4 minute read

La vacanza più brutta della mia vita

di mela marcia

- Finalmente una vacanza, mi sono seccato di tutti questi omicidi - disse l’investigatore Artur a se stesso. - Tra poco arriverà il treno che mi porterà ad Aosta, è meglio che mi affretti se no lo perdo.

Appena salii nel vagone di prima classe vidi le sedie tutte colorate di colori diversi, un sedile era verde e un altro rosso.

Mi sedetti educatamente, dopo qualche minuto il treno partì.

Arrivato alla stazione di Aosta mi affrettai ad uscire dall’edificio perché era affollatissimo e la cosa mi creava un certo nervosismo.

Appena uscito nel piazzale della stazione, vidi un cane e mi accorsi che c’erano delle persone che lo trattavano male dandogli dei calci, allora mi avvicinai e chiesi se il cane era di qualcuno, nessuno rispose.

Dopo qualche secondo scapparono tutti, allora decisi di tenerlo con me, perché mi seguiva.

Fuffi, così lo chiamai, non era un cane qualsiasi ed era molto grande, non avevo mai visto un cane così grande in vita mia.

Fuffi era affettuoso con me, ma con le altre persone proprio no, infatti quel giorno stava per sbranare due uomini, per fortuna lo fermai in tempo. Aveva il pelo ruvido e sporco ma gli occhi iniziarono ad essere molto più felici rispetto a quando l’avevo visto fuori dalla stazione.

Quando arrivammo all’albergo ci assegnarono la stanza numero 59, era molto spaziosa e comoda profumava di fresco, mi piacque subito.

Un giorno, dopo aver fatto il bagno a Fuffi ci sdraiammo nel letto per riposarci e dopo circa un’ora scendemmo per mangiare.

Ma come tutti gli ospiti, anche io e Fuffi sentimmo un urlo proveniente dalla cucina, allora tutti corremmo

a vedere cosa era successo. Il cuoco era stato pugnalato, aveva tre tagli profondi sulla testa con tutto il sangue che colava fino ai piedi e la finestra era stranamente aperta.

Capii subito che la mia vacanza era terminata, mi scappò una sconsolata affermazione: - Uffa!

Io e Fuffi dovevamo scoprire chi era stato il colpevole, la polizia locale scoperta la mia presenza in hotel mi cedette subito l’incarico, figurarsi se una grana così non desideravano scaricarla a me. Ero un investigatore troppo conosciuto per passare inosservato.

Avevo dei sospetti ed erano: 1) la cameriera, perché era sempre gentile con il cuoco, ma una sera li sentii litigare in cucina.

Il giorno dopo vidi la cameriera con un livido nella fronte e mi accorsi che nei giorni sucessivi i lividi aumentavano. 2) il marinaio che alloggiava lì, era sempre scorbutico con il cuoco e notai che non mangiava il cibo che la cameriera gli portava. 3) la nonna, la peggiore, dopo un rapido controllo in centrale, scoprii che era stata in galera per 31 anni per aver rubato 700.000.000. euro. Infatti ritrovammo nella sua stanza, dopo una perquisizione, diversi oggetti d’oro, tutti rubati in albergo nei giorni precedenti.

Il giorno del ritrovamento del cadavere, aspettando la scientifica, restai in cucina a dare un’occhiata in giro. Volevo ritrovare l’arma del delitto. Mentro ero intento a cercare inciampai in una maniglia di una botola sul pavimento.

Mi tirai su e l’aprii, scesi le scale ovviamente portando con me Fuffi, è li che vidi un coltello pieno di sangue.

Ritornai subito in cucina, chiusi la botola e andai in centrale a fare rapporto.

Ritornato all’hotel, particolarmente fiero di me stesso, nel vialetto mi ritrovai davanti il marinaio con un fucile, la nonna con un bastone e la cameriera con una corda e non avevano delle faccie molto rassicurati.

Per fortuna avevo il mio fedele Fuffi che non si la-

sciava certo impaurire davanti a delle persone agressive, al contrario di me che ancora non riesco a capire come mai sono finito a fare questo mestiere.

Ci stavano per sparare, bastonare e impiccare, ma Fuffi li attaccò ferendoli.

Ero in vacanza, non avevo la mia pistola, mi fece ridere ma dovetti scappare e chiamare la polizia per arrestarli tutti e tre.

Il capo della polizia mi chiese di presentarmi in commissariato per aiutare negli interrogatori, non intendevano proprio lasciarmi in pace!

Prima interrogai il marinaio e gli chiesi perché non mangiava il cibo che preparava il cuoco. Lui mi rispose che il cuoco metteva il veleno nei piatti che preparava e mi disse anche che glielo aveva detto la cameriera. La scoperta incredibile era che il cuoco era un pazzo cannibale che avvelenava le sue vittime.

Poi interrogai la cameriera e le chiesi perché aveva i lividi sulla fronte, lei mi rispose che ogni sera il cuoco le dava un pugno sulla fronte perché non svelasse il segreto del veleno se no l’avrebbe mangiata viva.

Per finire interrogai la nonna e le chiesi perché aveva fatto quei furti, lei mi rispose che era stata obbligata dal cuoco se no l’avrebbe mangiata; mi disse anche che per vendicarsi rubò tutti gli oggetti d’oro dell’hotel.

Dopo 48 ore tutti e tre confessarono che avevano deciso di ammazzare il cuoco, un uomo pericoloso e crudele. Un mostro cannibale. Lasciai alla polizia locale il compito di arrestarli.

Adesso tutto aveva un senso ma la storia era veramente inquietante volevo solo tornare a casa e dimenticare questa vacanza.

Ma proprio quando ero sceso dal treno a Bologna insieme al mio fedele Fuffi ricevetti una telefonata dal mio capo.

Un altro omicidio a Roma mi aspettava. - Non ne posso più! -

Accarezzai Fuffi e presi un treno per Roma.

This article is from: