n. 6 / giugno luglio 2011
editoriale
Così parlò il Fondo Monetario
speciale Trading on line
storie di business Banca Popolare S. Angelo / Crif
stile
Oltre la moda, l’identità personale / Torna a settembre…
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Flash News
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Focus corner • Attenti all’America Latina / Kieran Curtis, di Aviva Investors
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• Lo sviluppo è l’antidoto della sfiducia / Thomas Härter e Andrea Ferrante di Swisscanto
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• Fuori dal rischio / Venkatraman Anantha Nageswaran di Julius Baer
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• Piigs: a che punto siamo? / Eric Chaney e Laurence Chieze-Devivier di Axa Investment Managers
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• Stabilità finanziaria e debito, preoccupazioni globali / Mike Riddell di M&G
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News&Eventi • Antiriciclaggio e compliance: l’approccio e la soluzione Crif
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• Il peso degli shock sui mercati
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• I cyber criminali cambiano tattica
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• L’importanza dell’educazione finanziaria
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• Le minacce informatiche tra social network e mobile
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• Genertel premia la guida responsabile
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• Quando la qualità fa la differenza
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• A prova di forza
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• La gestione dei sinistri è strategica
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• Largo agli istituti di pagamento
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Speciale: Trading on line • Il made in Italy? Si sperimenta anche nel trading on line
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• Il futuro è delle nuove piattaforme
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n.6 giugno - luglio 2011
• Il segreto del successo? Non solo commissioni
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• Trading per tutti
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• I trader on line? Sono “social” per vocazione
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• Così si supporta il trader
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• Innovatori ante litteram
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Performance
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Carriere
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Storie di business • Virtualizzazione vuol dire risparmio
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• Espansione globale
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Stile • Oltre la moda, l’identità personale
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• Torna a settembre…
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Arte • Il mercato dell’arte: consigli per l’uso
Banca&Mercati è un periodico on line Registrazione presso il Tribunale di Milano, n. 291 del 26/05/2010 Banca&Mercati è una testata di Business Gallery di Andrea Bigi, P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Anno II numero 6 giugno - luglio 2011
Banca&Mercati Blend Tower, Piazza IV Novembre 7 20124 Milano Tel. +39 02 87 34 30 19 Fax +39 02 87 34 44 44 www.bancaemercati.com BG Business Gallery di Andrea Bigi P.Iva IT07041300968 C.F. BGINDR69H16E897M Via Ariberto 22, 20 123 Milano
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Direttore responsabile Andrea Bigi Testi a cura di Andrea Bigi e Elena Giordano Bellini Grafica e web Carlo Ghelfi per informazioni e segnalazioni info@bancaemercati.com per informazioni commerciali Valeria Rossana Volpe commerciale@bancaemercati.com hanno collaborato Eric Chaney, Kieran Curtis, Laurence Chieze-Devivier, Rossella Esposito, Andrea Ferrante, Thomas Härter, Venkatraman Anantha Nageswaran, Serena Piccirillo, Mike Riddell, Francesca Rossetti
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Andrea Bigi, direttore di Banca & Mercati
Così parlò il Fondo Monetario Nessuno dubita sulla competenza del Fondo Monetario Internazionale. Nemmeno i guai giudiziari del suo ormai ex direttore Dominique Strauss Kahn possono minare l’autorevolezza di una istituzione che da quasi settant’anni opera con l’obiettivo, essenzialmente, di promuovere la cooperazione monetaria internazionale e facilitare l’espansione dei commerci attraverso la stabilità dei rapporti di cambio. Dunque quello che dice l’Fmi va tenuto sempre in debita considerazione. Anche quando i suoi ispettori, al termine della loro recente missione in Italia, sembrano aver scoperto l’acqua calda affermando cose sostanzialmente ovvie che però la maggioranza dei nostri commentatori sembra aver dimenticato. Che l’economia italiana sia entrata in una fase di ripresa anche grazie al consolidamento di bilancio e al rafforzamento della stabilità finanziaria è un dato di fatto che tutti quanti, soprattutto in questa pessima fase di zuffe pre e post elettorali, hanno accuratamente evitato di sottolineare preferendo concentrarsi sull’improbabile tema delle “riforme”. Gli ispettori del Fondo quasi si stupiscono affermando che l’obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 è alla portata di questo Paese sempre più spesso descritto sull’orlo del baratro purché si abbia il coraggio di attuare un’ulteriore razionalizzazione della spesa pubblica. Su questo punto concorda anche l’Ocse, mai troppo tenero con l’Italia, secondo il quale l’Italia dovrebbe centrare gli obiettivi di risanamento sui conti pubblici proseguendo sulla riduzione del deficit: il disavanzo dovrebbe infatti calare al 3,9% del Pil nel 2011 e al 2,6% nel 2012, quindi di nuovo entro i parametri di Maastricht. Proprio come il Fondo, l’Ocse fa comunque notare che per raggiungere questi obiettivi è necessario “un continuo controllo sulla spesa e ulteriori miglioramenti sul gettito fiscale” anche perché è prevedibile un aumento dei costi sul debito pubblico visto il probabile incremento dei tassi di interesse nel medio termine. Riscoprendo per l’ennesima volta il dualismo Nord-Sud che caratterizza l’economia italiana, il Fondo trova comunque il modo di dire la sua anche sull’inflazionatissimo tema del federalismo, che
non deve minare la nostra disciplina di bilancio e magari attuarsi attraverso un meccanismo a velocità variabile, “a riflesso delle differenze regionali sulle capacità di amministrazione”. Ma il vero nodo da sciogliere, sottolinea infine il Fondo, resta quello della bassa crescita del Paese, trainata principalmente dall’export. Qui i commenti degli ispettori si fermano. Se proseguissero, dovrebbero spiegarci che la crescita italiana è sempre stata guidata dall’export soprattutto perché, almeno fino all’ingresso nell’Euro, ha potuto giovarsi proprio di quella svalutazione competitiva della propria divisa che l’Fmi non ha mai visto di buon occhio. E non potrebbero aggiungere che l’altra storica leva di sviluppo della nostra economia, quella fiscale, è stata in pratica anestetizzata dal vincolo dei parametri di Maastricht per entrare nell’Unione Europea. Chi ha sempre fondato la propria crescita sul debito pubblico e la svalutazione monetaria, dimenticandosi completamente di puntare sulla competitività dei fattori produttivi e la competitività tout court del Sistema Paese, ha dunque ben poche possibilità di recuperare terreno in breve tempo nel nuovo contesto europeo. E’ già positivo che le eccellenze di prodotto che ancora contraddistinguono l’Italia in molti campi abbiano comunque continuato a esprimersi sul mercato, consentendoci una dignitosa linea di galleggiamento. Ma il recupero vero e proprio non può che passare attraverso un nuovo patto sociale che coinvolga tutte le forze politiche ed economiche del Paese, tenendo presente le nuove regole del gioco che governano il mercato globale. Andrea Bigi
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Flash news
Credito: domanda piatta dalle imprese Sono i dati evidenziati dal Barometro Crif per il primo trimestre 2011
Directa presenta dBar e Conto Fx Il primo strumento permette di seguire l’andamento dei mercati in tempo reale; il secondo soddisfa la crescente richiesta di trading sui cambi valutari
Nei primi tre mesi del 2011 la domanda di credito delle imprese italiane è risultata piatta. Lo evidenzia il Barometro Crif elaborato sulla base del patrimonio informativo di Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie di Crif. Il dato è sostanzialmente in linea rispetto a quello dello stesso periodo del 2010, quando però si era registrata una brusca frenata rispetto al 2009. Analizzando l’andamento degli ultimi anni, da quando sono emersi i primi segnali di congiuntura economica negativa, emerge infatti il notevole incremento registrato nel primo trimestre 2009 rispetto al 2008 (+25%), seguito da una contrazione della domanda nel primo trimestre 2010 rispetto al 2009 (-8%) e dalla “crescita zero” della domanda nel primo trimestre 2011.
Directa Sim ha reso disponibili due nuovi strumenti per gli appassionati della finanza. Per chiunque sia interessato a seguire l’andamento dei mercati in tempo reale, Directa fornisce in collaborazione con il sito Finanza Online la dBar, accessorio scaricabile gratuitamente da Internet senza registrazione né altre formalità che consente di conoscere in tempo reale l’andamento dei principali mercati europei, incluso un piccolo grafico dell’andamento intraday.
Attualmente sono disponibili dIta, dGer e dFra, rispettivamente per i mercati azionari italiano, tedesco e francese, e d€/$, che fornisce, sempre secondo per secondo, il valore del cambio spot €/$. “Per il calcolo di dIta, dGer e dFra, spiega Mario Fabbri, amministratore delegato di Directa, abbiamo preso la media tra BID e ASK dei singoli titoli azionari e, in luogo dei coefficienti dei panieri dei mercati primari, utilizziamo una regressione multipla autoadattativa, che tipicamente garantisce uno scostamento inferiore allo 0,1% dagli indici ufficiali. dBAR è in continua evoluzione e contiamo di aggiungere prossimamente un lettore di notizie Rss. Vista la perdurante chiusura di molte fonti sulla diffusione in tempo reale delle loro quotazioni, crediamo che questa iniziativa possa essere di interesse per gli appassionati della finanza: ci siamo quindi messi in grado di servire contemporaneamente anche decine di migliaia di utenti senza degrado o ritardi dell'informativa”. Inoltre Directa ha presentato il Conto Fx, che nasce per soddisfare la crescente richiesta di trading sui cambi valutari, ma mantiene rigorosamente le operazioni nell’ambito dei mercati regolamentati. “Tutto questo perché Directa, continua Fabbri, vuole restare un puro intermediario, senza risultare in nessun caso controparte dei propri clienti; ciò elimina alla radice ogni possibile conflitto di interessi che potrebbe prodursi in esecuzioni fuori mercato in cui la perdita/guadagno dei clienti diventa il guadagno/ perdita del broker o viceversa. L’utente del ‘conto Fx’ opera invece su veri mercati, con un vero book di ordini”.
Spiega così il fenomeno Enrico Lodi, direttore generale Credit Bureau Services di Crif: “Le imprese italiane, dopo avere avuto una reazione quasi ‘di pancia’ alla crisi, con un picco di domanda che ha avuto il suo culmine nel primo trimestre 2009, come se l’aspettativa fosse di un imminente e drammatico razionamento del credito, si sono via via riposizionate su livelli di domanda commisurati alle reali esigenze, in attesa del consolidamento della ripresa”. Per quanto riguarda la distribuzione complessiva delle richieste effettuate dalle imprese, si è verificato un graduale spostamento verso la fascia di importo più bassa (fino a 75mila euro) rispetto allo stesso periodo del 2010. “Lo spostamento delle preferenze delle imprese verso la fascia di importo più contenuto può essere interpretata in due modi, dice Lodi: una chiave opportunistica e prudenziale, legata alla maggior facilità di accedere al credito per importi più contenuti in attesa che i positivi segnali di ripresa degli ordinativi, già registrati negli ultimi mesi, si consolidino ulteriormente in favore di una maggior sostenibilità del servizio del credito in relazione a un migliorato equilibrio economico-finanziario prospettico dell’impresa che lo richiede; una chiave gestionale, riconducibile alla ottimizzazione e innovazione dei processi di produzione operata durante i mesi più bui della crisi, che ha ridotto la necessità di accompagnare l’utilizzo di risorse proprie con l’accensione di nuove linee di finanziamento per sostenere l’attività aziendale”. 8
Flash news
Finprogex-Sace. “L’accordo, dice Corrado Savigni, direttore della divisione Corporate di Bper, è in linea con la tradizione di Bper che da sempre è vicina al tessuto imprenditoriale delle aree in cui opera. Del resto anche nel 2010 Bper ha incrementato gli impieghi alla clientela, non facendo mancare il proprio sostegno all’economia dei territori serviti”.
Bper sostiene le imprese Con plafond da 30 milioni di euro per le imprese modenesi e veronesi Bper sostiene le imprese sul fronte dell’accesso al credito mettendo a disposizione, in collaborazione con Confindustria Modena, un plafond di 30 milioni di euro (fruibile fino al 30 giugno 2012) da dedicare a tre temi: la ricapitalizzazione aziendale, nuovi investimenti e progetti di internazionalizzazione. In base all’intesa, che di fatto rinnova l’accordo dello scorso anno con Confindustria Modena, la banca si impegna a effettuare l’istruttoria delle pratiche entro 20 giorni lavorativi dalla ricezione della documentazione completa da parte dell’azienda associata a Confindustria Modena. Particolare rilievo merita la creazione del prodotto ad hoc Finprogex, parte della gamma di offerta di prodotti finanziari con Finpreshipment, destinato a finanziare la realizzazione di commesse estere garantito fino al 70% dal gruppo assicurativo-finanziario Sace. Il finanziamento è a breve-medio termine a scadenza fissa; vi possono accedere le società di capitali o cooperative con un fatturato fino a 250 milioni di euro. “Abbiamo migliorato i contenuti dell’accordo, spiega Luigi Odorici, vicedirettore generale di Bper,per poter lavorare ancora di più e ancora meglio al fianco delle imprese e supportarle nei processi di una ripresa che ci auguriamo possa consolidarsi e rilanciare la nostra economia locale”.
Visa Europe: 100 milioni di euro all’anno per la convergenza nei pagamenti Tra carte di pagamento, tecnologia mobile ed e-commerce Cento milioni di euro all’anno: è la cifra che Visa Europe investirà per accrescere il proprio business puntando sulla convergenza tra carte di pagamento, tecnologia mobile e commercio elettronico. A breve vedranno la luce programmi di pagamenti mobile e un nuovo programma per il commercio elettronico. Peter Ayliffe, chief executive di Visa Europe
“Stiamo assistendo a una crescita a doppia cifra nell’utilizzo delle carte Visa in Europa, spiega il chief executive di Visa Europe Peter Ayliffe, in particolare nel comparto delle carte di debito. Proseguiremo questa crescita nel breve-medio termine grazie alla progressiva sostituzione dei contanti, ma anche grazie alla affermazione delle tecnologie contactless e mobile e al forte impulso del commercio elettronico. Per cogliere al meglio queste opportunità, Visa Europe investirà 100 milioni all’anno. I primi risultati di questo impegno economico vedranno la realizzazione di programmi di pagamenti mobile prima del termine del 2011 e, immediatamente a seguire, il lancio di un nuovo programma per il commercio elettronico al fine di rendere questa modalità di pagamento sempre più comoda e sicura”. Nel 2011 Visa Europe sta crescendo del 22,6% nelle transazioni elaborate e del 10,6% nei volumi di acquisto. “In dieci anni, commenta Ayliffe, siamo passati da 1 euro ogni 18 spesi in Europa su carte Visa a 1 ogni 8. Oggi il nostro impegno mira ad accelerare il processo di sostituzione del contante portando sul mercato soluzioni di pagamento che creino una vera convergenza tra pagamenti elettronici, tecnologia mobile e commercio elettronico”.
Da sinistra Corrado Savigni, direttore divisione Corporate Bper, e Franco Miller, presidente Piccola Industria Verona
Bper ha concluso un accordo del tutto simile anche con Confindustria Verona. In questo caso il plafond di 30 milioni di euro è disponibile fino al 31 marzo 2012 con le stesse finalità: finanziare nuovi investimenti, progetti di ricapitalizzazione aziendale e progetti di internazionalizzazione. L’accordo prevede prestiti partecipativi per la ricapitalizzazione, finanziamenti in leasing, mutui Bper con fondi della Banca Europea degli Investimenti, mutui assistiti dalla garanzia diretta del Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi promosso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e finanziamenti destinati alla realizzazione di impianti fotovoltaici. Sono inoltre previsti finanziamenti per progetti di internazionalizzazione 9
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Un cliente su tre utilizza il web Lo rivela un’indagine Abi sull’Internet banking realizzata in collaborazione con GfK Eurisko Un cliente bancario su tre accede ai servizi bancari anche via web. Si tratta di un fenomeno in netto aumento, tanto che in cinque anni i numeri sono quasi triplicati, dal 12% del 2005 al 34% del 2010. E’ quanto emerge dall’ultima indagine Abi sull’Internet banking, realizzata in collaborazione con GfK Eurisko. Sono circa 10 milioni gli italiani che utilizzano l’home banking ma che non rinunciano a frequentare le filiali (80% dei casi) quando sono in cerca di consigli. In media, il cliente contatta la banca 120 volte l’anno, tra visite in agenzie, Atm, Internet e call center. L’agenzia viene visitata meno spesso di qualche anno fa (oggi 1,5 volte al mese, nel 2005 circa 2) e soprattutto per le scelte più complesse. In ogni caso, l’approccio dei quasi 30 milioni di clienti bancari si è trasformato. I clienti multicanali, cioè coloro che usano sia Internet che l’agenzia, sono oggi 8 milioni di persone. Quelli super-tecnologici, che non si muovono da casa e fanno pagamenti e altre operazioni solo attraverso il proprio pc o gli Atm, sono arrivati a quota 2 milioni. Quelli tradizionali (vanno solo in Bper e Bei finanziano chi investe agenzia o all’Atm) restano comunque la maggioranza nelle rinnovabili (17 milioni). Il progetto prevede un prestito deliberato dalla Bei per 150 milioni di euro destinato a Meliorbanca Intesa Sanpaolo, via alla filiale hub di Dubai Coordinerà tutte le sedi della divisione Corporate e Investment Banking attualmente presenti nell’area
Un accordo per il finanziamento di progetti nei settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Lo hanno siglato la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Il progetto, denominato “Bper energia rinnovabile framework loan”, è un prestito deliberato dalla Bei per un importo complessivo di 150 milioni di euro destinato interamente a Meliorbanca, banca del gruppo specializzata nelle attività di credito alle imprese, alla quale toccherà individuare e valutare i progetti da sottoporre all’approvazione definitiva della Bei. Lo schema di finanziamento prevede la finanziabilità fino al 100% degli investimenti: il 50% sarà coperto dai fondi Bei, mentre Meliorbanca si impegnerà per la quota restante con durate fino a 20 anni. Il totale degli investimenti attivabili sarà quindi fino a 300 milioni di euro. “Questo nuovo accordo strutturato con Bei dalla divisione Corporate di Bper, dichiara il responsabile della divisione Corrado Savigni, riafferma l’elevata qualità del servizio finanziamenti che il Gruppo Bper è in grado di offrire, riuscendo a operare ad ampio spettro e con modalità spesso innovative ritagliate sulle esigenze dell’impresa cliente. La particolare esperienza di Meliorbanca nei processi di sviluppo delle imprese attraverso attività di corporate lending ad alto valore aggiunto permetterà di accompagnare l’impresa nella definizione del progetto e non solo con la semplice erogazione del credito”.
Intesa Sanpaolo prosegue nei progetti di sviluppo e rafforzamento internazionale della divisione Corporate e Investment Banking. A Dubai è stata costituita la filiale hub dedicata all’area del Mediterraneo e del Medio Oriente, che coordinerà tutte le sedi della divisione attualmente presenti nell’area: Gaetano Micciché, direttore generale di Intesa Sanpaolo Beirut, Casablanca, Il Cairo, Istanbul e Tunisi. La filiale di Dubai è il quarto hub della Direzione Internazionale della divisione e si aggiunge alle filiali hub di Londra, Hong Kong e New York. Sempre nell’ottica di sostenere le imprese che intendono affacciarsi sui mercati internazionali, inoltre, Intesa Sanpaolo sta studiano nuovi prodotti e servizi dedicati che andranno ad aggiungersi alle soluzioni già disponibili per la clientela come Export 360°, International+ e Tradeway. “Semplificare i meccanismi e trovare nuove soluzioni per sostenere e accompagnare le imprese italiane che vogliono portare i propri prodotti all’estero e confrontarsi sui mercati internazionali, dichiara Gaetano Micciché, direttore generale di Intesa Sanpaolo, è da sempre uno dei principali obiettivi che la banca si è voluta porre. Con il nuovo Piano d’Impresa ci siamo impegnati ancora di più per dotare le strutture estere di Intesa Sanpaolo di 10
Flash news
tutti gli strumenti idonei a soddisfare le esigenze dei clienti; reti ben organizzate, prodotti e servizi innovativi dedicati, professionalità sui mercati internazionali, sono requisiti fondamentali per garantire un adeguato supporto ai clienti, italiani ed esteri, che vogliono trovare nuove strade di crescita attraverso l’internazionalizzazione delle attività”.
UniCredit con Assolombarda per l’internazionalizzazione delle Pmi milanesi La banca fornirà consulenza e finanziamenti per l’internazionalizzazione, in particolare verso i paesi dell’Est europeo e dell’area dei Balcani Sostenere l’internazionalizzazione delle Pmi milanesi verso nuovi mercati di sbocco. E’ l’obiettivo dell’accordo siglato da UniCredit e Assolombarda, in base al quale Piazza Cordusio fornirà alle 6mila imprese associate ad Assolombarda che operano nelle province di Milano, Lodi e Monza Brianza, consulenza e finanziamenti specifici per l’internazionalizzazione, in particolare verso i paesi dell’Est europeo e dell’area dei Balcani. UniCredit si impegna inoltre ad attivare un contatto diretto e operativo tra gli imprenditori che vogliono intraprendere o potenziare la propria attività di export e le strutture estere di UniCredit, mettendo al servizio delle aziende la propria rete commerciale di circa 10mila sportelli in 22 paesi. “In un contesto economico generale caratterizzato da una domanda interna che stenta a ripartire, afferma Monica Cellerino, responsabile per il territorio della Lombardia di UniCredit, la ricerca di nuovi mercati di sbocco appare oggi l’unica vera strategia che le piccole imprese hanno per attuare nuove politiche di crescita. In questo scenario, un gruppo bancario come il nostro, fortemenAntonio Colombo, direttore te radicato sul generale di Assolombarda proprio territorio nazionale e contemporaneamente presente nei mercati esteri, può offrire una partnership estremamente vantaggiosa per gli imprenditori che vogliono implementare o potenziare le proprie esportazioni. Auspico, conclude Cellerino, che con questo accordo, che prevede anche modalità di contatto operativo molto semplici, saranno molte le imprese associate ad Assolombarda che vorranno coinvolgerci per sostenere la loro crescita verso l’estero”. “Sono certo che le nostre imprese, già altamente orientate verso i processi di internazionalizzazione, aggiunge Antonio Colombo, direttore generale di Assolombarda, sapranno cogliere i vantaggi di questo accordo per incrementare e rafforzare la loro presenza all’estero, in particolare nei paesi dell’Est Europeo e della regione dei Balcani, in molti dei quali UniCredit è spesso leader di mercato e che rappresentano un’area di grande interesse per le nostre Pmi”.
Banche italiane: ricavi in calo, ma migliora la patrimonializzazione Dall’analisi dei conti del campione di 38 gruppi bancari emerge comunque una diminuzione del Roe medio al 3,65% nel 2010
Palazzo Altieri a Roma, sede dell’Abi
Calano i ricavi delle banche italiane, che nel confronto internazionale risultano penalizzate. E’ il quadro che emerge dal Rapporto 2011 sul settore bancario a cura dell’Abi. Secondo il rapporto, basato sulle semestrali Abi e sui bilanci di fine anno, la ripresa dei finanziamenti nel nostro Paese va consolidandosi con ritmi superiori alla media europea, ma il settore ha di fronte molteplici sfide: dal controllo della rischiosità degli impieghi agli effetti della regolamentazione sul capitale, passando per un ulteriore recupero di efficienza. Dall’analisi dei conti economici del campione di 38 gruppi bancari emerge una diminuzione del Roe medio al 3,65% nel 2010 rispetto al 3,84 del 2009. Alla redditività lorda del 2010 ha contribuito negativamente il margine d’interesse, in calo del 6,6% con una riduzione di 3,2 miliardi. Anche il margine d’intermediazione è in flessione del 4,2% per circa 3,3 miliardi. Quanto alle spese amministrative, sono sostanzialmente stabili rispetto al 2009 (-0,3%), mentre l’utile d’esercizio presenta un incremento dell’1,5%, attestandosi a 7 miliardi di euro, così come il totale dell’attivo con 2.757 miliardi fa registrare una variazione positiva del 3,4% rispetto al 2009. In crescita però anche le sofferenze (44 miliardi dai 33,7 miliardi del 2009) e l’incidenza sul totale delle esposizioni creditizie verso clientela (2,2%, a fronte dell’1,7% del 2009). Da registrare peraltro il miglioramento del livello di patrimonializzazione: il Tier 1 Capital ratio passa dall’8,21% del 2009 all’8,67% nel 2010, mentre il Total Capital ratio si attesta al 12,11% rispetto all’11,60%dell’anno precedente. 11
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La project governance di Bnp Paribas migliora con Ca Technologies Bnp Paribas Personal Investors punta sulla di project and portfolio management Ca Clarity Bnp Paribas Personal Investors sta progressivamente adottando in tutte le proprie filiali a livello worldwide la soluzione di project and portfolio management Ca Clarity, con l’obiettivo di agevolare l’identificazione e la classificazione dei progetti It europei in ordine di priorità, provvedendo anche a gestire l’allocazione delle risorse sui progetti e a monitorarne l’implementazione. Grazie alle analisi effettuate dalla soluzione (disponibile in francese, inglese e tedesco), le funzioni It in Francia e Germania possono gestire le richieste in ordine di priorità sulla base della strategia aziendale complessiva della società, in modo da assicurare la consegna di prodotti e servizi nei tempi e ai costi previsti. Ad esempio, prima dell’approvazione di un progetto, il Portfolio manager e altri responsabili della banca devono stabilirne la pertinenza sulla base di fattori quali il Roi e la valenza strategica. Il Project Office applica quindi la soluzione di Ca Technologies per avvalorare la disponibilità delle risorse in base al piano delle capacità. Una volta approvato un progetto, il project manager crea
un team di lavoro e assegna i compiti in base alle risorse disponibili. La gestione del progetto segue quindi le norme Cmmi (Capability Maturity Model Integration). Per una maggiore flessibilità, i team possono utilizzare i tool di reporting per estrarre e consolidare i dati dal repository di Ca Clarity Ppm, in modo da disporre di un monitoraggio dettagliato del progetto per tutta la sua durata. Inizialmente, CA Clarity PPM è stato reso disponibile a 120 sviluppatori, poi è stato esteso a 90 utenti nel data center e infine implementato nel team di project management. “Con l’introduzione di metriche e indicatori affidabili per il monitoraggio dei progetti, la soluzione Ca Clarity Ppm ha notevolmente migliorato la trasparenza dell’It presso Bnp Paribas Personal Investors, dichiara Benjamin Mourrat, It Corporate Portfolio manager dell’istituto. Queste tecnologie integrate consentono a Bnp Paribas di ottimizzare le risorse, migliorare la classificazione e il monitoraggio dei progetti europei e gestire molteplici portafogli d’investimento. Offre anche un linguaggio comune utilizzabile in tutti i paesi”.
Banca Generali distribuisce il nuovo fondo di fondi Threadneedle Il fondo è specializzato su Emerging Market Debt, High Yield e sui fondi azionari Emerging Market
Bancassurance, Pramerica Life con la Cassa di Risparmio di Asti L’accordo prevede la distribuzione di prodotti vita rivalutabili attraverso la rete commerciale della banca
Threadneedle e Banca Generali hanno siglato un accordo per distribuire il nuovo fondo Threadneedle Global Themes in Italia attraverso la piattaforma multimanager BG Selection Sicav del Gruppo Banca Generali. Threadneedle Global Themes è un fondo di fondi creato con l’obiettivo di fornire agli investitori italiani uno strumento flessibile in grado di cogliere le opportunità offerte dai mercati finanziari nel medio-lungo periodo. Offre una gestione flessibile con un approccio Piermario Motta, direttore dinamico e una generale di Banca Generali specializzazione su Emerging Market Debt, High Yield e sui fondi azionari Emerging Market. “Grazie alle sue innovative idee d’investimento e al proprio track record di performance, commenta Piermario Motta, direttore generale di Banca Generali, Threadneedle è il partner ideale per BG Selection, che rappresenta l’evoluzione della multi-brand architecture in grado di offrire soluzioni semplici con le migliori case di gestione al mondo”.
Pramerica Life, compagnia italiana ramo vita del gruppo Prudential Financial, ha siglato un accordo di bancassurance con la Cassa di Risparmio di Asti che prevede la distribuzione di prodotti vita rivalutabili attraverso la rete commerciale della banca costituita da 129 sportelli in Piemonte e Lombardia. “L’accordo siglato con Pramerica Life, spiega Carlo Demartini, direttore generale di Banca CR Asti, si inserisce nella strategia di gestione del nostro comparto assicurativo. Del resto il nostro lavoro consiste nell’individuazione delle esigenze dei clienti e nella soddisfazione dei loro bisogni assicurativi attraverso la ricerca sul mercato delle soluzioni più adatte e coerenti”. In virtù di questo accordo, Pramerica Life ha realizzato “Tempo e Denaro a Premio Unico”, polizza a vita intera a premio unico con possibilità di versamenti integrativi e con rivalutazione semestrale del capitale che sarà distribuita in esclusiva presso gli sportelli della Cassa di Risparmio di Asti. “Questo accordo, commenta Peter Geipel, amministratore delegato di Pramerica Life, rappresenta un’ulteriore iniziativa a supporto della crescita della compagnia che passa anche attraverso l’apertura a nuovi canali distributivi. Siamo lieti che la Cassa di Risparmio di Asti abbia identificato in Pramerica il partner ideale per potenziare i servizi ai propri clienti nel comparto vita attraverso l’offerta di prodotti innovativi e costruiti sui bisogni delle famiglie”. 12
Flash news
Banco Popolare, via alla riarticolazione delle filiali E’ previsto il trasferimento entro il 2011 tra le banche del territorio del Gruppo di 161 filiali
Il Programma Family di Carife Offre una gamma di soluzioni e servizi studiata per facilitare il rapporto con la banca Con un’unica mossa e contando su un unico punto di riferimento è possibile ottenere la risposta più vantaggiosa per le necessità bancarie della famiglia. La Cassa di Risparmio di Ferrara presenta il nuovo Programma Family, che offre una gamma di soluzioni e servizi studiata e formulata per facilitare il rapporto con la banca, rispondendo alle esigenze bancarie di base di ogni famiglia (nucleo familiare ma anche single). Per accedere all’iniziativa è sufficiente
Il consiglio di gestione e il consiglio di sorveglianza del Banco Popolare hanno approvato il progetto di riarticolazione delle reti commerciali delle banche del territorio e i progetti di fusione per incorporazione di Banca Popolare di Cremona e di Banca Popolare di Crema in Banca Popolare di Lodi. I progetti che riguardano la distribuzione territoriale degli sportelli saranno realizzati attraverso una ricomposizione della rete distributiva su scala comunale. E’ previsto il trasferimento tra le banche del territorio del Gruppo di 161 filiali, in modo da arrivare a una struttura di Gruppo basata su cinque banche del territorio più Banca Aletti. Al termine delle operazioni, previsto entro il 2011, dovrebbero comunque permanere sovrapposizioni territoriali per 85 filiali, “la cui chiusura, comunica ufficialmente l’istituto, sarà valutata nel quadro di un’accurata analisi degli aspetti organizzativi e immobiliari”. La razionalizzazione delle reti sportelli punta a conseguire una serie di benefici immediati e prospettici, come la riduzione dei costi in diversi ambiti, specialmente sul fronte immobiliare, l’eliminazione di sovrapposizioni commerciali, per esempio filiali limitrofe appartenenti a differenti banche del Gruppo, e l’eliminazione delle incoerenze nel pricing di prodotti e servizi similari. “Infine, si intende raggiungere una maggiore incisività e competitività dell’azione commerciale grazie alla compattezza della rete distributiva e alla piena riconoscibilità del marchio all’interno dei diversi comuni di presidio”.
