n. 8 / novembre dicembre 2011
speciale
Bancassicurazione
storie di business Equens / Enterprise & Partner di Microsoft Italia
arte
Il lusso contro la recessione / L'arte come bene rifugio
focus corner
Ignis Asset Management / Rcm / Financière de l’Echiquier / M&G
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Editoriale
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Flash News
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Focus corner • Babbo Natale non esiste, e nemmeno il QE illimitato della Bce / Stuart Thomson di Ignis Asset Management
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• Come sopravvivere alle turbolenze dei mercati / Ian Ormiston di Ignis Asset Management
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• Il vecchio Fondo Salva-Stati non funziona, ma il nuovo? / Tamara Burnell di M&G Credit Analysis team
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• Verso un anno difficile / Neil Dwane di Europa di Rcm (Gruppo Allianz Global Investors)
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• La moneta unica non basta / Didier Le Menestrel di Financière de l’Echiquier
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News&Eventi • Le assicurazioni investono in analytics e mobile
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• Il sentiero stretto delle banche
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• Gli investitori istituzionali temono la volatilità
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• Un 2012 positivo per gli asset rischiosi
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• La exit strategy per la crisi del debito
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• Intesa Sanpaolo facilita la nascita delle newco
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Speciale: Bancassicurazione • Nessuno arretra malgrado la crisi
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• E il cliente diventa gestore del suo futuro / Cba Vita: Biagio Massi
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• La banca come “luogo di protezione” / Axa Mps: Gianluca Zanini
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• Fedeltà al territorio, anche nella protezione assicurativa / Banca CR Asti: Enrico Borgo e Claudio Cerrato
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• Protezione “complessiva” per i bisogni di ogni giorno / Intesa Sanpaolo: Marco Siracusano
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n.8 novembre - dicembe 2011
• Solo la Bancassicurazione conosce i bisogni dei clienti / Cariparma: Carmine Paolantonio
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• Piccolo è bello / Pramerica Life: Alessandro Forza
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• La serenità nasce in filiale / Groupama: Thomas Vandeville
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Performance
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Carriere
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Storie di business • Così si ottimizza il database
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• Quando la tecnologia supporta il cambiamento
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Stile • Il manager fa shopping on line. Con un certo stile
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Arte • Il lusso contro la recessione
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• L’arte come bene rifugio
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Banca&Mercati è un periodico on line Registrazione presso il Tribunale di Milano, n. 291 del 26/05/2010 Banca&Mercati è una testata di Business Gallery di Andrea Bigi, P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Anno II numero 8 novembre - dicembre 2011
Banca&Mercati Blend Tower, Piazza IV Novembre 7 20124 Milano Tel. +39 02 87 34 30 19 Fax +39 02 87 34 44 44 www.bancaemercati.com BG Business Gallery di Andrea Bigi P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Via Ariberto 22, 20 123 Milano
Direttore responsabile Andrea Bigi Testi a cura di Andrea Bigi e Elena Giordano Bellini Grafica e web Carlo Ghelfi per informazioni e segnalazioni info@bancaemercati.com per informazioni commerciali Valeria Rossana Volpe commerciale@bancaemercati.com hanno collaborato Tamara Burnell, Neil Dwane, Didier Le Menestrel, Ian Ormiston, Stuart Thomson
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Editoriale
Andrea Bigi, direttore di Banca & Mercati
Il Decreto Tassa-Italia La prima impressione, di fronte al decreto cosiddetto “Salva-Italia” del governo Monti, è che se a presentare questo stesso testo infarcito di tasse vecchie e nuove, fra mini-patrimoniali, superbolli e rincari dei carburanti, fosse stato il suo predecessore,
quella dell’abolizione delle pensioni di anzianità e il passaggio per tutti al sistema contributivo, che era stata bloccata dall’intransigenza della Lega. Tutto questo, a parte l’ipocrisia e l’opportunismo di certi media e la sfiducia conclamata che ormai suscita la figura dell’ex premier, non fa che alimentare l’idea di una cessione di sovranità della politica di fronte alle esigenze dei mercati. Ma ogni giorno che passa per il “governo del presidente” la ritirata dei partiti politici cui abbiamo assistito appare più volontaria e consapevole che imposta dall’emergenza. E’ come se i partiti avessero compreso che, di fronte ai provvedimenti da far digerire agli italiani, tanto valeva affidarsi al paravento di un governo tecnico, dal quale, pur approvando le sue leggi “per senso di responsabilità nei confronti del Paese”, ci si può anche smarcare senza mezzi termini. Questa non è naturalmente l’unica conseguenza di questa scelta, ma qui ci preme rimarcare con forza l’importanza del “secondo tempo” più volte citato da Mario Monti. Oggi le tasse possono senz’altro servire ad ammorbidire i mercati e ridurre temporaneamente gli spread, ma è altrettanto chiaro, anzi è sicuro, che se entro breve termine non si porrà mano a tutte le radici strutturali del nostro debito pubblico, queste tasse che ci apprestiamo a pagare non basteranno più, e i conti dello Stato ricominceranno pericolosamente a deragliare. L’impressione è che per passare a questa determinante “fase 2” il governo dovrà chiedere qualcosa di più ai partiti oltre al loro tacito consenso. E non basta. Dovrà anche sperare che l’Europa batta finalmente un colpo e inizi subito a lavorare per attenuare le sue incongruenze strutturali che hanno portato l’euro sull’orlo del baratro. Fatta salva, per ora, l’impossibilità di arrivare agli Eurobond, stabilire una road map verso una vera unione fiscale sarebbe un buon primo passo, ad esempio. Ma non è facile con il fiato sul collo dei mercati. I quali, si sa, sono tutt’altro che pazienti, e invece che aspettare di solito preferiscono precedere eventi e decisioni. Indovinate su che cosa stanno scommettendo da almeno sei mesi a questa parte.
L’impressione è che per passare a questa determinante “fase 2” il governo dovrà chiedere qualcosa di più ai partiti oltre al loro tacito consenso. E non basta. Dovrà anche sperare che l’Europa batta finalmente un colpo e inizi subito a lavorare per attenuare le sue incongruenze strutturali che hanno portato l’euro sull’orlo del baratro
Silvio Berlusconi, in Italia si sarebbe verificata una sorta di sollevazione popolare. Avremmo avuto le piazze gremite di lavoratori indignati, i picchetti di antagonisti davanti a Palazzo Chigi e i commenti caustici da parte del fior fiore dei nostri opinionisti nei confronti di un governo incapace di fare le riforme che aveva promesso di fare. E del resto, come fa giustamente notare l’onorevole Di Pietro col solito piglio rustico-populistico, c’erano tutte le possibilità che il precedente esecutivo arrivasse a proporre una manovra correttiva di questo tipo, inclusa l’unica iniziativa vera di riforma,
Andrea Bigi 7
Flash news
Crif sviluppa il Sic di Russian Standard Credit Bureau E’ una piattaforma in grado di gestire e centralizzare le informazioni relative ai finanziamenti richiesti e concessi ai consumatori e alle imprese Russian Standard Credit Bureau ha scelto Crif come partner strategico per sviluppare il nuovo sistema di informazioni creditizie. Nello specifico, Crif ha sviluppato una piattaforma in grado di gestire e centralizzare le informazioni relative ai finanziamenti richiesti e concessi ai consumatori e alle imprese. Il sistema è stato personalizzato in base alle esigenze di Russia Standard e realizzato sfruttando le esperienze e il knowhow internazionale di Crif. “Siamo molto soddisfatti di essere stati scelti come partner da Russian Standard, afferma Carlo Gherardi, presidente
e amministratore delegato di Crif, e di poter sviluppare questo progetto di credit bureau. La nostra esperienza nel fornire soluzioni simili in altri paesi nel mondo ci rende sicuri anche dei vantaggi che garantirà al mercato russo. Da un lato, la disponibilità della storia creditizia consentirà ai cittadini e alle imprese un accesso al credito più agevole e a condizioni più favorevoli; dall’altro, le istituzioni finanziarie membri del credit bureau potranno gestire al meglio la concessione di finanziamenti ed evitare una eccessiva esposizione creditizia da parte dei prenditori”.
Carlo Gherardi, presidente e amministratore delegato di Crif
Icbpi partecipa al progetto MyBank di Eba Clearing Il servizio consentirà ai clienti di effettuare transazioni di pagamento sul web attraverso l’home banking
A Stefano Venturi il timone di HP in Italia Il nuovo managing director in precedenza è stato responsabile per il Public Sector di Cisco, dopo averne guidato le operazioni in Italia
L’Icbpi (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane) parteciperà in qualità di Pilot Bank a MyBank, il progetto paneuropeo di e-payments promosso da Eba Clearing. Aderendo al progetto, che gestirà on line sia i bonifici Sepa sia gli addebiti diretti, Icbpi intende offrire alle banche italiane un servizio innovativo con costi di gestione ridotti che permetterà ai correntisti di effettuare acquisti su Internet attraverso il servizio di home banking della propria banca. “Icbpi, commenta il direttore generale dell’Istituto Giuseppe Capponcelli, ha partecipato attivamente a tutti i progetti finalizzati a realizzare l’armonizzazione dei sistemi di pagamento nell’Eurozona. Giuseppe Capponcelli, direttore Parteciperemo generale dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane alla fase pilota del progetto Mybank e lavoreremo per favorire l’introduzione del servizio nei tempi previsti, mettendo le banche e quindi i relativi clienti, retail e corporate, nella condizione di cogliere nuove opportunità nel mercato dei web payments, minimizzando i costi di sviluppo e di gestione”.
HP ha annunciato la nomina di Stefano Venturi a managing director di HP in Italia. Venturi riporterà direttamente a Yves de Talhouët, senior vice president e managing director per HP Europa, Medio Oriente e Africa. “L’ampia conoscenza del settore maturata da Stefano ci permetterà di continuare ad offrire soluzioni tecnologiche capaci di fare la differenza per le persone e le organizzazioni, ha dichiarato de Talhouët. Venturi vanta più di 30 anni Stefano Venturi, managing director di esperienza di HP in Italia durante i quali ha contribuito alla crescita del business di clienti e partner di canale”. Prima di entrare in HP, Venturi è stato responsabile per il Public Sector di Cisco, dopo averne guidato le operazioni in Italia. Entrato nel settore come esperto R&D in Olivetti, nel corso della sua carriera ha svolto inoltre ruoli manageriali presso Sun Soft e Wyse Technology. Venturi è stato nominato vicepresidente di Assolombarda Terziario Innovativo nel 2008 ed è stato vicepresidente di American Chamber in Italia fino al 2011. 8
Flash news
Il taglio dei tassi Bce stimolerà la domanda di mutui La domanda di mutui a tasso variabile, dice Stefano Rossini di MutuiSupermarket.it, dovrebbe essere sostenuta anche dalle aspettative di un clima di tassi variabili stabili o addirittura in ulteriore flessione Il taglio dei tassi operato dalla Banca Centrale Europea di 25 punti base dovrebbe portare a una ripresa della domanda di mutui a tasso variabile. E' l'opinione di Stefano Rossini, amministratore delegato di MutuiSupermarket.it. “Il consiglio direttivo della Bce presieduto per la prima volta da Mario Draghi ha tagliato il tasso Bce - il tasso di interesse dell'area Euro - di 25 punti base, portando il tasso di riferimento dall'1,5% all'1,25 per cento. La riduzione di 25 punti base segue quanto anticipato dal mercato. Le quotazioni di venerdì scorso dei futures sull'Euribor 3 mesi scambiati al mercato Liffe di Londra prevedevano infatti una riduzione implicita dei tassi di interesse variabili di 25 punti base da qui a fine anno. Con questa riduzione, la Bce effettua un cambio di direzione rispetto alle precedenti politiche monetarie intraprese nel corso del 2011, politiche che erano risultate in un aumento di 50 punti base del tasso Bce nel periodo 7 aprile - 7 giugno 2011. L'attesa da parte della Bce di un tasso di inflazione in contrazione nel 2012 sino a livelli inferiori al 2% le ha permesso di effettuare una scelta in favore della crescita economica e della la creazione di nuovi posti di lavoro dell'area Euro. Per quanto riguarda il mondo dei mutui a privati e famiglie, la diminuzione del tasso Bce dovrebbe portare a una ripresa della domanda di mutui a tasso variabile che erano passati dallo spiegare il 68% della domanda nel terzo trimestre al 64% nel quarto trimestre, complice una forte riduzione dei tassi di riferimento Irs (l'IRS a 20 anni era diminuito infatti di oltre 80 punti base da luglio ad oggi, passando dal 3,67% di luglio al 2,83% odierno). Sui prossimi mesi, la domanda di mutui a tasso variabile dovrebbe essere sostenuta anche dalle aspettative di un clima di tassi variabili stabili o addirittura in ulteriore flessione. Molto dipenderà dalla situazione economica e dalle prospettive di ripresa dell'area Euro che diventeranno sempre più visibili nei prossimi mesi e influenzeranno le future scelte di politica monetaria della Bce. Per le famiglie che hanno un mutuo a tasso variabile in corso di ammortamento, la riduzione del tasso Bce è una novità di piccolo impatto ma comunque positiva: per un mutuo di 100mila euro a 20 anni, la rata mensile diminuisce di circa 13 euro, quindi un risparmio annuale di poco superiore ai 150 euro”.
Il nuovo sito di Bper Bper.it è strutturato come un vero e proprio portale commerciale E’ on line dal 20 dicembre il nuovo sito web della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Il nuovo sito (www.bper.it), che affianca il sito istituzionale www.gruppobper.it (on line dal luglio scorso e dedicato al mondo dei media, analisti e investitori), intende porre le basi pone le basi del nuovo modello di banca multicanale che verrà completato nei prossimi mesi con lo sviluppo dei canali diretti già attivi e lo sviluppo di nuove operatività. Si tratta di vero e proprio portale commerciale, che tra i servizi disponibili offre i simulatori di mutui e prestiti, in grado di riprodurre esattamente l’offerta proposta in filiale, e un motore di ricerca semantico capace di interpretare le domande poste dall’utente rispondendo in modo differenziato e puntuale. L’elenco prodotti è filtrabile
per segmento di clientela e consente una visione panoramica dell’offerta di Bper. “Si tratta di uno snodo di fondamentale importanza per lo sviluppo prospettico della nostra banca e del Gruppo nel suo insieme, spiega Pierpio Cerfogli, direttore commerciale del Gruppo Bper. Nei prossimi mesi verranno progressivamente resi operativi anche i siti commerciali di tutte le altre banche del Gruppo che assumeranno il ruolo di unico punto di accesso per tutte le aree 9
riservate e per tutti i servizi web offerti alla clientela. Questa è la banca del futuro, su questi progetti stiamo sviluppando importanti investimenti che ci permetteranno di continuare a offrire alla clientela un servizio di assoluta eccellenza, sia in filiale che sul web”.
Flash news
Credito alle famiglie in difficoltà L’Osservatorio sul Credito al Dettaglio a cura di Assofin, Crif e Prometeia evidenzia un trend ancora negativo per il credito al consumo e i mutui immobiliari Nei primi nove mesi del 2011, sottolinea la trentunesima edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio a cura di Assofin, Crif e Prometeia, l’evoluzione del credito alle famiglie è tornata a indebolirsi, e anche i mutui immobiliari hanno manifestato maggiori segnali di rallentamento a partire dai mesi estivi. In particolare, nei primi nove mesi del 2011 si registra un trend ancora negativo per le erogazioni di credito al consumo (-1,4% a fine settembre 2011), anche se in progresso rispetto ai due anni precedenti (-5,2% nel 2010 e -11,2% nel 2009). “Il mercato fatica a riprendersi, risentendo soprattutto del difficile quadro macroeconomico, ma anche del nuovo contesto normativo, che ha impegnato gli operatori in un imponente sforzo di adeguamento, anche tramite profonde riorganizzazioni del business. Le famiglie italiane hanno continuato a mostrare una certa cautela nelle decisioni di acquisto e nell’assumere impegni finanziari. Il ricorso al credito è stato, infatti, condizionato negativamente dalla debolezza dei consumi, a loro volta penalizzati dalla fragilità del mercato del lavoro e dal peggioramento del reddito reale disponibile, e
ha scontato il graduale deterioramento del clima di fiducia dei consumatori”. Tra i prodotti di credito al consumo, i prestiti personali si confermano quello con l’evoluzione più brillante (+5,8% nei primi nove mesi del 2011), sebbene in progressiva decelerazione nel corso dell’anno. Il comparto delle carte rateali/opzione registra un lieve miglioramento dei flussi transati in corso d’anno e chiude i primi nove mesi dell’anno replicando i flussi dello stesso periodo del 2010 (+0,1%); in realtà sono i flussi transati con le carte opzione a mostrare un’evoluzione positiva (+4,4%), mentre i volumi movimentati con le carte rateali risultano in deciso calo (-12,8 per cento). In calo tutte le altre tipologie di finanziamento. Per quanto riguarda i mutui, l’Osservatorio registra una decisa riduzione delle erogazioni sia dei mutui per acquisto di immobili (-5,7%) sia degli “altri mutui” (-11,7%), a causa principalmente del crollo delle surroghe e delle sostituzioni, penalizzate dal crescente aumento degli spread applicati che le ha rese in molti casi non più vantaggiose per le famiglie. Proprio a seguito del crollo dei mutui di surroga e sostituzione, caratterizzati da importi
e durate più contenuti, si nota un ritorno delle erogazioni verso importi e durate contrattuali leggermente maggiori, a testimonianza dell’atteggiamento cauto delle famiglie. Va in questa direzione anche la quota di mutui con Loan to Value ratio oltre l’80% dell’immobile finanziato, che riguarda appena il 6% dei flussi totali, a fronte dell’11% raggiunto prima della crisi. L’analisi della rischiosità indica infine un lieve miglioramento della qualità del credito. “Il flusso di nuove sofferenze è stato mitigato da politiche di offerta più selettive e, così come per la domanda, da una maggiore attenzione alla sostenibilità del debito, generando perciò portafogli più virtuosi. A ciò si aggiunge il piano famiglie (con la moratoria protratta fino a gennaio 2012) che sta ancora sostenendo la clientela in difficoltà nel rispettare gli impegni di pagamento”. Nel corso degli ultimi periodi il tasso di default scende e si attesta a settembre 2011 al 2,4% per il credito al consumo e all’1,6% per i mutui immobiliari. Tuttavia, per entrambe le forme tecniche, tale indicatore si colloca su livelli ancora lontani dai periodi di migliore congiuntura e migliore qualità del credito.
Intesa Sanpaolo sperimenta i Mobile Proximity Payments Per gli utenti sarà possibile pagare semplicemente avvicinando il telefono a un Pos contactless abilitato al circuito MasterCard PayPass Intesa Sanpaolo ha presentato insieme a MasterCard l’evoluzione di Move and Pay, la sua piattaforma per i pagamenti in mobilità lanciata lo scorso settembre. Ora per gli utenti sarà possibile pagare semplicemente avvicinando il telefono a un Pos contactless abilitato al circuito MasterCard PayPass. La sperimentazione del progetto prevede la consegna al cliente di un pacchetto contenente una carta prepagata Superflash, una Sim Noverca e un telefono Nfc Samsung. Sono 600 gli utenti che in questi giorni stanno ricevendo il pacchetto e sperimenteranno questo sistema a Torino e a Milano. Si tratta di dipendenti, clienti di Intesa Sanpaolo e rappresentanti del mondo accademico (Politecnico di Milano e Istituto Boella di Torino). Più in dettaglio, per quanto riguarda la tecnologia, Intesa Sanpaolo si è avvalsa del contributo di Setefi, puntando a sviluppare una soluzione moderna, veloce e sicura. L’applicazione di pagamento è incorporata nella Sim telefonica Noverca prodotta con tecnologia G&D Thaurus, mentre le specifiche dell’applicazione di pagamento sono state appositamente sviluppate da MasterCard per il mobile (Mobile PayPass MCHIP4). Infine lo smartphone in dotazione è un modello prodotto da Samsung (Celtic Wave 578), con sistema operativo Samsung Bada 2.0. “Si sente parlare sempre più di ‘mobile life’, ha dichiarato Marco Siracusano, responsabile della direzione Marketing Privati di Intesa Sanpaolo, e i prossimi anni saranno estremamente interessanti per comprendere come cambieranno i comportamenti d’acquisto dei nostri clienti. Il monitoraggio dell’iniziativa sarà prezioso per orientare al meglio le future evoluzioni di Move and Pay e continuare sulla strada dell’innovazione”. 10
Flash news
La CartaConto di Cariparma Crédit Agricole E’ una prepagata ricaricabile con le funzioni di un conto corrente Dal Gruppo Cariparma Crédit Agricole arriva CartaConto, nuova carta prepagata ricaricabile con le funzioni di un conto corrente. Permette infatti di pagare, prelevare, accreditare lo stipendio, fare e ricevere bonifici, ricaricare il cellulare e accedere all’Internet banking senza bisogno di attivare un conto corrente. Il tutto a costi contenuti: il canone si azzera se nel corso del mese si effettua almeno un’operazione sul conto come l’accredito dello stipendio, un versamento, un bonifico o una ricarica. In caso contrario il canone è di 1 euro al mese (50 centesimi per i giovani fino a 28 anni). “CartaConto, dice Nicola Generani, responsabile Direzione Marketing Retail del Gruppo Cariparma Crédit Agricole, è uno strumento molto versatile che unisce i vantaggi tipici di una carta prepagata come ricariche, prelievi e pagamenti fisici e on line, all’operatività base di un conto corrente, con il vantaggio di non dover pagare ogni anno l’imposta di bollo. CartaConto si adatta a tante tipologie di clienti. Anzitutto i giovani, che hanno bisogno dei principali servizi di conto corrente come Nicola Generani, responsabile Direeffettuare o ricevere bonifici o domiciliare utenze ma che non vogliono zione Marketing Retail del Gruppo rinunciare alla semplicità di una carta prepagata. Ma CartaConto può esCariparma Crédit Agricole sere molto utile anche a chi vuole acquistare in Internet in tutta sicurezza e a chi ha esigenze bancarie di base come ricevere l’accredito dello stipendio o effettuare bonifici. Il tutto a costi molto contenuti e con il vantaggio di avere CartaConto subito disponibile in filiale”.
La prepagata di Intesa Sanpaolo per professionisti e aziende Superflash Commercial è una carta di pagamento nominativa che le aziende possono assegnare ai collaboratori per gestire le spese connesse alla propria attività E’ una prepagata ricaricabile interamente dedicata a professionisti e aziende. Intesa Sanpaolo ha lanciato Superflash Commercial, carta di pagamento nominativa che le aziende possono assegnare ai propri dipendenti e collaboratori per gestire con semplicità, trasparenza e sicurezza, in alternativa al contante, le spese connesse alla propria attività.Con Superflash Commercial, che è ricaricabile fino a un massimo di 60mila euro ed è intestata al collaboratore a cui viene affidata, è possibile per il professionista o l’azienda controllare in ogni momento la lista delle operazioni effettuate e la relativa disponibilità residua tramite strumenti di rendicontazione evoluti e ricevere il rendiconto periodico. Si può anche modificare e personalizzare l’operatività delle carte, consentendo a ciascun collaboratore un utilizzo mirato (ad es. si può disabilitare per alcune carte solo il prelievo, per altre solo il bonifico, per altre ancora entrambe le funzionalità). Il professionista e l’azienda possono infine personalizzare la card con il proprio marchio o ragione sociale. “Con Superflash Commercial, ha commentato Marco Morelli, direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo, mettiamo a disposizione di professionisti, imprese e Pa questo unico, innovativo e utile strumento. E’ un bell’esempio della forte capacità di innovazione del nostro Gruppo e dell’attenzione che continuiamo a dedicare ai nostri clienti business, per semplificare la loro attività e per sostenerli in questa difficile fase di crisi”.
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Flash news
Information Builders rafforza il team italiano Fanno ingresso in azienda Andrea Badalamenti, che opererà come Key Account manager, e Massimo Rovitti, che avrà il ruolo di Project manager, area Professional Services Information Builders, società indipendente che fornisce soluzioni di business intelligence, dopo aver chiuso l’anno fiscale 2011 con un incremento del fatturato per la filiale italiana del 190% in nuove licenze e servizi professionali ha annunciato l’ingresso di due nuove risorse a supporto del team italiano. Si tratta di Andrea Badalamenti, che opererà in qualità di Key Account manager, e Massimo Rovitti, che avrà il ruolo di Project manager, area Professional Services, entrambi sotto la guida di José María Soto, Vp e amministratore delegato di Information Builders Italia. Badalamenti,
che vanta una solida esperienza nel settore della business intelligence, prima in Business Objects e poi in Microstrategy, avrà la responsabilità della gestione e sviluppo territoriale dei key clients con particolare focus sui mercati Finance e Retail. Rovitti, con un’esperienza e una formazione certificata nell’ambito della consulenza e del gestionale (in precedenza ha lavorato per Capgemini, Reply, Accenture e Setefi), avrà invece un ruolo chiave nella gestione di progetti nell’area Professional Services, affiancando Roberto Mariotti, Technical manager, in azienda dal 2010.
José María Soto, Vp e amministratore delegato di Information Builders Italia
Intel e MasterCard insieme per la sicurezza degli e-payments Le due società collaboreranno per ottimizzare tecnologie come PayPass MasterCard e Intel Identity Protection Technology Migliorare la sicurezza e l’esperienza di pagamento degli acquisti on line. E’ l’obiettivo della partnership strategica pluriennale annunciata da Intel Corporation e MasterCard. Le due società collaboreranno per ottimizzare una serie di tecnologie di pagamento emergenti, quali PayPass MasterCard e Intel Identity Protection Technology. Quest’ultima permette di utilizzare un sistema di autenticazione a due fattori e una protezione basata su hardware, il che offre una maggiore sicurezza rispetto agli attacchi di malware on line. Inoltre, se utilizzata insieme a un lettore abilitato, questa tecnologia consente di pagare gli acquisti on line semplicemente accostando la carta, il tag, o lo smartphone abilitato a PayPass MasterCard a un dispositivo Ultrabook. Nell’ambito della collaborazione, l’esperienza di MasterCard nei pagamenti e nel commercio sarà associata alla potenza di Intel nell’innovazione in campo informatico e nella sicurezza basata su chip, allo scopo di rendere le procedure di pagamento più semplici e sicure per gli esercenti e i consumatori che utilizzano i dispositivi Ultrabook e i Pc Intel di nuova generazione. “Il nostro obiettivo, ha affermato George Thangadurai, general manager della divisione Pc Client Services di Intel Corporation, è permettere agli utenti dei dispositivi Ultrabook e delle generazioni future di Pc basati su Intel di approfittare della comodità dell’e-commerce, aumentando la protezione dei pagamenti on line da malware e hacker grazie alle funzioni di sicurezza avanzate offerte dalla Intel Identity Protection Technology”.
Rallenta la crescita dei consumi nella Ue Nel secondo trimestre 2011, secondo l’EU Consumer Spending Barometer di Visa Europe, l’Italia fa segnare consumi in calo dell’1 per cento Crescita più lenta della spesa per i consumi in Unione Europea nel terzo trimestre 2011. Lo rileva il rapporto di Visa Europe “EU Consumer Spending Barometer” che riporta una crescita dei consumi nei paesi dell’Ue dello 0,5% anno su anno dopo il +2,1% registrato nel trimestre precedente. Sebbene la spesa per i consumi in tutta l’area dell’Unione sia cresciuta per otto trimestri consecutivi, 21 stati sui 27 dell’Ue hanno subito
un deterioramento della spesa comparando i dati con il secondo trimestre 2011. In questo quadro, mentre l’Italia riporta una lieve contrazione dei consumi (-1,0%), spicca il contrasto fra le maggiori economie dell’Unione - Francia (-0,5%), Germania (+0,9%) e Regno Unito (+1,0%) - e alcuni paesi dell’Europa Centrale e dell’Est, che hanno confermato un robusto trend di crescita dei livelli di spesa (ad es. Repubblica Ceca e Slovacchia 12
registrano una crescita del 5,6 per cento). “La spesa per i consumi nell’area dell’Unione Europea sembra aver retto sufficientemente bene, commenta Philip Symes, chief financial officer di Visa Europe, nonostante il periodo congiunturale che persiste nella maggior parte dei mercati europei. Sebbene il tasso di incremento dei consumi sia il più basso registrato finora nel 2011, va evidenziato che si tratta dell’ottavo trimestre consecutivo in crescita”.
