numero
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Anno 12 Luglio | Agosto 2022
www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG
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Shock anafilattico COME RICONOSCERLO E COSA FARE
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Mal d’orecchio in aereo? POTREBBE ESSERE OTITE BAROTRAUMATICA
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Estate in gravidanza: ISTRUZIONI PER L’USO
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Non solo pelle COME PROTEGGERE I CAPELLI DAL SOLE
Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it
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Alice Mangione
Due ore di risate e tutti i guai spariscono
Luglio/Agosto 2022 | Bergamo Salute | 1
COSA FARE QUANDO SI ROMPE UNA PROTESI DENTALE? Quando si verifica la rottura parziale o totale di una protesi dentale per porre rimedio è consigliato rivolgersi al proprio dentista di fiducia. Quest’ultimo, grazie ad un’analisi approfondita, valuterà l’integrità complessiva della protesi e la possibilità di poterla riparare in base al problema. In presenza di danni strutturali, potrebbe essere necessario rifare la protesi. In ogni caso, l’esperto agirà tempestivamente per risolvere il problema e il conseguente disagio arrecato. Sottoporsi a visite di controllo periodiche dal dentista e il mantenimento di una corretta routine di igiene orale favorisce la prevenzione di eventuali problematiche a carico del cavo orale e permette di monitorare lo stato della protesi. Il network Centri Dentistici Primo e Caredent desidera mettere a disposizione di tutti gli strumenti necessari possibili per risolvere situazioni di fastidio al cavo orale. SERVIZIO IN STRUTTURA In caso di problematiche dentali con carattere di urgenza e che richiedono un intervento rapido e immediato, il nostro staff è a disposizione con visite prioritarie in struttura negli orari di apertura.
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) EDITORIALE 5 Bergamo Salute mette le ali ) SPECIALITÀ A-Z 6 Allergologia Shock anafilattico: come riconoscerlo e cosa fare. 8 Ginecologia Pillola contraccettiva tra miti e realtà 10 Otorinolaringoiatria Mal d’orecchio in aereo? Potrebbe essere otite barotraumatica ) PERSONAGGIO 12 Alice Mangione Due ore di risate. E tutti i guai spariscono ) IN SALUTE 14 Stili di vita Allarme siccità: il decalogo per un uso consapevole dell’acqua 16 Alimentazione Come salvare la dispensa da ospiti sgraditi 18 Tutti pazzi per il poke ) IN ARMONIA 20 Psicologia La scrittura come terapia 22 Coppia Le regole del corteggiamento
Anno 12 Luglio | Agosto 2022
) IN FAMIGLIA 24 Dolce attesa Estate in gravidanza: istruzioni per l’uso 28 Bambini Epatite acuta pediatrica: i consigli per evitare il contagio 30 Ragazzi Cosa succede al mio corpo? ) IN FORMA 32 Fitness Allenamento all’aperto alla portata di tutti con il percorso vita 34 Bellezza Non solo pelle: come proteggere i capelli dai danni del sole ) RICETTA 38 Dessert di semi di chia al cacao ) RUBRICHE 45 Animali S.O.S. abbandono animali domestici 48 Altre terapie La ginnastica del respiro ) DAL TERRITORIO 50 News 54 Terzo settore Lavorare Insieme Cooperativa Sociale
58 Farmacie Dismorfia muscolare. L’ossessione per i muscoli che non colpisce solo i bodybuilder 61 Malattie rare In moto per la ricerca 62 Il lato umano della medicina Una tenda tra le rocce: la sfida di un medico alpinista 65 Testimonianza Tanti sacrifici per diventare campione italiano ) STRUTTURE 68 Humanitas Gavazzeni ) PROFESSIONI SANITARIE 70 Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare ) REALTÀ SALUTE 72 Milano senza glutine 75 Krioplanet 77 Techno System 79 Alp Life 80 Dr Andrea Clementoni Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute
PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE
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Impegnati a crescere con il territorio In ascolto dei Vostri bisogni
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EDITORIALE
Bergamo Salute mette le ali
Poco dopo avere compiuto l’importante traguardo dei 12 anni di pubblicazione questa primavera e avere ampliato nei mesi scorsi il Comitato Etico con tre importanti contributi (Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia; Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo; Ordine dei Veterinari della Provincia di Bergamo), Bergamo Salute si appresta a un altro passo importante, anzi un volo…
Sì, perché da questo numero la rivista è pubblicata dal nuovo editore Devon che ha nel cassetto l’ambizioso progetto di esportare la realtà di Bergamo Salute anche in altri capoluoghi lombardi. Questi 12 anni hanno provato che un free press cartaceo ha ancora tanto da dire, anche se oggi è imprescindibile una solida presenza sul web che ormai accompagna la rivista da anni. Alla guida di Devon Claudio Gualdi, già direttore responsabile di pubblicazioni locali cittadine come Città dei mille, la Voce di Bergamo, Bergamoinfo e altre, che mi affianca da questo numero con l’incarico di direttore editoriale.
Bergamo Salute continuerà a farvi compagnia in quest’estate torrida e nei mesi a venire, fedele al suo stile di comunicazione rivolto alla prevenzione e al sano stile di vita, con spiegazioni chiare alla portata di tutti ma sempre supportate dal contributo di specialisti e professionisti delle diverse discipline.
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SPECIALITÀ A-Z
ALLERGOLOGIA
Shock anafilattico: come riconoscerlo e cosa fare ∞ A CURA DI STEFANIA MILANI
Ogni anno, in questa stagione, capita di leggere sui giornali di persone morte o finite in coma per gravi reazioni allergiche dovute, in genere, a punture di api, vespe o calabroni. Si tratta di shock anafilattico, un’evenienza per fortuna rara, sebbene meno di quanto si pensi, che se non affrontata immediatamente e nel modo corretto può avere conseguenze fatali. Ecco perché, soprattutto se si è soggetti allergici, è importante imparare e riconoscerlo e, nel caso sia già capitato una volta, a prevenirlo.