Da destra, il direttore generale di Carife Daniele Forin e il responsabile della direzione commerciale Gabriele Galliera
sottoscrivere il modulo di adesione, e quindi attivare i servizi e le soluzioni presenti nel programma: mutui per la casa, prestiti personali, assicurazioni, piani di accumulo per la gestione del risparmio. Ogni servizio attivato assicura un vantaggio economico di diverso valore che verrà riconosciuto direttamente al cliente. Il quale, assicura Carife, può risparmiare concretamente fino a 500 euro. “Si tratta di un piano pluriennale, commenta il direttore generale di Carife Daniele Forin, che permette d’instaurare una relazione con le famiglie nel lungo periodo. Carife infatti vuole essere il relatore privilegiato delle famiglie (nella Provincia di Ferrara si contano 160mila famiglie, il 40% circa delle quali ha rapporti con la Cassa) e per tale motivo ha promosso questo programma vantaggioso”.
Banca&Mercati .com aggiornamenti in tempo reale con approfondimenti e interviste 13
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Attenti all’America Latina Investire oggi in America Latina garantisce rendimenti decisamente elevati a fronte di alcuni rischi. A cominciare dalla crescita dell’inflazione
Kieran Curtis, gestore mercati emergenti di Aviva Investors
Nei mesi scorsi i mercati emergenti hanno avuto un rally, confermando il loro ruolo di “investimento rifugio” di qualità a fronte di una serie di eventi esterni che hanno impattato l’economia globale e rafforzato il rischio geopolitico. Molti investitori associano i paesi emergenti a Cina, India e Russia, ma anche l’America Latina sta riscuotendo un notevole interesse. Un crescente numero di istituzioni finanziarie, come compagnie assicurative e fondi pensione che acquistano obbligazioni sovrane locali, hanno giocato un ruolo importante nello sviluppo dei mercati obbligazionari della regione. Il Brasile è oggi il più grande emittente di debito sovrano nella regione, seguito a ruota da Messico e Argentina. Una delle maggiori opportunità in America Latina proviene dai rendimenti, i quali sono maggiori sia rispetto agli altri mercati emergenti sia a quelli sviluppati. Per esempio, i rendimenti in valuta locale sono attualmente del 14,1% in Argentina, 12,5% in Brasile e 7,6% in Messico (fonte: JP Morgan GBI Broad Diversified Index al 31 marzo 2011). Ovviamente questi mercati sono caratterizzati da una quota di rischio. Mettendo da parte i rischi politici e di default, un tema che preoccupa è quello dell’inflazione. Anche se paesi come il Brasile, il Cile, la Colombia e il Perù hanno aumentato i tassi negli ultimi mesi, le aspettative di inflazione rimangono elevate a causa di un aumento dei prezzi del cibo e delle materie prime. Si prevede ad esempio che quest’anno l’inflazione crescerà in Brasile del 5,9% e del 4,4% in Messico (fonte: Bloomberg). L’innalzamento dell’inflazione è solitamente una cattiva notizia per investitori come i fondi pensione, in modo particolare per quelli che si confrontano con deficit, poiché essa mina il valore degli asset e spinge i rendimenti verso l’alto. Le obbligazioni inflation-linked possono tramutare tale rischio in un’opportunità offrendo un cedola di pagamento degli interessi più il tasso di inflazione. Consapevoli del fatto che la storia è costellata di alti e bassi economici, sempre più autorità monetarie dell’America Latina stanno stabilendo credenziali anti-inflazionistiche di lungo termine sviluppando un mercato di titoli legati all’inflazione per integrare le obbligazioni tradizionali a tasso fisso. Infatti, l’emissione di obbligazioni inflation-linked dei mercati emergenti è guidata dai paesi dell’America Latina, in modo particolare dal Brasile, che costituisce oltre il 53%dell’indice Barclays Capital Em Government Inflation Linked Bond (dati Barclays Capital Em Government Inflation Linked Bond Index al 31 marzo 2011, ndr). Con più del 6,1%, offre uno dei rendimenti reali più alti in questa asset class e l’aumento dell’inflazione offre una protezione per gli investitori. Il Brasile ha tuttavia introdotto controlli e tasse per monitorare l’ingresso di capitale straniero, ritenuto responsabile di contribuire all’apprezzamento della valuta brasiliana e della riduzione della competitività delle esportazioni del
paese. Anche se le necessità di investimento devono essere considerate attentamente, riteniamo che per un investitore a lungo termine le obbligazioni inflation-linked brasiliane rimangano un’opportunità d’investimento interessante, poiché offrono rendimenti reali che non hanno eguali nel reddito fisso investment grade. Tuttavia nessuna opportunità d’investimento è uguale a un’altra e in alcuni casi gli asset legati all’inflazione non sono il miglior modo per aver accesso al debito di un paese. L’Argentina, per esempio, ha sempre sottostimato i suoi dati relativi all’inflazione e probabilmente sovrastimato i dati relativi al Pil. Riteniamo che i Gdp warrant emessi dal governo argentino, che pagano un rendimento del 5% della crescita del Pil, potrebbero quindi essere uno strumento più remunerativo in cui investire. Come per ogni investimento, è necessario confrontare le opportunità in base al rischio.
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Lo sviluppo è l’antidoto della sfiducia La crisi del debito in Europa continua a ostacolare la diffusione di un clima più favorevole sui mercati finanziari. Tuttavia, dal momento che lo sviluppo economico resta solido nelle previsioni, non si rende necessario alcun sostanziale cambiamento della valutazione di mercato
Thomas Härter, responsabile strategie di investimento di Swisscanto, e Andrea Ferrante, responsabile mercato Italia
I principali indicatori lasciano presagire per i prossimi sei mesi uno sviluppo della congiuntura che, sebbene non intenso, dovrebbe essere sufficientemente vigoroso da assecondare quanto meno gli umori del mercato. Problemi fondamentali e tuttora irrisolti come la crisi del debito europeo, la generale inadeguatezza patrimoniale delle banche europee o le difficoltà finanziarie incontrate da numerosi sistemi pensionistici non graveranno pertanto (ancora) sui mercati. Per il momento è importante che paesi fortemente indebitati come Grecia, Portogallo e Irlanda ricevano aiuti sufficienti a sostenere la loro congiuntura interna, così da preservare anche il sistema bancario europeo da scossoni e contraccolpi ancora più pesanti. Da parte nostra partiamo dal presupposto che tale disponibilità avrà un seguito e che gli aiuti stanziati verranno anche concretamente erogati. Misure efficaci come ad esempio eventuali tagli del debito saranno realizzabili soltanto dopo che le dissestate economie nazionali e l’intero sistema bancario torneranno a versare in condizioni migliori. I paesi “core” e del Nord Europa economicamente più avvantaggiati dovranno tuttavia non solo tendere una mano ai paesi fortemente indebitati della periferia, bensì anche insistere sull'adozione di riforme radicali dei rispettivi sistemi economici.
Quanto alla situazione dei tassi di interesse, non siamo convinti che la passata manovra restrittiva in Europa sia stata anche l’ultima nel breve termine. Sul fronte delle obbligazioni manteniamo generalmente una duration neutrale norvegese). Secondo i nostri calcoli il biglietto verde è fortemente sottovalutato, sebbene non sia assolutamente da escludere una ulteriore discesa al di sotto del suo valore equo. Di fronte alla problematica del debito dei paesi dell’Unione Monetaria Europea privilegiamo gli investimenti nelle valute minori come la corona svedese (SEK) rispetto a quelli in EUR. Quanto alla situazione dei tassi di interesse, non siamo convinti che la passata manovra restrittiva in Europa sia stata anche l’ultima nel breve termine. Sul fronte delle obbligazioni manteniamo generalmente una duration neutrale. Continuiamo a privilegiare gli investimenti in obbligazioni aziendali a scapito dei titoli di Stato dal momento che giudichiamo molto contenuti i rischi di insolvenza. Siamo sovrappesati su materie prime e azioni. I mercati azionari europei quotano tuttora fortemente a sconto rispetto all’equo valore di mercato da noi calcolato, dando così voce all’eccessivo pessimismo con cui molti investitori guardano agli sviluppi della crisi del debito. Nell’ambito della componente azionaria giudichiamo positivamente i comparti energetico, dei beni di investimento e del commercio al dettaglio di prodotti alimentari. Lo stesso vale per i titoli che beneficeranno di riacquisti di azioni proprie e di un incremento dei dividendi.
Usa: continua il trend di crescita L’economia statunitense, a nostro giudizio, rimane molto solida. I tassi di interesse reali si mantengono ancora molto bassi e fungono da fattore di stimolo. Sul mercato del lavoro dovrebbe inoltre continuare la fase di ripresa la cui importanza si sta dimostrando decisiva. Secondo il nostro modello di previsione esistono buone probabilità di una ripresa della crescita dopo una temporanea fase di debolezza. Lo stesso discorso vale per l’economia europea, non però per la Svizzera. La crescita dell’economia elvetica dovrebbe infatti rallentare per effetto della forza della sua valuta. Poiché il franco svizzero ci appare sopravvalutato, ci manteniamo sottopesati su questa divisa e sullo yen giapponese a vantaggio delle due commodity currency AUD (dollaro australiano, ndr) e NOK (corona 15
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Fuori dal rischio E’ probabile che l’economia globale riesca a superare l’attuale fase d’incertezza recuperando uno slancio congiunturale tale da superare i problemi strutturali. Tuttavia è meglio non investire la totalità dei portafogli in linea con questa visione, assumendo un orientamento al rischio più sfumato
Venkatraman Anantha Nageswaran, chief investment officer di Julius Baer
All’indomani della crisi finanziaria, l’allora capo di gabinetto della Casa Bianca, Emanuel Rahm, aveva affermato che ogni crisi rappresenta un’opportunità da sfruttare. Ad aprile 2011, l’amministrazione statunitense ha evitato di stretta misura una paralisi completa a causa del braccio di ferro tra democratici, presidente e repubblicani. Già a maggio il governo raggiungerà il tetto fissato per il debito e vi sono fondate ragioni per credere che, prima di arrivare all’innalzamento di tale limite massimo, il clima in cui si svolgeranno le trattative sul bilancio tra i due partiti principali finirà inevitabilmente per inasprirsi. Non sorprende pertanto che, sia pure in ritardo, Standard & Poor’s abbia posto sotto osservazione il rating di credito degli Stati Uniti per un eventuale declassamento. Secondo l’agenzia di rating, c’è una probabilità del 30% che il governo Usa non riesca a varare un programma credibile per la riduzione del deficit fiscale entro il 2012. La crisi è stata un’occasione sprecata.
ha recentemente superato i tremila miliardi di dollari statunitensi. L’impegno del governo rispetto a questi due obiettivi è apparso discontinuo, se non addirittura nullo, anche se ultimamente le autorità sembrano sostenere in pieno l’opinione della banca centrale. In Cina la banca centrale non definisce la politica monetaria ma presta consulenza al Consiglio di Stato, che decide in materia di tassi d’interesse e tasso di cambio per la valuta cinese. Ultimamente la Cina ha dovuto alzare al 20,5% le riserve obbligatorie delle banche. I tassi d’interesse sono cresciuti e potrebbero salire ancora. L’inflazione è evidente sia nel settore alimentare sia negli altri comparti. La People’s Bank of China pubblica il “Total Social Financing” (Finanziamento Sociale Totale, Tsf ), un parametro che misura il credito complessivo creato nell’economia attraverso vari canali formali, non solo il sistema bancario. In base a tale dato, nel 2010 la creazione di credito in Cina è stata leggermente superiore a quella del 2009, nonostante la revoca delle misure di stimolo post-crisi. Nel primo trimestre 2011 il Tsf ha segnato una modesta flessione rispetto al corrispondente periodo del 2010, ma i sondaggi condotti dalla rivista China Confidential del Financial Times dimostrano che il finanziamento informale (sistema bancario ombra) ha più che compensato questo leggero calo. Pertanto, il boom del credito prosegue tuttora. Non sorprende quindi che l’inflazione continui a diffondersi e non mostri segni di rallentamento. La Cina vuole sfruttare al massimo l’attuale quadro di crescita e inflazione, e le agenzie di rating ne sono consapevoli. Non nutrono pertanto grande ottimismo in merito alle prospettive del sistema bancario cinese a medio termine, ovvero dal 2013 in poi. Fitch ha recentemente posto sotto osservazione le prospettive del debito cinese in valuta locale per un possibile declassamento, e anche Moody’s ha espresso cautela.
Il sonnambulismo dell’Eurozona Nell’Eurozona continuano intanto ad aumentare i rendimenti dei titoli di stato Portogallo, Grecia e Irlanda. Solo questa settimana il governo greco ha collocato titoli a due anni con un rendimento del 20% circa, che rende praticamente impossibile il servizio del debito. La Commissione Europea sembra convinta che, fintanto che la Spagna non precipiterà in una crisi fiscale, il problema potrà essere isolato e confinato ai primi tre stati. Nel frattempo si fa strada l’euroscetticismo, come dimostrano le recenti elezioni finlandesi. Nelle recenti elezioni locali, sia il presidente francese sia il cancelliere tedesco hanno subito pesanti sconfitte. Gli elettori non riescono ad apprezzare e ad appoggiare l’opportunità di finanziare gli sforzi di riduzione del debito e del deficit da parte di Grecia, Irlanda e Portogallo. Il nostro team di Research ritiene che una soluzione ai problemi fiscali dell’Eurozona sia possibile, anche se non in tempi rapidi. Secondo molti altri, in assenza di una seria ristrutturazione del debito che si accompagni a politiche di austerità fiscale, sarà difficile evitare una crisi dell’Eurozona che potrebbe ripercuotersi sull’integrità della moneta unica.
Le decisioni dell’Investment Committee Questo contesto ha spinto l’Investment Committee ad adottare un atteggiamento improntato alla riduzione del rischio. Certo, è difficile individuare, per non dire prevedere con precisione, il momento in cui i fattori di rischio citati eserciteranno un impatto sui prezzi delle attività finanziarie. Questo non ci solleva però dalla responsabilità di inviare un messaggio chiaro agli investitori affinché riducano le posizioni di rischio. L’Investment Committee ha pertanto deciso di chiudere l’esposizione alle obbligazioni convertibili assunta nel
L’inflazione in Cina La People’s Bank of China ha detto a chiare lettere che è necessario adottare una politica monetaria restrittiva e contenere l’accumulo di riserve in valuta estera, che 16
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novembre 2010. Dal momento dell’acquisto le obbligazioni convertibili hanno conseguito una performance positiva, anche se modesta. Rispetto ai titoli di stato nelle principali valute, che nello stesso periodo hanno registrato un rendimento negativo, le obbligazioni convertibili si sono dimostrate una valida alternativa per proteggere il patrimonio nell’area del reddito fisso. Per il futuro siamo però meno ottimisti. A causa della loro natura ibrida di obbligazioni societarie (di qualità inferiore) con esposizione alle azioni, le obbligazioni convertibili potrebbero essere penalizzate da due fattori: l’ampliamento dei differenziali di rendimento e le correzioni del mercato azionario. Per contro, aumentiamo la nostra allocazione nella classe di attività delle strategie d’investimento alternative, portandola al livello dell’indice di riferimento (10 per cento). In questo segmento di investimenti non tradizionali, i gestori sono in grado di sfruttare il contesto attuale, caratterizzato da squilibri economici senza precedenti tra le diverse regioni, reazioni imprevedibili delle autorità alle pressioni popolari (o elettorali) e rapide decisioni degli investitori che spostano il proprio capitale liquido in un mercato finanziario quasi globalizzato. Per evitare la trappola degli hedge fund tradizionali, che hanno perso parte del proprio fascino nel corso della crisi finanziaria, consigliamo agli investitori di selezionare con estrema attenzione prodotti alternativi altamente diversificati e di privilegiare liquidità e trasparenza. L’allocazione azionaria rimane invariata al 45% nei mandati Bilanciati. Va però sottolineato che, a breve termine, preferiamo i settori difensivi a quelli ciclici e puntiamo sulle azioni di singole società dotate di abbondanti flussi di cassa, bilanci solidi e un track record convincente del management nel lungo periodo.
russo presenta prezzi più ragionevoli rispetto alla maggior parte degli altri paesi emergenti. Per quanto attiene al Giappone, è facile essere pessimisti. Se numerosi motivi di sfiducia sono di vecchia data, i recenti tragici avvenimenti potrebbero scuotere il Giappone dal suo torpore - che si tratti della Bank of Japan (BoJ), del governo o dell’intera società costringendoli ad agire con decisione. Riteniamo che la BoJ si sia già messa in moto. Le aziende giapponesi dispongono di abbondante liquidità e i loro titoli sono più convenienti sia rispetto a quelli statunitensi ed europei, sia rispetto alle loro stesse valutazioni negli ultimi 25 anni. Inoltre, mentre i non addetti ai lavori si concentrano sul debito pubblico e sul deficit di bilancio, va ricordato che il tasso di risparmio nazionale lordo (pari al 25%) è notevolmente superiore a quello di Stati Uniti, Germania, Regno Unito ed Eurozona. In sintesi, la doppia tragedia del terremoto e dello tsunami ha rafforzato la decisione presa in gennaio di investire in Giappone. L’importanza della diversificazione valutaria Il perdurare dell’incertezza negli Stati Uniti e in Europa non ispira certo fiducia nel dollaro o nell’euro a breve termine. Dall’inizio dell’anno le valute scandinave e quelle asiatiche hanno conseguito guadagni significativi nei confronti del biglietto verde e della moneta unica, così come il dollaro canadese e altre valute legate alle materie prime. Alcune di queste divise potrebbero aver già superato il tetto del valore equo, mentre l’apprezzamento di altre monete può essere giustificato dai fondamentali e dalle risorse a lungo termine. Altre valute ancora, come il franco svizzero, rischiano che la loro stessa forza pregiudichi le prospettive di crescita dell’economia nazionale. Gli investitori dovrebbero adottare una politica prudente, mantenendo le proprie posizioni liquide in un paniere diversificato di valute e metalli preziosi. In conclusione, è probabile che l’economia globale riesca a superare l’attuale fase d’incertezza e recuperi uno slancio congiunturale tale da superare le debolezze e i problemi strutturali. Consigliamo tuttavia di non investire la totalità dei portafogli in linea con questa visione, assumendo un orientamento al rischio più sfumato. I mercati azionari sono in genere gli ultimi a reagire agli stimoli, specialmente quando sono abituati a tassi d’interesse minimi e liquidità in eccesso. Gli investitori dovrebbero tenerne conto nel secondo semestre del 2011 e soprattutto nel 2012.
Lo scenario di Russia e Giappone L’Investment Committee ha deciso di confermare la propria fiducia nelle azioni di Giappone e Russia, che non compaiono nella discussione sovraindicata. I problemi di questi due paesi, che certo non mancano, sono diversi da quelli che devono affrontare Stati Uniti, Europa e Cina. Pertanto, i due mercati consentono una diversificazione molto importante rispetto ai rischi insiti nelle regioni e nei paesi principali. I disordini in Medio Oriente indurranno l’Europa a rivolgersi sempre più alla Russia per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Con la fine del petrolio a buon mercato si rafforzerà ulteriormente la posizione della Russia come produttore di petrolio e gas per l’Europa e il resto del mondo. Inoltre, il mercato azionario 17
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Piigs: a che punto siamo? Tra i paesi periferici della Ue, l’Italia deve realizzare al più presto riforme legate alla produttività: mercato del lavoro, corporate governance, diritti di proprietà ed efficacia dei servizi pubblici. Altrimenti la solvibilità del debito sarà messa sempre di più in discussione dai mercati
Eric Chaney, head of Axa Investment Managers Investment Strategy, e Laurence ChiezeDevivier, Strategist di Axa Investment Managers
Come noto, l’acronimo “Piigs” raggruppa i paesi europei caratterizzati da una precaria condizione dei conti pubblici che rendono incerta la capacità di ripagare il debito pubblico accumulato. Quali sono le prospettive a breve-medio termine di Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia e Spagna?
Questo sostegno finanziario è contingente a un programma ambizioso di consolidamento finanziario e di riforme strutturali. L’ammontare del prestito (50% del debito) permetterà al Portogallo di rifinanziare il suo debito, e ricapitalizzare il sistema bancario, senza dovere ricorre ai mercati sino a fine 2013. Per i prossimi anni il paese sembra al sicuro da una possibile crisi legata al debito. Tuttavia, i mercati finanziari potrebbero accusare ancora del nervosismo se dovessero avere dei dubbi sulla sua solvibilità. A questo proposito, il livello iniziale del debito pubblico portoghese (90% del Pil, previsto per fine 2011) è elevato ma sotto controllo. La questione più importante invece rimane quella della debolezza della crescita, che oscilla tra lo 0,5% e l’1% annuo. Se le riforme strutturali non dovessero riuscire a fare aumentare il tasso di crescita potenziale la solvibilità del paese sarebbe messa a rischio. In sostanza, pensiamo che il Portogallo rischi di trovarsi in una situazione di insolvenza, ma riconosciamo che non c’è una certezza assoluta che ciò avvenga. Nell’immediato, anticipiamo un peggioramento della recessione cominciata a fine 2010, anche se i mercati l’hanno già scontata. Il test ultimo sarà il tasso di crescita dell’economia portoghese dopo la realizzazione del piano economico e delle riforme strutturali. Stimiamo che un rialzo della crescita potenziale al 2% sarebbe sufficiente a riportare la sostenibilità del debito pubblico.
Grecia: attesa per una decisione strategica La Grecia rimane insolvente, con un debito pubblico che supera il 158% del Pil quest’anno, il deficit corrente è sempre molto elevato (9,5% del Pil a marzo). Nel mentre, la situazione si aggrava: la domanda interna si riduce sempre di più e lo farà ancora di più per adeguarsi all’offerta, il gettito fiscale non migliora, le riforme della vendita di attivi vanno a rilento, l’opinione pubblica è sempre più contraria al governo. E’ ormai chiaro che la Grecia non sarà in grado di trovare i fondi necessari una volta terminato l’aiuto finanziario del Fmi e dell’Europa (2012). I creditori ufficiali devono oggi scegliere tra continuare a prestare alla Grecia oppure organizzare una riduzione del debito con qualsiasi mezzo. La Bce si oppone fermamente a ogni forma di ristrutturazione, mentre i ministri delle finanze pensano che il costo deve essere diviso tra investitori e contribuenti. Bisogna esercitare una pressione più forte sulla Grecia in modo che quest’ultima acceleri le vendite degli attivi (il miglior modo di ridurre il debito) e migliori il sistema per incrementare il gettito fiscale. Le autorità politiche europee devono prendere una decisione strategica prima della fine dell’anno, che sarà probabilmente una ristrutturazione “soft” (riprogrammazione delle scadenze del debito). A seconda dell’ammontare degli attivi che saranno venduti dallo Stato (abbiamo dei dubbi sul valore stimato da alcuni giornali degli attivi in vendita a causa della mancanza di liquidità del mercato) stimiamo le perdite sul valore attuale delle obbligazioni con scandenza dopo il 2013 tra il 30% ed il 50 per cento. Non possiamo escludere perdite anche su titoli in scadenza prima del 2013.
Irlanda: correzione in corso d’opera Il nuovo governo prosegue nella politica dei suoi predecessori. Sul fronte economico, la buona notizia viene dal miglioramento del conto delle partite correnti che avrà un surplus nel secondo trimestre 2011, per la prima volta dal 2003. Questo prova che la domanda interna, eccessiva in precedenza, si è talmente abbassata da permettere all’economia di generare risparmi. Oggi le esportazioni (103% del Pil) sono l’unico motore della crescita, mentre la domanda interna ricomincerà ad aumentare nel corso dei trimestri a venire. Dal punto di vista fiscale, il gettito è in aumento del 6,7% a inizio anno, grazie al rialzo delle imposte sul reddito e dei diritti doganali, mentre i ricavi derivanti dall’Iva rimangono stabili e quelli sul capital gain diminuiscono. Le spese correnti sono praticamente stabili. In sostanza il
Portogallo: al sicuro sino al 2014 A breve il Portogallo beneficerà della prima tranche del prestito da parte del Fmi e dell’Ue (78 miliardi di euro). 18
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Il potere d’acquisto dei consumatori italiani risente della debole crescita dei salari e dell’accelerazione dell’inflazione. Le piccole imprese hanno magre prospettive. Tuttavia, la fiducia delle imprese di media taglia, forza viva dell’economia italiana, migliora. Una domanda esterna forte, in provenienza dal suo partner principale, la Germania, potrebbe aiutare a rendere più dinamica la ripresa nel corso dell’anno
bilancio pubblico sta migliorando in maniera significativa. Il punto chiave rimane la ricapitalizzazione e la razionalizzazione del sistema bancario devastato. Sulla base di previsioni indipendenti dei bisogni di liquidità e di capitali delle banche irlandesi, il nuovo sistema sarà organizzato dalla Banca Nazionale d’Irlanda e l’Aib e le banche non vitali saranno vendute o chiuse. Il governo ha fissato come obiettivo quello di un sistema bancario di misura più piccola, più solido, con un maggiore deleveraging. Pensiamo che il governo irlandese stia operando nella giusta direzione, quella di un sistema bancario robusto, tuttavia il peso del debito che ha ereditato dagli eccessi del passato rimane considerevole, forse anche troppo. A parte queste riserve, siamo comunque ottimisti quanto alla solvibilità del paese.
in discussione dai mercati. A breve termine, una crisi del debito è poco probabile, in quanto la posizione netta esterna è solo del -20% del Pil. In più, i titoli del debito pubblico italiano sono per la maggior parte in mano a investitori italiani. Tuttavia, data la debolezza strutturale dell’economia italiana e il livello elevato del debito pubblico, ereditato dal passato, nutriamo timori quanto alle prospettive del credito sovrano italiano. Spagna: nessun dubbio sulla solvibilità Malgrado la loro debolezza, gli indicatori economici spagnoli migliorano. Il Pil è cresciuto dello 0,3%(A) nel primo trimestre 2011, grazie alle esportazioni e a dispetto del continuo declino degli investimenti. C’è da sottolineare che gli esportatori manifatturieri hanno mantenuto le loro quote di mercato rispetto ai loro partner europei. Secondo le ultime indagini locali e regionali, il partito socialista perde consenso. L’aumento del risentimento popolare potrebbe perfino portare a elezioni anticipate. L’opposizione, malgrado le sue critiche alla gestione della crisi da parte del primo ministro Zapatero, si dice pronta a continuare le riforme strutturali della produttività. Il nuovo contesto politico non cambia le prospettive a lungo temine della Spagna, anche se un periodo di incertezza potrebbe essere negativo per il suo mercato del debito pubblico. In questo nuovo paesaggio politico regionale, uno stock importante di “debito nascosto” da alcuni enti pubblici comincia ad emergere. Anche se alcuni governi locali o regionali potrebbero essere messi in difficoltà da queste rivelazioni, stimiamo che la posizione totale del credito dello stato sia salva. A nostro parere, il debito nascosto dovrebbe ammontare a meno di 40 miliardi di euro (4% del Pil), che aggiunto al debito pubblico del 2010 (60,1% del Pil), sarebbe comunque largamente inferiore a quello della Germania (83,2%) o della Francia (81,7 per cento). La posizione esterna netta è molto negativa (-77% del Pil) e resta il tallone d’Achille della Spagna. Tuttavia il deficit corrente continua a migliorare, passando dal 10% del Pil nel 2008 a meno del 4% al primo trimestre 2011. Il debito sovrano spagnolo rimane sensibile agli avvenimenti esterni, come la crisi del debito in Grecia, ma questa debolezza però ci sembra essere temporanea e offre buone opportunità d’acquisto.