Flash news
Cedacri contrasta le frodi sulle carte con la piattaforma Crif La suite CaRisMa è stata potenziata nelle sue componenti on line Cedacri ha avviato l’utilizzo della suite CaRisMa (Card Risk Management), piattaforma software di Crif Decision Solutions per il supporto alle attività di prevenzione e gestione delle frodi sulle carte di pagamento per conto degli istituti emittenti che si avvalgono dei servizi del Gruppo Cedacri. La suite, che è stata potenziata in particolare nelle sue componenti on line, punta a migliorare la capacità degli istituti di rilevare e gestire efficacemente anomalie e situazioni sospette. Più in dettaglio, il modulo Issuer Defender analizza l’operatività delle carte di debito, di credito e prepagate attraverso regole di facile e immediata definizione, ottimizzando le indagini volte ad individuare i casi effettivi di frode e consentendo, tramite una specifica componente detta Scudo Autorizzativo, di declinare preventivamente le operazioni a rischio più
Fabio De Ferrari, direttore generale di Cedacri e amministratore delegato di C-Card
elevato. Il modulo Issuer Manager, invece, supporta le procedure amministrative di gestione dei casi di disconoscimento delle operazioni effettuate con carte di pagamento,
dall’apertura della pratica fino al completamento delle operazioni di rimborso e recupero, consentendo di razionalizzare l’intero processo e ridurre i costi operativi migliorando contestualmente il livello di servizio verso il cliente finale. “L’adozione della soluzione CaRisMa di Crif Decision Solutions, dichiara Fabio De Ferrari, direttore generale di Cedacri e amministratore delegato di C-Card, ha permesso al Gruppo Cedacri e in particolare a C-Card di offrire ai propri istituti un vero e proprio servizio di monitoraggio frodi per le carte di pagamento perfettamente integrato con il sistema informativo bancario. Grazie alla flessibilità della piattaforma e all’expertise C-Card nel comparto delle frodi, è stato possibile offrire un servizio personalizzato alle singole banche (orari, modalità di contatto, processi, ecc.) in modo da soddisfare le diverse esigenze dei clienti”.
Al via l’iniziativa Finlombarda-Bei per le Pmi lombarde Vengono messi a disposizione i primi 250 milioni di euro per il finanziamento del fabbisogno di capitale circolante
Marco Nicolai, presidente del Consiglio di Gestione di Finlombarda
Regione Lombardia e Finlombarda hanno comunicato l’avvio dell’iniziativa Finlombarda-Bei con la pubblicazione dell’avviso
alle imprese relativo alla Linea Generale, che mette a disposizione i primi 250 milioni di euro (dei 500 milioni di dotazione complessiva) per il finanziamento del fabbisogno di capitale circolante connesso all’espansione commerciale delle Pmi lombarde. Regione Lombardia supporta l’iniziativa, che sostiene le micro, piccole e medie imprese con sede operativa in Lombardia e attive da almeno due anni (nei settori manifatturiero, dei servizi alle imprese, del commercio e delle costruzioni), con contributi in conto interessi nella misura di 100 basis points tramite un fondo dedicato di 23 milioni di euro. L’iniziativa prevede la concessione di finanziamenti chirografari con importi compresi tra 50 e 500mila euro della durata di 24 o 36 mesi con rimborso amortizing, rata semestrale a quota capitale 13
costante e senza preammortamento (ad eccezione di quello tecnico necessario a raggiungere la prima scadenza). Ogni finanziamento sarà pari al massimo al 50% dell’ammontare degli ordini accettati o dei contratti di fornitura di beni e/o servizi ammessi all’intervento finanziario. “L’iniziativa Finlombarda-Bei. dichiara Marco Nicolai, presidente del Consiglio di Gestione di Finlombarda, è stata ideata come strumento anticiclico, capace di dare benzina alle imprese lombarde in un momento ancora difficile, rilanciandone al tempo stesso lo sviluppo e la competitività”.
Flash news
Gli sportelli bancari sono più sicuri I dati di Ossif indicano un calo delle rapine in banca del 24,8% rispetto al 2010
Cercasi esperti di mainframe Una ricerca Compuware sottolinea il timore dei Cio a causa dell’incombente mancanza di competenze
Calano le rapine in banca e diminuiscono anche bottino e indice di rischio. Lo evidenzia un’indagine di Ossif, il centro di ricerca Abi in materia di sicurezza. Nei primi sei mesi del 2011 sono stati compiuti 570 colpi allo sportello, con un calo del 24,8% rispetto ai 758 del 2010. La diminuzione conferma il trend positivo registrato negli ultimi anni: dal 2007 a oggi le rapine in banca si sono più che dimezzate (-52 per cento). In calo del 18,3% anche il cosiddetto indice di rischio - cioè il numero di rapine ogni 100 sportelli in Italia - che è passato da 4,5 a 3,4. Sempre magri anche il bottino medio per rapina, con circa 21mila euro (-11,3%) e il bottino complessivo che è passato da 18 milioni di euro nel primo semestre 2010 a 12 milioni nel 2011 (-33 per cento). In occasione della presentazione della ricerca a Roma è stato firmato anche il nuovo protocollo anticrimine fra l’Abi e il Dipartimento di Pubblica Sicurezza. L’obiettivo è rafforzare la collaborazione tra banche e forze dell’ordine e contrastare in modo ancora più efficace il fenomeno delle rapine in banca.
La progressiva uscita dal mondo del lavoro di esperti sul mainframe sta esponendo le aziende a un aumento dei costi e dei rischi legati al business. Lo segnala uno studio sull’utilizzo del mainframe in azienda realizzato da Vanson Bourne per Compuware. Dei 520 Cio intervistati, il 71% teme che l’incombente mancanza di competenze sul mainframe danneggerà il proprio business, incrementando i rischi (58%), riducendo la produttività (58%) e non rientrando nel budget dei progetti (53 per cento). “Un solo minuto di interruzione dell’applicazione mainframe, afferma Kris Manery, senior vice president e general manager Mainframe Solutions business unit di Compuware, potrebbe significare la perdita di 14mila dollari per una società. La ricerca conferma inoltre che questi costi già elevati, e i relativi rischi, potrebbero aumentare a causa della mancanza di skill. Sviluppatori esperti sono asset business critical per un’azienda, ecco perché circa metà (43%) delle spese operative dei mainframe riguarda i loro stipendi. La perdita di competenze porterà ad aumentare i costi, poiché sviluppatori inesperti avranno bisogno di più tempo per comprendere le applicazioni mainframe. Purtroppo, apprendimento significa maggiore probabilità di errori e perdita di ricavi a causa delle interruzioni dell’applicazione mainframe.” Circa il 79% dei Cio conferma che sospensioni delle applicazioni mainframe implicano un significativo aumento di rischi legati al business, e il 78% identifica queste applicazioni come fattori chiave nei prossimi anni. Inoltre, poiché lo studio identifica l’aumento dei costi come risultato del taglio degli sviluppatori, il 70% dei Cio è d’accordo che la diminuzione dei costi esporrebbe le aziende a molti più rischi che guadagni. “Le aziende devono agire velocemente per affrontare il problema della ‘fuga di cervelli’, aggiunge Manery, oppure si troveranno dentro un ciclo di spirale di costi e sospensione di mainframe. I Cio dovrebbero snellire gli investimenti nel mainframe, aumentando la produttività degli sviluppatori esperti rimasti e dei nuovi arrivati, oltre che nell’incremento dell’efficienza It”.
“In tema di sicurezza, ha detto Giovanni Pirovano, vicepresidente dell’Abi, molto è stato fatto, anche grazie alla stretta collaborazione tra banche (che ogni anno investono circa 800 milioni di euro per la sicurezza degli sportelli, ndr), istituzioni e forze dell’ordine. E tuttavia è importante non abbassare mai la guardia, continuando a tenere alta l’attenzione e a lavorare per ridurre l’ampio uso di contante che ancora caratterizza l’Italia rispetto al resto d’Europa, recuperando il ritardo nell’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici”. “Gli anni di comune impegno nell’attività di contrasto e prevenzione specifica, ha affermato il prefetto Francesco Cirillo, vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza e direttore centrale della Polizia Criminale, hanno determinato un netto decremento della pressione criminale ai danni delle banche, inducendo le parti a estendere l’analisi ai reati predatori a danno di altri settori commerciali e categorie che movimentano rilevanti quantità di denaro e valori, concretizzando così i principi posti alla base della sicurezza partecipata”. 14
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Babbo Natale non esiste, e nemmeno il QE illimitato della Bce Stuart Thomson, capo economista di Ignis Asset Management e co-gestore del fondo Ignis Absolute Return Government Bond
La crisi dell’Eurozona è legata alla solvibilità, non alla liquidità, e la Banca Centrale Europea non può finanziare all’infinito i governi insolventi. I titoli governativi italiani e spagnoli rimarranno oltre il 6% per il prossimo futuro e l’euro si indebolirà in modo significativo contro dollaro e sterlina
liquidità agli emittenti sovrani sarà attuata attraverso l’acquisto di titoli dei governi in difficoltà, per un massimo settimanale di 20 miliardi di euro. Sarebbe questo infatti il limite stabilito dalla Bce per questi acquisti e la media settimanale, da quando la banca centrale ha iniziato a supportare il debito dei governi Italiano e spagnolo, è stata di 8,3 miliardi di euro. Queste procedure, tuttavia, non curano davvero la malattia, come ha sottolineato Mervyn King, governatore della Bank of England. Per King il vero problema risiede negli squilibri globali e nei tassi di interesse fissi. E non sta alle banche centrali finanziare questi squilibri, che devono invece essere affrontati dai politici. Come sottolinea King, attualmente il deficit delle partite correnti in Europa in aggregato non è eccessivo. Tuttavia solo nel caso in cui i governi e i loro elettori decidessero di unire le risorse fiscali e rinunciassero alla sovranità, la banca centrale sarebbe in grado di agire concretamente da prestatore di ultima istanza al governo comune, come ha fatto in passato la Bank of England nel Regno Unito. In considerazione di questo scenario riteniamo che nei prossimi mesi i rendimenti dei titoli italiani e spagnoli continueranno a rimanere al di sopra del 6% e che i rendimenti semi-core di Francia, Belgio e Austria continueranno a salire, mentre i rendimenti del bund tedesco sono destinati a diminuire ancora.
Credete a Babbo Natale? Questa è una domanda cruciale per i mercati finanziari globali che sperano in una soluzione temporanea alla crisi del debito sovrano in Europa. Per loro il Natale arriverebbe subito se solo la Banca Centrale Europea si impegnasse ad acquistare illimitatamente i titoli dei paesi periferici. Questo risolverebbe immediatamente i problemi di liquidità e allenterebbe la pressione sui governi periferici, favorendo il risanamento dei bilanci e dolorose ristrutturazioni delle economie coinvolte. Purtroppo però questa non è una semplice crisi di liquidità, ma di solvibilità, e la Bce non ha il mandato per finanziare senza limiti i governi insolventi. Ancora più importante: la moneta unica è l’equivalente moderno del Gold Standard e la mancanza di valuta e flessibilità monetaria ne sottolinea la vulnerabilità di fronte agli squilibri globali. Squilibri che proprio la moneta unica ha contribuito a creare all’interno dell’Eurozona, incoraggiando l’espansione dei deficit delle partite correnti e lasciando peggiorare la competitività delle economie periferiche. Va poi sottolineato che, sulla scia del credit crunch globale, gli investitori privati sono diventati sempre più riluttanti a finanziare questi deficit ormai permanenti. Questa riluttanza è stata amplificata dalla svalutazione del debito greco e dalla minaccia di Francia e Germania di espellere dalla moneta unica le nazioni recalcitranti. Un quadro cupo che, nel corso del 2012, farà aumentare le probabilità di svalutazione della moneta e di default del debito, soprattutto a causa delle misure di austerity e deleveraging che spingeranno l’economia europea verso la recessione. Il simultaneo deleveraging a livello pubblico, privato e corporate nell’Europa Occidentale forzerà la recessione e la deflazione in tutta la regione, contagiando anche l’Europa dell’Est. La coincidenza tra risparmi e investimenti poi suggerisce che potrà verificarsi una contrazione rapida della domanda interna e delle importazioni che, di conseguenza, porterà a una grave recessione interna.
La Germania e il Titanic Per quanto riguarda la Germania, infine, mi sembra che sia stata ingiustamente paragonata ai passeggeri di prima classe del Titanic, che rinchiusero i passeggeri di terza classe nei ponti inferiori mentre la nave affondava. A nostro avviso sarebbe più calzante paragonare la Germania al comandante della nave e la Bce all’orchestra. L’orchestra continua a suonare, ma la salvezza si trova su un’altra nave, “l’Unione Politica”, che è appena oltre l’orizzonte. Rimane da vedere se i passeggeri di terza classe delle economie periferiche e i passeggeri di seconda classe di quelle semi-core saranno disposti a scendere dal mercantile di lusso per salire a bordo di una carretta a vapore. E’ chiaro che il Titanic e la moneta unica non possono continuare nell’attuale forma, stando almeno a quanto suggerisce la canzone suonata dall’orchestra della Bce e dalla Banca d’Inghilterra.
La strategia della Bce Per questo non abbiamo dubbi che la Bce espanderà il suo bilancio in modo da fornire liquidità aggiuntiva alle banche e ai governi periferici. Questa iniezione di 16
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Come sopravvivere alle turbolenze dei mercati Restare liquidi, non fidarsi delle sole valutazioni, diversificare per settori e regioni geografiche: piccolo vademecum per non farsi travolgere dai saliscendi dei mercati finanziari Ian Ormiston, gestore azionario Europa di Ignis Asset Management migliorati sui mercati azionari: la Cina, dopo aver passato gran parte dell’anno nel tentativo di contenere l'inflazione, si sta lentamente decidendo ad attuare misure di stimolo dell’economia; l'economia Usa si è deteriorata meno rapidamente di quanto ci si aspettasse e i politici europei si sono resi conto della gravità della situazione che stanno affrontando. Di tutti i problemi nel mondo, la crisi del debito sovrano nell’Eurozona e la conseguente crisi del sistema bancario sono le più rilevanti e le più difficili da risolvere. Nello scenario migliore, un Efsf ampliato e potenziato sarà in grado di gestire la ristrutturazione del debito che è diventata ormai inevitabile per almeno un'economia dell’Eurozona. Permetterà inoltre la sopravvivenza dei mercati obbligazionari governativi di Italia e Spagna, e darà sostegno al capitale delle banche europee fino a che non sarà ricostituita la fiducia nel sistema finanziario. In questo scenario la crescita economica sarà - nella migliore delle ipotesi - fiacca, e in molti paesi le economie si contrarranno a causa delle misure di austerity. Tuttavia, una qualsiasi forma di visibilità consentirà ai mercati azionari di continuare a recuperare. Nell’ipotesi peggiore, i politici non saranno in grado di rispondere alla crisi con riforme adeguate e, in questo caso, le azioni potrebbero persino toccare nuovi minimi.
In generale, in tempo di crisi l'idea più ovvia per un investitore azionario è che sia meglio restare liquidi. Persino le aziende migliori vedono scendere il valore dei loro titoli quando diminuisce l'appetito per il rischio, così i titoli difensivi possono temporaneamente battere il benchmark, ma gli investitori alla fine si trovano comunque più poveri. La prima regola, quindi, è avere più liquidità possibile in portafoglio. Per quelli che, tuttavia, sono obbligati a mantenere l'investimento in azioni sono due le variabili che guidano le performance: la leva operativa e la leva finanziaria. L'azienda migliore da scegliere in tempo di crisi è quella che registra una modesta volatilità sugli utili operativi (leva operativa) e un bilancio solido (leva finanziaria), che permettano di sopportare un periodo prolungato di dislocazione dei mercati. E’ quasi certo invece che le società con elevata volatilità degli utili operativi e alti livelli di leva finanziaria, produrranno risultati pessimi nei periodi di crisi.
Non fidarsi delle sole valutazioni La seconda regola è che le valutazioni contano relativamente poco in periodi come quello che stiamo attraversando. Valutazioni convenienti di per sé non sono sufficienti a contrastare un mercato in caduta libera, poiché i titoli continueranno a scendere fino a che gli investitori avranno paura di ulteriori revisioni al ribasso. Le società che sembrano molto convenienti sulla base dei valori storici, di solito sono quelle con alti livelli di leva operativa e finanziaria che, di conseguenza, presentano valutazioni illusorie. Da sottolineare, infine, che il periodo di crisi è solo parte di un ciclo e non conta quanto la situazione sembri cupa: a un certo punto la ripresa arriverà portando rendimenti positivi tangibili per gli investitori.
Su quali titoli puntare Ho già descritto quali siano le caratteristiche del titolo ideale in tempi di crisi. A queste va aggiunta, senza dubbio, una diversificazione per settori e regioni geografiche. Guardando ai singoli titoli vale la pena di citare Royal Dutch Shell, Ryanair e Richemont che presentano tutte bilanci molto forti, così come Anheuser Busch Inbev (ABI) e Legrand, società che generano un buon flusso di cassa e non hanno difficoltà nel finanziarsi. Tutte queste aziende hanno accesso alla crescita persino in periodi foschi come quelli attuali: Abi, Richemont e Legrand grazie all’esposizione ai mercati emergenti; Royal Dutch Shell e Ryanair grazie ai benefici derivanti dagli investimenti fatti rispettivamente in nuovi bacini e nuovi aeromobili. Tutte queste società, che sono leader nei rispettivi settori, sopravvivranno alla crisi e, di conseguenza, riusciranno a rafforzare la loro posizione dominante.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi Nei prossimi mesi “volatilità” rimarrà la parola d'ordine e con tutta probabilità leggeremo ancora molti titoli angoscianti sui giornali, ma assisteremo anche ai primi segni di una ripresa dei mercati. Se ripensiamo a qualche settimana fa, sono molti gli aspetti che sembrano 17
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Il vecchio Fondo Salva-Stati non funziona, ma il nuovo? L’idea di trasformare l’attuale Fondo Salva-Stati in una sorta di “assicuratore monolinea” del debito sovrano non può riuscire nell’intento di ridare fiducia ai mercati. Semplicemente perché non funzionerebbe
Tamara Burnell, head of Financial Institutions/ Sovereign Research, M&G Credit Analysis team liquidità e dovrebbe andare a reclamare i contributi a ciascuno Stato membro in base alle clausole di garanzia. Avanzare rivendicazioni non è mai semplice, con nessuna polizza assicurativa, e in modo particolare quando gli investitori - come in questo caso - sono molto frammentati e con incentivi molto diversi. La documentazione delle obbligazioni (e in particolare gli articoli relativi all’associazione del Fondo Salva-Stati a cui fa riferimento) può facilmente essere modificata per un capriccio politico, ed è molto improbabile che fornisca esplicitamente agli investitori alcun diritto realmente perseguibile nei confronti dell’Efsf/Esim o dei garanti.
Si è parlato molto della proposta di trasformare l’attuale Fondo Salva-Stati (Efsf - European Financial Stability Facility) in un “assicuratore monolinea” del debito sovrano, con una nuova struttura denominata European Sovereign Insurance Mechanism (Esim). Come si pensa che lavorerà dunque l’Esim? Non sono stati annunciati dettagli concreti, ma l’intento principale della proposta è far sì che l’Efsf (e di conseguenza il fondo di salvataggio europeo Esm - European Stability Mechanism) agisca quale assicurazione per le obbligazioni governative per nuovi finanziamenti e offerte di scambio. Rassicurati dal fatto che l’Esim assumerebbe la prima parte di perdite, pari al 40%, in caso di ristrutturazioni, gli investitori sarebbero propensi ad acquistare nuovo debito greco, portoghese e irlandese o, più probabilmente, scambiare i titoli di stato in possesso con nuove obbligazioni governative assicurate a un livello compreso tra il prezzo di mercato del momento e il loro valore nominale. In uno scenario molto ottimista in cui gli investitori richiedono una copertura assicurativa minore (25%) per Italia e Spagna, Allianz stima che il rapporto di indebitamento dell’Efsf sui 440 miliardi di euro attualmente impegnati potrebbe essere aumentato di 3,7 volte.
Il problema della correlazione Esiste inoltre il problema della correlazione. I rischi che sia l’emittente sia il garante (e i garanti finali cioè gli Stati) falliscano nello stesso momento sono fortemente correlati. Gli investitori non confiderebbero molto nel fatto che la Spagna avrebbe la volontà o la capacità di onorare le garanzie fornite al Fondo Salva.Stati, in uno scenario di default come potrebbe essere quello dell’Italia. Entrare nel meccanismo dell’Esim e fissare il livello di assicurazione richiesto sono operazioni cariche di problemi in quello che sarà certamente l’inizio di un lungo periodo di necessaria ristrutturazione degli Stati, come potrebbe essere acquistare un’assicurazione sugli immobili senza avere una valutazione della propria casa. Considerando che le obbligazioni greche a lunga scadenza vengono scambiate a 30 centesimi l’euro - implicando quindi una svalutazione del 70% - una quota assicurativa del 40% sarebbe sufficiente per la Grecia in caso di haircut? E un 40% sarebbe sufficiente per l’Italia? Data la mancanza di dettagli concreti è impossibile verificare i calcoli o le ipotesi alla base dei livelli di debito dichiarati, in particolare considerando che la proposta messa a punto da Allianz non riguarda necessariamente una copertura primo rischio, come si è detto, ma potenzialmente una copertura secondo rischio.
Perché l’Esim non funzionerebbe Questa è la teoria, ma perché l’Esim in pratica non funzionerebbe? Per prima cosa, concettualmente, l’idea di un’assicurazione sulle obbligazioni non ha goduto di riscontri storici propriamente positivi: ci ricordiamo tutti del caso degli assicuratori monolinea, di Fannie Mae/ Freddie Mac, di Aig, e tanti altri. Il problema fondamentale sarebbe convincere gli investitori che saranno davvero in grado di esigere la polizza assicurativa fornita dal Fondo Salva-Stati, dall’Esim, o dall’Esm nel momento in cui ne avranno effettivamente bisogno. Così come per le obbligazioni garantite dagli assicuratori monolinea, gli investitori devono sentirsi sicuri sin dall’inizio rispetto all’emittente sottostante. Questo potrebbe rappresentare un problema, considerando che il Fondo Salva-Stati è un’azienda privata con sede in Lussemburgo il cui mandato e la cui strategia cambiano continuamente. Inoltre potrebbe non esistere più nella forma che conosciamo oggi dopo l’introduzione del Fondo di Stabilità Europeo previsto nel 2012/2013 - e se anche esistesse ancora potrebbe essere subordinato all’Esm e ad altri creditori multilaterali - che avrebbe comunque poca
Ristrutturazioni più difficili Allianz sostiene che i vari fondi europei - siano il Fondo Salva-Stati, l’Esim o l’Esm - sarebbero un potente creditore di controllo, con la capacità di rafforzare la ristrutturazione programmata negli Stati e monitorare i progressi rispetto ai target di budget, e così via. Tuttavia, ciò costituisce in sé stessa una proposta allarmante per chi ricorda i modi in 18
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Secondo le proposte avanzate dall’Ue di armonizzazione dei debiti sovrani la Bce sarà in grado di esercitare appieno il ruolo di creditore con diritto di voto in ciascuna successiva istrutturazione: ciò implicherebbe che in questo scenario gli investitori esistenti possono aspettarsi di trovarsi in posizione di minoranza rispetto a chi fornirà liquidità per la salvezza, i cui incentivi saranno di minimizzare le perdite dei maggiori azionisti che controllano la Bce (a partire dalla Germania)
dei debiti sovrani, tuttavia, la Bce sarà in grado di esercitare appieno il ruolo di creditore con diritto di voto in ciascuna successiva ristrutturazione: ciò implicherebbe che in questo scenario gli investitori esistenti possono aspettarsi di trovarsi in posizione di minoranza rispetto a chi fornirà liquidità per la salvezza, i cui incentivi saranno di minimizzare le perdite dei maggiori azionisti che controllano la Bce (a partire dalla Germania). Quindi l’idea che un polizza di assicurazione sul debito sovrano fornita dallo stesso gruppo di Stati sotto pressione (o, nella migliore delle ipotesi, da un gruppo collegato) possa “rassicurare il mercato” sembra grottesca. Se i mercati credono che questa proposta sia una soluzione alla crisi del debito sovrano dell’Eurozona, c’è motivo di disappunto.
cui gli assicuratori monolinea hanno abusato della propria posizione quali creditori di controllo nelle transazioni assicurate. Gli investitori potrebbero facilmente trovarsi con la propria intera esposizione subordinata ai voleri o ai voti dell’Efsf e/o dei suoi maggiori garanti, come ad esempio la Germania. La creazione di una nuova classe di debito parzialmente assicurato per ciascun paese implicherebbe numerosi livelli di debito sovrano in circolazione contemporaneamente (mentre finiscono le precedenti obbligazioni superstiti), rendendo le conseguenti ristrutturazioni molto difficili. Infine, il principale presunto beneficio dell’Esim sarebbe la strap line che non richiede liquidità per finanziarla. Tuttavia, questa è anche la sua debolezza, poiché mancherà comunque della forza necessaria nel gestire i problemi di liquidità incontrati da un singolo Stato. Se gli investitori rifiutano per qualsiasi motivo di comprare un titolo di Stato, come accaduto recentemente, anche con un accordo di parziale condivisione delle perdite, sarà di nuovo richiesta un’azione della Bce o eventualmente dell’Fmi, i quali hanno accesso a liquidi per intervenire e fornire la liquidità necessaria per rifinanziare le emissioni in scadenza. Secondo le proposte avanzate dall’Ue di armonizzazione 19
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Verso un anno difficile Il 2012 sarà caratterizzato da un rallentamento globale dell’economia, come è lecito attendersi nei periodi con elevati livelli di indebitamento pubblico e deleveraging dei settori pubblico e privato. In Europa continuerà a pesare la crisi del debito sovrano, per Neil Dwane, chief Investment la quale appare poco probabile officer Europa di Rcm (Gruppo una soluzione in tempi rapidi Allianz Global Investors) che riteniamo troppo lunga per i mercati finanziari. Più durerà la crisi del debito, maggiore sarà il rischio politico. Come dimostrano i recenti sviluppi in Grecia, se si perde il controllo dei processi politici la minaccia di uno smembramento dell’Eurozona diviene reale. La monetizzazione del debito, già in agenda negli Stati Uniti e nel Regno Unito, non è ancora prevista nell’Eurozona, sebbene la Bce di recente abbia seguito più da vicino le orme della Fed. Nel medio termine riteniamo tuttavia probabile che la Banca Centrale Europea assuma un ruolo più attivo e aggressivo.
Con il 2012 alle porte, affrontiamo i temi che più probabilmente incideranno sulla futura direzione dei mercati dei capitali, delineando un breve outlook per ciascuna delle principali asset class. Mentre il 2011 è stato un anno di crescita tendenziale, nel 2012 dovremo certamente affrontare un sensibile rallentamento dell’attività economica. Il rincaro del petrolio nel primo semestre del 2011, le politiche monetarie più restrittive nei paesi emergenti e, ovviamente, la stretta fiscale negli Stati Uniti e in Europa sono tutti fattori che penalizzeranno la crescita. Dalla scorsa estate le tensioni sui mercati finanziari hanno inoltre aggravato la pressione: l’inasprimento delle condizioni di finanziamento delle banche probabilmente si ripercuoterà sulla crescita del credito, e le indagini di settore rilevano già la presenza di effetti avversi per il ciclo del credito. Tuttavia non ci aspettiamo che le economie sviluppate cadano in recessione, in quanto i tassi di interesse reali rimangono estremamente bassi e il settore privato ha la possibilità di utilizzare la liquidità di cui dispone. Prevediamo inoltre una crescita ancora solida sui mercati emergenti, sostenuta dall’aumento della domanda domestica. I rischi legati alla crescita sono comunque nettamente in aumento, in particolare in Europa dove la stretta fiscale appare più pronunciata. Questa situazione potrebbe aggravarsi se il sistema finanziario sotto stress e le banche in particolare continueranno a ridimensionare i propri bilanci in risposta alla crisi, comprimendo il credito al settore privato nel momento in cui è più necessario. Il nostro outlook a medio termine rimane invariato: in periodi caratterizzati da elevati livelli di indebitamento pubblico e deleveraging dei settori pubblico e privato, la crescita tendenziale sarà inferiore rispetto al periodo precedente lo scoppio della bolla. Questa fase durerà probabilmente diversi anni.
