio patrimonio netto passando da

- ha commentato Michele Stacca,

euro (+42% rispetto al 2010), grazie

237,5 milioni di euro a 251,7 milioni.

traguardo:

complessivo

59

contribuire

Michele Stacca, Presidente di CartaSi


Performance

Icbpi: conti in ordine per il nuovo piano industriale L’assemblea dei soci dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari ha approvato il bilancio dell’esercizio 2011, che è stato focalizzato sul consolidamento del nuovo assetto industriale e organizzativo del Gruppo. Il risultato operativo è stato pari a 131,7 milioni di euro rispetto ai 107 milioni del 2010 (+25%), con un utile netto consolidato di 77,1 milioni a fronte dei 94,8 milioni del 2010, che aveva però beneficiato di utili straordinari da cessione della partecipazione in Equens Italia. I ricavi operativi, pari a 653,7 milioni, risultano comunque in crescita rispetto ai 628 milioni del 2010 (+4,1 per cento). In questo quadro, la capogruppo Icbpi presenta un utile di esercizio pari a 62,3 milioni, superiore rispetto ai 41,6 del 2010. Il risultato operativo lordo si attesta a 72,7 milioni di euro rispetto ai 27,1 milioni dell’esercizio precedente. Quanto agli aspetti patrimoniali, il patrimonio netto consolidato del Gruppo è pari a 660 milioni, in crescita del 6,81% rispetto ai 618 milioni dell’esercizio 2010, mentre il Total Capital Ratio si attesta al 15,2% e il Core Tier 1 al 14,4 per cento. “Il Gruppo Icbpi, ha dichiarato il presidente Giovanni De Censi, ha registrato negli ultimi anni un importante sviluppo sia in termini dimensionali sia di redditività, grazie alle numerose operazioni ordinarie e straordinarie,

Giovanni De Censi, presidente di Icbpi

che ne hanno accresciuto anche la complessità operativa e organizzativa. Il piano industriale triennale 2012-2015, da poco approvato, renderà il Gruppo più competitivo ed efficiente, mantenendo gli indicatori di redditività sui livelli attuali. Si tratta di un programma attento all’ottimizzazione dei costi operativi e rivolto al miglioramento della qualità dei servizi offerti, che favorisca nuove condizioni per creare innovazione sul mercato”. Tra i punti chiave del piano industriale, oltre all’innovazione dell’offerta e alla diversificazione del business verso mercati meno maturi, spiccano in particolare la creazione di una società unica della monetica, con l’integrazione tra Key Client Cards & Solutions SpA e CartaSi SpA, e l’accentramento in Icbpi Securities Services dell’attività di gestione amministrativa dei fondi pensione, oggi in Oasi SpA.

Finlombarda: in crescita patrimonio netto e margine d’interesse Il Consiglio di Sorveglianza di Finlombarda - Finanziaria per lo sviluppo della Lombardia ha approvato il bilancio d’esercizio e consolidato della società per il 2011. Contestualmente l’Assemblea degli azionisti ha approvato la ripartizione dell’utile interamente accantonato a riserve per l’esercizio 2011 pari a 3.253.651 euro (era 3.635.853 euro nel 2010). “Il bilancio, dichiara Marco Nicolai, presidente del Consiglio di Gestione di Finlombarda, evidenzia anche quest’anno la solidità patrimoniale della società e l’impiego significativo di risorse a favore del sistema produttivo. Queste caratteristiche hanno permesso alla società la stipula in corso di esercizio di un contratto di finanziamento con la Banca Europea per gli Investimenti di 200 milioni di euro, che ha permesso di attivare la linea di credito CreditoAdesso di 500 milioni a favore delle imprese, in corso di erogazione. L’organizzazione e le procedure interne hanno permesso altresì di garantire, oltre che risultati economici soddisfacenti, una gestione trasparente e sempre più attenta a tutti i profili di rischio”. Quanto alla solidità, Marco Nicolai, presidente del Consiglio di Gestione di Finlombarda

il bilancio registra in effetti un patrimonio netto di 208,5 milioni di euro (erano 207,2 nel 2010) e un totale attivo di 215,2 milioni (erano 214,1 nel 2010). A fine 2011, il volume dei fondi pubblici gestiti (fondi del bilancio regionale) ammonta a 1.194 milioni (erano 1.131 nel 2010), di cui 344,14 milioni relativi a 6.229 imprese finanziate

e 203,5 milioni relativi al Fondo Socio Sanitario, che ha effettuato erogazioni a favore di circa 8.000 imprese fornitrici del sistema sanitario regionale portando i tempi di pagamento per tutti i nuovi contratti a 60 giorni. All’utile ha contribuito la crescita del margine di intermediazione, che si è attestato su 18,9 milioni di euro rispetto a 17,1 milioni dell’esercizio precedente. All’evoluzione del margine di contribuzione ha concorso una crescita più che raddoppiata rispetto all’esercizio precedente del margine d’interesse pari a 3.452.452 euro (erano 1.200.587 euro nel 2010). Il margine operativo lordo, pari a 6.355.262 euro (erano 5.571.757 nel 2010), è migliorato grazie a un contenimento del costo di acquisizione di beni e servizi esterni, calato a 3.550.735 euro da 3.936.101 nel 2010, e a un aumento del costo del personale attestatosi su 8.975.831 euro da 7.593.146 euro nel 2010, dovuto all’ampliamento dell’organico a supporto del processo federale e alla gestione erariale. 60


