L’ANNO CHE VERRÀ…
L’intervista a Enrico Bartolini - chef pluristellato della Guida Michelin che propone una cucina dove tradizione e innovazione si fondono - dà il la all’ultimo numero dell’anno di Beesness.
Chi ama il buon cibo non può non leggere l’intervista a Dario Checchini, il macellaio di Panzano in Chianti che fa della carne la sua massima celebrazione. Interessante anche l’articolo sui frutti di mare e quello dedicato al connubio tra cibo e cinematografia. Anche il vino è protagonista, grazie all’asta sul Barolo e al premio Food & Wine Awards, tenutosi a Firenze.
Cambiando genere, nella sezione cultura, si va da Daniela Rambaldi - che ricorda il padre Carlo, l’inventore del personaggio E.T. del film diretto da Spielberg - a Silvano Campeggi, l’illustratore delle locandine cinematografiche dei più famosi film di Hollywood e infine a Giorgio Baratti, l’antiquario filosofo che gestisce due gallerie d’arte - una a Firenze e una a Milano - che ci racconta “dell’interiorità” delle opere che ospita.
In questo numero, diamo spazio anche al settore moda con Roberto Ferrata, titolare dell’azienda orafa Cornier
Venezia 1757 dedita alla realizzazione di pezzi unici, mentre Maria Vittoria Paolillo di MVP Wardrobre crea e produce abiti dallo stile femminile e pratico per la sua community.
Non possiamo non ricordare il premio Kineo, svoltosi durante la 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia, dove sono state premiate personalità del calibro di Piera Detassis e di Beatrice Venezi, la prima direttrice italiana d’orchestra.
Da questo numero di Beesness, incominciamo a trattare argomenti come la vela e la diportistica. L’architetto e yacht designer Henry Miesbauer, dove al suo quartier generale a Como progetta imbarcazioni personalizzate, ci esprime il suo parere sul tema.
Concludiamo gettando uno sguardo al settore del turismo, col trenino rosso del Bernina e col Resort Valle dell’Erica.
Non mancano le consuete rubriche dedicate ai libri, al retail e al franchising.
Cogliamo l’occasione per augurarvi serene festività, un 2023 in ripresa e che possiate realizzare i progetti prefissati.
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fermano
32esima Biennale d’Antiquariato Firenze esporta l’arte in tutto il mondo
Giorgio Baratti L'antiquario filosofo 54 Miracolo a Milano “E.T.” nella città della Madunina
Poveri, belli e talentuosi Nano: l'uomo che disegnava i sogni
60 Covid: ti analizzo, ti sconfiggo Il punto di vista nell’ottica del “Lions Club di Morra De Santis Alta Irpinia” ..................... 64
Premio
Ventennale del “Premio Kineo” Celebrazioni, progetti e ricordi
UNA LUMINOSITÀ SPAZIALE CON LA NUOVA COLLEZIONE
RUN VISIBLE DI BROOKS
Niente più limiti alla propria corsa a tutte le ore del giorno e della notte con Run Visible , la nuova linea di abbigliamento, calzature e accessori per il running di Brooks pensata per correre in totale sicurezza anche in condizioni di scarsa luminosità. Del resto, la stragrande maggioranza dei runner, in pratica sei su dieci (57%) corre o alla mattina presto o alla sera, e necessita quindi di un abbigliamento adatto.
La nuova linea Run Visible assicura infatti una luminosità spaziale, in tutte le ore del giorno. È specificamente progettata per permettere ai runner di essere riconosciuti anche in condizioni di scarsa luminosità grazie alle caratteristiche innovative del design di Brooks. Gli inserti catarifrangenti 3M Carbon Black applicati in punti strategici del movimento, i colori ad alto contrasto come il giallo Nightlife, uno dei colori più facili da vedere in condizioni di scarsa visibilità e la fluorescenza , permettono al runner di essere visto anche al buio da un veicolo oltre a 180 metri di distanza.
La collezione Run Visible include capi versatili adatti alle temperature più miti come maglie a manica corta e pantaloncini, e quelli più adatti a climi più freddi come maglie a manica lunga, tights, giacche e gilet, pensati anche per proteggere da vento e pioggia. Completano la collezione Ghost 14, Glycerin 20 e Glycerin GTS 20 che daranno un tocco di colore fluorescente e rifrangente in più.
SCARPA LANCIA “RE-SHOES” PER DARE NUOVA VITA ALLE CALZATURE USATE
Fornire una soluzione alternativa, circolare e sostenibile per la gestione del “fine vita” delle scarpe, introducendo le pratiche di riciclo virtuoso come nuovo standard all'interno della filiera dell’industria calzaturiera.
Questo l’obiettivo principale di “Re-shoes”, iniziativa che vede in prima fila SCARPA , azienda italiana leader nella produzione di calzature per la montagna e per le attività outdoor, in qualità di coordinator di un consorzio di varie realtà internazionali.
Il progetto - che beneficia di un finanziamento nell’ambito del programma LIFE dell’Unione Europea - si svilupperà nell’arco di 42 mesi e prevede la produzione e messa in commercio di un nuovo modello di calzatura del brand di Asolo, realizzato attraverso la raccolta, la selezione e il riciclo di scarpe giunte a fine vita. Il tutto tramite una procedura che consente di ricavare materie prime seconde dalle calzature usate e da scarti di produzione, per creare una nuova generazione di prodotti riciclati di alta qualità , diminuendo così lo smaltimento e l'uso di materie prime vergini e mirando ad azzerare i rifiuti post-lavorazione.
VERALAB DEBUTTA ALLA STAZIONE CENTRALE DI MILANO
VeraLab entra nella Stazione Centrale di Milano con un pop-up store dedicato alla bellezza inclusiva. Situato al primo piano, nella zona dell’ingresso ai binari, lo spazio omaggia l’edificio progettato dall’architetto Ulisse Stacchini nel 1924 e poi inaugurato nel 1931. Il concept site-specific per il beauty brand fondato dall’imprenditrice Cristina Fogazzi è stato affidato allo studio 23Bassi, artefice anche del temporary di Roma Termini inaugurato lo scorso aprile, dei corner in Rinascente e dei flagship store di Milano e della Capitale. L’ambiente raccolto, elegante e raffinato è stato pensato in piena sintonia con la cornice che lo ospita. Il progetto, infatti, mescola il linguaggio pop tipico del marchio con dettagli di ispirazione Liberty, tra cui una piccola modanatura che si rifà a un disegno del pavimento della Stazione Centrale. Un’alternanza di trasparenza e luce caratterizza la boutique, definita da grandi vetrate che dichiarano a grandi lettere i messaggi del brand e attraverso cui si svela tutto il mondo VeraLab. Sulla corona dell’architettura una griglia illuminata di rosa fucsia ospita il logo. I prodotti VeraLab sono protagonisti del progetto e sono esaltati dalla presenza di scaffalature arcuate e da un’illuminazione Led che ne attraversa il profilo. Alcuni elementi rotondi inseriti negli scaffali permettono di focalizzare l’attenzione sui must have per il corpo come le bende Slim_me, e sui best seller per il viso come lo Spumone, l’Olio Denso e la Luce Liquida.
FIORELLA RUBINO RAFFORZA LA SUA COMMUNITY SUI SOCIAL E LANCIA IL PROGETTO “ARMOCROMIA”
Con l’obiettivo di coinvolgere sempre più le proprie clienti e creare un legame più intimo e duraturo, Fiorella Rubino – brand del Gruppo Miroglio punto di riferimento per le donne curvy – sta portando avanti con successo il progetto della propria Community, il gruppo Facebook "Le amiche di Fiorella". Aperto ad agosto 2022 e nato dalla co-creazione tra il brand e 109 clienti ambassador, il gruppo sul social ha raggiunto in modo spontaneo 3.000 partecipanti in soli tre mesi. Quella che segue e che sceglie il brand è una community appassionata, a cui il marchio dedica contenuti speciali: una grande famiglia in cui si crea continuamente sintonia e dialogo, che è un aspetto fondamentale anche per realizzare prodotti pienamente rispondenti alle necessità e ai desideri delle clienti. Per crescere da questo punto di vista il brand si è spinto oltre con il progetto “Armocromia” in collaborazione con Italian Image Institute, il primo e più importante istituto in Italia esclusivamente dedicato alla consulenza d’immagine. Insieme alla founder Rossella Migliaccio, Fiorella Rubino ha ideato un progetto innovativo e costruito sulle esigenze delle proprie clienti, fornendo loro la possibilità di approfondire lo stile che più le rappresenta e valorizza.
Grazie a un team di personal shopper e consulenti specializzati, il brand propone alle clienti un servizio di consulenza di armocromia personalizzato ed esclusivo. Inoltre prevede progetti di formazione anche per la rete vendita affinché sia aggiornata e pronta a fornire consigli di stile sempre più dettagliati. I colori indossati, infatti, svolgono un ruolo importante nella valorizzazione della propria persona, per cui il progetto si pone come nuova iniziativa concreta nell’ottica di avere come obiettivo finale la centralità della cliente.
4 PREMI ALL’ACETIFICIO MENGAZZOLI ALL’ULTIMA EDIZIONE
DEL WINEHUNTER AWARD SI TRATTA DEL RICONOSCIMENTO DI ECCELLENZA E DI QUALITÀ DEL NOTO “MERANO WINEFESTIVAL”
L’Acetificio Mengazzoli , ha ricevuto quattro riconoscimenti al prestigioso The WineHunter Award : la Medaglia Oro per l’Agresto di Mantova e tre Medaglia Rosso per le Perle di Balsamico di Mela, l’Aceto di Vino ottenuto da vino Malvasia dell’Emilia, e l’Aceto di Vino con Dragoncello. The WineHunter Award è il premio di eccellenza ed alta qualità assegnato annualmente a prodotti vitivinicoli e culinari, ai distillati ed alle birre. Il premio viene attribuito a prodotti nazionali e internazionali che, a seguito di una attenta valutazione, raggiungono un punteggio minimo di 90 punti su 100, e garantisce al consumatore finale la qualità superiore del prodotto. È presente una commissione di degustazione per i distillati, una per le birre e una per le specialità culinarie. Le commissioni sono coordinate da Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival, con il supporto del Masterchef Bruno Cicolini. A capo di ogni commissione vi è un esperto del settore (sommelier della birra, chef, assaggiatore di grappa e acquaviti), gli altri due membri sono ristoratori, baristi e/o operatori del settore.
CANTINA ANTINORI AL PRIMO POSTO NELLA WORLD’S BEST VINEYARDS 2022
La cantina più bella del mondo è italiana: si tratta della cantina voluta nel Chianti Classico, A San Casciano Val di Pesa, vicino Firenze, dai Marchesi Antinori e progettata dall’architetto fiorentino Marco Casamonti, inaugurata il 25 ottobre 2012.
La cantina è risultata al primo posto nella World’s Best Vineyards 2022, la prestigiosa classifica che raccoglie le cantine più suggestive da tutto il mondo. La Voting Academy che decreta il vincitore è composta da oltre 500 intenditori di vino, sommelier ed esperti di viaggi e turismo, i quali presentano le proprie candidature in base a diversi criteri, tra cui la qualità dell'esperienza complessiva, l'atmosfera, la cucina, le attività, il panorama, il personale e il rapporto qualità prezzo. Sono loro che hanno decretato vincitrice la cantina Antinori nel Chianti Classico che ha saputo mettere d’accordo la maggioranza degli esperti. “Questo importantissimo premio ci riempie di soddisfazione - commenta Marco Casamonti -. È un riconoscimento prima di tutto per la committenza, la Famiglia Antinori, che ha creduto in un così ambizioso e innovativo progetto, ma anche per l’immagine del nostro Paese nel mondo e per tutto il design italiano”.
MELINDA TORNA IN TV CON UN’IMPORTANTE CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE
Anche quest’anno Melinda ha programmato un’importante campagna di comunicazione con il doppio obiettivo di accrescere ulteriormente la brand awareness e la brand equity e di aumentare la fidelizzazione dei responsabili d’acquisto storici, aprendo anche il dialogo con le nuove generazioni , i consumatori del futuro. Da domenica 16 ottobre, e fino alla metà di dicembre , il Consorzio della Val di Non sarà presente in tv dapprima con lo spot istituzionale dedicato alla sostenibilità su tutte le reti nazionali, in chiaro e on demand, e a seguire con quello dedicato ai Melinda Squeez sui canali Kids. Lo spot incentrato sul tema dell’autentica sostenibilità , che è stato aggiornato lo scorso anno, si focalizza sui valori che contraddistinguono il Consorzio. Racconta, infatti, da dove e come nasce la qualità superiore che ormai tutti i consumatori riconoscono a Melinda e quali e quante sono le azioni sostenibili che compie ogni giorno per rendere le sue mele così buone e per tutelare il territorio speciale che la ospita, sensibilizzando anche chi la sceglie ad adottare, nel proprio piccolo, comportamenti green che fanno bene all’ambiente.
Il video, che intende sottolineare i parallelismi fra l’operato di Melinda e i gesti quotidiani creando una vicinanza concreta e tangibile con i consumatori, nelle indagini di gradimento ha fatto registrare un significativo apprezzamento da parte del pubblico , oggi molto sensibile ai temi di sostenibilità e attenzione al territorio. Istanze condivise dal Consorzio, determinato a investire continuamente in scelte sostenibili al fine di continuare ad essere protagonista virtuoso sul suo territorio e nel suo mercato.
PRG RETAIL GROUP PORTA AD ASSAGO MILANOFIORI UN MAXIFORMATO INNOVATIVO, SOSTENIBILE E INCLUSIVO
Alle porte di Milano, nel distretto commerciale di Assago Milanofiori, nasce un nuovo store maxiformato per le famiglie firmato PRG Retail Group , il distributore leader nel settore dell’infanzia e del giocattolo. Protagoniste della nuova sede, Prénatal e Toys Center. Prende così forma concreta il piano strategico del Gruppo che vuole consolidare nel negozio più grande in Europa il ruolo di Kids&Family Hub, un punto di riferimento affidabile per i bambini e chi si prende cura di loro.
Oltre 3000 mq per una shopping experience dalle sfumature emozionali: strutture e spazi sono pensati per far vivere momenti unici e memorabili alle famiglie che nascono e che crescono con le insegne del Gruppo. Alle aree di vendita si intrecciano infatti zone esperienziali, quelle di Prénatal dedicate al relax per la mamma in gravidanza, all’allattamento, al cambio e alla cura del bambino, e da Toys Center aree per genitori e bambini che regalano intrattenimento e divertimento, come il coloratissimo scivolo multi piano o il Magic Mirror.
Nel nuovo store di Assago qualità e innovazione sono frutto di un progetto studiato con InresCoop per rendere la famiglia protagonista.
TRADIZIONE, SEMPLICITÀ E INNOVAZIONE: QUESTI GLI INGREDIENTI
DI “MI.O”, IL PANETTONE DELLO CHEF DANIEL CANZIAN
C’è tutto il sapore della tradizione nostrana nel panettone “MI.O”, il dolce classico delle feste firmato da Daniel Canzian. Caratterizzato da morbidezza e profumi distintivi, “MI.O” ben rappresenta gli elementi della filosofia dello chef di Conegliano Veneto, coniugando la semplicità tipica della sua cucina con elementi innovativi, che definiscono una proposta contemporanea in continua evoluzione. A conferire raffinati sentori aromatici a questo speciale panettone è l’iconica Pasta di arance arrosto dello chef che, unita all’impasto, garantisce estrema sofficità. “MI.O” - il cui nome richiama la città patria del panettone - nasce nel 2019 dalla collaborazione tra Daniel Canzian e Albertengo - marchio noto in Italia e all’estero per la produzione di grandi lievitati - con una ricetta che cambia ed evolve negli anni, mantenendo al centro l’alta qualità e l’attenzione alla selezione delle materie prime. Oggi “MI.O” è un panettone classico, particolarmente soffice, caratterizzato da un’alveolatura che racchiude la Pasta di arance arrosto dello chef - preparazione a base di arance, Navel o Tarocco, e olio di mandorle, senza conservanti, realizzata con una bassissima percentuale di zuccheri (non oltre il 10%) -, uno dei prodotti iconici dell’Emporio DanielCanzian,
a ogni fetta. Il risultato è una sorprendente morbidezza che
MILANO
MODELLO DI RISTORAZIONE E ACCOGLIENZA DELLA FAMIGLIA CEREA DEBUTTA A CITY LIFE
Portare un angolo di Brusaporto all’ombra delle Tre Torri: è questa la nuova scommessa su cui punta la Famiglia Cerea di Da Vittorio, 8 stelle Michelin sparse tra Europa (il tristellato in provincia di Bergamo, il bistellato di Saint Moritz, la stella “conquistata” a Il Carpaccio al Royal Monceau di Parigi) e Asia (le due stelle di Shanghai).
DaV Milano by Da Vittorio rispecchierà i canoni che contraddistinguono il modello applicato anche alle altre emanazioni del Gruppo, sotto l’egida DaV: una proposta causal dining più informale ma sempre centrata sulla massima qualità della materia prima, uno stile di accoglienza che rappresenta il fiore all’occhiello del sistema Da Vittorio, una location curata nei minimi dettagli.
A guidare la brigata di cucina gli chef Paolo Pivato e Nicholas Reina, formatisi sotto lo sguardo attento di Chicco e Bobo Cerea: nel menù che i clienti potranno degustare, accanto ad autentiche “istituzioni” come il pacchero, l’elefantino con patate al forno e pomodorini canditi, i casoncelli con melanzane alla cenere e pomodorino giallo, la guancetta di vitello con spuma di patate alle erbe e marmellata di pomodoro. Gustosa novità, ma in pieno stile Cerea, è l’antipasto in condivisione, anzi in CondiviDaV: 9 portate in formato sharing (carne, pesce e vegetariano) per accontentare tutti i palati al tavolo. In sala, a garantire la continuità con gli standard di servizio di Brusaporto e degli altri stellati del Gruppo, il General Manager Salvatore Impieri con il supporto del Restaurant Manager Stefano Lotti e del Bar Manager Cosimo Nucera: un approccio fresco, informale, veloce e al contempo internazionale. Non manca anche una carta dei vini di qualità, con etichette accuratamente selezionate e un occhio di riguardo per Champagne e bollicine.
TAVOLA IMBANDITA
Dario Cecchini macellaio doc!
“La cucina del ricordo, il legame tra cucina, prodotto, territorio e famiglia” ha segnato l’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola di Arte Culinaria “Cordon Bleu”, presso la Limonaia di Palazzo Corsini al Prato nella città dantesca. Ospite d’onore il mitico Dario Cecchini , dotato stavolta di baffi spioventi alla D’Artagnan, che ha intrattenuto piacevolmente il foltissimo pubblico, coi suoi motti, versetti e sbeffeggi, grondanti di saperi e simpatia. Un bel momento in una splendida giornata di primo autunno coordinato amabilmente dalla giornalista - regista dell’incontro - Annamaria Tossani mettendo a proprio agio il caro chef nonostante…
Imponente come una statua ed occhio birichino risponde: “Macellaio, macellaio con cucina. Non è che ‘chef ‘ non mi piaccia, ma nasco macellaio e ci tengo. A Panzano in Chianti ho cercato, ormai da 46 anni, di prendere la tradizione di famiglia, di aver dato un senso al mio lavoro riportandolo all’origine. Rifacendomi al concetto del sacrificio dell’uccidere per la comunità e quindi di onorare l’animale senza sprecare niente. Questo poiché è la morte dell’animale
che nutre la vita, in un processo vitale ed importante.”
Non a caso durante l’incontro egli si proclamava esempio del paradosso –mangio ciccia ma rispetto i vegetariani – osservando “si vive bene col cuore” ed ancora col versetto di matrice dantesca a lui molto caro: “l’amor che move il sole e l’altre stelle” senza mancare di dirci che sul suo comodino è immancabile il volume de “Il piccolo principe”. Vari i relatori presenti mentre si alternavano osservando che territorio, ambiente e famiglia, rappresentano l’economia sana. Quanto alla Scuola di cucina, la si può benissimo dichiarare “Scuola di cucina, di coscienza e quindi di buona educazione” in quanto bisogna evitare sprechi,non buttare via niente – riscoprendo giustamente la bella tovaglieria di un tempo, coi bei piatti di ceramica da ammirare e da …mangiarci dentro! Già i Medici davano ampio valore al cibo ed alla terra con l’abile Caterina Dei Medici divulgatrice di saporite ricette, ricordandoci ai giorni nostri che la tradizione toscana vive dappertutto. Così viva tanto da essere anche ben imitata… ma questa è un’altra storia. L’importante è
continuare a valorizzare sempre le nostre radici ricordando che persino i piatti del Pontormo vengono usati.
Sor Cecchini, nei suoi excursus non ha mancato di decantare l’artigianalità: “È naturale! L’artigiano cerca la conoscenza, cerca di migliorare continuamente il suo mestiere e di conseguenza la sua arte, giornalmente. Io lo sto facendo e forse diventerò un bravo macellaio.”
Come si aggirano le critiche?
“Come diceva Virgilio al sommo poeta…” Non di curar di loro ma guarda e passa. E poi le critiche in Toscana fanno parte del gioco.”
Come è stato questo incontro? Abbiamo riscontrato un’affluenza molto alta. “Essere testimone dell’apertura di un anno accademico così importate come la Scuola del Cordon Bleu, a Firenze, culla del Rinascimento, le sembra poco? Me l’hanno chiesto e sono corso! In parole povere mi
sono sentito un popolano in una corte di nobili. Sono un popolano e me ne vanto!”
Lei ha sempre parlato della celebrazione della carne come un dono dicendo anche che è uomo di controsensi: sappiamo che è in aumento il numero dei vegani e vegetariani pertanto cosa ci dice?
“To beef for not to beef, Carne diem!” Viva la ciccia e chi la stropiccia. Ognuno deve essere libero delle proprie scelte nel rispetto reciproco. Sono un carnivoro naturale e vengo da una famiglia di carnivori da generazioni.”
Il suo motto che ripete spesso come un mantra “celebrazione della carne” a cosa corrisponde?
“Ogni giorno che noi ci svegliamo sani e felici, deve essere un giorno di festa. Dal canto mio lavoro sette giorni la settimana, tutto l’anno, ed è sempre una grande festa. Questo poiché il lavoro è la mia vita e la mia arte.”
E vuole pure bene agli animali! “Certo che gli voglio bene! Il macellaio ha un cammino comune con loro: se i buddisti osservano che rinasciamo sotto altra forma e vesti, rinascerei manzo senza però finire in un supermercato!”
Quanti sono i ristoranti da lei gestiti? “Due a Panzano “Officina della Bistecca”, e “Solociccia” dove si mangia tutto l’animale dal naso alla coda. A questi si aggiunge quello di Bolgheri col socio Omar dell’“Osteria Magona” sulla costa “Il macellaio a Bolgheri.” Una piccola macelleria dove si usa tutto il quarto anteriore mettendo le persone a tavola. Già, proprio Il Convivio come nei ristoranti a Panzano; non a caso ricevo sempre e volentieri tante, tante persone, tutte umane, che ben si siedono a tavola, tutti assieme.”
Un uccellino mi ha detto che nei vostri locali si può anche non mangiare carne.
“Verissimo, esiste un’ampia carta vegetariana di grande rispetto della stessa carnivora. Essere vegetariani è una scelta ed io la rispetto.”
Il suo pensiero sui ristoranti orientali che proliferano come funghi.
“La voglia di conoscenza fa parte del Rinascimento, conoscere vuol dire apprezzare al meglio le nostre radici. Pertanto tutto è positivo se si mantiene la nostra identità.”
Questo Rinascimento che è sempre nei suoi pensieri assieme a Dante.
“Nonostante prima abbia detto che dell’Alighieri se ne parla troppo davanti all’incontro del “Cordon Bleu”, Dante deve essere senza dubbio celebrato... Perché è la nostra Bibbia, la nostra religione, la passione per la vita.”
Cosa l’accomuna al Sommo Poeta ed il continuo rifiorire?
“La voglia di conoscenza come l’Ulisse nel XXVI Canto e la passione dell’amore verso la vita verso l’amata. Proprio come Paolo e Francesca nel V canto dell’inferno: “Amor che a nulla amato amor perdona.”
Si vedono sempre più animali sulle strade, grandi e piccoli con tanto di famigliola al seguito: tuttavia se da un lato fanno tenerezza, dall’altro denunciano il cambiamento climatico. “Certo! La natura riprende sempre il proprio corso in quanto tutto il nostro fare è effimero. Bisogna ritornare al ciclo naturale delle cose come la morte dell’animale che è il nutrimento della nostra vita. D’obbligo rispettare questo benedetto pianeta poiché un altro non ce l’abbiamo!”
Cosa altro ci vuol dire ancora? “Carpe diem tutti i giorni!”
ENRICO BARTOLINI
Esperienze e ispirazioni dello chef pluristellato
Una vita dedicata al food: dove nasce e cresce Enrico Bartolini e la sua passione?