Inflazione Nel 2011 l’inflazione è aumentata nei mercati emergenti, in alcuni casi raggiungendo anche la doppia cifra, e le banche centrali hanno reagito di conseguenza avviando un ciclo di politica monetaria restrittiva. Nel secondo semestre i tassi hanno raggiunto il picco, ma anche ora rimangono relativamente elevati. Nei paesi sviluppati l’inflazione viaggia a livelli nettamente inferiori rispetto ai mercati emergenti, ma ha comunque toccato nuovi massimi ciclici e attualmente supera i target auspicati dalle banche centrali per il medio periodo. L’aumento dei prezzi delle materie prime non è ascrivibile solo al rincaro del petrolio all’inizio dell’anno. Nei mercati sviluppati è iniziata anche la crescita dell’inflazione inerziale, e nei paesi emergenti le pressioni salariali si sono aggiunte all’aumento dei prezzi. Riteniamo che la moderazione ciclica porterà nuovamente a un freno dei tassi di inflazione. Nonostante l’indebolimento della crescita, il quadro di bassi tassi di interesse reali, l’espansione dei bilanci delle banche centrali e le nostre aspettative di una crescita ancora sostenuta in Asia, non prevediamo il riaffiorare di timori di deflazione. D’altro canto, data l’intensità della domanda di denaro nell’attuale fase di deleveraging, è altresì improbabile che l’inflazione rappresenti una minaccia per il prossimo futuro.
Deficit di bilancio Mentre le nostre aspettative circa il perdurare dei problemi di indebitamento nell’area euro si sono rivelate corrette, non avevamo previsto (né avremmo potuto farlo) l’escalation della crisi del debito a cui abbiamo assistito a partire dalla scorsa estate. Data la complessità dei problemi, una soluzione rapida appare poco probabile. Le misure politiche realisticamente possibili, ovvero la stretta fiscale e una maggiore armonizzazione della politica economica e fiscale a livello europeo, richiedono molto tempo per essere attuate e ancora di più per entrare in vigore, un’attesa
Tassi d’interesse e mercati obbligazionari Dopo avere alzato due volte i tassi di interesse nel 2011, la Bce ha iniziato a fare marcia indietro decidendo nuovi tagli. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito i tassi sono rimasti estremamente bassi, mentre sui mercati emergenti il ciclo di rialzi si è concluso e diverse economie emergenti hanno già iniziato a ridurre i tassi. In prospettiva ci aspettiamo ulteriori riduzioni dei tassi nell’area euro, e probabilmente ancora tagli sui 20
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mercati emergenti. Negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone la politica di tassi di interesse estremamente bassi dovrebbe proseguire nel prossimo futuro”. Mentre le nostre aspettative per il tratto a breve della curva dei rendimenti si sono rivelate ragionevolmente corrette, il tratto a lungo ha seguito un andamento diverso. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito i continui acquisti di titoli di stato da parte delle banche centrali, associati alla maggiore debolezza dei dati economici a partire dalla scorsa primavera, hanno fatto scendere i rendimenti obbligazionari. Poiché non prevediamo un sostanziale cambio di rotta sul fronte delle notizie economiche, e considerato che la Fed e la Bank of England potrebbero continuare a effettuare massicci acquisti di titoli, su entrambi i mercati le potenzialità di ribasso dei prezzi delle obbligazioni sono chiaramente limitate e i rendimenti obbligazionari oscilleranno probabilmente intorno all’attuale rendimento alla scadenza. In Europa l’andamento dei mercati obbligazionari è molto influenzato dagli eventi politici. Indubbiamente i titoli obbligazionari dei paesi periferici dell’Eurozona scontano ampiamente le potenziali perdite, tuttavia finché il quadro politico sarà incerto e i dati economici rimarranno deboli ci aspettiamo che prevalga ancora l’avversione al rischio. Per il momento, i Bund continueranno probabilmente a rappresentare un porto sicuro. Per i mercati obbligazionari europei una fase “risk-on” sarà possibile solo a fronte di un miglioramento dei dati economici o quando la Bce assumerà un ruolo più attivo nella soluzione della crisi del debito. In una prospettiva a più lungo termine manteniamo un atteggiamento prudente nei confronti dei titoli di stato agli attuali livelli di rendimento: anche se i rendimenti nominali dovessero risultare positivi ci aspettiamo rendimenti reali (rettificati per l’inflazione) deludenti.
rimane irrisolta, anche se le recenti decisioni rappresentano un passo nella giusta direzione. È comunque probabile che i mercati continueranno a scontare ancora a lungo il perdurare della crisi del debito e questo, di per sé, alimenta anche il rischio di fallimenti politici o la possibilità che gli elettori inizino a interrogarsi sull’idea stessa di Unione Monetaria Europea. Gli ultimi sviluppi in Grecia e in Italia dimostrano che questo rischio non è astratto, bensì assai concreto. In questo scenario, e a fronte di un rallentamento globale dell’attività economica accompagnato da rendimenti azionari moderati, preferiamo i titoli che offrono dividendi e pay-out ratio relativamente elevati. Nel contesto attuale, i dividendi dovrebbero infatti offrire agli investitori un certo livello di protezione.
Mercati azionari
Mercati emergenti
Dopo una forte performance nel primo semestre del 2011, i prezzi azionari hanno subito un netto calo rispetto ai massimi annuali e attualmente sono leggermente inferiori ai livelli registrati all’inizio dell’anno negli Stati Uniti, mentre il ribasso è pari al 20% circa in Europa e al 17% Giappone. Anche i mercati emergenti hanno perso terreno in termini assoluti. Alcune condizioni avverse, responsabili dell’inversione dei prezzi azionari nel corso del 2011, probabilmente saranno ancora presenti nei prossimi mesi e potrebbero continuare a penalizzare i mercati azionari nel 2012. La crisi sovrana nell’Eurozona, in particolare,
I mercati emergenti si confermano strategicamente importanti e a nostro avviso il rallentamento delle loro economie condurrà a un atterraggio morbido piuttosto che a uno scenario più problematico. I motivi alla base del nostro relativo ottimismo sono i tassi di interesse reali negativi, il livello piuttosto basso di indebitamento complessivo e la forte domanda sottostante. La nostra view positiva sui mercati emergenti ci porta ad avere una visione strategicamente positiva sugli asset di tali mercati, siano essi titoli azionari, obbligazioni o valute, nonostante le valutazioni.
Mercati valutari Quest’anno il dollaro Usa si è mantenuto nel trading range verso l’euro. In prospettiva, ci aspettiamo un lieve apprezzamento del dollaro a causa della crisi sovrana tuttora irrisolta nell’area euro. Il dollaro appare inoltre leggermente sottovalutato”. Nel 2011 la debolezza dei mercati emergenti ha superato le nostre attese. A eccezione del renminbi cinese, che ha continuato a mostrare un solido e costante apprezzamento rispetto alle valute dei paesi sviluppati, per gli altri mercati emergenti il quadro si presenta piuttosto eterogeneo. Il real e la rupia, in particolare, si sono deprezzati rispetto al dollaro Usa a causa della generale avversione al rischio e delle valutazioni relativamente elevate. In termini strategici confermiamo le nostre aspettative di un apprezzamento delle valute dei paesi emergenti, riconducibile ai livelli superiori di crescita e agli incrementi di produttività. Siamo in attesa di individuare un punto di accesso interessante per rientrare su questo mercato.
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La moneta unica non basta Nel medio termine, per rafforzare la propria credibilità economica, l’Europa non potrà fare altro che riformare il proprio sistema di governo. E dovrà anche accettare che non è salutare lasciare le redini di una moneta come l’euro a tanti governi quanti sono i paesi che compongono l’Unione
Didier Le Menestrel, presidente di Financière de l’Echiquier discussione - di tale successo pragmatico di un’Europa giunta a condividere i propri mezzi finanziari prima ancora di aver consolidato le proprie basi costituzionali e democratiche. Poco importa che la comunità politica non sia stata costruita in parallelo: “Una moneta è naturalmente un mezzo di pagamento. Ma una moneta è anche molto altro; ha a che vedere con l’identità culturale e rappresenta un barometro della stabilità politica” (Hans-Gert Pöttering, presidente del Parlamento europeo nel 2009).
Il 9 maggio 1950, Robert Schuman, all’epoca ministro francese degli Affari Esteri, suggeriva la creazione di un’alta autorità “sovra-nazionale”, incaricata della gestione delle produzioni tedesche e francesi di carbone e acciaio. L’Europa, in quel periodo, faticava a riprendersi e gli interessi politici e finanziari di ciascun paese che la costituiva divergevano, mettendo in pericolo l’ideale di pace nato alla fine della seconda guerra mondiale. Il momento era cruciale. Meno di un anno dopo, il 18 aprile 1951, il Trattato di Parigi ratificò la creazione della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca), riunendo in un’unica comunità d’interessi Francia, Germania, Italia e i tre paesi del Benelux. L’Europa respira e intraprende un periodo di rapida crescita. Gli inizi della Comunità Europea illustrano l’intelligenza tattica dei suoi “padri fondatori” (Jean Monnet e Robert Schuman), i quali hanno costruito l’Europa mediante azioni concrete, sostanzialmente economiche, che consentono di influenzare in maniera efficace la sfera politica: “Nel momento in cui vengono a mancare le idee, essi (gli uomini politici, ndr) accetteranno le vostre con riconoscenza, a condizione che gliene cediate la paternità. Dal momento che si assumono dei rischi, devono poter usufruire anche degli onori” (cit. Associazione Jean Monnet www.ajmonnet. eu). L’Unione Europea nella quale viviamo deriva direttamente da tali principi pragmatici: una sorta di “federalismo al contrario” che consiste nel trasferire innanzitutto le competenze economiche e poi, eventualmente, i poteri politici: “Noi non coalizziamo Stati, ma uniamo uomini” (Associazione Jean Monnet). È sicuramente questo principio non scritto, ma apertamente dichiarato, che ha spinto i decisori europei degli anni ‘80 e ‘90 (da Valéry Giscard d’Estaing a Helmut Kohl, passando per Jacques Delors) a militare e ad accettare l’implementazione dell’euro, che si è imposto al contempo ai governanti e ai loro amministrati. Una trasmissione di sovranità accettata da un mondo politico poco appassionato di scienze economiche o storia finanziaria, fiero soprattutto di poter imporre senza alcun rischio elettorale maggiore, in nome del benessere economico comune, misure spesso impopolari.
Il rischio greco Nel momento in cui l’Euro viene maltrattato dai mercati, i discorsi del 2009 suonano piuttosto strani. Non è dunque tanto la moneta a rendere inquieti i mercati, bensì l’uso che ne è stato fatto da parte di alcuni Stati. Il timore di vedersi ripetere lo scenario greco in tutta l’Europa del Sud è assolutamente legittimo e le fondamenta pazientemente costruite nel corso degli ultimi vent’anni mostrano segni di cedimento. “La via delle istituzioni è più lunga rispetto a quella degli uomini e le istituzioni possono, se ben costruite, accumulare e trasmettere la saggezza alle generazioni successive”. Questa frase visionaria di Jean Monnet deve essere messa in evidenza sostanzialmente per la condizione che regge l’affermazione: “se sono ben costruite”… Capovolgimenti, proroghe e inversioni di tendenza nell’ambito dell’Eurozona inducono reazioni borsistiche di forte risonanza. Difficile interrogare l’oracolo e fare una profezia a brevissimo termine. Nel medio termine, il dubbio non sussiste: nell’ambito della propria credibilità economica, l’Europa non potrà fare altro che riformare il proprio sistema di governo. E dovrà altresì accettare che non è salutare lasciare le redini di una moneta come l’euro a tanti governi quanti sono i paesi che la compongono.
Il problema dell’euro L’euro, nato il 1° gennaio 1999 con 11 paesi partecipanti (oggi 17, tra cui la Grecia che è entrata a far parte della Comunità nel 2001), è il simbolo - oggi rimesso in 22
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Le assicurazioni investono in analytics e mobile Lo rivela un’indagine globale di Accenture condotta su 119 compagnie di assicurazioni in 24 paesi. L’obiettivo degli investimenti (in media 30 milioni di dollari negli ultimi tre anni) è migliorare il servizio alla clientela Le compagnie assicurative hanno investito 30 milioni di dollari in media in analytics e tecnologie mobile negli ultimi tre anni. I loro piani prevedono inoltre di incrementare l’investimento in questi campi per migliorare il servizio ai clienti. Lo evidenzia un’indagine globale di Accenture condotta su 119 compagnie di assicurazioni in 24 paesi. Dalla ricerca emerge anche che il 79% degli assicuratori interpellati ammette di offrire ai propri clienti un servizio medio o persino scarso in termini di multicanalità e di servizi mobile; più di due terzi del campione (70%) si ritiene “debole” o al massimo “nella media”, nell’offrire servizi e prodotti profilati sulle esigenze dei clienti, e un altro 64% ritiene di offrire lo stesso grado di servizio per l’offerta di prodotti e servizi innovativi. “Per crescere, dichiara Daniele Presutti, managing director responsabile Insurance in Accenture, le compagnie di assicurazione devono puntare sempre più su un’offerta realmente differenziante in grado di anticipare e soddisfare i bisogni del cliente sia in termini di prodotto che di servizi ad esso collegati. Solo fornendo al cliente (anche a quello ‘interno’, cioè l’agente) una ‘user experience’ evoluta, multicanale e innovativa sarà possibile trasformare il rapporto assicuratore-cliente in una vera e propria partnership di lungo periodo”.
I gap da colmare Più in dettaglio, dal punto di vista delle analytics, il 68% degli assicuratori interpellati dichiara che nei prossimi tre anni aumenterà gli investimenti in questo ambito, a partire da un investimento che negli ultimi tre anni è stato pari a una media di 21 milioni di dollari (per ogni assicuratore). Peraltro, solo la metà dei rispondenti utilizza abitualmente informazioni sullo stile di vita dei clienti per analizzarne le necessità e aspettative e solo il 37% utilizza parametri come le abitudini di guida o le esigenze personali di questi ultimi; inoltre solo il 16% utilizza informazioni supplementari sui clienti ricercandole all’esterno, ad esempio sui social media. In ogni caso, a conferma dei dati precedenti, il fattore indicato in assoluto come il più critico dagli assicuratori interpellati è la possibilità di avere accesso ad un numero di dati rilevanti e costantemente aggiornati sui propri clienti. “La maggior parte della quantità di dati demografici e transazionali che le compagnie di assicurazione hanno sui loro clienti, aggiunge Presutti, sono relativi alla domanda: ‘Cosa è successo?’ La nostra ricerca rivela che le compagnie di assicurazione si rendono conto che è necessario incrementare gli investimenti per potenziare la loro capacità di analisi e anticipare le esigenze dei clienti. L’accesso a nuove fonti di dati, ad esempio dai social media, e l’integrazione ‘sinergica’ con quelli tradizionali, permettono di ottenere informazioni molto più dettagliate e aiutano gli assicuratori a rispondere anche a domande
Daniele Presutti, managing director responsabile Insurance in Accenture
tipo ‘Cosa sta per accadere?’ o ‘Come si comporterà il mio cliente?’”. Dal punto di vista del mobile, invece, la grande maggioranza (81%) degli assicuratori dichiara che aumenterà gli investimenti nelle applicazioni mobile nei prossimi tre anni; negli ultimi tre anni è stata investita una media di 9 milioni di dollari (per ogni assicuratore). Oggi solo il 15% degli assicuratori, in media, fornisce servizi orientati per dispositivi mobili, come informazioni sui prodotti venduti, le quotazioni e la gestione degli account, mentre più della metà (54%) offre questi servizi on line; infine, più della metà (58%) degli intervistati dichiara che offrirà questi servizi tramite dispositivi mobile nei prossimi tre anni. “I temi più importanti che gli assicuratori devono affrontare per lo sviluppo delle applicazioni mobile, sottolinea l’indagine Accenture, riguardano lo sviluppo delle competenze funzionali, tecniche e professionali, così come risolvere le preoccupazioni dei clienti nei confronti della sicurezza. Rispettivamente il 38% e il 36% degli intervistati ritiene che queste siano sfide particolarmente importanti”. 24
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Il sentiero stretto delle banche Il rapporto di previsione Afo-Financial Outlook 2011-2013 diffuso dall’Abi prefigura un “quadro recessivo” per l’Eurozona e in particolare per il nostro Paese. In questo ambito le banche italiane, pur confermando i progressi sul piano della solidità, dovranno scontare una lenta crescita degli attivi e “il permanere di una bassa redditività” seguito è prevista una leggera risalita rimanendo comunque su di un livello inferiore del 40% alla media dell’ultimo decennio”. La redditività delle banche deve inoltre fare i conti con le pressioni della crisi finanziaria: nel triennio di previsione il valore degli accantonamenti sarà pari a 54 miliardi di euro. Dopo un’ulteriore contrazione attesa per quest’anno, il margine di intermediazione dovrebbe avere un incremento intorno al 4% nel biennio finale di previsione, risultato non sufficiente a recuperare le perdite reddituali: “Al 2013 il flusso complessivo di ricavi netti del settore bancario risulterà inferiore di 8 miliardi di euro rispetto ai valori pre-crisi”. Nonostante la bassa redditività, le banche italiane confermano comunque i progressi sul piano della solidità e del rafforzamento patrimoniale, facendo uso di tutte le leve a loro disposizione. Secondo le stime Afo, il Core Tier 1 ratio dovrebbe infatti passare dall’8,3% del 2010 al 9,3% del 2013. “Si tratta di un valore più elevato di quanto stimato in precedenza, nonostante il peggioramento della redditività: ciò per la tensione sulle politiche di bilancio delle banche per ottemperare le sempre più pressanti richieste dell’autorità di vigilanza in tema di rafforzamento patrimoniale”.
La congiuntura dell’Eurozona è destinata a peggiorare in “un quadro recessivo”, con l’acuirsi delle tensioni sui titoli sovrani e riflessi sempre più pesanti sull’economia mondiale. Lo sostiene il rapporto di previsione AfoFinancial Outlook 2011-2013 diffuso dall’Abi. Le stime dell’ufficio Analisi Economiche dell’Associazione e dei centri studi delle maggiori banche italiane prevedono un’ulteriore riduzione della crescita mondiale, particolarmente significativa per i paesi dell’Area Euro e per l’Italia, per la quale si prefigura uno scenario di recessione per il 2012 e di sostanziale stagnazione per il 2013. “In questo contesto il nostro Paese assume un ruolo centrale, dichiara il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini, sia in quanto bersaglio delle tensioni sui titoli sovrani, sia perché al Governo è richiesto un contributo importante che ha trovato una prima risposta, a nostro parere positiva, con il decreto Salva-Italia. Ora è necessario che tale sforzo sia accompagnato da risposte a livello comunitario finalmente credibili”. In sostanza, si preannuncia un netto indebolimento dell’attività economica internazionale per tutto il 2012, con una debole ripresa nel 2013. “La crescita del Pil mondiale resterà al di sotto del 4% fino al 2013, afferma il Rapporto, mentre la crescita del Pil italiano non supererà lo 0,6% nell’anno in corso e segnerà una contrazione dello 0,7% nel 2012. Un recupero molto modesto è previsto per il 2013 (+0,2%). Il mercato del lavoro mostra ulteriori segni di debolezza a causa dell’andamento del Pil: il tasso di disoccupazione rimarrà sopra l’8% senza registrare cali per tutto il triennio di previsione, a causa di una riduzione degli occupati nel biennio finale 2012-2013”. Per quanto riguarda lo stato delle finanze pubbliche italiane, l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 “sembra sostanzialmente conseguibile”. L’indebitamento netto strutturale dovrebbe annullarsi già a partire dal 2012 per aumentare all’1,2% del Pil nel 2013. “Grazie a tale contenimento del disavanzo il rapporto debito/Pil dopo aver toccato il picco nel 2011 (121,3%) dovrebbe in seguito ridursi per quasi 4 punti percentuale”.
La raccolta soffre L’Afo-Financial Outlook evidenzia inoltre come anche la raccolta bancaria sia influenzata dalle difficoltà che le banche incontreranno nella loro attività di funding a seguito delle tensioni finanziarie sui titoli sovrani. In uno scenario di lenta riduzione degli spread di rendimento, la raccolta bancaria presso residenti dovrebbe crescere a tassi costantemente inferiori a quelli dei prestiti al settore privato. “L’andamento congiunturale dovrebbe essere guidato dalla componente obbligazionaria, mentre i depositi dovrebbero crescere su tassi costantemente superiori al 3 per cento”.
Roe delle banche italiane ai minimi In questo quadro, al settore bancario tocca il compito di continuare a garantire adeguati flussi di credito all’economia, ma il margine di manovra è assai stretto a causa delle note criticità sul fronte del funding e delle forti pressioni sui coefficienti di patrimonializzazione. “Ciò si traduce in una lenta crescita degli attivi e nel permanere di una bassa redditività, sottolinea il Rapporto: il Roe dovrebbe toccare quest’anno il minimo storico; in 25
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Gli investitori istituzionali temono la volatilità E’ quanto emerge dall’ultima edizione dell’indagine semestrale RiskMonitor condotta da Allianz Global Investors presso 140 investitori istituzionali in 11 paesi europei. Al secondo posto la crisi del debito sovrano, seguita dal ribasso dei mercati azionari ritenga che l’euro sopravvivrà nelle circostanze attuali, gli intervistati considerano molto seriamente il rischio legato al debito sovrano.
Per gli investitori istituzionali europei la volatilità dei mercati occupa il primo posto nella classifica dei maggiori rischi percepiti per i prossimi dodici mesi. Lo sottolinea l’ultima edizione dell’indagine semestrale RiskMonitor condotta da Allianz Global Investors presso 140 investitori istituzionali in 11 paesi europei. Al secondo posto si colloca la crisi del debito sovrano, seguita dal ribasso dei mercati azionari. Sei mesi fa l’attenzione degli investitori era rivolta soprattutto al rischio di tasso di interesse, mentre la volatilità occupava il quarto posto. La quota di rispondenti che considera la volatilità un rischio rilevante è salita all’89%, aumentando di 16 punti percentuali rispetto ai risultati della precedente indagine. La quota di rispondenti preoccupati per la crisi del debito sovrano e la possibilità di ulteriori crolli dei mercati azionari ha subito un incremento analogo: il debito sovrano è ora percepito come un rischio enorme da oltre un terzo dei rispondenti, più di qualsiasi altra categoria di rischio. “Quasi tutti gli indicatori, commenta Thomas Wiesemann, chief Market officer di AllianzGI in Europa, segnalano una maggiore apprensione per i rischi legati ai mercati dei capitali, riconducibile all’elevata preoccupazione per la volatilità. Tuttavia per gli investitori sarà pericoloso rimanere ancora in modalità ‘risk off ’, in quanto l’attuale contesto di bassi tassi di interesse sta generando rendimenti insufficienti a coprire le passività e in alcuni casi addirittura negativi in termini reali. Per navigare in questi mercati volatili con un budget di rischio limitato e senza rinunciare alle potenzialità di rialzo è necessario ricorrere a strategie di gestione dinamica del rischio”. Gli attuali livelli dei tassi di interesse, percepiti come un rischio rilevante dal 63% dei rispondenti, preoccupano più di un eventuale calo o aumento dei tassi, considerati un rischio rilevante rispettivamente dal 42% e dal 33% dei rispondenti.
Timori per il debito sovrano Analizzando i risultati dell’indagine in prospettiva nazionale emerge una correlazione tra la fiducia nell’euro e i timori sul debito sovrano: i rispondenti in Italia, Francia e Germania hanno dichiarato la massima fiducia nella moneta unica (oltre il 90%), ma sono anche i più preoccupati per il debito sovrano, considerato un rischio enorme dal 64% circa dei francesi, dal 57% degli italiani e dal 43% dei tedeschi. In relazione alle riforme che più probabilmente saranno introdotte nell’Eurozona, il 42% dei rispondenti ha indicato il rafforzamento dei meccanismi di stabilità, il 19% l’introduzione di eurobond e l’11% l’istituzione di un regime fiscale comune. Un quarto dei rispondenti ha menzionato come probabile la spaccatura dell’eurozona. Il metodo più usato per mitigare il rischio è la diversificazione (40% dei rispondenti). Seguono il monitoraggio del rischio e la gestione della duration (entrambi al 15% circa) e l’asset allocation dinamica (12%). Agli intervistati è stato chiesto inoltre quale sia l’approccio al rischio più adeguato per affrontare le sfide del presente e del futuro. Solo l’8% ha indicato come maggiormente adatto l’approccio tradizionale di gestione del rischio per asset class secondo l’ipotesi di un’asset class risk-free. Poco più di un terzo (36%) considera la gestione dell’asset-liability risk come la soluzione più appropriata, seguita dalla suddivisione del rischio in categorie piuttosto che in asset class (29%) e dalla gestione del rischio in termini di tolleranza alle perdite o di perdita attesa (25 per cento). “Questi risultati, osserva Reinhold Hafner, chief executive officer di Risklab, controllata di AllianzGI, indicano quale livello di sviluppo abbiano già raggiunto gli apparati strategici di gestione del rischio degli investitori istituzionali, sebbene il grado di integrazione operativa sia ancora variabile. Gli investitori devono passare da un modello statico, orientato al passato e basato su una distribuzione normale, a un modello di gestione del rischio dinamico e rivolto al futuro, che tenga esplicitamente conto di fatti empirici quali ‘fat tails’ e il venir meno delle correlazioni. Le strategie di gestione dinamica del rischio che vanno oltre la pura diversificazione hanno superato la prova durante la crisi finanziaria e assumeranno crescente importanza”. Infine, come già emerso dalla precedente indagine, gli aspetti legati alla regolamentazione e al governo societario preoccupano assai meno dei rischi finanziari. Tuttavia sono aumentati anche i timori riguardanti una più rigida regolamentazione (considerata un rischio rilevante da oltre un terzo dei rispondenti) e restrizioni alla capacità di gestione del rischio.