Italia: debito alto, ripresa debole L’Italia è il paese che registra ancora una delle riprese più deboli rispetto agli altri paesi europei (Germania, Francia, Spagna, Regno Unito), nonostante il paese abbia conosciuto una delle recessioni più severe nel 2009. Nel primo trimestre 2011, il Pil è aumentato solo dello 0,1%, rispetto allo 0,8% della zona Euro. Il Pil italiano resta sotto il livello dell’inizio 2008, mentre Germania e Francia hanno già recuperato il loro ritardo. Il potere d’acquisto dei consumatori italiani risente della debole crescita dei salari e dell’accelerazione dell’inflazione. Le piccole imprese hanno magre prospettive. Tuttavia, la fiducia delle imprese di media taglia, forza viva dell’economia italiana, migliora. Una domanda esterna forte, in provenienza dal suo partner principale, la Germania, potrebbe aiutare a rendere più dinamica la ripresa nel corso dell’anno. Il debito pubblico italiano si avvicinerà al 120% del Pil alla fine di quest’anno, l’Italia necessita di una crescita potenziale più elevata, attualmente si stima sia tra lo 0%e lo 0,5%, e deve migliorare il consolidamento finanziario. Così, la decisione di Standard & Poors di declassare il debito pubblico italiano è di fatto legata alla debolezza del processo di riforme necessarie. Sposiamo le conclusioni di S&P: se le riforme legate alla produttività non saranno adottate (mercato del lavoro, corporate governance, diritti di proprietà ed efficacia dei servizi pubblici) la solvibilità del debito italiano sarà messa sempre di più 19
Focus corner
Stabilità finanziaria e debito, preoccupazioni globali L’attuale scenario internazionale presenta ancora molti elementi di vulnerabilità, a cominciare dalla situazione di Stati Uniti e Giappone. Ma nel breve periodo uno dei rischi maggiori resta la crisi del debito nei paesi dell’Eurozona
Mike Riddell, gestore del team obbligazionario di M&G
Negli ultimi sei mesi abbiamo assistito a un generale miglioramento della stabilità finanziaria, ma rimangono ancora molti elementi di vulnerabilità e molte sfide da affrontare. Si stima che per i paesi sviluppati il più grande rischio nel medio termine sia la situazione fiscale di Stati Uniti e Giappone. In particolare gli Stati Uniti non mostrano una grande determinazione a ridurre il proprio deficit fiscale e l’indebitamento pubblico. Il debito lordo del governo americano si sta avvicinando a un preoccupante 100%, e di questo circa il 43% della spese governative è finanziato da prestiti; a oggi i partiti politici stanno ancora dandosi battaglia per arrivare a concordare il giusto corso dell’azione governativa. Alcuni gruppi con interessi particolari stanno acquisendo via via maggior peso politico, rendendo più difficoltose azioni come l’aumento delle tasse o la riduzione della spesa pubblica. L’aumento del debito pubblico significa che Stati Uniti e Giappone stanno diventando sempre più vulnerabili a uno shock dei tassi d’interesse, con gli Stati Uniti che hanno un costo di finanziamento del debito vicino al 10% delle entrate dalle tasse, un livello che come Moody’s ha precedentemente suggerito metterebbe a rischio il rating sul credito degli Stati Uniti. All’aumento dei livelli di debito, c’è il pericolo che sia sufficiente un sempre minore aumento nel rendimento dei bond prima che i costi degli interessi sul debito raggiungano il 20% delle entrate dalla tassazione; negli Stati Uniti questo avviene quando il costo di finanziamento medio è al di sopra del 6%, ma in Giappone questo valore è arrivato a scendere a poco al di sopra del 4 per cento. Gli Stati Uniti si stanno sempre più avvicinando a un baratro e stanno mettendo alla prova il punto di rottura nella fiducia degli investitori.
spagnoli si restringono, allora aumenterebbero veramente le probabilità di una ristrutturazione del debito in Grecia, dal momento che le autorità giudicherebbero molto improbabile che una ristrutturazione in Grecia potrebbe risultare in una “Lehman europea”. Tuttavia, se l’affidabilità del credito sovrano spagnolo viene messa sotto pressione, allora le probabilità che avvenga una ristrutturazione
greca diminuirebbero drasticamente, dal momento che il rischio contagio dalla Grecia ad altri stati sovrani sarebbe considerato troppo grande (per essere affrontato). Non sono solo i governi che si stanno adoperando per ridurre la leva. Anche le famiglie hanno bisogno di ridurre il proprio debito: l’indebitamento dai mutui arriva al 75% sul totale del debito delle famiglie americane, debito questo che costituisce già il 91% del Pil degli Stati Uniti. Il debito delle famiglie britanniche è di fatto ancora più alto e rappresenta il 107% del Pil del Regno Unito. Sono necessarie più svalutazioni di capitale da parte delle banche, e l’enorme debito incombente mette di fronte al rischio di ulteriori ribassi del mercato immobiliare. Infine, parlando di mercati emergenti, si sono registrati forti flussi di capitale, cosa che porta con sé la necessità di una serie di difficili decisioni politiche per un gran numero di paesi emergenti. Alcune nazioni - vale a dire Cina, India e Turchia, ma anche alcuni paesi dell’America Latina – stanno sperimentando una preoccupante crescita dei tassi relativi al credito privato, e le autorità devono permettere alle proprie valute di apprezzarsi per prevenire un surriscaldamento e la formazione di squilibri finanziari. Anche se i mercati emergenti non sembrano sul punto di scoppiare, ci sono segnali che mostrano lo sviluppo di bolle.
I rischi dell’Eurozona Non sorprende il fatto che uno dei rischi maggiori nel breve termine sia la crisi del debito nei paesi dell’Eurozona, dove i costi di finanziamento devono essere ridotti ed è necessaria maggiore chiarezza sul sostegno che darebbe l’Efsf/Esm e su quale sarà il meccanismo di ristrutturazione del debito. Quest’ultimo tema è particolarmente urgente, considerato che la determinazione verso ulteriori misure di austerità e salvataggi sta probabilmente venendo meno, come dimostra il risultato delle recenti elezioni finlandesi. In termini di probabilità di ristrutturazione del debito sovrano, un interessante argomento di dibattito è che se i mercati cominciano a considerare la Spagna al sicuro e gli spread sui titoli di stato 20
Ben 22 Relatori hanno già confermato la presenza: Giulio Colella Intesa Sanpaolo Andrea Gorlato Gruppo UBI Banca Marco Buratti Banca Popolare di Sondrio Rita Carezzano Santander Consumer Bank Luigi Antonio Cordone Banca delle Marche Roberta Fumagalli IWBank Vincenzo Lapiccirella UniCredit Antonio Masala Banca Popolare dell’Emilia Romagna Claudio Mereu Banca Popolare di Milano Fabio Raimondi Banca di Bologna Vincenzo Tagliaferro Banca di San Marino Paolo Gatelli CeTIF - Università Cattolica del Sacro Cuore Massimiliano Ugolini Banca Monte dei Paschi di Siena Lorenzo Mori Poste Italiane Fernando Frizzera* Banca Rurale di Trento Roberto Garavaglia Consulente Stefano Caneppele Università Cattolica di Milano - TRANSCRIME Alberto Berti Faber System Marco Calvetto ISIS Papyrus Michele Federici Invision Massimo De Pra KEBA AG Banking & Service Automation Emanuele Sibilia SOGETRAS Richieda il programma completo a Marina Scorziello: Tel. 02.83847241 email: forumbanca@iir-italy.it
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Antiriciclaggio e compliance: l’approccio e la soluzione Crif Le nuove normative in materia di Antiriciclaggio impongono agli intermediari obblighi per la compliance più articolati e complessi, in virtù del fatto che situazioni differenti possono avere trattamenti differenziati. Per questo Crif ha sviluppato una nuova soluzione per l’adeguata verifica della clientela privati e imprese Il Decreto Legislativo n. 231 del 21 novembre 2007, riguardante l’attuazione della Direttiva 2005/60/CE sulla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo, nonché la Direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione, hanno introdotto importanti innovazioni in uno scenario normativo sulla materia che era rimasto quasi inalterato per oltre un ventennio. Una delle novità fondamentali di questi interventi normativi ha riguardato l’introduzione del concetto di “adeguata verifica” della clientela. In precedenza, la normativa vigente si limitava a prescrivere l’identificazione del cliente nel momento in cui si accendeva il rapporto. Ora, invece, occorre essere certi della clientela, sia essa una persona fisica o giuridica (titolare effettivo), per tutta la durata della relazione finanziaria. Gli obblighi di adeguata verifica della clientela sono
commisurati al rischio di riciclaggio associato al tipo di cliente, al rapporto continuativo, al tipo di servizio richiesto, all’area geografica di riferimento. Ogni adeguata verifica presuppone la possibilità di determinare un profilo di rischio. La determinazione di un profilo di rischio necessita a sua volta di informazioni, in parte già disponibili da parte degli istituti di credito, in parte da richiedere al cliente, in parte da acquisire da basi informative esterne. A carico dei soggetti cui la disciplina si rivolge vi è quindi l’obbligo di dotarsi di tutti quegli strumenti organizzativi per accrescere la conoscenza sulla clientela, attraverso la rilevazione e organizzazione accentrata di informazioni e dati relativi ai rapporti con il cliente, in termini di complessiva situazione economica e patrimoniale e in termini di collegamenti operativi del cliente con altri soggetti. Il principio del risk based approach Il passaggio da un sistema dove dominava un approccio basato sull’implementazione di regole fisse a uno dove l’implementazione di regole viene attuata soltanto a seguito di un processo di arricchimento informativo, in primis, e di giudizio sulla rischiosità del soggetto e delle sue operazioni, poi, enfatizza il ruolo dell’“informazione esterna” per la adeguata verifica della clientela. Dal Legislatore europeo arriva dunque un nuovo stimolo affinché tutti i soggetti coinvolti dalla normativa investano in informazioni e processi che consentano di qualificare la clientela e il tipo di operazioni che questa pone in essere. Il Decreto Legislativo n. 231 introduce inoltre il principio del “risk based approach”: modulazione degli obblighi di identificazione e verifica in base al rischio. Un approccio basato sul rischio ha il vantaggio di una maggior flessibilità ed economicità. Poter differenziare i controlli in base al grado di rischio consentirà infatti di concentrarsi solo su quelle pratiche ad alta rischiosità, risparmiando tempo e denaro in tutti i casi in cui il rischio è invece contenuto. In alcune circostanze è lo stesso Decreto 231 del 2007 a fornire esemplificazioni o classificazioni di rischio; in altre la valutazione è affidata agli stessi destinatari, dando luogo a procedure differenziate di adeguata verifica della clientela (“customer due diligence”). La disciplina di customer due diligence si fonda sul principio “know your customer” e sul principio della ricerca e identificazione del titolare effettivo del rapporto (beneficial owner). 22
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gestito da Crif costituisce la base informativa ideale dalla quale ottenere efficaci ed efficienti riscontri ed effettuare le adeguate verifiche della clientela richieste dalla nuova normativa. Inoltre, Crif da tempo è attivamente impegnata nell’ambito della prevenzioni frodi, con un team dedicato di esperti - Crif Fraud Prevention Solutions - e collabora costantemente con i player sul mercato, le associazioni di settore, gli organismi istituzionali e le forze dell’ordine, per indagare il fenomeno fraudolento e migliorare gli strumenti di contrasto. Valorizzando questo know-how, Crif ha sviluppato IDentity Effective Analysis (Idea), soluzione per la adeguata verifica della clientela privati e imprese (titolare effettivo), modulabile e flessibile, che consente di effettuare ricerche su una pluralità di database per la verifica delle informazioni fornite dal cliente. In pratica, Idea (per maggiori informazioni: marketing@ crif.com) consente alle banche e agli istituti finanziari specializzati di integrare nei loro processi di istruttoria e di acquisizione/monitoraggio della clientela una soluzione in grado di effettuare e verifiche di identità su oltre 11 fonti informative, arrivando a fornire come output un “attestato di controllo”, un report contenente gli esiti di più di 100 controlli e riscontri effettuati. Il servizio consente alle aziende di credito di ottenere una conoscenza diretta della clientela e di apportare incrementare l’attenzione anche a quelle relazioni intrattenute a distanza (phone e Internet banking). Per tutti quegli istituti di credito che operano senza mai entrare in contatto diretto con il cliente, Idea consente di raggiungere un ampio livello di conoscenza della clientela in tempi molto rapidi e con un basso impatto organizzativo. L’assolvimento dei nuovi obblighi normativi può quindi diventare per l’azienda di credito un’occasione per impostare una gestione del cliente realmente a 360 gradi, dotandosi degli strumenti più idonei per una corretta valutazione della clientela. Tale conoscenza del cliente è necessaria non solo in ottica di customer satisfaction e fidelizzazione, ma anche per gestire al meglio il rischio di credito: conoscere la clientela anche grazie all’integrazione della soluzione IDEA fin dall’inizio di ogni rapporto contrattuale aiuta infatti l’istituto di credito a gestire, preservare nel tempo, riscoprire e cogliere appieno il valore della relazione con il cliente stesso.
Cosa offre la soluzione idea Il nuovo sistema impone dunque agli intermediari obblighi per la compliance più articolati e complessi proprio in virtù del fatto che situazioni differenti potranno avere trattamenti
In pratica, Idea consente alle banche e agli istituti finanziari specializzati di integrare nei loro processi di istruttoria e di acquisizione/ monitoraggio della clientela una soluzione in grado di effettuare e verifiche di identità su oltre 11 fonti informative, arrivando a fornire come output un “attestato di controllo”, un report contenente gli esiti di più di 100 controlli e riscontri effettuati
differenziati. Per risolvere questa problematica ha lavorato Crif, che da oltre vent’anni mette a disposizione di banche e società finanziarie la propria esperienza e competenza nell’ambito della raccolta e gestione di informazioni finanziarie. L’elevata consistenza e completezza del patrimonio informativo 23
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Il peso degli shock sui mercati Julius Baer, nella propria panoramica trimestrale sull’economia e i mercati, fa il punto della situazione sui mercati finanziari dopo un primo trimestre caratterizzato da forti shock esogeni, dalle rivolte in Africa e Medio Oriente al terremoto in Giappone deragliare l’economia mondiale e quale sia l’impatto per l’asset allocation”. Le prospettive Con l’avvicinarsi del secondo trimestre del 2011, sostiene David A. Meier, economist di Julius Baer, il quadro economico si è rafforzato. “Gli indicatori segnalano un’ulteriore accelerazione della crescita nei prossimi mesi e il rischio di una ricaduta in recessione nel 2011 è ormai molto basso per la maggior parte delle regioni. I mercati emergenti continuano a trainare la ripresa e dovrebbero sovraperformare rispetto a quelli sviluppati nell’orizzonte previsivo. A seguito del terremoto di marzo e dei conseguenti danni all’economia, la crescita giapponese dovrebbe subire una contrazione nei prossimi due trimestri, ma gli sforzi di ricostruzione potrebbero dare impulso alla ripartenza verso la fine del 2011. Unitamente al rafforzamento congiunturale, le pressioni inflazionistiche sono notevolmente aumentate in molti dei principali paesi emergenti e si sono estese anche alle regioni sviluppate attraverso il rincaro delle materie prime. I prezzi dei prodotti alimentari e del petrolio sono saliti a causa dei vincoli strutturali, ma anche dei rischi geopolitici, come i disordini in Medio Oriente e Nord Africa. Il nostro scenario di base resta incentrato su una crescita altalenante ma robusta e su un’inflazione moderata ma volatile nell’orizzonte previsivo”.
Christian Gattiker, head of Research di Julius Baer Il team di ricerca di Julius Baer ha pubblicato la propria panoramica trimestrale sull’economia e i mercati, analizzando le ripercussioni degli ultimi shock per l’economia globale e i mercati finanziari e tracciando un quadro delle possibili reazioni delle varie classi di attività (mercati azionari, monete, reddito fisso, materie prime). “I primi tre mesi del 2011, sottolinea Christian Gattiker, head of Research di Julius Baer, passeranno agli annali della storia finanziaria come uno dei trimestri più colpiti dagli shock esogeni: le inondazioni in Australia, i disordini geopolitici in Medio Oriente e Nord Africa e i terremoti letali in Nuova Zelanda e Giappone. In relazione a quest’ultimo, gli sforzi per contenere i danni alla centrale nucleare di Fukushima hanno scosso il mondo intero, gettando un’ombra di paura sulla terza economia mondiale. In effetti, i disastri naturali e le sollevazioni popolari hanno un elemento in comune: la vulnerabilità dell’economia globale alle interruzioni dell’offerta, soprattutto nel settore delle materie prime. In un contesto di crescenti pressioni inflazionistiche e conseguente normalizzazione delle politiche monetarie della maggior parte delle banche centrali, gli investitori si chiedono se questi shock esogeni siano in grado di far
Mercati azionari Nei primi tre mesi del 2011 i mercati azionari globali hanno registrato una certa volatilità di breve termine, ma il trimestre si è complessivamente chiuso in tono favorevole. “I settori ciclici, dice Christoph Riniker, head of Strategy Research di Julius Baer, hanno nettamente sovraperformato rispetto a quelli difensivi. In presenza di indicatori anticipatori su nuovi massimi, in prospettiva i titoli ciclici potrebbero rallentare la loro corsa. Abbiamo dunque ridotto l’esposizione diretta al comparto ciclico a vantaggio di quello finanziario, mentre l’area difensiva rimane sottopeso. Su base geografica, la sottoperformance dei mercati emergenti è proseguita a causa dei persistenti timori di mancata trasmissione dell’inflazione nelle rispettive regioni. Le piazze emergenti asiatiche e latinoamericane hanno subito pesanti perdite nel primo trimestre e solo quelle europee sono riuscite a chiudere il periodo in territorio positivo, sospinte dal rincaro petrolifero. I principali beneficiari della sottoperformance delle piazze emergenti sono stati gli Stati Uniti e l’Eurozona, sostenuti anche da una stagione degli utili aziendali migliore del previsto. Sul piano settoriale, l’energia ha tratto particolare 24
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vantaggio dai continui disordini in Medio Oriente e Nord Africa, che hanno spinto in forte rialzo i prezzi del greggio. In vista di un consolidamento di breve termine delle quotazioni petrolifere, abbiamo temporaneamente ridotto il rating dell’energia a neutrale. Per contro, abbiamo portato i finanziari a sovrappeso a seguito del recente vertice informale Ue, durante il quale è stato deciso di migliorare la European Financial Stability Facility. Una volta superata l’attuale fase di consolidamento dei mercati globali, ci aspettiamo che le azioni tornino a guadagnare terreno. Raccomandiamo dunque di sfruttare i ribassi per rafforzare ulteriormente l’esposizione azionaria, dato che le nostre previsioni per i prossimi mesi rimangono positive”.
centrali rimane piuttosto accomodante. “Nonostante l’aumento dei tassi d’interesse a breve termine in molte regioni, i tassi reali si mantengono nella maggior parte dei casi al di sotto dei tassi di crescita su base reale, esprimendo un orientamento espansivo. Gli investimenti sul mercato monetario perdono dunque attrattiva a fronte di tassi reali non solo bassi rispetto a quelli di crescita, ma anche negativi in numerose economie. Questo scenario non favorisce neanche le piazze obbligazionarie, che nei primi tre mesi dell’anno hanno registrato una performance addirittura peggiore rispetto ai listini monetari. Nel più breve periodo, la maggiore incertezza sulla dinamica di crescita a fronte del rincaro petrolifero e delle gravi interruzioni alla produzione causate dalle catastrofi naturali potrebbe alimentare l’avversione al rischio, dando sostegno ai titoli di stato di riferimento. Ma in un orizzonte superiore a due mesi, la politica monetaria dovrebbe rimanere favorevole all’espansione economica. Gli sforzi di ricostruzione e i vincoli dal lato dell’offerta dovuti ai disastri naturali e alle rivolte sociali tracciano un robusto quadro di crescita e inflazione, storicamente associato a rendimenti negativi per la liquidità e molto contenuti per le obbligazioni”. Materie prime
Monete e reddito fisso I primi tre mesi dell’anno, spiega David Kohl, head of Currency Research di Julius Baer, sono stati caratterizzati da dinamiche prive di smalto sui mercati dei cambi, soprattutto per quanto riguarda le valute principali. “La tendenza più evidente è la debolezza generalizzata del dollaro statunitense, con poche eccezioni. La scena valutaria del secondo trimestre del 2011 dovrebbe essere dominata dagli interventi delle banche centrali previsti e realizzati nel quadro del processo di normalizzazione dei tassi di riferimento su scala globale”. In un contesto caratterizzato da una crescita globale che continua a migliorare, la politica monetaria delle banche
L’anno è iniziato bene per le materie prime, poiché i prezzi dei prodotti agricoli hanno continuato a guadagnare terreno grazie ai persistenti timori relativi all’offerta, mentre il greggio ha ricevuto forte sostegno dai disordini sociali in Nord Africa e Medio Oriente. “Tuttavia, sottolineano Carsten Menke e Norbert Rücker, Commodity Research di Julius Baer, i mercati hanno essenzialmente scontato il rischio di contagio ai principali produttori di petrolio, come Arabia Saudita e Iran, anziché le effettive interruzioni della produzione. Anche l’oro ha fatto segnare nuovi massimi sulla scia di queste tensioni, seguito a ruota dall’argento, che ha toccato i livelli più alti da oltre trent’anni. Benché i problemi della regione siano lontani dall’essere risolti, l’attenzione degli operatori di mercato si è poi spostata sul Giappone colpito dal terremoto. Alla luce della sua posizione come terza economia mondiale e fondamentale centro produttivo, le materie prime risentiranno notevolmente delle catastrofi naturali. A nostro avviso, tuttavia, i timori di contagio dei paesi produttori di petrolio in Medio Oriente rimangono il principale propulsore delle quotazioni, mettendo in ombra l’effetto della crescente domanda giapponese. Perciò, malgrado i fondamentali positivi soprattutto per le materie prime cicliche come greggio e rame, nel complesso consigliamo agli investitori di attendere un punto d’ingresso migliore, in vista dell’ulteriore volatilità dei listini”. 25
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I cyber criminali cambiano tattica Secondo il Verizon 2011 Data Breach Investigations Report, la perdita di dati causata da cyber-attacchi è nettamente diminuita nel 2010. Tuttavia il numero totale di violazioni informatiche è stato più alto che mai Le aziende e gli utenti devono restare vigili e gestire al meglio le pratiche per la sicurezza, perché il pericolo dei cyber-attacchi è sempre più reale. Tuttavia, fa notare il Verizon 2011 Data Breach Investigations Report, bisogna tenere presente il subdolo cambio di tattica da parte dei cyber criminali, che oggi si stanno impegnando in attacchi di minore entità con maggiori opportunità piuttosto che in attacchi su larga scala più complessi e stanno usando attacchi relativamente non sofisticati per penetrare nelle organizzazioni. Questo spiegherebbe l’apparente contraddizione tra basse perdite di dati ed elevato numero di violazioni rilevata dallo studio. In effetti, il numero di record violati nel 2010 è crollato da 144 milioni a soli 4 milioni, dato che rappresenta il più basso volume di perdita di dati in assoluto da quando è stato lanciato il report nel 2008. Allo stesso tempo, solo il 3% delle violazioni è stato considerato inevitabile senza un’azione correttiva eccessivamente dispendiosa o difficile da mettere in atto. Il report di Verizon, con cui hanno collaborato per il secondo anno di seguito i servizi segreti statunitensi (nel team si è aggiunta anche la National High Tech Crime Unit della polizia olandese, ndr), rivela che gli outsider sono responsabili del 92% delle violazioni, un incremento significativo rispetto ai dati emersi nel 2010. Nonostante la percentuale degli attacchi interni sia diminuita notevolmente nel corso dello scorso anno (16% contro il 49%), ciò è soprattutto dovuto all’enorme aumento dei piccoli attacchi esterni. Vista così, l’attività degli insider è rimasta relativamente costante rispetto alle conclusioni del 2010. L’hacking (50%) e il malware (49 %) rappresentano i tipi di attacco di maggior spicco, seguiti da password e credenziali deboli o trafugate. Per la prima volta, gli attacchi fisici - come la compromissione degli Atm - sembrano essere una dei tre metodi più comuni per ottenere l’accesso non autorizzato nelle organizzazioni costituendo il 29% dei casi analizzati. “Quest’anno, dichiara Peter Tippett, vice president of
Security and Industry Solutions di Verizon, abbiamo assistito ad attacchi esterni altamente automatizzati e prolifici, ad attacchi ridotti e lenti, a intricate reti di frodi interne, a schemi di manomissione di dispositivi a livello nazionale, ad astuti complotti di ingegneria sociale e molto altro. E, tuttavia, siamo giunti ancora una volta alla conclusione che la grande maggioranza delle violazioni può essere evitata adottando semplici e poco costose misure di sicurezza. E’ importante ricordare che i furti di dati possono essere commessi nei confronti di qualunque utente e di qualunque azienda, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore, in qualunque parte nel mondo. Un buon attacco è la miglior difesa. E’ importante implementare le misure di sicurezza essenziali attraverso la propria infrastruttura di security, che si tratti di una piccola struttura casalinga o di una vasta infrastruttura aziendale”. Le raccomandazioni per le imprese Il report ha nuovamente rilevato nel 2011 che la ricetta per contrastare le violazioni informatiche consiste nell’usare procedure di sicurezza semplici ed essenziali. Ecco le raccomandazioni chiave: • Focalizzazione sui controlli essenziali. Molte imprese commettono l’errore di implementare controlli di sicurezza complicati e di raggiungere un elevato livello di sicurezza in certe aree trascurandone altre. Le aziende sono meglio protette se implementano controlli essenziali in tutta l’organizzazione senza eccezioni. • Eliminazione dei dati inutili. “Se non ti serve, non tenerlo”. Per quanto riguarda i dati che devono essere conservati, bisogna identificarli, monitorarli e salvarli in modo sicuro. • Servizi di accesso remoto sicuri. È buona norma restringere questi servizi a indirizzi IP e reti specifici, rendendo minimo l’accesso pubblico a essi. Inoltre, è importante assicurarsi che la propria impresa stia limitando l’accesso ai dati sensibili all’interno della rete. • Verificare gli user account e monitorare gli utenti con identità privilegiata. Il miglior approccio consiste nel fidarsi degli utenti ma di monitorarli nella fase di screening pre-assunzione, limitando i privilegi di utente e usando la separazione delle mansioni. I manager dovrebbero indicare la direzione e supervisionare i dipendenti per assicurarsi che stiano seguendo le politiche e le procedure relative alla sicurezza. • Monitorare ed estrapolare i log degli eventi. Focalizzarsi sugli elementi ovvi che i log raccolgono, non sui dettagli. Ridurre il lasso temporale che intercorre tra la manomissione e la rilevazione della manomissione da settimane e mesi a giorni può pagare enormi dividendi. • Essere consapevoli degli asset di sicurezza fisici. Bisogna prestare attenzione ai dispositivi di inserimento delle carte di pagamento, come gli Atm e le pompe di benzina, per evitare l’alterazione e la manomissione. 26
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L’importanza dell’educazione finanziaria Il progetto europeo Dolceta, al quale partecipano i 27 stati dell’Unione Europea, mira a porre le condizioni per cui l’educazione finanziaria sia considerata come una cultura fondamentale per il benessere ha evidenziato che il cittadino medio italiano dispone di un livello di preparazione finanziaria decisamente insufficiente, perché in linea di massima si informa poco e non mette in pratica le conoscenze finanziarie possedute: per dirlo con i numeri, l’indice di cultura finanziaria si attesta introno 4,3 punti, su una scala da 1 a 10. Le banche stesse sembrano dedicare un’attenzione crescente all’educazione finanziaria nell’ottica della promozione di tutte le iniziative che forniscono protezione ai cittadini in quanto risparmiatori e acquirenti di prodotti e servizi finanziari. Il sistema bancario è consapevole infatti che la tutela del consumatore non passa solo attraverso la trasparenza, ma richiede un intervento attivo a favore dell’educazione dei cittadini sulle scelte finanziarie.
Il 4 maggio scorso nell’ambito nel progetto europeo Dolceta si è tenuto a Roma il convegno “Consumo, Denaro, Educazione Finanziaria: Riflessioni e proposte per l’uso consapevole del denaro nei giovani”. La giornata, organizzata dall’Università Cattolica, dal CeTIF e da PattiChiari, si proponeva come momento di diffusione e condivisione delle conoscenze e delle esperienze maturate nell’ambito della ricerca “Development of On Line Consumer Education Tools for Adults” - Dolceta alla quale partecipano i 27 stati dell’Unione Europea. Il progetto mira a porre le condizioni per cui l’educazione finanziaria sia considerata come una cultura fondamentale per il benessere: conoscere il proprio denaro è un mattone indispensabile per il presente e il futuro. In particolare, le attività hanno portato all’implementazione in molteplici lingue di uno spazio web finalizzato all’educazione al consumo che dal 2006 è curato dall’Università Cattolica.
Benefici per tutti Educazione quindi intesa in senso generale come formazione della persona, come strumento che sviluppa il senso critico dello studente, che insegna a informarsi e a essere cittadini consapevoli - finanziaria perché la complessità dell’economia contemporanea richiede un innalzamento delle competenze necessarie per effettuare le proprie scelte. La realizzazione di interventi efficaci che riescano ad aumentare l’alfabetizzazione finanziaria comporta benefici per tutti: consumatori, intermediari, istituzioni, società e banche. Se efficaci, le iniziative di educazione finanziaria potrebbero generare ritorni anche molto elevati per le società perché per esempio potrebbero contribuire a ridurre il numero di controversie finanziarie, potrebbero accelerare il passaggio verso forme pensionistiche complementari, potrebbero ridurre la necessità di futuri interventi di sostegno. Il ruolo che possono giocare le banche è fondamentale, non solo per l’interesse del paese. Le stesse istituzioni finanziarie ne trarranno beneficio: l’innalzamento delle competenze finanziarie degli individui può arrivare a favorire l’espansione della domanda, riducendo i fenomeni di esclusione finanziaria. Inoltre, diminuendo la difficoltà di effettuare le proprie scelte, promuoverebbe indirettamente relazioni corrette e trasparenti tra intermediari e clientela. Una domanda più consapevole può essere soddisfatta più facilmente dagli intermediari, con maggiori possibilità di attrazione e fidelizzazione della clientela.