La mia prima esperienza con il cibo risale all’infanzia: all’asilo, preparando il caramello con i pinoli, ho scoperto con stupore la trasformazione dello zucchero che da polvere si era trasformato in qualcosa di solido e croccante e mi si è aperto un mondo. La mia famiglia però non si occupava di ristorazione, possedeva un’azienda di scarpe. Avrei voluto proseguire in quell’attività artigianale, perché mi ha sempre affascinato il lavoro manuale. Da adolescente, però, lavorando per un breve periodo nella trattoria di uno zio ho iniziato a sviluppare una vera e propria passione per la cucina: preparare la pasta fresca, cogliere le verdure nell’orto e ricevere le persone. Mi sono innamorato di questo mondo e, da quel momento, ho iniziato il mio percorso.
Come si diventa chef pluristellato?
A testa bassa con umiltà, passione e costanza. È un grande onore, ma anche una responsabilità. Le stelle Michelin sono un riconoscimento importante che viene dato al nostro lavoro. Non sono quindi un
traguardo o un record, ma lo stimolo a dare il massimo ogni giorno per fare in modo che l’ospite possa trovare, nell’esperienza che fa al ristorante, una conferma delle proprie aspettative.
A cosa si ispira la sua cucina? “Classicità contemporanea” è la nostra filosofia: la tradizione che si fonde con l’innovazione in un approccio moderno agli ingredienti e alle tecniche. Nella cucina che propongo insieme al mio team ci sono ingredienti che danno vita a piatti che in ogni stagione riescono a raccontarsi e a farsi riconoscere. L’unicità non è in un piatto, ma nell’esperienza che si fa in un luogo preciso. Scegliere i migliori ingredienti, trasformarli, portarli in tavola, servirli in quel particolare luogo: tutto concorre a creare l’esperienza gastronomica.
Quale è il segreto del suo successo? Il lavoro di squadra. È importante che ci sia sintonia e complicità con ogni persona che entra nel team. Credo che talento e territorio siano fondamentali a definire il luogo in cui si va a cena: per questo motivo, non potendo essere sempre presente nei
vari ristoranti, cerco di privilegiare il talento della persona che quotidianamente esprime i valori che sente propri e ha condiviso come me.
Come è stata la sua esperienza televisiva a “Celebrity Chef”? È stata la mia prima esperienza televisiva con un ruolo. Ho appreso molto e ho scoperto un nuovo mondo. Diverso dalla mia quotidianità, ma con molte similitudini e alcuni aspetti che dislogano bene tra loro.
Come consulente e ristoratore, quale consiglio potrebbe dare a chi ha un'attività oggi in questo campo?
I ristoranti si stanno posizionando con maggiore conoscenza e consapevolezza di un tempo. Vivere bene la tavola con professionalità è diventato più “normale” e quindi è giusto avere un’identità forte sia nei contenuti sia nel posizionamento.
Progetti per il futuro.
Prima di tutto migliorare tutto ciò che già c’è, e sognare ancora con i collaboratori.
Ultima domanda di rito: gli ultimi 5 brani della sua playlist di Spotify.
Pastello bianco (Pinguini Tattici Nucleari)
Piccola stella (Ultimo)
Vivere (Vasco)
I was made for lovin’you (Kiss)
Cold heart (Elthon John)
CIAK… SI MANGIA
A cura di Marco Chingari Il cibo al cinema… e non solo
All’inizio fu il teatro Greco-Romano laddove il coro, posizionato ai lati e dietro la scena, commentava le gesta comiche e tragiche degli attori comici o tragici che sul proscenio si esibivano.
Narrava il teatro di allora la vita degli eroi e degli dei, nonché, talvolta della gente sempre vittima di eroi e degli dei. Dopo il teatro si evolse in altre forme fino ad arrivare all’opera lirica e all’operetta, ed infine, in grande spolvero tecnologico, arrivò il cinema che, insieme all’invenzione della fotografia, sconvolse il mondo dell’arte e dello spettacolo.
Tutte queste forme d’arte però avevano, nella loro centralità espressiva, la vita umana in tutte le sue espressioni. Immaginiamoci dunque il cinema, fin dalla sua prima apparizione, come sconvolse il pubblico di allora.
Ebbene dopo più di un secolo l’arte cineasta non cessa mai, stante anche la tecnologia sempre di più all’avanguardia, di stupire gli spettatori descrivendo la nostra vita in tutte le sue angolazioni.
Ma, e qui entriamo nel vivo del nostro interesse, quale aspetto è più vivificante ed importante del cibo e del mangiare?
Qualche romantico/a potrà rispondere l’amore ed il sentimento, ma, a stretto cinico giro, come non ricordare la massima della vecchietta che consigliava alle giovani spose o auguranti tali “Ragazze imparate a cucinare che la passione passa ma l’appetito mai!”?
E infatti, puntuale ed esperto all’alba dei suoi 127 anni di vita, il cinema ha dato vita continuamente a scene indimenticabili
basate sul mangiare e sul cibo di ogni epoca o cultura.
Partendo dunque dal cinema degli esordi come non ricordare le incredibili scene di un Charlot (il grandissimo Charlie Chaplin) che, anticipando di buona lunghezza la distopia di Orwell nel 1984, viene nutrito, nel film Tempi Moderni, dalle macchine durante un suo turno di lavoro, macchine che però impazziranno facendo quasi soffocare il povero e malcapitato Charlot? Per non parlare poi del film “La febbre dell’oro” girato nel 1925 dove il sempre malcapitato Charlot si ritrova con un energumeno a patire la fame nella capanna nel Klondike americano isolata dalla neve: la scena del pranzo con la scarpa bollita è passata alla storia, come d’altronde anche l’incredibile indigestione dei due attori principali costretti a ripetere più volte la scena e, di conseguenza, ad ingerire quantità industriali di liquirizia con la quale, ad arte, era fatto lo scarpone. Il tempo però passa ed anche a casa nostra il cibo la fa da padrone nel cinema italiano: come non ricordare, con grande emozione malinconica, l’invidia del povero bambino figlio del cronico disoccupato nel dopoguerra italiano mentre vede mangiare il ricco pargolo vicino di tavolo la mozzarella in carrozza ed una porzione gigantesca di zuppa inglese? Il film era “Ladri di biciclette “e la regia del grandissimo Vittorio De Sica che col cibo si verrà a trovare anche lui a mal partito quando, anni più tardi nel primo film del ciclo “Pane amore e…” dovrà affrontare, ob torto collo, interpretando il Maresciallo dei Carabinieri del paese
la titanica impresa di ben due pranzi di battesimo in Ciociaria alla fine dei quali sul suo viso ben trasparirà l’immenso sacrificio del suo povero fegato.
Ma di mangioni è strapieno il mondo dell’arte.
Nell’opera lirica primo fra tutti Falstaff, l’enorme Falstaff verdiano immenso bevitore e crasso crapulone al pari di Pantagruele, per non parlare poi del Don Giovanni mozartiano che tra il vino ed il buon cibo tentava e conquistava fanciulle a gogò.
Ma non divaghiamo.
Passano gli anni ma non la voglia di mangiare e veder mangiare al cinema. Vediamo sfilare quindi gli attori e le trame più disparate: Sordi la fa da padrone nell’immensa scena del suo, fortunatissimo peraltro, debutto cinematografico nel film “Un americano a Roma”, dei bucatini preferiti al (falso) cibo americano. Scena che peraltro, forse pochi sanno, Sordi fece una sola volta tanto era buona la prima, con battute che ancora girano nel nostro immaginario quotidiano, tipo “Bucatino m’hai provocato ed io te distruggo… bucatino me te magno!”.
E Totò, il grande Totò? Come scordare la sua rivisitazione negli anni cinquanta della fortunatissima commedia di Edoardo Scarpetta ( padre del più grande trio teatrale italiano , i fratelli (e sorella ) De Filippo) “Miseria e Nobiltà” nel quale degli affamati cronici e poveri in canna si ritrovano, improvvisamente davanti ad un pantagruelico pranzo offerto come anticipo di pagamento per una farsa da interpretare per facilitare l’amore tra un giovine nobile ed una bella ballerina (Sofia Loren) e che finisce con gli spaghetti al pomodoro messi in tasca dal grande comico napoletano? Arrivano poi i gioiosi anni settanta, gli anni della nostra infanzia.
Come non ricordare dunque la fortunatissima serie di films intitolati Spaghetti Western, allora graditissima dal pubblico ma non dalla critica che li definì senz’altro “minori” (e quando ne azzecca una la critica?) ed adesso studiati negli Actors Studios, che vide alla ribalta la coppia Terence Hill e Bud Spencer che delle mangiate apocalittiche ne fecero un
segno distintivo?
Una su tutte: la scena cult dei fagioli in umido (un’intera padella) divorati da Terence Hill all’inizio del film “Lo chiamavano Trinita” ancora famosissima con disperati e ghiotti emuli fans sui social. Ebbene pochi sanno che, per rendere più reale la scena, l’ottimo Terence stette a digiuno per ben tre giorni prima di girare: va da sé che fu un single shot, ovvero buonissima la prima scena (ed anche i fagioli).
Ma il film cult per eccellenza fu “La grande abbuffata “di Dino Risi che vide un poker d’assi d’eccezione alla ribalta, quattro attori indimenticabili i quali, con i loro reali nomi di battesimo, incarnarono altrettanti quattro personaggi che si chiudono in una villa per morire d’indigestione.
Gli attori erano Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Philippe Noiret e Michel Piccoli in un film a dir poco straziante dove il cibo, in maniera orgiastica e terrificante, è il vero interprete principale.
Pensate che l’organizzazione generale del ricettario fu curata personalmente da Ugo Tognazzi che aveva una vera e propria non passione ma fobia attuativa per la cucina: infatti ad Hoc scelse per lui proprio la parte del grande Chef che muore alla fine ingozzandosi cucchiaiate su cucchiaiate di Patè de Fois Gras. Agghiacciante rimane
nella storia delle battute cinematografiche la frase che Tognazzi dice sussurrando angosciante all’orecchio di un febbricitante Piccoli:” Mangia piccolo Michel, mangia, altrimenti non puoi morire…”
Ma il cibo prende anche una vena storica ed intellettuale di sinistra descrivendo, tanto per dire, in quel capolavoro che è “Novecento” di Bertolucci, il pasto del ricco possidente agrario nella Bassa a base di rane fritte alla francese (schifate dal primogenito che sarà poi incarnato, una volta cresciuto, da un giovane e strepitoso De Niro) mentre la famiglia dei braccianti, patriarcale a livelli medioevali e quasi schiavizzata, si nutriva di polenta, salumi
e, talvolta, solo di un aringa salata sulla quale sfregare un pezzo di polenta cotta sulle braci.
Per non parlare poi del miglior film, almeno a nostro parere, di Fellini, quell’Amarcord che tanto ha ben descritto la famiglia medio borghese, anch’essa nella bassa Riminese, in tutte le sue poliedriche sfaccettature: anche lì la scena del pranzo in famiglia, con il nonno a capotavola, la serva che mangia in piedi dietro i commensali che sorseggiano brodo e divorano il lesso con tanto di colpo finale, la tovaglia tirata via e i piatti distrutti per l’improvvida caduta in terra del capofamiglia mentre litiga ferocemente con la moglie (una splendida Pupella Maggio) per colpa del giovane Fellini loro figlio rimane un assoluto cult negli e degli annali del cinema italiano. Si arriva poi agli anni 80 – 90 e 2000 dove il cinema si fa più grossolano ma non meno penetrante: la saga di Fantozzi creata dal genio di Villaggio, impiegato sfigato all’eccesso (che però oggigiorno è quasi da invidiare stante i tempi che corrono) che, oltre che per la dignità, si batte anche contro il peso eccessivo (problema che Villaggio aveva anche nella vita privata essendo un mangiatore compulsivo anche notturno).
E quindi l’istituto per la dieta , in realtà un ex carcere asburgico, dove il povero Fantozzi o mangia polpette a tradimento di fronte al Professore – torturatore (nella migliore e gagliardissima tradizione teatrale della commedia dell’arte) o paga cifre assurde per scofanarsi tripudiante con suina soddisfazione piatti di pasta ricca e filante che gli costano come un mutuo, per non parlare dell’anticipazione dell’esterofilia italiana estroflessa anche nella ristorazione: il temibile ristorante giapponese, allora sconosciuto ed agli albori, nel quale lo si costringe a mangiare degli orrendi pesci rossi crudi pena il taglio della mano da parte di improvvidi samurai statuari posti nelle nicchie a parete del ristorante stesso.
Il cibo dunque come veicolo culturale stesso di una società sempre più globalizzata e globalizzante che distrugge si da una parte la cultura gastronomica e le tradizioni di un popolo ma, allo stesso
tempo, seppur invalidante e spuria, ne è veicolo inconsapevole: è il caso del film Mangia Prega Ama con una Julia Roberts strepitosa che interpreta si una ricca radical chic americana piena di complessi all’inizio, complessi che però si lascia scivolare addosso intraprendendo una ricerca di se stessa e del senso dell’amore e della vita attraverso esperienze sensoriali legate anche al piacere della tavola. Incredibile la scena girata nell’antica pizzeria da Michele a Napoli dove la bella Julia si siede ai tavoli di marmo per gustarsi una gustosissima pizza margherita che gli servirà da passe-partout filosofico per convincere anche l’amica, legata a diete assurde ed esteriorità, a lasciarsi andare ed a godersi la vita e la cucina italiana, la, diciamocelo, più buona al mondo. Anche se, osservando il film cinese Mangiare Bere Uomo Donna, qualche piacevole interesse ci porta a meditare sulla bontà della cucina cinese vedendo la preparazione del pranzo per riconquistare l’affetto delle figlie e l’arte indefessa del grande chef orientale mentre cucina(il protagonista del film), per non parlare poi del simbolismo erotico gastronomico nella scena più famosa riguardante un orgasmo femminile nella storia del cinema: stiamo parlando del film “Harry ti presento Sally” e la scena su indicata si svolge tra Sally (una giovane ed irresistibile Meg Ryan) ed Harry (un Billy Cristal assolutamente efficace nella parte del rimbambito americano).
Ebbene Sally, dopo aver ordinato una semplice insalata dello Chef con olio e aceto a parte, per dimostrare ad un esterrefatto Harry che le donne possono fingere su tutto ed essere credute dagli uomini, si lancia in una strepitosa e tipica imitazione di orgasmo femminile, alla fine del quale arrivata al (finto) climax, la battuta della vicina di tavolo, rimasta nella storia: “Cameriere mi porti immediatamente quello che ha preso quella signorina!”. Finiamo dunque questo agrodolce excursus cine-gastronomico con un po’ di poesia legata ai bambini.
Qual è dunque la scena più tenera, poetica e romantica della storia del cinema se non quella di Lilli ed il Vagabondo dove i due coccolissimi cagnolini pezzati dividono un piatto di spaghetti e, mentre mangiano uno spaghetto in comune, si ritrovano a baciarsi pieni d’amore?
Per finirla alla Dante, anche lui italianissimo come la cucina più romantica al mondo appunto quella italiana… “Galeotto fu lo spaghetto e chi lo servi...”
PROSSIMO EVENTO KIKI LAB
Retail
Convegno
Per iscrizioni: kiki@kikilab.it
DRINKS & CO
Da Pernod Ricard un progetto unico europeo
Rubrica cura di Fabrizio Valente, fondatore e amministratore Kiki Lab - Ebeltoft Italy
Pernod Ricard è un gruppo multinazionale francese leader nel settore dei vini e degli alcolici. A novembre 2020, in pieno lockdown, ha inaugurato a Parigi, il concept store Drinks & Co, che espone in 500 metri quadrati tutta l’ampia gamma di prodotti del gruppo e dei partner selezionatati, con un totale di oltre 1.000 referenze: vini, liquori, cocktail e soft drinks.
Il concept è molto più di un semplice luogo dove acquistare prodotti beverage, perché sviluppa ai massimi livelli l’esperienzialità dei clienti, basandosi sul principio di consentire la degustazione prima di ogni acquisto. C’è un ristorante dove provare vini e liquori in abbinamento ai piatti più indicati. Nel bar, con un bancone di 15 metri, lavorano 12 barman, vengono realizzati cocktail e proposte varie masterclass su vini, alcolici, cocktail e soft drink. Gli estesi orari di apertura, 7 giorni su 7, dalle 11 a mezzanotte, sono funzionali per ampliare la fruizione dello spazio per la socialità legata al bere. Il retail design è curato: ogni mobile ha un design ispirato ai bauli da viaggio e può essere chiuso o spostato quando è necessario per avere più spazio a disposizione per masterclass ed eventi. Non mancano inoltre servizi di personalizzazione come la possibilità di incidere le bottiglie.
BAROLO EN PRIMEUR 2022
Raccolta
A cura della Redazione
Dei 24 in asta, 5 lotti sono stati aggiudicati a partecipanti presenti in diretta da New York e da Hong Kong. Il 13 novembre verrà battuto l’ultimo lotto all’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba che sicuramente porterà a superare la cifra di 800.000 euro.
Nuovo successo per Barolo en primeur. La seconda edizione della grande gara di solidarietà promossa e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione CRC Donare ETS in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani , che si è svolta presso il Castello Grinzane Cavour, ha raccolto 769.800€ donati da generosi filantropi presenti in sala, in collegamento in diretta da New York e via telefono. A loro favore sono state donate 14 barriques di Barolo della vendemmia 2021, provenienti dalla Vigna Gustava di proprietà della Fondazione CRC , la quale si trova alle pendici del Castello di Grinzane Cavour, da ognuna delle quali si otterranno - al termine del periodo obbligatorio di affinamento previsto nel 2025 - 300 bottiglie uniche, contrassegnate da un’etichetta numerata, realizzata per l'occasione dall’artista internazionale Michelangelo Pistoletto. Inoltre, altri 10 sottoscrittori si sono aggiudicati le oltre 1.200 pregiate bottiglie di Barolo e Barbaresco - suddivise in 10 lotti sulla base del comune di produzioneche 70 produttori del Consorzio hanno messo gratuitamente a
disposizione dell'asta, per contribuire alla raccolta fondi a favore della Scuola Enologica di Alba.
Il risultato dell’asta solidale , battuta dal Direttore di Christie's Italia Cristiano De Lorenzo, cresce così di quasi 170.000€ rispetto agli oltre 600.000 dell’evento di ottobre 2021 (completato con i 60.000€ del quindicesimo lotto battuto all’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba a novembre 2021) e andrà interamente devoluto a favore di progetti no-profit . Dei 24 in asta, 5 lotti sono stati aggiudicati a partecipanti presenti in diretta da New York e da Hong Kong.
Record per il lotto numero 23, battuto per 45.000 euro e per il lotto speciale da 500 litri - che equivale a circa 660 bottiglie di vino, aggiunto al termine dell’Asta dal Presidente della Fondazione CRC Ezio Raviola - battuto per la cifra straordinaria di 175.000 euro. Mentre i lotti comunali dei produttori sono stati aggiudicati per cifre che hanno complessivamente quasi raddoppiato le basi d’asta.
Il vino delle barriques di Barolo en primeur è vinificato da ENOSIS Meraviglia di Donato Lanati, uno dei massimi esperti internazionali del settore, ed è giudicato dal wine critic e CEO di Vinous Antonio Galloni , il quale ha assegnato un range di punteggi medi che vanno da 92 a 94 e ha coniato gli NFT (Non Fungible Token), certificato di autenticità digitale garantito tramite blockchain, che saranno annessi ad ogni bottiglia.
fondi a favore di progetti solidali
Delle 14 barriques battute durante l’asta, 7 sono già associate ad altrettante realtà beneficiarie mentre chi si è aggiudicato le altre 7 barriques deciderà a chi destinare i fondi . In particolare, Barolo en primeur ha scelto di sostenere un progetto di promozione e recupero dei saperi e del paesaggio dell’Alta Langa, la cosiddetta “Banca del Fare”, promosso da Fondazione Matrice ETS ; il progetto “Nega-so”, con cui si persegue l’obiettivo di riflettere sui flussi migratori e incentivare l’integrazione, promosso dalla Cooperativa sociale Liberitutti; il progetto di restauro e valorizzazione della cantina storica di Villa Arconati, promosso da Fondazione Augusto Rancilio; il progetto “L’energia dell’arte, tra natura, scienza e tecnologia”, un percorso di avvicinamento all’arte contemporanea e alla sostenibilità, promosso dal Castello di Rivoli – Museo di Arte Contemporanea; il Progetto “CivicAttiva”, con cui si propongono alle scuole percorsi di cittadinanza attiva per stimolare i giovani al cambiamento e alla sostenibilità, promossa dall'Associazione
Robert F. Kennedy Human Rights Foundation; il progetto “Nuove forme di vita” per educare i bambini tra i 5 e 12 anni al patrimonio culturale, promosso dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; e infine il progetto “Scuole di quartiere – RELOADED”, che supporta alunni in difficoltà sociale e comportamentale con metodologie pedagogiche innovative, promosso dalla Cooperativa sociale LUNETICA.
"L'edizione di Barolo en primeur appena conclusa si conferma di altissimo livello e ci regala grandi soddisfazioni - commenta Ezio Raviola, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo Cresce la partecipazione sia dei filantropi italiani che stranieri, cresce il radicamento sul territorio, cresce il numero di progetti sostenuti e cresce il ricavato a fini sociali. Un segnale molto più che positivo che ci incoraggia a proseguire nella direzione tracciata. La sfida, ora, è proiettata al futuro per ampliare la platea dei donatori-acquirenti e sostenere, con la prossima edizione, un numero sempre maggiore di enti non-profit".
"La grande partecipazione di investitori interessati ai "fine wines" - aggiunge Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Langhe Alba Dogliani - è un risultato eccezionale, che rappresenta una solida base dalla quale partire per
il coinvolgimento sempre maggiore dei produttori di Barolo e Barbaresco nello sviluppo di questo progetto che è solo alla sua seconda edizione. Ed è anche il segnale che il modello di vendita "in anteprima" può e deve essere una prospettiva valoriale per Barolo e Barbaresco, vini conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo, che potranno così aprire la strada e presidiare il mercato dell'"en primeur", ancora poco sviluppato in Italia".
Le offerte per Barolo en primeur si chiuderanno durante l’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, sempre dal Castello di Grinzane Cavour e in live streaming con Hong Kong : verrà messa all’asta la quindicesima e ultima barrique della Vigna Gustava e la donazione sarà devoluta a favore della charity internazionale Mother’s Choice , che opera dal 1987 in favore dei bambini orfani e delle giovani madri in difficoltà.
La premiazione a Firenze all’interno di The Stellar, quello che fu il Granaio dell’Abbondanza dei Medici. La giuria di giornalisti ed esperti di settore ha decretato Giorgio Pignagnoli Best Chef, Christian Marasca Best Pastry Chef, Jacopo Mercuro Best Pizza Chef, Martina Bonci Best Bartender, Pascal Tinari Best Maître e Sommelier, Chiara Condello Best Winemaker.
Premiati Flaviano Capriotti Architetti e Ristorante Andrea Aprea per l’Interior Design, Sabadì per il Packaging, Hotel Signum per la Migliore Esperienza Enogastronomica in Hotel, Giovani Pastori per l’Innovazione nel Cibo, AIW - Association for the Integration of Women per la Responsabilità Sociale nel Cibo, con il progetto Roots, Sfusobuono per l’Innovazione nel Vino, Salcheto per la Responsabilità Sociale nel Vino.
New entry il premio al Miglior Panino d’Autore, conferito a ‘Ino di Alessandro Frassica.
FOOD&WINE ITALIA AWARDS
2022
Talenti under 35 dell’universo enogastronomico italiano
A cura della Redazione
I più talentuosi professionisti under 35 dell’enogastronomia italiana premiati a Firenze: si è svolta domenica 23 ottobre la terza edizione dei Food&Wine Italia Awards , l’iniziativa che celebra i nomi più promettenti del settore. Durante la serata ospitata da The Stellar, ristorante e cocktail bar all’interno dello spazio multifunzionale e hub di innovazione Nana Bianca, in quello che fu il Granaio dell’Abbondanza della famiglia Medici, e presentata da Tinto sono stati premiati come di consueto anche le aziende e i progetti più virtuosi legati all’innovazione, alla responsabilità sociale, alla sostenibilità e al design nel mondo del cibo, del vino e dell’hôtellerie. La novità di quest’anno è il riconoscimento alla proposta più convincente nel mondo del pane farcito.
«A due anni dalla prima edizione, questa continua a essere un’occasione per fare il punto su quanto di più interessante accade in Italia nel settore del cibo, del vino e della ristorazione – dichiara Federico De Cesare Viola , Direttore Responsabile di Food&Wine Italia –. Siamo orgogliosi di dare spazio a giovani professionisti che non hanno paura di cambiare le regole e tentare nuove strade, di premiare aziende all’avanguardia e altri progetti virtuosi che dalla tavola si allargano a molti altri ambiti, dalla responsabilità sociale al design, e questo resta sempre un momento di festa. Siamo stati particolarmente felici di aver condiviso la serata con amici e colleghi che da tutta Italia ci hanno raggiunti a Firenze, città che, dopo Milano nel 2020 e Roma lo scorso anno, abbiamo scelto per continuare la tradizione itinerante degli Awards. Oggi nessuna o poche destinazioni italiane hanno una scena così vibrante e in fermento».