La probabilità di eventi estremi Un maggior numero di investitori vede inoltre aumentare la probabilità di eventi estremi. Attualmente il “tail risk” è una preoccupazione rilevante per quasi il 63% dei rispondenti rispetto al 48% di sei mesi fa, e per oltre il 6% rappresenta il rischio maggiore nel contesto attuale. “Non solo gli investitori si trovano ad affrontare una moltitudine differenziata di rischi superiori, spiega Wiesemann, ma sono anche esposti all’ignoto in quanto le maggiori interrelazioni tra i rischi potrebbero assumere natura sistemica a fronte dell’andamento costantemente erratico dei mercati. Questa interpretazione appare suffragata dal netto aumento della percezione come rilevante del rischio di controparte (dal 31% al 57%) e del rischio di liquidità (dal 22% al 45%), entrambi considerati poco critici in periodi normali”. Sebbene in Europa l’80% dei rispondenti 26
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Un 2012 positivo per gli asset rischiosi Secondo Kurt Kotzegger di Raiffeisen Capital Management, è lecito attendersi un 2012 positivo per azioni, commodity e alcune categorie di bond più rischiosi. Nel 2011, le crisi si sono susseguite una dopo l’altra. Ma il fattore scatenante di questa sfilza di problemi non risale certo alla crisi finanziaria del 2008: il problema dell’eccessivo debito pubblico ha radici molto più lontane. Anche nel 2012, con tutta probabilità, i mercati saranno accompagnati da un alto livello di incertezza, ma ci saranno opportunità interessanti anche tra gli asset più rischiosi. In questo contesto, sono tre i possibili scenari per il 2012: “Potremmo assistere alla seconda profonda crisi finanziaria nello spazio di pochi anni, dice Kurt Kotzegger, chief investment officer - Equity & Asset Allocation di Raiffeisen Capital Management, oppure si arriverà ad una soluzione più o meno sostenibile per la crisi del debito sovrano, che di certo includerà un ulteriore imponente intervento delle banche centrali, ma io credo che l’ipotesi più plausibile sia che continueremo a cercare di rimandare il problema, come abbiamo fatto finora”. Non sembra ancora realistico che si trovi in tempi brevi una soluzione definitiva alla crisi dei paesi periferici dell’Eurozona e al graduale contagio verso gli altri paesi. Questo risulta ancora più drammatico se si considera che per tutte le nazioni è molto sottile la linea che separa i problemi di liquidità dalla vera e propria insolvenza. Kotzegger non ritiene che la crisi finanziaria del 2008 sia alla base dei problemi attuali: “Basta una rapida occhiata allo sviluppo del debito sovrano negli ultimi decenni per capire che le radici del problema sono certamente più profonde”. Nell’attuale congiuntura, Kotzegger è convinto che nei prossimi anni sarà necessario perseguire una politica finanziaria molto restrittiva nella gran parte del mondo occidentale, anche se nel medio/lungo termine le prospettive di crescita saranno influenzate di conseguenza. “Nell’Eurozona possiamo aspettarci una recessione, dovuta alle drastiche misure di risparmio e agli sforzi di riduzione del debito, ma anche la crescita negli Usa si confermerà leggermente sotto la media. Prevediamo tassi di crescita compresi tra lo 0,2% e l’1,2 per cento”. Allo stesso tempo Kotzegger crede che l’outlook generale sui mercati abbia già scontato una visione molto pessimista degli operatori.
Kurt Kotzegger, chief investment officer - Equity & Asset Allocation di Raiffeisen Capital Management
“Per il mercato azionario, sottolinea Kotzegger, le stime sugli utili del 2012 ci sembrano troppo alte e perciò è possibile una correzione. D’altro canto, le valutazioni sembrano attraenti e questo, insieme a tassi di interesse costantemente bassi e alla mancanza di opzioni di investimento alternative interessanti, rende la fase favorevole agli asset rischiosi”. Le commodity, ad esempio, stanno beneficiando di domanda nei Mercati Emergenti, alta liquidità e svalutazione per molte valute. “Nell’insieme ci aspettiamo un anno positivo per azioni, commodity e per alcune categorie di bond più rischiosi” sintetizza Kotzegger. In questo scenario, per i prossimi mesi sono raccomandati i fondi specializzati sui mercati emergenti, i fondi con focus sui paesi europei e i portafogli ampiamente diversificati sulle commodity. “In termini di bond, invece, gli investitori dovrebbero tenere in considerazione i fondi specializzati sui corporate bond (denominati in valute locali) dei Mercati Emergenti. Opportunità interessanti potranno essere trovate anche nei prodotti obbligazionari con approccio innovativo come il Raiffeisen Obbligazionario Fondamentale Globale, che investe principalmente in bond governativi emessi da nazioni solide selezionate tra i Mercati Emergenti e le nazioni dell’area G10 e che non include in portafoglio alcun rischio legato ai paesi periferici”.
La pressione inflazionistica Al momento la pressione si sta allentando grazie alla riduzione dei prezzi delle commodity, specialmente nei Mercati Emergenti e negli Usa, mentre nell’Eurozona si sta delineando una riduzione del costo del lavoro. Per questo, in un orizzonte temporale di un anno non ci sono segni di pressione inflazionistica, ma nel medio termine ci sono seri rischi di crescita dell’inflazione. Kotzegger si aspetta di vedere ulteriori tagli ai tassi di interesse nel 2012, con un tasso chiave nell’Eurozona al di sotto dell’uno per cento. Nei Mercati Emergenti i tassi di interesse probabilmente ritorneranno ai livelli visti durante la crisi del 2008/2009. 27
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La exit strategy per la crisi del debito La road map per uscire dalla crisi del debito sovrano elaborata dall’Associazione Italiana degli Analisti Finanziari comprende azioni immediate e interventi a più lungo termine che puntano anche a rafforzare l’infrastruttura economico-finanziaria e istituzionale dell’Europa L’Aiaf-Associazione Italiana Analisti Finanziari ha deciso di prendere posizione sulla crisi del debito sovrano nell’Eurozona analizzando le cause alla base dell’attuale situazione e offrendo un contributo concreto alla sua risoluzione. In un Position Paper a cura del vicepresidente Aiaf Paolo Guida, viene delineata una road map fatta di azioni immediate e di interventi a più lungo termine per superare la crisi del debito e rafforzare l’infrastruttura economico-finanziaria e istituzionale in Europa. “La crisi greca, spiega Paolo Balice, presidente dell’Aiaf ha fatto emergere quanto sia stato finora Insufficiente l’approccio europeo alla soluzione delle problematiche sul tappeto. Va dunque promossa una più radicale modifica dell’assetto istituzionale europeo nella direzione di una reale unione fiscale dei paesi dell’area euro”.
Gli interventi nel breve periodo… Le azioni immediate che secondo l’Aiaf potrebbero migliorare la situazione dei debiti sovrani dei paesi dell’area euro nei prossimi 6/12 mesi sono: • mantenere cruciale il ruolo della Bce evitando l’aumento del costo del debito a livelli insostenibili per i paesi di maggiori dimensioni, attraverso la prosecuzione di un ruolo attivo da parte della Bce, con l’obiettivo di assicurare la tenuta dell’area dell’euro e consentire una corretta trasmissione della politica monetaria; • rafforzare l’Efsf/Esm ampliando l’European Financial Stability Facility, anche con risorse “reali” aggiuntive, per consentire una maggiore capacità di intervento a sostegno degli Stati sovrani e, indirettamente, delle banche, oltre ad anticipare l’introduzione dell’European Stability Mechanism; • evitare il default involontario della Grecia e, in particolare, impedire l’attivazione dei contratti Cds, in quanto le condizioni economico-finanziarie di Atene sono gravi e rendono il Paese di fatto già insolvente e, quindi, il coinvolgimento del settore privato appare indispensabile; tale processo di ristrutturazione del debito non dovrebbe avvenire su base involontaria, perché l’effetto sistemico causato dall’attivazione dei Cds sarebbe devastante, bensì su base volontaria; • rafforzare il capitale delle banche attraverso il mercato o fonti private, attraverso interventi governativi dei singoli Paesi ai quali le banche appartengono e attraverso l’European Financial Stability Facility; tuttavia, secondo l’Aiaf, il piano di rafforzamento del capitale delle banche europee che prevede di raggiungere un Core Tier 1 del
Paolo Guida, vicepresidente Aiaf
9% entro il 30 giugno 2012 rischia di generare un credit crunch, alla luce delle quotazioni attuali dei titoli di Stato europei che andrebbero valutati al valore nominale in modo da escludere l’ipotesi di haircut del debito pubblico europeo; • presidiare i mercati facendo uso se necessario dell’opportunità di estendere i divieti di naked short selling e di naked Cds trading e accelerare la regolamentazione dei mercati Otc; • proseguire l’aggiustamento dei conti pubblici attraverso la correzione dei bilanci statali, soprattutto per i paesi più esposti come l’Italia, come condizione indispensabile per la stabilità di medio-lungo termine e privilegiando misure che non penalizzino eccessivamente la crescita economica. … e quelli nel medio Le proposte dell’Aiaf da realizzarsi invece entro i prossimi 2-5 anni sono: 28
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ammortizzatori sociali, l’istruzione, la fiscalità, la legalità e le istituzioni; • aggredire il debito pubblico attraverso le dismissioni del patrimonio dello Stato alienabile e la tassazione dei livelli più elevati di patrimonio che garantirebbe, secondo le stime dell’Aiaf su dati Banca d’Italia, un gettito di 155 miliardi di euro (15,5 miliardi di euro all’anno per 10 anni) o addirittura di 310 miliardi di euro se l’imposta avesse la durata di 20 anni; l’impatto favorevole sullo spread potrebbe arrivare a due punti percentuali di riduzione, con risparmi sulla spesa per interessi a regime fino a 40 miliardi di euro; • mantenere il sostegno della Bce sul mercato dei titoli di Stato italiani.
• rafforzare la governance europea e rilanciare la crescita attraverso riforme europee (il cosiddetto Six Pack, l’Euro Plus Pact e la strategia Europe 2020) che vanno rapidamente implementate insieme a un deciso rafforzamento delle sanzioni; • inserire vincoli di bilancio nelle costituzioni, senza rinunciare al ruolo anticiclico di politiche fiscali espansive; • accentuare l’integrazione istituzionale che passa, secondo Aiaf, per un maggiore accentramento delle politiche di bilancio attraverso una parziale cessione di sovranità fiscale dai singoli Stati alle istituzioni centrali. Un’effettiva unione fiscale europea, con una reale autonomia impositiva su specifiche forme di tassazione, sarebbe una condizione essenziale per una maggiore integrazione; • emettere Eurobond o Stability Bond per un 60% del Pil di ogni Stato, seppur a condizione di un maggiore accentramento fiscale, potrebbe avere concreti vantaggi per le finanze pubbliche dei paesi più deboli; a un maggiore accentramento fiscale e all’emissione di debito comune dovrebbe corrispondere, però, un ruolo diverso della Bce quale prestatore di ultima istanza e a sostegno della crescita economica; • assicurare un applicazione omogenea dei criteri di Basilea 3 che garantirebbe un rafforzamento delle banche da un punto di vista del capitale e della liquidità non comportando una restrizione del credito all’economia e non essendo penalizzante per le istituzioni finanziarie europee rispetto a quelle di altri Stati; • stimolare la creazione di agenzie di rating e di regolamentazione dei mercati, anche a carattere sovranazionale, distinguendone l’attività per le imprese da quella per gli Stati sovrani e creando un’istituzione di controllo presso il Fondo Monetario Internazionale.
Gli obiettivi dell’Italia Aiaf analizza infine nello specifico la situazione del debito pubblico italiano, anche alla luce delle recenti tensioni che hanno investito i titoli di Stato del nostro Paese. Secondo l’Associazione, i fondamentali dell’Italia sono profondamente diversi da quelli della Grecia consentendo ancora margini di manovra per un aggiustamento dei conti pubblici. Tuttavia alcuni obiettivi andrebbero fissati con urgenza: • ritrovare dalla politica stabilità, compattezza e senso di responsabilità, necessari a superare una fase di emergenza e a realizzare le riforme necessarie; • rilanciare la crescita, attraverso riforme strutturali che riguardino le liberalizzazioni, il mercato del lavoro, gli 29
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Intesa Sanpaolo facilita la nascita delle newco Tramite il portale Neo Impresa messo a punto con il contributo tecnico del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Uno strumento a supporto di chi vuole realizzare un’idea imprenditoriale, accompagnandolo nei passaggi necessari e individuando i finanziamenti privati e pubblici disponibili. Si tratta di Neo Impresa (www.neoimpresa. com), portale web che Intesa Sanpaolo ha messo a punto con il contributo tecnico del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Il portale, i cui potenziali destinatari sono giovani con un progetto imprenditoriale (anche in cerca di prima occupazione), lavoratori dipendenti che vogliono passare a un’attività autonoma, senior che intendono riposizionarsi sul mercato del lavoro per motivi personali o legati alle ristrutturazioni aziendali e, infine, imprenditori che vogliono esplorare settori diversi o acquisire altre realtà imprenditoriali, è suddiviso in tre sezioni funzionali ai passaggi che un aspirante imprenditore deve compiere per avviare un’impresa. L’obiettivo è indirizzare i potenziali imprenditori verso due soggetti: Intesa Sanpaolo per gli aspetti di carattere finanziario, i commercialisti per la consulenza d’impresa. “L’iniziativa imprenditoriale, dichiara Marco Morelli, direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo, è motore indispensabile per far ripartire l’economia del Paese. Intesa Sanpaolo, nonostante il momento critico, vuole essere in prima linea nel far decollare progetti in grado di creare lavoro, occupazione e crescita. Grazie a quest’accordo con i commercialisti agiamo in sinergia con una realtà che ha una profonda conoscenza del mondo imprenditoriale: insieme possiamo accompagnare le imprese verso un migliore accesso al credito scongiurando i timori diffusi di credit crunch e guardando con fiducia ad un futuro di crescita”.
Marco Morelli, direttore generale vicario di Intesa Sanpaolo
con particolare focus sui prodotti di finanziamento e sulle opportunità legate a incentivi e a finanziamenti agevolati per le imprese.
Il dialogo è necessario
La struttura del portale
In funzione del successo dell’iniziativa, che guarda alla realtà italiana dell’auto-imprenditorialità da cui ogni anno nascono oltre 200mila aziende, l’accordo fra il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e Intesa Sanpaolo fa esplicito riferimento alla collaborazione sul territorio fra i due soggetti. “Saranno promossi tavoli di lavoro tematici - finanza strutturata, internazionalizzazione, M&A, reti d’impresa - per favorire il dialogo tra impresa, commercialista e banca. Inoltre, le oltre 5.600 filiali del Gruppo sono dotate di un applicativo informatico - il Progetto Microterritori - che fornisce dati economici relativi a ciascun territorio. L’obiettivo è orientare con efficacia l’azienda che si muove in quel microcontesto garantendole un flusso di informazioni utili a cogliere ogni opportunità di lavoro e di crescita”. La necessità di dialogo tra banca, commercialisti e impresa trova risposta anche nello strumento di autodiagnosi previsto dall’accordo. Si tratta di un applicativo informatico, accessibile direttamente dal web, che consente di effettuare un’autovalutazione dell’impresa, che tiene conto anche degli aspetti “intangibili” non rilevabili dal bilancio e che solamente l’imprenditore, con l’ausilio del commercialista, può rappresentare in maniera corretta. E’ uno strumento differenziato per settori merceologici: commercio, artigianato e industria.
La sezione Pensala del portale Neo Impresa consente di disegnare la propria idea di business. Aiuta a capire quali sono i passaggi necessari per avviare la nuova attività e offre un’analisi del mercato di riferimento e del settore in cui ci si vuole inserire, una descrizione degli adempimenti normativi e amministrativi e, in generale, quello che è bene sapere per diventare imprenditore. Il portale propone anche un vero e proprio Decalogo dei Passi Operativi predisposto e aggiornato dai commercialisti. La sezione include infine un’offerta di corsi in e-learning per acquisire maggiore consapevolezza del proprio progetto imprenditoriale. Nella sezione Creala è possibile verificare la sostenibilità della propria idea imprenditoriale. L’obiettivo è rendere il neoimprenditore consapevole delle variabili economicofinanziarie fondamentali per valutare lo start-up di una nuova attività o l’acquisizione di un’attività già esistente. A questo scopo è disponibile uno strumento di autodiagnosi da compilare on line, anche in modalità guidata. Se ad esempio l’obiettivo è aprire un’attività commerciale, in questa sezione è possibile capire come si determinano costi e ricavi. La sezione Finanziala presenta infine le soluzioni che il Gruppo Intesa Sanpaolo offre alle nuove imprese, 30
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Speciale
Nessuno arretra malgrado la crisi La crisi economico-finanziaria che ha colpito i mercati ha messo in discussione la validità del business model della Bancassicurazione, ma le esperienze che i player intervistati raccontano nei prossimi articoli testimoniano le numerose potenzialità di questo canale colpito i mercati ha messo in discussione la bontà della Bancassicurazione, in quanto modello di business non più in grado di generare sufficiente redditività per le banche. Ma le esperienze che i player intervistati raccontano nei prossimi articoli testimoniano che sono assai numerose le potenzialità di questo canale. Nessuno ha intenzione di arretrare, anzi. Società straniere stanno portando in Italia nuovi modelli di business: alcuni stanno progettando il corner dell’assicurazione all’interno della banca, altri stanno studiando una offerta multicanale che conduca il cliente ad avere la banca come unico interlocutore, scegliendo in libertà se accedervi tramite Internet o dialogo allo sportello. Tutti, infine, stanti i buoni risultati del ramo Vita, cercano nuove soluzioni per portare anche nel ramo Danni la stessa vivacità. Arrivando a prospettare che la Bancassurance Danni rappresenterà il vero motore di crescita del panorama assicurativo italiano dei prossimi anni. Se si considera infine che il nostro è un paese sottoassicurato, si intuisce come la Bancassicurazione possa essere uno dei punti di contatto del cliente con la sua ricerca di protezione, dunque un vero moltiplicatore di possibilità per la cultura assicurativa delle persone e il mercato assicurativo italiano.
C’era una volta il cliente bancario, che entrava in filiale per verificare la stabilità delle proprie finanze e investire. Lo stesso cliente, mutate spoglie, per assicurare casa, salute, auto e pensare al suo domani con serenità si recava presso la propria compagnia di assicurazione o il proprio broker di fiducia. Due momenti scollegati, per due offerte separate. A partire dagli anni Ottanta, e dall’esperienza francese, ha poi preso piede anche nel nostro Paese un nuovo modello, la Bancassicurazione, che ha riunito in un unico momento due soggetti: oggi il cliente che lo desidera può recarsi in banca e stipulare la polizza Rc auto, così come occuparsi del proprio gap previdenziale, di proteggere la casa e gli investimenti. Questo “innesto botanico” dell’assicurazione in banca ha assunto diversi aspetti e non è stato privo di progressivi assestamenti: il personale da formare, la filiale da riprogettare; i prodotti assicurativi da tarare per il nuovo canale. Ogni realtà assicurativa ha interpretato la sua presenza in banca cercando modalità alternative (polizze costruite ad hoc per un solo interlocutore bancario; abbinamenti strategici solo con un certo tipo di banche). Il ramo Vita e il ramo Danni sono stati gestiti e interpretati con attenzioni diverse. Negli ultimi mesi la crisi economico-finanziaria che ha
Speciale Bancassicurazione Nelle prossime pagine le testimonianze di: • Biagio Massi, amministratore delegato e Ceo di Cba Vita • Gianluca Zanini, chief Marketing officer di Axa Mps • Enrico Borgo, direttore Mercato di Banca CR Asti, e Claudio Cerrato, responsabile Ufficio Prodotti Assicurativi di Banca CR Asti • Marco Siracusano, responsabile Marketing Privati di Intesa Sanpaolo • Carmine Paolantonio, responsabile servizio Bancassicurazione Danni di Cariparma • Alessandro Forza, direttore commerciale Pramerica Life • Thomas Vandeville, direttore Vita, Risparmio e Bancassicurazione di Groupama
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Bancassicurazione
E il cliente diventa gestore del suo futuro Lo scenario del mercato bancassicurativo secondo Biagio Massi, amministratore delegato e Ceo di Cba Vita Biagio Massi, classe 1951, è uno dei protagonisti del mercato bancassicurativo italiano. A dimostrarlo sono le sue qualifiche: è infatti responsabile di Bancassicurazione nel Gruppo Banca Sella che assomma in sé l’esperienza di 120 anni di storia del Gruppo Banca Sella e vende i propri prodotti tramite le filiali delle banche del Gruppo; è anche presidente di InChiaro, società del Gruppo Hdi Assicurazioni. È, infine, amministratore delegato e Ceo di Cba Vita, anch’essa parte del Gruppo Sella, specializzata nel settore delle assicurazioni vita, malattie e infortuni. Innanzitutto Massi definisce il contorno semantico e di contenuto attorno al quale ruotano le offerte bancassicurative, che dipende in gran parte dalle norme regolamentari dell’Isvap. “Queste norme prescrivono un obbligo di standardizzazione, di non personalizzazione e, comunque, di una consulenza che non arrivi alla specificità dell’interesse del singolo cliente, ma copra una generalità di bisogni. Perciò non troveremo in banca prodotti per specifiche classi di rischio, perché per queste è necessaria un’offerta più specialistica, come quella che possono offrire gli agenti e i broker. Naturalmente, pur standardizzati, i prodotti disponibili in banca possono essere molteplici e in grado di coprire la quasi generalità dei bisogni assicurativi di una famiglia media”. Grazie alla possibilità di beneficiare di economie di scala nelle attività quotidiane, la banca è anche in grado di offrire prodotti la cui remunerazione dell’offerta può essere più bassa di quella di altre reti, come gli agenti. “Di qui, sottolinea Massi, nasce la possibilità di offrire prodotti che, a parità di garanzie fornite, risultano più vantaggiosi sotto il profilo del prezzo. È stata questa ragione che ha creato prima la nascita e poi la crescita del fenomeno bancassicurativo Vita, tanto che in quel settore oggi il 76% della raccolta avviene in banca e solo il restante vede altre modalità distributive. Questo vantaggio competitivo delle banche è un’ottima opportunità di risparmio per l’acquirente, che può trovare in filiale la stessa assistenza di altre forme di distribuzione e la stessa qualità, ma a un prezzo inferiore. Anche nei rami Danni questo tipo di realtà sta spingendo lo sviluppo dell’offerta bancaria, che a mio avviso presto raggiungerà i livelli già toccati in altri Paesi europei, quali la Francia e il mondo anglosassone”.
Biagio Massi, amministratore delegato e Ceo di Cba Vita
questa presenza. “L’idea di utilizzare il canale bancario per stipulare polizze assicurative, osserva Massi, piace soprattutto ai correntisti, e nello specifico alle famiglie, per i più disparati bisogni di protezione e investimenti. Questo perché l’offerta assicurativa Vita e Danni è oramai così completa da equiparare le offerte delle altre tipologie di distribuzione ed addirittura, nel Vita, superarle in quantità di proposte e, come detto, in fruibilità. Un buon portafoglio di offerte - possibilmente completo - non può che suscitare l’interesse dei potenziali clienti della Bancassicurazione. Proprio da questo punto di vista, la vendita della polizza Rc Auto in banca rappresenta, secondo Massi, un’ottima opportunità sia per la banca che per il cliente. “La banca trova una fonte di ricavi e il cliente un’opportunità di risparmio a parità di servizio e, per qualche aspetto, di servizio accresciuto (finanziamento del premio per esempio). Le esperienze già avviate mostrano risultati di successo che, anche se al momento non incidono in modo importante nelle percentuali del ranking distributivo, sono la ragione per cui quasi tutti i gruppi stanno partendo o lo hanno già fatto”.
Un One shop stop a disposizione del cliente Il sistema distributivo di Bancassurance è basato sul concetto dello “one shop stop”. Vale a dire offrire al cliente tutto quanto necessita in un solo sito, trovando la massima specializzazione per ogni offerta e al minor costo. La presenza della banca nella distribuzione assicurativa Vita ha significato una vera e propria rivoluzione dei prodotti: la clientela ha capito e ha premiato moltiplicando per un numero enorme di volte la raccolta premi precedente a 33
Speciale
Le performance di ramo Vita e Danni
sensibilità è la base per una veloce crescita in ogni tipo di offerta assicurativa Danni”.
Per capire l’offerta di protezione che attualmente viene offerta in banca, è necessario fare la genesi dell’esperienza assicurativa negli istituti di credito. Come spiega Massi, il ramo Vita è partito molto tempo fa e la sua tipologia era molto più vicina all’esperienza dell’attività bancaria che da sempre offre soluzioni gestorie per il risparmio delle famiglie. I rami Danni erano apparentemente un mondo distante dall’attività bancaria. “Oggi, però, si è capito che nella gestione finanziaria della famiglia non si può prescindere dall’immunizzazione dei rischi che la famiglia corre. Non ci si può limitare a gestire il patrimonio risparmiato, magari in una vita di lavoro, ignorando gli effetti devastanti che su quel patrimonio possono avere un incidente, un incendio, un furto, ecc.”. Dunque, gestire le risorse di una famiglia vuol dire investire bene il denaro risparmiato, costituire efficacemente il risparmio prospettico (pensione) e immunizzare con garanzie rami danni i rischi a cui quei patrimoni possono essere soggetti in virtù di imprevisti vari. “Una conferma di questa sensibilità si può ritrovare nell’esplosione e nell’interesse che gli acquirenti di polizze Cpi hanno dimostrato: a mio avviso questa
La preoccupazione di domani si controlla oggi Gli economisti non si stupiscono, e nemmeno gli operatori della Bancassicurazione: tipicamente, di fronte a una congiuntura economica difficoltosa, i prodotti assicurativi dedicati a protezione di persona e capitale subiscono un’impennata. Massi precisa però che una maggior preoccupazione economica a volte frena nuove forme di spesa. “Ma il cliente è certamente più consapevole dell’accresciuta fragilità e ricerca efficienti equilibri tra rischi coperti e costi”. E la Bancassicurazione? “Il risparmio potrebbe essere meno facile in un’economia affaticata, ma va tenuto conto che nei momenti di difficoltà cresce la propensione a causa dell’accresciuta sensibilità al rischio. La tecnica utilizzata dalle compagnie assicuratrici, poi, è quanto di meglio per il risparmio di ‘lungo periodo’, come quello che risulta avvertito dalle famiglie in periodi di difficoltà. Le assicurazioni sanno gestire con ottiche di lungo periodo, immunizzano rischi con gestioni in monte e forniscono ‘garanzie’ che nessun altro operatore è in grado di offrire”.
La banca come “luogo di protezione” Axa Mps ridefinisce i contorni della Bancassicurazione in Italia puntando su un concetto di protezione “estesa”: non solo prodotti, ma anche servizi, comunicazione, informazione e consulenza. In filiale si enfatizza la relazione col cliente, che va accompagnato a far suo un nuovo paradigma di offerta Zanini, è però necessario veicolare il linguaggio della protezione. Cosa significa? Che è arrivato il momento, per l’industry ‘assicurazione’, di rinnovare culturalmente il proprio linguaggio, proponendo nuove modalità ai clienti. In Italia l’assicurazione è infatti ancora troppo legata all’Rc auto ed è vissuta come una sorta di ‘tassa’. Questa reputazione, non all’altezza dei servizi forniti, deve essere modificata. Così come deve essere modificato l’approccio sia da parte dei clienti che dei distributori verso la Bancassicurazione, rivalutando la figura del personale allo sportello”.
Dal 2007 Axa Mps opera nel mercato della protezione delle persone e dei beni. “Protezione” e non “assicurazione”: già nell’uso dei termini il Gruppo intende differenziarsi nel panorama della Bancassicurazione. Per capire i confini delle strategie di Axa Mps, basta dare uno sguardo all’assetto: la joint venture tra le due realtà è paritetica, con management control di Axa. Le attività vengono svolte tramite le compagnie Axa Mps Assicurazioni Vita, Axa Mps Assicurazioni Danni e Axa Mps Financial, specializzata nei prodotti del tipo unit e index linked. Il perimetro distributivo di Axa Mps comprende anche le 1.000 filiali della ex Banca Antonveneta, toccando quota circa 3mila sportelli bancari in Italia. Nel settore della Bancassicurazione, come detto, Axa Mps si pone in maniera innovativa puntando, come spiega il chief Marketing officer della società Gianluca Zanini, “sulla semplicità dell’offerta, oltre alla sua completezza e complementarietà con i prodotti bancari. Quella che offriamo è una protezione consapevole e completa”. Zanini, 14 anni nel Gruppo Axa, con un’esperienza anche sul mercato estero, precisa che l’impegno di Axa Mps deve perseguire due obiettivi importanti: dall’assicurazione alla protezione, dalla inconsapevolezza alla consapevolezza dei bisogni di protezione. Innanzitutto occuparsi di protezione, concetto che ingloba l’interezza della gamma di soluzioni assicurative, investimenti compresi. “Per fare ciò, dice
Le soluzioni di protezione La Bancassicurazione possiede, in sé, importanti potenzialità per il canale bancario. In un periodo in cui gli istituti di credito hanno bisogno di liquidità e redditività e di reinventarsi agli occhi dei clienti, le soluzioni di protezione possono rappresentare un elemento critico di successo sia per la banca che per la compagnia. In questo periodo di forti discontinuità e incertezza latente, Axa Mps riconosce che l’utente non si reca ancora in banca per acquistare protezione. “Ma dovrà farlo, assicura Zanini, e per questo occorre lavorare sul suo grado di consapevolezza. Proprio per elevare questa percezione, la compagnia ha lanciato, per prima 34
Bancassicurazione
a tutto tondo di protezione che offriamo ai nostri clienti”. L’Rc auto targata Axa Mps sarà in vendita entro la fine dell’anno nelle prime 800 filiali. Entro il 2013 si passerà a circa 3mila filiali (includendo Biver Banca e Antonveneta). Nell’ambito del sistema distributivo più efficace per la bancassicurazione, secondo Zanini è importante puntare su un mix sapiente di fisicità e virtualità. “Presso la filiale ‘fisica’ il cliente ha la certezza di trovare persone competenti in grado di rispondere alle sue necessità di protezione. Attraverso la piattaforma tecnologica, ossia i siti sia di Axa Mps che di Mps, possono essere utilizzati poi servizi ‘self-service’. In generale, intendiamo la filiale come una combinazione complementare e veloce di luogo fisico e luogo sul web per lasciare al cliente la scelta di come usufruire dei nostri servizi”.