UNA REAZIONE IMPROVVISA E POTENTE Lo shock anafilattico, o anafilassi, è una grave e generalizzata reazione allergica che si manifesta improvvisamente (da pochi minuti a massimo due ore dal contatto con la sostanza a cui si è allergici), coinvolgendo due o più apparati, ad esempio pelle e sistema respiratorio, circolatorio o gastrointestinale. Alla base c’è l’interazione tra anticorpi IgE e un 6 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
allergene, sostanza innocua per la maggior parte delle persone, che in persone predisposte provoca la produzione di anticorpi IgE. Questi anticorpi, dopo il primo contatto, si fissano sulla superficie di alcune cellule (i mastociti e i basofili) che contengono grandi quantità di istamina e di altre sostanze che provocano infiammazione. Quando l’allergene entra per la seconda volta in contatto con l’organismo della persona predisposta, incontrerà gli anticorpi IgE fissati sulla superficie dei basofili e dei mastociti determinando il rilascio da parte di queste cellule di grandi quantità di istamina e di mediatori dell’infiammazione. Queste sostanze chimiche provocano a loro volta un abbassamento improvviso della pressione sanguigna e una restrizione delle vie respiratorie con blocco della respirazione.
IL PRIMO SINTOMO? FORMICOLIO A MANI E PIEDI Quando la reazione inizia, di solito compare formicolio e senso di ca-
lore alla testa e a mani e piedi. Nel giro di pochi minuti poi possono comparire: > orticaria-angioedema; > rinite; > difficoltà respiratoria; > prurito alla lingua e al palato; > edema (gonfiore) della glottide con rigonfiamento dei tessuti dell’area delle corde vocali che può rendere la respirazione difficoltosa;
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FATTORI CHE AUMENTANO IL RISCHO
> Uno shock anafilattico precedente (le reazioni successive possono essere più gravi rispetto alla prima); > Allergie o asma; > Malattie cardiache; > Un accumulo anomalo di mastociti.
> asma, vomito, diarrea; > ipotensione; > aumento abnorme della frequenza cardiaca (tachicardia) e aritmia; > sintomi neurologici (confusione e perdita di coscienza). Solitamente, più è breve l’intervallo di tempo tra il contatto con l’allergene e la comparsa dei sintomi, maggiore è il rischio di una anafilassi grave.
NON SOLO API E VESPE TRA LE CAUSE Le più comuni cause che possono scatenare uno shock anafilattico, oltre alle punture di imenotteri e in particolare di vespe e api, sono: > alimenti, tra cui noci, latte, pesce, crostacei, uova e alcuni frutti; > medicinali, come alcuni antibiotici e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS); > sostanze utilizzate per l’anestesia generale; > mezzi di contrasto, utilizzati negli esami diagnostiche per immagini (ad esempio la TAC); > lattice. Farmaci e punture di imenotteri
rappresentano, in particolare, rispettivamente la prima e la seconda causa di morte per shock anafilattico. Per quanto riguarda, invece, le allergie alimentari, è bene sottolineare che, in chi è predisposto a forme gravi di allergia, possono bastare anche piccole quantità di allergene per causare questa emergenza medica.
COSA FARE IN CASO DI EMERGENZA In caso di segni di shock anafilattico la prima cosa da fare è chiedere, immediatamente e senza perdere tempo, un intervento medico (chiamando il 112 o recandosi in Pronto Soccorso). Se questo non è possibile o in attesa dei soccorsi, è utile posizionare la persona sdraiata con le gambe sollevate, controllandole il polso e la respirazione. Se disponibile, deve essere somministrata dell’adrenalina (epinefrina) attraverso un auto-iniettore. Questo dispositivo, spesso prescritto a persone con allergia potenzialmente gravi o che hanno già avuto un’anafilassi, consiste in una siringa (con un piccolo un ago nascosto) che, premuta contro la coscia, inietta una singola dose di
DOTT.SSA STEFANIA MILANI Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica Responsabile del Servizio Ambulatoriale di Allergologia respiratoria, alimentare e farmacologica del Policlinico San Marco, Smart Clinic Le due Torri e Oriocenter
farmaco. L’uso immediato di un auto-iniettore può bloccare lo shock e rappresentare, in molti casi, un salva-vita. Altri farmaci utilizzati, sempre su prescrizione medica, per contrastare lo shock anafilattico sono: antistaminici per via endovenosa e cortisone, per ridurre l’infiammazione delle vie aeree e migliorare la respirazione, beta-agonisti (ad esempio l’albuterolo), per alleviare i sintomi respiratori.
La prevenzione Se si ha già avuto uno shock anafilattico, è fondamentale avere sempre a disposizione un kit di emergenza con i farmaci prescritti dal medico, controllandone la data di scadenza. Se si è allergici, il modo migliore per prevenire lo shock anafilattico, come per tutte le forme di allergia, è evitare l’esposizione agli allergeni. In particolare, in caso di allergia alle punture di insetti è bene: indossare pantaloni e camicie a maniche lunghe; non camminare a piedi nudi nell’erba; evitare colori brillanti; non indossare profumi o creme profumate. In caso di allergie alimentari conosciute, invece, bisogna sempre leggere attentamente le etichette.
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SPECIALITÀ A-Z
GINECOLOGIA
Pillola contraccettiva tra miti e realtà ∞ A CURA DI CLAUDIO CRESCINI
La pillola come mezzo contraccettivo come la conosciamo oggi è stata introdotta in commercio prima negli Stati Uniti nel 1960 e l’anno successivo in Europa. Parliamo quindi di una storia lunga più di 60 anni e si calcola che in questo preciso momento almeno 100 milioni di donne ne stiano facendo uso. I due ormoni da cui è costituita (estrogeno e progestinico), che bloccano l’ovulazione mettendo in stato di riposo le ovaie, sono totalmente cambiati in questi 60 anni nella continua ricerca di ridurre al minimo o addirittura azzerare i possibili effetti collaterali sgraditi che, sebbene modesti, ci possono ancora essere per qualche donna. Anche il tipo di prodotto si è evoluto per cui oggi non esiste solo la tradizionale pillola da assumere per bocca, ma esistono anche altre “configurazio8 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
ni” in cui è contenuta come gli anelli vaginali e i cerotti. Naturalmente come tutto ciò che da molti anni viene utilizzato da moltissime persone in tutto il mondo fornisce spazio e materiale a commenti e discussioni su pregi e vantaggi spesso senza nessuna evidenza scientifica. Vediamo allora alcune delle affermazioni più comuni che si sentono in merito alla pillola.
