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Lely, Ice-cream, Pucix, La scomparsa di Noemi

La scomparsa di Noemi di Lely, Ice-cream, Pucix

In una cittadina della Francia, avevano inaugurato un ospedale per la gente del posto che fino ad allora era andata nella città di Albertville in caso di necessità.

L’ospedale era ampio e spazioso, c’erano due ali, una dove le finestre erano sempre chiuse e si diceva che alcuni medici facevano esperimenti e sperimentavano nuove medicine, la seconda ala ospitava i pazienti con gambe e braccia slogate o rotte. In una stanza, era ricoverata una bambina di 13 anni. Aveva i capelli ondulati e biondi, era alta 1 metro e 54 cm e aveva gli occhi verdi. La ragazza si chiamava Noemi Clanders e lei era lì sola per un motivo: un giorno era in macchina con suo padre che fece un incidente e lei si ruppe il braccio.

Quel pomeriggio suo padre infuriato nero con la sua ex moglie cioè la mamma di Noemi; e durante la guida era partito agitato e dopo aver fatto una curva ad alta velocità; perse il controllo dell’auto e si schiantò contro un albero.

Quel pomeriggio suo padre scappò e lasciò Noemi da sola in una macchina, ma per fortuna chiamò l’ambulanza.

In ospedale Noemi stava tutto il giorno da sola; la mamma riusciva ad andarci poco perché era sempre a lavorare e così, non sapendo cosa fare, osservava tutto quello che accadeva intorno a lei. Noemi non sopportava l’idea che suo padre l’aveva lasciata da sola dopo l’incidente.

Un giorno vide arrivare suo papà. Il volto era dispiaciuto ma furioso perché Noemi, prima dell’incidente, stava sempre con sua madre. Il papà inviava lettere di scuse, ma la ragazza non gli aveva mai risposto.

Il padre, pentito, voleva farsi perdonare, ma Noemi non voleva incontrarlo e così per non farsi trovare entrò in una stanza dell’ospedale.

La stanza era buia e piena di lettini disordinati, c’erano degli armadi con strumenti strani, per terra macchie di sangue e pillole buttate in ogni angolo.

Mentre Noemi cominciava a toccare varie cose, dietro un armadio una figura alta che osservava attentamente Noemi aveva gli occhi paurosi e spenti. Era agitato e respirava freneticamente, si vedeva che Noemi lo infastidiva molto.

La figura cominciò ad avvicinarsi a Noemi con passi piccoli e silenziosi.

Ad un certo punto Noemi sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla. Voleva scappare dalla mano che la stringeva energicamente, così Noemi urlò forte e la mano improvvisamente si staccò e lei riuscì a scappare!

Noemi si spaventò e uscì di corsa. A quel punto, suo padre la vide e la chiamò ma lei non si girò.

La mattina dopo Janette, la madre di Noemi, le andò a parlare per capire perché si era comportata così con Marco, suo padre.

Alla fine della discussione la ragazza aveva il muso lungo, ma nonostante l’intensa giornata Noemi voleva andare nella seconda ala a rivedere quella stanza così paurosa e inquietante.

Così aspettò che tutti andassero a letto e con molta attenzione tornò nella stanza.

Noemi aveva tanta paura e doveva scoprire cosa succedeva alla gente che entrava in quella stanza.

Piano piano aprì la porta, vide una luce dietro l’armadio, e sentì dei rumori metallici e strani, dopo un po’ delle urla strazianti.

Noemi voleva scoprirlo cosa succedeva alle donne che entravano nella stanza, dopo decise di avvicinarsi alla luce e vide il primario dell’ospedale insieme ad altri uomini che obbligavano delle donne ad ingoiare medicine.

Noemi si ricordò che in tasca aveva il telefono, quindi per aiutare le donne inviò dei messaggi alla sua amica scrivendole: “Zoe chiama la polizia e dille di venire all’ospedale, sono in pericolo di vita”.

Proprio in quel momento Noemi sentì di nuovo una mano che le stringeva la spalla ed una voce pesante le diceva: “Questa volta ti ho beccata! Pagherai caro per la tua curiosità!”

Noemi era spaventata, voleva che suo padre fosse accanto a lei per proteggerla e voleva urlare, ma quell’uomo le aveva messo la mano sulla bocca.

Noemi tremava, gli occhi gridavano aiuto, la mano stretta in bocca non la faceva respirare bene e il cuore le batteva forte, sembrava che la sua vita stesse finendo, ma la porta piano piano si aprì e una voce sicura urlò: “Fermi tutti, polizia!!”

Subito l’uomo indietreggiò con Noemi davanti a sé facendo di lei il suo scudo. Nel frattempo il direttore, insieme agli altri uomini nella stanza, aprì la finestra e tutti si precipitarono sul tetto. La polizia li seguì, li vide fermi proprio sul bordo, non avevano scampo, o si fermavano o cadevano giù dal quinto piano. Il direttore, dopo aver guardato giù, alzò le mani in alto e si arrese, dietro di lui anche i suoi complici.

La polizia cercava un modo per intervenire, visto che era organizzata: sotto l’edificio era protetta da guardie travestite, nel frattempo nella camera gli altri agenti cercavano di tenere sotto controllo l’uomo che teneva ferma Noemi e che minacciava di ucciderla. Dopo un po’ dalla finestra sbucarono il direttore e gli altri complici con le manette e a quel punto, l’uomo finalmente decise di liberare la ragazza e farsi arrestare.

Il direttore confessò tutto: altre donne erano rinchiuse nel sotteraneo dell’ospedale e stavano per essere anche loro sottoposte a degli esperimenti per scoprire quali effetti poteva avere sulla gente un nuovo vaccino di cui non si conoscevano del tutto gli effetti collaterali.

La polizia arrestò tutti e furono condannati ad una pena di 25 anni per aver tenuto in ostaggio persone sfruttandole.

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