Video competition fra le scuole superiori L’appuntamento di Roma è stato l’occasione anche per presentare e premiare i migliori filmati della Video Competition “I giovani e il denaro: uso e risparmio consapevole”, indetta nell’ambito del progetto, che tra gli obiettivi aveva la sensibilizzazione di studenti e insegnanti al tema dell’alfabetizzazione economica e la diffusione dell’uso del portale Dolceta (www.dolceta.eu ). Hanno partecipato al video concorso istituti superiori di tutta Italia: i più numerosi sono stati quelli campani, seguiti da Emilia Romagna e Lombardia. I tre minispot vincitori sono il liceo scientifico Tosi di Busto Arsizio (Varese), l’istituto di istruzione superiore Ignazio Calvi di Finale Emilia (Modena) e l’istituto di istruzione superiore Pinchetti di Tirano (Sondrio). Dunque ancora una volta l’educazione finanziaria è stata al centro dell’interesse del mondo bancario e educativo. Il tema non è nuovo, se è vero che già nel 2005 l’Ocse ha emanato specifiche raccomandazioni finalizzate a individuare gli strumenti di formazione più idonei per la crescita dell’educazione finanziaria, ma le iniziative ad esso dedicate sono in continuo aumento su tutto il territorio nazionale. E ben vengano. Visto che una recente indagine di Patti Chiari e European House-Ambrosetti 27
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Le minacce informatiche tra social network e mobile La nuova edizione dell’Internet Security Threat Report a cura di Symantec segnala un cambiamento della strategia dei criminali informatici, sempre più interessati alle vulnerabilità in Java per compromettere i sistemi dei Pc e, soprattutto, attratti dai dispositivi mobili Crescono frequenza e complessità delle minacce rivolte alle aziende, i social network sono sempre più sfruttati come piattaforme per lanciare attacchi e intanto cambia la strategia dei criminali informatici, sempre più attratti dai dispositivi mobile e interessati alle vulnerabilità in Java per compromettere i sistemi dei Pc. Sono le principali tendenze nel panorama delle minacce informatiche evidenziate dall’Internet Security Threat Report (volume 16) a cura di Symantec, che segnala il significativo aumento degli attacchi informatici nel 2010 con oltre 286 milioni di nuove minacce rilevate.
esempio, lo studio ha rilevato che le violazioni dei dati provocate dagli hacker hanno originato in media oltre 260mila identità esposte per violazione nel 2010. Ovviamente prese di mira, data la loro crescente popolarità, anche le piattaforme dei social network. Una delle principali tecniche di attacco utilizzate sui siti di social network ha riguardato l’utilizzo di Url abbreviati, che, in normali circostanze, sono utilizzati per condividere, in una e-mail o su una pagina web, un link a un indirizzo web troppo complesso. “Lo scorso anno i criminali informatici hanno postato milioni di questi link sui siti dei social network, per trasformare gli utenti in vittime di malware e phishing, aumentando esponenzialmente il tasso di attacchi andati a buon fine”. Il report ha rilevato che i criminali informatici hanno sfruttato anche le potenzialità dei news feed per lanciare attacchi su larga scala: effettuavano il login da un falso account e postavano un link abbreviato a un sito pericoloso sulla bacheca della vittima. Il social network distribuiva successivamente in automatico il link ai news feed degli amici della vittima, inoltrandolo a centinaia o migliaia di utenti in pochi minuti. Nel 2010 il 65% dei link dannosi nei news feed osservati da Symantec erano Url abbreviati. Di questi, il 73% ha ricevuto 11 o più click e il 33% tra gli 11 e i 50. Nel 2010 sono stati ampiamente utilizzati i toolkit per lanciare attacchi. Si tratta di programmi software che possono essere utilizzati sia da principianti che da esperti per semplificare la distribuzione di attacchi di vaste proporzioni su computer collegati. Questi kit hanno come obiettivo le vulnerabilità in Java, che ha rappresentato il 17% di tutte le vulnerabilità dei browser plug-in nel 2010. Il toolkit Phoenix è stato responsabile della maggior parte
Attacchi mirati e toolkit in Java Gli attacchi mirati come Hydraq e Stuxnet, sottolinea il report, hanno rappresentato una minaccia importante per le aziende nel 2010. “Allo scopo di aumentare le probabilità di successo, un crescente numero di questi attacchi ha sfruttato le vulnerabilità ‘zero-day’ (ossia attacchi informatici che sfruttano bug software non ancora noti e per i quali non esistono patch, ndr) per introdursi nei sistemi informatici. Nel 2010 i criminali informatici hanno lanciato attacchi mirati contro diverse società quotate e multinazionali, agenzie governative e un numero sorprendente di aziende più piccole. In molti casi hanno individuato le vittime chiave all’interno di ogni azienda e hanno poi utilizzato attacchi social engineering personalizzati per accedere ai network delle vittime. Data la loro natura, molti di questi attacchi hanno avuto successo anche in presenza di misure di sicurezza aziendali”. Oltre agli attacchi mirati per sottrarre la proprietà intellettuale o provocare danni materiali, molti altri hanno colpito gli utenti per le loro informazioni personali. Ad
Italia terza fra i paesi Emea per attività malevole Con un balzo di tre posizioni rispetto al 2009, l’Italia si posiziona terza nella classifica Emea dei paesi in cui si concentra il maggior numero di attività malevole (spam&phishing, codici malevoli, computer infetti, attacchi web based). “Generalmente, fa notare Symantec, le attività malevole colpiscono computer collegati in rete con la banda larga in quanto questa consente una connessione più stabile, maggiore potenza e velocità di collegamento e quindi è molto attrattiva per gli attaccanti. Questo posizionamento dipende anche dal fatto che in Italia ci sono molti computer infetti e si verificano numerosi attacchi web-based”. Secondo Symantec, circa il 30% degli attacchi rivolti all’Italia provengono proprio dal nostro Paese. “Questo è dovuto al fatto che quando un attacco arriva da molto vicino è più difficile da rilevare o bloccare rispetto a quelli che provengono da paesi più lontani. Del resto, l’Italia occupa la settima posizione nella classifica mondiale dei paesi dai quali provengono gli attacchi con un peso del 4% sul totale”. Rispetto al 2009, infine, l’Italia è salita dall’ottava alla quarta posizione tra i paesi Emea che ospitano il maggiore numero di Url per il phishing e l’89% di questi riguardava il settore finanziario.
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degli attacchi web-based nel 2010. Il kit, come molti altri, include strumenti volti a colpire le vulnerabilità Java. Il numero degli attacchi web-based osservati ogni giorno è cresciuto del 93% nel 2010 rispetto al 2009. Dato che i due terzi di tutte le minacce web-based registrate da Symantec sono direttamente attribuite ai kit di attacco, questi sono con tutta probabilità responsabili di una buona parte dell’incremento analizzato.
dei desktop e come tali devono essere protetti e gestiti”. Non sorprende pertanto che uno dei trend crescenti del 2010 riguardi i codici malevoli per dispositivi mobili. Secondo Symantec, si è verificato un incremento considerevole nel numero delle nuove vulnerabilità per dispositivi mobili: da 115 individuate nel 2009 a 163 nel 2010 (+42 per cento). Naturalmente, la perdita e la violazione dei dati causati dallo smarrimento e dal furto di cellulari e smartphone rappresentano le problematiche più gravi. Purtroppo però, fa notare Symantec, sono ancora poche le aziende preparate ad affrontare i problemi di sicurezza legati ai dispostivi mobili: spesso non sono in grado di fornire un supporto adeguato e di estendere l’accesso ai vari dispositivi consumer come iPhone, iPad e Android, mettendo così a rischio sia i dati che le comunicazioni di business. Per il mercato consumer, una delle sfide principali da affrontare in tema di mobilità è l’incapacità di proteggere in maniera adeguata le informazioni personali nel momento in cui si verifica lo smarrimento, il furto o la compromissione di un dispositivo. La preoccupazione aumenta se si considera il prevedibile futuro dei dispositivi mobile: secondo Gartner, nel 2012 il trasferimento di denaro sarà l’applicazione più utilizzata su questi device, seguita al quinto posto dai pagamenti effettuati tramite cellulari o smartphone. I cellulari di nuova generazione sono destinati a diventare come i conti corrente e a prendere, in teoria, il posto della banca e delle carte di credito e questo porterà inevitabilmente gli attaccanti a concentrare sempre di più le proprie attività malevole verso i dispositivi mobili. Una delle prime minacce sono i Trojan che rubano le informazioni dai device e lanciano attacchi di phishing.
Le minacce per il mondo mobile Symantec prevede inoltre una crescita negli attacchi indirizzati ai dispositivi mobili vista la diffusione sempre più capillare sul mercato. Si pensi in modo particolare al boom globale degli smartphone, il cui uso sta crescendo a ritmi vertiginosi con una previsione di incremento delle vendite nel 2011 pari al 100% (Gartner). Le stime degli analisti indicano che i dispositivi basati su Android e Apple OS sono destinati a raggiungere il 14% del mercato globale entro la fine dell’anno. Ma il fatto è che la tendenza è sempre più spesso quella di utilizzare il medesimo dispositivo per scopi sia personali che professionali e per accedere a servizi di intrattenimento e ai servizi gestiti dai carrier. “Questo cambiamento nel comportamento degli utenti, fa notare giustamente Symantec, genera da un lato maggiore produttività, ma dall’altro pone anche nuove sfide per quanto riguarda la gestione e la sicurezza. Oggi cellulari, smartphone e tablet sono diventati una vera e propria postazione di lavoro in formato tascabile. Con questi dispositivi portatili possiamo collegarci alla mail lavorativa e accedere alla rete, al data center e al database aziendali. E’ per questo che diventa sempre più importante che l’It inizi a considerarli come un’estensione dei laptop e 29
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Genertel premia la guida responsabile La nuova polizza satellitare Quality Driver consente di premiare lo stile di guida virtuoso valutandolo sulla base di parametri di sicurezza. Il sistema funziona attraverso “Crediti-Sicurezza” accumulati dal cliente che possono raggiungere un valore in euro fino al 25% del premio pagato Premia lo stile di guida virtuoso e offre il massimo della protezione grazie alla tecnologia satellitare. Sono le principali caratteristiche di Quality Driver, la nuova polizza resa disponibile da Genertel, la compagnia di assicurazione diretta del Gruppo Generali. In pratica, con la semplice installazione del localizzatore Gps Quality Driver Box all’interno dell’auto, Quality Driver offre copertura e assistenza satellitare 24 ore su 24: ad esempio, in caso di furto basta una semplice chiamata per saper dove si trova l’auto, oppure in caso di incidente grave si attivano immediatamente e in automatico i soccorsi, mentre in caso di sinistro, se ci sono contestazioni tra i veicoli coinvolti, è possibile ricostruirne la dinamica allo scopo di sostenere le ragioni dell’assicurato Genertel. Ma la vera novità del prodotto Genertel è che, grazie a un sistema applicativo esperto basato su algoritmo proprietario, Quality Driver è in grado di calcolare per prima in Italia il Quality Level dello stile di guida in funzione di precisi parametri di sicurezza, ossia il rispetto dei limiti di velocità, l’esposizione al rischio per fascia oraria/tipologia di strada percorsa e l’intensità delle accelerazioni/decelerazioni durante la guida. “La sicurezza stradale, spiega Davide Passero, amministratore delegato di Genertel, è certamente un tema ad alto impatto sociale e una priorità per chi si occupa di assicurazione. In Italia quasi un incidente tra privati ogni tre comporta lesioni fisiche che, oltre alle conseguenze di carattere familiare, spesso drammatiche, determinano oltre il 70% dei costi di indennizzo assicurativo. Le cause principali sono note: mancata precedenza su strade urbane, eccesso di velocità in autostrada, guida distratta e imprudente. Per questo motivo, abbiamo deciso di sviluppare una polizza ad alto contenuto tecnologico che consente di premiare gli automobilisti a guida virtuosa: sono tanti, presenti in tutte le zone del Paese e spesso chiamati a pagare il conto di comportamenti irresponsabili”.
Davide Passero, amministratore delegato di Genertel
del proprio stile di guida e può in qualsiasi momento visualizzare il proprio Quality Level e i Crediti-Sicurezza raggiunti collegandosi al sito www.genertel.it/qualitylevel. Per incentivare i nuovi clienti all’acquisto della polizza Genertel ha previsto uno sconto di benvenuto pari al 25% del premio Rca. Tutti coloro che acquisteranno la polizza entro il 31 luglio e si dimostreranno per tre anni consecutivi Top Driver (900 Crediti-Sicurezza/anno), al quarto anno potranno rinnovare la polizza al costo simbolico di 1 euro.
Il sistema dei Crediti-Sicurezza Il Quality Level consente di misurare e premiare lo stile di guida responsabile generando Crediti-Sicurezza che il cliente Genertel accumula e possono raggiungere un valore in euro fino al 25% del premio pagato, importo che viene riaccreditato al rinnovo di polizza sotto forma di sconto. Va detto peraltro che il Quality Level è un sistema premiante che non assume mai valori negativi: i guidatori meno virtuosi semplicemente non accumulano CreditiSicurezza, che vengono inoltre azzerati in caso di incidente. Ogni mese il cliente riceve un estratto conto riepilogativo 30
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Quando la qualità fa la differenza In Italia la qualità del servizio al cliente influenza fortemente le decisioni di acquisto dei consumatori. Lo conferma la seconda edizione dell’indagine internazionale American Express Customer Service Barometer alta qualità e una risposta rapida, cortese e risolutiva. I consumatori devono poi avere la possibilità di scegliere in maniera flessibile la modalità di contatto che preferiscono per interagire con le aziende: in American Express un efficiente e apprezzato servizio clienti - che sia telefonico, on line o con altri mezzi - è un elemento cruciale per il successo del nostro marchio e da sempre caratterizza il nostro operato”. Secondo l’88% degli intervistati, l’esperienza di un servizio clienti ha un forte impatto sulla considerazione che si ha dell’azienda; la maggior parte, infatti, afferma che è l’esperienza positiva ad avere maggior influenza sull’opinione di un brand. Per nove italiani su dieci (89%), una buona esperienza di customer service rende più probabili altri acquisti con la stessa azienda/marca, mentre una povera o cattiva esperienza porta, in sette casi su dieci (69%), a non completare l’acquisto. Perché si perde la pazienza La maggioranza degli intervistati ritiene che nelle migliori esperienze di servizio clienti avute sono stati fondamentali due fattori: la capacità dell’operatore di risolvere il problema (48% dei casi) e la sensazione di essere seguiti dal servizio clienti anche dopo la risoluzione della questione (47%). La ricerca condotta da American Express evidenzia peraltro che le aziende devono fare di più per rispondere alle aspettative dei clienti. Circa il 22% dei consumatori ritiene infatti che nel 2011 le aziende incrementeranno i livelli di servizio, valorizzando il proprio business; nel 2010 solo il 14% era d’accordo. Infatti, dall’indagine emerge che, in conseguenza di un’esperienza negativa con il servizio clienti, ben il 69% dei consumatori ha interrotto una transazione o un acquisto e ben il 64% afferma di essere disposto a provare un’altra marca o azienda per ottenere un servizio più buono. Sebbene, secondo il 76% degli intervistati, si ottiene un miglior trattamento rivolgendosi ai rappresentanti del servizio clienti in modo amichevole e rispettoso, ben il 68% degli italiani rivela di aver perso la pazienza almeno una volta nel relazionarsi con un customer service, arrivando a insistere nel voler parlare con il supervisore (37% dei casi), a minacciare di rivolgersi a un competitor (33%), a chiedere i dati dell’operatore (30%) e addirittura a riagganciare il telefono. Ma cosa fa perdere davvero la pazienza ai consumatori italiani? Dalla survey emerge chiaramente l’insofferenza dei clienti per essere messi in attesa, oppure dover passare da un addetto al customer service all’altro.
Daniela Cerboni, vice president head of World Services di American Express in Italia
Per i consumatori italiani la qualità del servizio al cliente fa ancora la differenza. Lo sottolinea la seconda edizione dell’indagine internazionale American Express Customer Service Barometer, condotta in Italia e in altri 11 paesi per esplorare gli atteggiamenti e le preferenze dei consumatori nei confronti del servizio clienti delle aziende. In linea con l’anno scorso, infatti, gli italiani ritengono molto importante il servizio clienti di un’azienda: quest’anno circa il 60% dei nostri connazionali conferma il trend secondo cui gli italiani sarebbero disposti a pagare il 9% in più, in quanto convinti, nella maggior parte dei casi, che per un servizio eccellente valga la pena spendere anche un po’ di più. “Anche quest’anno, commenta Daniela Cerboni, vice president head of World Services di American Express in Italia, lo studio ha confermato la disponibilità dei consumatori italiani a spendere di più a fronte di un servizio clienti eccellente. Questi dati rappresentano un’ulteriore testimonianza che i consumatori desiderano e si aspettano dalle aziende un servizio di
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A prova di forza Utile netto consolidato di 263 milioni nel 2014 (Cagr del 10,1% sul 2010), Roe all’8,1%, Common Equity Ratio all’8%, cost/income ratio dal 60% al 50,3% e una crescita media annua dei volumi del 6,1% e del 5,2% per gli impieghi. Questi i principali obiettivi del nuovo Piano Strategico 2011-2014 di Carige
Ennio La Monica, direttore generale di Banca Carige
Creare valore nel medio-lungo periodo per tutti gli stakeholder dell’istituto al fine di mantenere un ruolo autonomo e rilevante nell’ambito del sistema bancario nazionale. E’ questo l’orientamento di fondo che caratterizza il nuovo Piano Strategico 2011-2014 elaborato dal Gruppo Carige e approvato dal CdA della banca. Il Piano, che presuppone un contesto macroeconomico caratterizzato da una modesta crescita del Pil e da tassi di interesse ancora bassi (“a cui si aggiungeranno istanze e vincoli di carattere normativo che potrebbero condizionare la crescita e la redditività delle banche italiane”), si basa essenzialmente sulla crescita organica. L’obiettivo è sfruttare le potenzialità esistenti all’interno del Gruppo che derivano dalla valorizzazione degli investimenti effettuati negli anni passati in termini di acquisizioni di reti, innovazione tecnologica, rivisitazione dei processi operativi e vendita, ed entrata a regime delle società partecipate. Ai risultati contribuiranno peraltro 48 aperture delineate dal Piano Sportelli per lo stesso periodo di Piano, mentre non viene contemplata alcuna ipotesi di operazione straordinaria. “In sostanza, spiega il direttore generale di Carige Ennio La Monica, il Piano individua quattro indirizzi strategici prioritari: innanzitutto lo sviluppo dei ricavi
e dell’offerta commerciale, con l’obiettivo di individuare le aree di business (territori, prodotti, clienti) in cui esiste ancora potenziale di valore inespresso. In secondo luogo la razionalizzazione dei costi e dei processi operativi, con una tensione costante all’efficienza tecnico-operativa, soprattutto con riguardo alla rivisitazione di quei processi che assorbono notevoli quantità di risorse. Si punta inoltre all’ottimizzazione della liquidità, del capitale e del costo del rischio, finalizzata all’efficienza allocativa delle risorse scarse. Infine, la focalizzazione sull’innovazione e sulle competenze, per il continuo miglioramento dei processi e dei prodotti, nonché dei comportamenti e delle capacità relazionali delle risorse umane”. Venti iniziative strategiche Gli indirizzi strategici del Piano si concretizzano in 20 iniziative strategiche individuate dal management e riferite a: • rete distributiva e modello di servizio, in cui gli interventi mirano soprattutto a riallineare la performance della rete Extra Liguria a quella della rete Liguria, a ridurre la varianza di produttività e redditività tra sportelli della stessa area, oltre che ad ampliare la 32
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rete distributiva mediante l’apertura di 48 sportelli e lo sviluppo dell’intercanalità. Inoltre gli interventi sono volti ad affinare il modello di servizio delle imprese e a spingere sul segmento private anche attraverso il brand Banca Cesare Ponti; • portafoglio prodotti/servizi, efficienza allocativa e politiche di prezzo, in cui il principale intervento riguarda il miglioramento della gestione attiva dei crediti lungo il loro intero ciclo di vita; • risorse, innovazione e efficienza tecnico operativa, che concerne il progressivo incremento dell’efficienza operativa derivante, tra l’altro, dal continuo presidio dei costi generali e amministrativi e dall’analisi dei processi al fine di individuare opportunità di risparmio di tempi/ risorse, facendo leva sull’innovazione tecnologica; • solvibilità, solidità e bassa rischiosità, in cui gli interventi riguardano il bilanciamento delle strutture di finanziamento, il remix dei prodotti di raccolta qualificabili per il miglioramento del liquidity ratio, lo sviluppo e messa a regime dei modelli di credit rating e di portafoglio crediti, nonché le attività di capital management finalizzate al recepimento del nuovo accordo di Basilea 3.
Dato il contesto di mercato ancora difficile, le rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti sono previste in crescita dai 115,8 milioni del 2010 p.f. ai 155 milioni del 2014, rappresentativi di un tasso medio annuo del 7,6%; coerentemente il costo del rischio rapportato agli impieghi è prudenzialmente previsto in salita dallo 0,45% allo 0,5 per cento. Dal lato dei costi, i costi operativi evidenzieranno una crescita dai 648,3 milioni del 2010 p.f. ai 727,8 milioni del 2014 (Cagr del 2,9%), con le spese per il personale che aumenteranno a un tasso annuo del 3,3 per cento. Le altre spese amministrative, pari a fine quadriennio a 310,9 milioni, aumenteranno a un tasso medio annuo del 3,9%, in relazione ai consistenti investimenti in tecnologia (2,9% escludendo il piano sportelli). Sulla base di queste previsioni, il cost/income ratio risulterebbe pari al 50,3% nel 2014, in diminuzione rispetto al 60% del 2010 p.f.. L’utile dell’operatività corrente al lordo delle imposte dovrebbe attestarsi a 472,3 milioni nel 2014 (+15,5% annuo), mentre l’utile netto dovrebbe passare dai 179,4 milioni nel 2010 p.f. ai 263,2 milioni nel 2014 (Cagr del 10,1% annuo). “Il Roe crescerà dal 5,1% del 2010 p.f. al 6,6% del 2014, ma deducendo dal patrimonio il valore della riserva di rivalutazione Afs relativa alla partecipazione in Banca d’Italia, il Roe rettificato aumenterà dal 6,6% del 2010 p.f. all’8,1% del 2014”. Infine, dal punto di vista della patrimonializzazione, il Gruppo punta ad allinearsi quanto prima ai requisiti richiesti dalla nuova normativa di Basilea. “Al riguardo, è stata da tempo avviata un’attività di capital management allo scopo di raggiungere un Common Equity ratio intorno all’8% già a fine 2013. Massima attenzione verrà prestata al profilo della liquidità con il pieno rispetto anche dei nuovi indicatori previsti da Basilea 3, mediante la raccolta da investitori retail e istituzionali”.
I target al 2014 Tra il 2010 ed il 2014 le masse complessivamente intermediate dal Gruppo sono previste in crescita del 5,8% annuo a oltre 95 miliardi, con le attività finanziarie intermediate in aumento del 6,1% annuo dai 50.674 milioni del 2010 ai 64.139 milioni del 2014 e gli impieghi lordi a clientela in crescita dai 25.373 milioni di fine 2010 ai 31.130 milioni nel 2014 (Cagr del 5,2 per cento). Carige si attende inoltre un’evoluzione del mix delle attività finanziarie intermediate a favore della raccolta indiretta, nell’ambito della quale tenderà ad aumentare il peso della componente gestita. In particolare, la raccolta diretta dovrebbe crescere dai 26.584 milioni del 2010 ai 32.931 del 2014, con un incremento annuo del 5,5%, mentre per la raccolta indiretta è previsto uno sviluppo del 6,7% annuo a 31.208 milioni nel 2014 (24.091 milioni nel 2010). “In funzione del previsto sviluppo delle masse intermediate e tenuto conto di un allargamento degli spread con la clientela di 49 centesimi entro fine Piano, spiega una nota ufficiale di Carige, il margine di interesse dovrebbe crescere a 1.025,4 milioni nel 2014, con un incremento annuo del 9,5 per cento. Anche i ricavi netti da servizi sono previsti in crescita, con uno sviluppo annuo del 3,5%; il comparto è sostenuto dalle commissioni nette (379,2 milioni nel 2014) che registreranno un incremento annuo pari al 5,8%; in particolare nel 2014 le commissioni attive sono attese a 415,6 milioni, quelle passive a 36,4 milioni. Il margine di intermediazione si attesterà a 1.446 milioni a fine 2014, corrispondente a una crescita media del 7,5% nell’arco di Piano”. 33
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La gestione dei sinistri è strategica Il CeTIF ha organizzato un workshop presso l’Università Cattolica di Milano con l’obiettivo di individuare le principali evoluzioni in atto nel ramo sinistri delle compagnie assicurative Negli ultimi anni il settore assicurativo italiano è stato oggetto di numerosi interventi da parte del legislatore nazionale e di Isvap che hanno influenzato l’operatività delle compagnie e l’atteggiamento degli attori rispetto alla trasparenza, all’efficienza nell’erogazione della liquidazione e alla vicinanza al cliente. Lo conferma la ricerca svolta da CeTIF nel corso del 2010 “Innovare l’area sinistri: tra ricerca di nuove opportunità e miglioramento continuo dei processi operativi”, alla quale hanno partecipato insieme ad altri partner le principali compagnie di assicurazione italiane: Allianz, Agatos Syntagma, Assicurazioni Generali, Audacia, Cardif Assicurazioni, Carige Assicurazioni, Cattolica Services, Duomo UniOne Assicurazioni, Exprivia, Generali Business Solutions (Gbs), Ibm Italia, Itas Assicurazioni, Rgi SpA, Società Cattolica di Assicurazioni, Vision Sisge, Vittoria Assicurazioni. L’indagine ha mostrato come attualmente le imprese di assicurazione si stiano focalizzando principalmente su specifici ambiti di innovazione: il miglioramento della velocità di espletamento della pratica e la riduzione dei costi di liquidazione, per circa l’80% delle compagnie, e il miglioramento delle competenze tecniche dei diversi attori del processo, in particolare dei liquidatori (per il 75% circa). Nel futuro, invece, gli investimenti saranno orientati prevalentemente al miglioramento del servizio e al supporto al cliente (circa il 70%) con l’attivazione di progetti volti ad approfondire la conoscenza del cliente e delle sue esigenze.
Nel futuro gli investimenti saranno orientati prevalentemente al miglioramento del servizio e al supporto al cliente (circa il 70%) con l’attivazione di progetti volti ad approfondire la conoscenza del cliente e delle sue esigenze
Il workshop “La gestione strategica dei sinistri: prevenire le frodi e generare valore per il cliente” si è tenuto presso l’Università Cattolica di Milano 34
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La gestione del sinistro si evolve I risultati della ricerca sono stati illustrati da Christian Morlacchi, Coordinamento e Sviluppo divisione Assicurazioni del CeTIF, nel corso del workshop “La gestione strategica dei sinistri: prevenire le frodi e generare valore per il cliente” che si è tenuto presso l’Università Cattolica di Milano. La giornata, moderata da Chiara Frigerio, docente di Organizzazione Aziendale e segretario del Comitato Direttivo CeTIF, aveva come obiettivo l’individuazione delle principali evoluzioni in atto nel ramo sinistri delle compagnie assicurative partendo da esigenze concrete e specifiche e dalle esperienze delle compagnie di assicurazione presenti. Il 67% del mercato assicurativo italiano, infatti, così come più in generale l’intero mercato finanziario, è caratterizzato da significativi cambiamenti tra cui l’allargamento dell’ambito competitivo e dalle evoluzioni normative, che spingono le aziende a rivedere i propri processi operativi e i modelli di servizio. Indipendentemente dalla dimensione aziendale si evidenza un’evoluzione nel concetto di gestione del sinistro: da processo amministrativo a servizio al cliente.
di Allianz: “Tutto quello che facciamo in Allianz dovrebbe iniziare e concludersi tenendo a mente l’interesse del cliente… vogliamo costruire relazioni di fiducia con i nostri migliori clienti”. Il tema dell’antifrode
Le esperienze di Axa e Allianz La ricerca CeTIF ha indagato inoltre il tema dell’antifrode; dallo studio è emerso che gli elementi principali nella gestione del cambiamento nella lotta alle frodi sono il knowhow e la conoscenza degli agenti, liquidatori, periti e medici. Anche nel corso del workshop il tema è stato affrontato attraverso gli interventi di Massimo Trefiletti (Direzione auto, Consumerismo e distribuzione di Ania), che si è concentrato sull’attività antifrode alla luce della nuova banca dati sinistri e del testo unico attualmente in discussione in Parlamento e di Paolo Masini, direttore Sinistri del Gruppo Cattolica Assicurazioni, che in particolare ha cercato di evidenziare l’importanza dell’It per disegnare un modello antifrode. Ulteriori riflessioni in proposito sono state suggerite dai casi proposti da Ugf Assicurazioni e dal Gruppo Reale Mutua Assicurazioni rappresentate rispettivamente dai direttori Sinistri Giacomo Lovati e Riccardo Oddenino.