Accompagnare il cliente Un gruppo dinamico come Axa Mps non poteva non puntare su un marketing aggressivo sia “above the line” (quindi con attività di comunicazione che sfruttano i media classici) che “below the line” (sponsorizzazioni, attività di promozione, relazioni pubbliche e direct marketing). “Il rapporto con i clienti è all’insegna della trasparenza e comprende l’esplicitazione dei livelli di servizio in modo che sia sempre ben chiaro come opera la struttura e cosa succede se gli accordi non vengono rispettati”. Il tutto per rispondere ai bisogni dei clienti, che richiedono maggior chiarezza e trasparenza e si interessano sempre più al tema della protezione. “E anche se la disponibilità economica non è massima, il nostro impegno è garantire il massimo della protezione sulla base del potenziale di ogni cliente”. Il momento è complesso, ma con una certezza importante: il bisogno crescente di protezione del cliente (basti pensare alle richieste legate alla previdenza). “Questo è il presupposto, conclude Zanini, perché ci si possa muovere in ottica ‘win-win’, con reciproci e tangibili benefici per tutti gli attori coinvolti. Questo aiuterà a modificare la Bancassicurazione nel suo complesso. Se i servizi proposti saranno reattivi, il cliente finalmente si recherà in banca alla ricerca di prodotti per la previdenza, la salute, la protezione dei beni, l’auto. E la Bancassicurazione diventerà davvero protagonista, mentre la filiale sarà il luogo dove il cliente potrà trovare un’offerta assicurativa chiara e semplice con un servizio di consulenza a 360 gradi integrato con la piattaforma della banca e una qualità del servizio eccellente”.
Gianluca Zanini, chief Marketing officer di Axa Mps
in Italia, una campagna co-branded per veicolare la comunicazione dei prodotti assicurativi in banca. Il fatto che la Bancassicurazione esista da anni non è indice di per sé di un business consolidato: è necessario che il cambiamento di percezione si abbia agli occhi del cliente. Vorrei sottolineare ad esempio che solo il 12% dei clienti Axa Mps sa di essere un cliente ‘assicurativo’. Unitamente al tema della consapevolezza della clientela, è importante anche lavorare quotidianamente sul fronte della formazione e incentivazione alla rete”. Un tema annoso della Bancassicurazione è quello della vendita dell’Rc auto. A questo proposito Axa Mps ha lanciato un progetto pilota e a breve lancerà la fase di roll out. Il bacino è quello dei 6 milioni di clienti già attivi della banca, cui proporre una polizza auto semplice e completa, “Axa Mps Guidare Protetti”. “Il progetto punta su una politica di pricing raffinata, che comprende la rateizzazione del premio, e un prezzo competitivo. L’Rc auto andrà a completare l’offerta
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Speciale
Fedeltà al territorio, anche nella protezione assicurativa Banca CR Asti adotta il modello di “assicurazioni in banca” per proporre alla clientela il prodotto più giusto secondo le sue esigenze la banca punta sulla formazione professionale delle persone di rete, aumentando in loro la consapevolezza dei rischi da trasferire e la competenza sulle soluzioni assicurative da proporre. E mentre il personale resta il supporto fondamentale, il canale viene ottimizzato per creare la migliore relazione possibile. “L’innovazione che abbiamo adottato per il nostro modello di ‘assicurazione in banca’, precisa Borgo, è nel processo di distribuzione. Abbiamo sviluppato una piattaforma informativa ‘multibrand’ e ‘multimanager’ slegata dalle logiche di prodotto e completamente integrata con i sistemi della banca da un lato e con le singole fabbriche prodotto dall’altro”.
Quali prodotti per quali ritorni? La lunga esperienza di Banca CR Asti le ha consentito di adottare strategie ad hoc per migliorare le performance del ramo Vita e del ramo Danni. Come spiega Cerrato, sono stati individuati tre elementi essenziali su cui puntare per invertire il trend soprattutto del ramo Danni, più in affanno all’interno delle banche: “Individuazione nella propria clientela dei rischi assicurativi da trasferire e costruzione di prodotti armonici a tali esigenze; adottare un processo distributivo efficace integrato ai sistemi della banca; puntare sulla formazione della rete commerciale”. Già da anni, poi, la banca propone l’Rc auto, con una logica ben precisa: “La polizza è la copertura assicurativa che per definizione gli italiani conoscono; oltre che indurre i clienti a recarsi in filiale, consente di essere riconosciuti sul mercato come interlocutori che forniscono soluzioni assicurative, e dà la possibilità di educare la rete a trattare la materia. Già dal 2005 la nostra banca distribuisce polizze auto con ottimi risultati anche in termini di saldo tecnico (rapporto S/P), con oltre 20mila polizze vendute alla clientela”.
Enrico Borgo, direttore Mercato di Banca CR Asti
Banca CR Asti opera dal 1842 secondo i valori che hanno caratterizzato il momento della sua fondazione: fedeltà, attenzione, ascolto verso il cliente e il territorio, sviluppo professionale e valorizzazione delle risorse umane interne. Negli anni lo sviluppo della strategia aziendale ha compreso anche il modello della Bancassicurazione. Con una distinzione, spiega Enrico Borgo, direttore Mercato: “In realtà il modello adottato dalla nostra banca è quello di ‘assicurazioni in banca’. A parte il gioco di parole, l’obiettivo che perseguiamo è quello di costruire soluzioni assicurative calibrate sulle esigenze della clientela, coerentemente al nostro ruolo di banca fortemente orientata alla relazione con i clienti. Adottiamo il sistema ‘bottom up’ partendo prima dall’analisi dei bisogni, per poi impiegare le soluzioni tecniche offerte dal mercato. In questo ambito, la banca ha il vantaggio di poter ottenere dalle fabbriche prodotto un pricing su scala industriale, riuscendo a segmentare la clientela e consentendo di offrire prezzi e soluzioni concorrenziali pur garantendo una buona redditività alla banca per l’attività di intermediazione”. A rivolgersi a Banca CR Asti per le tematiche di protezione è quella clientela che, come spiega Claudio Cerrato, responsabile Ufficio Prodotti Assicurativi, “ricerca un unico interlocutore che conosca profondamente la sua situazione famigliare, patrimoniale e finanziaria e quindi la clientela che ricerca valore nella relazione, che per la nostra banca è un presupposto fondamentale”. Per spingere al meglio i prodotti assicurativi,
Protezione e assistenza integrativa per la salute La turbolenza dei mercati induce la cliente di Banca CR Asti a essere più sensibile alla protezione della famiglia e del proprio patrimonio. Oltre a ciò, i responsabili rilevano, tra i molti cambiamenti, anche una forte sensibilità ad aumentare il livello di copertura nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Dove porterà questa nuova percezione della clientela, unitamente alla necessità di redditività delle banche? Probabilmente a una diminuzione di peso del comparto Vita all’interno delle banche stesse. Per quanto riguarda il ramo Danni, invece, “il mercato è tutto da scoprire, conclude Borgo. In particolare, questo settore rappresenta per il canale bancario la soluzione per consentire di aumentare la propria produttività e proattività commerciale, ottenendo ricavi incrementali e stabilità nel tempo della propria marginalità”. 36
Bancassicurazione
Protezione “complessiva” per i bisogni di ogni giorno Dai sistemi di protezione del capitale, della salute e del tenore di vita fino all’Rc auto. Così Intesa Sanpaolo punta a diventare l’interlocutore unico per i propri clienti ‘prodotti’: in realtà la Bancassicurazione fa parte del ciclo di vita e di relazione che abbiamo coi clienti”.
Tutt’uno col cliente, passando per la filiale Un approccio del genere punta a identificare i bisogni latenti del cliente e a farli emergere: essendo in Italia la tutela sottoassicurata, è facile immaginare che il cliente, che già si reca in banca e vede nella banca il suo interlocutore primario, possa decidere di scegliere nuove opzioni assicurative senza recarsi presso altri intermediari o consulenti assicurativi. Per far sì che alla richiesta di informazioni e protezione corrisponda un’adeguata risposta, il Gruppo è impegnato nella formazione del proprio personale, in modo che l’offerta della rete bancaria sia non solo efficace nel trovare soluzioni alle opportunità che si presentano, ma anche trasparente e semplice nella presentazione al cliente finale. A supporto di una consulenza a tutto tondo, Intesa Sanpaolo pone la propria politica di pricing, che a differenza di quanto può capitare presso altri istituti, gode di un vantaggio: “Avendo all’interno del gruppo le fabbriche assicurative – ossia le società di prodotto Intesa Sanpaolo Vita e Intesa Sanpaolo Assicura - riusciamo ad attuare una maggiore efficienza e una politica di mantenimento dei costi distributivi”. Marco Siracusano, responsabile Marketing Privati di Intesa Sanpaolo
E’ tempo di Rc auto
“La Bancassicurazione è centrale nell’offerta di risparmio e investimento di qualità portata avanti dal Gruppo Intesa Sanpaolo”: con queste parole Marco Siracusano, responsabile Marketing Privati dell’istituto, inquadra il punto di vista di una banca che, puntando sul radicamento nel territorio, vanta una lunga tradizione di vicinanza all’offerta tipica di Bancassicurazione. Ai dieci milioni di clienti del Gruppo è infatti proposta la forma più innovativa di protezione, legata sia alla tutela che ai danni. Il punto di partenza dell’approccio di Intesa Sanpaolo è il cliente. “Questa è la logica con la quale disegniamo i prodotti assicurativi: il cliente è al centro sia delle nostre azioni che delle relazioni che quotidianamente vengono costruite. La consulenza che gli forniamo si completa anche con le proposte di risparmio e di investimento, in un approccio che mira a soddisfare i bisogni del singolo”. Bisogni che, specie in questo periodo, si esplicano in diversi modi: occorre infatti seguire chi desidera mantenere il proprio tenore di vita, ma anche chi necessita di consulenza per effettuare investimenti o operazioni finanziarie. “Abbracciando le diverse necessità, che comprendono i beni posseduti e la sicurezza economica futura, Intesa Sanpaolo diventa l’unico potenziale interlocutore per la sua clientela. Ecco perché non è corretto affermare che il Gruppo vende
La sinergia interna permette al Gruppo di muoversi con un certo dinamismo nel mondo della Bancassicurazione, arrivando là dove altri istituti per ora non intendono giungere, come ad esempio alla vendita dell’Rc auto, odiata-amata polizza obbligatoria per legge. “Si tratta di un ampliamento dell’offerta naturale, per Intesa Sanpaolo, avendo già all’attivo sistemi di protezione per la casa, la salute, la famiglia. Con la polizza ‘Viaggia con me’ non facciamo che allargare la copertura complessiva dei clienti, propendo per altro costi competitivi”. Viaggia con me combina la tradizionale copertura assicurativa Rca con i vantaggi di un servizio di assistenza immediato, basato su un sistema di tecnologia satellitare: Viaggia con me box. Viaggia con me box è dotato di un dispositivo Gps/Gsm che identifica l’esatta posizione del veicolo e comunica con una centrale operativa, a disposizione 24 ore su 24 per offrire assistenza e supporto in tutte le emergenze di viaggio. “Al momento il progetto dell’Rc auto è in fase pilota presso 100 filiali, e ufficialmente verrà lanciato nei prossimi mesi. La polizza si distinguerà per innovazione, flessibilità, vicinanza al cliente. Con un modello di servizio nuovo, che coinvolgerà le filiali della banca. Il messaggio lanciato sarà sempre più chiaro: la tua banca si occupa in modo equilibrato della copertura per i tuoi bisogni”. 37
Speciale
Vita e Danni da far crescere
“Se parliamo di prodotti per il ramo Vita, ci riferiamo a soluzioni che riguardano i risparmi e gli investimenti, cablate sulla consulenza offerta dagli specialisti della filiale. Le operazioni di marketing per questo segmento non possono essere troppo aggressive, perché rivolte a un pubblico tradizionale”. Altro è invece il ramo Danni, che comprende la tutela per auto, casa, salute. “In questo caso una comunicazione moderna può essere efficace, in quanto va a proporre ai clienti prodotti innovativi, si veda il caso di Viaggia con me box. Simile ragionamento vale per i canali di comunicazioni da utilizzare, che possono spaziare, a seconda dei prodotti da promuovere, dalla tv, alla radio, alla stampa, al web, canale che si rivelerà sempre più importante con il passare degli anni”. In questa articolazione di consulenza, prodotti ad hoc e soluzioni innovative, Banca Intesa intende rimanere agli occhi dei clienti come la “banca dei territori e delle famiglie, vicina ai loro bisogni nella vita di tutti i giorni, conclude Siracusano tanto da proporre un ventaglio completo di prodotti per la protezione, Rc auto compresa”.
La Bancassicurazione di Intesa Sanpaolo comprende anche prodotti del ramo Vita e del ramo Danni. Nel primo caso di tratta di prodotti che fanno ormai parte del processo di consulenza sugli investimenti, e che sono appositamente stati aggiornati andando a comprendere componenti finanziarie e assicurative. Il tutto avendo sempre come base la relazione col cliente e la consulenza a lui dedicata. Il ramo Danni rappresenta invece “un nuovo mercato su cui puntare, puntualizza Siracusano, ed è necessario attivarsi e fare in modo che possa essere percepito nella filiale come opportunità da prendere in considerazione”.
Marketing e comunicazione per spingere l’innovazione A livello di strategie di marketing per la Bancassicurazione, Siracusano identifica due approcci:
Solo la Bancassicurazione conosce i bisogni dei clienti Relazione e fiducia, sospinte anche dal marketing emozionale, per accompagnare i bisogni di protezione della clientela: la strategia del Gruppo Cariparma Crédit Agricole responsabile servizio Bancassicurazione Danni di Cariparma - i nostri prodotti risultano generalmente più competitivi rispetto a offerte equivalenti di compagnie tradizionali; rispetto al mercato delle compagnie dirette, si evidenzia invece una maggiore variabilità legata alla tipologia dei prodotti e dei profili presi in esame per il raffronto”. Ogni volta che il Gruppo progetta l’offerta assicurativa, ha di fronte il cliente con i suoi bisogni e aspettative. “Sia le indagini di mercato che l’esperienza sul campo, sottolinea Paolantonio, hanno dimostrato che la maggiore propensione all’acquisto di prodotti assicurativi danni allo sportello si evidenzia nei clienti con un’anzianità bancaria compresa fra 5 e 10 anni e con un elevato tasso di possesso prodotti, fra i quali il mutuo casa e la carta di credito. Il ‘cliente tipo’ accede inoltre regolarmente al proprio home banking e ha una frequenza di contatto con la sua filiale almeno bimestrale. L’elevata propensione all’acquisto deriva dalla percezione di una maggiore trasparenza dei prodotti e facilità d’acquisto in banca rispetto ai canali tradizionali”.
Dove nasce il modello della Bancassicurazione? Nel ramo Vita, per le evidenti affinità con il comparto della gestione del risparmio; solo in seguito viene esteso al ramo Danni, ma ciò non significa che questo secondo ambito debba ritenersi meno coerente con la distribuzione allo sportello. Nel mondo della Bancassicurazione Danni i prodotti si presentano per lo più standardizzati, anche se ricchi di contenuti. La logica è quella di proporre prodotti di immediata comprensione, sfruttando la comodità di sottoscrivere in filiale, abbinandoli eventualmente a prodotti bancari quali il finanziamento dell’auto, nel caso della polizza auto, o il mutuo per la casa, nel caso della polizza incendio e della gamma di Creditor Protection. La premessa che fa la genesi dei prodotti della Bancassicurazione è importante per spiegare la strategia sottesa all’agire del Gruppo Cariparma Crédit Agricole, che ha deciso di sviluppare i prodotti sfruttando la stretta sinergia con le compagnie assicurative del Gruppo (Crédit Agricole Creditor Insurance per le Creditor Protection e Crédit Agricole Assicurazioni per le polizze danni tradizionali), con le quali viene condivisa la formulazione del concept dei prodotti, la progettazione della attività di formazione e delle campagne di marketing. Il risultato di questa sinergia sono prodotti completi ma al tempo stesso flessibili, per permettere al cliente di scegliere la soluzione più vicina alle sue esigenze di sicurezza e protezione. Che si tratti di Vita o di Danni. Il pricing dei prodotti proposti tiene conto delle specificità del cliente bancario e del valore che la relazione con il cliente riveste all’interno della filiale in termini di fiducia e affidabilità. “A livello di posizionamento – spiega Carmine Paolantonio,
L’Rc auto? Esperienza consolidata Il gruppo Cariparma Crédit Agricole propone la polizza Rc auto allo sportello dal 2008, forte della convinzione che proprio grazie a questa tipologia di prodotto sia possibile fare il salto di qualità che il mercato si aspetta e cogliere le reali potenzialità che la Bancassicurazione danni ancora presenta nel nostro Paese. “Per il Gruppo Cariparma Crédit Agricole, spiega Paolantonio, fare assicurazione danni presso le filiali non può prescindere dal fare Rc auto, 38
Bancassicurazione
competitivo rispetto all’offerta delle compagnie assicurative on line, che, sebbene in crescita, stentano nel complesso a decollare”.
attraverso un prodotto semplice ma completo e puntando fortemente alla qualità del servizio offerto. Certamente non bisogna sottovalutare le aree di rischio, che in questo business sono presenti, e che necessitano di un presidio costante in tutte le fasi della filiera. Si parte dal prodotto che deve essere facile da comprendere, ma al tempo stesso ricco di garanzie e flessibile per permettere al cliente di scegliere la soluzione più adeguata. Il prodotto deve poi essere proposto da personale in grado di dare valore aggiunto nella consulenza assicurativa, in quanto adeguatamente formato”. La formazione assicurativa rappresenta per il Gruppo un fattore di successo molto importante: “La nostra scelta è stata quella di dotarci di formatori interni altamente specializzati che erogano corsi in aula, formazione a distanza nonché supporto on the job, durante la vendita. Il terzo fattore critico di successo è rappresentato dalla gestione dei sinistri, il cosiddetto ‘momento della verità’, quando al cliente occorrono
Il supporto del marketing Per spingere la vendita di prodotti assicurativi, il gruppo Cariparma Crédit Agricole ha consolidato diverse partnership con grandi aziende. Per esempio, la polizza auto, per le sue caratteristiche di ampia diffusione e obbligatorietà, si presta ad essere oggetto di iniziative innovative. Tra queste, recentemente ha preso vita la collaborazione con Società Autostrade per legare l’acquisto della polizza al pedaggio autostradale, offrendo un anno di canone Telepass family ai clienti sottoscrittori di una polizza auto. “Per primi sul mercato italiano abbiamo poi realizzato in ambito bancassicurativo un progetto di marketing esperienziale denominato ‘Porte Aperte’, che prevedeva un ‘percorso emozionale’ per avvicinare le famiglie al valore dell’assicurazione e alle problematiche della sicurezza stradale. Infine, grazie all’analisi dei comportamenti, delle caratteristiche demografiche, del valore della nostra clientela, implementiamo tutt’ora iniziative di direct marketing mirate su target specifici per offrire prodotti assicurativi stand alone o in abbinamento a prodotti bancari”.
Prodotti anticongiunturali
Un conto è l’offerta consolidata, un conto sono le influenze che provengono dall’esterno: la congiuntura economica, la burrascosità delle Borse, la titubanza dei clienti in merito a previdenza complementare e tutela del reddito. Come legare questi fattori esogeni all’offerta di Bancassicurazione del Gruppo? In realtà, precisa Paolantonio, i prodotti assicurativi a protezione dei beni e della persona sono tipicamente anticongiunturali, quindi tendono a rafforzare la propria posizione nei momenti di flessione economica e congiuntura sfavorevole. “Il periodo di crisi e incertezza economica che stiamo attraversando sta modificato fortemente il tessuto economico italiano, incidendo non solo sulla disponibilità di reddito della popolazione e sul potere d’acquisto, ma anche più in generale sulla consapevolezza dei rischi e sulla preoccupazione per il futuro. In questo contesto sta emergendo quindi un forte e sentito bisogno di protezione, a cui si accompagna una maggiore percezione del valore aggiunto offerto dai prodotti assicurativi e quindi un incremento della richiesta spontanea o comunque della disponibilità all’acquisto”. Proprio per questi fattori non è al momento prevedibile una diminuzione di peso della Bancassicurazione. A fronte di difficoltà del mercato che sono generalizzate e di una riduzione dei margini che riguarda in generale tutti i settori economici, aggiunge Paolantonio, la Bancassicurazione gode di un vantaggio competitivo rappresentato dalla presenza di un rapporto di stretta conoscenza, fiducia e consulenza sui vari ambiti che le banche instaurano con i propri clienti. “In tempi difficili, il carattere anticongiunturale dei prodotti assicurativi ne può favorire inoltre la diffusione, purché tali prodotti forniscano risposte reali ai bisogni effettivi della clientela. In quest’ottica, le difficoltà del mercato contribuiranno certamente a una selezione naturale degli attori che operano nel settore assicurativo: solo chi saprà mantenere elevato il proprio livello di servizio e di risposta alle mutate esigenze del cliente potrà aggiudicarsi la sfida sul mercato assicurativo dei prossimi anni”.
Carmine Paolantonio, responsabile servizio Bancassicurazione Danni di Cariparma
tempestività di intervento e soluzione dei problemi”. In quest’ambito, mutuando l’esperienza maturata da Crèdit Agricole, è stato progettato un modello di servizio che, attraverso una rete capillare di periti e carrozzerie convenzionate, punta ad accorciare i tempi di gestione del sinistro, ponendo sempre al centro la soddisfazione del cliente. Cuore della proposta assicurativa resta, per il Gruppo, il canale tradizionale, ossia lo sportello, che riesce a mantenere elevato il rapporto di fiducia tra gestore e cliente e permette al gestore stesso di promuovere i propri prodotti grazie alla frequenza di contatto. L’utilizzo di canali innovativi, come il canale on line che a oggi non viene usato per il collocamento di polizze assicurative, potrebbe essere, secondo Paolantonio, “un utile canale integrativo, considerando inoltre che l’acquisto di una polizza tramite Internet sarebbe comunque supportato dalla presenza di un consulente in filiale. Questo rappresenterebbe un vantaggio 39
Speciale
Piccolo è bello Pramerica Life studia prodotti ad hoc che propone in esclusiva alle banche, preferibilmente ben radicate sul territorio. Le uniche che conoscono i propri clienti praticamente “one to one” portafoglio prodotti di risparmio e previdenziali di ramo I, dove le nostre gestioni sono tra le migliori nel mercato. A luglio di quest’anno, invece, abbiamo lanciato ‘Pramerica Critical Illness’, nuova polizza a premio annuo e a capitale costante che garantisce una somma di denaro o la liquidazione del capitale nel caso in cui il sottoscrittore venga colpito da una di queste quattro gravi malattie: infarto miocardico, cancro, ictus celebro-vascolare e innesto di by-pass aortocoronarico. Un passo importante per la nostra compagnia che per la prima volta è entrata nel ramo IV con una soluzione assicurativa a copertura delle gravi malattie”.
Pramerica Life è la compagnia assicurativa ramo Vita italiana del gruppo statunitense Prudential Financial. La società prevede, nell’ambito della Bancassicurazione, l’affidamento in esclusiva al partner bancario di una polizza vita appositamente costruita per questo canale. È il caso per esempio dell’accordo recentemente firmato con la Cassa di Risparmio di Asti per la distribuzione di prodotti Vita rivalutabili attraverso la rete commerciale della banca, costituita da 129 sportelli in Piemonte e Lombardia. Ad hoc per banca astigiana Pramerica Life ha realizzato “Tempo e Denaro a Premio Unico”, polizza a vita intera a premio unico con possibilità di versamenti integrativi e con rivalutazione semestrale del capitale.
La scelta: sposarsi alle realtà territoriali. Ecco perché La scelta della CR di Asti come partner per il primo accordo di Bancassurance non è casuale. Le banche locali, da sempre molto vicine al cliente, sono infatti in grado di intercettare in anticipo ogni suo bisogno sia nel contesto familiare sia in quello lavorativo, creando quindi una relazione durevole nel tempo che consente di seguire i clienti e accompagnarli nelle scelte. “Le potenzialità di questo tipo di banche, dice Forza, sono elevatissime, l’importante è avere un’elevata attitudine all’ascolto dei bisogni dei clienti fino quasi ad auspicare la proattività delle banche in un’ottica di Crm e avvalersi di nuovi modelli di offerta basati su una proficua collaborazione con i partner assicurativi”. Pramerica Life dunque sceglie specificamente banche territoriali di piccole-medie dimensioni che si distinguono per la relazione con i propri clienti. “Per una banca di tali dimensioni dovrebbe essere più semplice interpretare e personalizzare i prodotti assicurativi”. Seguendo questo ragionamento, affidarsi a una compagnia assicurativa significa non più una relazione basata unicamente sulla semplice fornitura di un prodotto - nella maggior parte dei casi di puro risparmio - ma creare una partnership strategica nella quale la compagnia può supportare le banche nel far emergere nuovi bisogni fino a oggi poco esplorati. Come? “Innanzitutto formando risorse interne alla banca, per esempio, sul tema della protezione di lungo periodo; poi creando prodotti anche ‘unbundled’ e aiutando la banca nel ‘target setting’; infine organizzando processi di customer intimacy efficaci. Saper ascoltare i propri clienti, interpretarne e anticipare i loro bisogni sono quindi valori chiave per generare valore reciproco nel tempo”. Nella strategia di business di Pramerica Life il ruolo dello sportellista è ben diverso da quello attuale: l’idea è quella di non presentare solo un mero operatore del servizio richiesto dal cliente (con ruolo passivo), ma un propositore di servizi diversi, come per esempio i prodotti di bancassurance (con ruolo attivo). “In questo caso, all’interno della nostra proposta commerciale di partnership con le banche è prevista la formazione
Alessandro Forza, direttore commerciale Pramerica Life
Pramerica nasce per offrire le proprie soluzioni assicurative focalizzate sulla protezione alle famiglie e alle imprese. La sua proposta è costituita da un portafoglio di servizi di assicurazione sulla vita personalizzabili sulla base delle reali esigenze del cliente finale. Le soluzioni di Pramerica possono essere infatti abbinate a una serie di strumenti complementari che arricchiscono e personalizzano l’offerta. Si pensi per esempio all’esonero dal pagamento premi in caso di invalidità funzionale grave e permanente, al flash benefit e ad altre opzioni o assicurazioni complementari. “Nel tempo - spiega Alessandro Forza, direttore commerciale Pramerica Life - abbiamo aggiunto al nostro 40
Bancassicurazione
di prodotto. La nostra opinione è che, per esempio, parte della clientela bancaria non è raggiunta da un’offerta assicurativa adeguata in grado di rispondere alle esigenze di protezione della famiglia e dell’impresa, per esempio in caso di cliente-imprenditore”. Recentemente le banche, proprio per il mutato assetto del mercato, hanno iniziato a modificare il loro modello di Bancassicurazione ampliando i loro servizi con un focus particolare sulla consulenza e sulla gamma d’offerta. “In alcune fasce di clientela ha prevalso una certa insoddisfazione e si assiste alla migrazione verso competitor. In definitiva credo che oggi gli istituti bancari debbano fronteggiare due rischi principali: un’offerta limitata che risponde solo ai bisogni di risparmio fatta di prodotti con bassi margini di intermediazione; una difficoltà crescente nel contatto diretto con la gran parte dei propri clienti, perché non in possesso di competenze e soluzioni per le loro specifiche esigenze. La banca quindi deve recuperare i margini di revenue attraverso sia lo sviluppo di prodotti innovativi per il canale ma anche attraverso lo sviluppo della relazione con il cliente. Una recente indagine indica in aumento i tassi di abbandono dei clienti con un diretto ripercuotersi su fatturato e margini operativi”.
degli sportellisti, dall’iscrizione al Registro Unico degli Intermediari Assicurativi alla vendita allo sportello di prodotti assicurativi anche complessi”.