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Carriere

Abi Giuseppe Mussari è stato confermato

presidente. La proposta è stata approvata

all’unanimità presidente dell’Abi per il

all’unanimità”.

prossimo biennio. Lo ha deciso l’esecutivo

numero uno di Montepaschi, che verrà

dell’Associazione su indicazione unica

formalizzata dall’assemblea di Palazzo

del Comitato dei Saggi. Mussari, 50 anni,

Altieri del prossimo 11 luglio, è scaturita

avvocato, aveva assunto la presidenza

nonostante le iniziali perplessità sulla sua

di Abi nel luglio 2010. Dal 2006 al 2012

ricandidatura dopo l’avvio delle inchieste

è stato inoltre presidente di Banca

giudiziarie che coinvolgono Mps ma

Monte dei Paschi di Siena. “Abbiamo

non vedono comunque Mussari fra gli

presentato al comitato esecutivo, ha

indagati.

La

conferma

dell’ex

dichiarato il coordinatore dei Saggi, Alessandro Azzi, l’unica

candidatura

emersa, che si fonda sull’apprezzamento del lavoro svolto da Mussari come

Giuseppe Mussari, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana

Cariparma Crédit Agricole Gianluca Borrelli è il nuovo responsabile della Direzione Retail di Cariparma Crédit Agricole. Borrelli, già responsabile Area Valore del Gruppo, struttura che si occupa di pianificazione e controllo di gestione, amministrazione e fiscalità, è uno dei più giovani top manager del Gruppo. Quarant’anni, milanese, ha iniziato la sua carriera bancaria nel 1994 in Cariplo, prima nella rete commerciale e poi in finanza. Nel 2002 in Banca Intesa diviene responsabile della Pianificazione e Controllo di Gestione delle banche controllate italiane. Nel 2005 l’ingresso in Cariparma, dove ricopre in breve tempo prima il ruolo di responsabile del Controllo di Gestione e dopo il 2007, anno in cui si concretizza l’integrazione di Cariparma e FriulAdria nel Gruppo Crédit Agricole, la posizione di responsabile della Pianificazione e Controllo di Gestione del Gruppo. Nel 2009 diviene responsabile Area Valore del Gruppo. In questo ruolo Borrelli assume anche la responsabilità dell’amministrazione e fiscalità del Gruppo Cariparma Gianluca Borrelli, responsabile della Direzione Retail di Cariparma Crédit Agricole

Crédit Agricole e contribuisce alla definizione delle strategie e allo sviluppo del piano industriale. L’impegno professionale di Borrelli non si esaurisce all’interno del Gruppo ma lo vede interlocutore attivo della comunità economica e finanziaria: collabora assiduamente con le associazioni di categoria Abi e Apb, oltre che con alcune delle principali università italiane in qualità di docente.

Ing Direct Cambio al vertice di Ing Direct Italia.

Prima di prendere la guida della business

A partire dal 1° agosto 2012, Damiano

unit italiana è stato head of Internal

Castelli, attualmente senior vice president

Audit, ha curato il lancio e lo sviluppo

di Ing Direct Italia, assumerà l’incarico di

del prodotto Mutui e ha coordinato le

chief executive officer. Sostituisce Alfonso

attività di Marketing, Prodotti, Canali e

Zapata, che ha ricoperto il ruolo negli

Sviluppo nuovi business. Nel nuovo ruolo

ultimi due anni e tornerà in Spagna con il

di Ceo, Castelli riporterà a Don Koch, che

ruolo di chief financial officer di Ing Bank

ricoprirà la carica di country manager Ing

Spagna, con responsabilità sulle attività

per l’Italia sempre a partire dal 1° agosto

sia di retail sia di commercial banking.

2012.

Cresciuto in Arthur Andersen e Citibank, Castelli ha maturato una lunga esperienza in Ing Direct Italia, dove lavora dal 2001.

Damiano Castelli, Ceo di Ing Direct Italia 62


Carriere

Credit Suisse banker

Antonio Quintella, presidente di Credit Suisse Hedging-Griffo Credit Suisse ha annunciato importanti cambiamenti

nel

consiglio

Investment

mantenendo il suo attuale ruolo di Ceo

Banking. Nel 2003 è stato nominato Ceo

nella

divisione

Credit Suisse Asset Management. Shafir

delle attività di Credit Suisse in Brasile,

è giunto in Credit Suisse nell’agosto 2007

guidando la banca all’acquisizione nel

da Lehman Brothers, dove era head of

2007 di una partecipazione di maggioranza

Equities e membro del Comitato direttivo.

in

player

Nei 17 anni trascorsi presso Lehman

nell’ambito dell’asset management e del

Brothers ha inoltre assunto altre funzioni

wealth management in Brasile. Robert

direttive, tra cui quella di head of European

Shafir è stato designato Ceo Credit

Equities e global head of Equities Trading.

Suisse Americas. Shafir, che è stato

In precedenza, aveva lavorato presso

Ceo Credit Suisse Americas dal 2007 al

Morgan Stanley nel settore Preferred

2010, assumerà la nuova responsabilità

Stock della divisione Fixed Income.

Hedging-Griffo,

importante

Lyxor Asset Management

direttivo

Lyxor Asset Management (Gruppo Société

con effetto al 31 maggio 2012. Antonio

Générale) ha annunciato la creazione

Quintella, attuale Ceo Credit Suisse

di una nuova divisione dedicata alle

Americas e membro del consiglio direttivo

soluzioni di investimento “Etf & Indexing”.

di Credit Suisse, è stato nominato

In sostanza, fondendo le due attività

presidente di Credit Suisse Hedging-Griffo.