Le esperienze dei relatori presenti in sala hanno confermato queste tendenze. Come ricordato da Massimo Monacelli, direttore Servizio al Cliente e Sinistri di Axa Assicurazioni, è necessario impegnarsi sempre di più nell’attenzione al cliente in un’ottica strategica. I bisogni del cliente vanno gestiti con una visione integrata che prenda in considerazione le persone, i processi e gli strumenti dell’azienda nella consapevolezza che una maggiore attenzione al cliente non significa necessariamente costi più elevati per la gestione del sinistro e che per attuare un cambiamento di così vasta portata nella cultura aziendale, servono tempo e investimenti. Queste considerazioni sono state avvalorate anche dall’intervanto di Attilio Speri, responsabile Danni di Massa e Call Center di Allianz, che dopo aver illustrato le principali iniziative che sono state prese per soddisfare le esigenze dei clienti ha ricordato la filosofia di lavoro della sua compagnia attraverso le parole di Michael Diekmann, Ceo
A cura del gruppo di Ricerca CeTIF - Serena Piccirillo 35
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Largo agli istituti di pagamento Con un conto di pagamento, spiega Maurizio Pimpinella, presidente dell’AIIP Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di moneta elettronica, sarà possibile versare e prelevare denaro, disporre bonifici, l’addebito delle utenze o effettuare pagamenti mediante carte di pagamento Sul mercato dei pagamenti sta per fare il suo ingresso un nuovo operatore che affiancherà le banche e gli uffici postali: l’istituto di pagamento. “Con un conto di pagamento sarà possibile versare e prelevare denaro, disporre bonifici, l’addebito delle utenze o effettuare pagamenti mediante carte di pagamento” spiega Maurizio Pimpinella, presidente dell’AIIP - Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di moneta elettronica, fondata a Roma da un gruppo di aziende e professionisti con l’obiettivo di rispondere alle esigenze di una variegata platea di operatori interessati a operare nell’area dei pagamenti, quali finanziarie, imprese della grande distribuzione, operatori del turismo, dei trasporti e delle telecomunicazioni. L’istituto di pagamento, che a differenza di una banca non può utilizzare o remunerare i depositi della clientela, perché il denaro versato può essere utilizzato esclusivamente per operazioni di pagamento, si aggiunge a un altro operatore non bancario già presente nel nostro ordinamento, l’istituto di moneta elettronica. Perché affiancare alle banche nuove figure di prestatori di servizi di pagamento? “Questa misura, oltre a rendere più competitivo il mercato, commenta Pimpinella, si inquadra nello sforzo di ridurre sempre più l’utilizzo del contante”. Il nostro paese si distingue per un ricorso al contante ancora elevato, di gran lunga superiore alla media europea. Secondo le rilevazioni della Banca d’Italia, in termini di pagamenti bancari e postali effettuati con strumenti alternativi al contante, siamo a 66 operazioni per abitante, contro circa 170 nei paesi dell’Eurozona, con punte fino a 250 operazioni e oltre in paesi quali Francia, Paesi Bassi e Regno Unito. Se si passa alle modalità di pagamento degli acquisti, la spesa media mensile in contanti delle famiglie è pari ancora al 44% della spesa totale, più elevata al Sud e nelle famiglie con minori disponibilità economiche. In cosa differisce un istituto di moneta elettronica da un istituto di pagamento? “Con il recepimento ormai imminente della nuova direttiva europea, gli istituti di moneta elettronica saranno anche autorizzati a prestare i servizi di pagamento previsti per gli istituti di pagamento. La principale differenza sta nel fatto che solo i primi possono emettere ‘moneta elettronica’, ossia le carte prepagate, lo strumento di maggior successo degli ultimi anni, mentre gli istituti di pagamento possono collocare carte di debito, quelle che prevedono l’addebito immediato dell’importo speso, oppure carte di credito, con rimborso in unica soluzione o rateale”. Non sono banche, ma istituti di pagamento e di moneta elettronica sono soggetti a precise norme di tutela e sono sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia. L’autorizzazione a operare è rilasciata alla Banca d’Italia,
Maurizio Pimpinella, presidente dell’AIIP - Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di moneta elettronica
previa verifica di requisiti patrimoniali e organizzativi, e le norme sulla trasparenza delle operazioni sono le stesse cui sono soggette le banche. Gli istituti di pagamento e moneta elettronica non possono detenere il denaro ricevuto dai clienti, ma sono obbligati a versarlo in un conto bancario o investirlo in titoli a basso rischio, e devono dotarsi di sistemi di controllo sul rispetto delle norme e dei rischi. “Sono misure di tutela molto stringenti, osserva Pimpinella, che non lasciano spazio a operatori improvvisati. Anzi, sotto certi aspetti, il rispetto degli obblighi imposti dalla normativa e dalle disposizioni di vigilanza della Banca d’Italia rappresenta una sorta di barriera all’ingresso su questo mercato. In questi giorni, nell’ambito delle consultazioni sulla normativa di recepimento della direttiva europea, la nostra associazione ha formulato alcune osservazioni tese soprattutto a chiarire alcuni punti e a garantire una parità di trattamento tra istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica”. 36
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Gli spazi di crescita nel mobile Chi sono gli operatori interessati a costituire un istituto di pagamento o di moneta elettronica? “In generale, spiega il presidente dell’AIIP, le aziende o i gruppi che hanno incassi o pagamenti, anche di importo ridotto, caratterizzati da un’elevata frequenza o numerosità di utenti. Lo scopo può essere quello di una riduzione dei costi dell’operatività bancaria, oppure quello di fidelizzare la clientela, si pensi ad esempio alla grande distribuzione, con l’offerta di altri servizi a valore aggiunto o con l’erogazione del credito”. Ma la categoria di operatori che ha il maggiore interesse allo sviluppo di servizi di pagamento è quella degli operatori di telefonia mobile. Proprio in questi giorni i quattro maggiori operatori, Tim, Vodafone, Wind e Tre hanno dato vita a MPay, una piattaforma comune che consente all’utente di acquistare contenuti digitali, giornali, musica o video, utilizzando per l’acquisto il credito telefonico delle sim, ovvero scalando l’importo dalle prepagate o addebitandolo per gli abbonati. “L’acquisto di servizi digitali fruibili esclusivamente su telefonini o pc non rientra nell’ambito di applicazione della nuova normativa. Ma gli spazi di crescita maggiori, puntualizza Pimpinella, sono quelli relativi alla vendita di beni o servizi di terzi con il pagamento tramite sms, applicazioni di mobile Internet o di prossimità, il contactless, e per far questo occorre necessariamente disporre dell’autorizzazione a operare come istituti di pagamento o di moneta elettronica”. Lo sviluppo dei servizi di pagamento sarà il tema di una
tavola rotonda che l’AIIP ha organizzato nell’ambito della E-Payment, Security & Technology Conference che si terrà il prossimo 15 giugno presso la Luiss di Roma. Francesca Rossetti
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Il made in Italy? Si sperimenta anche nel trading on line Dalla competizione sulle commissioni ai nuovi device e piattaforme mobili, da un approccio semplice alla rapidità nel recuperare informazioni: ecco perché broker e clienti italiani, secondo il segretario generale di Assosim Gianluigi Gugliotta, sono allineati di fronte alle migliori opportunità del mercato Il trading on line rappresenta un fenomeno distintivo del mercato finanziario italiano rispetto al panorama internazionale. Ne è certo l’avvocato Gianluigi Gugliotta, segretario generale di Assosim, che spiega come gli intermediari del nostro Paese abbiano potuto sviluppare in modo significativo questo servizio grazie al concorso di una pluralità di elementi, quali “la microstruttura ‘order driven’ del mercato e il suo elevato grado di liquidità, che consentono un’interessante operatività infragiornaliera; la particolare attitudine degli investitori italiani ad assumere autonomamente decisioni di investimento, ovvero la loro ridotta propensione a rivolgersi a gestori professionali; la disponibilità di soluzioni tecnologiche per il trading on line efficienti e a costi contenuti. Tutti questi elementi hanno permesso agli intermediari italiani di continuare a offrire ai clienti l’accesso a una vasta gamma di servizi, prodotti e mercati, anche nel pieno della crisi finanziaria”. Gli umori dopo la crisi Se un cambiamento nei comportamenti c’è stato, dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni, riguarda l’investimento in un’ottica di day trading, che si è solo lievemente ridotto in termini di numero di operazioni; per l’investimento su orizzonti temporali di medio-lungo periodo, viceversa, la flessione è stata più significativa proprio in ragione di questo clima di incertezza che ha caratterizzato
Gianluigi Gugliotta, segretario generale di Assosim
i mercati finanziari negli ultimi anni. In un percorso che si snoda lungo il trascorrere degli anni, si può poi notare che, per quanto riguarda i broker, nel recente passato la posizione competitiva all’interno del settore dipendeva fortemente dalle commissioni applicate alle transazioni finanziarie. Oggi invece la competizione tra i broker si gioca soprattutto sul piano della flessibilità, velocità e semplicità dei servizi offerti.
Chi è Assosim L’Associazione Italiana degli Intermediari Mobiliari rappresenta gli operatori del mercato mobiliare italiano nei confronti degli organi dello Stato e delle amministrazioni pubbliche, delle altre associazioni imprenditoriali, di organizzazioni economiche e sociali e di altre associazioni, enti, soggetti pubblici e privati. Assosim svolge attività di ricerca, assistenza normativa e formazione, con pubblicazioni e organizzazione di convegni e seminari. Conta circa 80 associati (banche, Sim, succursali italiane di intermediari esteri), attivi sul mercato primario e secondario e su quello dei derivati. Dal 2007, la membership è allargata a studi legali, società di consulenza e di sviluppo di soluzioni informatiche, e a quei soggetti che in forniscono servizi agli intermediari mobiliari.
I volumi del mercato e le prospettive Come si può osservare nei grafici riferiti al periodo dal 2006 al 2010, il numero di operazioni effettuate dalle associate Assosim che offrono il servizio di trading on line sul mercato Mta è andato da un minimo di 19 milioni, registrato nel 2006, a un massimo di 27 milioni, registrato nel 2009; i controvalori si sono invece mossi da un minimo di 330 miliardi di euro nel 2010 a un massimo di 740 miliardi nel 2007. “Questi dati, spiega Gugliotta, mostrano come, da un lato, il numero di operazioni concluse on line sia rimasto sostanzialmente stabile durante il periodo di crisi finanziaria; dall’altro come tale crisi abbia invece influenzato il 38
Trading on line
Le domande di Banca&Mercati • Qual è il posizionamento della vostra realtà rispetto ai competitor? Quali sono le principali caratteristiche dell’offerta? • È possibile identificare un target di utilizzatore del trading on line? Un particolare orario in cui si collega e compra o vende? In quali mercati opera (Forex, derivati, materie prime, futures, ecc.)? La vostra clientela esegue maggiormente trading on line metodico o discrezionale? • Come si è modificato, a partire dall’esplosione della crisi economico-finanziaria di fine 2008, l’approccio dei clienti nei confronti del trading on line (più prudente, spregiudicato, muovono maggiori/minori somme di denaro, ecc.)? • Negli ultimi mesi si stanno affacciando sul mercato nuovi device: il trading non è più solo on line, ma anche “mobile”: come vi state attrezzando per portare sulle nuove piattaforme il servizio per la clientela? Quale device in futuro sarà più utilizzato per operare sul mercato? • Come è mutata negli anni la competenza dei clienti che fanno trading on line? Hanno acquisito nella maggior parte dei casi metodo e conoscenza del mercato o si lasciano spingere dalla situazione e dall’occasione che magari hanno percepito leggendo news e articoli su quotidiani e siti specializzati? • Il trading on line sconta ancora un approccio psicologico diverso rispetto al trading presso un istituto bancario: tutto sembra volatile, e anche un particolare significativo rialzo non porta il cliente a vendere, ma ad attendere un rialzo ancora più elevato. Questo perché lo “strumento” dell’on line ha un percepito di “minor realtà”. In che modo un istituto bancario può aiutare i clienti a considerare nella maniera più equilibrata le vendite e gli acquisti eseguiti via web? • Il maggior desiderio di collaboration tra gli utenti porta le piattaforme di trading ad aprirsi al social trading, a spazi di comunicazione tra gli utenti, e di osservare le manovre dei trader esperti: in che misura questo cambiamento modificherà l’agire dei clienti? • La concorrenza tra le piattaforme delle diverse banche su quali fattori si gioca secondo voi? Prezzo delle commissioni, ampiezza delle Borse e dei mercati disponibili, numero di piattaforme abilitate, ecc.?
valore totale in euro delle operazioni, in continua flessione dal 2008, anno di inizio della crisi economico-finanziaria”.
si voglia rendere sempre più semplice e innovativo l’approccio al settore degli investimenti, così da dare la possibilità ai clienti di seguire in tempo reale sia l’andamento di tutti i mercati, sia tutte le principali news”.
Innovazione e nuove piattaforme Nel mercato del trading on line il tasso di innovazione è particolarmente alto. Se confrontato con il canale tradizionale, l’investimento di risorse finanziarie nello sviluppo di nuovi servizi è di gran lunga più evidente. “Questo accade proprio perché da un punto di vista concorrenziale uno dei punti di forza dei player è proprio l’offerta di tecnologie sempre più efficienti, innovative flessibili e integrabili con altre soluzioni tecnologiche”. Un tema importante è dato dalle nuove piattaforme mobili, attraverso cui gli investitori potranno monitorare nel continuo l’andamento dei mercati, ricevere informazioni finanziarie e consigli operativi e, conseguentemente, agire sul mercato con maggiore celerità rispetto al presente. Tali progressi sono stati resi possibili dai nuovi device che si sono affacciati sul mercato negli ultimi mesi e che hanno fatto sì che il trading non fosse più solo on line, ma anche mobile. “Questa possibilità offerta ai clienti dagli intermediari è indice di come
Il comportamento dei clienti e la cultura sottostante Durante la crisi vissuta negli ultimi anni sui mercati borsistici, sottolinea Gugliotta, gli utenti hanno ridotto la loro esposizione finanziaria nelle fasi di alta volatilità, tornando poi a investire sulla scia della pubblicazione dei dati macroeconomici positivi. “Il trading on line ha dato la possibilità di differenziare facilmente la composizione dei portafogli, offrendo ai trader un’ampia gamma di prodotti e mercati e consentendo così al cliente di scegliere nelle singole fasi, in modo rapido e sicuro, il mercato o il prodotto più liquido o con i migliori spunti operativi”. Secondo Gugliotta, la cultura finanziaria è un fattore determinante per il successo del trading on line. Del resto gli intermediari si sono organizzati per offrire ai clienti corsi di formazione, percorsi didattici e sessioni di live trading, con l’intento di istruirli nell’utilizzo delle proprie piattafor39
Speciale
degli ordini, proprietari o di terzi, anche se la quota di chi si affida al trading automatico è ancora molto ridotta. E la passione per il Forex, tra i mercati che hanno registrato un maggiore tasso di crescita tra la clientela retail, che ne ha apprezzato liquidità e assenza di commissioni. “Per il cliente, conclude Gugliotta, il Forex rappresenta altresì un’ottima occasione di diversificazione della propria operatività. La negoziazione di valuta è stata peraltro oggetto di recenti modifiche legislative che nel futuro prossimo vedranno una crescente attenzione dei regulator nei confronti di quest’attività”. me e, soprattutto, sui rischi operativi derivanti dall’investimento sui mercati. “Gli stessi utenti si muovono alla ricerca di spunti: il principale canale di informazione usato dagli utenti di trading on line è Internet, sia per la varietà di servizi a cui possono accedere (forum, blog, media, ecc.),sia per i ridotti costi di utilizzo. Le scelte che ne derivano variano a seconda dell’operatore e delle sue capacità di investimento; tra gli on line trader vi è chi predilige l’analisi tecnica, chi quella fondamentale, chi opera intraday”. Da segnalare il crescente utilizzo di sistemi automatici di generazione
Il futuro è delle nuove piattaforme Ig Markets Italia punta molto sul mobile e i nuovi device che supportano le scelte di un utente sempre più competente. Senza dimenticare però che, come afferma il managing director Alessandro Capuano,“nel trading non esiste un metodo vincente, ma esiste chi ha un metodo che persegue con disciplina e chi non ha un metodo e guadagna o perde a seconda del caso” Ig Markets è un azienda internazionale specializzata in contratti per differenza e Forex; lavora su questi prodotti dal 1974, ben prima dunque che esistesse il trading on line. Nel 2006 ha introdotto per prima in Italia i Cfd. “Oggi ci posizioniamo come leader in questo segmento del mercato, sottolinea Alessandro Capuano, managing director di Ig Markets Italia; sicuramente rispetto ai concorrenti la possibilità di fare trading al rialzo e ribasso con leva finanziaria su oltre 10mila prodotti rappresenta un punto distintivo. La nostra piattaforma ha un’offerta talmente vasta che accoglie sia il professionista che fa del trading un lavoro e vuole piattaforme veloci e sofisticate, sia nuovi arrivati che cercano nel trading una forma di diversificazione del portafoglio e quindi hanno bisogno di servizi completamente diversi, come ad esempio piattaforme più semplici ed educazione finanziaria. Sugli orari i nostri clienti hanno accesso h24 al trading, ma ovviamente la maggior parte delle operazioni si concentra dalle 8 alle 22. Riguardo ai mercati, sicuramente le valute sono un punto distintivo; ad aprile oltre il 60% dei nostri utenti attivi ha effettuato almeno un’operazione al mese”. Secondo Capuano, negli ultimi anni il trading on line è andato modificandosi nel senso che l’attività di scalping (trading frenetico con operazioni rapidissime, ndr) che aveva caratterizzato il trading retail nei primi anni del 2000 è praticamente finita con l’intervento anche sul mercato ita-
liano dei trader algoritmici e degli “high frequency trading system”. “Abbiamo poi visto una forte diminuzione dei flussi verso l’azionario italiano e molto più interesse verso valute e indici. Ma sicuramente il trader del 2011 è molto più informato e consapevole dei rischi di quelli che iniziavano nel 2000 durante la cosiddetta ‘Internet bubble’”. Il focus sul mobile Spostando l’attenzione sui nuovi device, quale sarà in futuro lo strumento maggiormente utilizzato per muoversi sul mercato? “Abbiamo un team a Londra di 50 persone dedicate unicamente a piattaforme per il mobile. Già oggi il 28% degli eseguiti che provengono dai nostri clienti giapponesi sono inviati tramite dispositivi mobili. Crediamo molto nello sviluppo di queste piattaforme e abbiamo quattro team dedicati ai vari ambienti operativi Apple, Android, Blackberry e Java. Oggi reti e dispostivi mobili permettono veramente di fare trading mentre in passato i dispositivi e le reti non avevano la potenza necessaria e il cliente tendeva solo a consultare i prezzi. Siamo stati i primi in Italia nel 2008 ad avere una piattaforma per iPhone e a gennaio l’abbiamo rinnovata inserendo praticamente tutte le funzioni disponibili sul web (grafici, news, possibilità di chiedere demo e aprire un conto). Entro l’estate avremo la versione iPad e lanceremo la nuova versione per 40
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di un trader che sta a casa propria. La differenza è data dalla capacità di gestire i rischi e per questo noi cerchiamo di aiutare il cliente su questi aspetti, dando la possibilità di ridurre le esposizioni dei contratti e permettendo di inserire stop loss garantiti. Inoltre, per chi inizia, è previsto un corso gratuito che permette di operare sul mercato reale, ma con rischi limitati, per le prime sei settimane, questo proprio per accompagnare il cliente nella crescita. Va peraltro tenuto presente che il problema vero dei trader on line (soprattutto quelli che iniziano da poco) è che spesso vendono troppo presto e mantengono le posizioni in perdita per troppo tempo. Il punto è che nel trading non esiste un metodo vincente, ma esiste chi ha un metodo che persegue con disciplina e chi non ha un metodo e vince o perde a seconda del caso. Noi, con i seminari on line, in ufficio e con i roadshow in giro per l’Italia, cerchiamo di spiegare a tutti metodi semplici e gestione del rischio”. In ogni caso, per Capuano, i futuro del trading è mobilità e social, “ma bisogna fare attenzione, perché strumenti social senza alcun intervento di operatori istituzionali rischiano di avere una scarsa qualità dei contenuti. Noi abbiamo di recente lanciato un canale Youtube dove gli utenti possono vedere video e dimostrazioni di trading live sulla nostra piattaforma e commentarle, aggiungendo valore ai contenuti”. Quali sono pertanto i fattori competitivi principali da tenere in considerazione? “In Italia le commissioni sono già troppo basse; queste hanno ridotto le marginalità e reso il trading on line per le banche un’attività non o poco remunerativa, ad eccezione di intermediari che sono stati capaci di raggiungere masse molto elevate. In merito a questo aspetto, i broker on line stranieri sono stati più bravi a creare margini e a reinvestirli in nuove piattaforme e collegamento a nuovi mercati. Per le banche italiane oggi c’è bisogno di creare di nuovo margini di profitto dando accesso ai propri clienti a nuovi mercati. Dare accesso al mercato delle valute, ad esempio, rappresenta un’ottima soluzione per dare servizi che la clientela richiede e creare allo stesso tempo margini per la banca.
Alessandro Capuano, managing director di Ig Markets Italia
Blackberry con funzioni simili a quelle per iPhone. A giudicare dagli accessi al nostro sito la lotta sarà tra Apple e Android, che guarda caso sono i dispostivi cui abbiamo dedicato i maggiori investimenti, mentre il Blackberry continuerà ad avere una sua nicchia; Java invece è destinato a sparire, almeno nel trading”. La gestione del rischio fa la differenza Oggi i clienti sono più informati e più consapevoli, spiega Capuano, anche perché oggi le piattaforme, almeno quelle degli intermediari più avanzati, sono dotate di strumentazioni evolute e professionali che aiutano nel trading e nel prendere decisioni rapidamente. “Per fare trading le news servono a poco: ci sarà sempre chi saprà di più e prima
Banca&Mercati news ogni settimana tutte le notizie principali dal mondo finanziario e assicurativo 41
Speciale
Il segreto del successo? Non solo commissioni La sfida da cogliere per continuare a primeggiare nel trading on line, dice Marco Briata di FinecoBank, è differenziarsi offrendo strumenti sempre più personalizzabili e di facile utilizzo, “con in più una componente ‘game’ che sarà protagonista nei device di ultima generazione” tutti i servizi di banking, credit, trading e investing. Ad esempio, possono accedere in tempo reale ai principali mercati mondiali con piattaforme sempre più funzionali, ma al contempo hanno la possibilità di utilizzare tutti i migliori servizi di banking e di credito. Non trascuriamo i pregi delle nostre piattaforme, che sono la semplicità di uso, la navigabilità, l’accesso immediato e diretto a tutti i principali mercati mondiali e l’utilizzo integrato, in un’unica interfaccia, di molti tool avanzati: charting, analisi tecnica, reporting, ranking, liste personalizzate. Insomma, la sfida è l’innovazione costante. Continueremo a innovare, a proporre nuovi prodotti e servizi, con l’obiettivo di rendere sempre più facile e intuitivo l’utilizzo di Fineco”. Il Forex piace ai clienti retail Secondo Briata, è cambiato l’approccio dei clienti Fineco al trading on line. “Per noi il trading on line è un mercato in continua evoluzione e non si compone solo di una piccola nicchia di professionisti, ma anche di investitori evoluti che preferiscono utilizzare Internet per comprare e vendere titoli e prodotti finanziari. Anche grazie a questo posizionamento, Fineco è diventato il primo broker in assoluto in Italia e in Europa, seguito dai colossi dell’intermediazione tedeschi, ConsorsCortal e Comdirect. Nel 2010, la quota degli ordini di Borsa eseguiti ha raggiunto quota 27 milioni e 336 miliardi di euro di volumi intermediati. Un dato eccezionale che conferma un trend in continua crescita. Il cliente Fineco opera su tutti i mercati, ma il Forex è il mercato che negli ultimi anni è cresciuto di più fra i clienti retail, che apprezzano in particolare l’eccezionale liquidità, la trasparenza e l’immediatezza del mercato, l’assenza di commissioni e la possibilità di operare su strumenti estremamente conosciuti e presenti nella vita di tutti noi come le valute. Fineco ha creduto per prima nell’allargamento al retail del mercato delle valute, lanciando cinque anni fa questo mercato on line a disposizione di tutti. Credo sia stata una scelta importante sia per la maturazione del mercato del trading on line italiano, sia per i clienti, che hanno potuto utilizzare uno strumento nuovo che è diventato in breve un’ottima occasione per diversificare la propria operatività”. Fineco, sottolinea Briata, si limita a fornire la piattaforma e tutti gli strumenti indispensabili per investire e per fare trading, sia per chi ha un approccio guidato dagli automatismi, sia per chi si affida di più all’esperienza e all’emotività. “In generale però vediamo che nella nostra clientela è ancora molto ridotta la quota di chi si affida totalmente a sistemi automatici, come trading system o sistemi algoritmici. Questo tipo di approccio è per lo più tipico
Marco Briata, responsabile Prodotti & Servizi Trading di FinecoBank
FinecoBank rappresenta oggi il principale protagonista del trading on line, primo broker in assoluto in Italia, con 27 milioni di ordini eseguiti nel 2010 e 633 miliardi di euro di volumi intermediati. Da quanto emerge dal rapporto annuale Assosim 2010 sui dati di negoziazione, è al primo posto assoluto nel mercato degli intermediari per numero di eseguiti nel segmento azioni Italia, con una quota di mercato pari all’8,39%, e per volumi intermediati con una quota del 15,95 per cento. Inoltre si conferma anche quest’anno al primo posto nel trading After Hour e nel mercato Idem. “Il punto di forza di Fineco, spiega Marco Briata, responsabile Prodotti & Servizi Trading, è la straordinaria flessibilità. Una formula che si adatta a ogni esigenza, a ogni profilo di cliente e a ogni fase di mercato. È possibile scegliere se fare tutto da soli, attraverso una piattaforma on line che propone i prodotti per investire, oppure affidarsi a uno dei 2.300 personal financial adviser per la pianificazione degli investimenti e per avere una consulenza personalizzata. I nostri clienti apprezzano soprattutto il fatto di avere, in un unico conto, 42
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di un tipo di clientela molto evoluto non solo dal punto di vista finanziario, ma anche per la capacità di sfruttare mezzi tecnologici sofisticati. Sono invece molti quelli che utilizzano un approccio misto, per cui la discrezionalità del trading è abbinata a strumenti automatici come stop loss, take profit, trailing stop. Questo consente al trader di non perdere l’instintività delle proprie scelte, ma anche di attutire eventuali perdite e di controllare al meglio il rischio delle singole posizioni e del proprio portafoglio”.
versioni con nuovi servizi e prodotti”. Sempre più informati ed esigenti Gli utenti del trading on line, sottolinea Briata, sono molto cambiati nel corso degli anni. “Sicuramente la disponibilità di una tecnologia avanzata e di una buona informazione finanziaria ha favorito la crescita del trading on line. Non dimentichiamo che un forte contributo allo sviluppo viene anche da una maggiore maturità e consapevolezza da parte degli utenti e da un’offerta sempre più sofisticata di strumenti e servizi. Quello che si osserva è infatti una crescente maturazione degli utenti che, dal semplice accesso a risorse informative, diventano acquirenti via web e grandi fruitori di servizi finanziari in rete. Dal nostro osservatorio, notiamo come i clienti siano più attenti, vogliano più informazioni, più contenuti e più strumenti a supporto delle decisioni di investimento. E con l’esperienza diventano sempre più esigenti, vogliono avere il totale controllo dei propri investimenti. L’importante è ‘accompagnare’ questi clienti in tutte le fasi della loro operatività, offrendo loro tutto il supporto per operare in maniera consapevole. In questa ottica, FinecoBank organizza periodicamente percorsi didattici dedicati al trading, rivolti ai trader più esperti, ma anche a chi si avvicina per la prima volta all’operatività sui mercati”. Da non sottovalutare inoltre l’influenza della collaboration e del cosiddetto “social trading”. “In questi mesi stanno nascendo diverse piattaforme ispirate alla collaboration fra gli utenti che permettono a utenti meno esperti di ‘copiare’ strategie di altri trader. Per ora stiamo osservando l’evoluzione di questi nuovi modelli. In generale non crediamo che i nostri clienti siano disponibili a replicare pedissequamente i consigli di altri utenti. Piuttosto per ora preferiamo investire molto sui corsi e sull’informazione per cui ognuno possa arrivare a esprimere un proprio metodo, maturando le proprie personali scelte di investimento o di trading. Ciò non toglie che guardiamo con interesse all’evoluzione dei social media. Ad esempio il nostro Mgm (Member Get Member), basato sul passaparola, è stato probabilmente il primo vero esperimento riuscito di collaboration fra gli utenti in ambito finanziario, potenziato recentemente con la possibilità di utilizzare anche i social network, Facebook e Twitter. Crediamo che il mondo dei social network possa avere grandi potenzialità di sviluppo e rappresentare il futuro della comunicazione”. Qual è dunque la ricetta giusta per competere con successo su questo mercato? “In uno scenario competitivo come quello attuale, le banche devono garantire al cliente servizi sempre più veloci, semplici, flessibili e tecnologicamente avanzati. Inoltre l’ascolto costante delle richieste dei clienti è l’elemento da cui partono nuove
La leva della tecnologia Fino a oggi, l’operatività dei clienti Fineco ha continuato anche nei momenti di maggior crisi e di sfiducia nei mercati borsistici. “Credo che il motivo sia da ricercare soprattutto nel fatto di avere investito da anni per rafforzare la nostra offerta: i clienti possono così orientare la propria operatività anche su prodotti e mercati diversi dalle azioni italiane. Possono operare su valute, commodity, derivati, opzioni, etf, obbligazioni e azioni di tutti i mercati. Hanno la possibilità di differenziare facilmente la propria offerta, cercando il mercato che nelle singole fasi è più liquido o presente più spunti operativi”. In ogni caso, assicura Briata, il punto di forza di Fineco è sempre stato la tecnologia, “utilizzata per creare servizi innovativi ma sempre più semplici da usare ed estremamente potenti, ideali sia per chi inizia a investire sia per i trader professionisti. L’application sviluppata per l’iPhone va proprio in questa direzione: utilizzare lo sviluppo della tecnologia per rendere sempre più semplice l’approccio al mondo degli investimenti. La nuova app consente di gestire e tenere sotto controllo i movimenti del conto corrente, i propri investimenti e l’andamento di tutti i principali mercati mondiali. Attraverso un’interfaccia multi-touch semplice e innovativa, sono disponibili i principali servizi di conto corrente: saldo e movimenti, consultazione e disposizione bonifici, ricariche telefoniche, grafico sull’allocazione del proprio asset sui diversi prodotti di risparmio e investimento, spesa mensile e disponibilità residua delle carte di credito. La nuova applicazione porta l’intera gamma dei prodotti per investire e fare trading su tutti i prodotti e mercati mondiali. In dettaglio: azioni ed Etf dei mercati Italia, Usa e Europa, tutti i principali futures mondiali dei mercati Idem, Eurex e Cme. Inoltre, più di 50 cross valutari del Forex, marginazione short e long sia intraday che overnight, alert e ordini condizionati. Infine, portafoglio e monitor ordini aggiornati in tempo reale e tutte le news. I clienti Fineco possono seguire in tempo reale l’andamento di tutti i mercati con le quotazioni push, book a cinque livelli, i principali indici mondiali e tutte le principali news. E nei prossimi mesi rilasceremo nuove 43
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idee e nuovi progetti. Credo sia proprio questo l’elemento che ci ha permesso in questi anni di anticipare il mercato. I nostri 900mila clienti hanno scelto Fineco perché hanno creduto in un nuovo modo di gestire i propri soldi, costruito grazie alla capacità di sviluppare servizi sempre coerenti con le loro esigenze. E’ questa sinergia, realizzata grazie al dialogo tra banca e cliente, che ci ha portato al raggiungimento di questi risultati. Infine, mi preme sottolineare come le commissioni non siano la molla per cui i clienti scelgono Fineco. A nostro avviso, la convenienza da sola non basta, è fondamentale il mix di qualità, semplicità, completezza dell’offerta e servizio al cliente. L’evoluzione del mercato degli ultimi anni ha cambiato lo scenario: i clienti non scelgono una banca diretta semplicemente in
base a commissioni e offerte promozionali ma, sempre più spesso, in base a un insieme di fattori che ne determinano qualità e valore: efficienza, stabilità, costi trasparenti, un’offerta allargata di prodotti e servizi, integrazione fra servizi di trading, credit e banking. Le piattaforme stanno raggiungendo un livello di completezza che accomunerà presto tutti gli intermediari del settore. La sfida è differenziarsi offrendo strumenti sempre più personalizzabili, di facile utilizzo e con una componente ‘game’ che sarà protagonista nei device di ultima generazione. Fineco investe moltissimo in nuove tecnologie adattandole alle richieste che arrivano direttamente dagli utenti. In questo modo accresceremo ulteriormente il loro livello di soddisfazione, che oggi raggiunge il 95% dei clienti”.
Trading per tutti La Sim biellese Nuovi Investimenti opera con ogni genere di trader. Accompagna i professionisti più esperti che sanno trarre profitto dai momenti di crisi e veicola contenuti e condivisione delle informazioni attraverso le Trading Room Chiedono piattaforme di elevato standing tecnologico. Sono esigenti e cercano un servizio e un’assistenza molto puntuali. Dall’altra parte vi sono i trader che operano in maniera più ‘tranquilla’. Si tratta di investitori evoluti, che preferiscono acquistare e vendere titoli in autonomia, senza il tramite dell’operatore bancario. In ogni caso, data la tipologia di operatività e considerato che il trading on line è per i trader un’attività a tempo pieno, non esiste un orario specifico. I nostri clienti seguono i mercati, se non per la totalità del tempo, per buona parte dell’orario di apertura. Molti di loro, avendo un approccio professionale, seguono un proprio metodo. Alcuni hanno sviluppato propri studi e sistemi di analisi che li supportano nelle decisioni di acquisto e vendita”. L’approccio dei clienti nei confronti del trading on line, prosegue Viano, ha senza dubbio risentito della crisi del 2008. “I periodi di crisi sui mercati rappresentano quasi sempre un momento di cambiamento e rinnovamento. Gli operatori più bravi, più sicuri, quelli che hanno sviluppato conoscenze e capacità vere continuano a lavorare, gli altri progressivamente si ritirano. I professionisti spesso sono in grado di approfittare in modo positivo di situazioni apparentemente sfavorevoli, ma la verità è che nessuno può mai dirsi totalmente sicuro di sapere affrontare tutte le situazioni. In generale, un buon metodo è la base per impostare un lavoro profittevole, ma non si può mai ‘abbassare la guardia’. È fondamentale essere attenti alle evoluzioni e agli sviluppi del mercato. Perciò l’informazione rappresenta sempre un elemento importante”.
Davide Viano, direttore trading on line Nuovi Investimenti
Due modelli È possibile identificare un target di utilizzatore del trading on line? Lo abbiamo chiesto a Davide Viano, direttore trading on line della sim biellese Nuovi Investimenti. “Solitamente suddividiamo i trader in due categorie. Da una parte vi sono quelli che operano in maniera professionale, fanno molti eseguiti al giorno e utilizzano piattaforme di buon livello tecnologico che offrono stabilità e velocità. Il trading è spesso per loro lo strumento per guadagnare e mantenersi.