A decretare i vincitori dell’edizione 2022 una giuria di esperti e stampa di settore, capitanata dalla redazione della rivista Food&Wine Italia, l’edizione italiana del celebre magazine statunitense lanciato nel 1978 e oggi pubblicato da Meredith Corporation. Alla serata ha partecipato
anche la redazione americana tornata in Italia per l’occasione tra cui Melanie Hansche, Deputy Editor di Food&Wine. Proprio lei, chiamata sul palco dal Direttore Responsabile Federico De Cesare Viola, ha raccontato le inedite origini della rivista, nata come inserto gastronomico di Playboy, e in seconda battuta ha commentato i loro ultimi Food&Wine Best New Chefs: «Dal 1988 anche i nostri premi sono basati su un rigoroso processo di valutazione e scouting. Non ci sono, in realtà, limitazioni sull’età e molti hanno più di quarant’anni – dichiara Melanie Hansche –. Tra i criteri, essere executive chef nello stesso ristorante da almeno cinque anni, avere delle idee valide e un menu distintivo. Non valutiamo solo quello che c’è nel piatto: creatività, innovazione e sapori sono importanti, ma quello che cerchiamo sono dei leader, fuori e dentro la cucina. Teniamo molto anche all’empatia con lo staff e al senso di comunità tra le persone per un’industria della ristorazione che punti a un futuro più radioso ed equo per i lavoratori».
Questi i vincitori Under 35 nelle rispettive categorie:
Best Pastry Chef
Christian Marasca, Zia Restaurant (Roma) in collaborazione con Consorzio dell'Asti e del Moscato Docg
Best Pizza Chef
Jacopo Mercuro, 180grammi (Roma) in collaborazione con Ooni
Best Maître e Sommelier
Pascal Tinari, Villa Maiella (Guardiagrele) in collaborazione con Coravin
Best Bartender
Martina Bonci , Gucci Giardino 25 (Firenze) in collaborazione con Bonaventura Maschio
Best Winemaker
Chiara Condello (Predappio) in collaborazione con Coravin
Introdotta anche una new entry tra i premiati: il Miglior Panino d’Autore , conferito in collaborazione con Salumificio F.lli Coati a ‘Ino , il locale fiorentino di Alessandro Frassica, tra i pionieri del panino all'italiana e ancora oggi un modello insuperato in costante evoluzione.
«È da tutta la vita che mi dicono “Ah, ma tu sei quello del panino!” –commenta Marco Bolasco , Direttore
Divisione Non Fiction di Giunti Editore, giornalista e giurato ai Food&Wine Italia Awards, che conduceva proprio una trasmissione sul panino, anticipando la grande attenzione nei confronti di questo cibo popolare ma in continua evoluzione –. Era un modo per portare un contenuto interessante in una forma sicuramente diversa dalla proposta dello chef. Il premiato di stasera è stato un innovatore della materia ed è riuscito a costruire a livello imprenditoriale questo discorso: il panino, non è altro che una forma di design all’interno della quale ci può essere di tutto. La lungimiranza di Alessandro Frassica risiede proprio nel legare creatività e identità».
Ma i Food&Wine Italia Awards non vanno a caccia solo dei migliori talenti individuali: in partnership con Treccani Accademia, Scuola Politecnica di Design e Lonely Planet magazine Italia , sono state individuate le realtà più ambiziose per l’interior design, il packaging, la migliore esperienza enogastronomica in hotel, l’innovazione e la responsabilità sociale nel cibo e nel vino. Ecco qui i premiati:
Best Interior Design
Flaviano Capriotti Architetti, Ristorante Andrea Aprea (Milano) in collaborazione con Scuola Politecnica di Design
Best Packaging Sabadì in collaborazione con Scuola Politecnica di Design
Migliore Esperienza Enogastronomica in Hotel Hotel Signum , (Salina) in collaborazione con Lonely Planet magazine Italia
Innovazione nel Cibo Giovani Pastori - SNAP Scuola Nazionale di Pastorizia in collaborazione con Kellerei Kaltern
Responsabilità Sociale nel Cibo AIW – Association for the Integration of Women, Progetto Roots , (Modena) in collaborazione con Kellerei Kaltern
Innovazione nel Vino Sfusobuono in collaborazione con Treccani Accademia
Responsabilità Sociale nel Vino Salcheto, (Montepulciano) in collaborazione con Treccani Accademia
La premiazione è stata preceduta da un aperitivo a cura di Consorzio dell’Asti e del Moscato Docg e dell’executive chef di The Stellar Luigi Bonadonna che per l’occasione ha realizzato una sfera di baccalà mantecato. Al termine della cerimonia alcuni dei premiati e degli sponsor hanno proposto assaggi e brindisi: Giorgio Pignagnoli (Best Chef) ha preparato i fusilli Monograno Felicetti, arancia, carota, limone, cicoria e vadouvan; Jacopo Mercuro (Best Pizza Chef) ha fritto i supplì al telefono e i noodles e teriyaki allo yuzu; Alessandro Frassica (Miglior Panino d’Autore) ha farcito del pane toscano con il prosciutto cotto Lenta Cottura di Salumificio F.lli Coati, gorgonzola dolce al cucchiaio, salsa “pepedoro”; Christian Marasca (Best Pastry Chef) ha impiattato l’apprezzatissimo tourbillon con frolla sablé, frangipane, pralinato alle mandorle
e chantilly in carta da Zia Restaurant.
In accompagnamento, il cocktail creato ad hoc da Martina Bonci (Best Bartender) in collaborazione con Bonaventura Maschio, un twist sul Negroni che diventa un “Viaggio ai Tropici” dedicato a Firenze; i vini di Kellerei Kaltern, di Consorzio dell’Asti e del Moscato Docg e acqua Orsini.
I Food&Wine Italia Awards 2022 sono stati possibili grazie al contributo di Bonaventura Maschio, Salumificio
F.lli Coati, Consorzio dell'Asti e del Moscato Docg, Coravin, Kellerei Kaltern, Monograno Felicetti, Ooni. Si ringraziano i partner accademici Treccani Accademia e Scuola Politecnica di Design e gli sponsor tecnici Acqua Orsini e 25hours Hotel Firenze.
CRESCE IL VALORE DEI VINI DI PREGIO ITALIANI
Crisi energetica e inflazione non fermano il mercato dei fine wines
La crisi energetica, la penuria di materie prime e l’elevata inflazione non scalfiscono il mercato dei fine wines , che al contrario è uno settore economico che non smette di crescere a livello internazionale. Un trend positivo che investe anche l’Italia, non più solo in quanto produttrice di grandi vini, ma perché sempre più italiani decidono di investire i propri capitali in questo settore. Se ne è parlato a Be.Come 2022 , l’evento dedicato ai vini d’eccellenza italiani che ha animato Siena.
“Sono tre i fattori primari che conferiscono valore al vino di pregio e lo proteggono dalle perturbazioni dei mercati tradizionali” ha affermato Justin Knock MW, Wine Director di Oeno Group, a Be.Come. “Il primo è l’altissima qualità dei prodotti di questo settore. Il secondo è quello della rarità, elemento determinante per definire il valore di un vino. Il terzo è l’alta domanda per un settore dalla produzione così limitata. Ricordiamoci che meno dell’1% della produzione mondiale può essere definito ‘fine wine’. L’unione di questi tre elementi consente a questa forma d’investimento di essere considerata un bene rifugio, come l’oro o l’arte”.
L’attuale instabilità internazionale ha tra le proprie conseguenze il fatto che i vini di pregio sono un porto sicuro per proteggere i propri capitali dalle crisi economiche. Uno scenario confermato da Oeno Group, leader nel settore degli investimenti in fine wines, che offre un servizio personalizzato di consulenza a chi
vuole investire nel mondo dei vini di pregio. È anche il personale specializzato di Oeno, con il suo approccio contemporaneo e innovativo, a far la differenza consentendo alla società il titolo di “Best Global Wine Investment Firm”, rilasciato dalla prestigiosa rivista International Investor a maggio 2022.
LA CRESCITA INTERNAZIONALE DEI FINE WINES
Questo trend positivo che porta sempre più persone a investire i propri capitali nei fine wines accompagnati da Oeno, spesso giovani tra i 30 e 40 anni, è dimostrato anche dal Liv-ex 100 - l’indice che monitora l’andamento dei prezzi dei 100 dei vini pregiati più ricercati sul mercato secondario - che negli ultimi due anni è cresciuto addirittura del 36,7% , conoscendo solamente una lievissima flessione dello 0,3% a luglio di quest’anno, prima di ricominciare la sua salita ad agosto e settembre.
Il Liv-ex 1000, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi sul mercato secondario di 1.000 vini dei sette sottoindici delle aree
vitivinicole più di pregio al mondo - ovvero il Bordeaux 500, il Bordeaux Legends 40, il Borgogna 150, lo Champagne 50, il Rodano 100, l'Italia 100 e il Resto del Mondo 60 - accentua ulteriormente questo andamento con una crescita del 37,8% negli ultimi due anni. Il calo minimo di luglio in entrambi gli indici, avvenuto in un momento di grandissima incertezza politica ed economica globale, riafferma la solidità del mercato del vino pregiato, dimostrando come le crisi influiscono davvero marginalmente sul settore.
LA CRESCITA DEL MERCATO ITALIANO DEI FINE WINES
Nel trimestre appena trascorso, i risultati migliori sono stati ottenuti dagli indici Liv-ex Champagne 50 e Italia 100, con una crescita rispettivamente dell'8,7% e del 3,7%. L’indice italiano, che raccoglie 5 Super Tuscan e 5 produttori piemontesi, mostra una crescita continua del valore di mercato suoi vini più pregiati, che si attesta al 15,4% nell’ultimo anno, del 29% nel corso degli ultimi 2 anni e addirittura del 48% se si considera un arco temporale di 5 anni. A contribuire al rafforzamento sul mercato secondario del valore dei vini pregiati italiani sono stati i dazi all'importazione imposti negli Stati Uniti dal 2019 al 2021. Anche la quota di mercato internazionale dei fine wines italiani è salita dall'8,8% nel 2019 al 15,1% nel 2020 e al 15,4% nel 2021, stabilizzandosi all’11,8% nel 2022. La distribuzione dei territori dei vini di pregio italiani vede ancora in testa la Toscana, che rappresenta il 57,7% del mercato, ma con il Piemonte che è cresciuto maggiormente nell’ultimo anno.
“La forza di Oeno non risiede solo nei rapporti privilegiati con i migliori produttori mondiali, che permettono di accedere ai vini più preziosi e rari” afferma Gabriele Gorelli MW, brand ambassador di Oeno Group per l’Italia “ma anche nella capacità di scovare realtà di grande qualità dal potenziale però non ancora espresso a pieno nel mercato. Questo è infatti uno dei nostri obiettivi per l’Italia, dove siamo alla continua ricerca di queste rising stars con le quali avviare insieme percorsi di
premiumization. Abbiamo già iniziato delle collaborazioni di questo tipo con cantine che risiedono in territori italiani tradizionalmente meno legati al concetto di fine wines, come la zona dell’avellinese e dell’Etna, e dai quali ci aspettiamo una grande crescita nei prossimi anni”.
OENO GROUP
Il Gruppo Oeno arriva nel mercato del fine wine del vino nel 2015 con un inedito concetto di investimento. All’interno del Gruppo, OenoFuture, leader negli investimenti in vini pregiati, offre un’intermediazione innovativa con un supporto personalizzato in base ai valori e alle aspettative di guadagno dei clienti, esperti collezionisti ma anche semplici appassionati. Mentre OenoTrade si relaziona con un pubblico business rifornendo i migliori ristoranti, bar e hotel. A completare la famiglia Oeno arriva infine OenoHouse: la nuova splendida wine boutique nel centro di Londra, un luogo esclusivo e unico dove assaporare i migliori vini del mondo.
SAPORE DI SALE SAPORE DI MARE
Vongole & co. non solo frutti
Chi di noi, nella nostra italianissima vita, non ha gustato un meraviglioso spaghetto alle vongole veraci? E un sauté di cozze? O una degustazione con crudités di ostriche, tartufi di mare, fasolari, capesante e chi ne ha di più ne metta?
Siamo sicuri però di conoscere a fondo questi meravigliosi cibi pruriginosi che tante volte ci hanno deliziato il palato accompagnati peraltro da vini bianchi ghiacciati, un binomio vincente su tutte le tavole?
Cominciamo subito a chiarire che tutti questi simpaticissimi animaletti fanno parte della numerosissima famiglia dei molluschi (da Mollusca Nux cioè noce dal guscio molle) ovvero invertebrati, che conta più di 80000 specie di fiume e di mare, a simmetria bilaterale con il corpo molle, non segmentato, generalmente coperto e protetto da una conchiglia di varia forma. E detta così non sembrerebbero essere cosi accattivanti. Ma andiamo senz’altro a presentare la regina dei molluschi bivalve: la vongola.
Animale che vive sia nel mare che nelle acque salmastre è un mollusco della famiglia delle Veneridae, sicuramente perché appunto la nascita della Dea Venere viene rappresentata nell’incavo di una vongola gigante inseminata dalla spuma dell’acqua marina e dai genitali recisi al Dio Caelus (Urano)dal figlio Saturno. Il termine vongola trae origini dalla lingua napoletana (vongola) a sua volta dal latino conchŭla, diminutivo di concha, ossia conchiglia. Ma è a tavola che questo simpaticissimo animaletto la fa da padrone: gustatissimo e gustosissimo nel sauté (tipica zuppetta alla quale si associa anche con altri molluschi ), in zuppe anche oltre
oceano (prima fra tutte la famosissima invernale Clam Chowder americana con panna e prezzemolo fresco e patate) ma il piatto gettonato è e rimane sempre e comunque il classico spaghetto, meglio se spaghettone alle vongole napoletano, piatto assoluto della tradizione partenopea secondo solo, nella classifica della fama dei piatti italiani, alla pizza. Ma, meraviglia delle meraviglie, si scopre anche che, nutrizionalmente le nostre carissime vongole sono amiche della salute, a patto però di non soffrire di ipercolesteromia o di insufficienza renale.
100 grammi di prodotto infatti possono garantire un buon apporto di proteine (11 grammi) e solo in minima parte carboidrati e grassi. Le vongole sono altresì poco caloriche e molto digeribili e forniscono un buon apporto di vitamine A, B12 e C, e migliorano anche il sistema immunitario (che in tempi di Covid non è male) contrastando persino i radicali liberi. Insomma sembrano davvero un cibo da consigliare alla seconda e terza età tante sono le qualità intrinseche di questi meravigliosi bivalvi.
Ci sono poi i parenti poveri ed i parenti ricchi delle vongole, che
in più pare che siano anche ricche di iodio.
Nei parenti ricchi presentiamo subito i tartufi di mare (almeno 35 euro al chilo) ed i fasolari (costo simile alle vongole).
I tartufi cominciano a rientrare nella serie dei principini dei molluschi edibili: simili alle cugine vongole veraci, si differenziano dalla forma un po’ bombata e dal guscio di color crema vivido rugoso.
Il loro sapore è decisamente più gradevole e dolce delle pur ottime vongole e per questo sono molto richiesti specialmente nei crudi di mare dove la sapidità marina e la nota saccaroidea sono elevatissime.
Al pari di loro i fasolari spiccano come bellezza di colore e grandezza di guscio che si presenta di color rosso mattone scuro e lucido, con forme almeno due o tre volte i molluschi sopra citati e sapore che risuona ibridamente dalla vongola al tartufo di mare. Diciamo però che, stante la tenacità della dolce carne, si prestano più alle preparazioni cotte che alle crudités, anche se talvolta, essendo davvero belli da mostrare con le loro corna rosse sanguinee, qualcuno li aggiunge gagliardamente ai crudi totali di mare.
Con le capesante, o conchiglie di Saint Jacques (chiamate così perché nel medioevo i pellegrini che arrivavano al Santuario di Santiago – Saint Jacques appunto, le trovavano abbondanti nelle sabbie della Galizia e della Bretagna e se le appendevano al collo come simbolo del mistico viaggio effettuato) troviamo un frutto di mare davvero sconsigliato per chi ha il colesterolo alto ma davvero squisito e di nobile bontà nonché per prezzo all’ acquisto. Le capesante, che presentano una meravigliosa conchiglia che qualcuno, opportunatamente, dopo la cottura (meglio cuocerla) riusa come piattino per altre squisitezze ed aperitivi, è uno splendido frutto di mare con carni sode e compatte ma allo stesso tempo morbidissime dagli spiccati accenti dolci e grassi insieme che ne fanno un boccone davvero delizioso per i più smaliziati gourmet.
Nei ristoranti più di lusso, e davvero di lusso è il loro prezzo, si possono anche raramente trovare le piccole capesante, cioè il mollusco ancora “cucciolo” dalle proporzioni del corpo centrale edibile di una perla: una vera chicca per clienti molto viziati e da viziare.
pur si piazzano benino assai nella classifica dei cibi più costosi (all’incirca 18-19 euro al chilo). È il caso della povera Patella (Patella Ferruginae) che popola coste e in particolare gli scogli del Mar Mediterraneo. Quest’ultime sono dei gasteropodi che si attaccano in maniera tenace agli scogli tanto da dover essere staccate con i coltelli da sub dagli improvvidi pescatori che vogliono prepararsi un piatto di spaghetti con una sorta di vongole selvagge assai tenaci al morso ma, se freschissime, con grande sapidità marina. Anche le patelle sono simili alle vongole come sostanze nutritive
Continuiamo dunque nel nostro excursus nel mondo dei molluschi con i cannolicchi, muscoli bivalve anch’essi dalla tipica forma allungata e dal sapore decisamente zuccherato e sapido di una sapidità delicata che fa di questo frutto di mare uno dei più simpatici ingredienti di uno spaghetto allo scoglio (anche se in verità i cannolicchi o “cannelli” si trovano sotto la sabbia specialmente nei luoghi dove il mare si incontra con le acque salmastre) tanto sono anche coreografici o anche, in quantità abbondanti, per superbi sauté con bruschette calde e croccanti ed arricchite di aglio strofinato sulla superfice atte a raccogliere il meraviglioso sughetto della preparazione a caldo sul fondo del piatto.
Unico neo dei cannolicchi è che bisogna spurgarli davvero bene pena un pranzo davvero “scrocchiante” al dente, esperienza non piacevole che si viene a creare perché i cannelli sono davvero
dei ricettacoli di sabbia stante la loro attività sifonante che è alla base della loro catena alimentare.
Per finire con la serie dei bivalvi simili alle vongole ecco le telline, o arselle, denominate, una volta, le vongole dei poveri. E si vede che nel passato erano talmente copiose in numero e quantità che il loro prezzo non si avvicinava neanche a quello delle vongole.
Purtroppo la tellina è un animaletto davvero sensibile a qualsiasi mutamento climatico o chimico delle acque e mal gli si addice l’inquinamento che, o le fa morire, o allontanare.
Per questo motivo le povere arselle adesso son diventate le ricche telline sia come prezzo che come reperibilità, specialmente i tagli più grossi.
Noi però vi possiamo assicurare che il sapore delle meravigliose telline è tra i più buoni tra tutti i molluschi, specialmente con la pasta: degustarle poi crude, anche se non igienicamente consigliabile, e davvero come mangiare un cioccolatino che sa di mare per quanto sono dolci.
Dulcis in fundo, prima di arrivare alle cugine di scura carnagione delle vongole e cioè le cozze e le loro parentele più nobili e care, soffermiamoci un attimo nel dorato mondo delle ostriche, il frutto di mare più famoso al mondo da sempre nell’immaginario collettivo come un genere assoluto di lusso unitamente al caviale ed allo champagne.
Ebbene si hanno le prove che le ostriche sono da tempi immemorabili cibo per gli uomini, anche quelli primitivi.
Nel periodo antico romano poi venivano pescate ovunque, o importate dalla Britannia, andando a impreziosire la mensa degli imperatori romani, primo fra tutti il sanguinario, ma ghiotto di ostre, ovvero ostriche, Nerone. Questi gustosissimi frutti di mare, che si possono gustare anche cotti (ma la loro morte ideale è quella di degustarli crudi con qualche goccia di limone o, meglio ancora, irrorandole con una modesta quantità di Champagne freddo ghiacciato), sono animali ermafroditi che si riproducono, al pari se non di più degli altri molluschi, in maniera davvero prodigiosa, differenziandosi in tante specie e, specialmente in oriente, regalando anche le preziose perle, sfortunatamente frutto di una malattia degenerativa dell’animale stesso.
Anche le ostriche, dal non economico acquisto, sono ricche di sostanze meravigliose per l’organismo ma anch’esse, purtroppo, presentano una elevata quantità di colesterolo.
Pensate che ce ne sono più di duemila specie, di tutte le forme e dimensioni, anche se quelle dette Claire del distretto ostricolo francese del Marennes-Olèron rimangono, per la loro caratteristica sapidità, tra le più buone in assoluto.
E questo pare appunto che derivi proprio dal nome Claire che si riferiva a bacini d’acqua (ex saliere) collegati al mare e adibiti all’ostricultura.
Terminiamo dunque questo simpaticissimo viaggio intorno al mondo dei muscoli di mare con la celeberrima cozza, forse il più famoso e diffuso bivalve scuro sia in Italia che altrove, dalle forme
e contenuti carnei più variegati (dalla cozza gigante mediterranea o orientale, edibile ma protetta - in Europa - ma assai pericolosa in quanto assorbente grandi quantità di scorie stante il suo carattere “filtrante” alle varie razze più sottodimensionate) ed usate nella cucina di tutto il mondo.
Gustate crude, impresa da compiere in assoluta sicurezza igienica stante la pericolosissima nomea della cozza quale fomite di infezioni anche letali quali colera, epatite ed altre amenità del genere, sono semplicemente divine, di una dolcezza insormontabile e dal sapore così marino che possono rivaleggiare con altri molluschi ben più nobili.
Ma è nella cucina che le cozze la fanno davvero da padrone: a cominciare dall’Italia dove in lungo e largo sono servite con la pasta, il riso, il riso e le patate, ripiene, in minestra, zuppe di mare, al forno insomma si cucinano con tutto e con tutto vengono gustate al sommo della goduria gastronomica.
In Francia le servono poi con porri ed altre amenità dolciastre, cosa che a nostro gusto non nobilita questo meraviglioso e multiversatile muscolo di mare.
A parte parliamo dunque dei fratellini ricchi delle cozze: i datteri di mare e gli sconosciuti ai più Taratuffi, detti Violet in Francia o limoni di mare a Bari.
Cominciamo dai nostri italiaci (e non solo) datteri definiti così proprio perché ricordano, come forma e colore, assolutamente i dolci frutti delle palme nordafricane. E come i frutti vegetali quelli animali sono altrettanto dolci e
ricercati accompagnati dalla pasta o serviti in guazzetto. Nota dolorosa, almeno in Italia, la pesca dei datteri è assolutamente vietata pena il carcere, anche perché, per pescarli, bisogna intervenire con martelletti e picozze nelle rocce marine dove in profondità questi forzutissimi ed abilissimi scavatori animaletti si annidano.
Col tempo chiaramente i danni alle scogliere si son resi evidenti da qui il rigorosissimo divieto alla pesca.
Concludiamo dunque il nostro esaustivo, almeno speriamo, viaggio nel mondo dei molluschi o frutti di mare con i misteriosi Taratuffi, che vivono principalmente nei fondali sabbiosi e rocciosi e appaiono proprio come pezzi di pietra, dal ripieno centrale carneo con corona rosso-arancione e di colore giallo crema al centro (da qui il nome limone di mare) per arrivare al violaceo (Violet appunto). Questi stranissimi molluschi, denominati Microcosmus Sulcatus (letteralmente giardino fiorito) si mangiano principalmente crudi, con qualche goccia di limone (ma guai a farsi vedere dai puristi pugliesi!) oppure cotti in primi piatti e zuppe di pesce.
Il loro gusto? Da intenditori perché ricordano vagamente l’acido fenico in quanto il loro sapore appare assai iodato rasentando l’amaro ma capacissimo di mandare in estasi i meridionali mangiatori seriali di frutti di mare.
Informazione curiosa: essendo anch’esso un animale filtratore si deve assolutamente garantire il luogo di appartenenza ed anche il periodo di pesca, essendone, almeno in Puglia, vietata la pesca tra giugno e luglio.
BRILLARE DI LUCE PROPRIA
Seppure con Diabolik in agguato!
Roberto Ferrata è un gentile signore dai modi estremamente raffinati ed eleganti, nel mentre ci accoglie - in un prestigioso hotel veneziano - in una bella giornata di sole accompagnata dal fruscio della laguna per mano gondoliera. Titolare dell’azienda “Cornier Venezia 1757”, con sede proprio nella ‘Serenissima’, nella centralissima piazza San Marco, racconta che a Brescia ha abitazione ed uffici, mentre a Valenza Po c’è il laboratorio. Lo ‘stile Ferrata’ è dettato da un bell’orologio, catenina al collo e… e basta, poiché come spiega: “Lavorando principalmente per il mondo femminile, lo stile deve risultare tutto meno che carico, bensì con triade contemporanea di orecchini, collana ed anello. Mai eccedere, anche perché bisogna tener conto dell’abito indossato. Quanto alla classe… è innata, anche se col tempo la persona può affinarsi. Certo che stelle come Elisabeth Taylor, che non esibiva proprio indossando con estrema naturalezza… beh, non è da tutti!”