LA PILLOLA FA INGRASSARE Alcune pillole soprattutto di vecchia generazione possono in alcune utilizzatrici provocare una ritenzione idrica che causa aumento di peso. Si tratta quindi di trovare la pillola “giusta” per ogni singola donna.
LA PILLOLA AUMENTA IL RISCHIO DI TROMBOSI VENOSA Gli estrogeni in effetti possono au-
NON SOLO ANTICONCEZIONALE La pillola è nata per prevenire le gravidanze indesiderate ma si è dimostrata un ottimo ed efficace farmaco per togliere il dolore mestruale, ridurre l’abbondanza delle mestruazioni e curare l’endometriosi iniziale. Si è poi anche scoperto che protegge dal cancro dell’ovaio. Ovviamente non protegge dalle malattie sessualmente trasmesse (infezione da papillomavirus, HIV, sifilide, gonorrea e altre ancora), motivo per il quale serve il profilattico, meglio se quello femminile.
DOTT. CLAUDIO CRESCINI Specialista in Ostetricia e Ginecologia Professore a c. Università Cattolica Sacro Cuore Roma. Consulente Scientifico ASST BG Est . Vicepresidente Nazionale AOGOI
mentare l’attività di coagulazione del sangue, ma le pillole di oggi hanno un rischio bassissimo calcolato in 10 volte meno rispetto al rischio di trombosi che si ha durante la gravidanza. I casi eccezionali si verificano comunque nei primi sei mesi di assunzione e in particolare nelle fumatrici, nelle obese e nelle donne che hanno già avuto episodi di trombosi nella loro vita o in gravidanza.
prendendo la pillola. Però in donne predisposte alla depressione la pillola può influire negativamente e per questo è bene parlarne prima con il medico.
che le donne che assumono la pillola fanno di solito più controlli della mammella con maggior probabilità di scoprire un nodulo sospetto in largo anticipo rispetto alle altre.
LA PILLOLA RIDUCE IL DESIDERIO SESSUALE E IL PIACERE
LA PILLOLA FA VENIRE I FIBROMI DELL’UTERO
In realtà per molte donne la sicurezza e la serenità indotta dalla pillola migliora la libido, ma sono comunque segnalati casi molto rari di riduzione che richiedono il cambiamento del tipo di pillola.
LA PILLOLA FA VENIRE IL TUMORE ALLA MAMMELLA È un argomento di cui si discute da molti anni e che spesso viene risollevato e per il quale sono stati fatti molti studi. Se esiste un rischio è talmente basso che la sua dimostrazione è difficile mentre ciò che è certo è che la pillola protegge dal tumore dell’ovaio e dell’endometrio. Un motivo per cui è difficile dare una risposta consiste nel fatto
Assolutamente falso. Anzi nelle donne che hanno mestruazioni emorragiche causate dai fibromi la pillola è una terapia utile.
LA PILLOLA ANDREBBE SOSPESA OGNI TANTO PER FAR “RIPOSARE IL CORPO” Assolutamente infondato. Tutti gli studi fatti hanno dimostrato con certezza che è meglio assumere la pillola per tutto il tempo necessario senza fare periodi di sospensione se non quando non ci serve più. Possiamo quindi concludere che la pillola, e in particolare quelle disponibili oggi, ha talmente tanti vantaggi da far passare veramente in secondo, se non terzo, piano i possibili ma rari svantaggi.
LA PILLOLA NON VA BENE PER LE GIOVANISSIME È vero esattamente l’opposto. La pillola è il contraccettivo migliore per le ragazze giovani perché non solo protegge dalla gravidanza indesiderata, ma migliora anche la pelle che spesso a questa età è soggetta ad acne. Poiché spesso le ragazze giovani non hanno relazioni stabili è bene che associno alla pillola il profilattico anche se hanno fatto il vaccino per l’HPV.
LA PILLOLA PEGGIORA L’UMORE E DÀ DEPRESSIONE È un argomento complesso perché molte donne che avevano la cosiddetta sindrome premestruale (irrequietezza, ansia e irritabilità nei giorni prima della mestruazione) in realtà migliorano moltissimo
CICLO IN VACANZA? COME EVITARLO Durante le vacanze o in previsione di un evento particolare molte donne che assumono la pillola non vorrebbero avere la mestruazione anche se scarsa e di breve durata. Basta prendere la pillola senza interruzioni. Se è la confezione da 21 è sufficiente riprendere subito la nuova scatola senza fare la pausa di sette giorni. Se è la pillola da 28 basta eliminare le ultime compresse “finte” e ripartire con la prima di una nuova confezione. Se è l’anello o il cerotto, dopo il terzo, bisogna ripartire subito con il primo della nuova confezione. In effetti la pillola originariamente non prevedeva sospensioni e quindi sanguinamento similmestruale. Questo però non piaceva alle donne ed era motivo di resistenza all’assunzione. Per questo motivo si introdusse la sospensione di 7 giorni, verificato che non è sufficiente a far partire l’ovulazione e che quindi la sicurezza contraccettiva è conservata.
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SPECIALITÀ A-Z
OTORINOLARINGOIATRIA
Mal d’orecchio in aereo? Potrebbe essere otite barotraumatica ∞ A CURA DI ALESSANDRO COLLI
Durante i viaggi aerei, salendo in quota in auto o in funivia oppure dopo un’immersione subacquea è possibile avvertire dolore all’orecchio, senso di ovattamento e calo dell’udito. Se queste sensazioni sono lievi e passeggere il tutto rientra nella normalità, in caso contrario ci troviamo davanti a un quadro di otite barotraumatica, una condizione che non deve essere trascurata.