Quanto allo sviluppo dei nuovi device e in particolare del mobile, Nuovi Investimenti offre iSphera, la versione per iPhone e iPad della propria piattaforma Sphera. “In ogni caso il nostro obiettivo è mettere a disposizione dei clienti una pluralità di strumenti che poi li utilizza in base alla proprie esigenze. Ad esempio, siamo consapevoli che anche nei nostri clienti trader è presente l’esigenza di confrontarsi e di imparare da chi è più esperto. Perciò le nostre Trading 44
Trading on line
Room hanno risposto alla necessità di rimanere in contatto. Le nuove tecnologie offrono l’occasione di superare i vincoli logistici e ampliano il gruppo di riferimento”. Ma qual è il modello operativo vincente nel business del trading on line? “Dipende chiaramente dal target di riferimento. Tecnologia, velocità, affidabilità per i professionisti del trading on line. Versatilità, semplicità, canone
gratuito per i trader occasionali. Un fattore importante è anche la capacità di anticipare le evoluzione dei mercati con piattaforme in grado di scambiare nuovi strumenti. Per quanto ci riguarda, le piattaforme abilitate al momento sono tre (Sphera, ScalpTool, MarkeTrade) anche se presto presenteremo interessanti novità che comprenderanno anche nuovi mercati e strumenti”.
I trader on line? Sono “social” per vocazione Una piattaforma di trading proprietaria all’interno di un’offerta bancaria a tutto tondo: IWBank punta ad assecondare l’evoluzione tecnologica e culturale dei propri clienti e sulla formazione dei trader, anche dei più esperti IWBank è la banca del Gruppo Ubi specializzata nell’offerta di servizi finanziari e bancari on line. “E’ una banca completa, spiega il direttore generale Alessandro Prampolini, che intende soddisfare le esigenze della clientela grazie a un elevato know-how finanziario e tecnologico, il continuo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, qualità, sicurezza, trasparenza e condizioni economiche sempre attraenti. La nostra clientela è attenta ed evoluta, vuole avere tutte le informazioni a disposizione per prendere le proprie decisioni finanziarie in autonomia e IWBank mette a loro disposizione tutti gli strumenti necessari: piattaforme di trading on line professionali, accesso ai mercati azionari e derivati 24 ore su 24, tool di analisi e negoziazione di fondi e sicav appartenenti a oltre 90 case di gestione. In questo quadro, prosegue Prampolini, IWBank offre un’ampia gamma di servizi e strumenti in continua evoluzione, piattaforme di negoziazione on line in grado di soddisfare le esigenze delle diverse tipologie di trader, dal principiante al più esperto. L’offerta comprende una gamma completa di strumenti da negoziare: azioni, obbligazioni corporate e governative, futures su indici, tassi, valute, cambi, commodities e titoli di Stato quotati sui principali mercati mondiali, certificati e Covered Warrant quotati, opzioni sui più importanti sottostanti quotati in Italia, Europa e negli Usa. In particolare sui derivati Iwbank è aderente diretto ai mercati principali mondiali, Cme, Eurex, Idem, Nymex, Comex, Ecbot, Cbot, caratteristica unica nel panorama italiano e che rende il servizio il punto di riferimento per il trader professionista. Grazie al servizio IW Scalper, i trader più esperti ed evoluti possono operare anche ‘allo scoperto’ - intraday e overnight - su titoli italiani, europei e americani”.
Alessandro Prampolini, direttore generale di IWBank
hanno mantenuto i loro livelli di operatività anche in un mercato ad alta volatilità”. IWBank, assicura Prampolini, è comunque molto attenta alla formazione della clientela. “Abbiamo creato un programma di alta formazione che prevede una serie di corsi per conoscere i mercati, gli strumenti finanziari, le strategie operative e apprendere nuovi sistemi di trading dai migliori professionisti. Sono previsti corsi, organizzati in otto moduli tematici con diverso livello di complessità, pensati per soddisfare sia l'investitore più evoluto sia coloro che non hanno ancora esperienza. Inoltre, abbiamo sviluppato un’iniziativa di informazione e formazione chiamata ‘IW Educational’ per aiutare anche gli utenti più esperti alla migliore comprensione di mercati e strumenti finanziari. Si articola principalmente in fiere ed eventi per conoscere il trading on line
L’attenzione al training La clientela di IWBank, la cui operatività è oggi ugualmente suddivisa tra mercati cash e derivati, dopo la crisi di fine 2008 si è caratterizzata per una maggiore cautela nell’investimento e un superiore interesse verso i corsi di formazione. “In effetti il livello di competenza finanziaria dei nostri clienti è molto aumentato durante questi anni; prova ne è la capacità di sviluppare metodologie operative sempre più evolute. Quanto ai trader professionisti, invece, 45
Speciale
e documenti di formazione realizzati dagli esperti IWBank completamente gratis a disposizione della clientela”. In questo quadro va inserita la sempre maggiore propensione alla collaboration da parte degli utenti. “Del resto il mondo del trading on line è stato tra i precursori del social networking: chi fa trading di professione da anni utilizza chat e forum per tenersi in contatto virtuale con altri trader. Ora la tecnologia ha messo loro a disposizione nuovi mezzi: community, social network e Twitter”.
tra la piattaforma proprietaria Quick trade, programmata in Java e totalmente in tecnologia push; RealTick, la piattaforma operativa più diffusa al mondo; Easy trade,la piattaforma nata dall'esperienza delle sale operative oggi disponibile anche per l'investitore privato, e Sphera, la piattaforma essenziale, veloce e sicura, punto di riferimento per gli heavy trader. Poiché inoltre riteniamo di fondamentale importanza essere in grado di offrire il miglior servizio alle migliori condizioni, il nostro pricing è estremamente competitivo e legato all’operatività della clientela. Sono state pensate commissioni adattive che presentano i cinque livelli commissionali previsti per i diversi mercati, in funzione del monte commissioni generato mensilmente. I nuovi clienti operano alle migliori condizioni, quelle previste per i trader professionisti, perché assegnati automaticamente, per almeno un mese, alla fascia più bassa”.
Commissioni adattive Secondo Prampolini, è molto importante per la clientela disporre di piattaforme evolute che garantiscano stabilità e velocità di esecuzione. “L’offerta IWBank è molto ampia in questo senso, offre infatti la possibilità di scegliere
Così si supporta il trader Analisi tecnica e trading algoritmico: Sella.it segue i propri trader fornendo anche momenti formativi sul territorio. Ma con un occhio sempre attento alle nuove piattaforme e ai social network per la condivisione delle informazioni: quando non bastano prezzo e servizio, subentra la competenza ferta e la costante attenzione verso il cliente. Sella.it infatti offre ai clienti la possibilità di operare sulle principali piazze finanziarie internazionali negoziando azioni, Etf, derivati, obbligazioni e titoli di stato; inoltre permette di utilizzare piattaforme evolute sviluppate ad hoc per soddisfare le differenti esigenze operative della clientela, dai trader evoluti (heavy trader e scalper) agli investitori on line, con prospettive di investimento più a lungo termine”. Ma è possibile identificare un target di utilizzatore del trading on line? Ad esempio un particolare orario in cui si collega e compra o vende e in quali mercati opera (Forex, derivati, materie prime, futures, ecc.)? “Gli investitori che utilizzano il canale on line concentrano prevalentemente le proprie operazioni durante le fasi di apertura e chiusura dei mercati, nonché in concomitanza dell’uscita dei dati macroeconomici del mercato. La clientela di Sella.it opera prevalentemente sui mercati italiani (azionari, obbligazionari e derivati), ma nel corso degli ultimi anni l’operatività si è estesa anche nei confronti dei mercati esteri, quali ad esempio il mercato tedesco, francese e statunitense. La modalità operativa più diffusa è quella di tipo metodico; per questo motivo, al fine di diffondere conoscenza e approccio metodologico nel trading, Sella.it offre costantemente percorsi formativi specialistici sul territorio, affiancando gli investitori a trader e professionisti del settore, in modo da far acquisire metodo, professionalità e il giusto approccio all’investimento on line”. Alberto Dellavalle, responsabile trading on line del Gruppo Banca Sella
Crisi selettiva
Sella.it, dice Alberto Dellavalle, responsabile trading on line del Gruppo Banca Sella, si colloca tra i principali player del mercato del trading on line, grazie a un’offerta completa e a un’esperienza che dal 1998 la vede tra i pionieri dell’innovazione nel settore. “Peculiarità di Sella.it sono da sempre la completezza dell’of-
Un tema interessante è capire come si è modificato, a partire dall’esplosione della crisi economico-finanziaria di fine 2008, l’approccio dei clienti nei confronti del trading on line (più prudente, spregiudicato, con maggiori/minori somme di denaro investire, ecc.)? “La crisi del 2008 è stata certamente selettiva. Da un lato, ha portato alcuni investitori a operare in maniera più prudente, dall’altro ha permesso a 46
Trading on line
parte della clientela di operare con maggior frequenza beneficiando della volatilità dei mercati”. Un altro elemento di novità è rappresentato dai nuovi device che negli ultimi mesi si stanno affacciando sul mercato, rendendo il trading non più solo on line ma anche “mobile”. “Sella.it è molto attenta a questo tipo di esigenze operative. Ha infatti sviluppato la piattaforma SellaXTrading Mobile, una piattaforma dedicata agli applicativi mobil, con la quale è possibile operare su tutti i mercati (azionari, obbligazionari e derivati) consentendo inoltre al cliente di essere costantemente informato sull’andamento del mercato e del proprio portafoglio. L’applicativo è stato sviluppato permettendo di beneficiare di tutti i vantaggi offerti dai più recenti ed evoluti smartphone touch e device. E’ peraltro difficile prevedere quale sarà il device più apprezzato dal mercato per il futuro; per questo SellaXTrading mobile continuerà ad avere la massima adattabilità e ad essere multidevice”. Competenza e formazione
cio psicologico diverso rispetto al trading presso un istituto bancario: tutto sembra volatile, e anche un particolare significativo rialzo non porta il cliente a vendere, ma ad attendere un rialzo più elevato. Questo perché lo “strumento” dell’on line ha un percepito di “minor realtà”. In che modo un istituto bancario può aiutare i clienti a considerare nella maniera più equilibrata le vendite e gli acquisti eseguiti via web? “I numerosi corsi di formazione proposti su tutto il territorio italiano da Sella.it sono finalizzati a far percepire al cliente le opportunità e i rischi connessi al mondo dell’investimento on line. Nell’operatività quotidiana, Sella.it effettua su ciascun ordine impartito dal cliente verifiche riguardanti l’appropriatezza, l’adeguatezza e la diversificazione del portafoglio rispetto al profilo e portafoglio del cliente, evidenziandone tramite pop-up la congruità dell’ordine”. Oggi comunque Internet significa sempre più anche collaboration e social network tra gli utenti. In che modo questo trend può modificare l’agire dei clienti? “Crediamo nell’utilità dei social network e nella condivisione delle informazioni; per questo motivo abbiamo realizzato un forum interno al portale Sella.it e stiamo utilizzando sempre di più social network quali Facebook o Twitter come canale di trasmissione di informazioni”. In definitiva, su quali fattori si gioca oggi la concorrenza tra le diverse piattaforme di trading disponibili? “I principali fattori di successo che permettono di distinguere la propria offerta rispetto ai competitor in materia di piattaforme, conclude Dellavalle, sono essenzialmente tre. Innanzitutto la qualità del servizio offerto, inteso sia come disponibilità del sistema sia come velocità nell’esecuzione degli ordini, poi l’ampiezza dell’offerta, ossia il numero di piattaforme disponibili e la copertura dei mercati internazionali, e infine la convenienza dell’offerta stessa”.
E’ comunque in atto un percorso di maturazione dei clienti che fanno trading on line, oggi certamente più competenti rispetto a qualche anno fa. “La competenza dei trader è sicuramente cresciuta nel corso degli ultimi anni, conferma Dellavalle, e di conseguenza tale fenomeno ha richiesto lo sviluppo di piattaforme e applicazioni di analisi tecnica sempre più evolute per poter soddisfare le esigenze operative. Nel corso degli ultimi anni si registra inoltre un interesse crescente verso sistemi di trading algoritmico. A tal fine, durante la fiera di settore tenutasi a Rimini, abbiamo presentato Sella Trading Bridge, un servizio in grado di far colloquiare le piattaforme di Sella.it con software esterni di analisi tecnica, trading system, ecc.” Va detto però che il trading on line sconta ancora un approc-
Innovatori ante litteram Essere i pionieri di un nuovo mercato comporta onori e responsabilità: protagonista nel trading on line dal 1996, oggi Directa Sim guarda alla modernità e alle nuove tecnologie, senza abdicare ad assistenza e massima velocità nelle transazioni per i propri utenti E’ un successo cha parte da lontano, quello di Directa Sim, la prima Sim italiana a offrire il trading on line attraverso Pc e modem già nel 1996. “Directa, conferma il direttore commerciale Elena Motta, nasce nel 1996. A partire dal 1999-2000, grazie anche alla bolla speculativa sui titoli della cosiddetta New Economy, il trading on line tramite Internet esplose come fenomeno di costume. In seguito si rese necessario definire politiche aziendali che ci permettessero di mantenere una certa leadership nel settore, pur dovendo far fronte all’entrata in scena di nuovi operatori dotati di notevoli risorse finanziarie, come le grandi istituzioni bancarie. La strategia è sempre stata quella di focalizzare le risorse sulla ricerca dell’eccellenza tecnologica, per garantire alla clientela affidabilità nel servizio e massima velocità nelle transazioni e offrire al contempo un servizio il più possibile standardizzato che consentisse di ridurre i costi e mantenere basse le commissioni. Nel 2001, sull’onda della bolla speculativa della New Economy, si contavano più di 20 operatori nel settore del trading on line in Italia; oggi il numero si è notevolmente ridotto, e noi
continuiamo ad essere tra i leader del mercato”. L’obiettivo di Directa, assicura Motta, è sempre stato lo stesso fin dall’inizio della sua storia: fornire il migliore servizio possibile di trading on line. “Per ottenere questo scopo occorre perseguire e raggiungere molti altri obiettivi intermedi, che qui brevemente elenco: l’eccellenza tecnologica necessaria per garantire ottime performance nella rapidità delle esecuzioni, affiancata da un’informativa affidabile e di alto profilo; un’elevata standardizzazione del servizio che mantenga bassi i costi di gestione e, di conseguenza, estremamente ridotte le commissioni; un’offerta commerciale semplice e chiara che non crei al cliente il fastidio o l’imbarazzo di contrattare le condizioni; l’assistenza immediata fornita da un call center senza risponditori automatici”. Chi è il cliente Directa Il trading on line abbraccia un arco di clientela molto ampio, ma Directa punta soprattutto su coloro che effettuano numerose operazioni giornaliere, sfruttando la volatilità dei 47
Speciale
un irrigidimento operativo, generati dall’incertezza del momento. “Certamente abbiamo verificato una crescente presenza di clienti ai nostri corsi di formazione, che si svolgono un po’ in tutta Italia, e questo ci fa pensare che sia cresciuta la voglia di informarsi, la volontà di saperne e caprine di più. Alla fine, però, non appena il grado di volatilità dei mercati è tornato accettabile, anche l’operatività dei clienti è rientrata nella normalità. Oggi senza dubbio i trader on line tentano di anticipare i movimenti del mercato. Non aspettano la manifestazione di un andamento, ma tendono a posizionarsi in attesa che si verifichi. In tal senso la loro operatività è abbastanza vorticosa: nel complesso i nostri clienti ruotano il loro capitale circa 50 volte all’anno in media”. Directa sta investendo da tempo anche sul trading “mobile”. “E’ per noi un must già dal 1999, quando nel mese di maggio abbiamo presentato in anteprima mondiale la possibilità di operare tramite telefono cellulare. Nel corso degli anni, grazie al progresso tecnologico nel campo della comunicazione mobile, abbiamo sviluppato piattaforme avanzate che permettono il trading mobile a un click con informativa push, trasformando così i palmari a penna e l’iPhone, ma più ancora l’iPad, in una vera stazione mobile per il trading, atta a sostituire il Pc. Crediamo che il futuro sia dei tablet Pc, come l’iPad. Proprio per questo puntiamo molto su questo tipo di strumento”. Cresce la voglia di collaboration
Elena Motta, direttore commerciale di Directa Sim
Secondo Motta, la competenza di chi è cliente, e quindi attore, del trading on line è cresciuta molto nel tempo. “Del resto tutti i competitor sul mercato offrono gratuitamente corsi di formazione per i propri clienti, anche tramite Internet, grazie alle dirette video e ai filmati di education. Cresce l’esigenza di informazione e formazione e contestualmente cresce la qualità dell’offerta formativa e delle informazioni disponibili per chi fa trading on line. Nel complesso cresce quindi l’intero sistema, che oggi è molto più robusto di dieci anni fa. Peraltro oggi il rischio per chi opera tramite Internet non mi sembra quello di una strategia troppo attendista (appannaggio del cliente bancario tradizionale) ma semmai di un’eventuale iperattività. Va considerato inoltre che il trading è un’attività che molti svolgono da casa, in solitudine. Forum, community o, più in generale, punti di aggregazione on line sono quindi molto ricercati dai trader per confrontarsi e condividere le esperienze. Per quanto ci riguarda, da tempo stiamo meditando, preparando e sviluppando un sistema proprietario che consentirà ai trader di mettersi in contatto tra loro per comunicare tramite video chat”. Dunque su quali fattori si gioca secondo voi la concorrenza tra le piattaforme delle diverse banche? “Entità delle commissioni, affidabilità della piattaforma, rapidità di esecuzione degli ordini, eccellenza informativa e gradevolezza grafica di tutto l’insieme saranno gli elementi su cui si giocherà la partita. Noi siamo pronti. Con il lancio, a breve, della nuova interfaccia grafica della piattaforma, riteniamo di aver colmato alcune lacune di cui eravamo coscienti. Non crediamo invece che allargare l’offerta degli strumenti disponibili significhi senz’altro miglioramento della qualità del servizio e crescita della clientela: la nostra filosofia è offrire solo mercati regolamentati e strumenti finanziari molto liquidi su cui operare. Infine abbiamo curato da sempre con molta attenzione il settore della contabilità e dei relativi resoconti, che riteniamo debbano essere precisi, dettagliati e di semplice consultazione”.
mercati. “Il nostro target è un trader decisamente attivo. Più in generale, si può dire che il nostro cliente-tipo è più frequentemente un maschio, di età compresa tra i 30 e i 55 anni, con un buon livello di istruzione, una solida attività lavorativa e la disponibilità di un patrimonio che gli consente di destinarne una parte all’attività di trading. Utilizza il servizio in prevalenza di giorno, negli orari in cui il mercato è aperto. In condizioni normali circa 2mila clienti sono costantemente agganciati alle nostre piattaforme di negoziazione, ma il numero cresce quando il mercato manifesta tendenze, rialziste o ribassiste, molto marcate. Nelle ore serali il numero dei clienti collegati scende, stabilizzandosi peraltro intorno ai mille, grazie a coloro che seguono i mercati americani oppure continuano a operare sui futures. Il cliente Directa opera prevalentemente sui titoli del mercato azionario italiano, ma sono in forte crescita gli eseguiti sui derivati con sottostanti indici azionari, commodity e valute. Nelle fasi serali c’è uno zoccolo duro di trader che operano sul mercato azionario Usa. Infine, per quanto riguarda l’approccio, il metodo preferito è per ora il trading discrezionale: molti scelgono lo strumento finanziario basandosi prevalentemente sul proprio intuito, anche se è molto diffuso il supporto dei grafici. È comunque crescente l’interesse per il trading metodico e meccanizzato, tramite trading system o algoritmi. Directa non offre sistemi di trading automatizzati, ma mette a disposizione le procedure per chi vuole realizzarli da sé, in completa autonomia”. Il futuro è dei tablet Dopo l’esplosione della crisi economico-finanziaria di fine 2008, spiega Motta, nella clientela Directa non si è verificata una vera e propria variazione nei metodi di investimento, ma piuttosto una contrazione della liquidità e 48
www.bancaemercati.com 49
Performance
CartaSi: in linea con i target pari a 22,5 milioni.
per 26,4 milioni). Sotto il profilo patri-
CartaSi, che conferma la propria lea-
moniale, infine, CartaSi ha rafforzato il
dership nazionale nel comparto delle
proprio patrimonio netto, passando da
carte di credito con 6,5 milioni di titolari
186,6 a 237,5 milioni di euro.
di carte e 600mila nuove emissioni nel
“I target fissati dal piano industriale
corso dell’esercizio, ha registrato a fine
per il 2010, commenta Michele Stacca,
2010 volumi di spesa con carta di credito
presidente di CartaSi, sono stati rag-
(issuing) pari a 25 miliardi di euro, men-
giunti e superati. In un mercato sempre
tre la spesa media per carta è cresciuta
più competitivo e in forte evoluzione,
dell’1,8% passando da 3.780 a 3.850
CartaSi conferma la sua leadership nella
euro. I volumi di negoziato complessivo
monetica e nei sistemi di pagamento.
(acquiring) sono saliti a circa 29 miliardi,
Siamo stati i primi a introdurre in Italia
con un incremento del 5,4% rispetto ai
la moneta elettronica, una vera e propria
27,5 miliardi dell’esercizio precedente.
rivoluzione culturale. Ora, al passo con
Crescita a due cifre (+13,7%) per il nume-
le nuove dinamiche del mercato, siamo
ro delle transazioni gestite: 534 milioni
pronti a fornire nuovi servizi alla Pubblica
L’assemblea degli azionisti di CartaSi
dai 470 milioni del 2009.
Amministrazione centrale e locale, alle
(Gruppo Icbpi) ha approvato il bilancio
Per quanto riguarda i margini reddituali,
utilities, alla grande distribuzione e agli
al 31 dicembre 2010. L’esercizio è stato
l’Ebitda è aumentato dell’8,6% (da 62,4
operatori di telecomunicazioni: con
chiuso con un fatturato a 313 milioni
milioni nel 2009 a 67,8 milioni nel 2010),
questi nuovi partner daremo un forte
di euro (contro 315 milioni del 2009)
l’Ebit risulta in crescita del 3,1% (63,1
impulso alla diffusione dei pagamenti
superiore di 10 milioni (+3,2%) rispetto
milioni contro i 61,2 milioni del 2009),
elettronici in Italia, con benefici per la
al valore espresso nel Piano Industriale
mentre l’utile netto dell’esercizio 2010
collettività in termini di trasparenza, lotta
2009-2011. L’assemblea ha deliberato di
è pari a 45,5 milioni di euro (contro 71,7
al riciclaggio e all’economia sommersa e
distribuire ai soci un dividendo unitario di
milioni del 2009, valore che però aveva
anche liberalizzazione di risorse econo-
38 centesimi di euro per azione ordinaria,
beneficiato di componenti straordinarie
miche”.
Michele Stacca, presidente di CartaSi
Sia-Ssb: produzione stabile, margine in crescita L’assemblea degli azionisti di Sia-Ssb ha approvato il bilancio al 31 dicembre 2010. Nel corso dell’esercizio il Gruppo - composto dalla capogruppo Sia-Ssb, Gbc, Perago, RA Computer, SiNSYS, T.Fin e Tsp - ha confermato il proprio posizionamento di operatore leader sul mercato italiano e tra i primi in Europa nei mercati del card processing e dei servizi e sistemi di pagamento, nei mercati delle soluzioni per gli intermediari finanziari e nell’area dei servizi di networking. Sia-Ssb ha chiuso il 2010 con un valore della produzione sostanzialmente stabile e margine operativo in forte rialzo rispetto all’esercizio precedente. In dettaglio, il totale dei ricavi è stato pari a 281,8 milioni di euro, mentre il valore della produzione ammonta a 293,7 milioni. Diminuiscono sensibilmente (-11,3%) rispetto al 2009 i costi operativi passati da 286,1 milioni di euro a 253,9 milioni. Sale invece in misura significativa il margine operativo che si attesta a 39,8
milioni contro i 6,9 milioni dell’esercizio 2009. Il risultato dell’esercizio è pari a -21,2 milioni di euro per effetto delle svalutazioni delle società partecipate - che incidono per complessivi 48,6 milioni - e delle imposte pari a 11,9 milioni, mentre a livello consolidato i risultati del 2010 mostrano un margine operativo in linea con quello del precedente esercizio (23,1 milioni di euro rispetto a 24,3 milioni). Il Gruppo Sia-Ssb ha registrato ricavi complessivi superiori alle previsioni per 333,9 milioni e costi della produzione per 331,1 milioni. Nel 2010 il Gruppo ha gestito complessivamente 7,5 miliardi di transazioni (+6,8% rispetto al 2009), di cui 4,9 miliardi effettuate tramite carte (di credito, di debito, prepagate) e 2,6 miliardi relative a pagamenti e incassi. Sui mercati finanziari il numero delle transazioni gestite (proposte e ordini) è passato da 7,5 miliardi a 9,2 miliardi nel 2010, 50
Carlo Tresoldi, presidente di Sia-Ssb con un incremento del 22,7 per cento. Sia-Ssb ha gestito nel 2010 un traffico di rete pari a 11,1 terabyte di dati, con una disponibilità dell’infrastruttura che ha raggiunto per la prima volta il 100% su base annua.
Performance
Icbpi: utili in netta crescita malgrado la congiuntura L’assemblea dei soci dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane ha approvato il bilancio per l’esercizio 2010, chiuso con un utile netto di 94,8 milioni di euro contro i 58,1 milioni del 31 dicembre 2009 (+63 per cento). Il risultato operativo è stato pari a 107 milioni rispetto ai 101,6 milioni del 2009 (+5,3%), mentre i ricavi operativi hanno raggiunto quota 598 milioni (+25,8%), in crescita rispetto ai 475 milioni di euro del 2009, grazie anche all’incremento dei volumi registrati nel nuovo perimetro di Gruppo. Il patrimonio netto consolidato ammonta a 618 milioni, in crescita del 13,54%, mentre il Total Capital ratio si è attestato al 12,4% e il Core tier 1 al 10,09 per cento. Il bilancio della capogruppo Icbpi presenta al 31 dicembre 2010 un utile netto di 41,6 milioni, in crescita del 73% rispetto al 2009. “Il Gruppo con le sue società, dichiara Giovanni De Censi, riconfermato presidente dal CdA (mentre sono stati nominati vicepresidenti Roberto Romanin Jacur e Fabrizio Viola) ha confermato pur nel persistere di una delicata congiuntura macroeconomica il proprio posizionamento e la capacità di competere sul mercato, assicurando nel contempo servizi di qualità alla clientela e ritorni economici agli azionisti. Non sono mancate iniziative dirette a delineare e a realizzare nuove evoluzioni della struttura del Gruppo, in particolare, nell’ambito delle attività riconducibili al ruolo di ‘banca di sistema’, come dimostrano le recenti operazioni nei Securities Services, dove Icbpi rappresenta l’unico player italiano del mercato”.
Giovanni De Censi, presidente dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane
Credit Suisse: l’apprezzamento del franco penalizza la trimestrale
Creval: conti migliori nel primo trimestre
Credit Suisse, secondo istituto bancario elvetico, ha chiuso il primo trimestre 2011 registrando un utile ante imposte di 2,2 miliardi di franchi svizzeri, con un utile netto di 1,6 miliardi su ricavi netti per 8,4 miliardi e una redditività del capitale proprio (Roe) del 18,8 per cento. Tale risultato non include tuttavia perdite da fair value per 617 milioni di franchi (467 milioni al netto delle imposte) su debiti propri
Il CdA del Credito Valtellinese ha approvato i risultati al 31 marzo 2011, che evidenziano una positiva evoluzione degli aggregati patrimoniali e dei margini reddituali. La raccolta diretta si attesta a 21.841 milioni di euro (+0,8% rispetto a fine dicembre 2010 e +5,8% su base annua). La raccolta indiretta assomma a 12.748 milioni (+1,1% su dicembre dello scorso anno), per effetto della positiva dinamica, pari al 4,8%, della componente amministrata, mentre il risparmio gestito, con una consistenza di 5.830 milioni di euro, è in decelerazione del 3% circa rispetto a fine 2010. La raccolta globale raggiunge 34.589 milioni di euro, con un incremento di 0,9% su dicembre 2010 e di oltre il 3% sul corrispondente periodo dello scorso anno. I crediti verso la clientela si attestano a 22.426 milioni di euro: +1,9% rispetto a dicembre dello scorso anno e +8,8% rispetto a marzo 2010. Alla chiusura del trimestre i crediti deteriorati assommano a 1.348 milioni di euro, al netto delle rettifiche di valore, rispetto a 1.222 milioni a dicembre 2010 e mostrano un incremento del 10,3 per cento. In dettaglio, i crediti in sofferenza, al netto delle rettifiche di valore, si attestano a 481 milioni a fronte di 465 milioni (+3,6%), con un’incidenza sul portafoglio crediti pari a 2,1% e un livello di copertura del 60%, invariati rispetto
Brady W. Dougan, chief executive officer di Credit Suisse
e derivati stand-alone relativi a passività di finanziamento, quindi l’utile netto si attesta a quota 1,1 miliardi (ossia 859 milioni di euro), in calo del 45% rispetto
all’anno precedente e in lieve calo anche rispetto alle previsioni degli analisti. L’utile diluito per azione è risultato pari a 0,90 franchi, mentre a fine primo trimestre 2011 il Tier 1 ratio ammontava al 18,2% (contro il 17,2% a fine 4T10 e il 16,4% a fine 1T10). Resta peraltro da sottolineare l’impatto negativo sui risultati del trimestre causato dall’indebolimento del tasso di cambio medio di dollaro ed euro nei confronti del franco rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. “Con un Roe rettificato del 18,8%, dichiara Brady W. Dougan, chief executive officer di Credit Suisse, abbiamo ancora una volta dimostrato che il nostro modello di business genera utili stabili e di alta qualità. In un trimestre caratterizzato da forte incertezza di mercato abbiamo mantenuto il buon andamento nelle attività con la clientela, conquistando quote di mercato e generando una raccolta netta pari a 19,1 miliardi di franchi. Abbiamo inoltre continuato a collaborare con gli enti regolatori per contribuire alla creazione di un sistema finanziario più robusto, ponendoci in prima linea nella creazione di un mercato per il capitale contingente convertibile. I nostri clienti e gli investitori avranno modo di apprezzare il fatto che il Credit Suisse, tra i primi a essersi conformato ai nuovi requisiti, è estremamente ben posizionato e in grado di offrire loro un significativo valore aggiunto”. 51
Performance
a dicembre 2010. Gli altri crediti dubbi assommano a 867 milioni di euro contro 758 milioni a dicembre 2010 (+14,5%) e rappresentano una percentuale pari al 3,9% del portafoglio crediti, rispetto ai 3,4% di dicembre 2010. Il livello di copertura si attesta a 7,2%, invariato rispetto a dicembre 2010. “Detti indicatori, commenta una nota ufficiale dell’istituto, denotano un profilo di rischiosità del credito contenuto, pur in presenza di una crescita fisiologica dei crediti deteriorati in conseguenza della perdurante debolezza del ciclo economico”. Quanto ai risultati economici, il margine di interesse si attesta a 126 milioni di euro rispetto a 119 milioni del primo trimestre 2010 (+6% su base annua). Le commissioni nette assommano a 75 milioni (+12,6% rispetto allo scorso anno), mentre i proventi operativi complessivamente raggiungono quota 215 milioni (+8,7% rispetto al primo trimestre 2010). Gli oneri operativi si determinano in 137 milioni (+3,1% su base annua): più in dettaglio, le componenti di costo evidenziano un incremento del 4,9% relativamente al costo del personale, che cresce di circa 100 unità su base annua in relazione all’ampliamento della rete territoriale (+25 filiali) e si attesta a 86 milioni, mentre le altre spese amministrative assommano a 41 milioni (-1 per cento. Infine, le rettifiche di valore su attività materiali e immateriali pari a 10,2 milioni di euro (+6,5 per cento). Il risultato netto della gestione operativa raggiunge 78 milioni di euro (+20% rispetto al 2010). Le rettifiche di valore su crediti e altre attività finanziarie sono complessivamente determinate in 33,6 milioni e sono in miglioramento rispetto a 38,5 milioni del quarto trimestre 2010 e sostanzialmente stabili in rapporto al terzo trimestre dell’anno precedente. Tenuto conto degli utili da cessione di partecipazioni per 1 milione di euro, l’utile dell’operatività corrente al lordo delle imposte si attesta a 45 milioni di euro, con una crescita del 6,8% rispetto al primo trimestre 2010.
