Bergamo Salute - 2021 - 60 - maggio/giugno

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IN FORMA

FITNESS

Tai chi chuan Benessere per corpo e mente ∞  A CURA DI ELENA BUONANNO

Spesso descritto come “meditazione in movimento”, il Tàijí quān o Tai chi chuan è una disciplina dalle origini antichissime, sempre più “attuale” e praticata in tutto il modo che coinvolge sia la mente sia il corpo. «Il Tàijí quān, che in cinese significa pugno del limite supremo o boxe del supremo, è una disciplina strettamente legata alla filosofia classica cinese, la cui essenza è l’unità dei contrari Yin (quiete) e Yang (movimento). Si tratta di un’arte marziale, anche sportiva e praticabile all’aperto, in cui la lentezza è alla base dell’allenamento, variabile in base ai diversi stili. Alla portata di tutti, bambini, giovani, adulti e anziani, aiuta a migliorare l’autocontrollo, la coordinazione e la forza esplosiva» sottolinea l’istruttore Fabrizio Archetti. Come si pratica concretamente? Il praticante mette in collegamento mente e corpo per perseguire l’equilibrio interiore dello Yin e Yang attraverso la ripetizione di una sequenza di movimenti, detti forma o taolu, per allenare la resistenza 42 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2021

e la cedevolezza. Tutt’oggi in Italia esistono quattro stili, senza distinguere tra tradizionale e moderno: > stile Chén, caratterizzato dall’alternanza di movimenti morbidi e rapidi includendo scatti di forza energici con movimenti spiraliformi; > stile Yáng, chiamato anche“boxe del broccato o morbida”, caratterizzato da elementi semplici accessibili a tutti con predominanza di cerchi verticali; > stile Wú (del Nord e del Sud), rivisitazione dello stile Yáng caratterizzato da movimenti ad arco ampi, molto lenti e morbidi con predominanza di cerchi orizzontali; > stile Wŭ (Hao) denominato anche “boxe del fiore di susino”, caratterizzato da una netta distinzione di passi vuoti e pieni sempre con piccoli movimenti morbidi; > stile Sūn, caratterizzato da movimenti naturali in cui si avanza e indietreggia con cambi di direzione; grande destrezza nei movimenti con gioco di piedi.

Quando è arrivata in Italia questa arte marziale? Il Taijiquan fa la sua comparsa per la prima volta in Italia con Grant Muradoff, ballerino trasferitosi a Roma da New York negli anni Sessanta. Poi, a Milano, arrivò Ermanno Cozzi che, appreso il Tàijí quán a Los Angeles nel 1969, si perfezionò ad Hong Kong nel 1973 da Yang Shaouzhong, figlio di Yang Chengfu della famiglia Chen (a cui diversi storici attribuiscono l’orgine di questa disciplina). Infine, il primo cinese in Italia a insegnare il Taiji, fu Chang Dsuyao nel 1975 che adattò

FABRIZIO ARCHETTI Istruttore Giocowushu®, Qigong e Taijiquan CSEN Ref. Arti Marziali Cinesi SSD ANANDA


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