UNA QUESTIONE DI CAMBI DI PRESSIONE REPENTINI Come suggerisce il nome, l’otite barotraumatica è una condizione di danno (trauma) all’orecchio causato da una rapida e importante variazione tra la pressione (baro) atmosferica esterna e quella all’interno dell’orecchio, per la precisione l’orecchio medio. In condizioni normali l’orecchio medio, che contiene aria, ha una sua pressione interna che è uguale a quella atmosferica esterna. Questo grazie alla tromba di Eustachio, condotto che collega l’orecchio con il cavo orale, che in particolari condizioni si apre facendo passare l’aria dal cavo orale all’orecchio, 10 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
permettendo così di mantenere l’equilibrio tra la pressione interna e quella ambientale. In caso di otite barotraumatica, la tuba di Eustachio non riesce a compensare una variazione repentina della pressione esterna (diminuisce se saliamo in quota o voliamo o aumenta se andiamo sott’acqua) e lo squilibrio pressorio che ne deriva mette in tensione la membrana timpanica. La conseguenza è che il timpano, a seconda che la pressione esterna sia più alta o più bassa, si deforma verso l’interno o verso l’esterno. Si può arrivare a sanguinamento, rottura del timpano, sviluppo di una fistola, accumulo di liquido essudato o sangue nell’orecchio medio.
I FATTORI DI RISCHIO: DALLE INFEZIONI ALLE MALFORMAZIONI ANATOMICHE Le condizioni che possono ostacolare il passaggio d’aria attraverso la tuba di Eustachio, indispensabile per riequilibrare la pressione, sono diverse: > secrezioni a causa di infezioni, virali o batteriche, delle alte vie respiratorie o allergie;
> infezioni dell’orecchio;© > malformazioni anatomiche (come il setto nasale deviato); > patologie nasali come poliposi.
LA PREVENZIONE? VASOCOSTRITTORI NASALI E CHEWING GUM Quando si è raffreddati sarebbe consigliabile evitare attività che comportino variazioni rapide di pressione (viaggi aerei e in montagna, immersione subacquee). Se non è possibile si può usare un vasocostrittore nasale topico 30-60
I SINTOMI Quando l’orecchio non riesce a compensare lo sbalzo pressorio possono comparire: > riduzione della capacità uditiva; > sensazione di orecchio chiuso; > dolore; > ronzio e acufeni; > vertigini.
minuti prima di queste attività. Sbadigliare o masticare chewing gum e anche la manovra di Valsalva (in cui si espira tenendo chiusi contestualmente naso e bocca) possono aiutare a compensare la pressione, ma se c’è un’ostruzione importante tra l’orecchio e il naso non saranno efficaci. In chiave preventiva, chi fa viaggi frequenti in aereo o decide di dedicarsi a sport subacquei o alpini dovrebbe sottoporsi a una valutazione anatomica otorinolaringoiatrica per verificare se ci sono sensibili deviazioni del setto nasale o ipertrofia/malformazione dei turbinati nasali (tre ripiegamenti ossei posti all’interno della cavità nasale spesso responsabili del russamento).
ATTENZIONE AI PIÙ PICCOLI I bambini piccoli sono più esposti allo scompenso pressorio perché l’anatomia dell’orecchio è diversa nell’infanzia, inoltre in tenera età c’è la difficolta di comunicare al piccolo come compensare. Prima di un viaggio con variazioni di pressione si dovrebbe cercare di tenere il naso dei bambini ben libero, lavandolo ripetutamente con soluzione o spray fisiologico. Il pediatra potrà anche consigliare un vasocostrittore nasale.
QUANDO PREOCCUPARSI
potrà essere valutata la soluzione di riparazione chirurgica.
Se le condizioni di dolore, ipoacusia, ronzio perdurano qualche giorno dopo il viaggio/immersione, conviene inizialmente rivolgersi al proprio Medico di Medicina Generale. I sintomi dell’otite barotraumatica possono comprendere anche vertigini, nausea o disorientamento. Esaminando l’orecchio con l’otoscopio il medico può vedere se ci sono danni al timpano e potrebbe prescrivere mucolitici per disostruire il passaggio tra l’orecchio medio e la fossa nasale. Se la situazione non si risolve diventa necessaria la visita specialistica dall’otorinolaringoiatra. Qualora si riscontrassero la perforazione del timpano o fistole perilinfatiche
DOTT. ALESSANDRO COLLI Responsabile dell’Unità di Otorinolaringoiatria Humanitas Castelli Bergamo
TIMPANO TROMBA DI EUSTACHIO
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ALICE MANGIONE
Ph: Virginia Bettoja
PERSONAGGIO
Due ore di risate E tutti i guai spariscono Intervista con l’attrice comica bergamasca Alice Mangione che con The Pozzolis Family riporta in scena “La Grande Fuga” ∞ A CURA DI LUCIO BUONANNO
Il titolo è “La Grande Fuga”, come il film drammatico del 1963 con Steve McQueen che racconta del piano di evasione di un gruppo di soldati inglesi e americani da un campo di concentramento nazista. “La Grande Fuga” di oggi è uno spettacolo teatrale di Alice Mangione e del marito Gian12 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
marco Pozzoli, i famosi The Pozzolis Family: è la fuga dalle brutture di questo mondo attuale, dalla guerra, dal covid, da tutte le magagne che ci circondano ogni giorno. «Due ore di spettacolo di divertimento, gioia e follia» ci dice Alice. «È un’operazione meditativa che trascina il pubblico e fa dimentica-
re per due ore le rotture di scatole quotidiane. Lo spettacolo, che unisce musica, battute, risate e canzoni, diventa una specie di catarsi liberatoria. Ne “La Grande Fuga” ci si sfoga ridendo, facendo a gara a chi si lagna di più, cantando, improvvisando, ballando, senza freni e senza vergogna e il