Directa Sim: utili in calo nel 2010, ma crescono clienti e convenzioni
Mario Fabbri, amministratore delegato di Directa
L’assemblea degli azionisti di Directa Sim ha approvato il bilancio dell’esercizio 2010, che ha fatto registrare una diminuzione dell’utile netto rispetto all’esercizio precedente (402mila euro contro 585mila, -31 per cento). In lieve calo anche il numero di operazioni eseguite dalla clientela (4,3 milioni, -13,8%), mentre appaiono positivi i dati sul fronte dei clienti operativi, che nel 2010 sono
cresciuti di più di 1.000 unità arrivando a 17.299 (+6,6%) e delle convenzioni con gli intermediari, che da 146 a fine 2009 ora, incluse anche 2 Sim, sono 163 (+11 per cento). L’assemblea degli azionisti ha comunque deliberato di non distribuire dividendi per rafforzare la solidità patrimoniale della società. “Il 2010, commenta Mario Fabbri, amministratore delegato di Directa, è stato per noi un anno di importante consolidamento nonostante la mediocre situazione del settore; ne usciamo sensibilmente rafforzati, anche per la visibile riduzione della concorrenza. Particolari soddisfazioni ci sono venute sul fronte commerciale dalla ulteriore forte crescita delle convenzioni con istituti bancari e dal successo della prima edizione delle Universiadi del Trading, con 44 squadre di università italiane. Nel 2011, che è cominciato bene, contiamo di ottenere risultati anche migliori grazie al prossimo lancio della nuova piattaforma integrata e al successo di immagine su scala anche internazionale che ci sta procurando la seconda edizione, ora in corso, delle Universiadi che - estese all’estero - hanno raccolto quasi 100 squadre di 5 paesi”.
Ergo: 2010 positivo per Ergo Previdenza Le assemblee degli azionisti di Ergo Previdenza ed Ergo Assicurazioni, società del Gruppo assicurativo tedesco Ergo (a sua volta controllato da Munich Re) hanno approvato i progetti di bilancio 2010. Ergo Previdenza ha fatto registrare un utile netto di 60 milioni di euro, in crescita del 47% rispetto al 2009 grazie principalmente alla sensibile riduzione dei costi non tecnici, dovuta ai minori accantonamenti ai fondi 2010 rispetto al 2009. La raccolta premi è stata di 375 milioni (-10,4% rispetto al 2009),
mentre la nuova produzione su base Ape (Annual Premiums Equivalent) al netto degli oneri di annullamento e comprensiva della raccolta dei prodotti finanziari è aumentata a fine 2010 del 26% rispetto al 2009, arrivando a 13,2 milioni). Il reddito degli investimenti, al netto dei relativi oneri (comprensivi degli interessi passivi sui depositi dei riassicuratori) si attesta a 111,5 milioni a fronte di un risultato 2009 di 107,5 milioni. Il bilancio 2010 di Ergo Assicurazioni evidenzia invece un perdita netta di 4 milioni rispetto all’utile di 0,9 milioni dell’esercizio 2009. La variazione è determinata principalmente dalla contabilizzazione del rischio connesso alle sanzioni erogate dall’Agenzia delle Entrate. I premi emessi sono stati di 137,3 milioni (+73,4% rispetto al 2009). Attualmente i rami Rc Auto e Rc Natanti pesano sul totale per il 64,5% (contro il 50,3% dello scorso esercizio), mentre l’incidenza riscontrata sul mercato nei primi nove mesi del 2010 è pari al 49,8%; i rami Rc Auto e Rc Natanti sono infatti aumentati del 122,8 per cento. Anche il ramo Corpi Veicoli Terrestri, condizionato dalla Rc Auto, ha evidenziato un incremento del volume dei premi del 79,8% (-4,0% nel 2009). La nuova produzione, pari a 77,4 milioni, registra un netto incremento rispetto ai 24,6 milioni del 2009 ed è suddivisa tra 66,7 milioni per il business Auto e 10,7 milioni sui rami elementari. La Combined Ratio netta è il 91,9%, in calo rispetto al 2009 (93,5%), mentre il reddito degli investimenti, al netto dei relativi oneri, è di 4,4 milioni rispetto agli 8 dell’esercizio precedente. La diminuzione del risultato è stata conseguenza dell’impatto negativo della crisi del mercato dei titoli governativi dell’area Euro che ha determinato rettifiche di valore per 3,6 milioni (+0,2 milioni del 2009) e risultati netti da realizzo positivi per 0,6 milioni (+0.8 milioni del 2009). 52
Performance
Intesa Sanpaolo: solidità in cassaforte Il consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo ha approvato il resoconto intermedio consolidato al 31 marzo 2011, che ha evidenziato un utile netto del Gruppo di 661 milioni di euro (+30,9% rispetto ai 505 milioni del precedente trimestre ma -3,9% rispetto ai 688 milioni del primo trimestre 2010). Va precisato però che l’utile 2010 aveva beneficiato di 86 milioni di rilascio di imposte differite. L’utile netto consolidato normalizzato - calcolato escludendo le principali componenti non ricorrenti - è ammontato nel primo trimestre 2011 a 762 milioni di euro, in aumento del 57,1% rispetto ai 485 milioni del precedente trimestre e del 7,3% rispetto ai 710 milioni del primo trimestre 2010. Il conto economico consolidato ha registrato proventi operativi netti pari a
plusvalenze da cessione di titoli. Considerando oneri operativi per 2.243 milioni (in calo del 10,2% rispetto al quarto trimestre 2010 e dello 0,3% rispetto al primo trimestre 2010), il risultato della gestione operativa ha totalizzato 1.963 milioni, in aumento del 15,1% rispetto ai 1.705 milioni del quarto trimestre 2010 e in flessione dell’1,7% rispetto ai 1.996 milioni del primo trimestre 2010, con un cost/income ratio pari al 53,3% rispetto
mentre l’ammontare di risparmio gestito è pari a 234 miliardi (+0,1% rispetto al 31 dicembre 2010 e -1,8% rispetto al 31 marzo 2010) e la nuova produzione vita ammonta a 4,5 miliardi (+13,9%rispetto al primo trimestre del 2010). Infine la raccolta amministrata raggiunge i 195 miliardi, in crescita dello 0,9% rispetto al 31 dicembre 2010 e dello 0,6% rispetto al 31 marzo 2010. Per quanto riguarda i coefficienti patrimoniali, infine, al 31 marzo 2011 risultano pari all’8,2% per il Core Tier 1 ratio (7,9% al 31 dicembre 2010), al 9,7% per il Tier 1 ratio (9,4% a fine 2010) e al 13% per il coefficiente patrimoniale totale (13,2% a fine 2010), calcolati tenendo conto dei dividendi maturati nel trimestre per l’esercizio 2011, assumendo
4.206 milioni (+0,1% rispetto al quarto trimestre 2010 e -0,9% rispetto al primo trimestre 2010). In quest’ambito, gli interessi netti hanno totalizzato 2.396 milioni, in aumento dello 0,4% rispetto al quarto trimestre 2010 e dell’1,3% rispetto al primo trimestre 2010 se si esclude l’effetto della riduzione delle coperture dal rischio di tasso d’interesse. Gli interessi netti risultano in aumento del 2% rispetto al quarto trimestre 2010 se inoltre si norma- Corrado Passera, Ceo di Intesa lizza il confronto per l’effetto stagionale Sanpaolo del minor numero di giorni lavorativi. Le commissioni nette sono risultate pari a 1.394 milioni (-7,9% rispetto al al 59,4%del quarto trimestre 2010 e al quarto trimestre 2010), principalmente 53% del primo trimestre 2010. per effetto della decisione di non collocaPer quanto riguarda lo stato patrimoniare obbligazioni di terzi nel primo trimestre le, al 31 marzo 2011 i crediti verso la 2011, delle commissioni di performance clientela hanno raggiunto i 376 miliardi registrate nel quarto trimestre 2010 e (+1,8% rispetto al 31 marzo 2010 e -0,5% del calo delle commissioni su finanziarispetto al dicembre 2010). Il complesso menti concessi nell’ambito dell’attività di dei crediti deteriorati - al netto delle rettifinanza strutturata. Le commissioni nette fiche di valore - ammonta invece a 20.833 del primo trimestre 2011 sono peraltro in milioni, in diminuzione per la prima volta linea con i 1.403 milioni del primo trimeda molti anni rispetto al corrispondente stre 2010, ma risulterebbero in crescita periodo dell’esercizio precedente (-0,7% dell’1,3% escludendo l’impatto della decida 20.973 milioni) e anche rispetto al 31 sione di non collocare obbligazioni di terzi dicembre 2010, dell’1,3% da 21.106 milionel primo trimestre 2011. ni. Il risultato dell’attività di negoziazione è Le attività finanziarie della clientela ririsultato pari a 278 milioni, più che radsultano pari a 821 miliardi, in flessione doppiato rispetto ai 122 milioni del quarto dello 0,5% rispetto al 31 dicembre 2010 trimestre 2010 e in aumento del 27,5% e dell’1,6% rispetto al 31 marzo 2010. In rispetto ai 218 milioni del primo trimequesto ambito, la raccolta diretta amstre 2010, mentre il risultato dell’attività monta a 418 miliardi (-1,7% rispetto al 31 assicurativa è ammontato a 120 milioni dicembre 2010 e -3%rispetto al 31 mardi euro, rispetto ai 126 milioni del quarto zo 2010), la raccolta indiretta raggiuntrimestre 2010 e ai 204 milioni del primo ge i 428 miliardi (+0,5% rispetto a fine trimestre 2010, che aveva beneficiato di 2010 e -0,7% rispetto al 31 marzo 2010),
come tali un quarto del miliardo di euro di dividendi in pagamento nel 2011 per l’esercizio 2010. I coefficienti patrimoniali pro forma risulterebbero pari all’8,3% per il Core Tier 1 ratio, al 9,8% per il Tier 1 ratio e al 13,2% per il coefficiente patrimoniale totale, calcolando le operazioni in corso di finalizzazione come la cessione di sportelli al gruppo Crédit Agricole, l’acquisizione del controllo di Banca Monte Parma e la cessione della seconda quota del 25% di Findomestic. Considerando inoltre l’aumento di capitale di 5 miliardi di euro recentemente approvato dall’assemblea straordinaria dell’istituto, i coefficienti patrimoniali pro forma risulterebbero pari al 9,8% per il Core Tier 1 ratio, all’11,3% per il Tier 1 ratio e al 14,7% per il coefficiente patrimoniale totale.
53
Performance
UniCredit: volano gli utili nella trimestrale
Federico Ghizzoni, amministratore delegato di UniCredit UniCredit ha chiuso il primo trimestre dell’esercizio 2011 con un utile netto di pertinenza del Gruppo di 810 milioni di euro, in crescita sia rispetto al quarto trimestre 2010 (+152,5%) che anno su anno (+55,7 per cento). Si tratta del miglior risultato conseguito dalla banca dal secondo trimestre 2008, grazie principalmente alla performance dei ricavi e alla flessione degli accantonamenti su crediti. Il margine d’intermediazione ha raggiunto quota 6.928 milioni di euro (+7% sul trimestre precedente e +2,7% a/a), mentre gli interessi netti si sono attestati a 3.884 milioni, in flessione dai 3.982 milioni del quarto trimestre 2010 e sostanzialmente stabili rispetto ai 3.890 milioni del primo trimestre 2010. In sostanza, fa notare Piazza Cordusio, la tenuta del costo della
raccolta e il buon andamento degli spread commerciali hanno compensato i minori interessi legati all’attività di negoziazione. Quanto alle commissioni nette, sono risultate pari a 2.168 milioni, in crescita sia rispetto al quarto trimestre 2010 (+0,6%) che a/a (+1,5%), mentre il risultato netto della negoziazione, copertura e fair value risulta pari a 700 milioni di euro, mostrando un incremento significativo rispetto ai 53 milioni del quarto trimestre 2010 e ai 560 milioni dello stesso trimestre dell’esercizio precedente. I costi operativi hanno totalizzato 3.858 milioni, con un +3,7% rispetto al precedente trimestre e +1,0% al netto delle componenti non ricorrenti. Pesa in particolare la crescita delle spese per il personale a 2.333 milioni dai 2.196 milioni del trimestre precedente (+6,2) e i 2.322 milioni dello stesso periodo del 2010. Il rapporto Costi/Ricavi è risultato comunque pari al 55,7%, in flessione sia rispetto al trimestre precedente (-1,8 pp) che a/a (-1,3 pp). Le rettifiche nette su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni sono ammontate a 1.504 milioni (-14,1% rispetto al quarto trimestre 2010 e -16,0% a/a), mentre il costo del rischio si è attestato a 108 pb, in flessione di 18 pb trim/trim e 19 pb a/a. I crediti deteriorati lordi a fine marzo 2011 sono risultati pari a 69 miliardi (+1,1% rispetto al dicembre 2010). Le sofferenze lorde sono cresciute del 2,1% rispetto al precedente trimestre e le categorie a minore severità rimangono sostanzialmente stabili (-0,1%). Il rapporto di copertura del totale crediti deteriorati lordi è di 44,7% a marzo 2011
(in crescita da 43,9% a dicembre 2010) come risultato di una copertura del 58,8% delle sofferenze (57,5% a fine dicembre 2010) e di una copertura del 25,9% degli altri crediti problematici (26,3% a fine dicembre 2010). Il risultato netto di gestione del primo trimestre dell’esercizio 2011 ha raggiunto quota 1.566 milioni, registrando una decisa crescita sia rispetto al quarto trimestre 2010 (+56,2%) che al primo trimestre 2010 (+40,8 per cento). Nel corso del primo trimestre 2011 i crediti a clientela del Gruppo hanno raggiunto i 559 miliardi (+0,6% rispetto al trimestre precedente) e i debiti verso clientela sono rimasti invariati rispetto al quarto trimestre 2010 (-0,1%) a 402 miliardi, con la crescita in Europa Occidentale compensata da riduzione in Cee. Il totale attività ammontava a marzo 2011 a 911 miliardi, con un -2% rispetto ai 929 miliardi a dicembre 2010 ma sostanzialmente stabile al netto della valutazione dei derivati al valore di mercato. Il leverage ratio 2 del Gruppo presenta anche nel corso del primo trimestre 2011 una riduzione, a 20,7 (-0,8 da 21,5 al 31 dicembre 2010). Infine il Core Tier 1 ratio si è attestato al 9,06%, in crescita di 49 pb rispetto a 8,58% a dicembre 2010, “con contributo positivo dell’utile di periodo al netto degli accantonamenti per dividendi e della diminuzione degli attivi ponderati per il rischio”.
Banca&Mercati Vuoi comunicarci gli eventi in programma nelle prossime settimane? eventi@bancaemercati.com 54
Carriere
UniCredit UniCredit ha annunciato alcune modifi-
sponsabilità sul Financing
che alla prima linea di management della
& Advisory anche la guida
divisione Corporate & Investment Ban-
delle attività di Investment
king. Olivier Khayat ha assunto la quali-
Banking in Italia.
fica di vice responsabile della divisione e
Alessandro
la co-responsabilità - in condivisione con
stato
Vittorio Ogliengo - della linea di prodotto
responsabile per la rete
Financing & Advisory. Khayat, che è ba-
corporate italiana. Questa
sato a Milano ed entra a far parte del Cib
nuova
Management Committee di UniCredit,
geriale del Cib italiano si
si focalizzerà prevalentemente sul pro-
propone di rispecchiare le
getto di far confluire le attività di Capital
caratteristiche del tessu-
Market nella linea di prodotto Financing
to produttivo del paese,
& Advisory, allo scopo di integrare l’inte-
e di migliorare ulteriormente la qualità
a questo momento co-responsabile di
ra offerta di prodotti di finanziamento e
dell’offerta ai clienti italiani, con la su-
Markets, verrà annunciato in seguito.
capitalizzazione per migliorare ulterior-
pervisione di Gabriele Piccini, il country
“Con questi cambiamenti, afferma Jean
mente la qualità e l’ampiezza del servizio
chairman di UniCredit per l’Italia.
Pierre Mustier, vicedirettore generale e
offerto ai clienti del Gruppo. In qualità
Il nuovo ruolo di Piergiorgio Peluso, fino
responsabile della divisione Corporate
di vice responsabile di Cib, Kahyat si
a questo momento responsabile della di-
& Investment Banking di UniCredit, pun-
occuperà anche dello sviluppo di una
visione di Corporate & Investment Ban-
tiamo a rafforzare ulteriormente la strut-
piattaforma integrata per la gestione
king in Italia, verrà annunciato a breve.
tura di vertice di UniCredit Corporate &
della catena del valore dell’attività di
Cataldo e Khayat entrano a far parte del
Investment Banking. Vogliamo focalizza-
finanziamento, focalizzandosi su un
Cib Executive Committee.
re ulteriormente la nostra strategia sulla
approccio proattivo alla gestione delle
TJ Lim assume l’intera responsabilità
capacità di offrire in maniera integrata
poste patrimoniali.
sulla linea di prodotto Markets, mentre
l’intera gamma di prodotti finanziari e di
Vittorio Ogliengo ha aggiunto alla co-re-
il nuovo ruolo di Mike Hammond, fino
capitalizzazione alla nostra clientela”.
invece
Cataldo
è
nominato
struttura
mana-
La sede di piazza Cordusio
Credit Suisse
Ubs lazzo, che riporterà a Enrico Camerini, re-
Ubs (Italia) ha affidato a Paola Volponi
sponsabile di CS Etf per il mercato italiano,
la responsabilità della clientela Ultra
contribuirà allo sviluppo della piattaforma
High Net Worth, ovvero i clienti con pa-
degli Exchange Traded Funds della banca
trimoni al di sopra dei 30 milioni di euro.
svizzera in Italia. “L’arrivo di Chiara Solazzo
Nel suo nuovo ruolo Volponi, che sarà
nella nostra sede di Milano, ha commen-
basata a Milano e risponderà all’ammini-
tato Camerini, ci permetterà di migliorare
stratore delegato di Ubs (Italia) Giorgio
ulteriormente la nostra offerta di prodotti
Riccucci, si occuperà delle attività legate
e servizi rivolti alla clientela e di continuare
a un segmento chiave per l’istituto
a sviluppare l’espansione di Credit Suisse
svizzero, al primo posto al mondo per
nel business italiano degli Etf”. Solazzo fa il
la clientela Uhnw in termini di asset
suo ingresso in Credit Suisse da UniCredit
investiti.
dove si è specializzata nel settore degli Etf
Volponi proviene da JP Morgan, dove
Chiara Solazzo, product&sales
all’interno del team Etf/Etc Market Making,
guidava il team Private Client Advisory
specialist per gli Etf di Credit Suisse
Trading & Advisory a stretto contatto con i
quale senior banker della divisione In-
trader, i broker e i sales e interfacciandosi
vestment Banking, con responsabilità del
direttamente con la clientela istituziona-
coverage di alcune significative aziende
Credit Suisse amplia il team dedicato agli
le. In precedenza ha lavorato presso Mps
familiari italiane in coordinamento con la
Etf con l’ingresso di Chiara Solazzo in
come analista nella ricerca sui mercati
Private Bank dell’istituto.
qualità di product&sales specialist. So-
emergenti e le commodity. 55
Carriere
Cariparma Gruppo Cariparma Crédit Agricole). Ori-
pania. Nel suo nuovo ruolo sarà alla guida
ginario della provincia di Taranto, Tripuz-
di 112 filiali (che diventeranno a breve 162,
zi ha iniziato la sua carriera bancaria nel
considerando le acquisizioni del Gruppo
1989 presso la Banca Commerciale Italia-
a seguito dell’accordo con Intesa Sanpa-
na rivestendo ruoli di crescente respon-
olo) e circa 900 risorse. Donna, 53 anni,
sabilità: dopo un’esperienza da Direttore
nato e residente a Roma, ha iniziato la
di più filiali sul territorio nazionale, è stato
sua carriera nel 1985 in Barclays Roma
successivamente nominato capo Merca-
come analista finanziario, per diventa-
to Privati/Affari nell’area Puglia. Dal 2001
re credit officer e infine responsabile
ha lavorato in Banca Intesa ricoprendo
dell’unità di Analisi Finanziaria. Dal 1989
il ruolo di direttore prima dell’area Cam-
al 1991 ricopre il ruolo di responsabile
pania Potenza e poi dell’area Napoli. Nel
dell’Italian desk in seno all’European Cor-
2007 è entrato a far parte del Gruppo
porate Group in Barclays Londra. In tale
Massimo Tripuzzi, responsabile della
Cariparma Crédit Agricole come respon-
veste, prende parte al team di lavoro per
direzione Retail Private di Cariparma
sabile dell’area Centro Sud, gestendo
la stesura del piano strategico di ingresso
il passaggio delle 75 filiali della regione
e sviluppo in Italia di Barclays. Nel 1992
Campania ed Emilia Romagna acquisi-
entra in Banca Popolare Commercio e In-
Guiderà la rete di filiali e Centri Private del
te da Intesa Sanpaolo, per diventare nel
dustria come vicedirettore e poi direttore
Gruppo. Massimo Tripuzzi, 46 anni, è il
2008 responsabile della direzione Impre-
della sede di Roma, per diventare in se-
nuovo responsabile della direzione Retail
se del Gruppo.
guito capo area per l’Italia Centrale e dal
Private di Cariparma. Tripuzzi, già a capo
2004 responsabile Corporate per l’Italia
della direzione Imprese del Gruppo, ha
Alessandro Donna è entrato nel Gruppo
Centrale. Nel 2007 rientra in Barclays in
assunto il nuovo incarico in sostituzione
Cariparma Crédit Agricole alla guida del-
qualità di responsabile Centro Sud Retail,
di Roberto Ghisellini, che da gennaio è
la regione Centro Sud, che comprende i
prima di approdare nel management del
alla guida di Carispezia (controllata del
territori di Toscana, Umbria, Lazio e Cam-
Gruppo Cariparma Crédit Agricole.
Hsbc Hsbc Global Asset Management rafforza
Portogallo e Grecia. Nel settore dal 1993,
il team europeo con la nomina di Matteo
Pardi ha maturato la sua esperienza in Jp
Pardi a responsabile della clientela
Morgan Asset Management, Citibank, Ge
wholesale
per
Continentale
Capital e Lazard.
e
di
Mogenot
l’Europa
a
Philippe Mogenot, 39 anni, è in Hsbc dal
responsabile della clientela istituzionale.
1998 dove ha ricoperto diverse posizioni
Pardi perseguirà gli obiettivi nel settore
di responsabilità in ambito commerciale,
Wealth Management per i clienti privati
in particolare presso Hsbc Multimanager
del Gruppo Hsbc e allo stesso tempo avrà
e Hsbc Epargne Entreprise. Nel 2008
il compito di consolidare la crescita della
è diventato responsabile vendite per la
clientela wholesale esterna; Mogenot sarà
clientela corporate di Hsbc Global Asset
invece chiamato a sviluppare il segmento
Management per Francia e Benelux.
istituzionale e corporate in Francia, nei
In precedenza, è stato in forza al
Paesi Scandinavi, nel Sud Europa e nel
commerciale di Axa Im.
quella
Philippe
Benelux.
Matteo Pardi, responsabile
Matteo Pardi, 42 anni, è entrato in HSBC
della clientela wholesale per l’Europa
Global Asset Management nel 2001 con
Continentale di Hsbc Global Asset
l’incarico di creare la succursale italiana;
Management
successivamente è diventato responsabile Business Development per il Sud Europa allargando il suo impegno a Spagna, 56
Carriere
Ergo
Banco Popolare e in precedenza ha ricoperto il ruolo di responsabile Marketing di Toro Assicurazioni, poi confluita nel Gruppo. Ha iniziato la sua carriera professionale nel business consulting di Accenture con focalizzazione sul settore finanziario sia in Italia sia seguendo diversi progetti nell’area del Centro ed Est Europeo. All’interno del team manageriale di Ergo assume un nuovo ruolo anche Isabella Rosso, nominata direttore Marketing & Comunicazione e Sviluppo Clienti. A Rosso, che precedentemente ha ricoper-
Francesco Betti, direttore generale di
to in Ergo i ruoli di direttore tecnico Vita
Aletti Gestielle Sgr
Gino Conte, direttore commerciale
e direttore Nuovi Canali, sarà affidato il
di Ergo
compito di valutare accordi e partner-
Francesco Betti è il nuovo direttore
ship strategiche, quello di sviluppare
generale di Aletti Gestielle Sgr (Gruppo
Gino Conte è stato nominato diretto-
ulteriormente la gamma prodotti della
Banco Popolare).
re commerciale di Ergo. La nomina di
compagnia in linea con le esigenze del
In Gestielle dal settembre 2000, dopo
Conte, che affiancherà il condirettore
mercato ma soprattutto quello di
aver ricoperto il ruolo di head of risk
generale Alessandro Voglino e si occu-
perseguire la strategia di orientamento
controlling presso Deutsche Bank,
perà di dare nuovo impulso allo sviluppo
e cura del cliente attraverso soluzioni di
Betti ricopriva la carica di vicedirettore
della forza vendita di Ergo, rientra nei
marketing e comunicazione “customer-
generale e responsabile Risk, Accounting
progetti di sviluppo che la compagnia
oriented”.
& Financial Controls.
di assicurazioni controllata dal Gruppo Munich Re ha intrapreso da qualche anno, privilegiando il potenziamento
Gruppo Banca Sella Nicola Trivelli è il nuovo direttore generale e Ceo di Sella Gestioni Sgr (Gruppo Banca Sella). Il Consiglio di Amministrazione della società di gestione del risparmio di Banca Sella ha nominato inoltre vice Ceo Leonardo Cervelli. Trivelli, nato nel 1968 a Carrara, approda nel Gruppo Banca Sella nel 2002 dopo diverse esperienze di vertice nel settore del risparmio gestito. Dopo aver ricoperto numerosi incarichi a livello di Gruppo nel risparmio gestito, nel 2007 diviene direttore Investimenti di Sella Gestioni - carica che continua a ricoprire - per poi essere
Isabella Rosso, direttore Marketing &
nominato vice Ceo.
Comunicazione e Sviluppo Clienti
Cervelli, romano, classe 1968, entra nel
Nicola Trivelli, direttore generale e Ceo
di Ergo
Gruppo Banca Sella nel 1996 dove ri-
di Sella Gestioni Sgr
copre diversi incarichi nel settore del dell’area commerciale e la ridefinizione
private banking. Approda nel 2004 in
della struttura distributiva in un’ottica
Sella Gestioni dove verrà nominato di-
di maggiore multicanalità. Conte, 42
rettore commerciale della società, carica
anni, proviene da Assicurazioni Generali,
che continua ad occupare. 57
Storie di business
Virtualizzazione vuol dire risparmio Grazie alle soluzioni fornite da Datacomm e Dell, la Banca Popolare S. Angelo protegge i dati mission critical, consegue risparmi energetici e riduce i tempi di manutenzione di circa il 50 per cento filiali. Inoltre, un ambiente It misto basato su prodotti di vari fornitori e su diversi modelli rendeva la gestione lunga e complicata. Esisteva un numero ridotto di server virtualizzati, ma per la maggior parte i server erano fisici e in alcuni casi persino esterni alla configurazione con mirroring.