Etf e Indexing, Lyxor mira a rafforzare

Quintella, che nel suo curriculum può

il suo sviluppo sul mercato degli Etf,

vantare anche le cariche di Ceo Brasile e

proponendo una completa offerta di Asset

Ceo Credit Suisse Americas da luglio 2010

Index Management. La divisione è guidata

a maggio 2012, con l’assunzione del nuovo

direttamente da Alain Dubois, presidente

ruolo si trasferirà a San Paolo e riferirà

di Lyxor Asset Management. Simon Klein,

direttamente a Hans-Ulrich Meister,

che mantiene il suo ruolo di capo di Etf in

Ceo Credit Suisse Private Banking, e

Europa, viene promosso a global head of

Robert Shafir, Ceo Credit Suisse Asset

Business Development Etf & Indexing e

Management. Contestualmente lascerà

diventa membro del comitato esecutivo

la carica di membro del consiglio direttivo

di Lyxor. Klein riporterà direttamente a

di Credit Suisse sempre con effetto al

Dubois e a Christophe Baurand, global head of Business Development di Lyxor AM. Nel

31 maggio 2012. Quintella ha fatto il suo

suo nuovo ruolo, Klein sarà supportato da Nizam Hamid (Product Manager Line - Etf) e

ingresso in Credit Suisse nel 1997 da Ing

da François Millet (Product Line Manager - Indexing), che risponderanno direttamente

Barings con il ruolo di senior relationship

a lui. A loro il compito di sviluppare la gamma di prodotti e la strategia.

Banca&Mercati

Alain Dubois, presidente di Lyxor Asset Management

Vuoi comunicarci gli eventi in programma nelle prossime settimane? eventi@bancaemercati.com 63


Storie di business

Cedacri cresce con il facility management Nuovi servizi, mercati e strutture per l’outsourcer di Collecchio, che dopo un 2011 in crescita malgrado la sofferenza del settore bancario anticipa le linee guida del piano industriale 2012-2014. L’obiettivo è diversificare la propria offerta di servizi mantenendo standard elevati di competitività anche grazie agli investimenti di potenziamento infrastrutturale

Quando il mare è in tempesta, c’è chi scende sottocoperta e chi afferra il timone e prova a tenere la rotta. Fuor di metafora, nonostante il protrarsi di una congiuntura difficile, Cedacri (www.cedacri.it), da oltre 30 anni focalizzata sullo sviluppo di soluzioni di outsourcing per il settore bancario, ha chiuso l’anno fiscale 2011 in crescita e si prepara per il prossimo triennio a lanciare nuovi servizi e a entrare su mercati ancora inesplorati. Nonostante il peso della crisi, e i conseguenti interventi al ribasso sulle tariffe applicate alla clientela, la società guidata dal direttore generale Fabio De Ferrari e presieduta da Sergio Capatti ha chiuso il 2011 con un fatturato di 195,1 milioni di euro, in crescita del 9,4% rispetto all’anno precedente. L’Ebitda si è attestato a 24,4 milioni di euro (+11,9% rispetto al 2010), mentre l’utile netto è stato di 4,9 milioni (-38,8% rispetto al 2010). Il bilancio consolidato di Gruppo registra invece un valore della produzione pari a 264,5 milioni (+4,4% rispetto al 2010) e un utile netto di 5,4 milioni, in crescita del 129% rispetto all’anno precedente.

Il margine operativo lordo è cresciuto invece grazie all’aumento dei ricavi e alle azioni di efficientamento dei costi, mentre l’utile di esercizio è sceso poiché lo sviluppo di nuovo business sui servizi di facility management ha comportato forti investimenti in infrastrutture tecnologiche. Nonostante lo sforzo per ridurre i costi di produzione, Cedacri ha continuato infatti a investire per mantenere la qualità del servizio e ampliare il portafoglio di soluzioni: in questa logica rientra sia l’acquisizione di SiGrade, conclusa a fine 2011, che ha consentito al Gruppo di rafforzare la propria presenza nel segmento delle banche di medio-grandi dimensioni, sia il restyling infrastrutturale completo del centro di produzione di Collecchio. In aggiunta alla costruzione di nuovi locali, il progetto nel dettaglio ha previsto il consolidamento dei campus con le macchine in compartimenti separati e il potenziamento dei sistemi per il controllo degli accessi attraverso apparati di videosorveglianza e antintrusione gestiti anche da remoto. A determinare l’allestimento della nuova sede, l’idea di base di gestire la crescita dei volumi garantendo a ogni elemento ridondanza completa, non solamente per la componente server e storage ma anche per l’infrastruttura di base, che include ad esempio l’alimentazione elettrica attraverso nuove cabine. Anche presso il centro di disaster recovery di Castellazzo Bormida sono in corso importanti interventi con la costruzione di un nuovo edificio, che ha raggiunto

Gli investimenti infrastrutturali A incidere in modo positivo sui risultati sono stati in primis lo sviluppo della linea di business legata al facility management e l’acquisizione di nuova clientela, in particolare nel mercato delle aziende industriali e di servizi. 64


Storie di business

La nuova sede di Cedacri a Collecchio (PR)

le dimensioni di 1.850 mq espandibili, capace di ospitare macchine più innovative in termini di sicurezza e risparmio energetico. L’investimento infrastrutturale, che ammonta complessivamente a circa 15 milioni di euro, costituisce di fatto il trampolino di lancio per la strategia aziendale contenuta nelle linee guida del nuovo piano industriale 2012-2014.