pubblico ci segue e si diverte». I Pozzolis hanno già portato lo spettacolo in tournée a maggio, con teatri sempre sold out, a Como, Varese, Bologna, Milano, Brescia, Trento e Belluno e ora si ripetono il 23 luglio a Vicenza, il 31 luglio a Genova e il primo settembre a Milano nell’atmosfera magica del Castello Sforzesco. Altre date sono già in cantiere. Il tour de “La Grande Fuga” è arrivato dopo lo spettacolo “A-live! Perché sopravvivere ai figli è una cosa da ridere” e la pubblicazione di due libri per Mondadori, “L’amore si moltiplica” e “Un figlio e ho detto tutto”. In questi giorni sono in campagna, vicino Roma, con la scusa di fare una vacanza con i due figli, ma in realtà stanno lavorando alla scrittura di un nuovo progetto su cui però non possono dare anticipazioni. D’altronde Alice e Gianmarco sono due bravissimi comici che hanno realizzato tante gag sulla loro vita di genitori. «Ci siamo conosciuti frequentando gli stessi ambienti», ci racconta Alice «ma ci siamo iniziati a frequentare per scommessa e adesso siamo genitori di due splendidi bambini, Giò che va alle scuole elementari e Olivia Tosca che è all’ultimo anno dell’asilo. Una vita da mamma e papà non semplice e a casa ci aiuta Marisa la fantastica tata che i ragazzi ormai chiamano zia. Noi siamo persone iperattive e anche durante il covid nonostante i timori per l’epidemia e le lunghissime giornate tra le quattro mura domestiche abbiamo registrato una serie di sit-com sulla nostra vita casalinga». Alice, nata a Bergamo nel 1984, capelli rossi, occhi blu, ha debuttato giovanissima come comica
al fianco di Maccio Capatonda, ha partecipato a vari programmi come Glob, Colorado, La prova dell’8, ha recitato nei film “Un fidanzato per mia moglie”, “Trilogy Room 237” e “Oggi sposi”. Ma tra le sue performance c’è Viky, il buffo navigatore satellitare con parrucca blu o Alyce Make Up; ha vinto nel 2006 il Festival di cabaret di Milano e nel 2009 il Festival Nazionale di cabaret in rosa. E The Pozzolis Family è stato giudicato il miglior sito per genitori e bambini al Macchianera Internet Awards 2019. «Sognavo di far l’attrice comica fin da piccola» ci svela Alice. «Avevo cinque anni quando ho cominciato ad allestire spettacoli in casa. Dovevano essere esibizioni di magia, ma i trucchi non mi venivano quasi mai e tutti, parenti e amici ridevano. Sì, sono nata per far ridere. Poi a 17 anni la scelta esistenziale. Mi trasferisco a Milano, frequento la scuola di teatro “Quelli di Grock” e partecipo a serate di cabaret. Per mantenermi facevo quattro mestieri. La mia prima volta sul palco avvenne al Circolo di Legnano, lo storico locale di cabaret di Max Pisu. Per oltre un anno sono passata da un locale all’altro, anche in quelli dove, se non fai ridere, ti lanciano i portacenere, poi la svolta in tv, a “Mai dire martedì” su Italia 1 con Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda». Il boom della notorietà arriva con la parodia di Alyce Make Up prima su YouTube e poi su MTV. «È nato tutto per caso. Ero a casa con la mia amica regista Virginia Messina e stavamo guardando Clio Make Up e ho cominciato a imitarla in chiave comica. Virginia mi ha spinto a fare un video da mettere su YouTube. Detto fatto, ma all’inizio i commenti non sono
stati esaltanti, poi però hanno cominciato ad apprezzarmi. Alyce è un’altra io, un personaggio che mi accompagnerà per sempre. È come se mi sdoppiassi e diventassi lei, con tutti i suoi strampalati consigli di bellezza che corrono su YouTube. In fondo sorridere fa bene, è un ottimo antirughe». E arriva la grande popolarità. Cos’è per Alice essere famosa? «È piacevole, la gente ti riconosce, ti sorride, ma la popolarità in rete è un’arma a doppio taglio. Quando posti qualcosa sei sempre soggetto alle opinioni del pubblico che può essere d’accordo o no. Fortunatamente per me e Gianmarco intorno al progetto “The Pozzolis Family” si è creata una stupenda comunità che ci sostiene anche fuori dai social. Il nostro è stato solo il naturale prolungamento del lavoro di comici. Spesso si parte da un’esperienza di vita per creare personaggi o storie che divertano. Ecco perché abbiamo coinvolto tutta la famiglia, ma non viviamo con le telecamere accese». E Alice come mamma com’è? Comica o severa? «Sono per il rispetto delle regole» ammette la comica dai capelli rossi e gli occhi blu. «Per esempio, i ragazzi sanno cosa sono i social ma fino a quando non avranno almeno 14 anni non potranno usarli. I social sono una specie di cortile condominiale dove chi può aiutare a rendere il palazzo un luogo più bello, ma ci sarà sempre chi urla, chi insulta, chi applaude, chi è contrario». Insieme con il marito Gianmarco Pozzoli, Alice ha partecipato alla seconda edizione di “LOL - Chi ride è fuori! “. «È stata un’esperienza interessante. LOL è sicuramente una bella vetrina!». Luglio/Agosto 2022 | Bergamo Salute | 13
IN SALUTE
STILI DI VITA
Allarme siccità: il decalogo per un uso consapevole dell’acqua ∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
La situazione di carenza idrica, che si protrae sostanzialmente immutata da mesi, aggravata dall’assenza di riserve nevose e dal tipico aumento estivo dei consumi, rende critico lo stato della dotazione idrica negli acquedotti bergamaschi. Una situazione che non si verificava, con questa gravità, da oltre 70 anni. A lanciare l’allarme è Uniacque, società pubblica costituita il 20 marzo 2006 per la gestione del servizio idrico integrato sul territorio della provincia di Bergamo. È importante quindi, se non indispensabile, adottare un cambio di passo, con azioni più incisive e concrete a tutela della risorsa idrica da destinare unicamente al fabbisogno umano e non ad altri scopi. «Già da giugno abbiamo inviato una comunicazione a tutte le Amministrazioni Comunali interessate
Adriano Merigo 14 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
dalla grave crisi idrica perché collaborino attivamente nell’informare la cittadinanza che è consentito il solo uso alimentare ed igienico, anche attraverso l’adozione di ordinanze di limitazione dei consumi. I nostri operatori stanno monitorando costantemente la situazione e stanno lavorando quotidianamente sui principali bacini e sulle reti per garantirne il corretto approvvigionamento, anche alimentando con autobotti i bacini delle sorgenti più piccole che mostrano forti segni di sofferenza» dice Pierangelo Bertocchi, Amministratore Delegato di Uniacque. «Non si tratta di allarmismo, ma di una doverosa informazione perché tutti i cittadini possano maturare consapevolezza della situazione cogente e contribuire in prima alla salvaguardia della risorsa» gli fa eco Luca Serughetti, Presidente di Uniacque.
ECCO ALLORA IL DECALOGO DI UNIACQUE PER UN USO CONSAPEVOLE DELL’ACQUA.