Innegabile possedere l’occhio ‘lungo’. “La movenza, il passo felpato da pantera è d’una sensualità avvolgente, assolutamente superba: nei tre pezzi menzionati prima, l’anello è ornamento di gran classe e non facilissimo… Grace Kelly insegnava!”
Ovvio rievocare Isabella Rossellini quando sui magazine più prestigiosi, decine di anni fa, l’ammiravamo con unghie smaltate e un essenziale gioiello. “Già, anche se parliamo della pubblicità per Lancôme. Una figura iconica che si presentava magnificamente, riscuotendo buon successo. Inevitabile tuttavia osservare che, a seguito di questioni socio-politiche nonché economiche, si è un po’ perso il piacere d’indossarli. Ma sono fiducioso, i venti cambiano continuamente ed è giusto respirare la corrente in corso. Indubbiamente la pandemia del Covid ha penalizzato tantissimo, dal momento che, per 3 anni buoni, abbiamo avuto negozi vuoti e fiere settoriali cancellate, con seguito tuttavia di persone che rinunciando a viaggi e ristoranti hanno poi acquistato preziosi. Non moltissimi, ma qualcosa si è mosso.”
Ci racconta la sua storia di gioiellerie? “Certamente. Abbiamo due dipendenti che poi sono gli artigiani che realizzano gioielli in buona parte da me disegnati. Un’altra parte è disegnata da artisti famosi come ‘Rabarama’, ‘Stefano Bombardieri’, ‘Severino Del Bono’, in maniera esclusivamente artigianale e non industriale. Mi chiede da cosa viene l’ispirazione… beh, non esiste un unico fattore: si attinge dal passato, dalla natura, da ciò che ha tramandato la storia, nonché dalla visione delle materie prime che utilizziamo, tipo perla, smeraldo, rubino, diamante etc. Tutto immaginandolo incastonato in quel che diventerà il gioiello. Ciò che amo particolarmente è la gioielleria, ma non tanto per impreziosire solamente la pietra, bensì per crearne l’aspetto artistico costruendone un suo significato. E, perché no? Attingendo anche a forme di carattere astratto, ‘vive’ esclusivamente di buona proporzione e senso cromatico piacevole.”
Persona di fervida fantasia… “Così dicono.” - Sorride -.
Non facile realizzare un gioiello con l’anima dentro.
“Assolutamente, è necessario vivere il momento giusto accompagnato da buona predisposizione. Ogni volta che realizzo qualcosa ci metto dentro un pezzetto di
me stesso, della mia essenza.”
Ma questa è poetica! “I gioielli si avvalgono anche di buona poesia!”
Ci racconta della sua clientela? “Osserverei proprio che, quella diretta, che noi serviamo, incontra le varie gioiellerie a cui si rivolge una clientela decisamente straniera: americana, russa - maggiormente prima - brasiliana, seguita da personaggi ‘Vip’ che, per privacy, non posso menzionare.”
Insistiamo su qualche divina. “Vuol farmi litigare? Beh, davanti a me
scorre Veronica Bocelli, Eleonora Pieroni, Demetra Hampton, Erika Aurora, Martina Arduino ed altre ancora. Ma ho parlato troppo, basta, non proseguo nemmeno sotto tortura. E tutte di classe innata.”
L’amicizia talvolta può giocare brutti scherzi. “Osserverei proprio che hanno buoni mariti!”
Deduciamo che tali preziosi spesso e volentieri sfilano su passerelle d’alto prestigio. “Esatto, ho una stretta ed unica collaborazione con la fashion – designer
pratese Eleonora Lastrucci, capace di presentare abiti da sogno, nonché per ‘Suei’, che produce calzature accompagnando i gioielli in outfit completo. Mi ha voluto inoltre anche la ‘Cosmi’, operante nella fabbrica di armi che produce pure abbigliamento, nonché Cristopher Calvin Pollard, stilista americano che apprezza particolarmente il mio design.”
Basta un ‘punto – luce’ per illuminare? “Se di alta qualità, sicuramente: i diamanti possono essere molto luminosi a seconda del grado e del colore. Ci sono quelli bianchi che brillano anche al buio ed altri più commerciali maggiormente utilizzati. Quelli tendenti al giallastro rivelano qualità inferiore: personalmente utilizzo soltanto quelli: D-E-F- proprio in virtù della luminosità e rifrazione lucente nei nostri preziosi, tra l’altro durevole nel tempo. Ovvio che un minimo di manutenzione viene eseguita nonostante l’alta qualità non si alteri. La riprova è data dalla riapertura delle tombe dei faraoni di 5000 anni fa con pietre che ancor oggi abbagliano, a dimostrazione che il gioiello non muore mai! Può essere solamente trasformato e smontato ed ancora rimontato in nuove forme, utilizzando le stesse materie prime precedentemente usate.”
Che tipo di fascia si rivolge a lei? Presumiamo alta!
“Beh… una misura medio - alta, trattando solamente oro, diamanti, smeraldi. Quanto al titanio, nonostante la tendenza, non lo amo particolarmente, anche se ho la tecnologia per poterlo realizzare ma… per il momento mi circondo di ciò che ho detto poc’anzi.”
Dei suoi tesori!
“Esatto, evviva la preziosità in un contesto unico d’alta creatività!”
Non per tutti!
“Ma l’ho detto prima, rispetto tutte le fasce cercando di donare eccellenze senza esibizionismi.”
Il suo cavallo da battaglia?
“Sinceramente amo spaziare e non replicare. No, non è nelle mie corde, continuando nella ricerca del nuovo, con forme e materiali giusti uniti alla buona tecnologia.”
Oggetti clou? “Direi il ‘Moretto’, disegnato da ‘Rabarama’ quale unico pezzo d’autore richiesto su commissione, mentre il ‘Rinoceronte’ disegnato da Stefano Bombardieri, è un gioiello iconico, la sua statua si può trovare in tutte le città più importanti, quali Forte dei Marmi, Torino, Capri, Positano, Portofino. Decisamente piaciuti molto ed in continua richiesta.”
Lavora anche per nobili? “Si, per varie case reali e qui mi fermo poiché lei è una donna estremamente curiosa.”
I suoi acquisti varcheranno i confini nazionali. “Mi rivolgo principalmente alla ‘Borsa’ di Tel Aviv, quanto alle pietre colorate come zaffiri, rubini, smeraldi, vengono acquistati
direttamente nei paesi asiatici. Le perle anch’esse comprate direttamente dal produttore in Australia, mare di Tahiti ed altri.”
Come si batte la concorrenza?
“Con l’alta qualità! In considerazione del fatto che il 70% della gioielleria viene prodotta in Italia. La Cina in questo settore avanza prepotentemente pur avendo una qualità media decisamente industriale e seriale. Inoltre molti italiani, e non, hanno deciso di aprire proprio in Cina abbassando i costi di produzione. Ecco che preferisco ‘giocare’ sull’eccellenza della qualità italiana, decisamente superiore come quella di ‘Valenza Po’, vera e propria maestra nel campo. E qui mi soffermo con un pizzico d’orgoglio per come vengono strutturate e prodotte le mie creazioni, visto che la nostra fantasia italica è difficilmente replicabile! Pur essendo attivi da pochi anni, abbiamo raggiunto ottimi risultati di cui sono estremamente fiero.”
Sicuramente sempre in giro per le fiere del settore. “Prima della pandemia ho visitato Hong Kong quale principale fiera a livello mondiale ed ancora Londra, sempre Italia ed altro. Mi sposto molto, osservo e poi rielaboro, ponendo sempre massima attenzione alla clientela forte del mio mantra: quello che piace a me piace anche agli altri!”
Una persona come lei sarà ben tutelata! “Logico, è prassi per chi opera in tale settore! Personalmente ho un’assicurazione che mi copre 24 ore su 24, in ogni momento. Il valore trasportato è decisamente alto e quindi… seppur scherzando, osservo che mi muovo con tutta la mia azienda in valigia! Inoltre sono sempre vigile e presente anche se, talvolta capita, in alcune occasioni viene chiamata la Security!”
E con Diabolik come la mettete? “Il sorriso è generale mentre Roberto Ferrata, compiaciuto, fa versare
il tè accompagnato da deliziose praline.”
Eseguite anche collezioni maschili?
“Si, quelle del Tennis con diamanti neri, champagne, nonché pietre colorate che richiamano le bandiere della nazione di appartenenza. Vengono eseguite inoltre collane e bracciali col teschio che, assieme al ‘Moretto’, sono pezzi ‘must’. Come del resto i lavori per Venezia, visto che incanta letteralmente, specie per i possessori della “Harley Davidson”, che adorano letteralmente tale genere. Non mancano inoltre gemelli con linea di bottoni in oro da applicare alle giacche da sera.”
Il teschio così presente è unisex? “Certo, rappresenta il “memento mori” quale richiamo del nostro passato del ‘500-‘600. Tempi del ricordo pressante ‘polvere siamo, polvere ritorneremo’.”
Ultimissima domanda: vi occupate anche di beneficenza? “Certo, come no! Sempre con Eleonora Lastrucci alla quale mi lega un buon rapporto professionale e d’amicizia, abbiamo devoluto alla Fondazione “Peter Pan”, nonché per la “Andrea Bocelli Foundation”. È giusto occuparsi anche dei più bisognosi, la solidarietà arricchisce chi la elargisce, ma anche chi la fa.”
MARIA VITTORIA PAOLILLO
Come è nata MVP wardrobe?
MVP Wardrobe nasce come contenitore digitale espressione di Maria Vittoria Paolillo e delle sue followers. Vedevo che quando indossavo i capi di vari brand per cui facevo promozione e styling, le followers apprezzavano, mi davano consigli e mi chiedevano dove potessero trovare i capi. Da li, insieme al mio compagno che ha supportato numerose aziende di moda a crescere in mercati internazionali e a reperire partner sia commerciali sia finanziari, abbiamo avuto l’idea di costruire un business plan per proporre capi di abbigliamento e accessori con uscite mensili che rispondessero alle richieste dalla mia social community. Per fare cio’ ci siamo dotati di un partner industriale specializzato nella produzione veloce di capi made in Italy. Il lancio del progetto è avvenuto il 4 Luglio 2019 ed è stata una cena tra amiche che, anche esse con un buon seguito sui social media, in un locale storico di Milano, Da Giacomo. Da subito il business online è partito bene per poi decollare durante la pandemia e i vari lock down.
La tua famiglia lavora nel settore delle pietre preziose da quasi due secoli ma hai intrapreso la tua strada. Come hanno preso la tua scelta ai tempi e cosa pensano di te ora? La mia famiglia lavora nel settore dei diamanti da oltre 150 anni ed è stata partner delle più grandi maison di alta gioielleria del mondo. Nonostante ciò io volevo ardentemente sviluppare un mio business e mi misi a disegnare e produrre bijoux di rame e bronzo dalle forme particolarmente geometriche. Per pubblicizzarli scelsi di metterli personalmente su Instagram con delle mie foto personali. Da li ho iniziato a raccogliere il mio seguito che nel medio termine è diventata a tutti gli effetti una grande community
La mia famiglia non mi ha supportato nella scelta. Ai tempi Instagram era vista come una perdita di tempo o, meglio, un passatempo per ragazzine pertanto decisi di autofinanziarmi e fare tutto da sola. Devo dire che trovai tanto supporto all’esterno su tutti i fronti dall’azienda produttrice di gioielli di Arezzo, alla società di gestione della mia piattaforma di social media, alle collaborazioni con brand affermati quali ad esempio con la maison Trussardi. Ma i bijoux non erano abbastanza per la crescita che avevo in mente. Guardavo al mondo della moda che era la mia vera fonte di ispirazione sin da piccola ispirata dai bellissimi capi di Chanel che mia mamma si metteva sempre. La mia community apprezzava sempre di più come mi vestivo e lo styling che davo ai capi. Oggi la mia famiglia mi guarda con rispetto ed ammirazione per avere fatto tutto da sola, anzi no, con tanti compagni di viaggio che hanno sicuramente facilitato il mio percorso.
Dai gioielli ai vestiti. Raccontaci un po’ di MVP wardrobe. MVP Wardrobe ha festeggiato 3 anni a Giugno 2022. In
tre anni di lavoro sodo e incessante abbiamo raccolto oltre 20.000 clienti online estremamente fidelizzati e distribuiti in tutto il mondo. Successivamente abbiamo avviato le vendite wholesale , raccogliendo, in due anni e 4 collezioni, oltre 150 boutique multimarca nel mondo con un posizionamento molto alto tra cui nomi blasonati come Nugnes 1920, Wise, Coltorti, Deliberti, Tessabit, Eraldo, Gaudenzi, Susi Hub, Julien Fashion, Leam, Parisi, G&B, etc etc. MVP Wardrobe ha nel suo DNA tre pilastri: la raffinatezza, l’eleganza e l’essere chic sempre. Pensiamo che questi siano i nuovi canoni del lusso, ovvero che il lusso non è solo ciò che costa cifre proibitive bensì ciò che incarna quei valori con un prezzo responsabile. La conferma di ciò ci arriva anche dai nostri clienti diretti e dalle boutique. Le nostre clienti finali sono tutte molto raffinate e non amano la moda urlata.
Un consiglio che daresti a chi aspira a creare un brand e a lanciarsi nella moda. Quando abbiamo dato inizio al brand, numerose persone a cui abbiamo chiesto suggerimenti hanno provato a scoraggiarci in tutti i modi da avviare un’iniziativa sulla carta difficile. Alcuni ci guardavano come degli outsider che tentavano di fare ingresso in un settore dove le barriere dell’appartenenza e provenienza sono altissime. L’effetto che si ottiene da tali opinioni è di sicuro un forte disorientamento, quindi ci vuole una grande dose di perseveranza e resilienza nel credere fermamente al raggiungimento dei risultati e al proprio progetto nella consapevolezza che quelle stesse persone presto ti chiederanno come hai fatto. Con questo voglio dire che i limiti spesso sono solo una questione mentale. Non bisogna avere paura di fallire. Si può fallire e riiniziare. L’importante è fare. Consiglio quindi di non avere paura di sognare, specialmente in questi tempi dove sono successe cose che mai ci saremmo minimamente aspettati. Tutto può accadere e andare dritto nella direzione della nostra volontà. Di sicuro i risultati sono molto influenzati anche dalla capacità di interagire con il prossimo.
Posti parecchi scatti in giro per il mondo, ami molto viaggiare. Quanti influiscono i viaggi sulla tua ispirazione e sulle tue nuove idee creative?
I viaggi sono tutto. Ti aprono la mente e non mettono confini al pensiero. Io mi sono ispirata addirittura nel nome dei singoli capi ai posti che frequentavo e che frequento in giro per il mondo.
Tante followers si ricordano le capsule “Escape the city” con i nomi delle località balneari meta dei miei weekend, o la capsule “Eyes on me Anita” ispirata alle star di Hollywood degli anni 60 o la collezione FW22, attualmente online, ispirata alla grande mela, le cui creazioni prendono i nomi delle strade di New York City.
Abbiamo seguito su Instagram gli scatti e le storie della tua casa sul lago Maggiore e gli ottimi gusti sull’arredo. Ti piacerebbe creare una linea di arredo casa?
Assolutamente sì e già abbiamo fatto dei test nel passato con vari complementi d’arredo, come tovaglie, tazze e altri oggetti. L’ interior design è una delle mie passioni e nel futuro svilupperemo qualcosa di più elaborato. Per ora mi diverto a fare partnership con le migliori aziende di fornitura edile per l’approvvigionamento di materiali con cui configurare e arredare le case. In futuro il brand verrà utilizzato per creare un lifestyle e quindi non solo abbigliamento, in quanto la raffinatezza si esprime non solo nel modo di vestire. Ti senti più influencer o imprenditrice?
Di sicuro imprenditrice digitale poiché tutte le mattine sono intenta a sbrigare mille impegni che vanno dalla ricerca materiali, analisi dei modelli, delle nuove tendenze e dei colori oltre a nutrire e coccolare il mio seguito di follower con contenuti di vita quotidiana e lavorativa che è poi quella che apprezzano di più.
Le persone sono curiose di capire la realizzazione delle cose e i processi che vi stanno dietro, pertanto io ed il mio team documentiamo sempre tutto.
Progetti per il futuro? Nel futuro prossimo c’è l’identificazione di un partner aggiuntivo alla nostra compagine azionaria. Il brand è cresciuto moltissimo e velocemente. Il team è bravo e capace ma non si smette mai di crescere e migliorarsi. Oggi, dopo aver superato la fase di start up navigando tra le peggiori vicende che il mondo ha subito negli ultimi 50 anni, è giunto il momento di darsi un nuovo traguardo che comporta investimenti più grandi e il contributo di nuove idee per affrontare agevolmente le sfide del futuro.
Abbiamo già diversi nomi importanti che si sono candidati ma ci vorrà ancora un po’ di tempo per effettuare la scelta più giusta.
ALTAGAMMA, NEXT DESIGN PERSPECTIVES 2022
Evento dedicato ai trend futuri della creatività e del design
A cura della Redazione
Si è svolta alla Triennale Milano la terza edizione di NEXT DESIGN PERSPECTIVES, l’appuntamento di Altagamma dedicato ai trend della creatività e del design, curata da Beatrice Leanza, che dal 1° gennaio 2023 sarà la Direttrice del MUDAC – Museum of Design and Applied Arts di Losanna.
NEXT DESIGN PERSPECTIVES abbraccia le espressioni creative del design applicato a moda, arredo, alimentare, automotive, nautica, gioielleria e ospitalità. L’iniziativa è realizzata in partnership con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e con ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.
La terza edizione è stata avviata a ottobre 2021 con una preview a Milano e in seguito con due eventi, a Shanghai e a New York, che ne hanno ripreso i contenuti, arricchendoli con i contributi di speaker locali, in un’ottica di internazionalizzazione del progetto.
“Con Next Design Perspectives Altagamma continua a guardare al futuro: in un periodo complesso come quello attuale le nostre imprese devono leggere, interpretare e rispondere ai cambiamenti della società secondo prospettive anche inedite”, ha affermato Matteo Lunelli, Presidente di Altagamma. “Next Design Perspectives vuole essere un laboratorio sui nuovi trend della creatività: il vero fattore critico di successo dell’alto di gamma italiano. Questa terza edizione approfondisce in particolar modo i temi dell’economia
circolare e della collaborazione tra ambiti diversi. È sempre più rilevante infatti una nuova dimensione della creatività che nasce proprio dalla collaborazione e dalla contaminazione, elementi da sempre alla base della filosofia di Altagamma”.
“La conferenza guarda al ruolo del design nell’affrontare una nuova idea di coesistenza planetaria e mostra come l’innovazione e la ricerca intersettoriale guidino lo sviluppo di nuovi sistemi di cura, equilibrio sociale e ambientale, potenziando così la capacità umana di alleviare i traumi posti dal suo impatto e dalle condizioni di estremismo che questo genera”, spiega Beatrice Leanza, curatrice di Next Design Perspectives 2021-2022. “Design in Flux, il nome del concept di questa edizione, rende omaggio a forme di intelligenza progettuale orientate al futuro, fondate sull’impollinazione intellettuale incrociata, che esplorano un mondo di cognizione, sensazione e interconnessione che muove dalla scala molecolare a quella ultra-planetaria”.
“Il design è il cuore pulsante del Made in Italy, perché design vuol dire manifattura e innovazione, e ci ricorda, soprattutto in uno scenario complesso come quello odierno, che siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa", afferma Carlo Ferro, Presidente di ICE Agenzia. "Stile, design, diversità, tradizione, innovazione e passione sono i valori del Made in Italy che, come ICE, siamo impegnati a promuovere attraverso la campagna Be.It e, più in generale, con un programma di 20 nuove azioni. E il sostegno a Next Design Perspectives è parte integrante di questa strategia. Vogliamo
mantenere viva l'attenzione del mondo sul design italiano, uno tra gli ambasciatori più significativi del Made in Italy, per diffondere sui mercati internazionali la consapevolezza del grande potenziale del nostro Paese. Auguri di successo alla manifestazione”.
Il programma della conferenza , aperta da Matteo Lunelli, Presidente di Altagamma, e dalla presentazione del concept da parte di Beatrice Leanza, si è snodata attraverso i tre momenti che sviluppavano i macro-temi in agenda quest’anno. Il terzo panel è stato realizzato in collaborazione con Ellen MacArthur Foundation, una delle più importanti organizzazioni internazionali che ha l'obiettivo di accelerare la transizione verso l'economia circolare.
IL PROGRAMMA
1. Design e Immaginazione Scientifica: Intelligenza Naturale, Umana e della Macchina
La rete di relazioni in espansione tra il mondo della ricerca scientifica e del design e le modalità con cui intelligenza umana, naturale e artificiale informano strategie di design che possono creare un’interconnessione più risonante tra uomo e mondo, per aiutarci ad affrontare le forme di cambiamento radicale che definiscono i nostri tempi.
Lonneke Gordijn | Artista e co-fondatrice dello studio DRIFT Quayola | Artista
2. Intelligenza Collettiva: Nuovi orizzonti nelle Collaborazioni sul Design
Si indagano i principi fondamentali della collaborazione nel mondo delle innovazioni, creando un equilibrio tra metodologie di creazione guidate dalla tecnologia e biofilia – che esplorino materiali alternativi o bio-algoritmi, e mostrando cosa significhi oggi un design “sostenibile”. Dall’ingegneria dei materiali, alla costruzione di ambienti di vita automatizzati o di soluzioni rigenerative di scala sistemica a livello terrestre o ultra-planetario, i relatori testimoniano la collaborazione radicale tra settori, forme di conoscenza e narrazione, collegandoci a un futuro-presente di meraviglia, speranza e potenziale concreto.
Brendan McGetrick | Direttore creativo del Museum of the Future, Dubai
Erez Nevi Pana | Fondatore dello studio Erez Nevi Pana
Alfredo Munoz | Fondatore dello studio ABIBOO e di FutuverseTM
Claudia Pasquero | Co-fondatrice di ecoLogicStudio
Modera: Aric Chen | Direttore generale e artistico di Het Nieuwe Instituut, Rotterdam
3. Design Thinking in Action – IN COLLABORAZIONE CON ELLEN MACARTHUR FOUNDATION
L’immersione in un senso ampliato di costruire con l'ambiente, dove si creano strategie in cui nuove alleanze tra stakeholderscreativi, aziende, governi e comunità - possano garantire un futuro
equo e sostenibile, per un mondo oltre-cheumano. Il panel riporta casi studio e storie incentrate sul cambiamento legato a food systems e food design, dove la sostenibilità e la circolarità sono al centro di strategie di azione, ricerca e sviluppo dal settore produttivo a quello educativo e di attivismo culturale.
Gaëlle Le Gélard | Design manager di Elle MacArthur Foundation
Jon Gray | Co-fondatore di Ghetto Gastro Matteo Vignoli | Fondatore di Future Food Institute
Modera: Spencer Bailey | Co-fondatore di The Slowdown
MEDIA PARTNER 2022
Anche nella sua terza edizione, NEXT DESIGN PERSPECTIVES si avvale delle media partnership di: AD Italia, Domus, Elle Decor Italia, Interni, Living e Pambianco Design.
FONDAZIONE ALTAGAMMA
Altagamma riunisce dal 1992 le migliori imprese dell’Alta Industria Culturale e Creativa che promuovono nel mondo l’eccellenza, l’unicità e lo stile di vita italiani. Unica per la sua trasversalità, Altagamma accoglie 113 brand dei 7 settori della moda, del design, della gioielleria, dell’alimentare, dell’ospitalità, dei motori e della nautica, che insieme accumulano più di 10.000 anni di storia e 25 partner. La Mission di Altagamma è contribuire alla crescita e alla competitività delle imprese dell’industria culturale e creativa italiana, offrendo così anche un contributo allo sviluppo economico del Paese. In un mercato mondiale di quasi €1.200 miliardi, l’alto di gamma italiano rappresenta un’industria di €126 miliardi, in Italia, e fornisce un contributo al PIL del 6.85%. Coinvolge 1.922.000 occupati, tra diretti e indiretti. www.altagamma.it
BEATRICE LEANZA
CURATRICE, 3A EDIZIONE DI NEXT DESIGN PERSPECTIVES
Cultural strategist, curatrice e critica, Beatrice è diventata una figura di riferimento nel settore del design e delle arti contemporanee grazie alla sua conoscenza unica della scena creativa cinese e delle regioni asiatiche, e a una pratica critica fondata sull'impegno sociale, la costruzione di comunità e il place-making applicato all'attività istituzionale e culturale. Ha vissuto a Pechino dal 2002 al 2019. Beatrice è il direttore del MUDAC - il Museo di design contemporaneo e arti applicate di Losanna (a partire dal 1° gennaio 2023). È stata direttrice esecutiva del MAAT –il Museo di Arte, Architettura e Tecnologia di Lisbona (2019 - 2021), direttrice creativa della Beijing Design Week (2013 - 2016) ed è cofondatrice di The Global School, un progetto di pedagogia alternativa nella ricerca applicata al design e impatto sociale.
HARRY MIESBAUER
Eleganza, armonia e velocità
Harry Miesbauer, architetto e yacht design: come nasce la passione per lo yacht design?