di servizi complementari (help desk, sicurezza, disaster recovery e business continuity). L’offerta di gestione in outsourcing dell’infrastruttura tecnologica sarà la chiave per consolidare la presenza del Gruppo anche nel comparto delle aziende industriali e di servizi mediograndi. Per accelerare ancor di più la crescita, Cedacri mira infine ad arricchire il proprio sistema d’offerta, ad esempio proponendo servizi di consulenza organizzativa, d’interesse sia per i propri soci e clienti, sia per banche prospect di piccole dimensioni. Ma nell’agenda, fitta di impegni, del nuovo piano industriale vi è spazio anche per iniziare a fare “scouting” sui mercati esteri. “Si parla ormai da anni di consolidamento del settore, spiega il direttore generale Fabio De Ferrari, ma in questo momento Cedacri non persegue politiche di acquisizioni nei confronti dei propri competitor. Preferiamo piuttosto individuare partner con cui veicolare soluzioni molto specializzate ma in grado di generare volumi. L’Est Europa è un mercato molto vivo e poter disporre di un centro di centro di competenza come Cedacri International ci permette di proporci come interlocutori interessanti anche per le banche situate in quella regione. Tuttavia la società, che è e resta per noi un centro servizi captive, non andrà a proporsi direttamente sul mercato”.

Gli obiettivi del piano industriale Lo sviluppo del business per i prossimi anni sarà affidato in primo luogo al rafforzamento della presenza nel segmento delle banche di medie dimensioni, nel settore assicurativo e nel comparto delle aziende industriali e di servizi. In ambito bancario, Cedacri si propone da un lato di mantenere il presidio sulle banche del territorio attraverso investimenti continui nel proprio sistema informativo, dall’altro di accrescere la penetrazione presso le banche medie italiane che attualmente gestiscono internamente It e Operations, attraverso l’offerta di servizi outsourcing completi, soluzioni su misura e servizi di system integration. In ambito assicurativo, segmento già presidiato da Cedacri con Reale Mutua e Mediolanum, l’obiettivo è crescere soprattutto attraverso il facility management, gestendo in outsourcing l’infrastruttura tecnologica delle compagnie (mainframe, server farm, postazioni di lavoro individuali) e proponendo una serie

Rosaria Barrile

65


Storie di business

Bassilichi: punto di svolta Chiuso un 2011 positivo, con il fatturato a 267 milioni di euro (dai 256 del 2010) e il risultato netto in crescita del 19,25%, Bassilichi guarda al futuro puntando su una maggiore efficienza e sulla penetrazione di nuove industry oltre al mercato bancario, anche sulla base dell’evoluzione in corso sul mercato dei pagamenti

Leonardo Bassilichi, direttore generale di Bassilichi SpA

La parola d’ordine è sostenibilità. Sostenibilità del business attuale, innanzitutto, in un contesto di mercato sempre più incerto e concorrenziale. Ma anche e soprattutto sostenibilità della crescita dell’azienda in chiave futura, tenendo presenti gli obiettivi strategici per il 2014 previsti dal piano industriale che sostanzialmente impongono un ulteriore salto di qualità. Bassilichi, fra i principali player del Paese nell’ambito del Business Process Outsourcing, ha chiuso il 2011 con un fatturato consolidato pari a 267 milioni di euro rispetto ai 256 milioni del 2010. Il risultato netto, circa 3,7 milioni di euro, è aumentato del 19,25% rispetto all’anno precedente. Il settore finance (e in particolare le banche) si conferma l’industry di riferimento per Bassilichi, con oltre l’85% dei ricavi, seguito dall’Industria con l’11%, mentre per quanto riguarda la ripartizione del fatturato per linee di business, la Monetica ha contribuito per circa il 60%, la Sicurezza per il 30% e il Back Office per poco più del 10 per cento. “Il 2011, sottolinea il direttore generale Leonardo Bassilichi, ha prodotto una crescita di quote di mercato per tutte e tre le nostre linee di business, tuttavia ci siamo trovati un po’ in difficoltà sotto il profilo consulenziale-progettuale che sempre di più le aziende clienti ci domandano. Abbiamo quindi deciso di investire maggiormente sul fronte della consulenza di tipo operativo, anche perché si tratta di un’area in grado di valorizzare gli asset di cui dispone Bassilichi. In generale, il nostro obiettivo è organizzare

un’offerta di servizi sempre più trasversale fra i vari settori e aree di business, perché si tratta del modo migliore per generare economie di scala. In effetti, di fronte alla principale esigenza di tutte le aziende oggi sul mercato, ossia efficientare i costi, la capacità di proporsi facendo leva su significative economie di scala diventa sempre più indispensabile per essere competitivi”.