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Fare lavatrici e lavastoviglie soltanto a pieno carico.
Lavare le stoviglie, la frutta e la verdura in una bacinella e non in acqua corrente (lavare le stoviglie con acqua di cottura della pasta è un ottimo metodo sgrassante che può essere usato insieme ai detersivi diminuendone così le quantità utilizzate).
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Inserire nei rubinetti i dispositivi frangigetto e limitatori di flusso.
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Chiudere i rubinetti mentre ci si rade, si lavano denti o altro: il rubinetto del bagno ha una portata di oltre 10 litri al minuto.
Installare e utilizzare lo sciacquone con lo scarico a doppio flusso.
Scegliere di fare la doccia invece del bagno: riempire la vasca comporta un consumo di acqua quattro volte superiore rispetto alla doccia. Ricordare inoltre che ogni minuto
passato sotto la doccia comporta un consumo dai 6 a 10 litri d’acqua.
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Monitorare costantemente i consumi idrici. Controllare periodicamente il contatore a rubinetti chiusi per verificare la presenza di eventuali perdite accidentali, riparando anche quelle apparentemente insignificanti.
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Mangiare in maniera consapevole e responsabile considerando oltre al-
la risorsa utilizzata direttamente anche quella impiegata per produrre gli alimenti (per produrre 1 Kg di carne bovina c’è bisogno di circa 15.000 litri d’acqua).
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Evitare di lavare l’automobile o eventualmente farlo con un secchio senza acqua corrente.
Innaffiare giardini e piante con parsimonia, utilizzando acqua recuperata o piovana e sistemi a goccia.
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IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
Come salvare la dispensa da ospiti sgraditi ∞ A CURA DI LELLA FONSECA
Farfalline, larve, coleotteri. Soprattutto nei mesi più caldi la temperatura elevata può accelerare lo sviluppo di insetti infestanti delle derrate alimentari e le nostre cucine possono essere prese di mira da piccoli ospiti sgraditi. «Esistono numerose specie di infestanti delle derrate che si nutrono di farine, prodotti da forno, cereali, legumi secchi etc.. Nelle nostre cucine o nei magazzini e depositi, quando ci si accorge della loro presenza, a volte si sono già diffusi in modo significativo» sottolinea il dottor Marco Valle, ento-
DOTT. MARCO VALLE Entomologo Direttore dei Musei Civici di Bergamo
16 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
mologo, direttore dei Musei Civici di Bergamo. Ma vediamo meglio quali sono gli organismi più comuni nelle nostre cucine. Cominciamo dalle cosiddette “farfalline”… Le più comuni sono della specie Tignola fasciata (riconoscibile dalle ali bicolori, chiare e scure) ma c’è anche la Tignola grigia della farina e la Tignola del grano, abbastanza simili. Sono alcuni dei parassiti più dannosi a livello mondiale, il colore è variabile dal giallo al marrone rossiccio, sono lunghe circa 15 mm e amano vivere in ambienti caldi e poco illuminati, prediligono i cereali, la frutta secca, semi di vario genere, ma anche cioccolato e spezie. Possono essere presenti nelle nostre cucine nelle tre fasi del loro sviluppo: uovo, pupa e farfalla. Anche i coleotteri possono attaccare i nostri armadietti? Certamente, i più comuni sono: > l’Anobio del pane, coleottero lungo circa 3 millimetri e di colore rosso-bruno le cui larve e gli adulti possono perforare con facilità quasi tutti i tipi di
confezioni di farina, pane, pasta, frutta secca, spezie, in pratica tutti i vegetali con abbondante contenuto di amido; > i Punteruoli, il cui nome deriva dalla presenza negli adulti di un rostro come apparato boccale in grado di perforare gli imballaggi, lunghi circa 2-5 millimetri, di colore brunastrorossastro. Le larve si nutrono dall’interno dei chicchi e semi di cereali e legumi mentre gli individui adulti in genere li attaccano dall’esterno; > i Triboli, i cui adulti di colore bruno sono lunghi circa 3-4 millimetri e prediligono le derrate polverulente e ricche di amido (farine, crusca, semola) ma non solo. Come si può affrontare il problema? Quando si rileva un’infestazione la prima cosa da fare è cercare di circoscriverla per evitarne la diffusione, rimuovendo l’alimento attaccato e sigillando gli altri alimenti sensibili. Sia per prevenire sia per risolvere il problema sono molto utili le trappole adesive che
attirano gli infestanti con feromoni (sostanze in grado di attirare in “trappola” gli insetti) bloccandoli e tenendoli lontani dagli alimenti. I vantaggi di queste trappole sono tre: la neutralizzazione degli insetti, la possibilità di monitorare il grado di infestazione ispezionandole e l’assenza di tossicità, importantissima in cucina. È rischioso consumare pasta, riso o farina che sono stati attaccati da insetti infestanti? In caso di modesta infestazione no. Nelle cucine dei nostri nonni era comune ripulire questi alimenti dagli infestanti con il setaccio e possiamo farlo anche noi. Forse i più schizzinosi possono essere di-
sturbati da questa riflessione, ma la realtà è che gli alimenti che acquistiamo confezionati contengono già questi organismi, anche se non a livello visibile macroscopico perché la normativa stabilisce dei limiti attraverso test standardizzati. ll Museo di Scienze naturali di Bergamo ha organizzato negli anni scorsi delle serate con degustazione di piatti a base di insetti come la “paella con verdurine croccanti e insetti misti” o la “crema di riso con camole del miele” e ancora lo “scrocchiadenti con riso soffiato e grilli al cardamomo”. La nostra proposta “entomo-gastronomica” non mirava a sovvertire le abitudini consolidate della nostra cucina tradizionale, ma voleva avvicinare
il pubblico al mondo degli insetti, spesso guardati con disgusto o paura da gran parte dell’opinione pubblica. Anche frutta e verdura “biologici”, oggi molto apprezzate, sono certamente i prodotti che contengono l’apporto maggiore di proteine di questa provenienza! Quello che è fondamentale è garantire sempre un elevato standard di igiene nelle nostre cucine, conservare gli alimenti in imballaggi e contenitori idonei, in scaffali rialzati e che facilitino la pulizia e i controlli. Il vero nemico in cucina sono le mosche e gli scarafaggi (questi ultimi di solito agiscono nottetempo), organismi vettori di molte infezioni che portano nelle nostre case dagli ambienti in cui si muovono.