Il mercato visto da Pramerica Life Dove sta conducendo la congiuntura economica, verso quali prodotti o soluzioni assicurative e di protezione? Secondo Pramerica Life gli italiani, più di altri, si caratterizzano per un’elevata propensione al risparmio. “Oggi nelle loro scelte prevale la prudenza; le persone desiderano essere rassicurate sulla protezione del capitale investito e sulla disponibilità immediata di somme di denaro in caso di imprevisti”. La domanda in questi ultimi due anni si è spostata verso prodotti più garantiti, che investono in fondi a “gestione separata” (polizze prevalentemente di ramo I), che garantiscono il capitale e contestualmente offrono un rendimento minimo annuo contrattualizzato. “In alcuni casi però, precisa Forza, stiamo parlando di prodotti che non sempre generano margini interessanti per la banca e diventano ‘costosi’ per la compagnia di assicurazioni. Questo è uno dei motivi che stanno spingendo le banche a valutare il tema della protezione e a riconsiderare l’offerta
La serenità nasce in filiale La “tranquillità” promessa nel claim è il punto centrale dell’offerta di Groupama Assicurazioni. Secondo il Direttore Vita, Risparmio e Bancassicurazione Thomas Vandeville, tutto nasce là dove il cliente cerca protezione: in filiale Nel ramo Vita, sia nei prodotti di investimento che di previdenza complementare, invece, fermo restando la generale richiesta di chiarezza e semplicità assuntiva, la banca e i suoi operatori sono specialisti nella gestione del patrimonio e perfettamente in grado di comprendere e collocare anche i prodotti considerati più complessi. “In questo campo, nell’ottica della diversificazione tipica di una sana gestione patrimoniale, l’indirizzo è quello di avere a disposizione un catalogo prodotti adatti ad ogni tipo di esigenza, e destinati a diversi tipi di clientela (per esempio prodotti studiati per la clientela private o ai piccoli risparmiatori)”. Un discorso a parte meritano i prodotti di credit protection, che per vocazione sono particolarmente adatti al canale distributivo bancario in quanto le loro garanzie, la loro struttura e le loro modalità gestionali sono state studiate per affiancarsi al core business della banca, rispondendo sia alle esigenze di protezione del credito da parte degli istituti bancari, sia a quelle di accesso al credito e protezione della famiglia in caso di eventi sfavorevoli da parte dei clienti. “In generale, l’abbinamento dei prodotti assicurativi ai servizi bancari rappresenta non solo un’opportunità commerciale, ma anche un modo per valorizzare un prodotto o un servizio bancario e per intercettare rapidamente ed efficacemente esigenze assicurative che fanno un po’ fatica ad emergere. Tutto questo non impedisce, naturalmente, di sfruttare le proprie specificità e lanciare prodotti di Bancassicurazione che escono dalle linee guida sopra richiamate. Nel nostro caso, ad esempio, abbiamo studiato per UniCredit un prodotto
Groupama Assicurazioni (1,7 milioni di clienti per circa 1.000 agenti) è la filiale italiana di Groupama, polo assicurativo, finanziario e bancario internazionale, fra i maggiori player in Francia nel settore mutualistico. Groupama non è una compagnia low cost, realizza prodotti con contenuti assicurativi decisamente ampi. La convenienza richiesta nel mercato della Bancassicurazione viene realizzata selezionando opportunamente le coperture, le franchigie, le esclusioni e i massimali, in modo da costruire pacchetti validi dal punto di vista assicurativo, ma anche convenienti in termini di costi, in quanto semplificati e mirati all’essenziale. Thomas Vandeville, Direttore Vita, Risparmio e Bancassicurazione della società, spiega come la clientela stia recependo la proposta di protezione presso questo canale distributivo, che per sua natura è caratterizzato da un forte rapporto di fiducia con il cliente. Se si parla di ramo Danni e Vita di puro rischio, il cliente tipicamente richiede una soluzione rapida, efficace e conveniente alle proprie esigenze assicurative. “L’operatore bancario, che non è uno specialist del settore, si aspetta un prodotto senza troppe complicazioni nella fase di vendita (questionari, visite mediche, eccessive opzioni, ecc.), chiaro nelle garanzie e nella tariffazione (più facile da spiegare al cliente) e adeguato per un vasto numero di clienti”. Non mancano, in un’offerta assicurativa in banca, le polizze danni che rispondono alle esigenze di protezione primarie delle famiglie: caso morte, abitazione, malattia, infortuni, auto, arricchite da coperture di tutela legale e assistenza. 41
Speciale
attraverso il canale bancario è il livello di servizio offerto nel post vendita, con un focus particolare sulla gestione dei sinistri. Il sinistro è un momento di disagio del cliente, in cui la banca non può partecipare, perché non possiede know-how e mezzi per un servizio di questa complessità. Tuttavia la banca ne subisce i rischi: l’eventuale danno di immagine in caso di disservizi e la perdita del cliente in caso di sua insoddisfazione”.
Il cliente va “assistito” nei momenti della vita La comunicazione e il marketing, sulle fasce di clientela che richiedono servizi e prodotti della Bancassicurazione, devono essere studiati con oculatezza e inglobare sia i canali tradizionali che quelli più moderni e tecnologici. La parola d’ordine deve però essere “prudenza”: “Sia per non abbandonare segmenti di mercato meno ‘moderni’ che sicuramente rientrano nella clientela di Bancassicurazione, ma che non hanno familiarità con le nuove tecnologie, sia per evitare di bruciare le tappe e finire per non sfruttare al meglio le opportunità offerte da queste nuove piattaforme”. In questi aspetti le banche hanno sperimentato più delle compagnie di assicurazione e possono trainarle per potenziare l’offerta di servizi e di soluzioni sfruttando l’interattività del web, le applicazioni per smartphone e tablet, i social network, ecc. La Bancassicurazione si presta in modo particolare a iniziative di marketing di tipo stagionale o che riguardano il ciclo di vita del cliente, perché la banca è un punto di riferimento costante per i consumatori. “Esempi di campagne stagionali possono essere pacchetti di assistenza e coperture varie durante il viaggio da abbinare ai prestiti vacanza; le coperture e i servizi per lo studente fuori sede possono essere offerte all’inizio dell’anno scolastico. Polizze multigaranzia casa e salute possono essere proposte in occasione della costituzione di un nuovo nucleo famigliare, dell’acquisto della prima casa, della nascita di un figlio, magari insieme a piani di risparmio destinati agli studi dei figli o alla previdenza. Altre iniziative particolari, conclude Vandeville, possono riguardare l’upselling o l’acquisto di nuovi clienti, tramite l’offerta di alcuni mesi gratis di coperture assicurative, l’inclusione di coperture complementari gratuite per un certo periodo, l’abbinamento omaggio di prodotti e servizi (per esempio antifurto per polizza casa o scatola nera nella polizza auto)”.
Thomas Vandeville, direttore Vita, Risparmio e Bancassicurazione di Groupama
assicurativo destinato al credito agricolo, in quanto Groupama è tra i leader europei in questo segmento di mercato”.
La polizza auto? L’ingaggio, per la banca, arriva nel post-vendita La clientela apprezza certamente, nell’offerta della Bancassicurazione, anche i prodotti auto, di solito abbinati alla possibilità di rateizzare il premio senza costi troppo onerosi. L’assicurazione auto rappresenta un’ulteriore semplificazione nella propria vita, con l’accorpamento di questo servizio in un unico provider. “Da parte della compagnia è necessario trovare, insieme ai propri partner bancari, le soluzioni per evitare l’antiselezione e, in generale, per praticare una sana politica assuntiva evitando un impatto troppo pesante sulla rete di vendita e al tempo stesso non penalizzare la vendita di massa. Elemento cruciale per la commercializzazione di polizze auto
Il prodotto assicurativo in banca? Funziona perché… • Incrementa il numero dei prodotti/servizi venduti stand-alone, ampliando l’offerta e quindi le occasioni di vendita e il cross selling • Un prodotto o un servizio bancario cui viene abbinato un prodotto assicurativo accresce il proprio valore sia per il cliente sia in termini di redditività per la banca • Consente alla banca di utilizzare la propria rete in maniera più ampia; questo comporta che a parità di costo, la rete produce più reddito per la banca • Accresce il valore competitivo della banca in quanto migliora la sua capacità di rispondere ai bisogni dei clienti • Espande la conoscenza dei clienti e quindi i dati a disposizione della banca per le iniziative strategiche e commerciali • Incide fortemente sulla fidelizzazione del cliente
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studioserenaviola
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Performance
Mps: migliora il cost/income e il Tier 1 Il Gruppo Montepaschi consolida le
l’incremento del costo del funding.
euro (+1,1% a/a), con un contributo del
proprie basi patrimoniali e conferma la
Le commissioni nette si attestano a
terzo trimestre di 998 milioni.
sostenibilità dei ricavi, proseguendo, al
1.389 milioni rispetto ai 1.423 del 2010; il
Il totale degli oneri operativi è di 2.529
contempo, nel percorso di miglioramento
contributo del terzo trimestre (457 milioni)
milioni,
del costo del credito e dell’efficienza
è in linea con il trimestre precedente.
dell’anno precedente (+0,8%; -0,2% la
operativa. Così Rocca Salimbeni ha
Il risultato netto da negoziazione/
variazione trimestrale). Le spese per
commentato
valutazione attività finanziarie è di 216,8
il personale, 1.588 milioni, risultano in
ufficialmente
i
risultati
sostanzialmente
sui
livelli
calo dell’1,6% rispetto a settembre 2010, mentre le altre spese amministrative ammontano a circa 820 milioni di euro, in aumento sull’analogo periodo dell’anno precedente a causa degli effetti connessi all’operazione di valorizzazione di parte del patrimonio immobiliare strumentale; le rettifiche
di
valore
su
attività
materiali e immateriali sono di circa 122 milioni di euro (-1,1% a/a). Il risultato operativo netto è di circa 774 milioni (+2,2% rispetto a settembre 2010), con un contributo del terzo trimestre di circa 162 milioni. Il cost-income
si attesta al 59,7%,
con un sensibile miglioramento (-190 bps) rispetto al valore registrato al
The power MPS franchise
31/12/2010. Per quanto riguarda gli aggregati di
dei primi nove mesi dell’esercizio 2011,
milioni (contro -17,4 milioni del 2010), con il
raccolta, al 30 settembre 2011 i volumi
approvati dal CdA di Banca Monte dei
terzo trimestre che incide negativamente
complessivi
Paschi di Siena con un utile netto di
per 5,6 milioni a causa delle tensioni sui
euro (+0,7% a/a), grazie all’aumento
periodo di 303,5 milioni di euro e un
mercati finanziari che hanno determinato
della componente diretta (161 miliardi,
risultato operativo netto di 773,6 milioni
un contributo negativo dell’attività di
+4,1% ispetto al 30/09/2010 e +1,6%
(+2,2% a/a), sostenuto dai ricavi (+1,8%
negoziazione (-38 milioni). Le rettifiche
sul 31/12/2010) che ha permesso di
a/a), dalla riduzione delle rettifiche su
nette di valore per deterioramento di
assorbire la flessione del risparmio gestito
crediti (-3,6% a/a) e dalla tenuta dei costi
crediti si attestano a 840,5 milioni (-3,6%
ed amministrato. La raccolta indiretta si
operativi (+0,8% anno su anno).
rispetto al 2010), con un’incidenza del
è attestata a 134 miliardi (-3,1% a/a) con
Il conto economico dei primi nove mesi
terzo trimestre di 271 milioni, in calo sul
un risparmio gestito a circa 48 miliardi
dell’esercizio 2011 registra un margine
trimestre precedente. Il rapporto tra le
(-3,5% rispetto al 30/06/2011 e -6,1%
della gestione finanziaria e assicurativa
rettifiche di periodo annualizzate e gli
a/a) e un risparmio amministrato a
di 4.239 milioni, in crescita dell’1,8%
impieghi verso clientela esprime un tasso
circa 87 miliardi (-7,4% rispetto a giugno
rispetto al 2010. Il contributo del terzo
di provisioning di 72 bps, in calo di 2 bps
e -1,4% a/a).
trimestre è stato di 1.341 milioni (contro i
rispetto al 31/12/2010. Le rettifiche di
Bene infine il Tier I, che si attesta
1.415 del secondo trimestre), beneficiando
valore nette per deterioramento di
all’11,1% in crescita rispetto al valore di
dello sviluppo dei ricavi primari in crescita
attività finanziarie risultano negative per
giugno (8,9%) e dicembre 2010 (8,4%);
del 4,2% trimestre su trimestre.
96 milioni (-26,7 milioni al 30/09/2010,
sulla
sono
dinamica
del
295
miliardi
trimestre
di
hanno
Il margine di interesse è di 2.572 milioni
-72 milioni di euro l’incidenza del terzo
inciso principalmente l’effetto positivo
(2.691 nel 2010), con un contributo del
trimestre),
della
dell’aumento di capitale (ca +200 bps)
terzo trimestre di circa 876 milioni (+7%
svalutazione di titoli di capitale quotati e
e il riconoscimento della plusvalenza
trim/trim), grazie agli effetti dell’attività di
classificati AFS, soggetti ad impairment.
rinveniente dal deconsolidamento della
repricing degli attivi commerciali a breve
Il risultato della gestione finanziaria e
società Consorzio Perimetro Gestione
e medio/lungo termine che compensa
assicurativa è di circa 3.303 milioni di
Proprietà Immobiliare (ca +40 bps).
scontando
44
l’effetto
Performance
UniCredit: le svalutazioni di bilancio penalizzano i conti Il CdA di UniCredit ha approvato i risultati
Nel terzo trimestre la voce risulta pari a
periodo del 2010), equivalenti ad un costo
consolidati dei primi nove mesi del 2011,
3.879 milioni (-1,2% trim/trim). Le spese
del rischio annualizzato di 108 punti base.
chiusi con una perdita netta di 9.320
per il personale sono stabili nei primi
I crediti deteriorati lordi a fine settembre
milioni dovuta alla perdita di 10.641
nove mesi del 2011 e raggiungono quota
2011 sono pari a 71,64 miliardi, con una
milioni del terzo trimestre riconducibile a
7.032 milioni. Il terzo trimestre 2011 si
crescita trim/trim del 2,5%. Le sofferenze
svalutazioni di natura straordinaria e non
attesta a 2.357 milioni (+0,6% trim/
lorde crescono del 4,1% trim/trim, mentre
ripetibili (per un totale di 10.167 milioni
trim). Le altre spese amministrative si
le altre categorie di crediti problematici
al netto delle tasse), legate all’incidenza
attestano a 4.153 milioni (+2,0% a/a). Nel
lordi incrementano di appena lo 0,3%
negativa
sulla
del
terzo trimestre del 2011 la voce si attesta a
trim/trim. Il rapporto di copertura del
mutato
scenario
macroeconomico
1.391 milioni (-1,9% trim/trim), anche per
totale crediti deteriorati lordi a settembre
effetto della diminuzione delle spese di
2011 è in crescita rispetto a giugno 2011
pubblicità, marketing e comunicazione.
e si attesta al 45,5%, con una copertura
del trimestre è di 474 milioni. Sempre
Le rettifiche di valore su immobilizzazioni
del 58,3% delle sofferenze e del 27,3%
escludendo la zavorra delle svalutazioni
materiali e immateriali si attestano nei
degli altri crediti problematici. Gli oneri di
straordinarie di bilancio (la più pesante
primi nove mesi del 2011 a 838 milioni,
integrazione ammontano a 180 milioni
fra queste è la svalutazione del goodwill
confrontandosi con gli 843 milioni dello
nei primi nove mesi del 2011, in aumento
per 8.669 milioni al netto delle tasse,
stesso periodo del 2010. Il rapporto costi/
da 27 milioni dei primi nove mesi del 2010.
inclusa nella voce rettifiche di valore su
ricavi risulta pari al 61% (68% nel terzo
Nel terzo trimestre la voce ammonta a 174
avviamenti), l’utile netto normalizzato
trimestre, in crescita da 61% nel secondo
milioni. Le perdite nette da investimenti
dei primi nove mesi del 2011 per Piazza
trimestre), di poco maggiore rispetto ai
risultano pari a 543 milioni nei primi nove
e
redditività
regolamentare.
attesa
Escludendo
tali
svalutazioni, la perdita normalizzata
Cordusio è di 847 milioni, sul quale comunque pesano i pesanti effetti della volatilità dei mercati finanziari nel terzo trimestre. Il risultato netto di gestione è pari a 2.914 milioni (+2,0% a/a grazie a una diminuzione delle rettifiche nette su crediti dell’11,8% a/a), mentre il margine di intermediazione si attesta a 19.108 milioni (-2,5% principalmente a causa di risultati di negoziazione in flessione del 29,4 per cento). Gli interessi netti si attestano a 11.618 milioni (-1,0% a/a), e le commissioni nette ammontano a 6.268 milioni, in linea con il 2010 (-0,5%) ma in flessione del 4,4% trim/trim. Il risultato netto della negoziazione, copertura
Capital ratios affected by Cashes reclassification and results dynamic
e fair value risulta pari a 705 milioni, in forte calo rispetto ai 999 milioni del 2010.
primi nove mesi del 2010 (59 per cento). Il
mesi del 2011, rispetto ai profitti di 119
Il risultato del terzo trimestre è negativo
risultato di gestione si attesta nei primi
milioni del 2010. Il terzo trimestre 2011
per 285 milioni, rispetto ad un risultato
nove mesi del 2011 a quota 7.446 milioni, in
evidenzia perdite nette da investimenti
positivo di 290 milioni nel secondo
diminuzione del 6,9% rispetto allo stesso
per 612 milioni, rispetto a una perdita di
trimestre 2011. Gli altri proventi netti
periodo del 2010. Nel terzo trimestre il
15 milioni nel secondo trimestre 2011.
sono pari a 184 milioni (di cui 85 milioni
risultato è di 1.846 milioni, in diminuzione
Passando infine ai ratios patrimoniali,
nel terzo trimestre), anch’essi in forte
del 27,0% rispetto al secondo trimestre, a
il Core Tier 1 ratio si stabilizza a fine
diminuzione rispetto ai 299 milioni del
causa dell’impatto negativo causato dalla
settembre 2011 a 8,74% (10,35% pro
2010. I costi operativi ammontano a
perdita di negoziazione. Le rettifiche
forma al 30 settembre per il previsto
11.662 milioni, sostanzialmente stabili
nette su crediti e su accantonamenti
aumento di capitale di 7,5 miliardi) con
(+0,5% a/a). Al netto delle bank levies,
per garanzie e impegni ammontano nei
una diminuzione trim/trim di 38 punti
i costi operativi mostrerebbero una
primi nove mesi del 2011 a 4.533 milioni
base, dovuto al contributo negativo della
diminuzione dello 0,4% rispetto al 2010.
(in riduzione dai 5.141 milioni dello stesso
ristrutturazione dei cashes e alla dinamica
45
Performance
del risultato netto, parzialmente mitigati
Da un lato gli attivi ponderati per il rischio
miliardi) e per l’effetto floor di Basilea 1 a
dal beneficio derivante dal rilascio degli
di mercato aumentano a 11,6 miliardi
4,5 miliardi (+4,4 miliardi vs giugno 2011)
utili accantonati a dividendi nel primo
(+1,7 miliardi trim/trim) per effetto della
grazie ad azioni di ottimizzazione del
semestre 2011. Gli attivi ponderati per il
volatilità dei mercati, dall’altro si assiste
capitale a parità di volumi di prestiti alla
rischio nel terzo trimestre 2011 sono in
a una diminuzione degli attivi ponderati il
clientela. Il Tier 1 ratio si attesta al 9,68%
crescita (+1,1% trim/trim) a 450,0 miliardi.
per rischio di credito (-1,9 miliardi, a 383,0
e il Total Capital Ratio al 12,80 per cento.
Ubi Banca: costi sotto controllo ma calano gli utili trimestre, derivante essenzialmente dalla messa in liquidità di investimenti in fondi Ubi Pramerica. Gli oneri operativi si sono ridotti di 62,3 milioni (-3,4% rispetto al 2010), attestandosi a 1.796,5 milioni; escludendo le componenti non ricorrenti, i costi risultano in flessione dell’1,1% anno su anno. Le spese per il personale, pari a 1.072,9 milioni di euro, sono in contrazione del 3,1% al 2010, mentre le altre spese amministrative, pari a 522,2 milioni, in calo dell’8,1% (-46,2 milioni) rispetto ai 568,4 milioni del 2010. Infine Non recurring items
le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali (inclusive di
Ubi Banca ha chiuso i primi nove mesi
vantaggio in termini di miglioramento
Ppa) hanno totalizzato 201,4 milioni
del 2011 con un utile netto consolidato
del costo del credito (-34,2 milioni) ma
rispetto ai 183,2 del 2010. Le rettifiche di
di 182,7 milioni di euro, in calo del 7,6%
minori interessi attivi clientela per 26,2
valore nette per deterioramento crediti
rispetto ai 197,7 milioni del 2010. Al
milioni. A parità di perimetro, il margine
sono scese a 398,7 milioni dai 455,7 del
netto delle componenti non ricorrenti e
d’interesse segnerebbe un incremento
2010, con un decremento di 57 milioni
dell’adeguamento dell’Irap, l’utile netto
dello 0,5 per cento. Le commissioni nette
da ricondursi parzialmente agli effetti
ammonta a 108,7 milioni rispetto ai
sono in crescita dello 0,8% a 878,6 (+7
positivi del cambiamento di perimetro di
113,6 del 2010 (-4,3 per cento). In virtù
milioni) nonostante minori commissioni
Banca 24/7. L’incidenza delle rettifiche
della ripresa del margine d’interesse nel
sul
di
nette complessive sugli impieghi netti
terzo trimestre nonché della dinamica
terzi (-23,5 milioni) e una variazione di
alla clientela è quindi scesa allo 0,52%
delle commissioni nette (leggermente in
perimetro, in quanto il 2011 non include
annualizzato, rispetto allo 0,60% nei
crescita nei dodici mesi) e nonostante il
più le commissioni di banca depositaria
primi nove mesi del 2010. Le rettifiche
risultato negativo dell’attività finanziaria,
(7,8 milioni), presenti invece nel 2010. Al
di valore nette per deterioramento di
collocamento
di
obbligazioni
i proventi operativi si sono attestati
netto delle commissioni sul collocamento
altre attività e passività ammonta a
a 2.534 milioni, in flessione del 2%
di obbligazioni di terzi e dell’attività di
138,8 milioni, pressoché interamente non
rispetto al 2010. Nel dettaglio, il margine
banca depositaria, le commissioni nette
ricorrenti e riconducibili a svalutazioni
d’interesse
ha
segnano un incremento del 4,7% su base
durature di partecipazioni classificate tra
totalizzato 1.575,3 milioni (-1,2% rispetto
annua. Il risultato netto dell’attività
le attività disponibili per la vendita, tra
al 2010), riflettendo il maggior costo
finanziaria si è attestato a -16,7 milioni
cui la partecipazione detenuta in Intesa
della raccolta effettuata in corso d’anno,
di euro rispetto a +13,5 milioni nel 2010.
Sanpaolo, svalutata per 128,8 milioni sulla
mitigato dalle azioni di degli impieghi
L’andamento trimestrale 2011 evidenzia
base del prezzo ufficiale al 30 settembre
progressivamente
(inclusivo
di
Ppa)
Sul
un utile di 14,6 milioni conseguito nel
2011. Nel 2010 erano state effettuate
dato pesa anche il cambiamento di
primo trimestre; una perdita per 7,4
rettifiche per 18,2 milioni, di cui 17,2 milioni
perimetro nell’attività di Banca 24/7,
milioni registrata nel secondo trimestre,
riferibili a Intesa Sanpaolo. Per quanto
con l’uscita graduale dai segmenti di
principalmente
alla
riguarda gli aggregati patrimoniali, i crediti
business a maggiore rischiosità - prestiti
svalutazione di una partecipazione di
verso clientela del Gruppo si attestano a
finalizzati e prestiti personali a clientela
private equity (-7,7 milioni); una perdita
102,8 miliardi (+1,6% a/a e +0,9% rispetto
non captive - che ha comportato un
di 23,9 milioni contabilizzata nel terzo
a dicembre 2010). Analizzata anno su
implementate.
riconducibile
46
Performance
anno, la crescita rimane concentrata nei
anno prima) e continua a esprimere un
clientela, orientate alla liquidità, con un
segmenti “core” di attività del Gruppo, vale
vantaggio qualitativo rispetto alla media
forte impatto sulla raccolta indiretta
a dire sulla clientela privata (+3,7%), sulle
di sistema, pari al 2,78%; la copertura
da clientela ordinaria, che si attesta a
aziende small business (+3,5%) e sulle
delle sofferenze risulta del 44,6% (48,6%
73,1 miliardi e risulta in diminuzione sia
aziende “Core Corporate” (+2,8%) delle
a fine settembre 2010). Gli incagli netti
rispetto a settembre 2010 (79 miliardi)
banche rete. I crediti lordi deteriorati
sono pari a 2,6 miliardi (1,9 a settembre
che a dicembre 2010 (78,1 miliardi). Al
totali ammontano a 8,5 miliardi (7,2
2010). La copertura complessiva degli
30 settembre 2011, il risparmio gestito
miliardi al 30 settembre 2010); i crediti
incagli risulta del 10,3% rispetto al 13,7%
in senso stretto si attesta a 26,8 miliardi,
netti deteriorati totali ammontano a 6,3
del settembre 2010. Al 30 settembre
la raccolta assicurativa a 11,9 miliardi e la
miliardi (5,2 nel 2010), rappresentando il
2011, la raccolta diretta totale ammonta
raccolta amministrata a 34,4 miliardi. Gli
6,09% del totale crediti netti (erano il 5,1%
a
a
indici patrimoniali del Gruppo, calcolati
a settembre 2010). Il grado di copertura
settembre 2010 e in decremento del 2,7%
pro-forma per renderli comparabili con
complessivo è sceso dal 28,45% del
rispetto a dicembre 2010. In particolare,
i dati di giugno (quindi al netto di un
settembre 2010 al 26,67% del settembre
la raccolta diretta da clientela ordinaria
ipotetico dividendo), registrano infine le
2011. Le sofferenze nette ammontano
risulta in crescita a 79,1 miliardi (+3,2%
seguenti consistenze: Core Tier 1 8,26%,
a 2,3 miliardi (1,8 al 30/9/2010). Il
a/a e +0,3% rispetto a dicembre 2010).
Tier 1 8,78%, Total Capital Ratio 13,17%
rapporto tra sofferenze nette e impieghi
L’andamento dei mercati finanziari ha
(rispettivamente 8,2%, 8,71% e 13.02% a
netti si attesta al 2,28% (1,75% un
influito sulle scelte d’investimento della
giugno 2011).
103,9
miliardi, stabile
rispetto
Carige: utili ok, impieghi e raccolta in crescita investimenti in innovazione tecnologica e
nove mesi), sia alle imprese (16,1 miliardi;
rafforzamento della rete distributiva”.