Ricapitalizzazione da 8 milioni di euro Sempre in tema di sostenibilità del business, nel 2011 Bassilichi ha perfezionato un’operazione di robusta ricapitalizzazione da circa 8 milioni di euro (passando dai precedenti 3,9 agli attuali 11,8 milioni di euro di capitale sociale) attraverso il trasferimento a capitale di parte delle riserve a bilancio. In pratica, questa iniezione di capitale è servita a sistemare le recenti operazioni di M&A realizzate da Bassilichi: va tenuto infatti presente che nel 2011, in termini di perimetro di Gruppo, sono state completate alcune operazioni straordinarie che hanno portato ad accrescere le partecipazioni nelle società ABS Technology, di cui è stata acquisita la maggioranza di controllo, nella società Alfa Elettronica, di cui invece Bassilichi era già proprietaria di una percentuale di controllo che è stata aumentata dal 65% all’attuale 83,93%, e nella società Krene, la cui partecipazione è passata dal 60% all’84,98 per cento. 66


Storie di business

stiamo parlando di un go-to-market diversificato in funzione del cliente target, tenendo comunque presente che il nostro primo obiettivo è stimolare le banche a essere maggiormente proattive in questi nuovi ambiti”. Terzo punto del piano di sviluppo è di conseguenza il processo di penetrazione di nuove industry sia attraverso la valorizzazione delle competenze presenti all’interno del Gruppo, sia sviluppandone di nuove anche attraverso partnership ad hoc. “L’azione si concentrerà sui mercati che presentano caratteristiche analoghe a quello bancario e nei quali possono essere esportate con successo le attuali competenze (ad es. il settore assicurativo) e nel mondo retail (ad es. farmacie, tabaccai, ecc.) per i quali è in via di definizione un’offerta verticale ad hoc”. Rientra in questo contesto anche la strategia di internazionalizzazione, attuata attraverso accordi con società partner presenti in aree geografiche con elevati tassi di crescita. Il primo passo è la joint venture appena siglata con Servus, società rumena attiva nella monetica che vanta una forte presenza nell’area balcanica (eroga servizi di manutenzione su un parco di 70mila Pos e 3.700 Atm). Sullo sfondo resta infine la prospettiva di eventuali operazioni di M&A a supporto della crescita e nel medio termine il programma di Ipo, da valutare in relazione all’evoluzione dei mercati finanziari. “Per finanziare questo percorso di crescita sui mercati, spiega Bassilichi, serve un ulteriore innesto di capitale da circa 20 milioni di euro, conseguibile anche tramite l’ingresso di nuovi soci o attraverso fondi di private equity. In ogni caso, al netto delle possibili operazioni di M&A, il Gruppo dovrebbe crescere il fatturato a 277 milioni di euro nel 2013 e fino a 289 nel 2014”.

I risultati del 2011

Le linee di sviluppo Il punto chiave resta comunque quello della crescita futura dell’azienda. In questo ambito, sono confermati per il 2012-2014 gli obiettivi strategici previsti dal piano industriale, che fanno riferimento a quattro direttive di sviluppo. Il primo punto all’ordine del giorno riguarda le iniziative di “profit hunt”, attraverso la ricerca di maggiore efficienza all’interno dell’azienda, la revisione del modello di pricing (in sostanza coordinando meglio il pricing e la personalizzazione del servizio fornito ai clienti) e il progetto Go-to-Market, che prevede la revisione del modello di presidio del mercato e di gestione della forza vendita nonché il pieno sfruttamento dei canali di vendita per tutto l’offering Bassilichi (ad es. il canale Cbi per il licensing). Il secondo punto in programma prevede la predisposizione di un’offerta multicanale basata su servizi a valore aggiunto da veicolare al cliente finale. “Il mondo dei pagamenti sta cambiando ed è sempre meno appannaggio delle banche, afferma Bassilichi; altri soggetti stanno raccogliendo un numero crescente di transazioni che non seguono più il circuito bancario. Quindi anche Bassilichi (che pure fra i propri azionisti vanta una considerevole componente bancaria, da Mps a Bper, ndr) è chiamata a cambiare per assecondare la disintermediazione delle banche sul mercato dei pagamenti. Questo significa ad esempio avvicinarsi alla Gdo e al Petrol, ad esempio, fornendo una serie di servizi da destinare al cliente finale. In definitiva, aggiunge Bassilichi,

L’analisi dei ricavi

67


Storie di business

Banca Marche verso lo sportello evoluto La nuova piattaforma di front end di Banca Marche punta a mettere al centro il cliente, e non più le diverse applicazioni. Così la banca marchigiana, in collaborazione con Microsoft ed Engineering, ridisegna l’operatività a sportello delle filiali la soluzione di Crm sempre di Microsoft. “Già oggi il front end veicola informazioni di carattere commerciale, dice Bommarito: a tendere potranno essere anche studiate proposte di cross selling”. La nuova applicazione garantisce anche risparmi nei costi di esercizio, grazie alla presenza di un unico server centralizzato e a metodi standard di sviluppo nel rilascio di nuovi prodotti o servizi. È inoltre integrabile con le soluzioni Intranet già sviluppate dalla banca o in corso di rilascio (workstation commerciale, normativa, stampe di modelli e contratti, applicativi Pef, Sgr o Bancassurance) ed è predisposta per l’utilizzo su più canali o con strumenti diversi dal Pc di filiale (Atm, mobile banking, Internet banking, ecc.).