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IN SALUTE
ALIMENTAZIONE
Tutti pazzi per il poke ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Negli ultimi anni, anche da noi, è letteralmente esplosa la “moda” del Poke (pronunciato “pohkay”, significa “tagliare a pezzi”), piatto della cucina tradizionale hawaiana che ha come ingrediente principale il pesce crudo tagliato a cubetti. Accompagnato da altri ingredienti come riso, verdura e frutta, può diventare un piatto completo ed equilibrato. L’importante è sceglierli e abbinarli nel modo corretto. Come ci spiega la dottoressa Federica Belotti, dietista. Dottoressa Belotti, come si compone un Poke? Il Poke si compone partendo da una base che solitamente è riso bianco (fonte di carboidrati), ma può essere sostituito con altri cereali a più alto contenuto di fibre, come riso integrale, riso venere, farro o quinoa. 18 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
Le versioni tradizionali di Poke hawaiano sono due e si differenziano per l’ingrediente principale: Aku Poke, a base di tonnetto striato, e He’e Poke, a base di polpo. La ricetta più diffusa di Poke Bowl invece è la Ahi che prevede l’utilizzo di tonno pinna gialla” Si aggiungono poi delle fonti proteiche, solitamente pesce (spesso salmone o tonno). I pesci sono una buona fonte di sali minerali (fosforo, calcio, iodio) e acidi grassi omega 3
insaturi, importanti per la funzione cerebrale, per la salute del cuore e per ridurre gli stati infiammatori. È possibile però sostituire il pesce con il tofu, gli edamame, il tempeh o il seitan, per una versione vegana, oppure con il pollo. Infine si scelgono dei contorni, tra questi è preferibile scegliere verdura in abbondanza (pomodorini, carote, cetrioli, zucchine, cavolo, cipolla, etc.), ma anche alga wakame o germogli di soia. In base al proprio gusto personale è possibile anche aggiungere una piccola quantità di frutta (solitamente mango o ananas). Questi ingredienti sono ricchi di vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti. Inoltre sono importanti per aumentare il senso di sazietà grazie all’elevato contenuto di fibra. È consigliabile aggiungere anche una fonte di
acidi grassi insaturi, come la frutta secca, i semi oleosi o l’avocado. Attenzione invece all’aggiunta di più salse, formaggio spalmabile o ingredienti fritti poiché si rischia di eccedere con l’apporto grassi. Il Poke è spesso servito con salsa di soia, ricca di sodio, da usare con parsimonia e magari scegliendo quella iposodica. La stessa sapidità si può ottenere con succo di limone e spezie. Quali sono i vantaggi di questo piatto esotico? Ha il vantaggio di poter essere altamente personalizzabile quindi basta far attenzione ad alcune scelte nel comporlo, non solo in base al gusto personale, ma anche alle esigenze nutrizionali. È ricco di grassi insaturi (pesce, olio, avocado, frutta secca, semi oleosi), vitamine e sali minerali. In più è privo di lattosio (se non viene aggiunto il formaggio spalmabile) e di glutine (se vengono utilizzati come cereali il riso o la quinoa) ed è quindi indicato anche in caso di intolleranza al lattosio o celiachia.
E i possibili svantaggi? Sebbene sia solitamente preparato con un mix di prodotti sani, è importante saper bilanciare gli ingredienti. In particolare i condimenti giocano un ruolo fondamentale, perché spesso contribuiscono a un eccessivo apporto di grassi e sodio. L’apporto eccessivo di grassi, oltre a rendere il piatto sbilanciato, è responsabile dell’aumento dell’apporto energetico del pasto. La salsa di soia è ricca di sodio, minerale che, se in eccesso, comporta un aumento della pressione sanguigna e del rischio di patologie cardiovascolari. Nelle persone diabetiche è consigliabile sostituire il riso bianco (cereale ad elevato indice glicemico) con farro, quinoa o altre tipologie di riso. Inoltre, in linea generale, bisognerebbe fare attenzione al consumo di pesce crudo, che deve sempre essere conservato e manipolato correttamente per evitare il rischio di contaminazione. Alcuni pesci (soprattutto tonno e pesce spada) poi tendono a essere ricchi di mercurio, un metallo pesante che può
Una ricetta “antica” Il Poke ha origini molto antiche che risalgono al 400 d.C. quando i polinesiani arrivarono per la prima volta alle Hawaii. L’origine di questo piatto si deve all’abitudine dei pescatori delle Hawaii di consumare pesce crudo tagliato a cubetti direttamente sulle barche. Negli ultimi anni ha iniziato a diffondersi negli USA e successivamente in Europa, entrando nei menù dei ristoranti con l’aggiunta di vari ingredienti e condimenti. Grazie al suo successo globale, questo piatto ha subìto diverse varianti e, con la nascita delle “pokerie”, si può comporre la propria Bowl a piacimento, utilizza una varietà infinita di ingredienti. È proprio il mix di consistenze, sapori e colori il segreto del successo delle Poke Bowl.
DOTT.SSA FEDERICA BELOTTI Dietista Humanitas Gavazzeni, studio medico a Trescore Balneario, FIOS MED a Osio Sotto e Dietetica su Misura a Treviglio
avere effetti tossici sul sistema nervoso. Si consiglia quindi di limitarne il consumo, soprattutto ai bambini e alle donne in gravidanza, scegliendo di includere anche pesci generalmente a basso contenuto di mercurio, come il salmone e i gamberi.