+8,7% e +6,4% rispettivamente nei do-
Lo sviluppo dell’attività di intermedia-
dici e nei nove mesi), sia alle famiglie (8,1
zione di Carige ha prodotto come detto
miliardi; +2,6% e +2,4% rispettivamente
un utile netto pari a 138,7 milioni con
nei dodici e nei nove mesi). Il rapporto
una crescita del 38,5% rispetto ai nove
sofferenze/impieghi si è mantenuto al
mesi dello scorso anno. Tuttavia, in
4,8%, inferiore al livello di sistema (5,9%,
assenza dei benefici derivanti dall’eser-
fonte Abi), mentre l’incremento annuo
cizio dell’opzione di affrancamento degli
delle sofferenze è stato del 25,8%, anche
avviamenti e delle altre attività imma-
in questo caso nettamente inferiore al
teriali iscritti nel bilancio consolidato e
dato di sistema (40,8%, fonte Abi). Il
compresi i maggiori oneri determinati
risparmio complessivamente raccolto
dall’aumento dell’aliquota Irap, l’incre-
ammonta a 52,4 miliardi (+4,3% annuo e
mento sarebbe stato pari all’8,4 per
+3,4% nei nove mesi). La raccolta obbli-
cento. Tale risultato ha beneficiato della
gazionaria a medio/lungo termine cresce
dinamica del margine d’interesse (+8,6%
del 20,2% nell’anno e del 18,2% nei
Utile netto consolidato a quota 138,7
a 566 milioni) e delle commissioni
nove mesi, per il collocamento di circa 3
milioni (+38,5% sui nove mesi 2010); im-
nette (+4,5% a 222,8 milioni) che hanno
miliardi di obbligazioni presso investitori,
pieghi a clientela a 27,1 miliardi (+12,1%
compensato gli effetti della rischiosità
retail ed istituzionali, italiani ed esteri,
annuo; +6,7% nei nove mesi); raccolta
(+16,4% a 98 milioni le rettifiche di valore
“consentendo così di mantenere un equi-
complessiva da clientela a 52,4 miliardi
su crediti e altre poste finanziarie). Tiene
librato profilo di liquidità”. Infine i dati sui
(+4,3% annuo; +3,4% nei nove mesi).
anche il risultato delle poste finanziarie
ratios di vigilanza consolidati: Core Tier 1
Sono i principali risultati del resoconto
(+0,5% a 30,2 milioni) nonostante l’ele-
ratio al 5,9%, Tier 1 ratio al 6,6% e Total
intermedio di gestione al 30 settembre
vata volatilità dei mercati, mentre i costi
Capital ratio al 9,0%; a questo proposito
2011 di Banca Carige. Il Gruppo, si legge
operativi, al netto di poste non ricorrenti,
va detto che l’integrale conversione del
nella nota ufficiale dell’istituto, attraver-
crescono nell’anno del 2,7 per cento.
prestito “Banca Carige 4,75% 2010-2015
sa una “positiva situazione economica
L’azione di sostegno da parte dell’istituto
convertibile con facoltà di rimborso in
e finanziaria, caratterizzata da una
al tessuto economico di riferimento si è
azioni”, perfezionabile a partire dal mese
contenuta rischiosità del portafoglio
tradotta in una crescita dei crediti con-
di settembre, ne determinerebbe l’au-
crediti e da una limitata crescita dei costi
cessi all’economia a 25,8 miliardi (+7,4%
mento compreso tra un minimo di 120 e
operativi, realizzata senza penalizzare gli
e +5,7% rispettivamente nei dodici e nei
un massimo di 165 punti base.
Giovanni Berneschi, presidente di Carig
47
Performance
Bper: conti in ordine ma aumentano i costi Il CdA della Banca Popolare dell’Emilia
terzo trimestre (175,1 milioni, +3,8%
spese per il personale totalizzano 588,2
Romagna ha approvato i risultati conso-
trim/trim), grazie soprattutto a una più
milioni (+1,7% a/a) e comprendono mag-
lidati di Gruppo dei primi nove mesi del
incisiva azione commerciale nell’ambito
giori costi per esodi incentivati e rinnovi
2011, chiusi con un utile netto in crescita
dei servizi nonché al contributo dell’atti-
dei contratti integrativi aziendali, mentre
(al netto delle componenti straordinarie)
vità di advisoring di Meliorbanca.
le altre spese amministrative ammonta-
e il positivo andamento del margine di
Il risultato netto delle attività di nego-
no a 373,3 milioni (+2,5% a/a). Quanto alla raccolta diretta da clientela, si attesta a 47,6 miliardi (-1,3% rispetto al 2010), a causa principalmente della diminuzione di operazioni finanziarie con controparti istituzionali, mentre si conferma il positivo andamento della componente obbligazionaria (+17,31%); peraltro, sul totale della raccolta diretta, solo 1,1 miliardi (2,3%) sono riferibili a emissioni obbligazionarie sul mercato istituzionale e, tra queste ultime, nessuna scadenza è prevista per la restante parte del 2011 e per tutto il 2012. La raccolta indiretta da clientela è pari a 25,3 miliardi (-9,7% da inizio anno), a causa di movimenti imputabili in larga parte a controparti istituzionali, ma soprattutto al calo dei prezzi di mercato; su base nominale infatti l’ammontare al 30
Interest margin
settembre 2011 risulta sostanzialmente stabile rispetto al 31 dicembre 2010. Il
interesse e delle commissioni, nonché il
ziazione (compresi i dividendi) è di 43,6
portafoglio premi assicurativi, non com-
contenimento dei costi operativi.
milioni (-27,1% a/a), ovviamente pena-
preso nella raccolta indiretta, si quan-
Più in dettaglio, l’utile netto consolidato
lizzato dalla forte volatilità del mercato,
tifica in 2,1 miliardi (+3,5%), pressoché
è di 164,8 milioni di euro, in diminuzione
mentre il margine di intermediazione
totalmente riferibile al ramo vita.
del 46,5% rispetto allo stesso perio-
risulta pari a 1.548,3 milioni (+0,85% a/a
I crediti verso la clientela, al netto delle
do del 2010, ma al netto delle poste
e +2,6% al netto delle componenti stra-
rettifiche di valore, sono pari a 48,4
straordinarie presenti nei due periodi (i
ordinarie del 2010). Le rettifiche nette
miliardi (+1,2% da
primi nove mesi del 2010 includevano
su crediti e le altre attività finanziarie si
inizio anno), mentre l’ammontare dei
infatti i proventi derivanti dalla cessione
attestano a 267,2 milioni (-2,55% a/a).
crediti deteriorati netti è di 4,3 miliardi
della quota di controllo di Arca Vita e
Da segnalare il contributo positivo di
(+20,9% da inizio anno), con sofferenze
Arca Assicurazioni), il risultato segna un
Meliorbanca (-38,5%), il cui costo del
pari a 1,5 miliardi (+22,3%); tali importi
incremento del 7% a/a.
credito si è allineato al resto del Gruppo.
risultano rispettivamente pari all’8,8%
Il margine di interesse si attesta a 988,7
Il risultato netto della gestione finan-
e al 3,1% del totale dei crediti verso
milioni (+3,0% a/a), grazie principalmen-
ziaria, pari a 1.281,1 milioni, registra una
clientela. Il livello di copertura dei crediti
te alla crescita dei volumi degli impieghi
crescita dell’1,6% a/a. Nel terzo trimestre
deteriorati è pari al 34,5%, mentre quello
e delle attività finanziarie rispetto allo
2011, il valore si attesta a 421,7 milioni
delle sofferenze è pari al 54,5 per cento.
stesso periodo del 2010 e alle azioni di
(+0,3% trim/trim).
Infine i ratios patrimoniali, determinati
repricing dell’attivo rese necessarie dal
I costi operativi, al netto degli oneri e
sulla base della metodologia standard di
crescente incremento del costo della
proventi di gestione, risultano pari a
Basilea 2, evidenziano i seguenti valori:
raccolta causato dalle tensioni sul mer-
943,9 milioni (+2,0% a/a), in presenza di
Core Tier1 ratio al 6,83% (pro-forma
cato del debito sovrano. Le commissioni
una significativa contrazione registrata
7,49%), Tier1 ratio al 6,86% (pro-forma
nette sono pari a 516,1 milioni nel periodo
nel terzo trimestre rispetto al secondo
7,56%) e Total Capital ratio al 10,57%
(+0,1% a/a), con un buon recupero nel
(-10,7% trim/trim). In questo quadro, le
(pro-forma 11,26 per cento).
48
Performance
Creval: bene la raccolta diretta Il CdA del Credito ha approvato i risultati consolidati al 30 settembre 2011, che presentano un utile netto di periodo di 44,3 milioni di euro (+2% a/a). Il margine di interesse si attesta a 389 milioni di euro (+9,2% rispetto a settembre 2010), grazie all’aumento dei volumi intermediati e anche alla moderata ripresa dei tassi di mercato registrata a partire dal quarto trimestre 2010 e nella prima parte del corrente anno. Dinamica positiva per le commissioni nette (221 milioni, +4,4% rispetto al 2010), mentre il risultato dell’attività di negoziazione, cessione/ riacquisto di Afs e di copertura si attesta a 8 milioni di euro in riduzione rispetto a
Dati patrimoniali consolidati
24 milioni del periodo di raffronto “anche
basis point rispetto a 61 b.p. alla chiusura
mentre la qualità del credito risente della
per effetto della accentuata volatilità che
dell’esercizio scorso. Per quanto riguarda
debolezza del ciclo economico: i crediti
ha caratterizzato l’andamento dei mercati
gli aggregati patrimoniali, al 30 settembre
deteriorati assommano a 1.613 milioni, al
nell’ultimo trimestre”. I proventi operativi,
2011 la raccolta diretta da clientela totalizza
netto delle rettifiche di valore, rispetto a
pari a 643 milioni di euro, sono in crescita
22.524 milioni di euro (+4% rispetto a
1.222 milioni di euro a fine esercizio 2010.
del 4% a/a, mentre gli oneri operativi (427
dicembre 2010 e +6,8% su base annua).
In dettaglio, i crediti in sofferenza, al netto
milioni) sono in aumento del 2,8% rispetto
La raccolta indiretta raggiunge invece
delle rettifiche di valore, assommano a
al 2010. In dettaglio, il costo del personale
quota 12.074 milioni (-4,2% rispetto a fine
537 milioni (+15,6%), con un’incidenza sul
(262,6 milioni) segna un incremento del
esercizio 2010). Stabile la componente
portafoglio crediti pari a 2,3% rispetto a
5,5%, mentre in decelerazione sono le altre
amministrata, mentre il risparmio gestito,
2,1% a fine anno e un livello di copertura
spese amministrative, che si attestano a
che assomma a 5.472 milioni, segna
del 58 per cento. Gli altri crediti di dubbio
134,5 milioni (-1,5 per cento). In questo
una
(-8,9%
esito si rappresentano in 1.076 milioni
quadro, il cost/income si colloca al 66,5%
sul medesimo periodo), risentendo del
rispetto a 758 milioni dello scorso esercizio.
rispetto al 67,3% dello scorso settembre.
negativo andamento dei mercati finanziari.
Al 30 settembre 2011 il patrimonio netto
Il risultato netto della gestione operativa
La raccolta globale raggiunge 34.598
di pertinenza del Gruppo registra una
raggiunge 216 milioni (+6,5% a/a). Infine
milioni (+0,9% rispetto a dicembre 2010
consistenza di 1.919 milioni di euro. Il Core
le rettifiche su crediti assommano a 113
e +2,3% su base annua). I crediti verso
Capital ratio risulta pari al 6,70% rispetto
milioni di euro, rispetto a 100 milioni di
la clientela si attestano a 22.860 milioni
al 6,31% al 31/12/2010, mentre il Total
euro del medesimo periodo dello scorso
(+3,9% rispetto a dicembre e +6,3% sul
Capital ratio si attesta al 9,80% rispetto al
anno, con un costo del credito di 65
corrispondente periodo dello scorso anno),
9,52% a fine dicembre 2010.
contrazione
significativa
Banca&Mercati .com aggiornamenti in tempo reale con approfondimenti e interviste 49
Carriere
Ania Aldo Minucci è il nuovo presidente
rafforzamento
dell’Ania. Lo ha eletto all’unanimità
potenziare la competenza tecnica e la
l’Assemblea dell’Associazione Nazionale
capacità di coinvolgimento delle imprese
fra le Imprese di Assicurazione. Minucci,
nell’azione di rappresentanza, al fine di
65
offrire al mercato una più ampia gamma
anni,
presidente
di
Genertel
e
dell’Ania
che
deve
vicedirettore generale delle Assicurazioni
di servizi.
Generali dove ha iniziato la sua attività
Nei prossimi anni, il settore assicurativo
lavorativa
anche
dovrà aumentare la propria efficienza
presidente di Telco e vicepresidente
operativa e dimostrare alla pubblica
di
membro
opinione di essere in grado di offrire
del consiglio di amministrazione di
coperture assicurative, di qualità e a
numerose imprese. “Siamo in una fase di
prezzi contenuti, ai diversi comparti della
ripensamento del ruolo del sistema della
società che le richiederanno in misura
rappresentanza, ha affermato Minucci,
crescente, anche a causa dei vincoli della
che succede a Fabio Cerchiai dopo
finanza pubblica che incideranno sul
nove anni alla guida dell’Associazione.
sistema di welfare”.
quarant’anni
Telecom
Italia,
fa,
è
nonché
Per parte nostra, siamo convinti che le Associazioni abbiano una funzione
L’Assemblea di Ania ha anche nominato
Aldo Minucci, presidente di Ania
due vicepresidenti: si tratta di Carlo Acutis,
fondamentale nelle relazioni istituzionali
vicepresidente
di
Vittoria
Assicurazioni, e Maria Bianca Farina,
e industriali, dovendo in particolare
forze di mercato”.
indirizzare i processi di riforma verso un
Per quanto riguarda le attività assicurative,
amministratore delegato di Poste Vita e
approdo coerente con lo sviluppo delle
secondo
Poste Assicura.
Minucci
è
necessario
“un
Banco Popolare
Pier Francesco Saviotti, amministratore delegato del Banco Popolare
Pasini, ha nominato amministratore
e Banco S.Geminiano e S.Prospero
delegato Pier Francesco Saviotti.
(guidata da Oreste Felice Invernizzi);
Maurizio Faroni è il nuovo direttore
la divisione Banca Popolare di Lodi,
generale, mentre Domenico De Angelis
guidata da Maurizio Di Maio e suddivisa
è stato designato condirettore generale.
nelle due direzioni territoriali Banca
A Saviotti rispondono direttamente
Popolare di Lodi (guidata da Luigi Negri)
la direzione Audit, la direzione
e Cassa di Risparmio di Lucca Pisa
Amministrazione e Bilancio, la direzione
Livorno (guidata da Alberto Silvano
Risorse Umane, la direzione Rischi e la
Piacentini);
direzione Crediti. Da Faroni dipendono
la divisione Banca Popolare di Novara,
principalmente la direzione Finanza e
guidata ad interim da Domenico De
Partecipazioni, la direzione Operations
Angelis e suddivisa nelle due direzioni
e la direzione Organizzazione, direzione
territoriali Banca Popolare di Novara
Pianificazione e Controllo e Banca Aletti.
(guidata da Alberto Mauro) e Centro-
A De Angelis invece fanno capo gli ambiti
Sud (guidata da Francesco Minotti);
commerciali della banca e quindi la
infine la divisione costituita dal Credito
direzione Retail, la direzione Corporate e
Bergamasco, di cui è amministratore
le divisioni territoriali.
delegato Bruno Pezzoni - pur
Le divisioni territoriali poste a presidio e
mantenendo l’autonomia giuridica e
coordinamento della rete sono quattro:
lo status di società quotata, svolgerà
la divisione Banca Popolare di Verona,
l’azione commerciale in coordinamento
Il nuovo CdA del Banco Popolare,
sotto la responsabilità di Leonello
con la direzione commerciale del
riunitosi per la prima volta dopo
Guidetti e suddivisa nelle due direzioni
Banco e avrà anch’esso una direzione
l’assemblea dei soci del 26 novembre
territoriali Banca Popolare di Verona
territoriale alla cui guida è stato
scorso sotto la presidenza di Carlo Fratta
(guidata da Giovanni Capitanio)
proposto Cristiano Carrus.
50
Carriere
Intesa Sanpaolo Enrico Tommaso Cucchiani è il nuovo Ceo
professionale che umano, ha commentato
e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo.
invece Corrado Passera, ex Ceo di Intesa
Lo ha nominato il il Consiglio di Gestione
Sanpaolo ora ministro per lo Sviluppo
dell’istituto riunitosi sotto la presidenza
economico e Infrastrutture. Cucchiani
di Andrea Beltratti. Cucchiani, milanese,
trova una grande squadra di uomini
classe 1950, lascia la presidenza di Allianz
e donne straordinariamente capaci e
e il board di UniCredit. “La scelta rapida è
appassionati”
sinonimo di solidità della banca, ha detto Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di
sorveglianza
di
Intesa
Sanpaolo.
Abbiamo scelto Cucchiani anche con “Una scelta ottima, sia dal punto di vista
Enrico Tommaso Cucchiani, Ceo e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo
Credit Suisse
Bper
l’obiettivo di crescere all’estero”.
Giorgio Riccucci, responsabile del private banking di Credit Suisse in Italia
Luigi Odorici è il nuovo direttore generale della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Lo ha nominato il CdA dell’istituto in sostituzione di Mimmo Guidotti, il cui rapporto di collaborazione con la banca è cessato a partire dal mese di novembre. Odorici, che in precedenza ricopriva la carica di vicedirettore
Spain Domestic in Ubs. Prima di questo
generale di Bper, ha maturato una
ruolo aveva già ricoperto la funzione
lunga esperienza professionale in
di Ceo di Ubs Italia, essendo anche
seno al Gruppo, ricoprendo incarichi di
country coordinator per il Wealth
crescente responsabilità.
Management, l’Investment Banking e il Global Asset Management in Italia. Franco Müller continuerà a lavorare per Credit Suisse a stretto contatto con Riccucci; si concentrerà sull’attività con la clientela, mantenendo inoltre il mandato di presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse Giorgio Riccucci è il nuovo responsabile
(Monaco).
del private banking di Credit Suisse in
“La Market Area Italy, commenta Alois
Italia. Riccucci, che subentra a Franco
Bättig, responsabile Private Banking
Müller e sarà operativo nel nuovo
Europe, Middle East & Africa del Private
incarico di responsabile della Market
Banking di Credit Suisse, continua a
Area Italy a partire dal prossimo gennaio,
rivestire un ruolo chiave nella strategia
entra in Credit Suisse dopo una carriera
di Credit Suisse in Europa. Siamo
di oltre 20 anni in Ubs, dove ha ricoperto
lieti di poter contare su un manager e
diverse funzioni operative e manageriali.
professionista della caratura di Giorgio
Fino all’estate scorsa, Riccucci era infatti
Riccucci per garantire continuità e un
Ceo di Ubs Italia, e in precedenza era
ulteriore sviluppo della nostra strategia
stato responsabile della business unit
di banca integrata a beneficio della
France & Chairman Wealth Management
clientela”. 51
Luigi Odorici, direttore generale della Banca popolare dell’Emilia Romagna
Carriere
Aviva Investors Aviva Investors ha annunciato l’apertura di
Belgio e Lussemburgo. La solida conoscenza
un ufficio ad Utrecht e la nomina di Catrinus
delle locali esigenze di investimento e le
van Willigen nel ruolo di managing director
comprovate competenze nello sviluppo del
per Belgio, Olanda e Lussemburgo. La nuova
business rendono Catrinus la persona ideale
apertura fa parte del piano strategico della
per ricoprire il ruolo di managing director e per
società che punta ad aumentare gli asset
aiutarci a rafforzare le relazioni con gli investitori
in gestione nella regione. La nomina di van
istituzionali e le istituzioni finanziarie”.
Willigen e l’ingresso nel mercato del Benelux
Van Willigen arriva da Robeco dove ha lavorato
arrivano sullo sfondo dei recenti accordi
per 16 anni.Nel suo ruolo più recente di executive
stipulati con Philips Pensioenfonds e Stichting
vice president era responsabile di implementare
Pensioenfonds Medisch Specialisten, fondi
relazioni strategiche, occupandosi di clienti
pensione che rientrano tra i 20 principali
istituzionali e del cross selling e, al tempo
dell’Olanda.
stesso, supervisionava la gestione dei clienti
“Grazie alla vasta presenza a livello globale del
istituzionali. In precedenza è stato head of
Gruppo Aviva e della stessa Aviva Investors,
Institutional Sales e Account Management per
afferma Ted Potter, managing director Business
Benelux, Italia, Paesi Nordici e Regno Unito
Development Europe & Middle East di Aviva
sempre presso Robeco. Ha anche lavorato in
Investors, siamo ben posizionati per offrire un
Rabobank e presso l’Institute for Research and
reale valore aggiunto agli investitori in Olanda,
Investment Services basato in Olanda.
Catrinus van Willigen, managing director per Belgio, Olanda e Lussemburgo di Aviva Investors
Schroders obbligazionari. Bob Jolly, in squadra da settembre, ha assunto la responsabilità delle strategie aggregate, sovereign e absolute return. Proveniente
da
Ubs
Global
Asset
Management, porta con sé più di vent’anni di esperienza nella gestione di portafogli obbligazionari e valutari. Al suo fianco, si è successivamente aggiunto Gareth Isaac come gestore multi-settoriale. Isaac ha ottenuto significativi riconoscimenti, tra cui il rating AAA di Citywire e le 5 stelle Morningstar, e numerosi premi per le Rajeev De Mello, head of Asian Fixed Income di Schroders
performance conseguite dai fondi da lui gestiti in Glg Partners.
Bob Jolly, head of Global Macro di Schroders
Con Rajeev De Mello come responsabile obbligazionario per l’Asia dal mese di Con l’ingresso di Gareth Isaac, senior
luglio, la strategia di rafforzamento del
Fixed Income, continuiamo a sostenere lo
Portfolio manager, di Bob Jolly, head of
team raggiunge anche il continente
sviluppo dell’obbligazionario nelle nostre
Global Macro, e Rajeev De Mello, head
asiatico. Con 23 anni di esperienza,
strategie. Le nuove risorse presentano un
of Asian Fixed Income, si completa il
De Mello vanta una solida reputazione
invidiabile track record nelle più diverse
rafforzamento del team di Schroders
nell’obbligazionario asiatico di Western
condizioni di mercato. Le loro comprovate
dedicato al reddito fisso. I nuovi arrivi
Asset Management (affiliata di Legg
capacità di gestione e skill strategiche a
nel team guidato da Philippe Lespinard
Mason) oltre ad avere in precedenza
livello globale si sposano perfettamente
dimostrano l’importanza di questa asset
guidato l’espansione in Asia di Pictet
con il nostro approccio di lungo periodo”.
class
Asset Management.
nelle
strategie
d’investimento
del Gruppo, che già vanta una vasta
“Investendo su talenti e infrastrutture,
e
commenta Karl Dasher, global head of
diversificata
gamma
di
prodotti
52
Carriere
Franklin Templeton Franklin Templeton Italia ha riorganizzato
Funds da parte di reti di promotori e
la direzione commerciale con la creazione
banche, che oggi rappresentano il 65%
delle due macro-aree Institutions e Retail
degli asset di Franklin Templeton in Italia.
Distribution,
Anche la macro-area Retail Distribution
dirette
rispettivamente
da Antonio Gatta e Amir Kuhdari.
è
Gatta, in Franklin Templeton dal 2007,
Serenella Arbia e Giacomo Cavallucci,
già responsabile delle linee di business
che vanta una esperienza nel settore
Gestioni Patrimoniali e Managed Solution
della distribuzione retail in quanto in
per clienti istituzionali quali fondi pensioni,
precedenza ha ricoperto il ruolo di senior
fondazioni, Sgr e compagnie assicurative,
sales in Anima Sgr. Con oltre 20 miliardi
assumerà inoltre la responsabilità del
di dollari di raccolta netta nel corso degli
business rivolto a Gpf, fondi di fondi, unit-
ultimi 24 mesi, Franklin Templeton si è
link e prodotti strutturati. Il team é stato
posizionata al centro delle preferenze di
recentemente rafforzato con l’arrivo di
molti distributori e clienti istituzionali.
Gian Marco Castellani, in precedenza in
“Siamo consapevoli che i nostri successi
Axa Investment Managers ed è previsto
sono frutto della profonda partnership
l’arrivo di un’ulteriore risorsa per la linea
con i clienti e della fiducia che ripongono
di business Managed Solutions. Kuhdari,
in noi per rispondere alle loro esigenze,
è doveroso rafforzare ulteriormente la
in Franklin Templeton dal 2007, sarà
ha dichiarato Sergio Albarelli, senior
nostra struttura, e adattarla a quelli che
invece responsabile della distribuzione
director per l’Europa Meridionale e il
riteniamo saranno gli sviluppi del mercato
della Sicav Franklin Templeton Investment
Benelux di Franklin Templeton. Per questo
italiano ed europeo”.
stata
rafforzata
con
l’arrivo
di
Sergio Albarelli, senior director per l’Europa Meridionale e il Benelux di Franklin Templeton
Carmignac Gestion Matthew Wright è stato nominato head of country United Kingdom di Carmignac Gestion. Wright, che in precedenza svolgeva l’incarico di head of Sales presso LV Asset Management e opera da 15 anni nel settore dell’asset management (con esperienze anche in Fidelity e Ubs), avrà il compito di gestire e sviluppare le relazioni con i promotori finanziari e i gestori patrimoniali del Regno Unito. La nomina di Wright, che lavorerà sotto la responsabilità di Davide Fregonese, global head of Sales and Marketing, anticipa l’imminente apertura dei nuovi uffici di Carmignac nella City di Londra. Matthew Wright, head of country United Kingdom di Carmignac Gestion
Banca&Mercati Vuoi comunicarci gli eventi in programma nelle prossime settimane? eventi@bancaemercati.com 53
Storie di business
Così si ottimizza il database Equens utilizza le soluzioni fornite da Quest Software per monitorare e ottimizzare le prestazioni dei database Oracle che contengono informazioni business critical di importanza strategica per il mondo bancario Elabora e gestisce un’enorme quantità di dati, la cui importanza è strategica nel mondo bancario in cui opera. Equens SpA, società che opera nella gestione dei circuiti elettronici di pagamento, con una leadership riconosciuta nei processi autorizzativi e di back end per il mondo Atm e Pos, utilizza database Oracle per memorizzare e gestire i dati, che contengono spesso informazioni business critical. Non essendo concepibili ritardi, anomalie o malfunzionamenti all’interno dell’erogazione dei servizi, risulta evidente come le esigenze di Equens rispetto alle funzionalità del database siano spinte al massimo. Pertanto Equens ha ricercato un partner in grado di soddisfare tali esigenze, scegliendo Quest Software e in particolare le sue soluzioni Spotlight e Foglight. La prima implementazione ha riguardato Spotlight on Oracle, strumento di monitoraggio e diagnosi basato su desktop che fornisce visibilità dei processi e delle prestazioni dei database. Grazie all’applicativo di Quest, i Dba di Equens sono in grado di eseguire un monitoraggio real time del database, avendo così sotto controllo tutti i principali parametri che indicano il suo positivo o negativo funzionamento, oltre alla possibilità di eseguire il drilldown, ovvero scendere nel dettaglio di una funzione, esplodendo il comportamento con altri parametri collegati dando vita in poco tempo a un’analisi dettagliata e risolutiva. “Le funzionalità offerte da Spotlight on Oracle, sottolinea Raffaele Zeuli, responsabile della Gestione Servizi su Sistemi Distribuiti di Equens, sono risultate attuabili in modo intuitivo e veloce. Spotlight è infatti un potente strumento diagnostico con caratteristiche grafiche avanzate che consente di isolare in tempo reale problematiche legate alle prestazioni dei database, visualizzando graficamente le attività sui database in un’interfaccia intuitiva e senza la necessità di utilizzare script personalizzati o utility complesse”.