A fine 2012 addio alle schermate nere e verdi Fevo è attualmente in fase di implementazione. “Entro la fine del 2012, spiega Paolo Formiconi, capo servizio Processi di Banca Marche, l’applicativo sarà in uso a tutte le filiali, per un totale di 2.000 postazioni per 320 sedi. Già operative sono 10 filiali. Immaginiamo che Banca Marche passerà dall’utilizzare un Tp di sportello a un’applicazione che realmente guida la relazione con il cliente. Stiamo parlando di postazioni ‘leggere’ di filiale, che dialogano con il server centralizzato, e non richiedono più server in ogni

Alessandro Bommarito, direttore centrale Tecnologia e Processi di Banca Marche

Un’applicazione di sportello ormai ventennale, con un sistema transazionale in grado di eseguire soltanto operazioni singole e un’architettura obsoleta. Passare a una nuova frontiera tecnologica, agevolando in questo modo gli operatori di sportello, negli ultimi anni è stata un’esigenza essenziale per Banca Marche. Che una nuova applicazione, denominata Fevo (Front end EVOluto), ha recentemente soddisfatto. Il risultato? Niente più difficoltà tecniche per rilasciare in filiale prodotti o servizi tarati sulle necessità di business, o per integrare tra loro gli ambienti, anche open. “Prima, spiega Alessandro Bommarito, direttore centrale Tecnologia e Processi di Banca Marche, l’operatore di filiale all’ingresso del cliente gli chiedeva quale operazione volesse fare; oggi invece la richiesta è: ‘Come si chiama?’. L’applicativo targato Microsoft, con Office come standard di riferimento, realizzato con la consulenza di Engineering, intuitivo nella modalità di navigazione e di semplice utilizzo, permette all’operatore di non passare da un ambiente a un altro. Ed è il sistema stesso, non l’operatore, che valida i passaggi e processi. Questo significa, per il collega allo sportello, avere più tempo da dedicare al cliente. Per esempio, con la nuova piattaforma vengono abbattuti in modo considerevole i tempi necessari per l’apertura di un conto corrente”. In fase di implementazione, presso Banca Marche, è anche

Paolo Formiconi, capo servizio Processi di Banca Marche 68


Storie di business

filiale”. Il progetto, di dimensione rilevante, è stato iniziato nel segno di Microsoft in quanto, sin dalla fase di studio, queste soluzioni hanno aderito ai requisiti progettuali dal punto di vista tecnologico. Spiega Bommarito: “Questo ci ha anche consentito di poter contare su accorgimenti grafici tipici delle soluzioni Microsoft, già graditi e conosciuti agli operatori. I numeri parlano da sé: l’applicazione conta 12 database, 350 tabelle e 25mila moduli di gestione applicativa. Il progetto è stato concluso in 24 mesi, un tempo record, se si pensa alla sua complessità. Ad hoc abbiamo creato, all’interno della banca, un gruppo di lavoro, composto da una decina di persone delle aree It e Organizzazione, che hanno lavorato in modo speculare con i gruppi di lavoro dei fornitori”. Un punto importante è quello della formazione. “Grazie all’esperienza acquisita nelle prime dieci filiali nelle quali è stata implementata l’applicazione, precisa Formiconi, siamo riusciti a individuare momenti formativi efficaci. Il giorno precedente all’implementazione in filiale, questa viene chiusa due ore prima, e un collega prestato al gruppo di lavoro inizia a presentare la nuova applicazione. Il giorno dopo avviene il passaggio e le risorse di filiale in poche ore diventano autonome nell’uso del nuovo front end. A supporto per eventuali chiarimenti è inoltre il gruppo dell’help desk centralizzato”.

Leonardo Franco, direttore della divisione Enterprise Services di Microsoft Italia

Il front end volano del cambiamento Secondo Leonardo Franco, direttore della divisione Enterprise Services di Microsoft Italia, il progetto realizzato presso Banca Marche è assolutamente replicabile presso altre banche, anche perché è esso stesso il frutto dell’esperienza accumulata da Microsoft nell’ambito di progetti internazionali. “Oggi Banca Marche, grazie al front end di nuova generazione, è in grado di sviluppare e gestire davvero applicazioni in cui al centro vi sia il cliente. Alle spalle vi è la nostra architettura consolidata, che valorizza la forza della componente software. Progetti di questo tipo possono risultare interessanti per ogni tipo di banca, indipendentemente dalla dimensione: questo sia dal punto di vista funzionale (con le ‘piccole’ organizzazioni che tipicamente si dimostrano più veloci nelle varie fasi) che della scalabilità tecnica. L’esperienza con Banca Marche, conclude Franco, ci ha rivelato una banca attenta e impegnata, desiderosa di vedere trasferite nelle sue persone competenze e knowhow, per poi seguire in autonomia la gestione del progetto. Questo è un atteggiamento intelligente, considerato che si sta parlando dell’ammodernamento di un core asset”. 69


Stile

Innamorarsi di Lugano, perché sì Terzo polo finanziario della Svizzera, il centro del Canton Ticino è in grado di affascinare turisti, viaggiatori e business men anche per la sua bellezza. Ce n’è per tutti i gusti: dal panorama culturale e artistico di alto livello al lato ludico del casinò e i suoi giochi

Lungolago e San Salvatore (Copyright Lugano Tourism)

Tra musica di qualità e divertimento

La Svizzera non è (solo) un centro finanziario: è una meta che si rivela, a uno sguardo attento, variegata e fantasiosa nella sua offerta turistica. E’ un paese “fuori porta” rispetto all’Italia che ha diversi panorami da mostrare, non necessariamente a sfondo montano. E’ la terra dell’eleganza, della discrezione, della pulizia e dell’ordine, questa la sua fama. Tutto vero, ma il paese possiede anche il fascino della natura valorizzata al massimo e una capacità innata di mostrare il meglio di sé. Un atteggiamento mentale che, per stratificate e complesse cause, spesso manca al popolo italiano. Frequentato assiduamente da uomini d’affari e cittadini alla ricerca di un porto sicuro presso il quale far riposare i propri beni è soprattutto il cantone del Ticino, con la sua città più rappresentativa, Lugano. Terzo polo finanziario del Paese, Lugano si propone come località dai sapori mediterranei (anche se tutto, attorno a sé, richiama i famosi panorami da cartolina tipici della Svizzera, con prati verde fluorescente, masi, mucche, cioccolata e formaggio coi buchi). In questa stagione, Lugano è un tutt’uno con la fioritura delle sue camelie. Adagiata sul lago, somiglia vagamente a una delle città della Lombardia di confine, da Como a Lecco. Anche qui il centro è parzialmente porticato e prospiciente il lago. La passeggiata a lago, nel caso di Lugano, prende il nome di Belvedere.

