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Anticorpi monoclonali e Covid 19 Facciamo il punto ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
«In quest’ultimo anno della Pandemia da Covid 19 sono state progressivamente messe a punto una serie di misure terapeutiche in grado di ostacolare sia l’attecchimento sia la progressione patologica svolta dal virus contro il nostro organismo. Trovandosi dinnanzi a una malattia di fatto sconosciuta è stato naturale che le misure terapeutiche nei suoi confronti si siano evolute parallelamente alle conoscenze scientifiche che man mano sono state acquisite con l’esperienza. In questo senso le ricerche si sono indirizzate su quattro linee generali, ovvero quella dei farmaci antivirali, quella dei farmaci idonei a limitare i danni collaterali riscontrati nei 8 | Bergamo Salute | Maggio/Giugno 2021
pazienti infettati (ad esempio gli anticoagulanti come le eparine a basso peso molecolare), quella dei vaccini e quella degli anticorpi monoclonali». Chi parla è il professor Massimo Valverde, endocrinologo, tossicologo e farmacologo. Gli anticorpi monoclonali, in particolare, al momento sono i farmaci (escluso il vaccino) su cui maggiormente si stanno concentrando le ricerche scientifiche, anche italiane, perché considerati ad oggi i più promettenti per ridurre gli effetti collaterali e quindi anche la mortalità dei pazienti già colpiti dal Covid. «In termini grossolanamente semplici possiamo dire che quest’ultima “nidiata” di anticorpi
monoclonali destinati ad agire contro il Covid (e, nello specifico, il Bamlanivimab e l’Etesevimab, ovvero l’associazione Bamlanivimab-Etesevimab e il Casirivimab ed l’Imdevimab, ovvero l’associazione Casirivimab-Imdevimab, ove tutti e quattro questi anticorpi monoclonali di tipo IgG1 di derivazione completamente umana sono attualmente autorizzati per l’uso in Italia da AIFA) discendono idealmente da altri farmaci da tempo noti come le immunoglobuline (gammaglobuline) impiegate ad esempio nella profilassi del tetano. In effetti tutti questi farmaci apportano “truppe fresche” all’organismo infettato, ovvero immunoglobuline già “pronte all’uso” in grado di con-