La passione per la nautica mi è stata tramandata da mio padre. Già in giovane età regatavo sui laghi austriaci a bordo di derive. Ad ogni modo, la carriera da yacht designer diventa il mio lavoro quasi per un caso fortuito: nel 1996 lavoravo come Head of Mechanical Engineering & Development per un'azienda in Salisburgo in tutt'altro campo. Un lavoro sicuramente stimolante ma nel quale mancava l'aspetto nautico. Personalmente coltivavo l'idea di un progetto che fosse più attinente a questa mia aspirazione. E così un giorno, sfogliando una nota rivista di nautica, ho trovato un annuncio per alcune posizioni all'interno della Solent University a Southampton (UK). Intrapresi quindi il corso di Yacht & Powercraft Design, un'opportunità che colsi a piene mani lasciando indietro un lavoro avviato e vita privata al fine di costruire il sogno di una nuova carriera.
Quali sono state le tappe e gli studi con i quali ha collaborato? Nella pausa estiva dall'università decisi di fare esperienza propriamente nel campo della progettazione a vela e così conobbi Luca Brenta che mi coinvolse sin da subito in progetti di totale avanguardia. Questa è stata una collaborazione che si è protratta fino al 2000 quando accettai una nuova sfida con German Frers Naval Architecture per la progettazione delle barche per la Coppa America del team svedese, Victory Challenge, e anche le imbarcazioni per la Ocean Race. Nel 2004 torno nello Studio Brenta però come Partner & lead yacht designer.
Quando nasce lo studio /H/arry Miesbauer?
Il mio studio nasce nel 2007 a Como sulla spinta della continua richiesta di progettazione di imbarcazioni custom. Poco dopo inizia la collaborazione con la famiglia Frauscher con la quale sono nate imbarcazioni innovative quali Fanton, Mirage, Demon e Ghost. Le caratteristiche che accomunano queste barche a motore sono l'eleganza, il design ma soprattutto la velocità.
Come si sta comportando il mercato diportistico in Italia?
Meglio motore o vela?
Il mercato della barca a motore ha sempre una posizione di vantaggio ma ci sono segnali apertura con una grande ripresa data anche la necessità di ricercare soluzioni più green.
Per la nautica a motore: quali sono i nuovi trend?
La nautica a motore sta attraversando un momento di rivoluzione sia per l'avvento della tecnologia foil - già utilizzata dalla marina militare americana nel 1960 - sia per quanto riguarda la propulsione. L'utilizzo dei motori elettrici porta dei vantaggi all'ambiente a livello diportistico seppur dovremmo trovare nuove fonti di energia ad esempio per la navigazione delle grandi navi da crociera.
La continua sfida tra velocità, forme e confort. Quale è il vostro approccio per accontentare tutti questi fattori in una progettazione?
Il balance tra questi fattori è la chiave per l'armonia di un progetto. Ad ogni modo il peso gioca il ruolo fondamentale per le prestazioni dei progetti per le mie imbarcazioni. L'estetica è funzionale e la mia filosofia progettuale differisce dall'ideazioni di "case sull'acqua" con l'utilizzo di materiali prettamente terrestri come il marmo o la pietra.
Scuderia 65 progetto: quali sono tutte caratteristiche peculiari di questi yacht crociera/regata?
Sono imbarcazioni delineate dalla tecnologia avanzata e all’avanguardia: le linee eleganti dello scafo e la coperta pulita, utilizzo di materiali compositi, migliori accessori e attrezzature disponibili per le barche a vela. Prestazioni e confort sono gli elementi basilari: una barca votata alla regata senza dimenticare il confort di bordo. I dettagli sono curati anche e soprattutto nello studio meticoloso delle proporzioni. Uno stile minimal che connota la barca che si contraddistingue per l'armonia degli interni essenziali. Tutto ciò senza tralasciare una sensazione di calore dettata anche dall'uso sapiente dei colori impiegati. La disposizione interna partendo da prua è divisa in zona armatore, dinette, zona ospiti e equipaggio oltre ai locali tecnici e sala macchine. Di fatto sono lieto che abbiamo ottenuto quest’anno l’ambitissimo A’ Design Award nel quale si sono riconosciute le qualità estetiche e le alte performance nella navigazione dell'imbarcazione.
Progetti futuri?
I progetti futuri sono molteplici e quasi tutti a vela. Desidero tornare alle "origini" seppur con qualche eccezione. Il mio proposito rimane comunque il medesimo: creare imbarcazioni che rispecchiano l'eleganza e non semplicemente la moda estemporanea; che nonostante il passare ineluttabile degli anni, i miei clienti e proprietari possano avere piacere nell'apprezzare le forme e le linee delle proprie barche.
La nostra domanda di rito: gli ultimi sei brani della sua playlist. Ascolto molta musica classica e jazz
• Antonin Dvorak, Piano Quintet No.2 op 81
• Steve Reich, Pet Metheny
• Morten Schantz, Godspeed
• Daniel Herskedal, Time of Winter
• Antonin Dvorak, Violin Concerto in A Minor Op.53
• Jacob Collier, Hideaway
32ESIMA BIENNALE D’ANTIQUARIATO
A cura di Carla Cavicchini Firenze esporta l’arte in tutto il mondo
“Sono molto onorato di essere la madrina di questa bellissima manifestazione. Sarò Chiara Ferragni della Biaf in risposta alla sua visita di qualche mese fa agli Uffizi. Ho tagliato finalmente un nastro dopo aver tagliato tanti capelli. Amo l’arte, amo questa città e, ammirare tanti capolavori in una volta sola è veramente una grande emozione.” Dissacrante, punzecchiante e divertente come sua consuetudine, anche stavolta “Pierino la peste” alias Piero Chiambrietti si è presentato alla 32esima Biennale d’Antiquariato a Palazzo Corsini durante il consueto taglio del nastro da parte del primo cittadino Dario Nardella, del Governatore Eugenio Giani e del segretario generale della Biaf Fabrizio Moretti. Precedentemente Nardella nel Salone dei Cinquecento in occasione della cerimonia inaugurale aveva osservato l’importanza da parte delle istituzioni nel sostenere il mondo degli antiquari aprendo anche una ‘finestra’ nei confronti dei giovani interessati a tale settore, concedendo loro sostegno ed aiuti.
E mentre Giani vedeva in tale manifestazione - unica a mondo - una vera e propria fonte d’orgoglio per Firenze non mancando di donare l’appoggio della Regione stessa al Comune di Firenze ed al
segretario Moretti, evidenziava poi il forte impegno di coloro che operano davanti ad antiquari d’altissimo prestigio, incentivando inoltre l’acquisto di opere varie, presso prestigiose case museali. Sorridente e soddisfatto, anche Fabrizio
Moretti nel riscontrare un momento ricco di vere e proprie opere maestre, accompagnato a piacevoli eventi sparsi nel cuore fiorentino. “Questa è la Biennale della rinascita post-Covid con grandi collezionisti, direttori e curatori dei musei che stanno arrivando da tutto il mondo per tali giornate inaugurali. È bello vedere la nostra arte ‘esportata’, inoltre concordo sul fatto d’incentivare sempre più l’accordo con le istituzioni segnalando l’orgoglio della Biaf di aver creato un buon indotto, a cui hanno volto il pensiero importanti direttori museali, e valenti mercanti d’arte.”
Molti gli espositori, ma, soprattutto, va segnalato un risveglio di interesse da parte degli acquirenti. Uno di questi il ben noto critico d'arte Vittorio Sgarbi, al quale non poteva sfuggire l'occasione per arricchire il “MART Rovereto”, di cui è Presidente, con un'opera di Felice Casorati, un bassorilievo in gesso su cui è caduta la sua attenzione, che poi si è aggiudicato per un valore di circa 200 mila euro.
Sullo sfondo di tutto ciò una proposta di Sgarbi è quella di costituire una rete e un fattivo dialogo tra gli antiquari che, lungi dal considerarsi concorrenti, diventino dei 'segnalatori' per lo Stato così da unire la ricerca e lo studio verso quelle opere ancora sconosciute, ma che a pieno titolo meriterebbero di entrare nei migliori musei. Vittorio Sgarbi non ha mancato l'occasione per dire la sua riguardo all'attuale normativa italiana di autotutela delle opere d'arte, in particolare sulla licenza di esportazione che lo Stato concede ai mercanti d'arte, ma che poi si riserva di revocare entro 12 mesi, qualcuno dice addirittura anche oltre. Il critico d'arte ha citato il caso, avvenuto una ventina di anni fa, di un dipinto giudicato esportabile ma che poi, una volta pulito ed attentamente valutato, si era rivelato un Giotto. Adesso si trova a Londra, e lì è cominciata tutta una polemica. Non si può vendere e lo Stato continua a pretenderne la restituzione. Sempre Sgarbi cita poi il caso che l'ha visto protagonista nella stima di autenticità di un Rubens. Esaminato il dipinto insieme al pittore Botero, l'opera non venne riconosciuta appartenere al pittore fiammingo e quindi ottenne l'autorizzazione
all'esportazione, ma quando essa arriva al Getty Museum e viene esposta, qui si capisce l'autenticità. Inizia allora tutta la trafila delle polemiche e dei procedimenti legali. Meglio sarebbe stato, suggerisce Sgarbi, stabilire una sinergia tra lo Stato e gli antiquari, che sono quelli che effettivamente ricercano e studiano le opere, e stabilendo poi un budget di 5 milioni di euro per 20 musei e permettere
l'acquisto delle opere più significative. Un momento quello alla Biaf dove Il sindaco di Firenze Nardella ha peraltro ribadito l'interesse dell'Amministrazione a trattenere a Firenze la scultura manierista de il ‘Laocoonte’, gruppo scultoreo del Fiorentino Vincenzo De Rossi
Decisamente generoso il raccolto alla Biaf di sette opere da parte delle Gallerie degli Uffizi composto da 4 dipinti, due sculture
e un disegno, quest’ultimo regalato al Museo. Il dono da parte dell’antiquario Enrico Frascione del disegno del pittore veneziano del Cinquecento Carletto Caliari, è: “Giovinetta con cane” opera preparatoria per un quadro oggi custodito al Louvre di Parigi. Tra gli acquirenti non è mancata inoltre l’acquisto anche da parte della Galleria dell’Accademia di Firenze. Questo poiché nella più antica mostra del “Mercato al mondo” riferimento assoluto per la grande arte italiana, i tesori di 80 gallerie italiane e straniere che spaziano dal ‘500 all’800, mostrano un ‘corpus’ notevolissimo che, oltre ad ammirare, è possibile acquistare portandoseli a casa. Succede nel fastoso Palazzo Corsini che, più che un palazzo, sembra una reggia affacciata sull’Arno visto che la Biaf è infatti l’unica fiera al mondo a tenersi in un edificio storico d’immenso valore. Godendo una delle più belle viste direttamente su Ponte Vecchio, in compagnia d’un buon drink, lo spettacolo da anni ed anni è assicurato, segnalando da sempre l’altissima presenza italiana e straniera. Il nuovo allestimento curato dall’interior designer, scenografo e regista Matteo Corvino, ha presentato il meglio della grande arte italiana dal Rinascimento Fiorentino al grande Novecento italiano ed internazionale. Questo unito alle emozionanti visioni di sculture e reperti romani, etruschi e
medievali con tanto di arredi, disegni, gioielli, ceramiche, accanto ad esempi del design italiano ed internazionale capace di plasmare il gusto del più recente secolo. Tutto questo unito al piacere di confrontarsi con antiquari ammirati e stimati in ogni parte del mondo visto che alla ricerca, restauro e studi approfonditi in merito, dedicano la loro vita. Pertanto una passione contagiosa magnificamente accolta dalla 32esima Biennale d’Antiquariato a Palazzo Corsini in quel di Firenze.
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In occasione della Biennale di Antiquariato di Firenze svoltasi nel mese di settembre a Palazzo Corsini, l’antiquario Giorgio Baratti è ritornato nella città gigliata celebrando i 60 anni di attività, nonché i 40 anni della sua Galleria milanese.
Estremamente gentile ed affabile racconta: “Ho avuto la grazia divina di continuare ad amare cose che continuano a regalarmi emozioni nella vita e mi ritengo fortunato in quanto faccio ciò che amo profondamente. E questo è fondamentale per vivere meglio. Sicuramente c’è una rinascita dell’arte antica, delle nostre radici, poiché non esiste nessun futuro, nessuna emozione senza attingere ad esse. Quest’anno la ‘Biaf’ (Biennale Internazionale di Antiquariato Fiorentina) è particolarmente bella e ricca, esiste un grande fermento in merito, un momento veramente straordinario. Finalmente torniamo ai ‘fondamentali‘ con il dovere di proteggere spiegando ai nostri posteri ciò che i nostri avi hanno fatto nella nazione ove esistono le maggiori eccellenze al mondo.”
Lei è titolare di due importanti gallerie: a Milano e qui, proprio nella città gigliata.
“Esatto, a Firenze esporrò molti pezzi anche d’altissimo valore in considerazione del fatto che non sono proprietario delle opere
GIORGIO BARATTI
L'antiquario filosofo
A cura di Carla Cavicchini
d’arte in quanto le ho semplicemente in uso. Non credo alla proprietà bensì all’uso delle cose che debbono sopravvivere. La nostra vita stessa è in uso, pertanto le mie opere appartengono alla collettività ed io le proteggo. Eventualmente le promuovo facendole promuovere, installare, pulire, studiare in quanto io stesso le studio. Parlo di tutto questo con grande passione in ambito anche di riconoscimento verso i miei dipendenti che, giustamente, devono essere ben stipendiati. Tutto questo nell’ottica che… essere il più ricco del cimitero non mi interessa proprio essendo il più felice del cimitero!”
Da come lei si esprime è per il mercato fruibile dell’arte. Dove si riscontra maggior e interesse, in terra dantesca o nella città della ‘Madunina’?
“Osserverei nella Lombardia, Milano, poiché l’antiquariato fino a qualche tempo fa rappresentava una condizione sociale: oggi l’arte contemporanea si sta affacciando prepotentemente, ma esiste ancora qualche raffinata anima capace di capire quanto è importante l’arte figurativa. Forma e poesia, anche filosofia…il mio sentore riscontra che si è abbassata la qualità e quantità dell’offerta, ma sento che tutto tornerà come prima. Alla mia tenera età ho osservato, assistito, ai vari cambiamenti sia nel migliore modo che peggiore. Adesso è tutto difficile per il mondo intero, per l’arte tutta, anche nella nostra nazione meravigliosa. Amo Firenze con tutto me stesso, in modo viscerale e sono orgoglioso di essere fiorentino e… ecco, avverto che siamo alla rinascita in questo settore, verso vie nuove ed illuminanti”.
Non a caso Firenze vanta una tradizione forte e fiera nel campo antiquario. “Decisamente, i fiorentini sono un popolo combattente, gli eredi dei Medici, delle Signorie. L’arte contemporanea offre miraggi sulla possibilità di acquisire delle opere che poi possono essere vendute dopo qualche anno a cifre molto più alte, proprio a differenza dell’antiquariato. E su questo non sono d’accordo, in quanto bisogna saper ben scegliere, ma non solo
in questo campo, bensì anche nella vita facendo buone scelte, nelle amicizie, professioni e sentimenti. In virtù di questo, a poco a poco, lo smarrimento si trasformerà anche per i giovani. Prossimamente terrò delle lezioni all’Università Cattolica di Milano sul mercato dell’arte in quanto ribadisco, abbiamo il dovere di proteggere le eccellenze a noi donate. A questo proposito rilevo che, essendo nato a Borgo San Sepolcro ed abitando a Milano e Firenze, sono profondamente italiano. Quando in età più giovane andavo egli Stati Uniti per fare consulenze presso la “National Gallery” di Washington per i mobili di civiltà italiana, mi dicevano: “lei è italiano, ed io: toscano, ed oggi mi sento italiano.”
Ci racconta di qualche bella opera qui esposta?
“Certamente, magari sotto la guida del mio curatore, profondo conoscitore della materia.”
Fabio Obertelli ci accompagna adesso in questo piccolo ma interessantissimo tour artistico rispondendo alle nostre mille domande.
“Questo “Nudo maschile” molto plastico, è del pittore parigino Jean Francois Lagrenèe ed è veramente un bellissimo capolavoro. L’artista lavora alla Corte Francese sotto la reggenza di Luigi XV (1740-1770) e come vede si nota la sua aderenza alla cultura pittorica italiana. Lagrenèe viene chiamato in Francia il nuovo Albani poiché richiamante il classicismo pittorico. È un’opera del 1760, quando l’artista si trasferisce presso la corte di Caterina La Grande, in Russia a San Pietroburgo. Non è un ‘Cristo deposto’, come qualcuno potrebbe osservare grazie a tale iconografia capace di trarre in inganno: in realtà è un ‘Nudo accademico’ su rovine classiche. Questo è invece il ‘Martirio di S.Agnese’ opera di Jusepe de Ribera e terminata da Fracanzano suo allievo che lavorava nella sua bottega. Una tela di grandi dimensioni
che è stata esposta recentemente anche alla mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi in Olanda, ed ancora in Giappone e Sapporo al “Museo delle Belle Arti”.
E questo bellissimo mobile in legno così vivo e palpitante?
“È una credenza certosina della seconda metà del ‘400. Un manufatto totalmente integro anche esteriormente nei suoi assetti decorativi. Il piano superiore nel secolo scorso presentava una laccatura azzurra che, tramite un restauro è stata poi tolta sino a far riemergere la sua decorazione originale mantenutasi –caso unico – abbastanza completa meno alcune parti dovute all’usura. La cosa bella di questo mobile da sacrestia, che conteneva paramenti liturgici con tarsie rimaste integre, è dovuta al fatto che non si conoscono altri esemplari uguali: vi sono modelli simili sempre per mano dei frati
della Certosa, ma non uguali, conservati al Museo Bardini e Museo del Bargello. La quotazione? 290.000 euro trattabili considerandone l’unicità e tale imponenza integra, conservata benissimo.”
Ritorniamo a colloquio con l’antiquario Giorgio Baratti gli chiediamo cosa conserva nella sua abitazione milanese. “Ogni cosa che non sono riuscito a capire poiché vede, è molto difficile cercare di capire: però se ti applichi, questo sarà una buona strada, un’ottima palestra. Già. Vivere per cercare di capire! E ciò che non comprendo in un dipinto o scultura, interloquiamo assieme facendomi arrivare messaggi in proposito. Rimanendo basilare il concetto che tutto quello che possiedo è in uso.”
Inevitabile parlare della recente pandemia…
“Certo che ha impaurito, non poco. Rimane che la forbice si è allargata in quanto non esiste più la classe media: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono aumentati. Le persone maggiormente abbienti compravano quando erano più sereni visto che l’acquisto segna un escalation sociale; consideriamo che coloro che amano profondamente l’arte, sono storici ed appassionati del settore che, talvolta, non hanno danaro. Capitano! anche se le persone più sensibili sono meno capaci di guadagnare, chi invece mira al guadagno spesso è spietato, e spesso non si rende neanche conto di cosa ha di fronte. Io, personalmente ho venduto 50-60 quadri in tutti i musei del mondo osservando che è determinante amare le proprie scelte giocando con la vita per non stancarsi.”
Il pezzo più costoso venduto.
“Un quadro di Rubens, ‘La morte di Sansone’, venduto in Italia e poi andato a Malibu al Museo Getty, per 10 milioni di dollari nel 1992. Attualmente gli Uffizi hanno visitato qui i miei due stand e… vedremo. Ho uno splendido avorio e persino un bronzo del Filarete, scultore fiorentino che lavorò al Castello Sforzesco di Milano. Possiedo anche quadri da mille euro ma non li ho portati qua.”
Quindi oggetti per comuni mortali. “La proprietà delle cose non serve, le cose bisogna amarle. Innegabile a mio avviso citare Cesare Musatti, il papà della psicanalisi nonché filosofo, che stato per altro mio grande amico, ed ancora Paolo Volponi vera e propria mente eletta. Il denaro si guadagna facilmente quando non ci si occupa del danaro e quando non ne siamo ossessionati. Tutto viene più facilmente, l’importante è credere in noi stessi ed in quello che facciamo. Personalmente spero di avere quella sensibilità per poter essere capace di comprare delle opere ‘sporche’ da restaurare in qualche piccola asta, mercato, etc. Da ben 55 anni faccio questa professione conoscendo decine e decine di persone alle quali ho comprato, venduto, …e questo anche a coppie ‘scoppiate’ oppure più unite. La vita è questa, anche
se da vecchio – ride – farò tante cattive azioni.”
Prima parlavate della Lituania. “Esatto, presso il Governo della Lituania, al Museo dei Granduchi della Lituania, ho portato 84 opere facendo un lavoro enorme. Col prof. Giovanni Guidetti, valentissimo storico dell’arte, abbiamo poi fatto un bellissimo catalogo, veramente stupendo, d’oltre 715 pagine scritto in italiano, inglese e lituano. Pensi che pesa 3 kg! interloquendo poi personalmente con il Governo, col direttore del Museo, con i vari ministri, col Presidente del Consiglio dei Ministri ed anche l’Arcivescovo. Persone che hanno promosso tale mostra mentre io parlavo di fronte a 300 persone in traduzione simultanea.
Alla fine, ho concluso che non può esserci nessun futuro in nessun paese senza attingere alle nostre radici. Mi hanno poi ringraziato davanti ad un centinaio di ambasciatori e 90 giornalisti. Parlo d’una vera e propria moltitudine di persone estremamente attente, presentando un capolavoro di Mattia Preti, dei quadri del ‘500-600 assolutamente meravigliosi, un bronzo del Filarete precedentemente esposto al Museo Maioli di Parigi per la bellissima mostra sui Borgia, ed ancora
sculture stupende. Ah…anche una piccola ‘Natura Morta’ di Nuvolari quale piccolo capolavoro dipinto su ardesia, la provenienza è della famiglia Corsini con cornice originale Corsini.”
Come si è trovato con i lituani?
“Meravigliosamente bene! Hanno una grande voglia di scambi culturali, amando profondamente la nostra Italia e le nostre eccellenze. Tutto quello che è italiano è come se lo divorassero tanto che il capo delle delegazioni straniere verrà a trovarmi a Firenze insieme ad altre autorità nonché restauratori, per la prossima mostra del 2023-24. Basilare sapere che tutto ciò che facciamo per gli altri è vitale per la nostra immortalità.”
MIRACOLO A MILANO
Daniela Rambaldi è una donna molto bella dal volto luminoso e capelli corvini incorniciato da un bel paio d’occhiali richiamanti ali di farfalla. Figlia dell’artista ed effettista Carlo Rambaldi creatore di E.T nonché d’altri prestigiosissimi lavori vincendo vari Oscar, è sempre impegnatissima nei suoi viaggi di lavoro che la portano a dividersi tra l’Italia e l’America. Questo soprattutto nel ruolo di Vice-Presidente della “Fondazione Carlo Rambaldi”: Victor Rambaldi, invece, suo fratello, ne è Presidente.
Incontrata a Venezia mentre riceve il “Premio ITTV Kineo per la Fondazione Rambaldi” racconta che è giusto ricordare il padre soprattutto in funzione di “E.T.”, visto che sono trascorsi 40 anni dalla nascita di quel simpatico e panciuto ‘alienetto’. “Inoltre essendo il decimo anniversario della scomparsa di mio papà, considero tutto questo un doppio anniversario che, a parer mio, si abbraccia piacevolmente. Pertanto sono estremamente onorata ed orgogliosa, poiché un premio è sempre un riconoscimento di ciò che si realizza riuscendo a portarlo avanti.”
“E.T.” fu un vero e proprio successo planetario. Secondo lei perché?
“Penso proprio che la risposta sia uguale a quella di 40 anni fa dal momento che abbraccia delle tematiche sociali molto importanti quali l’empatia, l’inclusione, l’amicizia ed altri valori ancora riscontrabili tutt’oggi. E, poi, diciamolo francamente, a chi non piaceva quel tenero alieno lasciato nel nostro mondo?”
Se non sbagliamo fu Steven Spielberg il regista del celebre film. “Si, proprio lui!”
Entriamo allora nel vivo di tali celebrazioni che, come spiegato prima, si terranno a Milano.
“Si, sabato 5 novembre al cinema Arlecchino vicino a Piazza Duomo dove alle 20,30, ci sarà la proiezione di “E.T.”, mentre il giorno successivo alle ore 15 alla “Cineteca MIC” in via Fulvio Testi n. 121, ci sarà l’inaugurazione della mostra sino al 29 gennaio 2023. Una bella opportunità per vedere una bella carrellata dedicata al back-stage della creazione di “E.T.” in cui verranno esposti tutti i progetti di mio padre: dalla prima bozza, ai disegni tecnici ed altro ancora, arrivando alla creazione di questo attore animacronico. Un momento che si presterà anche per il “Premio Rambaldi” quale iniziativa nata nel 2015 denominata “E.T. Sotto le stelle” che, per la prima volta non sarà tenuta in Calabria, bensì come detto prima, inaugurata proprio nella città della ‘Madunina’, Milano.”
Supponiamo proprio che il ruolo di vice-presidente della “Fondazione Rambaldi” l’assorba decisamente molto. “Beh… effettivamente era iniziato come un hobby in quanto sono stilista di moda, tuttavia ho lasciato poi un po’ la mia professione per dedicarmi totalmente a tali iniziative che sono diventate sempre più importanti sia a livello nazionale ed internazionale. Pertanto via libera a work-shop, master-class, corsi su effetti speciali, cercando inoltre di creare un canale preferenziale nell’ambito dei trucchi cinematografici tramite una sorte di ’ponte’ con gli Stati Uniti.”