Raffaele Zeuli, responsabile della Gestione Servizi su Sistemi Distribuiti di Equens
con un impatto minimo per le applicazioni e gli utenti. Tutte potenzialità utilizzate abitualmente dai Dba di Equens, che hanno trovato in Space Manager con LiveReorg un valido strumento per riorganizzare a caldo i dati del database senza interrompere l’erogazione del servizio. Equens è stata pertanto in grado di ridurre il costo di gestione oltre a non causare l’interruzione del servizio, vantaggio notevole soprattutto per un player che si rapporta con le banche e che quindi lavora con Sla abbastanza stretti. L’ultimo prodotto implementato è stato Foglight Performance Analysis for Oracle, soluzione per la diagnosi e l’ottimizzazione dei carichi di lavoro delle istanze e delle applicazioni Oracle, che permette di analizzare le prestazioni e il comportamento storico del database. “L’opportunità di indagare su un evento dopo che è
Le altre soluzioni implementate Equens ha successivamente esteso la suite di prodotti acquistando e implementando prima Space Manager e successivamente Foglight Performance Analysis for Oracle, sempre con l’obiettivo di semplicizzare il lavoro dei Dba. Il secondo prodotto implementato è stato Space Manager with LiveReorg, soluzione per l’ottimizzazione dello spazio e delle prestazioni dei database Oracle. Grazie ai suoi strumenti di riorganizzazione, rilevamento dei problemi e pianificazione sulla crescita dei dati, consente di utilizzare al meglio le risorse di archiviazione esistenti 54
Storie di business
Grazie alle soluzioni Quest Software i nostri Dba hanno ottimizzato il loro lavoro e ridotto i tempi necessari a smarcare le problematiche che derivano dalla gestione dei database. Ad esempio, tra i prodotti in uso, in azienda è stata particolarmente apprezzata la funzionalità di LiveReorg, che ci consente di effettuare le attività di manutenzione in orario lavorativo standard senza dover ricorrere a manutenzioni in orari non lavorativi
trascorso del tempo, spiega Zeuli, è un valore nel momento in cui è necessario effettuare un’analisi di una problematica segnalata in ritardo dagli utenti. Con Foglight Performance Analysis for Oracle abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni. La soluzione ha infatti permesso a Equens, oltre a ridurre i costi di gestione, di offrire un valore aggiunto agli utenti finali che sono così in grado di analizzare problematiche anche a posteriori e quindi non solo mentre si stanno verificando”.
a investire ulteriormente sui prodotti per la gestione dei database. Con queste funzionalità gli amministratori di database sono più produttivi e possono ottenere un valore aggiunto dagli strumenti in loro possesso. Prima dell’avvio della collaborazione con Quest Software, Equens incontrava costi maggiori, la necessità di un complesso monitoraggio del db e inoltre l’impossibilità di analizzare approfonditamente i problemi segnalati in ritardo. “Grazie a Quest, osserva Zeuli, i nostri Dba ottimizzano il loro lavoro e riducono i tempi necessari a smarcare le problematiche che derivano dalla gestione dei db. Ad esempio, tra i prodotti in uso, in azienda è stata particolarmente apprezzata la funzionalità di LiveReorg, che ci consente di effettuare le attività di manutenzione in orario lavorativo standard senza dover ricorrere a manutenzioni in orari non lavorativi (notturni o festivi)”.
A beneficio dei Dba Tutti i prodotti Quest implementati sfruttano funzionalità che si trovano all’interno degli strumenti nativi di Oracle e le integrano con le proprie all’interno di interfacce estremamente intuitive e user friendly; il loro utilizzo ha permesso di ridurre i costi di gestione e convinto Equens 55
Storie di business
Quando la tecnologia supporta il cambiamento Ripensare alla struttura della filiale e all’interazione con il cliente della banca: la visione su un futuro molto prossimo di Fabio Fregi, direttore della divisione Enterprise & Partner di Microsoft Italia. Là dove sono necessari risparmi ed economie di spesa, l’innovazione tecnologica può rappresentare lo strumento adeguato
Fabio Fregi, direttore della divisione Enterprise & Partner di Microsoft Italia
banche raccontano in occasione per esempio degli eventi legati all’innovazione. È già capitato che importanti player del settore raccontassero la propria esperienza proprio nell’ambito della real time collaboration. La tecnologia è pronta per fornire nuovi strumenti per entrare in contatto con le persone, colleghi e clienti. Occorre solo predisporre i sistemi per accogliere queste nuove potenzialità”.
Che cos’hanno in comune banche e tecnologia? Tantissimo, praticamente tutto. Specie negli ultimi mesi, con il mutato assetto del mercato e una crisi persistente, i legami fra soluzioni tecnologiche, risparmio e interazione con i clienti si fanno più stringenti. Le banche sono chiamate, per diversi motivi, a reinventarsi sia nei processi interni che nel rapporto con i propri clienti. Sono due, in particolare, i temi forti che le banche devono affrontare secondo Fabio Fregi, direttore della divisione Enterprise & Partner di Microsoft Italia: “Il primo, articolato, riguarda il modello ‘sportello’, che funziona sempre meno. Occorre progettare soluzioni nuove e diverse, reinventare l’organizzazione di questo snodo cruciale della relazione con il cliente cercando però di spendere meno. Il supporto può provenire dagli strumenti di real time collaboration: in sostanza, il cliente viene seguito e contattato sul web, con chat o videoconferenze, scaricando in questo modo la filiale da queste attività”. Se le filiali perdono il loro ruolo centrale, ecco che si aprono spazi per rivisitare anche i processi interni delle banche. “Su questo tema, commenta Fregi, c’è parecchio fermento in Italia. Lo dimostrano le diverse esperienze che già le
Crm, Cloud e Business Intelligence Il secondo grande tema che le banche hanno la necessità di prendere in considerazione è quello di una migliore profilazione dei clienti rispetto all’attuale, che consenta ad esempio di anticipare le loro esigenze. Le banche, spiega Fregi, sono rimaste lievemente indietro rispetto ad altri settori. “Le Telco, per esempio, hanno in uso già da diverso tempo soluzioni complesse che permettono di conoscere ogni informazione sui clienti, e di trasformarle in occasione di business. Nelle banche, attualmente, la profilazione della clientela è inferiore rispetto al potenziale. Adottare soluzioni di Customer Relationship Management significherebbe non solo conoscere meglio ogni cliente, 56
Storie di business
Il cloud rappresenta la possibilità di risparmiare godendo delle migliori performance della tecnologia. Può essere adottato sia come public cloud che attraverso un progetto di private cloud presso un data center della banca stessa o un service provider
ma anche incrociare i dati sullo stesso cliente, provenienti da diverse fonti, per progettare soluzioni e offerte personalizzate sul suo profilo”. Innovativi processi bancari e strumenti di Crm più puntuali ed efficaci possono essere adottati senza che questo comporti ingenti investimenti. Questo è possibile grazie al cloud computing. La competitività del settore bancario deve necessariamente, in questo periodo, passare per un importante taglio dei costi. “Il cloud, sostiene Fregi, rappresenta la possibilità di risparmiare godendo delle migliori performance della tecnologia. Può essere adottato sia come public cloud che attraverso un progetto di private cloud presso un data center della banca stessa o un service provider”. C’è però dell’altro. Una rivisitazione del sistema bancario che punti alla competitività non potrà non tenere in considerazione anche i progetti di Business Intelligence, per conoscere, studiare e incrociare i dati e le informazioni bancarie (anche sul rischio e sugli aspetti finanziari) per trasformarli in strumenti predittivi. “Vista in questo modo, spiega Fregi, la Business Intelligence può essere considerata una costola del Crm: entrambe le soluzioni hanno il compito di aiutare gli istituti bancari a prendere le migliori decisioni”.
i propri Atm, che ingloberanno, nelle previsioni di Fregi, molti servizi. “Proprio per supportare la Pubblica Amministrazione, è facile immaginare che in futuro alcuni tipi di interazioni coi cittadini verranno passate a terze parti. Le banche, per esempio, che già erogano alcuni servizi e possiedono numerose informazioni sui clienti, potranno diventare erogatrici di ulteriori servizi oggi in carico alla Pa. Non si tratta di un quadro futuristico, ma abbastanza concreto, se si considera il fatto che puntualmente al nostro Paese vengono chiesti sacrifici e sforzi concreti per risollevare la sorte economica. Per snellire la Pa e liberarla dalla gestione dell’infrastruttura tecnologica, potranno essere individuati nuovi attori, come le banche o le Poste, interlocutori in grado di offrire servizi tipici degli enti dell’amministrazione”.
Il supporto possibile alla Pa Da ultimo, ma essenziale proprio per garantire economie di spesa, è il cosiddetto tema del machine-to-machine, ritenuto in diffusione in tutti i settori nel breve periodo. Le banche saranno coinvolte in prima persona, attraverso
Banca&Mercati news ogni settimana tutte le notizie principali dal mondo finanziario e assicurativo 57
Stile
Il manager fa shopping on line. Con un certo stile La crisi economica sta facilitando il cambiamento del consumatore, anche e soprattutto quello più “evoluto”, verso il paradigma dell’e-commerce. E intanto accelera anche il mobile commerce sull’onda degli smartphone
devono ottimizzare l’agenda, ma non disdegnano di presentarsi al lavoro con accessori di primissimo livello, sono nativamente i migliori utenti e sponsor di queste nuove forme di acquisto.
Un mercato che vale 8 miliardi di euro La crisi, il consumatore più attento, il desiderio di novità da esibire hanno portato l’e-commerce a crescere, finalmente, e a diventare adulto, dopo anni di “asilo” dettati dall’incertezza degli utenti e dalla paura delle transazioni poco sicure sul web. Questa certezza viene dai numeri forniti dall’Osservatorio e-commerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano, giunto alla decima edizione (ndr: come si diceva, gli anni di purgatorio per l’e-commerce sono stati davvero tanti). Vediamoli insieme: l’e-commerce in Italia supera quota 8 miliardi di euro, in crescita del 20% rispetto al 2010. A crescere maggiormente sono le vendite di prodotti, più che di servizi. A riprova del fatto che il consumatore, oltre che più attento, è anche multimediale, è il fatto che è triplicato il valore del mobile commerce, che ha superato nel 2011 quota 80 milioni di euro, pari all’1% delle vendite on line. Tramite mobile si vendono prevalentemente prodotti e servizi per i quali è importante cogliere un’occasione essendo on line in un preciso istante (ad esempio aste on line o vendite a tempo sui siti del club on line). Curioso è notare che nonostante la diffusione di altri sistemi operativi (primo fra tutti Android), il mobile commerce sembra anche nel 2011 un business supportato
Il fenomeno dell’e-commerce è complesso e stratificato. Arrivato tardi nel nostro Paese, e a fatica sviluppatosi, è balzato recentemente agli onori della cronaca. Per quale motivo? Semplicemente, sono contestualmente maturati altri fattori che ne hanno decretato il successo. Prima di tutto la crisi economica ha impresso una bella sterzata agli acquisti: anche chi può e non ha problemi di portafoglio, preferisce non buttare al vento la pecunia e scegliere canali di acquisto alternativi al classico negozio, che garantiscano promozioni e risparmio sul costo imposto al punto vendita. In seconda battuta, il consumatore in sé sta cambiando: come ci spiegano le ricerche, c’è una fascia di consumatori che possiamo definire “all’avanguardia”, che ha completamente modificato il processo di acquisto. Gli step che conducono alla scelta di un bene (orologio, auto, gioiello e soprattutto tecnologia) nascono e si concludono on line. L’utente si fa un’opinione frequentando blog e forum, si fida dei suoi pari molto più che delle informazioni fornite dalle aziende. Sceglie tra più siti quello più affidabile e conveniente. E acquista on line, ove possibile. Se invece si reca nel punto vendita, comunque arriva molto più preparato dei commessi stessi e ha già perfettamente in mente quale modello o gamma di prodotto desidera fare suo. Anche i manager più impegnati, che tipicamente
La dinamica delle vendite e-commerce B2c in Italia (2004-2011) 58
Stile
prevalentemente da iOS di Apple (e quindi iPhone), che pesa per l’80% sul valore totale delle vendite: uno strapotere dettato dalla potenza di un brand che attualmente, dal punto di vista del marketing, non ha eguali. Ma cosa si acquista, on line? Tipicamente vacanze, tecnologia e abbigliamento: i dati per comparto segnalano infatti che il turismo, nonostante una leggera riduzione di quota rispetto al 2010, continua a valere il 49% dell’e-commerce in Italia. A seguire, con il 10% ciascuno, troviamo l’informatica e l’elettronica di consumo e l’abbigliamento, con il 9% le assicurazioni, con il 3% l’editoria musica e audiovisivi e con l’1% il grocery. Il restante 18% è costituito da tutti gli altri comparti, tra cui spiccano per importanza le ricariche telefoniche e il couponing (con quasi il 4% delle vendite online ciascuno), seguite dal c2c di eBay.it e, infine, dal ticketing per eventi (pari all’1,5% dell’e-commerce b2c). Al di là delle percentuali, due fenomeni hanno sparigliato il mercato italiano dell’e-commerce in questo 2011: il fenomeno della couponmania e l’ingresso di player quali Amazon che hanno avuto il merito di portare on line nuovi clienti. La couponmania, con i suoi siti di riferimento (Groupon in primis ma anche Glamoo, Groupalia, LetsBonus, Jumpin, Poinx, Prezzo Felice), permette agli utenti di acquistare a prezzo stracciato beni e servizi dal costo molto più elevato, con la logica del passaparola che porta a raggiungere un certo numero di iscritti alla promozione (unica garanzia perché la promozione stessa prenda vita). Il weekend nel costosissimo resort, un ciclo di massaggi in una Spa appena aperta: se da una parte l’utente medio si avventura in territori a lui tipicamente lontani, le aziende fanno cassa e soprattutto generano traffico e aumentano la notorietà del brand, mentre gli utenti con una maggiore capacità di spesa osservano il tutto con un certo distacco. Molto più appetibili per i manager sono invece le occasioni di acquisto di libri e musica direttamente consegnati a casa o in ufficio, così come la prenotazione di un biglietto per un concerto o la stipula dell’assicurazione Rc auto. L’abbigliamento griffato ha sempre il suo “dominus” nel sito Yoox.com, vero punto di riferimento per gli amanti della moda costosa. E siccome non di solo lavoro si vive, ecco arrivare le buone performance degli operatori turistici, Alitalia, Lufthansa, Trenitalia, Venere, Voyage Privé, a riprova
La distribuzione delle vendite per comparto merceologico (2005-2011)
del fatto che, nonostante l’incertezza economica latente, alcuni target di consumatori continuano a spostarsi e a prediligere la comodità dei servizi offerti on line.
L’oro luccica, ma solo in certe vetrine Il futuro? Come direbbero gli ideatori di campagne pubblicitarie glam “è già ora”. Appena cementificato, l’e-commerce già viene marcato stretto dal mobile commerce, e da un nuovo fenomeno, tutto da scoprire, destinato forse a sparigliare nuovamente il mercato: il social commerce, ossia l’utilizzo a fini transazionali dei social network da parte dei siti di e-commerce. Il destino di questo canale è tutto da verificare. Per quanto ci riguarda, è difficile pensare che un target top di consumatore scelga Facebook per acquistare una borsa firmata o un massaggio presso la propria Spa di riferimento. In questo mercato virtuale che si va componendo, a mano a mano che aumenterà l’offerta, il pubblico sceglierà il suo personale canale, per azioni ben identificate, riservandosi la possibilità di concludere on line l’acquisto del bene o servizio, senza l’ansia di digitalizzare anche il pensiero e il gusto. Impossibile credere che Porsche metta in vendita on line i suoi modelli. Però è presente già oggi su Twitter, Facebook, ha un’App per gli iPhone: tutto il resto, direttamente dal concessionario. Perché alcune esperienze non si possono demandare al web. 59
Arte
Il lusso contro la recessione Il lusso si conferma bene rifugio: il mercato dei preziosi, stando a un report a cura dell’Area Research di Banca Mps, risulta ancora in crescita nell’ultimo anno, e anche il segmento del gioiello mostra rendimenti positivi in Borsa Un comparto che mostra crescite sensazionali, grazie alla sua natura anticiclica e al sensibile rialzo dei prezzi dei metalli che costituiscono il sottostante. Allo stesso tempo, tiene bene l’industria del gioiello italiana. E anche in Borsa il gioiello di lusso si conferma un investimento che crea valore. Sono le principali indicazioni che emergono dal report “L’investimento in preziosi: beni rifugio d’eccellenza” a cura dell’Area Research di Bmps. Nel rapporto vengono sintetizzati i risultati dell’ultimo quinquennio delle principali aste internazionali di gioielli
per gli smeraldi. Sulla piazza newyorkese sono apprezzati soprattutto i diamanti di grande caratura bianchi, come pure le grandi pietre di colore e i diamanti colorati. I gioielli degli anni ‘20 e ‘50 sono molto graditi sia nel vecchio sia nel nuovo continente. Il mercato inglese è più orientato verso i diamanti a ‘taglio cushion’ per la loro particolare lucentezza e per il loro fascino. In Italia invece si afferma sempre più l’interesse per i gioielli d’epoca, grazie a una consolidata tradizione orafa che ha prodotto manifatture, design e proporzioni di qualità elevata. Le firme, note
e preziosi (Ginevra, Londra, New York e Hong Kong) attraverso l’indice Mps Jewels Index. Tra i vari beni rifugio, il segmento gioielli mostra un progresso considerevole: il Mps Jewels Index ha fatto registrare infatti un +160,8% negli ultimi cinque anni e un +16,5% nell’ultimo anno. I dati indicano che i gioielli firmati o d’antichità sono un investimento sicuro. Oltre ai diamanti, rimangono sempre molto apprezzate le pietre naturali (non trattate) e le perle naturali (non coltivate). Secondo il report, il successo del segmento è da attribuire a due motivi principali: innanzitutto il gioiello è visto come un bene rifugio di garanzia; in secondo luogo, il valore del sottostante (oro, argento, diamante ecc.) è cresciuto sensibilmente in questo periodo di recessione. Per quanto riguarda i tassi di unsold, i valori registrati nelle aste dedicate di gioielli e preziosi degli ultimi cinque semestri si assestano sui livelli dei tassi medi del quinquennio (tasso medio per lotto 21,4%, per valore 17,6%), e comunque ben al di sotto dei picchi raggiunti nel 2008. “Rispetto al passato, dicono gli analisti di Mps, la domanda di preziosi si concentra più su diamanti di qualità superiore, pietre con colorazione particolare come il Birmano per i rubini, il Kashmir per gli zaffiri e il Colombiano (Muso)
a livello internazionale, aggiungono valore al gioiello mediante design raffinati e fattura perfetta. In ogni caso, al fine di realizzare un investimento in diamanti è necessario valutare le cosiddette 4 C: colore (Color), purezza (Clarity), taglio (Cut) e caratura (Carat). Da non trascurare, inoltre, proporzioni, fluorescenza e politura”.
Oro e argento: volatili e anticiclici Con riferimento ai metalli pregiati, l’oro, ovvero il più classico dei beni rifugio, mostra una volatilità alta nel breve periodo e un trend di lungo rialzista. Al pari dell’argento, diventa appetibile in termini di bene rifugio quando tutte le altre opportunità di investimento mostrano elevata e prolungata volatilità. L’oro è storicamente anticiclico rispetto alla Borsa. Data la contestuale situazione di crisi che coinvolge gli altri asset finanziari, i metalli pregiati dotati di mercato ufficiale offrono, oggi, una credibile opportunità di investimento. Negli ultimi cinque anni l’oro è cresciuto del 144,4%, l’argento del 218,2%; con riferimento all’ultimo anno l’elevata crescita dell’argento (+97,8%), dipende dalla spiccata volatilità, conseguenza di un mercato non molto vasto, dell’aumento della domanda da parte del settore 60
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disponibile per beni voluttuari. In ogni caso, il legame tra oreficeria e fashion system sembra destinato ad aumentare anche in futuro almeno per i marchi storici della gioielleria tradizionale italiana e per gli operatori che insistono già su settori attigui al lusso”. Infine, nel focus dedicato alle performance borsistiche del gioiello di lusso, emerge che il Mps Jewels Market Value Index nel periodo gennaio 2007 - settembre 2011 è risultato
industriale e di un maggiore interesse suscitato come investimento. “Nell’attuale congiuntura macroeconomica è normale assistere a improvvise e violente cadute dei prezzi; l’oro ad esempio nel solo mese di settembre 2011 ha perso il 12%, ma si prevede un consolidamento del movimento rialzista dei due metalli, fino almeno alla prossima primavera 2012, dettato ancora più da una sostenibile mancanza di opportunità sugli altri cespiti che da reale forza del sottostante”. Anche il mercato dei diamanti risulta in positivo, sia perché i diamanti sono per definizione una risorsa destinata ad apprezzarsi nel tempo sia per la forte domanda proveniente da Cina, India, Stati Uniti ed Europa. Complessivamente la performance realizzata negli ultimi 5 anni è +55,2% e nell’ultimo anno +15,2 per cento. Il mercato dei preziosi (sintetizzato nel Mps Jewels Index e rappresentato da oro, argento e diamanti) ha saputo apprezzarsi in questa fase di recessione, garantendo rendimenti positivi anche in termini reali. Il Mps Jewels Index è cresciuto sia per il rincaro del sottostante sia perché in periodi di crisi il prezioso rappresenta un investimento perfettamente anticiclico.
Le prospettive del gioiello italiano Dall’analisi sulle prospettive dell’industria del gioiello italiano emerge che la crescita della produzione e dell’export risente più del rincaro dei metalli preziosi (oro soprattutto) che dell’incremento effettivo della domanda reale. “La pressione competitiva risulta in crescita. Le cause sono molteplici: la difficoltà di reperimento di manodopera qualificata, la crescita del costo materie prime, l’assenza di economie di scala, l’alta volatilità dei cambi (€/$ soprattutto), senza dimenticare la diminuzione del reddito
in crescita del 28,4%; tuttavia, dall’inizio dell’anno a oggi la diffusa difficoltà dei mercati finanziari ha fatto registrare un rendimento negativo del 20,5% in linea, comunque, con tutti gli altri indici nazionali considerati.
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L’arte come bene rifugio Il decimo Art Market Report a cura dell’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena prevede un mercato dell’arte in ripresa malgrado la crisi economica
Il fatturato dell’Arte diviso tra Pittura e “arti minori”
Nell’analisi per comparti, il Mps Art Old Masters e 19° sec. Index, risulta in flessione nel primo semestre 2011 del -12,2% rispetto all’anno precedente, ma è previsto in forte crescita nel secondo semestre (+134,8% circa sul primo semestre 2011) a causa della normale stagionalità del comparto. Il comparto Pre War (Impressionismo e avanguardie Post-Impressioniste, ndr) è stimato in ripresa rispetto al I semestre del 2011 (+34,7% circa), sebbene il confronto anno su anno rimanga negativo: -8,5% circa.
Il mercato dell’arte conferma le qualità dimostrate negli ultimi cinque anni, posizionandosi fra i beni rifugio più remunerativi su piazza. In questo momento di crisi economica e di turbolenza sui mercati finanziari, spiccano in particolare le performance a uno e cinque anni di gioielli e preziosi. Sono le principali conclusioni del decimo Art Market Report a cura dell’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena. Il report sintetizza i risultati del terzo trimestre 2011 e stima gli esiti del quarto trimestre, analizzando i soli battuti delle maggiori aste ricorrenti mondiali dell’ultimo quinquennio. Le stime prevedono una buona ripresa del settore nel prossimo futuro: “solo il segmento Post War (arte post-moderna e contemporanea, ndr) sconta ancora la crisi di liquidità dei mercati finanziari, ma l’exploit dei mercati asiatici infonde fiducia”.
Il mercato della pittura: chi sale e chi scende Per quanto riguarda il mercato della pittura, nel secondo semestre 2011 il Mps Global Painting Art Index è previsto in crescita del +17,6%, ma ancora al di sotto dei livelli raggiunti nel 2010 (-3,6%) a conferma della fase riflessiva attraversata dal mercato. Nel complesso, la performance stimata dall’Indice è migliore dei risultati attesi sui singoli comparti a maggior contribuzione (Pre War e Post War), grazie ai positivi risultati delle aste pluri-comparto ricomprese nel solo indice globale. In ogni caso, nei primi nove mesi del 2011 il tasso di unsold medio si è stabilizzato nella regione al 20%, in costante calo dal 2008 (27,4 per cento). “Il fenomeno, spiega il rapporto, dipende anche da mutati fattori previsionali: nel 2008 e dopo quattro anni di continua crescita del mercato le aspettative dei venditori si erano posizionate su livelli di prezzi che il mercato non poteva più garantire, come pure c’era una oggettiva difficoltà delle case d’asta a fare valutazioni pre-asta corrette in un mercato in rapida evoluzione. Oggi si assiste a un migliore assestamento tra valutazione/aspettative che permette un minor tasso di unsold”.
MPS Global Painting Art Index
“Oggi i collezionisti tendono a investire in opere selezionate e sicure, dice il report: non stupisce che in questi momenti di crisi globale il segmento che registra maggiori ricavi sia quello Pre-War (1850-1950). I grandi maestri impressionisti e post impressionisti sono considerati un investimento sicuro, al pari degli Old Masters che scontano, rispetto ai primi, un mercato di fascia alta più ristretto”. Nel complesso, è comunque il Mps Art Post War Index il comparto maggiormente colpito negli ultimi cinque anni dalla crisi del mercato: nel primo semestre 2009 l’indice era già sceso al di sotto dei livelli del 2006 e, secondo 62
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stime interne, anche nel secondo semestre 2011 risulterà lontano dal picco toccato nel primo semestre 2008. “La crisi che ha investito il segmento si è manifestata seguendo un processo ricorrente: inizia come crisi di liquidità sui mercati finanziari, si trasferisce poi all’economia reale e infine colpisce il segmento del contemporaneo (andamenti simili nel ’91 e nel 2008-2009). Rimangono solitamente esenti dal tracollo, almeno all’inizio, i prezzi di fascia alta (oltre 100mila euro) che scontano un ‘gap temporale’ di 6-12 mesi nell’avvertire la crisi”. In questo contesto, l’elemento più rassicurante per il mercato è rappresentato dalla crescita della Cina e delle altre piazze asiatiche sul segmento contemporaneo che potrebbe riportare il comparto ai livelli pre-crisi. “Il compratore cinese sembra essere particolarmente interessato ad acquisti speculativi e/o acquisti di status. Come conseguenza, gli artisti cinesi sono in forte ascesa, sostenuti dalla forte domanda locale; crescono per fatturato le case d’asta d’Oriente nella top ten mondiale e sempre più player occidentali cercano di entrare nel nuovo ricco mercato aprendo punti commerciali”. Il contraltare della crescita cinese e asiatica è lo stato attuale dell’Italia nel comparto contemporaneo: risulta infatti in calo sia la quota sul fatturato mondiale (1,9% rispetto al punto di massimo 3,6% del 2009) sia il numero di appuntamenti d’asta; inoltre, nessuno degli artisti italiani compare nella top ten dei record dell’ultimo anno.
Anno 2011: ricavi per segmento aggiornati al III trimestre
e del Mps Jewels Market Value Index nel periodo settembre 2008 - settembre 2011 sono decisamente positivi (rispettivamente +24,7% e +63,5%) e superiori agli altri indici borsistici nazionali considerati, tutti in terreno negativo: Smi (-4,9%), Cac 40 (-36,7%) e Ftse Mib (-54,5%) ad eccezione dello S&P 500 (+2,7%). Dall’inizio dell’anno a oggi, tuttavia, le performance del Mps Art Market Value Index e del Mpa Jewels Market Value Index risentono della difficoltà dei mercati finanziari assumendo segno negativo (-13,5% e -20,5%), ma come noto sono negative anche le performance di tutti gli altri indici, che oscillano tra il -31,9% del Ftse Mib e il -10,7% dello S&P500.
Il segmento Jewels Nel comparto delle “arti minori”, il segmento Jewels mostra i tassi di crescita più interessanti, con un +160,8% negli ultimi cinque anni (primo semestre 2011 rispetto al primo semestre 2006) e una previsione positiva per il secondo semestre 2011 (+30,2% su anno precedente). “Il successo del segmento è da attribuire a due motivi principali: innanzitutto, il gioiello è visto come un bene rifugio di garanzia; in secondo luogo, il valore del sottostante (oro, argento, diamante) è cresciuto sensibilmente in questo periodo di recessione”. I rendimenti di Borsa del Mps Art Market Value Index
Tassi di unsold medio 2008/2011 63
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