La città si è resa famosa, nel corso degli anni, per la sua vivacità culturale, rappresentata soprattutto da Lugano Festival (www.luganofestival.ch), manifestazione musicale di alto livello dedicata alla musica classica, che si svolge ai primi di giugno. Per i primi di luglio è invece previsto il Lugano Estival Jazz (www.estivaljazz.ch): il meglio della musica contemporanea con artisti e gruppi di fama mondiale si ritrova nel centro della cittadina per suonare gratuitamente per il pubblico. Sempre nelle piazze della città si tiene, a fine estate, Blues to Pop, con stili che spaziano dal blues al pop, dal gospel al soul. Siccome la Svizzera tutta è legata indissolubilmente alla sua capacità di attrarre capitali stranieri, è impossibile non citare, tra le bellezze di Lugano, il suo casinò, situato proprio sul lungolago. Facciata in marmo, interni futuristi, la struttura è nata per essere uno dei punti di riferimento dello svago e dei giochi di livello europeo. In realtà la tradizione dei casinò, sul lago di Lugano, è molto antica, e risale ai primi dell’800. Già allora si parlava infatti di un “caffé con sale da gioco” e dadi, da aprirsi nel periodo della Fiera d’Autunno (che si tiene ancora oggi). Oggi, presso il Casinò di Lugano (www. casinolugano.ch), intrattenimenti, divertimenti e gioco 70


Stile

si svolgono all’interno di una vera e propria boutique, un ambiente caratterizzato da stile ed eleganza, toni tipici dell’offerta turistica svizzera. Location anche per eventi, il casinò ospita centinaia di slot machine (anche in ambienti per fumatori), e una serie infinita di tavoli da gioco che rappresentano le più moderne occasioni di divertimento: Poker, Punto Banco, Black Jack, Roulette Francese, Roulette Americana, Ultimate Texas Hold’em, Texas Hold’em e Three Card Poker. A disposizione dei clienti è anche una sala poker interamente dedicata a tornei di Poker Texas Hold’em. Per rendere ancora più piacevole il tempo dedicato al divertimento, il Casinò ha ideato una serie di pacchetti che combinano il gioco con il gusto del buon cibo, grazie alla collaborazione con hotel, bistrò e ristoranti della città.

Grotto Bassa a Lumino (Copyright Lugano Tourism)

al transito della massa dei turisti. Dotati di ampia cantina, propongono, quanto al cibo, i piatti della tradizione, dai salumi, al risotto, ai pesci in carpione, all’arrosto, al coniglio. Il tutto accompagnato dai vini Merlot, Nostrano o Barbera con la gazzosa. Infine, per gli amanti delle viste panoramiche, perché non spingersi anche sulle cime che incorniciano la città? Dal sobborgo di Cassarate parte infatti la funicolare che arriva al Monte Brè, alto 925 metri: da qui si gode di una vista eccezionale sulla città, il lago e le montagne, fino a superare i confini geografici del paese. Gli amanti del golf trovano invece ad attenderli le 18 buche del Golf Club cittadino (www.golflugano.ch), fondato nel 1923. Il circuito è molto tecnico - a causa della presenza di molti ostacoli d’acqua e addirittura dal fiume Magliasina che viene lambito in ben 8 occasioni - e si snoda in un paesaggio prealpino dai colori molto accesi, ravvivato da boschi di betulle, querce, pini, rododendri e azalee.

Profumi d’enogastronomia e golf per veri sportivi Una permanenza, anche breve, nella città di Lugano, può essere organizzata all’insegna della buona cucina: l’offerta enogastronomica è molto varia, ma chi fosse alla ricerca dei sapori tipici del “mangiare bene” in Svizzera, dovrebbe assolutamente accomodarsi ai tavolini nei grotti. I grotti sono i tipici locali rustici ubicati in posizione tranquilla e riparata rispetto 71


Arte

Basel Art Fair 2012: la crisi che non c’era Anche nel 2012, come in tutti gli anni difficili caratterizzati dall’incertezza sui mercati, i grandi artisti arrivano a toccare cifre esorbitanti, continuando comunque a essere venduti, mentre il piccolo e medio collezionismo tende a dileguarsi L’arte continua a essere un bene rifugio, e quando si parla di collezionismo di alto livello non sussiste ombra di crisi. E’ la conferma che abbiamo tratto dalla edizione 2012 della fiera di Basilea. Il moderno, dall’inizio del secolo fino al 1980, continua a dare segni di attenzione da parte dei collezionisti, perché il fattore tempo continua a essere imprescindibile per un acquisto, non solo a livello di investimento, ma anche come conferma del gusto personale, confortato dall’essere sopravvissuto a tante generazioni di artisti e di movimenti, e quindi di essere entrato a pieno titolo nella storia dell’arte. Si pensi in questo senso a Picasso, molto proposto sotto forma di sculture e dipinti, o al chiacchieratissimo Richter da Pace Gallery, con l’olio “A.B. Courbet” venduto a 25 milioni di dollari e presentato anche da Ropac. Altro esempio eclatante della tendenza all’acquisto di capisaldi della storia dell’arte e di nomi più che consolidati, naturalmente a cifre importanti, è lo stand monografico con i ritratti di Giorgio De Chirico da Caratsch o la splendida mostra sull’influenza dell’artigianato dei native american sull’astrattismo americano di Pollock e Georgia O’Keefe, tra gli altri.