“E.T.” nella città della MaduninaDaniela Rambaldi
In quale maniera?
“Tramite un’attenta e buona formazione degli studenti, catapultandoli poi nel modo hollywoodiano.”
Da come si esprime ed in virtù di questa luce che ha negli occhi sembra esista molto interesse in merito. “Assolutamente, da qui è nata l’idea di creare un’altra associazione, l’Antes che racchiude tutte le regioni italiane. Abbiamo di conseguenza sedi in tutt’Italia, iniziando dal corso base tramite il trucco cinematografico: poi in base al talento dello studente, proprio quest’ultimo viene indirizzato a corsi più impegnativi.”
Che bello pensare a quest’America così vicina a tali progetti, ai nostri ideali, magari seguendo il faro lucente di “E.T.” Già, quella fosforescente lampadina posta sull’indice del tenero e simpatico extra-terrestre, che non smette mai di intenerirci.
POVERI, BELLI E TALENTUOSI
Nano: l'uomo che disegnava i sogni
A cura di Carla CavicchiniViene spontaneo citare il bel film di Risi che tanto fece innamorare l’Italia, con quelle splendide e prosperose fanciulle desiderose di farsi mettere la ‘fede’ al dito da quei due ‘fustoni’… incapaci tuttavia di metter la testa a posto. Nonostante il titolo giusto fosse: “Belle ma povere”, la moglie di Silvano Campeggi - bionda ed ancora frizzante signora Elena – così ricorda dolcemente il suo ‘Nano’, deceduto nel 2018, considerato a pieno titolo uno dei più importanti artisti che tanto ha dato alla cinematografia del ‘900. Ciò grazie alle sue illustrazioni, capaci di segnare uno spaccato di vita cinematografica. Già, tanto da essere stato catalogato “Pittore del cinema”.
A colloquio con lei, nella bella campagna di Bagno a Ripolisua dimora - ci accoglie con gran sorriso e, parlando, parlando, il ricordo è così vivo che sembra di avvertire la presenza ed il respiro del grande ‘Nano’, nel bel mezzo delle sue creature esposte su tavoli, alle pareti, ed ancora illustrazioni varie che piacevolmente colorano l’abitazione.
“Sono appena rientrata da Collodi, in quanto ospite come moglie di Nano che nel 2000 aveva illustrato ‘Pinocchio sono io’, precedentemente presentato a Taormina, Napoli, Palermo e San Giorgio a Cremano, ove ebbe i natali il compianto Massimo Troisi. Un libro attualissimo che la Fondazione Collodi ha chiesto di presentarlo anche a Los Angeles, ad anno nuovo. Vedremo. Anche perché nel gennaio del 2023 sarà celebrata la data del suo centenario dalla nascita (di Nano n.d.r.). In merito sono stata contattata dal direttore dell’Istituto Italiano di New York che verrà proprio qui a trovarmi, per visionare buona parte di questo immenso lavoro e… se son rose fioriranno! In progetto c’è anche l’annullo filatelico in onore a Nano. Annullo tra l’altro a lui concesso precedentemente per il ritratto
che fece a Salvo D’Acquisto, esposto presso il comando generale dei Carabinieri di Roma da cui ha sempre ricevuto importanti commissioni sulla Resistenza, ispirandosi ai principi della democrazia e dell’antifascismo. Esiste una bellissima pubblicazione in merito.”
Il lavoro non gli è mai mancato. Questa casa ha molto da raccontare. “Beh... parliamo d’un ‘corpus’ notevolissimo, che supera tremila opere e che dovrebbe avere una degna collocazione per le generazioni future. È venuto recentemente uno dei figli di Audrey Hepburn, Sean, commuovendosi non poco nel rivedere la madre in sella alla mitica Vespa. Come vede è somigliante! Come una goccia d’acqua.”
Coi suoi bei occhioni da cerbiatta. Se non erro realizzato per ‘Vacanze Romane’. “Si, esatto. Anche la “Fondazione Gregory Peck è interessata all’acquisto dei molti lavori di Nano come del resto Veronica De Laurentiis che vorrebbe vedere la mamma, Silvana Mangano in “Riso amaro”, raffigurata in questi splendidi capolavori. Abita in America, tuttavia, se vuole, la casa è aperta anche per lei. D’altronde è giusto perpetrarne la memoria. Un artista non è della famiglia, bensì del mondo intero! Parliamo di cose stupende, uniche, e se musei o altre istituzioni desiderano visionare queste opere perché no? Anzi, se ci fosse un ente capace di rendere degna memoria a simile artista sarebbe graditissimo. Consideri che la storia del cinema l’ho vissuta in prima persona, testimone del ‘900, con ricordi limpidissimi, a cui spesso mi affido commuovendomi.”
Siamo ad orecchie tese.
“Silvano è a Roma nel 1945, ‘Nano’ già lavorava per la Metro Goldwyn Mayer facendo il primo manifesto per il film ‘Aquila Nera’, con Rossano Brazzi e Gino Cervi, ed ancora ‘Casablanca’, ‘Ben Hur’, ‘Via col Vento’, ‘Gigi’, ‘Mai di domenica’, ottenendo riconoscimenti altissimi. Lavorava anche per la Warner Bros, la Dear Film, l’Universal, ed ancora la Rko Pictures e mi sembra altre ‘case’ ancora. La capitale in quel periodo rappresentava una grande piazza per i produttori e tutti erano a conoscenza delle sue capacità”.
In America quante volte siete andati? “Ventinove volte. Los Angeles, New York, Philadelphia, Atlanta, Carolina del Nord a visitare il Museo dedicato ad Ava Gardner. L’aveva precedentemente disegnata per “La contessa scalza”, ’Mokambo’ ‘Show Boat’ “Marciapiedi di New York” e… e qui racconto quell’aneddoto nell’insistere a volermi far pagare 5 euro d’entrata. Capito poi, seppur con fatica, che ero la moglie di Campeggi, il direttore generale fece arrivare una troupe intera per una magnifica intervista.”
Al Museo del “Lincoln Center, alla inaugurazione del 2008, furono esposti ritratti di attrici ed attori che mio marito aveva conosciuto; Ava Gardner, Humprey Bogart, Mastroianni ed altri ancora. L’aiuto di ‘Cinecittà’ fu invece una débacle e… vollero addirittura essere pagati!! Tuttavia fu una bella mostra d’oltreoceano visitata da più di 50.000 visitatori! Certo che l’esperienza insegna, tanto che in decenni e decenni di duro e sano lavoro, spesso e volentieri ci ‘barcamenavamo’ da soli visti gli aiuti non sempre all’altezza.”
Nel 1958 ho conosciuto Elisabeth Taylor in casa di Luki Baume, direttore artistico della Metro Goldwyn Mayer, che è stato mio compare di nozze. Eravamo spesso ospiti in casa sua, ci legava una profonda amicizia, tanto che gli portavamo i tipici piatti toscani, degustandoli insieme magari a notte fonda visto che cenavamo a simili orari. Fu proprio lì che incontrammo la celebre diva ‘dagli occhi viola’ che a Roma volle conoscere Nano, visto che l’aveva ritratta magnificamente per: ‘Torna a casa
Lessie’ ‘Cinzia’, “Piccole Donne” ed altri film ancora. Era entusiasta di lui, come del resto Esther Williams, famosa nelle coreografie acquatiche che Nano disegnava senza mettere in risalto i suoi zigomi pronunciati.”
Un buon rapporto, estremamente profondo, era anche con il regista Comencini - uomo bellissimo, dotato di grande charme - spesso e volentieri invitato a cena da noi durante la lavorazione di ‘Incompreso’. Colpito dalla grande bellezza di nostro figlio, da quel bellissimo, fluente, biondo liscio di capelli, chiese a lui d’interpretare il ruolo
del minore nel film ‘Incompreso’. Bene, questo bambino di sei anni, sgranando gli occhioni e rivolgendosi al padre: “Babbo, se è per farti un piacere lo faccio, ma… a me recitare e non me ne importa niente!” E quindi Nano: Spiacente Luigi, ma è giusto rispettare la sua volontà!”
“Con altri ancora ovviamente esistevano rapporti più cordiali e meno amicali, tuttavia ricordo con piacere Marlon Brando, Claudia Cardinale, Alain Delon, James Dean. Di quest’ultimo fummo ospitati direttamente nel suo ranch in California, ed ancora Marilyn Monroe
estremamente dolce e tenera: quando chiese a Nano se doveva spogliarsi, si sentì rispondere: “Mah… faccia lei!”
Su questi schizzi la vediamo con labbra sensualissime rosso fuoco e sguardo dolce in un misto ingenuo-malandrino. “Beh..., la volevano così anche se nel suo intimo più profondo, a parer mio, era un uccellino da accarezzare. Silvano conosceva anche Dino De Laurentiis, nonostante preferisse lavorare per le produzioni americane che pagavano saporitamente al contrario di quelle italiane. Mamma mia, che cialtroni quest’ultimi. Solamente bravi a recitare: “se arriveranno i soldi, se arrivano i soldi”! e quindi... buonanotte, meglio gli States!”. “Avrà capito che parliamo d’un uomo, d’un artista, invitato assieme a me nelle migliori ville americane, svizzere, nonché salotti prestigiosissimi. Non è necessario essere principi e regnanti per essere accolti: lui, ripeto, era un grande, semplice artista.”
“D’altronde non è facile trovare un pittore, disegnatore, ritrattista simile! Era un uomo di grande, grandissimo estro nonché fiuto, grazie ai suoi stili e stilemi, assolutamente unici. Quanto alla somiglianza ritrattistica, si era avvalso della tecnica acquisita grazie agli studi fiorentini con il grande maestro Ottone Rosai.”
Avvertiamo una grande competenza e professionalità, inoltre dal modo come lo ricorda sembra proprio essere stato unico ed irripetibile!
“Per forza! Era un grande, grandissimo disegnatore autodidatta, molto istintivo, riconosciuto da tutti, anche da critici importanti, per le sue creazioni meravigliose: del resto, l’avrà capito, l’americani lo adoravano letteralmente!”
Italiani compresi. “Certamente, tuttavia l’exploit fu in America e come detto, ancora mi cercano!”
Ed eccoci arrivati a “Poveri ma belli!” “Siamo subito dopo la seconda guerra mondiale. Nano, giovane, bellissimo ed affascinante, appena ventenne, fu ‘preso’ dalla Croce Rossa Americana - proprio ‘L’American Red Cross’ - grazie ad una signora per l’appunto americana, titolare di un bar in piazza Duomo a Firenze”. “Sai - gli disse - a Montecatini Terme, cercano un pittore che possa ritrarre i soldati americani; persone ritornate dalla guerra che aspettano di ripartire per tornarsene in patria. Accettò immediatamente in quanto cercava lavoro. E questo accompagnato dalla grande dignità che lo contraddistingueva in tutta la sua bella prestanza! Iniziò quindi a fare centinaia di ritratti alla settimana - aveva
un ‘occhio’ semplicemente unico - spediti poi in America. Fu pertanto un trampolino di lancio di tutto rispetto!”.
Più tardi si trasferì a Roma in Piazza della Stazione assieme a Franco Zeffirelli, Piero Tosi costumista, Mauro Bolognini, Alfredo Bianchini e non ricordo se altri ancora. Eh,… parliamo di giovani talentuosi, prestanti, con volontà d’arrivare. Tanto che i risultati si videro! Con la differenza che Nano aveva la sua professione curata e ben coltivata, mentre quest’altri guardavano al futuro.”
Tipica storia bohèmien
“Si, classico parterre artistico arrivato poi alla fama. Franco Zeffirelli era bellissimo, voleva fare il regista e riuscì grazie anche ai contatti con Visconti; gli altri, anche loro, col tempo fecero strada mentre Nano, già affermato, faceva su e giù da Firenze a Roma, ritornandosene poi nel contado fiorentino.”
Pausa caffè. Lo porge il domestico di Elena Campeggi, mentre ella racconta che questi lavora da lei da un sacco di anni, che è bravissimo e fidatissimo. “Trovarli tutti così!”
Non resta che domandarle il desiderio, oppure i desideri di Silvano Campeggi quando era in vita.
“Si affidava completamente a me lasciandomi carta bianca. Ero la sua segretaria, assistente, manager, moglie, piccolina da coccolare, nonché colei che preparava ottime cene. E questo in piena simbiosi: sempre abbracciati l’un l’altro.”
La vita è anche questa, colorata dai teneri ricordi che tanto addolciscono l’anima. Celebre la frase di Vivien Leigh “Domani è un altro giorno” per il capolavoro di “Via col vento.”
Certo che il mondo è proprio piccolo. Ecco affacciarsi lo splendido manifesto del film con Clark Gable e Vivien Leigh teneramente avvinghiati. L’autore? Beh,… il mitico Nano!
Domani è un altro giorno ma la memoria nei confronti di Silvano Campeggi e del suo ineguagliabile stile rimarrà in eterno.
SILVANO CAMPEGGI
Costa San Giorgio lo vide nascere e la Firenze di allora sapeva ben accogliere i suoi figliuoli, tant'è che al fanciullo Silvano Campeggi è permesso frequentare la casa editrice Bemporad, ove il padre lavora, e lì acquisire familiarità con le tecniche di stampa, i caratteri tipografici, carte e colori, i fondamentali che gli permetteranno di frequentare con profitto la scuola d'Arte di Porta Romana, ove segue gli insegnamenti del maestro Ottone Rosai. Pian piano arriva il successo, clamoroso, anzi clamorosissimo con il primo film da lui illustrato:” Aquila Nera “con Rossano Brazzi e Gino Cervi, vero e proprio record di incassi che lo porta alla ribalta.
Nel salto oltreoceano Campeggi chiamato alla Metro Goldwin Mayer, inizia a firmare i propri cartelloni con lo pseudonimo ‘Nano’. Apprezzato come il pittore delle dive firma oltre tremila manifesti per i maggiori film stranieri del dopoguerra.
Campeggi può vantare ben 64 film da lui illustrati che hanno poi ricevuto i premi Oscar, quali ‘Via col Vento’, ‘Casablanca, ‘Il Cucciolo’, ‘L'Ereditiera’, solo per citarne alcuni. Nel 1960 vince la prestigiosa ‘Spiga Cambellotti’.
La televisione si fa avanti e con essa viene meno anche l'interesse per la cartellonistica cinematografica, ma Campeggi continua la sua opera per conto dell'Arma dei Carabinieri realizzando cinque grandi quadri di battaglie del Risorgimento e un ritratto di Salvo D'Acquisto, utilizzato poi anche da Poste Italiane per un francobollo commemorativo.
Instancabile continua la sua attività negli anni successivi partecipando
a mostre e manifestazioni artistiche, realizza ritratti di personaggi della cultura, della politica e dello spettacolo.
• Nel 1991 diventa cittadino onorario dell'Isola D'Elba
• Nel 1995 espone i manifesti, bozzetti e ritratti di attori a New York in una personale che toccherà anche Filadelfia, Boston e San Francisco
• Nel 1996 esegue 35 pitture sul Calcio Storico per la mostra Silvano Campeggi e il Calcio Fiorentino al Palagio di Parte Guelfa
• Nel 1999 il Comune di Firenze lo nomina magnifico Messere del calcio in costume
• Nel 2007 la mostra 3000 Times. The Art of Movie Poster è al Lincoln Centre di New York
• Nel 2009 nel Castello dei Conti Guidi a Poppi, illustra “Campaldino i colori della Battaglia”.
• Nel 2010 la mostra verso Campaldino all’Oratorio di Santa Caterina a Bagno a Ripoli. Dal Pian di Ripoli alla Battaglia.
• Nel 2012 la mostra “I colori del cinema” nella sala delle Colonne di Pontassieve
• Nel 2013 per i suoi 90 anni il Comune di Firenze gli conferisce il Marzocco
• Nel 2016 nel Palazzo Malaspina di San Donato si tiene la mostra “Nano si racconta”, antologica dell'artista sui suoi 70 anni di attività
• Nel 2017 nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio a Firenze la mostra “Nano fra Divi e Diavoli”
• Il 2018 viene presentato un documentario sulla sua vita: L'Uomo che disegnava i sogni, miglior documentario al “Tiburon International Film Festival”
COVID: TI ANALIZZO, TI SCONFIGGO
posto, fondamentale quindi una particolare attenzione a rivedere il sistema sanitario inglobando anche l’elemento psicologico ed emotivo, facendo ricorso alla biopolitica in quanto l’agire politico si è sempre rapportato alla vita e reciprocamente, la vita ha sempre costituito il quadro di riferimento delle dinamiche socio-politiche. Chiediamo al Presidente Gallicchio: Il motivo di organizzare questo incontro da cosa è nato?
Il
punto di vista nell’ottica del “Lions Club di Morra De Santis
Alta Irpinia”
A cura di Carla Cavicchini
“Le conseguenze fisiche e psicologiche nell’era post-Covid” è stato l’interessante convegno organizzato dal Presidente del “Lions Club di Morra De Sanctis Alta Irpinia” Dott. Angelo Gallicchio e dalla prof.ssa Anna Sessa. Tale club prende il nome dal comune “Morra De Sanctis”, città natale del letterato Francesco De Sanctis, che fu uno tra i maggiori critici e storici della letteratura italiana nel XIX secolo. L’evento ben accolto dalla popolazione vallatese e dintorni si è svolto presso l'Oratorio “S.Maria Stella Del Mattino” di Vallata(AV), con la presenza dell’emerito Prof. Giulio Tarro, assieme ad un parterre di altri relatori ricco ed articolato per fornire informazioni giuste in merito. Un ringraziamento di cuore pertanto al Parroco Don Gerardo Ruberto che ha ospitato presso il sopracitato Oratorio, nonché al sindaco di Vallata Giuseppe Leone, il quale ha ribadito che sarà un appoggio il Suo costante nel voler promuovere iniziative culturali finalizzate a:valorizzare il Territorio, passare informazioni utili per gestire al meglio il “post COVID” e altro, sostenere le imprese nella loro lenta ripresa, utilizzando competenze, risorse pubbliche e private, insomma promuovere la partecipazione culturale come elemento essenziale della vita sociale e politica. Da questo convegno viene fuori un forte desiderio di ricreare rapporti umani anche se con una giustificata ansia e guardare lo spettro del COVID allontanarsi sempre di più e prendere le sembianze di ricordo… in pratica anche se molto provati la voglia di normalità è sempre al primo
“Due anni fa iniziava l’incubo COVID con il paziente zero, che come un’onda anomala ha sconvolto il mondo intero cogliendo tutti di sorpresa, come un nemico che si muove nel buio totale e dal quale è difficile difendersi. Non c’erano risposte, l’unico consiglio la vigile attesa e nel frattempo i morti aumentavano. Due anni di profondo dolore al quale abbiamo il dovere di dare risposte chiare con i nostri convenuti esperti, ricordando non solo le vittime ma anche l’impegno di coloro che hanno combattuto in prima linea. Non è stato facile gestire tale pandemia nemmeno a livello emozionale - nelle vesti di soci Lions. Siamo tutti a conoscenza delle notevoli ripercussioni avute a causa della profonda crisi economica già antica di dieci anni, tra alti e bassi segnata dalla morte di molte attività commerciali e produttive, con ulteriori risvolti drammatici a causa della guerra Russa-Ucraina. La nostra speranza oggi è che il Governo se ne prenda cura in maniera decisa e sostanziale attuando le dovute misure per una possibile ripresa. Nostra ferma intenzione ritornare su tematiche di carattere sociale coinvolgendo esperti e autorità preposte.”
Cosa significa essere un Lions? “Avere un animo buono, arrivare dove c’è bisogno. Non a caso lo spirito di solidarietà è alla base del motto nazionale “We serve”… essere al servizio della comunità dei più deboli, dei diversi e di coloro che hanno bisogno di una mano tesa. I lions sono presenti in oltre duecento paesi assolutamente tutti uniti e solidali. Nel nostro distretto ‘108 YA’ comprendente la Campania, Basilicata e Calabria, operiamo attivamente e, con un pizzico d’orgoglio. È mio desiderio segnalare d’aver ricevuto per mano del Governatore Nicola Clausi, il “Melvin Jones”, la più alta onorificenza lionistica per il mio contributo alla comunità.”
Ci saranno spazi anche per incontri culturali e sociali? “Decisamente, è giusto alzare il sipario soprattutto nelle piccole comunità visto che l’Italia parte dai piccoli borghi e noi siamo un borgo importante e particolare, ricco di storia in questa zona della Baronia che si distingue per l’alta eccellenza.”
Decisamente interessante il primo intervento, quello del Prof. Giulio Tarro, virologo, “Presidente Fondazione De Beaumont Bonelli” per le ricerche sul cancro.
“Indubbio parlare di un alto tema di attualità visto che dal 2020 in poi, il virus ha cambiato letteralmente la nostra routine. Siamo tutti a conoscenza degli antivirali specifici, mascherine, distanziamenti e comportamenti adeguati per una corretta gestione della pandemia, nell’illusione di fermare un virus ormai endemico, asintomatico
LE CONSEGUENZE FISICHE E PSICOLOGICHE NELL’ERA
POST-COVID
11 GIUGNO 2022 ORE 17:30
PRESSO L"ORATORIO "S. MARIA STELLA DEL MATTINO" DI VALLATA (AV)
una cattiva gestione dell’emergenza e dei tagli alla sanità degli anni scorsi. Purtroppo i vaccini non garantiscono una immunità perenne, essi riducono solo i sintomi di una infezione pericolosa soprattutto per gli anziani. Quanto alle nuove varianti, non c’è da preoccuparsi troppo, bastano le terapie orali. Mi è stato domandato poc’anzi se “Il vaiolo delle scimmie” può dare problemi ed io osservo che, così come indicato, non da nessun problema alla specie umana: abbiamo superato fortunatamente il vaiolo anche utilizzando quello dei bovini, addirittura come vaccinazione indiretta!”
PRESENTA E MODERA
Prof.ssa Anna Sessa, ASS. FED-ISA-COOP-CA-KOFOULATIE-FEMINA MALI SALUTI
sociale con tanto di mascherine appresso, negando persino come sappiamo tutti, la semplice stretta di mano.
Dott. Angelo Gallicchio, PRESIDENTE LIONS CLUB DI MORRA DE SANCTIS Giuseppe Leone, SINDACO DI VALLATA Don Gerardo Ruberto
INTERVENTI
Prof. Giulio Tarro, VIROLOGO, PRESIDENTE FONDAZIONE DE BEAUMONT BONELLI PER LE RICERCHE SUL CANCRO
Susanna Petrassi criminologa psicologa , esponeva poi davanti all’attento pubblico, che già Aristotele osservava gli uomini ‘animali sociali’ e che il rintanamento,
Prof.ssa Susanna Petrassi, CRIMINOLOGA, PSICOLOGA
Dott. Michel Maritato, PRESIDENTE ASSO TUTELA
Dott. Fabio Di Blasi, CARDIOLOGO, INTERNISTA
Dott. Antonio Izzo, MEDICO RADIOLOGO, RESPONSABILE SERVICE
Biagio Cefalo, PRESIDENTE CONFEDERAZIONE IMPRESE ITALIA
Carla Cavicchini, GIORNALISTA DI BEESNESS
S.A.S. Principe Don Orazio Scuro, CAPO DELLA SERENISSIMA PRINCIPESCA CASA SCURO D’ALBANIA
sino ad arrivare a veri e propri esaurimenti. Inevitabile pertanto menzionare lo “stress di sindrome post- traumatica” generato da guerre ed altri eventi traumatici tipo terremoti, rapine, che, dotato di buona memoria, si ripresenta nelle persone causando insonnia, depressione, panico. Come membro dell’Associazione Vittime del Reato’ abbiamo notato varie coppie molto unite, decisamente ‘scoppiare’ in tali frangenti anche a seguito di condizioni economiche precarie, arrivando persino a femminicidi, nonché ruoli di vittimacarnefice. È basilare pertanto – terminava – stare vicino ai bimbi e propri compagni, arginando i conflitti avvenuti in tale periodo. Ed ancora vitale proprio per noi “animali sociali”, frequentare le persone e fare ‘squadra’, per buoni scambi reciproci.”
“Praticamente una forma nel perdere contatti familiari, amichevoli, nonché imprenditoriali. Spontaneo segnalare il lavoro svolto con un caro amico per un progetto d’una “Start-up” d’impresa all’estero, fermato dalla morte di questo mio collega. Oggigiorno è raro far progetti a tavolino, prima regnava maggior entusiasmo, adesso, invece, si vive alla giornata, contrassegnata dalla forte titubanza nei confronti delle piccole e medie imprese, di imbarcarsi in nuovi lavori.”