Si punta sulla virtualizzazione Per risolvere questi problemi, l’istituto si è rivolto a Datacomm Management, provider di servizi e integratore di sistemi con sede a Palermo che offre consulenza e supporto post vendita, oltre a un ampio portafoglio di prodotti, già partner certificato Dell. L’obiettivo era raggiungere la massima continuità delle attività migliorando l’infrastruttura It dell’istituto. Fin dalle prime consultazioni con Datacomm è risultato chiaro che la virtualizzazione dei server e delle soluzioni di storage poteva soddisfare molte esigenze della banca, in particolare la necessità di gestire la proliferazione dei server che creava problemi di spazio nei data center. “Per noi gli aspetti essenziali erano la tolleranza d’errore, l’affidabilità e il supporto della replica. La virtualizzazione, afferma Mandracchia, rappresentava la soluzione ideale e offriva l’ulteriore vantaggio del risparmio di spazio”. L’istituto ha valutato anche l’opportunità di utilizzare soluzioni HP e Ibm, ma ha scelto Dell e Datacomm per il valore e l’esperienza offerti da questi provider. “Sebbene non rappresentasse l’opzione economicamente più vantaggiosa, la soluzione Dell-Datacomm offriva il valore migliore ed era supportata da competenze tecniche e logistiche e da conoscenze del settore di assoluto rilievo”. In ciascun sito, un’enclosure blade modulare Dell PowerEdge M1000e ospita tre server blade Dell PowerEdge M610 con processori Intel Xeon 5620 e switch Dell PowerConnect M6220 e M6348. I server eseguono il software per server VMware vSphere 4, con 24 server virtuali da distribuire in ciascuna sede. La soluzione protegge la continuità delle attività con tempi di ripristino dei server ridotti di circa l’80 per cento. La soluzione comprende inoltre due reti San Dell EqualLogic PS4000XV, in grado di offrire all’istituto l’infrastruttura iSCSI per lo storage virtualizzato e la protezione dei dati. La sincronizzazione dei dati dei due siti viene assicurata grazie alla replica automatica e continua tra le due reti San. “Sfruttiamo la funzionalità di replica automatica Dell EqualLogic per mantenere i nostri dati sincronizzati, sottolinea Mandracchia. Non dobbiamo più preoccuparci delle interruzioni, il processo viene eseguito automaticamente. Le nostre filiali non ci segnalano più tempi di inattività quando accedono ai nostri servizi. Il risultato è che il nostro personale può offrire servizi
Piero Mandracchia, responsabile It di Banca Popolare S. Angelo
Fornisce servizi bancari alle Pmi locali attraverso 29 sportelli in Sicilia e a Roma. La Banca Popolare S. Angelo, istituto fondato in Sicilia nel 1920, punta sull’affidabilità e un approccio diretto nei confronti dei clienti, facendo leva sull’approfondita conoscenza delle realtà del luogo, le competenze It e la personalizzazione dei prodotti per esigenze specifiche. “La nostra organizzazione, spiega Piero Mandracchia, responsabile It di Banca S. Angelo, ha dimensioni relativamente modeste. È essenziale proteggere la nostra base clienti e ciò significa poter offrire servizi affidabili in tutte le filiali e in qualsiasi momento”. La banca aveva allestito un’infrastruttura con mirroring basata su due locali server nelle sedi siciliane, uno a Licata e l’altro a Palermo. Veniva utilizzata la replica sincrona tra i siti per il failover dei sistemi missioncritical. Tuttavia, questo processo dipendeva interamente dall’affidabilità della rete e di conseguenza la replica veniva occasionalmente interrotta, causando disagi ai servizi delle 58
Storie di business
Per noi gli aspetti essenziali erano la tolleranza d’errore, l’affidabilità e il supporto della replica. La virtualizzazione rappresentava la soluzione ideale e offriva l’ulteriore vantaggio del risparmio di spazio La sede della Banca Popolare di S. Angelo
migliori ai clienti”. Peraltro, al fine di una migliore protezione dei dati, la Banca S. Angelo utilizza inoltre Dell EqualLogic AutoSnapshot Manager/VMware Edition. “Così come lo strumento di replica automatica, spiega Mandracchia, Auto-Snapshot Manager è compreso nel prezzo iniziale della rete San e ciò aumenta l’efficacia della piattaforma in termini di costi. Grazie alle istantanee integrate con la funzionalità di hypervisor e all’automazione del backup e del ripristino delle nostre macchine virtuali, i tempi di ripristino di un server sono ridotti di circa l’80 per cento”.
sarà necessario aggiungere altre macchine, l’istituto potrà sfruttare la scalabilità snap-in dei server blade Dell PowerEdge per espandere il sistema con facilità. Poiché ciascuna enclosure blade modulare può accogliere fino a 16 server, i requisiti di spazio fisico rimarranno invariati per molto tempo. La virtualizzazione ha inoltre consentito all’istituto di ridurre i consumi energetici, diminuendo i costi di alimentazione e raffreddamento e l’impatto nocivo per l’ambiente.
Risparmi energetici e di spazio
L’istituto ora dispone di una piattaforma più facile da espandere e gestire. Secondo Mandracchia, “in passato erano necessarie diverse settimane per ordinare, configurare e distribuire un server fisico. Ora possiamo rispondere alle esigenze aziendali in maniera pressoché istantanea grazie al provisioning di macchine virtuali. Siamo in grado infatti di lanciare un nuovo servizio per la banca in poche ore”. Inoltre, il personale It non deve più gestire prodotti di più fornitori. La gestione semplificata ha ridotto i costi operativi. “Ora gli interventi di manutenzione riguardano un numero minore di server, conclude Mandracchia, e possiamo sfruttare VMware vMotion per spostare macchine virtuali tra i server fisici ed eseguire così riparazioni rapide, senza tempi di inattività. Ciò è importante perché ci consente di dedicare più tempo ad attività a valore aggiunto”.
Ridotti costi di manutenzione
Grazie alla virtualizzazione, la banca ha ridotto il numero di server da 25 ad appena sei. “Il progetto DellDatacomm ci ha consentito di conseguire un rapporto di consolidamento dei server pari a circa il 76 per cento”. Sono stati risolti i problemi di spazio sia grazie alla virtualizzazione che alla distribuzione di server blade Dell PowerEdge ad alta densità. “Con l’adozione dei server blade Dell PowerEdge M610 e di VMware vSphere, dice Mandracchia, possiamo supportare le mutevoli esigenze del personale e dei clienti senza ulteriori investimenti nell’hardware e senza aumentare i requisiti di spazio”. Secondo le stime della banca, l’infrastruttura sarà in grado di supportare le sue esigenze per almeno un anno senza alcun investimento in hardware aggiuntivo. Quando 59
Storie di business
Espansione globale Crif ha recentemente concluso quattro operazioni in Cina, Stati Uniti, Giamaica e Benin finalizzate a rafforzare la propria presenza internazionale
Enrico Lodi, direttore generale Credit Bureau Services di Crif
Parola d’ordine: internazionalizzazione. Da tempo Crif, il gruppo bolognese leader italiano nelle soluzioni a supporto dell’erogazione e gestione del credito retail, aveva deciso di puntare sull’esportazione all’estero del proprio modello di business, andando a cercare nuovi sbocchi di mercato in contesti anche molto lontani (non solo geograficamente) da quello italiano ed europeo. Oggi Crif gestisce direttamente credit bureau, oltre che in Italia, in Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, e al contempo fornisce soluzioni e piattaforme tecnologiche per quelli in Russia, Marocco, Vietnam e Bangladesh. Ma l’accelerazione compiuta negli ultimi tempi da Crif nel solco di questa strategia è assai significativa, soprattutto se si considera che si concretizza in una congiuntura complessa come quella attuale, dove investire in maniera importante è prerogativa di poche realtà.
in Giamaica, la costituzione di una joint venture finalizzata a ottenere una licenza per realizzare un credit bureau nel paese e alla distribuzione di soluzioni a supporto del credito nell’area caraibica; in Benin, nell’Africa occidentale, la vincita del bando internazionale per la costituzione di un Sistema di Informazioni Creditizie. “L’esperienza acquisita da Crif nello start-up, implementazione e gestione di credit bureau in differenti paesi, commenta Enrico Lodi, direttore generale Credit Bureau Services di Crif consente di offrire soluzioni consolidate e personalizzate sugli specifici bisogni dei mercati e dei contesti normativi locali. Inoltre, l’espansione internazionale ci consente di esportare su scala mondiale un modello di business fondato su tecnologia e know-how italiani e, al contempo, di affinare ulteriormente le conoscenze e le competenze che ci permettono di rispondere in modo sempre più efficace alle esigenze dei nostri clienti”.
Quattro operazioni
Usa, mercato strategico
Sta di fatto che Crif ha recentemente concluso quattro operazioni che rafforzano la sua presenza a livello mondiale: negli Stati Uniti, l’acquisizione di Cypress Software Systems, uno dei principali provider di servizi di loan origination per banche, credit union e istituti finanziari statunitensi; in Cina, la costituzione di una nuova società per fornire alle banche e alle istituzioni finanziarie locali soluzioni per il credit risk management;
In questa ottica di sviluppo internazionale, un mercato strategico per Crif è indubbiamente quello degli Stati Uniti, in cui, nel corso degli ultimi anni, ha investito oltre 137 milioni di dollari nella creazione di un vero e proprio “polo”, Crif Lending Solutions, che attualmente impiega più di 250 persone e supporta 650 banche, credit union 60
Storie di business
L’esperienza acquisita da Crif nello start-up, implementazione e gestione di credit bureau in differenti paesi consente di offrire soluzioni consolidate e personalizzate sugli specifici bisogni dei mercati e dei contesti normativi locali
e istituti finanziari statunitensi. L’ultima operazione è stata perfezionata il 3 maggio 2011, con l’acquisizione della società texana Cypress Software Systems, specializzata in software e servizi che supportano gli istituti finanziari nell’automatizzare la valutazione e la gestione delle pratiche di finanziamento e i processi decisionali, migliorando la gestione del rischio di credito e diminuendo i costi attraverso una più elevata qualità ed efficienza di gestione delle pratiche di finanziamento. Attualmente, Cypress conta oltre 100 clienti attivi negli Stati Uniti e in altri 16 paesi nel mondo.
la licenza per realizzare un credit bureau al servizio degli operatori finanziari locali, dei consumatori e delle imprese: nello specifico si raccoglieranno informazioni creditizie sia positive (sulla regolarità dei rimborsi di pagamento dei finanziamenti) che negative (su eventuali ritardi di pagamento) relative a privati e piccole e medie imprese, offrendo così benefici sia ai prenditori di credito che alle istituzioni finanziarie durante il processo di erogazione e concessione di credito. Inoltre, la società distribuirà nell’area caraibica servizi a valore aggiunto per la gestione del credito retail. Infine, Crif ha recentemente deciso di investire anche nel continente africano, tramite la realizzazione di un credit bureau in Benin. Si tratta di progetto assai significativo anche sotto il profilo sociale, per la forte focalizzazione sul microcredito. Nello specifico, Crif ha vinto il bando internazionale organizzato da Mca-Benin (Millenium Challenge Account Benin, agenzia di aiuti internazionali indipendente creata dal Congresso degli Stati Uniti nel 2004): la soluzione proposta da Crif gestirà le informazioni creditizie contribuite sia da banche e società finanziarie sia dalle istituzioni di microcredito locali, che saranno integrate in un unico report di affidabilità del richiedente credito. In sostanza, il credit bureau aiuterà a prevenire il rischio di sovraindebitamento, tutelando sia i prenditori che gli enti finanziatori. “Siamo entusiasti di poter contribuire alla crescita economica del Paese africano, commenta Lodi, con un sistema che renderà più fluido ed efficiente l’accesso al credito per la popolazione e le microimprese e, al contempo, contribuirà efficacemente al contenimento della rischiosità creditizia per gli operatori finanziari e le istituzioni di microcredito locali”.
Crif Pechino e Crif NM Credit Assure Limited Nel continente asiatico, invece, Crif ha ufficializzato in Cina la costituzione della nuova società Crif Pechino, che offrirà sistemi di supporto decisionale e soluzioni software alle banche e alle istituzioni finanziarie locali per una gestione più efficiente e innovativa delle procedure e dei processi del credito retail, dalla fase di acquisizione dei clienti e targeting, al portfolio management e al recupero crediti. In questo modo si consolida la posizione di Crif nel mercato asiatico dei servizi analitici avanzati e integrati, delle soluzioni It e dei servizi di consulenza, a supporto delle banche e delle istituzioni finanziarie nello sviluppo commerciale e nella gestione del portafoglio crediti. Altra conferma dell’impegno di CRIF verso uno sviluppo globale viene dalla costituzione in Giamaica di Crif NM Credit Assure Limited, joint venture con il partner locale Neal & Massy fondata per realizzare un sistema di informazioni creditizie di livello internazionale e fornire servizi collegati a valore aggiunto. CRIF NM ha già presentato domanda alla Bank of Jamaica per ottenere
Banca&Mercati news ogni settimana tutte le notizie principali dal mondo finanziario e assicurativo 61
Stile
Oltre la moda, l’identità personale Le collezioni P/E 2011 maschili all’insegna delle contaminazioni. Più passa il tempo, più ci si accorge che l’uomo post-crisi è mutato. Dentro e fuori La crisi si riverbera anche sulla moda Primavera-Estate 2011. Possibile? Sì, ma non - o non solo - dal più ovvio dei punti di vista, quello prettamente economico (tagli, risparmi sulle materie prime, abbattimento dei costi delle attività non core, ricerca di fornitori a più basso prezzo) che impatta sulle aziende. La crisi ha mutato i consumatori, che hanno a loro volta mutato il sentire degli stilisti. Risultato? Approccio mentale completamente nuovo, misto di tradizione, tranquillità e calma. Proprio come accade nel mondo del business, il fashion subisce l’atteggiamento più prudente di chi, sopravvissuto ai tempi di magra, guarda alla propria immagine con più sobrietà. Ecco allora che, come anticipato dalle sfilate, i negozi si popolano di look all’insegna della tradizione. Rinnovata.
Modello Massimo Dutti
In principio fu il rossetto dell’umore, dell’occasione. Riferendoci a un setting professionale, è possibile abbandonare i classici grigio, nero e blu, per puntare sul colore. Accesissimo, dal verdone al rosa al giallo. Un elemento di colore - la camicia - può ravvivare il classico completo. Per chi non ha paura di farsi notare e di essere ricordato per le abitudini estrose, ottimo anche l’effetto contrario, ottenuto da una giacca fluo che domina su pantaloni e scarpe di tinta neutra. Il tema della dominante di colore va sempre tenuto ben presente, perché un conto è essere vestiti in modo sgargiante, un conto è ottenere l’effetto “albero di natale” fuori stagione.
Questo cambiamento di “umore” che si trasforma in cambio di guardaroba non deve stupire: già da tempo gli psicologici osservano come minimi cambiamenti servano alle persone per allietare l’umore, proprio come capita alle donne che in tempo di crisi accentuano il colore del rossetto per darsi forza e ricordarsi “ce la posso fare”. In questo caso, il cambiamento sta nel non cambiare troppo. Nel rivoluzionare il proprio
In punta di copricapo La contaminazione più semplice da attuare, che può piacere anche a chi non ama discostarsi da un abbigliamento rigorosamente classico, può partire dagli accessori: da questo punto di vista, l’uomo ha ben poco da invidiare alla donna. In altri servizi avevamo già parlato del ritorno del borsello (oggi trasformato in borsone rettangolare da indossare a tracolla). La primavera è però propizia per iniziare a prendere dimestichezza con un oggetto che la moda degli ultimi 30-40 anni ha completamente dimenticato: il cappello. Non occorre avere, in questo 2010, il sexappeal di Johnny Depp per indossare un copricapo con tranquillità. Accompagnato a una sciarpa mollemente arrotolata attorno al collo, è l’emblema dello spirito maschile del tempo: un misto tra la persona che non si
Modelli Borsalino
abbigliamento puntando su granitiche certezze. Lasciando agli estremisti nonché fashion-victim il difficile tentativo di osare oltre l’eccesso. In questo delicato ridisegno della personalità che passa per il modo di vestire, l’uomo ha più e più possibilità per variare, facendo perno su un look classico, deviando per stoffa, colore e accostamenti, a seconda della giornata, 62
Stile
prende sul serio e quella che vuole cambiare il mondo.
(Timberland, per intenderci), non tanto perché il settore della nautica sia particolarmente florido, ma perché quest’anno leggerezza consapevole e tessuti di qualità si sposano con la comodità. Nulla toglierà mai il fascino alle scarpe di modello inglese, ma arrivare in luglio in azienda con un modellino di scarpe alla marinara bicolore, che richiamano il tono della giacca, potrebbe ridare entusiasmo all’intera giornata. Propria e delle colleghe.
E i tessuti? Non sentitevi mosche bianche, anche un po’ imbarazzate, se prima di indossare una t-shirt nel camerino, vi soffermate a studiare l’etichetta, alla ricerca della percentuale di cotone. Con l’arrivo della stagione calda, la pelle deve essere protetta da materiali naturali, da capi che abbiano una bassissima percentuale di materiale sintetico. Ecco così che, dopo anni passati a lanciare sul mercato intimo, maglie e camicie stretch, gli stilisti si “ravvedono” e scelgono l’ecologia - che fa bene alla pelle ma anche al pianeta, basta guardare le collezioni H&M - e puntano su capi eco-compatibili e
E poi ci sarebbe il vintage Qui il discorso si fa complicato. Il vintage non è un modo per risparmiare, né un’occasione per tuffarsi nella moda del passato: è un modo di vivere il proprio stile, che non ha paura di mischiare gusti e capi distanti tra loro decine d’anni. Lo scetticismo prevale nei più indossare roba d’altri? Giammai - ma un vero culture della moda sa che la saggezza stilistica dei nostri padri e dei nostri nonni può essere una fonte inesauribile di ispirazione. Senza contare che capi ben tenuti di trent’anni fa vantano una fattura migliore dell’ultimo prodotto da sfilata del mese scorso. Alla ricerca di un “modello” Non è facile scegliere, nel panorama artistico, finanziario, sportivo del nostro Paese un modello di stile che possa essere copiato dai più. Per le tante motivazioni che abbiamo appena elencato, ogni uomo sa personalizzare il proprio look, e anzi ama essere distinto per la cravatta sempre viola o la borsa in tessuto ultramoderno, leggera ed ergonomica. Questa ricerca dell’unicità “smonta” i classici personaggi che un tempo potevano essere presi ad esempio. È pur vero, come ricorda il presidente del Consiglio, che sul lavoro essere ordinati, sbarbati, con un completo su misura è garanzia di successo. Ma appena richiusa dietro di sé la porta della sala riunioni, è la creatività - dentro e fuori che vince. Lapo Elkann insegna - è opinabile, s’intende - che non servono limiti, né mentali né stilistici per cercare e trovare la propria strada; lo stesso discorso vale però per i giocatori di calcio in tenuta istituzionale, vestiti a tutto punto; per il look da bravo scolaretto di Fabio Fazio, con cravattina sottile nelle variazioni del rosso; per il ministro dell’Interno Maroni che riesce ad abbinare il verde del fazzoletto alla montatura colorata e vistosa degli occhiali. Perché non di sola politica si vive.
Modelli Burberry
nuovamente traspiranti. Il ritorno al cotone è un altro degli indicatori che suggeriscono che qualcosa, nella testa del consumatore, è cambiato. Parte di un tutto più grande di sé, che comprende l’aperitivo, l’appuntamento informal, ma anche la nube nucleare e l’euroscetticismo, la deriva dei continenti e l’estinzione della tigre, l’uomo non vuole solo essere elegante e piacente. Vuole lasciare un segno più profondo nella società. Vuole distinguersi, con moderazione ma distinguersi. E non si butta sul primo stilista che capita, ma si affida ai migliori, contaminando l’abito sartoriale con tessuti casual, e quel modo un po’ così di andare in giro per il mondo. E poi c’è il jeans. Morto e risorto, non smette di ripresentarsi. Per nulla tabù in questa stagione, sta bene su tutto. Con l’avvertenza di indossare una tela molto scura se si decide di abbinare una giacca in lino con le toppe. Redivive sono anche le scarpe alla marinara 63
Stile
Torna a settembre… … ma solo dopo una vacanza esclusiva. Dove? In uno dei tanti hotel di lusso del nostro Paese. Dalla metropoli all’isola vulcanica, ecco qualche idea per semplificare la scelta, tenendo sempre sott’occhio il trattamento e i servizi garantiti. Di livello assolutamente “superior”
Hotel Principe di Savoia (Milano)
Hotel Principe di Savoia: il salotto Lobby Area
Il lusso è per tutti? No, altrimenti verrebbe meno l’essenza stessa del termine. Il lusso non è accessibile, non è semplificabile, non è riducibile o riconducibile a qualcosa d’altro. È però desiderabile. E per certi versi anche vivibile, almeno per lassi di tempo determinati. La filosofia arriva là dove l’uomo moderno cerca soluzioni: al posto di desiderare di trascorrere l’esistenza in una residenza di lusso (difficile da realizzare, come sogno), perché non accettare di vivere un’esperienza unica, per un certo periodo di tempo, attorniati dal meglio del meglio, serviti come principi e protagonisti di un sogno che finalmente si fa realtà? I businessman sanno di che si tratta, e la voglia di replicare il soggiorno in alberghi di lusso anche quando si smettono i panni del manager è ormai abitudine consueta, anche in compagnia della famiglia. Non serve cercare mete oltre i confini nazionali, perché le città italiane sanno offrire un’accoglienza top, abbinando a residenze alberghiere sontuose il meglio dell’arte, del costume, della moda, della cucina. Un unicum che difficilmente si ritrova in altri paesi, nei quali pare sempre mancare quel quid che conduce all’eccellenza. L’Italia ha compreso che un servizio di livello superiore vive grazie ai dettagli, e i turisti, specie stranieri, sanno già beneficiare di questa marcia in più. Ecco una miniguida ai migliori e lussuosi alberghi e resort, nei quali può capitare di stare seduti al tavolo a fianco – con discrezione – di uomini politici, della nobilità, dello spettacolo o dello sport. Una precisazione: ciò che per Banca&Mercati è lussuoso non attiene tanto ai materiali con cui sono
stati costruiti e per esempio arredati alberghi e hotel. Il concetto di lusso comprende sì anche le posate di argento ed eventualmente i pomelli d’oro, ma va al di là: è il servizio, insieme alla location geografica, alla tranquillità, alla bellezza e al clima che si respira che contribuiscono a rendere lussuoso un certo luogo. Non è solo il prezzo la discriminante, ma ciò che la struttura ricettiva offre: trovare la camera che si era prenotata (e non un’altra) in ordine; il servizio Internet funzionante, le ceramiche lustre e ben posizionate. È arrivare in un luogo ed essere accontentati ancora prima di avere espresso un desiderio. Accoglienza da re, nella metropoli La scogliera è picco sul mare, e dalla piscina si può abbracciare l’intero Golfo del Tigullio: l’Excelsior Palace Hotel di Rapallo ha una lunga storia alle spalle, che si respira in ogni ambiente. Nasce nel ‘900, e subito diventa punto di incontro dei personaggi di spicco del tempo, al punto da essere il teatro degli incontri politici che condussero alla conclusione della Prima Guerra Mondiale. A pochi minuti da Portofino, immerso nella macchia mediterranea tra mare e collina, l’Excelsior è l’unico cinque stella della costa di Portofino. A disposizione degli ospiti sia camere che suite (da non perdere la suite presidenziale al settimo piano, arredata nei colori dell’azzurro). La struttura è collegata, con un ponte pedonale, al Beach Club con terrazze a mare, cabine individuali e piscina panoramica, oltre al centro benessere. Due i ristoranti, il Lord Byron e l’Eden Roc, 64
Stile
tra i migliori ristoranti d’albergo italiani, dotato di terrazza a picco sul mare. Chi necessita, a Milano, di un luogo assolutamente prestigioso, che rappresenta un must anche per i personaggi famosi (da Madonna alla Regina Elisabetta, che prediligono la suite presidenziale, tre sontuose camere da letto, soggiorno, piscina privata), non può che recarsi al Principe di Savoia, elegante cinque stelle protetto da un giardino, nel cuore del capoluogo lombardo, a pochi passi dalla Stazione Centrale e dalle vie Turati e Montenapoleone. Le 400 camere ricordano gli interni del primo ‘900 lombardo, ovviamente riccamente dotate di servizi da nuovo millennio. All’ultimo piano, con vista sulla città, sta il Club 10 Fitness & Beauty Center, 500 metri quadri che comprendono piscina riscaldata, palestra, Jacuzzi, sauna, bagno turco, sette cabine per massaggi, spogliatoi con docce in marmo, chaise longue e solarium. Nel ristorante Acanto si gustano le prelibatezze studiate dall’executive chef Fabrizio Cadei. Di recente rivisitazione è l’ambiente della lobby, il salotto, dove gli affari si intrecciano alla degustazione di cibo e vini. Dalla capitale della moda alla capitale per antonomasia, quanto a lusso, il passo è breve: siamo a Roma, le strutture a cinque stelle sono diverse, ma meritano di sicuro una citazione il St. Regis Grand Hotel, 138 camere e 23 suite nel cuore della città (vicino a piazza della Repubblica) arredate in una combinazione di stili imperiali, Regency e Luigi XV. In cima alla scalinata di Piazza di Spagna domina il circondario l’Hassler Hotel, fondato nel 1893, dotato di
95 stanze, di cui 13 suite, ambiente classico ed elegante con recenti inserimenti moderni. Al sesto piano, una stella Michelin, è aperto il ristorante Imàgo. A picco sul mare azzurro cielo La costiera amalfitana, che di per sé è già una meraviglia, al punto che verrebbe quasi da dormire in tenda abbarbicati alla roccia per non perdere nemmeno un centimetro del fascino di questa terra, è in realtà ricca di strutture ricettive di lusso, alcune delle quali posizionate in maniera unica. Imponente è, nel borgo Conca dei Marini, il Grand Hotel il Saraceno, un vero castello – costruito sui ruderi di una fortezza che discende a mare, con 56 stanze impreziosite a soffitto da oro zecchino. Spiaggia privata e piscina all’aperto con acqua salata deliziano l’ospite, che si ritrova in un ambiente dallo stile arabeggiante dal quale è difficile distaccarsi (come accadde, narra la storia, proprio a un sultano arabo…). Mangiare sotto la tenda del ristorante Mashreq è effettivamente suggestivo. Altro ambiente, simile location, per il San Pietro di Positano, cinque stelle incastonate in uno sperone a picco sul mare. Ogni stanza si apre con un terrazzo privato sul mare, e la struttura è l’unica di Positano a vantare una spiaggia riservata con accesso diretto nell’insenatura naturale. Per gli ospiti, nei mesi estivi, è offerta una crociera di due ore lungo la costa. “Piluccando” qua e là per la penisola, nei suoi diversi paesaggi, si possono infine citare il Kristal Palace di Riva del Garda, il Deluxe Hotel & Spa Resort Alpenpalace in Valle Aurina, Alto Adige, il Therasia Resort dell’isola di Vulcano, nelle isole Eolie. Il suggerimento vale per ogni location, albergo o resort che sia: anche per chi non ha limiti di spesa, è possibile risparmiare prenotando con un certo anticipo via web, anche i cosiddetti “pacchetti”. Le strutture sono ormai attente alla propria presenza su Internet, il contatto diretto via e-mail può essere un primo efficace test per valutare tempestività, accoglienza e disponibilità (oltre a quanto scritto sulle brochure di presentazione).
Hotel Hassler (Roma): la Grand Delux Suite
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Arte
Il mercato dell’arte: consigli per l’uso L’investimento in opere d’arte, sia per la clientela private che per quella corporate, si sta sempre più confermando come una strategia efficiente per diversificare gli impieghi e proteggere i patrimoni da fenomeni inflattivi l’India e la Russia. Il periodo di forte euforia è stato sicuramente incoraggiato sia dal comparto contemporaneo che dalle vendite dei classici capolavori moderni, quali le avanguardie del Novecento rappresentate da un lato dai grandi maestri, come ad esempio Picasso, Matisse e Fontana, le cui quotazioni sono riservate ai cosiddetti big spenders, dall’altro da opere di artisti minori, caratterizzate da cifre più accessibili. Per quanto riguarda il mercato dell’antico (dal XIV al XIX secolo) è possibile affermare come, seppur le revenues complessive siano diminuite nel corso degli ultimi anni, si sia confermato settore estremamente poco volatile e meno soggetto ad attività speculative, essendo caratterizzato da una struttura di prezzo nettamente più rigida rispetto ad opere contemporanee. L’investimento nell’arte L’investimento in opere d’arte, tipicamente definito sia dalla clientela private che da quella corporate bene rifugio, si sta sempre più confermando come efficiente strategia finalizzata alla diversificazione dei propri impieghi e alla protezione dei patrimoni da fenomeni inflattivi. Grazie a un’analisi condotta nell’ultimo ventennio, è infatti possibile notare una netta correlazione positiva tra l’aumento dell’inflazione e la domanda di opere d’arte. Al fine di avere un quadro esaustivo delle operazioni commerciali effettuate in campo artistico, gli esperti di settore hanno creato specifici indici di mercato, con particolare attenzione ai risultati delle case d’asta principali, quali Sotheby’s e Christie’s, in grado di indicare in modo chiaro l’andamento del mercato delle opere d’arte. Un esempio su tutti riguarda il lavoro realizzato negli ultimi anni da Mps, che pubblica costantemente i report annuali e i risultati degli Mps Art Index suddivisi per tipologie di arti (design, painting,ecc.).
Amedeo Modigliani (1884-1920) La belle romaine (Nu assis sur un divan) Sotheby's NY 2 novembre 2010 Stima: 26-40 milioni di $ Vendita record: 68,9 milioni di $
I canali di vendita Per quanto riguarda i canali di vendita nel settore artistico, esistono sostanzialmente tre principali alternative: le gallerie, le case d’asta e le transazioni tra privati (eventualmente attraverso intermediari qualificati). Vediamo ora di analizzarne i pro e i contro.
Nel corso degli ultimi anni il mercato dell’arte ha vissuto un forte sviluppo e un considerevole allineamento verso gli altri settori tipici dell’economia: il fatturato mondiale è incrementato notevolmente, in particolar modo nel biennio 2006/2007 con un aumento pari al 43% rispetto al 2005. Nonostante un successivo ridimensionamento, causato dalle note fasi recessive e di rallentamento dell’economia a livello mondiale, il volume d’affari relativo ai settori artistici ha vissuto una ripresa sicuramente più rapida rispetto ai mercati di riferimento, grazie alla forte crescita verificatasi nei paesi emergenti, primi fra tutti la Cina,
Galleria - in questo caso il canale permette di avere un’offerta immensamente ampia di opere, artisti e periodi, seppur risulti estremamente decisivo avere un rapporto confidenziale con il gallerista. Attenzione al rincaro che la galleria utilizza sulle singole opere (spesso superiore al 30%), nonché alle possibili operazioni di speculazione svolte a favore dell’operato di uno specifico artista, del quale a volte 66
Arte
Pablo Picasso (1881-1973) Nudo, Foglie Verdi e Busto, 1932 Christie NY 5 maggio 2010 Stima: 70 milioni di $ Vendita Record: 106 milioni $
il gallerista detiene l’esclusiva a livello nazionale/mondiale. Casa d’asta - uno degli aspetti a favore di questo canale è sicuramente l’opportunità di collegare domanda e offerta, accelerando e aumentando il volume delle transazioni. Attenzione a due aspetti: • commissione elevata - le case richiedono mediamente il 10/20% del valore dell’opera al venditore e il 25/35% all’acquirente. • opera sottostimata - le case d’asta tendono a sottostimare il valore in quanto le principali attenzioni vengono riposte a favore del rischio di invenduto (principale indice, insieme al fatturato complessivo, utilizzato dagli esperti per redigere la classifica delle principali case d’asta). Di conseguenza, un prezzo di partenza basso in asta facilita la vendita, aumentando il fatturato della casa. Privati/intermediari - i pro di questo canale sono senza dubbio i costi di transazione, spesso nulli o comunque limitati in caso intervenga un intermediario qualificato. I rischi invece risultano molteplici. Per questi motivi consigliamo di prestare la massima attenzione affinché l’opera risulti autentica, certificata e venduta a un prezzo di mercato congruo, magari interpellando un soggetto/organo super partes che possa fornire le garanzie indispensabili all’acquirente.
Rossella Esposito
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