Sull’onda della notorietà In questo momento di incertezza di mercati, l’arte, intesa come il mercato delle opere di artisti dalle quotazioni elevatissime rappresentati dalle gallerie più importanti al mondo, è in grado di dare conforto ai collezionisti. Questi ultimi, sempre più informati, oltre a prediligere quello che vedono in mostre internazionali del calibro della Biennale di Venezia, o nel caso di questi giorni, di Documenta Kassel (inaugurata la settimana prima della fiera di Basilea), seguono i nomi di punta nelle aste e prestano particolare attenzione ai nomi che hanno visto a Basel Art. Basti pensare al Rothko (“Untitled”, 1954) proposto da Marlborough Fine Art, e pubblicizzato su tutte le pubblicazioni d’arte di giugno, che troneggiava nello stand in vendita a 78 milioni di dollari, dopo che un altro Rothko è andato in asta da Christie’s il mese scorso a 87 milioni (“Orange, Red, Yellow”, 1961). Cavalcare l’onda della notorietà rispolverata nei musei è sicuramente il comune denominatore delle proposte delle gallerie di questa fiera. E’ il caso, tra i molti, di Cindy Sherman, che ha da poco avuto la retrospettiva al MoMA, o di Wade Guyton che avrà la personale il prossimo ottobre al Whitney. Per quanto riguarda la sezione Art Unlimited, per i progetti fuori dall’ordinario spazio fieristico, uno sfoggio di potere da parte delle gallerie più importanti di New York e con qualche piccolo sprazzo di novità, tra cui lo stand di Alex Israel, rappresentato da Peres project, i cui dipinti a tinte fluo, dall’arancio al rosa, sono stati installati dall’artista di fronte a oggetti tratti da set cinematografici non in vendita. I dipinti, i cui prezzi variavano da 10mila dolllari a 35mila a seconda del formato, sono stati molto apprezzati dai

Sullo sfondo, l’olio “A.B. Courbet” di Richter presentato da Pace Gallery di New York (courtesy of Art Basel)

collezionisti. Mentre Liste, la fiera young di Basilea, che presenta gallerie con pochi anni di vita e artisti giovani a prezzi contenuti, quest’anno si è presentata sottotono e poco apprezzata, con stand piuttosto monocromi. Il caso di Liste dimostra ulteriormente come negli anni difficili i grandi artisti arrivino a toccare cifre esorbitanti, continuando a essere venduti, mentre il piccolo e medio collezionismo tende a dileguarsi.

Guido Galimberti Opera Art Solutions

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Arte

Il Rothko da 78 milioni di dollari proposto da Marlborough Fine Art di Londra (courtesy of Art Basel)

Opera Art Solutions: passione per l’arte e servizio di consulenza Guido Galimberti nasce a Milano il giorno di Sant’Ambrogio. Sempre impegnato professionalmente a trovare soluzioni per le imprese italiane, siano esse di natura operativa o finanziaria, sviluppa la propria attività arrivando a gestire le tematiche legate al leasing per le aziende e poi al corporate finance in qualità di advisor . In parallelo alla sua attività, Galimberti coltiva la passione per l’arte antica e moderna, al punto da realizzare il suo sogno: fondare una società in grado di unire la passione per l’arte, nel senso più vasto del termine, con l’esperienza di advisor, ovvero di consigliere, portata avanti per oltre 30 anni in ambito lavorativo. Ecco quindi nascere Opera Art Solutions, struttura dedita alla ricerca delle soluzioni che di volta in volta vengono sottoposte dalla clientela, sia in merito all’oggetto da acquistare sia per capire come investire districandosi nel mercato dell’arte. Società di Art Advisory e Art Solutions, Opera è attiva nel campo dell’arte in tutte le sue diverse sfaccettature, dalla scultura all’antiquariato, dai mobili all’arte tessile, dall’archeologia ai piccoli oggetti d’arte. Essendo il mercato dell’arte una realtà complessa, Opera offre la consulenza di un gruppo di esperti di ogni parte del mondo, ciascuno specializzato nel proprio settore di competenza, per orientarsi nei propri investimenti artistici, considerando prezzo e valutazione dell’opera sul mercato. Opera inoltre si propone di assistere il collezionista nell’evoluzione della propria collezione arrivando, se richiesto, a ottimizzare gli eventuali passaggi successivi. Inoltre sviluppa qualsiasi altra opportunità di acquisto o vendita di opere d’arte, sempre ispirandosi ai particolari desideri e passioni del collezionista e con grande attenzione alla personalità della collezione stessa. Essa nasce proprio per assistere il collezionista, aiutandolo a usare sia il cuore che il cervello o meglio i cuori e i cervelli che essa ha riunito intorno a sé. La passione per l’arte resta comunque il vero “bene rifugio” di chi colleziona e di cui l’umanità potrà sempre disporre: essa è il grande tesoro che Opera si occuperà di salvaguardare e di far crescere continuamente.

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