Comune di Vallata
Il Principe “Don Orazio Scuro, Capo della Serenissima Principesca Casa Scuro
D’Albania”, estremamente sicuro e deciso dal buon piglio incisivo, in rappresentanza del suo “Casato, dell’Ordine Cavalleresco” nonché ‘Assotutela’, così si esprimeva: “La mia, la nostra, indole di appartenenza, si prodiga prendendosi cura delle persone nelle varie forme che necessitano, anche economiche, accettando pagamenti precedentemente concordati, ed esclusivamente a risarcimento avvenuto. Personalmente mi risulta fondamentale battermi per i diritti civili d’ognuno di noi, riscuotendo in cambio un bellissimo sorriso! Mi è sembrato doveroso schierarmi nei confronti delle aziende chiuse o che stavano per chiudere, per quelle sull’orlo del fallimento, compiendo anche la missione di spostarmi molto, Italia ed estero, nel portare aiuti umanitari. Salgo e scendo senza nessun sacrificio dai furgoni consegnando pacchi ai bisognosi e… quando vengono a sapere che sono un Principe, la maggior parte delle persone sbigottita e meravigliata dalla mia disponibilità… che dire, evidentemente apprezza la mia nobiltà d’animo! D’altronde è giusto dare un senso alla propria vita! Quanto ai vaccini, tematica estremamente attuale, è innegabile osservare il ‘post –vaccino’ seguito dai vari casi di danni neurologici e fisici, subiti. Di conseguenza, in un clima apertamente democratico visto che ognuno è libero delle proprie scelte, mi esprimo dicendo di non far usare il nostro corpo per le sperimentazioni!”
Prendeva poi la parola il noto oncologo Domenico D’Agostino ribadendo senza dubbio l’esperienza amara vissuta sulla propria pelle, quella del Covid appunto, soffermandosi tuttavia in particolar modo sull’immenso dolore delle patologie tumorali.
“Un dolore che attanaglia il paziente e la famiglia, vista in un’ottica di persona che per 36 lunghi anni si è prodigata con massima professionalità e profonda umanità in ambiente ospedaliero. Nei casi di neurochirurgia infantile, ho assistito ai peggiori casi di tumore cerebrale e, se è vero come risaputo nell’ambiente che noi medici abbiamo una corazza, è pur vero che siamo anche esseri sensibili alle sofferenze
umane. Ed ancora, siamo il primo sistema nazionale a livello mondiale, pertanto la fiducia nel futuro deve appartenere a tutti noi. Logicamente sento di dar atto alla resilienza, abbiamo tutti quanti bisogno di tanta serenità, ed i genitori debbono trasmettere questo ai loro ragazzi poiché la forza della lotta e del combattimento, non deve mai e poi mai morire!”
Maria Rosaria Zizzo insegnante, interveniva poi alla fine dei lavori affermando d’essere una figura poco tecnologica, trovatasi tuttavia nei momenti di bisogno, nello scrivere un bel ‘corpus’ di momenti ed emozioni per i suoi alunni. È stato spontaneo per me dopo aver visto questi ragazzi così bisognosi, far ricerche per nottate intere, al fine di catalogare tutto in una piattaforma. Un impegno notevole, eppur decisamente soddisfacente, quanto alla scuola on-line, alla ‘Dad’, ovvero sia didattica a distanza, osservo che per i più è stata una bella esperienza, godendo emozioni e paure, con occhio proiettato verso il futuro.”
E, come un convegno che si rispetti, l’ultima parola per la conclusione dei lavori, andava alla presentatrice nonché moderatrice del convegno, Anna Sessa dell’Associazione “Fed-Isa-Coop-Ca-Kofoulatie” – che da anni opera sul territorio africano con il reale supporto di “Femina Mali” (associazione donne delle miniere africane).
“Un particolare riferimento va al Coltan, minerale di superficie che viene estratto in Africa da donne e bambini. Questo materiale indispensabile per cellulari, computer, auto, playstation per estrarlo prevede lo scavo di profondi tunnel dove respirare è difficile. Molti bambini muoiono e anche molte mamme per le diverse malattie che questo materiale radioattivo ma utile a tutto il mondo comporta. Un materiale che crea grossi conflitti d’interesse che porta ad episodi di terrore che puntualmente vengono riportati da MSF; soprattutto durante la pandemia venivano sferrati attacchi in maniera sistemica in siti in cui si stava procedendo alla campagna vaccinale.”
La Sessa è una donna capace di reagire con determinazione a situazioni difficili, cercando e trovando una soluzione a tutto anche quando sembra che a questo tutto non ci sia soluzione. Ha capito l’alto potere di un sorriso, perché la vita è un bene prezioso e va difesa a tutti i costi e che l’entusiasmo va usato per sostenere, incoraggiare e a volte accompagnare chi si ama verso la fine.
“Già - incalzava col suo bel volto ambrato e solare, sostenendo la tesi del dottore D’Agostino - chi è accanto ad un malato soffre anche di più del malato stesso. Come madre reduce da un’esperienza recente di leucemia, dichiaro che è fondamentale la cura del dolore, che impedisce al malato di pensare e reagire, perché il malato deve conservare la propria dignità. Definisco le madri come me, madri della matematica alternativa… un continuo contare sacche di plasma, battiti cardiaci, piastrine, neutrofili, capelli che cadono e smagliature che aumentano, bocconi che riescono ad ingoiare nonostante la mucosite, quanti giorni mancano alla fine della terapia e quanti purtroppo non ce l’hanno fatta, etc, etc. La matematica gode di varie sfaccettature: è scienza, calcolo, apprendimento, e diventa attesa snervante rassegnata e speranzosa. Quanto al “Coronavirus, ho notato direttamente sul campo, il rallentamento del lavoro dei vari medici, estremamente preparati, ma anche trovatisi impotenti nei confronti di tale pandemia. Doveroso a questo punto - concludeva la Sessa - ringraziare l’avvocato Mario Pavone non presente in questo convegno per impegni professionali, a cui va tutta la stima di noi relatori, per l’impegno ed energia che mette quotidianamente nei suoi progetti, ringraziandolo di cuore per aver messo insieme questo bel ‘pool’ di donne che, con orgoglio e professionalità portano avanti le loro lotte per far sì che il mondo sia un luogo migliore dove far vivere le generazioni attuali e future. Un mondo senza dolore. Che oggi le vediamo affiancare i Lions nel loro We serve. Servire per la comunità.”
VENTENNALE DEL “PREMIO KINEO”
Alla 79° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il “Premio Kineo” ha festeggiato i suoi 20 anni di attività con un’elegante cerimonia consegnando a Piera Detassis il “Premio Personaggio dell’anno per il Cinema”, a Massimiliano Orfei – A.D. Vision Distribution – il “Premio Martha De Laurentiis” al migliore produttore nazionale oppure internazionale, ed ancora il “Premio Giovani Rivelazioni” a Chiara Vinci, Jacopo Olmo Antinori, Alessandro Piavani e Claudia Marchiori. Un modo per rendere giusto omaggio a Rosetta Sannelli da lei ideato e diretto divenendo Presidente dell’Associazione Culturale Kineo.
Il momento realizzato in collaborazione con “Fenix Entertaiment”, si è prestato per ricordare il grande nonché soddisfacente impegno nato come “Premio del Cinema Italiano” per sostenere l’industria e le sale cinematografiche tramite anche il voto degli spettatori. Nel corso degli anni ha ampliato i propri orizzonti in vari modi aprendosi anche all’audiovisivo internazionale favorendo proficui incontri tra artisti provenienti da ogni parte del mondo sotto la guida e giudizio d’una giuria di grande eccellenza. Significative le parole della Sannelli Presidente del Kineo che, notando i cambiamenti in atto con il cinema, ne osservava anche i pregi:
“Le piattaforme hanno modificato le opportunità di lavoro, di conseguenza bisogna analizzare attentamente i vari settori contrassegnati da cambiamenti e trasformazioni dovuti all’appunto mercato dell’audiovisivo, in forma ‘allargata’ e globale. Personalmente ho sempre sostenuto le giovani generazioni di artisti italiani di qualsiasi branca del cinema audiovisivo nel loro impegno; quello appunto d’esserne all’altezza, aprendo coraggiosamente nuove sfide volte al futuro.”
“Quanto a Martha De Laurentiisproseguiva - siamo tutti a conoscenza che tale produttrice ci ha lasciati troppo presto. Due anni fa era stata la Presidente onoraria del “Premio Kineo” accettando tale ruolo con grande entusiasmo e, proprio l’anno precedente, si era prodigata per l’industria ed artisti di Hollywood in occasione dei festeggiamenti ‘onore’ alla grande regista italiana Lina Wertmuller. Proprio per celebrare la Wertmuller, ci fu l’assegnazione del “Honorary Award alla carriera Martha De Laurentiis” quale figura portabandiera del cinema italiano ad Hollywood.”
La ricordo eccezionale, dotata d’una personalità unica, capace di collaborare con le varie istituzioni italiane, sino ad avvicinare la nostra industria ed i nostri artisti, al mondo del cinema americano. Pertanto estremamente onoratiterminava - di istituire il Premio a lei
dedicato, in accordo con la sua famiglia, dal momento che, con grande capacità, aveva proseguito l’amata professione sotto gli insegnamenti del celebre marito: il produttore Dino De Laurentiis.”
L’obbiettivo di puntare sulle nuove generazioni era già stato avviato dall’allora Direttore Generale Marcello Foti del “Centro Sperimentale di Cinematografia” ponendo appunto l’attenzione sui giovani artisti emergenti selezionati dalle varie scuole di cinema; questo sino ad arrivare all’assegnamento dell’annuale premio nei confronti dei più meritevoli.
Foti ringraziando la “Regione Veneto” sottolineava poi la crescita di tale premio osservandolo: “Particolarmente orientato sia a livello sociale che ambientale, con occhio attento verso il mondo, analizzando attentamente inoltre le varie crisi politiche e guerre anche in corso, salvaguardando giustamente i diritti umani sotto appunto l’egida del “Premio Kineo”.
E, come da tradizione, anche quest’anno il “Premio Kineo” ha collaborato con il Sindacato Critici Cinematografici SNCCI, con SGDs in Action Film Festival, con la Veneto Film Commission, con ITTV Festival di Los Angeles creato da Valentina Martelli e Cristina Scognamiglio.
Ed ancora con la stilista toscana Eleonora Lastrucci per gli outfit più belli del “Red Carpet”, nonché con l’Anec e suo sostegno nei confronti delle sale cinematografiche perpetuando continuamente quel sogno chiamato magia. Vera e propria magia cinematografica.
Ringraziamenti anche da parte di Jacopo Chessa, direttore della “Veneto Film Commission”, sostenendo appunto questa straordinaria vetrina sul cinema grazie a tale premio, nonché l’adesione al progetto “Kineo” anche da parte della “San Pellegrino” e “Consorzio Tutela del Prosecco Doc”.
Tutto questo in compagnia delle spumeggianti: “mille bolle bleu!”
Una bella e originale avventura di viaggio, adatto a tutte le fasce di età. Un mini tour, emozionante, molto suggestivo nel cuore delle Alpi, a bordo del mitico Trenino Rosso della ferrovia Retica, lungo viadotti spettacolari, sempre più in alto verso le nevi eterne dei ghiacciai. Un’esperienza unica nel suo genere, un autentico ritorno al passato, con un susseguirsi continuo di panorami da fiaba.
Questa tratta ferroviaria, che ha festeggiato i suoi primi 112 anni e che è stata insignita del prestigioso titolo di Patrimonio Mondiale dell’Unesco, parte da Tirano, in Valtellina, ancora su territorio italiano, poco di due chilometri distano dal confine svizzero, e questo conferisce al Trenino Rosso del Bernina un importante tocco di internazionalità.
In poco più di due ore si percorrono i 60 chilometri che separano Tirano dalla celeberrima St. Moritz, attraverso un paesaggio paradisiaco e incontaminato. Il treno sale lentamente la montagna, affrontande pendenze del 7 per cento e un dislivello di 1800 metri, toccando il culmine a Ospizio Bernina, a 2253 metri s/m per poi ridiscendere leggermente fino a 1750 metri di St. Moritz. Vivremo uno spettacolo semplicemente incredibile.
Il programma di viaggio è molto variegato e può essere impostato su misura e anche su richiesta specifica. L’ideale è sicuramente
TRENINO ROSSO DEL BERNINA
Minitour nel cuore delle Alpi
A cura di Clarissa Vatti
un pernottamento a Tirano, il giorno prima dell’escursione, con la possibilità di gustare le rinomate specialità gastronomiche valtellinesi.
Oppure prevedere la notte in Engadina, magari a St. Moritz. È una ghiotta occasione per visitare la lussuosa cittadina che vanta anche un grande comprensorio sciistico.
Inoltre da non perdere una sosta gastronomica nei rifugi lungo il percorso oltre i 2000 metri: Alp Grum e Ospizio Bernina.In mezzo ad un ambiente naturalistico mozzafiato.
Un viaggio fantastico, divertente ed emozionante, alla scoperta delle Alpi, ghiacciai, valli e cime alpine fra le più belle d’Europa.
Con l’arrivo di copiose nevicate, questo è un periodo ideale per fare un’escursione “alla dottor Zivago”!
Per altre informazioni basta visitare il sito www.berninaexpress.ch
RESORT 5 STELLE VALLE DELL’ERICA
A
Il Resort Valle dell’Erica è stato eletto per la terza volta “Europe’s Leading Green Resort”, migliore green resort d'Europa ai World Travel Awards 2021 a cui si aggiunge la riconferma a livello nazionale come “Italy's Leading Green Resort 2021”.
Il Resort Valle dell’Erica Thalasso & SPA 5* sorge a Santa Teresa Gallura nel Nord Sardegna , immerso in un parco mediterraneo di 28 ettari di fronte al Parco Internazionale delle Bocche di Bonifacio. Lo scenario è tra i più belli del Mediterraneo grazie ad una combinazione di fattori naturali unici: i 1400 m di costa incontaminata, ma curatissima, che circondano il resort, la lunga spiaggia della Licciola a forma di mezzaluna e le piccole calette di fine sabbia bianca che si perdono tra le acque limpide e cristalline del mare di Sardegna.
A rendere unico questo resort, raggiungibile con un’ora di auto dal porto e aeroporto di Olbia, è l’affaccio sulle isole dell’Arcipelago di La Maddalena e dell’Arcipelago corso, con una meravigliosa vista a 180 gradi. Il resort è inoltre in posizione strategica per visitare le mete più celebri del Nord Sardegna. Grazie ad una flotta di imbarcazioni di proprietà Delphina è possibile raggiungere in soli 10 minuti di navigazione le incantevoli isole dell’Arcipelago di La Maddalena e in
circa mezz’ora la caratteristica cittadina di Bonifacio e le isole dell’Arcipelago della Corsica. Il rinomato borgo di Santa Teresa Gallura è a 10 minuti di auto per visitare la Torre Aragonese, la penisola di Capo Testa o semplicemente fare shopping nel centro storico.
Due hotel, una sola anima Composto da due hotel, Erica e La Licciola, il resort è una vera oasi di relax, una meta ideale non solo per le coppie alla ricerca di privacy e romanticismo, ma anche per le famiglie, per la presenza di servizi e ampi spazi dedicati al gioco e al divertimento dei più piccoli.
Le 150 ampie camere e Junior Suite dell’Hotel Erica sono distanti da 100 a 200 metri dal mare e arredate in stile mediterraneo da raffinati stilisti. Incantevoli le camere Giglio e Orchidea Benessere, particolarmente adatte alle coppie in cerca di momenti di magia, con arredi ricercati, bellissime verande e libero accesso al Centro benessere.
L’Hotel La Licciola arricchisce il resort con 123 camere ed eleganti Suite dal design moderno e ricercato e impreziosite dai migliori manufatti di artigianato locale per fondere il lusso alle tradizioni della Gallura. Pensate per chi è alla ricerca di qualche confort in più, la zona “Exclusive” con piscina propria ed eleganti camere vista
mare riservate agli ospiti di età superiore ai sei anni o ancora l’Imperial Suite distribuita su due piani (154 mq) con piscina privata, solarium e meravigliosa vista a 180° sulle isole dell’Arcipelago di La Maddalena e della Corsica o le Suite Arcipelago impreziosite con piscina privata per il confort degli ospiti più esigenti.
Tra le nuove tipologie luxury, l’Arcipelago Penthouse suite: una delle proposte più esclusive della Sardegna con oltre 300 metri quadri di superficie con salotti esterni e solarium a cui si aggiunge un ampio giardino ad uso esclusivo degli ospiti. Un boschetto privato in cui rocce di granito, lecci ed essenze mediterranee offrono quiete e privacy, oltre alla vista migliore del resort, che domina lo Stretto delle Bocche di Bonifacio e le isole dell’Arcipelago di La Maddalena. Un panorama visibile anche dalle tre spaziose camere di cui si compone la Penthouse, oltre a un luminoso salotto che conduce alla veranda con una lussuosa piscina privata riscaldata e con vista irripetibile. Realizzata in moderno stile architettonico sardo, la suite combina sapientemente ceramiche e arredi in legno dai toni caldi, realizzati da artigiani locali. A impreziosire gli ambienti, i tappeti tessuti con telai manuali nel tipico borgo di Aggius, che diventano anche colorate e ricercate testate dei letti.
A disposizione degli ospiti 7 ristoranti in cui gustare una cucina creativa, ma ricca di tradizione locale, tra cui il Ristorante “Li Zini” per cene romantiche da gustare a piedi nudi sulla sabbia o il Ristorante “Li Ciusoni” di cucina tipica sarda, in cui abili massaie propongono piatti genuini e ricchi di gusto della tradizione gallurese.
Una storia di eccellenza
La prima parte di Valle dell’Erica, che fu il primo villaggio turistico realizzato in Sardegna, venne costruito nel 1958 (quando ancora si poteva costruire a pochi metri dal mare) dal proprietario della valle, un pioniere del turismo sardo. Grazie al fascino del luogo e alla qualità dell’intervento edificatorio per il quale ricevette un riconoscimento dal Presidente della Repubblica, Valle dell’Erica diventò negli anni ‘60 una località molto “In”
ed ospitò spesso personaggi famosi e perfino Principi e Re. Nel 2005 è stato completamente ristrutturato da Delphina che, nel pieno rispetto della stupenda natura che lo circonda ed in armonia con lo stile del villaggio originario, lo ha trasformato in un resort dotato di tutti i confort, con l’obiettivo di offrire l’emozione ormai rara di una vacanza a contatto con una natura incontaminata, ma curatissima, senza rinunciare all’eccellenza dei servizi di un hotel 5 stelle.
Le virtù dell’acqua marina nel Centro Thalasso & SPA Le Thermae Tra i prestigiosi servizi anche l'incantevole Centro Thalasso & SPA “Le Thermae”: un meraviglioso spazio di circa 1600 mq immerso nella natura intorno ad affascinanti rocce di granito composto da quattro piscine esterne multifunzione di acqua marina a diverse temperature per il Circuito Thalasso, tredici eleganti e luminose cabine per i trattamenti di Talassoterapia, per i massaggi e per i trattamenti di bellezza, bagno turco, sauna, area relax. Per tenersi in forma, anche una palestra con attrezzature Technogym gratuita, oltre alla sala cardio fitness (a pagamento) del
Centro benessere.
Le attività per i più piccoli Mentre gli adulti si rilassano, un team di professionisti penserà a far divertire i piccoli ospiti nel grande parco giochi “Ericaland” con biberoneria gratuita, nursery, parco giochi protetto con spazi attrezzati esterni ed interni, ristorante pizzeria con forno a legna dedicato, Spazio Cinema e Spazi Creativi. Il Resort offre un servizio gratuito di Mini Club. Inoltre, lezioni gratuite di avviamento al golf fino ai 14 anni non compiuti.
Adventure Day (dai 10 ai 14 anni non compiuti)
Un giorno da Robinson Crusoe: un’avventura in canoa in compagnia di nuovi amici lungo tratti di costa confinante con il resort, alla scoperta delle spiagge, della flora e della fauna, con safari fotografico e pranzo in spiaggia. La giornata non finisce al calar della sera, ma prosegue con il camping notturno, in una caletta vicina. Dopo la cena in spiaggia, non può mancare l’osservazione stellare per poi rientrare il giorno seguente, carichi di ricordi e belle emozioni.
"GENERAZIONE R" COME RINASCITA: MANAGER CON MBA POWER
Dal giornalista e influencer di LinkedIn
110 racconti dalla business school del Politecnico di Milano
A cura della Redazione
Non ci fermeremo, non ci stancheremo di cercare il nostro cammino. Potrebbe essere questo il motto della Generazione R come Rinascita, tratto dai versi di una canzone di Eros Ramazzotti. Sono i manager di età compresa tra i 30 e i 60 anni che in piena pandemia – quando sembrava che non esistesse più un domani ed eravamo tutti preoccupati per i tragici bollettini dei malati di coronavirus e addolorati per la perdita di parenti, amici, conoscenti e persone sconosciute – hanno deciso di rinascere professionalmente, frequentando la business school del Politecnico di Milano. Le loro 101 storie sono contenute nel libro del giornalista professionista con executive MBA Filippo Poletti dal titolo “MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose”: 232 pagine pubblicate da Lupetti, primo esempio in Italia di MBAtelling o racconto sulla formazione manageriale in formato libro.
STORIE DI RINASCITA DAL MONDO: DONNE E UOMINI, INGEGNERI O UMANISTI
Protagonisti del libro sono 101 manager, pronti a ispirare tanti altri professionisti. Si tratta di donne e uomini con formazione di base scientifica o umanistica. Ecco, quindi, che tra le storie ci sono quelle delle neo-mamme manager alle prese con l’alta formazione, di una tris-mamma oppure di diversi neo-papà. Altrettanto toccanti sono le narrazioni di chi ha seguito a distanza il percorso formativo dall’Ucraina sotto le bombe di Kiev come Sergii Markovskyi o di chi ha lasciato la patria per venire a studiare a Milano: Colombia, Cile, Perù, Bolivia o Cina, tanto per citare alcune nazioni del mondo rappresentate in “MBA Power: innovare alla ricerca del
proprio purpose”.
Nel volume dedicato alla Generazione R come Rinascita ci sono anche altri filoni narrativi: c’è, ad esempio, quello del cambio di passo sul lavoro di chi, mentre rinasceva sui banchi di scuola, ha dato una svolta alla carriera cambiando nazione o passando convintamente da una multinazionale a una pmi; oppure di chi ha fatto esplodere la propria motivazione imprenditoriale per lanciare una startup come Ecircular, ideata da Alessandro Giudici per stimolare l’adozione di scelte orientate ai principi dell’economia circolare da parte dei cittadini, o Play4future, piattaforma digitale progettata da Ghaieth Guerine per coniugare l’intrattenimento con l’educazione alla sostenibilità e all’inclusività.
PROPOSTA DI VALORE: MASSIMA ATTENZIONE ALL’IMPATTO SOCIALE
Punto di partenza e di arrivo della Generazione R come Rinascita è l’individuazione e la realizzazione del cosiddetto “purpose” o “scopo”, parola derivata dal verbo inglese propose e traducibile in italiano come “proporre”: «La “proposta” o stella polare dei nuovi manager – prosegue Poletti – è la creazione responsabile di un futuro sostenibile, che metta al centro del fare impresa l’impatto sociale. Per concretizzare tutto ciò, ai tempi dell’innovazione senza frontiere, è necessario fare il gioco di squadra. Nessun professionista e nessuna organizzazione possono affermare di avere tutto il sapere del mondo necessario per conquistare la terra promessa della crescita sostenibile. Il futuro sarà in grado di soddisfare le nostre necessità, senza compromettere quelle
di chi verrà dopo di noi, se sapremo attingere alla conoscenza diffusa, quella che gli anglosassoni chiamano il “saper dove”. L’epoca della Generazione R come Rinascita è, dunque, varia, plurale, oltre che creativa e innovativa».
TEMPO DELLA RESPONSABILITÀ PER DARE RISPOSTE CONCRETE AI PROBLEMI
Dal libro-manifesto della Generazione R come Rinascita, arriva, infine, un piano d’azione: «Quando è necessario un cambiamento, non è mai troppo presto per farlo – scrive Poletti, tirando le fila dei racconti dedicati ai 101 manager –. Non aspettiamo, dunque, a rigenerarci e organizzarci. E concentriamoci, assieme al time to EBIDTA o tempo della redditività aziendale, sul tempo della responsabilità intesa come l’impegno a dare risposte concrete ai problemi reali della collettività in cui operiamo come professionisti. Siamo e vogliamo essere la Generazione R come rinascita e responsabilità. Noi dell’MBA Power non ci fermeremo, non ci stancheremo».
FILIPPO POLETTI
Top voice di LinkedIn Italia, milanese, classe 1970 con executive MBA alla POLIMI Graduate School of Management, dal 2017 Filippo Poletti cura sullo stesso LinkedIn una rubrica quotidiana dedicata ai cambiamenti del mondo delle professioni. Speaker, giornalista professionista con più quasi 25 anni di esperienza e già consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha scritto per oltre 30 testate nazionali come il Corriere della Sera, il blog dedicato al lavoro del Fatto Quotidiano e la sezione Econopoly del Sole 24 Ore. Si occupa di relazioni pubbliche e comunicazione aziendale con particolare riguardo alla promozione di quella digitale. Tra i suoi i libri Tempo di IoP: Intranet of People e Grammatica del nuovo mondo. Al suo attivo anche diverse esperienze come formatore presso aziende, istituzioni e scuole manageriali.
