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Bomba a tempo, Una gita da incubo

Una gita da incubo di Bomba a tempo

Qualche mese fa, con la mia classe sono andato in gita in Thailandia ed abbiamo soggiornato in un motel molto vecchio e inquietante: per questa ragione la prima sera, dopo cena, sono andato subito a letto.

Tuttavia, non riuscivo a dormire perché i miei compagni di stanza continuavano a chiedermi di scendere di sotto, in cucina. Alla fine, ho deciso di scendere con loro, ma appena abbiamo sceso le scale, arrivati in cucina, abbiamo visto una pistola per terra: la pistola era sporca di un liquido rosso che sembrava sangue.

Appena l’hanno vista, i miei compagni sono scappati immediatamente, chiudendomi la porta in faccia. In quel momento, mi sono accorto di aver perso le chiavi della mia camera.

Così, sono andato dal prof per raccontare della pistola e delle chiavi, che la stessa mattina ci aveva detto che sarebbe andato a letto tardi e che per qualsiasi problema avremmo potuto bussare alla sua porta.

Una volta arrivato alla stanza del prof, mi sono accorto che la porta era aperta e che lui non c’era; quindi, sono andato a cercarlo in sala da pranzo ed effettivamente c’era… ma era morto, aveva un segno di arma da fuoco sulla testa e le mani legate dietro la schiena.

Volevo chiamare la polizia, ma temevo che avrebbero pensato che fossi stato io, quindi ho voluto investigare da solo.

La mattina seguente, quando mi sono svegliato, ho trovato un sacco di persone che cercavano prove, quindi io e la mia classe abbiamo deciso di uscire con le altre persone dal motel.

Io ho cominciato a fare un po’ di domande ai miei compagni, soprattutto a quelli che erano con me in cucina al ritrovamento della pistola.

Poi, ho incontrato una mia compagna, Alice che mi

ha proposto di indagare con lei: ho subito notato che la sua maglietta era sporca di rosso. Le ho chiesto spiegazioni e lei mi ha risposto che la sera prima aveva mangiato le patatine col ketchup e si era sporcata.

Ho quindi accettato la sua proposta di indagare insieme sull’omicidio, visto che Alice era molto affidabile. Così abbiamo iniziato le indagini.

Avevamo sospetti sui ragazzi che erano con me in cucina, poi siamo tornati nel motel a vedere la situazione e abbiamo notato che per terra, accanto al prof morto, c’erano delle stecche di occhiali rotti.

In quel momento, mi sono ricordato che uno dei compagni che era con me in cucina e che è scappato, chiudendomi fuori, portava gli occhiali e che quella mattina, invece, non li indossava.

Ero, quindi, certo che fosse stato lui, per cui gli sono corso incontro e ho iniziato a tartassarlo di domande, ma ho ottenuto da lui di sapere solo che qualcuno gli aveva rubato gli occhiali la notte precedente. Io, però, non gli ho creduto e, prima che potessi dire bah, Alice era sparita.

Quindi sono andato a cercarla, continuavo a trovare giornalisti per strada. Uno di loro era cupo e portava un enorme giaccone in pelle nera: dava i brividi.

Cercando la mia compagna, ho imboccato varie vie di cui non riuscivo a leggere il nome e, girando un angolo, ho sentito delle urla provenire da uno sgabuzzino.

Ho aperto la porta e ho visto… Alice che accoltellava un mio compagno alla pancia!

Mi sono quindi ricordato che la pistola trovata in cucina era sporca di un liquido rosso che credevo fosse sangue…e, invece, era ketchup! Proprio quello che Alice aveva mangiato con le patatine la sera dell’omicidio del prof.

LA COLPEVOLE ERA LEI FIN DALL’INIZIO!!!

Le sono andato incontro, le ho rubato il coltello dalle mani e l’ho bloccata con le braccia dietro la schiena: a

questo punto si è messa ad urlare ed ho dovuto tapparle la bocca.

Con il coltello sempre stretto tra le mani, sono arrivato al motel dove per fortuna c’era ancora la polizia ed ho raccontato tutto.

Tuttavia, i poliziotti mi hanno chiesto delle prove, perciò li ho portati nel luogo in cui c’era il ragazzo ferito alla pancia che, per fortuna, non era morto ed è riuscito a raccontare quanto accaduto.

Rimaneva da risolvere il caso del prof.

Quindi, ho fatto notare alla polizia che la pistola e la maglietta di Alice erano sporche di ketchup.

La polizia analizzò la pistola e, oltre a confermare che era sporca di ketchup, vi trovò le impronte digitali della mia compagna. Alice fu quindi portata in carcere e vi rimase per 25 anni.

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