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Il Serpente, Assassinio floreale
Assassinio floreale
di Il Serpente
Il primo giorno della seconda settimana del suo nuovo lavoro nell’azienda che produceva trapani, Bianca e suo marito Paolo si svegliarono, si vestirono e andarono a fare colazione.
La loro casa di campagna era immersa nella natura: i cinguettii; i gracidii; il picchiettio dei picchi sugli alberi. Quella mattina sentivano però che qualcosa non andava, che cos’era quel silenzio tombale?
Nonostante quella inquietante situazione, invitarono a pranzo il loro amico Alberto; decisero di ordinare il menù dalla vicina pizzeria. Alberto prese il telefono per ordinare e Bianca gli fece l’elenco delle proprie allergie, perché non ordinasse cose sbagliate: “Sono allergica al glutine, al cacao e al gladiolo”. I tre mangiarono la pizza e poi Paolo e Alberto andarono al lavoro insieme. Dopo un’ora circa arrivarono dei fiori che Bianca aveva ordinato: perché le piaceva avere sempre in casa molti fiori freschi.
A mezzanotte, quando il marito tornò a casa, trovò Bianca in cucina, accasciata a terra, morta. Disperato, abbracciò la moglie e poi si accorse che nella sua bocca c’era del sangue e dei pezzi di fiori: spaventato, chiamò l’investigatore Bruno.
Arrivato sul posto, Bruno iniziò le indagini. Osservando la cucina, si accorse che la finestra era aperta e piena di ditate di sangue. Questi indizi lo portarono a pensare che qualcuno fosse fuggito dalla finestra. Poco lontano dal cadavere, Bruno notò un fazzoletto con le iniziali A.R. Paolo riconobbe subito il fazzoletto dell’amico Alberto. Bruno ipotizzò che l’amico, dopo essere partito per lavoro, fosse tornato indietro e avesse ucciso Bianca.
Ma a questo punto ci fu un colpo di scena… I due sentirono dei rumori provenire dall’interno del bagno. Aprirono la porta e… dentro, legata al lavandino con
spesse funi, c’era la fioraia viva, ma con gli occhi bendati.
Bruno, la fioraia (ancora sconvolta) e Paolo cercarono altri indizi e Bruno trovò delle impronte digitali sulle funi. Le analizzò e capì che erano quelle di un’amica di Bianca, che però risultava morta già quattro anni prima. I tre andarono al cimitero, aprirono la tomba dell’amica e trovarono il corpo molto rinsecchito e un po’ decomposto, quindi capirono che non poteva essere stata lei. Forse le funi erano state usate in precedenza dall’amica di Bianca, prima di morire.
Chiamarono Alberto per interrogarlo. Gli chiesero dove fosse stato la sera prima e lui rispose: “Ero in banca, lo giuro, se volete informazioni chiedete alla banca le riprese delle telecamere bancarie!!! Non sono stato io!”
“E questo fazzoletto con le iniziali di Alberto Rossi?”
“Lo avevo dimenticato a casa di Paolo durante il pranzo!”
Bruno e il sospettato Alberto andarono in banca e scoprirono che quello che diceva Alberto era vero.
Allora tutte le loro ipotesi erano cadute, tranne quella in cui la colpevole era la fioraia. Ma questa ipotesi era impossibile, dato che l’avevano trovata in bagno urlante, legata e con gli occhi bendati. Quando la interrogarono, dopo che finalmente si era ripresa dallo shock, lei disse che chi l’aveva bendata era stato un uomo alto, corpulento, con capelli e baffi mori e di carnagione chiara.
A quel punto trovarono anche delle macchie di sangue che si dirigevano verso la finestra, le seguirono per qualche minuto e arrivarono all’edificio dove lavorava Bianca.
Bruno entrò, cercò un uomo che assomigliasse alla descrizione fatta dalla fioraia e per sbaglio in un corridoio si scontrò con un uomo alto, corpulento, con capelli e baffi neri e di carnagione chiara.
L’uomo disse di essere il capo dell’ufficio in cui lavorava Bianca. Bruno lo riconobbe e lo interrogò, spingen-
dolo a confessare la verità.
Desolato per essere stato scoperto, l’uomo rivelò di essere stato lui ad uccidere la ragazza, perché cinque giorni prima Bianca aveva scoperto che lui aveva falsificato la sua laurea e quindi non aveva diritto a lavorare in quel ruolo. Il capoufficio aveva ordinato a Bianca di non dire niente a nessuno, ma lei si era rifiutata di obbedire e aveva raccontato tutto alla polizia. Per questo lui si era arrabbiato da morire e aveva deciso di vendicarsi. Allora, sapendo che Bianca era allergica ai gladioli, si era procurato alcuni di quei fiori e, mascherato, aveva seguito la fioraia, perché era una sua amica e gli aveva detto che quel pomeriggio doveva andare da Bianca a portare dei fiori. In questo modo sperava che nessuno accusasse lui dell’assassinio.
Bruno chiamò la polizia e spiegò all’agente quello che era successo, così la polizia arrestò il capo ufficio.
Analizzando i fiori in bocca a Bianca, la polizia confermò che erano gladioli e quindi che il colpevole era sicuramente il capo ufficio e non la fioraia. A Bianca il gladiolo procurava un’emorragia mortale, per questo era morta ed aveva il sangue in bocca.