MIDAS: SERVIZI DI MANUTENZIONE AUTO MULTIMARCA
Midas è una rete internazionale di officine meccaniche specializzate nella manutenzione auto multimarca e uno dei franchising internazionali di settore tra i più floridi e sicuri, garanzia di qualità, trasparenza ed assistenza in tutto il mondo. In Italia Midas è presente in 6 regioni con oltre 50 officine. Nata negli Stati Uniti nel 1956 dall'intuizione di Nate H. Sherman come centro specializzato nella sostituzione marmitte, Midas (dalle iniziali di Muffler Installation Dealers' Associated Service) arriva in Europa nel 1973 e in Italia nel 1995 con l’obiettivo di porsi al fianco degli automobilisti nella cura e manutenzione delle proprie vetture.
Nel 2004 Midas, la cui sigla alludeva al 'tocco' del mitologico Re Mida per la qualità dei primi centri di assistenza automobilistica affiliati, entra a far parte di Mobivia , gruppo internazionale con più di 20 brand in 19 paesi, leader europeo nella manutenzione auto e negli accessori per veicoli di tutte le marche, che da più di 40 anni si impegna per una mobilità sostenibile e più responsabile.
Rossopomodoro festeggia una nuova apertura a Castelletto Sopra Ticino, in provincia di Novara, e presenta in anteprima il nuovo menù autunno/inverno. Il noto brand della pizza napoletana prosegue il suo sviluppo in Italia e mette una nuova bandierina in Piemonte. Dopo diversi mesi di lavori di ristrutturazione, è finalmente aperta a tutti la possibilità di degustare la pizza e la cucina napoletana nell’area commerciale di Castelletto sopra Ticino. Al centro del locale regna sovrano il forno della pizza, pronto a sfornare buone e calde pizze Il menù, ideato e messo a punto dallo Chef Executive Antonio Sorrentino e il suo team Rossopomodoro, è un viaggio di gusto tra la cucina tipica napoletana e un’ampia scelta di pizze tradizionali con impasto a lunga lievitazone e pizze più innovative con impasti da farine semi integrali o ai cereali. Con la qualità storica del brand e le eccellenze del territorio campano e nazionale, la pizza di Rossopomodoro si candida per essere eletta la più amata a Castelletto Sopra Ticino. Allora tutti pronti a festeggiare la pizza che non c’era!
IL FORMAGGIO ASIAGO CRESCE NELLA RISTORAZIONE FUORI CASA: AL VIA LA COLLABORAZIONE CON LÖWENGRUBE
Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago promuove l’apertura di nuove opportunità di mercato e rafforza la presenza dell’Asiago DOP fuori casa siglando una collaborazione con Löwengrube, catena italiana di ristorazione presente in undici regioni d’Italia con un innovativo format di ristorante-birreria in stile bavarese. La partnership porterà la specialità veneto-trentina nei ventotto punti vendita del gruppo con una selezione di esclusive ricette in edizione limitata.
Oggi il forte desiderio di tornare a vivere momenti di svago coinvolge più del 65% degli italiani che dichiara di pranzare o cenare fuori casa e per motivi diversi dal lavoro almeno due o tre volte al mese ricercando, secondo una recente ricerca Nomisma, esperienze culinarie che prediligono ingredienti e materie prime di qualità. Il trend, per oltre la metà degli italiani, porta con sé un nuovo modo di intendere l’alimentazione, sempre più occasione di felicità e soddisfazione (32% degli intervistati), motivo di aggregazione e convivialità (29%), oltre che una possibilità per prendersi cura di sé (27%). Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago si fa portavoce di questo nuovo stile di consumo, attento all’origine e alla qualità degli alimenti, vicino alle persone, ottimista, avviando la collaborazione con Löwengrube, azienda italiana fondata nel 2005 da Pietro Nicastro e Monica Fantoni, oggi presente in undici regioni d’Italia con ventotto sedi e oltre 400 collaboratori. La partnership condivide valori comuni come la convivialità e l’importanza dell’autenticità che, per l’Asiago DOP, vuol dire promuovere un prodotto naturale, sostenibile, vera espressione di un territorio e realizzato con solo latte e caglio.
PARMA, DOPPIO MALTO DEBUTTA NELLA CITTÀ DOVE SI VIVE MEGLIO IN ITALIA: SELEZIONI PER LO STAFF APERTE IN VISTA DELLE NUOVE APERTURE
La città dove si vive meglio in Italia? Parma ! A dirlo è la classifica 2021 delle città italiane per qualità della vita stilata dall’ Università La Sapienza di Roma . E allora in città non può mancare “un posto felice”: dopo Bologna e Reggio Emilia , Doppio Malto inaugura un nuovo locale in Emilia-Romagna, proprio a Parma in zona Campus, Largo Sergio Leone 9a, vicino al cinema The Space fresco di un importante restyling. Il nuovo Doppio Malto si aggiunge ai 30 ristoranti del marchio presenti in Italia e ai 4 in Europa (Francia e UK). Le birre artigianali nate ad Erba, in provincia di Como, rinfrescheranno i palati degli abitanti della città nel nuovo locale Doppio Malto dove ritrovarsi con colleghi universitari e non, amici e parenti, che offre uno spazio di circa 350 metri quadrati, 170 coperti e un dehors. Ad accogliere i clienti, un menu completo delle birre artigianali Doppio Malto e di tante gustose prelibatezze: Parma sarà, infatti, l’apripista del menu autunnale. Diverse le novità che entreranno a far parte del menù: i piatti a base di pesce , con l’ingresso delle vongole alla birra e del polpo al forno. Aumentano, poi, gli omaggi alle regioni d’Italia, che stavolta toccano il tacco del Belpaese , la Puglia. Debuttano le gustose friselle e le leggendarie bombette : un viaggio da leccarsi i baffi tra le tradizioni culinarie del Tavoliere. E poi? Spazio alle novità vegetariane con l’ingresso del burger pesto trapanese e ricotta salata . Tra i dolci un grande e popolarissimo classico: il birramisù con biscotti Savoiardi inzuppati nella birra Black Stout. Nell’attesa dell’ordine, guai a prendere in mano il cellulare: Doppio Malto, infatti, promuove e divulga l’arte della convivialità. Si ascolterà buona musica, mentre si gioca a calciobalilla o biliardo. Il locale farà anche servizio delivery, d’altro canto, anche casa è un “posto felice” !
PIACERE WIENER HAUS!
Wiener Haus è la catena di ristoranti birrerie della famiglia Cigierre - Compagnia Generale Ristorazione Spa , azienda di riferimento nello sviluppo e nella gestione di ristoranti tematici e del casual dining. Il brand nasce dall’idea di unire in unico format le migliori tradizioni gastronomiche mitteleuropee e subisce negli anni una forte contaminazione della cucina italiana, con particolare attenzione alla scelta delle materie prime e nella volontà di offrire ai propri ospiti un ambiente sempre conviviale, dove condivisione e socialità trovano la massima espressione. Wiener Haus è presente in Italia con 27 locali sparsi su tutto il territorio nazionale e occupa complessivamente oltre 650 addetti. La nuova apertura di Wiener Haus a Tavagnacco, unico ristorante della rete con offerta all-day long, prevede inoltre, l’assunzione di oltre 30 persone Il nuovo locale si mostra con un layout totalmente ripensato, che vuole mettere in risalto l’aspetto ludico ed esperienziale della birreria, proponendo al tempo stesso un’ambientazione moderna e curata in tutti i dettagli. L’introduzione di metalli, di ferro battuto e della paglia dii Vienna, l’uso di legno chiaro e toni di verde moderni, sono solo alcune delle novità della nuova ‘ambientazione’ che è stata pensata per rinnovare l’immagine del format. Come ad esempio gli otto Tank, delle cisterne per conservare la birra che, oltre a migliorare la qualità del prodotto servito al cliente, costituiscono un elemento di arredo molto scenografico e di gran impatto visivo che permette al cliente di vivere un’esperienza ancora più immersiva.
URBAN FITNESS PORTA IN ITALIA LA NUOVA TECNOLOGIA 4.0 SYMBIONT
La nuova tecnologia digitale cambia anche il mondo del fitness, l’ultima novità viene annunciata da Urban Fitness, leader italiana nel fast training, a seguito dell’accordo, in esclusiva per l’Italia, con la società tedesca Symbiont, che avvia una vera rivoluzione nell’ambito dell’allenamento con tecnologia EMS. Il sistema EMS di Urban Fitness si basa sul potenziamento degli stimoli elettrici del corpo, proveniente dall’esterno, che con solo 20 minuti ottiene gli stessi risultati di due ore di allenamento tradizionale. Urban Fitness è un format unico sul mercato dell’EMS per tre aspetti fondamentali:
1. Qualità del servizio: nelle fitness boutique Urban Fitness i clienti svolgono sessioni di allenamento one-to-one con personal trainer altamente qualificati
2. Certificazione universitaria: Urban Fitness è ad oggi in Italia l’unico metodo EMS certificato da una ricerca svolta in collaborazione con l’Università di Tor Vergata di Roma, coordinata dal Prof. Stefano d’Ottavio, docente di scienze motorie presso la facoltà di medicina. Tale studio ha certificato non solo l’efficacia, ma anche la totale sicurezza del metodo.
3. Innovazione: il team tecnico Urban Fitness si adopera costantemente per proporre ai propri clienti gli strumenti più all’avanguardia per i loro allenamenti. I centri più avanzati adottano già strumenti come la Vacutherm, il D-wall e l’Akuis. Oggi con il passaggio alla tecnologia Symbiont Urban fitness entra nella nuova era dell’EMS: il Bio-electrical fitness.
Assofranchising rappresenta, promuove e difende gli interessi economici, sociali e professionali delle reti in franchising associate. Dal 1971, anno della sua nascita, Assofranchising si è contraddistinta per la fitta rete di relazioni con le Istituzioni e gli altri Enti o Associazioni che hanno interessi coincidenti o vicini ai suoi. Attiva servizi e consulenza mirata, organizza eventi promozionali per i soci, di networking e di studio su temi d’interesse, offre accordi quadro e convenzioni sui molteplici aspetti e prodotti che interessano le aziende che operano in franchising e le relative reti di punti vendita.
GREAT RESIGNATION?
Niente paura ci pensa il franchising
Rubrica a cura di Assofranchising
Diventare datori di lavoro di noi stessi. A chi non è balenata almeno una volta in testa questa idea? Un pensiero che forse oggi è diventato più frequente visto e considerato il boom di dimissioni volontarie che sta coinvolgendo il Paese. La crescente insoddisfazione nei confronti della propria carriera, il desiderio di inseguire le proprie passioni e di vivere dove si ama spingono sempre più persone a un radicale cambio di passo. Secondo lo studio di McKinsey, nel mondo il 40% dei lavoratori è intenzionato a cambiare azienda nei prossimi mesi e solo in Italia le dimissioni sono cresciute di oltre 1/3 rispetto al 2021 (osservatorio precariato INPS).
A questo proposito il franchising può rappresentare una risposta capace di attrarre chi è alla ricerca di autoimpiego o più semplicemente vuole aprirsi a una nuova dimensione di vita. Come evidenziato dal Rapporto Assofranchising Italia 2022 curato da Nomisma nella top 3 dei fattori abilitanti per chi desidera avviare la propria carriera nel franchising vi è al primo posto la possibilità di ricevere assistenza, formazione e una gestione del lavoro semplificata, seguita dalla reputazione dell’insegna e da un numero minore di rischi rispetto a un’impresa individuale. L’investimento medio iniziale per avviare l’attività si collocasecondo Nomisma - intorno ai 71.000 euro, ma vi è una particolare concentrazione nei business che richiedono 10-20 mila e 30-50 mila euro come capitale iniziale.
“Sono molteplici i fattori che contribuiscono a mantenere in primo piano l’imprenditorialità come soluzione alternativa e flessibile grazie all’affiancamento commerciale del franchisor” - spiega Alberto Cogliati, Segretario Generale di Assofranchising. “Tra le nostre priorità per lo sviluppo della rete in Italia vi è il tema dell’accesso al credito. Da un’indagine fatta tra i nostri associati emerge come il 67% reputi indispensabile avere maggiore facilità di accesso ai finanziamenti, e il 62% il fatto di poter contare su investimenti capaci di agevolare l’attività dei giovani imprenditori, sottolineando infine che il fatturato di questo settore sfiora i 29 miliardi di euro pari al 1,6% del PIL”.
X RETAIL REAL ESTATE
Rubrica Confimprese Evoluzione del retail real estate nel millennio dell’incertezza
L’annuale ricerca promossa dall’Osservatorio Retail real estate Confimprese e realizzata da Reno Your Retail Partners sull’andamento dei centri commerciali in Italia evidenzia un mercato maturo, che ha provato a svecchiarsi con poco successo e che deve trovare nuove formule per tornare attrattivo.
I vacancy rate sono in aumento fino a un massimo del 14% nei rating più bassi, il costo degli spazi rispetto al 2019 sale nei centri commerciali premium fino a 1.450 euro l’anno per mq.
In pipeline entro il 2025 sono previsti 13 nuovi progetti, di cui 10 nuove aperture e 3 ampliamenti di strutture già esistenti.
Da quest’anno l’Osservatorio monitora anche i footfall trend , che registrano il comportamento dei consumatori: il 77% delle visite sono clienti abituali, i tempi di permanenza si riducono a 59 minuti.
L’analisi del retail real estate italiano del 2022 evidenzia un mercato maturo e un consumatore che torna a frequentare i centri commerciali di grandi dimensioni, ma accorcia i tempi di permanenza a una media di 59 minuti. Non sono bastati alcuni accorgimenti come l’ottimizzazione della proposta commerciale o la customizzazione della shopping experience per rivitalizzare un canale precipitato in crisi profonda con la
pandemia e sei mesi di chiusura forzata nei giorni festivi (novembre 2020-maggio2021). Per ritornare attrattivi i centri commerciali devono trovare nuove formule e dare forma al commercio contemporaneo, capace di costruire un’esperienza per il proprio cliente e riaffermare la sua supremazia sull’online.
Queste alcune delle evidenze dell’Osservatorio annuale Retail Real Estate,
realizzato da Reno Your Retail Partner per Confimprese sull’andamento dei centri commerciali in Italia, che si arricchisce da quest’anno di un’importante novità: l’analisi dei dati dei flussi dei visitatori su un campione significativo di centri commerciali, rappresentativo del mercato italiano per rating, dimensione e posizione geografica, con l’obiettivo di comprendere l’andamento dei passaggi negli ultimi dodici mesi mobili.
«La crescita del 3,9% del Pil nel terzo trimestre è incoraggiante – commenta Mario Resca , presidente Confimprese – ma siamo comunque preoccupati. Il retail a volumi soffre, la marginalità è drasticamente ridotta, è in atto una forte selezione degli operatori e le vetrine chiuse sono sempre più numerose sia nei centri città che nei centri commerciali. A causa dell’inflazione al 12% le nostre aziende non riescono a sostenere l’aumento Istat sugli affitti previsto dai contratti e il costo eccessivo viene indicato per il secondo semestre 2022 come motivazione della chiusura di punti vendita nel 53% dei casi
contro il 19% di inizio 2021. Se vogliamo evitare la chiusura di punti vendita e centri commerciali, con il conseguente ridimensionamento dell’occupazione, serve un forte sostegno alle imprese da parte del Governo: è necessario riconoscere il retail come attività energivora così da poter avere il credito d’imposta fino al 50% e congelare l’aumento Istat dei canoni di locazione per il 2022-2023».
CENTRI COMMERCIALI: STATO DELL’ARTE E PIANO DELLE APERTURE
Il database Reno relativo alle strutture commerciali – centri commerciali, retail park e factory outlet – conta 1.319 unità a ottobre 2022. In particolare, i centri commerciali sono 991 contro i 996 del 2021.
Le vacancy nei centri commerciali aumentano in tutti i rating rispetto al 2021: tale aumento è senz’altro da attribuire alle sofferenze 2020 e 2021, conseguenza della pandemia e dell’attuale crisi socioeconomica. Tuttavia, il vacancy rate varia a seconda del rating dei centri: nei rating alti il dato non è preoccupante ed è contenuto in un range tra 4 e 6,9%, dovuto soprattutto ai ricambi delle insegne, mentre la percentuale di spazi vuoti aumenta nelle strutture di rating più basso e raggiunge in alcuni casi il 14%
Quanto alle richieste di affitti nei centri commerciali, il costo degli spazi rispetto al 2019 sale nei centri commerciali premium (AAA-AA-A). L’interesse dei format si mantiene elevato per questa tipologia di strutture e gli affitti arrivano fino a 1.450 euro l’anno per mq . Il lieve aumento dei canoni nei livelli bassi della classifica è da considerarsi fisiologico.
In pipeline entro il 2025 sono previsti 13 nuovi progetti, di cui 10 nuove aperture e 3 ampliamenti di strutture già esistenti.
FOOTFALL TREND: NUOVE METRICHE PER UNO SVILUPPO CONSAPEVOLE NEI CENTRI COMMERCIALI
L’analisi, elaborata da Reno tramite la tecnologia di geodata intelligence di PlaceSense, considera i passaggi nei centri commerciali ad agosto 2022 ed evidenzia come le strutture del Nord-est spiccano per recupero dei passaggi (15%) rispetto a quelle del Sud, più statiche (6%).
Dall’analisi emergono, anche, altre evidenze interessanti. Le strutture di grandi dimensioni, che avevano sofferto maggiormente le restrizioni dovute alla pandemia, stanno recuperando il traffico perso, mentre le visite nei centri di rilievo locale rimangono sostanzialmente invariate.
Il visitatore è sempre più ripetitivo: i dati del terzo trimestre 2022 mostrano come il 77% delle visite sia di clienti abituali e solo il restante 23% sia generato da nuovi visitatori e soprattutto tale tendenza è in continua crescita. Mancano, quindi, argomenti forti capaci di potenziare l’attrattività del centro commerciale. La permanenza è sempre più breve in tutte le classi di rating: il cliente dedica meno tempo alla visita e alla scoperta, 59 minuti Infine, anche la distanza che il visitatore è disposto a percorrere per raggiungere il centro si riduce a una media di 22 minuti, complice l’aumento del costo del carburante e la mancanza di grandi driver shopping. Il concetto di prossimità si conferma essere il valore cardine in un mercato maturo come quello attuale.
CONFIMPRESE è l’associazione del commercio moderno - franchising, Gdo e reti dirette - che opera sul territorio nazionale e riunisce aziende e realtà omogenee per merceologia, dalla ristorazione all’entertainment, dall’abbigliamento ai servizi, con un target dimensionale da medio grande a leader di mercato, spesso quotate in Borsa e, in diversi casi, con una rilevante presenza internazionale. Confimprese conta su oltre 100 soci che rappresentano 300 marchi, 36mila punti vendita e 600mila addetti con un giro d’affari 2018 di 152,3 miliardi di euro. Il presidente dell’associazione è Mario Resca .
TOSCA: INIEZIONE DI CRESCITA PER IL NUOVO BRAND DELLA RISTORAZIONE
in società il gruppo Miroglio
Una partnership tutta italiana per accelerare l’espansione sul territorio nazionale e mirare all’esportazione del format toscano nato dall’intuizione di Pietro Nicastro, già noto nel food retail per il caso di successo Löwengrube.
TOSCA - L’ARTE DEL GUSTO, il format di ristorazione recentemente creato dall’imprenditore Pietro Nicastro , già ideatore con Monica Fantoni del brand di successo Löwengrube, annuncia l’ingresso nella compagine sociale del Gruppo Miroglio, che acquisisce il 5% delle quote.
L’operazione strategica siglata nei giorni scorsi è finalizzata all’introduzione di TOSCA , che ha aperto il suo primo locale lo scorso settembre a pochi chilometri da Firenze (Lastra a Signa), nel mondo dei centri commerciali sul territorio nazionale.
Dal 1947 il Gruppo Miroglio opera lungo la filiera della moda femminile e del retail ed è presente in 22 paesi con una rete che conta oltre 900 punti vendita monomarca (per 9 brand tra cui Elena Mirò, Motivi, Oltre e Fiorella Rubino), di cui 450 all’interno di centri commerciali in tutta Italia. La presenza in società di un partner globale e rilevante nel retail come il Gruppo Miroglio costituisce un’importante opportunità di crescita accelerata per il neonato format, contribuendo inoltre a favorirne lo sviluppo internazionale. Oltre all’ingresso nel mondo dei centri commerciali, TOSCA ha infatti già in programma un’apertura
a Londra e la collaborazione con le principali piattaforme di delivery della capitale britannica. In pipeline ci sono anche altre aperture internazionali già nel corso del 2023.
Protagonista indiscussa del nuovo format di ristorazione, che rappresenta la tradizione dell’offerta gastronomica toscana, è la celebre schiacciata, caratterizzata dall’eccellenza di ingredienti selezionati, per i quali TOSCA ha stretto accordi di esclusiva con i principali consorzi DOP e DOCG della regione.
“Forti dell’esperienza consolidata in 28 anni di attività nella ristorazione, di cui 17 con Löwengrube, abbiamo voluto proporre un formato che celebra l’eccellenza della mia regione di adozione e si propone di esportarne i prodotti di punta a livello internazionale”, spiega l’imprenditore Pietro Nicastro , che ha già portato al successo il format di ristorante-birreria di ispirazione bavarese Löwengrube, considerato ormai un case study di successo nel franchising. La catena conta attualmente 28 e punta a superare i 35 punti vendita nel 2023.
“Per trasformare un’idea in successo servono solidità, imprenditorialità e collaborazione. TOSCA ha da subito dimostrato di avere una chiara visione delle proprie ambizioni e gli strumenti per raggiungerle”, ha dichiarato Alberto Racca, Amministratore Delegato del Gruppo Miroglio. “Crediamo che la nostra lunga esperienza nell’ambito del retail possa offrire un supporto concreto per una crescita ancora più rapida di questo progetto.”
Il brand TOSCA nasce digitale, oltre che internazionale: il team di sviluppo ha posto da subito grande attenzione all’innovazione con servizi come il kiosk per ordinare senza fare la fila, l’app per ordinare da remoto e la possibilità di optare per il click and collect con posti auto dedicati per un ritiro facile e veloce dei prodotti.
Dal birrificio Doppio Malto di Erba (CO), Foodbrand Spa ha dato vita ad una delle principali esperienze italiane legate al mondo della birra artigianale. Doppio Malto è infatti una realtà che oggi conta 20 locali in Italia e uno all’estero e punta a far crescere la cultura della birra artigianale nello Stivale con un piano che prevede dieci nuove aperture nel 2021. Entro la fine dell’anno entrerà pienamente in funzione il secondo birrificio Doppio Malto a Iglesias, in Sardegna. Lo sbarco all’estero è arrivato nel settembre 2020, con l’apertura di un Doppio Malto nel nuovo centro commerciale Steel di Saint-Étienne (Francia), mentre per il 2021 è previsto un ambizioso piano di sviluppo in Italia e all'estero (Francia e Scozia).
Mercatino Franchising leader nell' intermediazione dell’usato, nasce a Verona nel 1995 e ad oggi ha sviluppato una rete in franchising di oltre 180 negozi. La formula del conto terzi consente a due soggetti diversi un’azione di guadagno (chi vende espone gratis il proprio usato) e una di risparmio (chi compra lo fa a prezzi inferiori a quelli di mercato). Con il suo sistema virtuoso, Mercatino diffonde la “buona pratica” del riuso come sistema etico - sociale nella salvaguardia dell’ambiente e del territorio. I fattori di successo del Franchising Mercatino sono: Assistenza & Formazione, Innovazione tecnologica e Visibilità Nazionale.
PROFILO FRANCHISOR:
Ragione sociale: Mercatino Indirizzo sede legale: Via Angelo Messedaglia 8C, Verona Sito Internet: www.mercatinousato.com Attività: Intermediazione di oggetti usati Anno di fondazione dell’Azienda: 1995 Anno di lancio del franchising in Italia: 1995 PV in franchising Italia: 182 aperti e 10 in apertura PV in franchising all’estero: 1 Regioni italiane di interesse per lo sviluppo: tutte Paesi esteri di interesse per lo sviluppo: non abbiamo preferenze Franchisee singoli: 137 Multi-Unit Franchisee: 15
PROFILO FRANCHISEE
Bacino d’utenza: 50.000 abitanti Ubicazione ottimale PV: zone commerciali/residenziali Superficie media PV: a partire da 400 mq Addetti richiesti per PV, compreso il titolare: a partire da 3 Esperienza pregressa nel settore: non richiesta Formazione iniziale: 5 giorni Arredo e investimento medio iniziale: € 50.000 Fatturato medio annuo (stima): € 469.000 Merce in conto vendita: SI Sistemi informativi offerti: SI Diritto d'ingresso: € 5.000 Canoni periodici (royalties): 3% sul venduto mensile Canoni periodici fissi: NO, solo servizi accessori al franchising Pubblicità a livello locale: NO Contributi per campagne pubblicitarie nazionali: SI Assistenza in loco in fase di apertura: SI Assistenza per la durata del contratto: SI Zona di esclusiva: SI Durata contratto: 5 anni
CONTATTI FRANCHISOR
Franchisor: Mercatino
Referente franchising: Veronica Spadafora Telefono: 0458203355
E-mail franchising: sviluppo@mercatinousato.com Sito Internet: www.mercatinousato.com
N.B. I dati sono puramente indicativi e concordati con l’Azienda
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