IN ARMONIA
PSICOLOGIA
La scrittura come terapia ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Mettere nero su bianco i pensieri che ci attraversano, ma soprattutto gli eventi traumatici, i momenti difficili particolarmente densi a livello emotivo, può contribuire a migliorare il nostro equilibrio psico-fisico. «Immaginiamo un foglio bianco, una penna e i nostri pensieri: il foglio diventa uno spazio, la penna si trasforma in voce e i pensieri si concretizzano in frasi e parole. Inizia in questo modo un intimo dialogo con il nostro io più profondo, con la nostra anima. La scrittura ci permette di rielaborare e analizzare a fondo ciò che ci tormenta o che per noi risulta più difficoltoso da affrontare e/o comprendere. Scrivere ci consente di fare chiarezza, questo perché tradurre i pensieri in parole
richiede un processo di elaborazione che ci obbliga così a razionalizzarli» spiega la dottoressa Michela Gritti, psicologa clinica. Dottoressa Gritti, perché scrivere fa bene? La narrazione permette di conferire nuovi significati a eventi importanti che hanno caratterizzato la nostra vita e di ricollocare momenti ed emozioni dolorose nel passato. Il potere della scrittura è prima di tutto quello di aiutarci a esprimere le emozioni, gli stati d’animo e le paure: già facendo questo potremo notare un abbassamento del nostro livello di attivazione emotiva. Attraverso la scrittura abbiamo la possibilità di esplorare il nostro mondo interiore, tutti i pensieri che
abitano nella nostra mente e le emozioni a essi connesse. Inoltre, scrivere aiuta a tenere in ordine i pensieri, a comprendere meglio dilemmi e priorità, così come a diventare più consci di noi stessi e del nostro funzionamento. Per semplificare potremmo dire che scrivere ci aiuta a conoscerci meglio. Quali forme di scrittura si rivelano più efficaci in questo senso? Esistono svariate forme di scrittura. Nei percorsi psicologici spesso si utilizza la forma del diario e dello scambio epistolare. Ogni scelta, comunque, viene concordata con il paziente. Gli esercizi di scrittura infatti non fanno per tutti, perciò in ambito terapeutico vanno propo-
In uno degli esperimenti dello psicologo sociale americano James Pennebaker, uno dei pionieri della scrittura terapeutica, il ricercatore prevedeva che due gruppi di studenti narrassero con carta e penna il loro trauma più importante per almeno quindici minuti al giorno e per almeno tre giorni consecutivi. Il primo gruppo avrebbe dovuto fare questo esercizio descrivendo solamente i fatti accaduti, il secondo avrebbe dovuto unire alla descrizione dei fatti quella delle emozioni a essi associate. Un terzo gruppo, definito di controllo, aveva il compito di descrivere, nelle stesse modalità, un argomento ritenuto superficiale, ad esempio parlare di abbigliamento o di viaggi. A ogni partecipante fu chiesto di scrivere di impulso, come se la penna non dovesse mai staccarsi dal foglio e di sospendere per tutto il tempo della sessione qualsiasi forma di giudizio sullo stile, sull’ortografia o sulle scelte lessicali effettuate. I risultati di questa prima osservazione furono incoraggianti, poiché il numero di visite mediche richieste dagli studenti del secondo gruppo di scrittori (numero monitorato nei mesi precedenti e successivi alle sessioni narrative) aveva sperimentato un calo statisticamente notevole. I ricercatori ipotizzarono che nelle persone che avevano narrato, oltre ai fatti, le emozioni associate al trauma, i disturbi di natura psicosomatica fossero in qualche modo diminuiti.
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pratica quotidiana da interiorizzare, è quello di cercare la forma di espressione che sentiamo più affine a noi, al nostro modo di essere e all’obiettivo che riponiamo nell’atto dello scrivere.
DOTT.SSA MICHELA GRITTI Psicologa Clinica, Master in Valutazione multidimensionale e Tecniche per il cambiamento Amae studio professionale a Casazza
sti solo se il paziente lo consente. Inoltre, le forme di scrittura da poter utilizzare sono davvero variegate e molto soggettive, dal diario epistolare alla poesia o alla lettera. Il consiglio, per farla diventare una
Quali sono, in particolare, i benefici? La scrittura terapeutica sembra avere effetti sul nostro benessere psico-fisico sia nell’immediato sia a lungo termine. Di seguito alcuni dei benefici riscontrati: > riduzione di stati ansiosi; > miglioramento del tono dell’umore; > minor stress percepito; > miglioramento del funzionamento del sistema immunitario; > miglioramento della funzionalità epatica e polmonare; > riduzione di sintomatologie
depressive; > miglioramento della memoria di lavoro; > miglioramento delle prestazioni sportive. A chi può essere consigliata la scrittura come “terapia”? Non ci sono particolari controindicazioni per questa attività che può essere praticata da tutti senza distinzioni. È bene ricordare che la scrittura ha benefici non nel senso che permette di guarire o far scomparire patologie o sintomatologie diagnosticate, ma aiuta nella gestione delle stesse, contribuendo a migliorare la qualità della vita e il benessere psicologico della persona. Un ulteriore aspetto positivo di questa attività è che può essere svolta in ogni momento e in ogni luogo, basta concedersi uno spazio dove poter realizzare tutto ciò.
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IN ARMONIA
COPPIA
Le regole del corteggiamento ∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
L’estate è da sempre associata alle vacanze, al caldo, al sole, al divertimento. Ma non solo: è questo il periodo dell’anno in cui si fanno maggiori conoscenze, nascono nuove storie d’amore e la sessualità e il corteggiamento ritrovano nuovo slancio. «Questo fenomeno è stato studiato da diversi ricercatori che hanno notato che la maggiore esposizione al sole e le ore di luce molto più lunghe aumentino la produzione di serotonina e testosterone, due ormoni responsabili del nostro benessere sessuale e psicologico. Naturalmente la luce non è l’unico motivo per cui in estate il nostro desiderio aumenta. Per lo stesso motivo che durante i cupi mesi invernali la nostra voglia di fare sesso registra una battuta d’arresto. Oltre a questo fattore biologico infatti, ci sono anche moltissimi aspetti psicologi22 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
ci. Quali sono? Ad esempio il fatto di essere meno vestiti: più pelle nuda significa spesso più desiderio perché i sensi come la vista o il tatto vengono stimolati molto di più in questi mesi» osserva la dottoresssa Francesca Crotti, psicologa e consulente sessuale. Dottoressa Crotti, il corteggiamento è un momento cruciale per la nascita di nuove relazioni, che siano di breve o lunga durata. In cosa consiste? Il corteggiamento, in zoologia, è l’insieme dei comportamenti ritualizzati consistenti spesso in danze ed esibizioni da parte del maschio di varie specie per farsi accettare dalla femmina nel periodo degli amori. Negli esseri umani, identifica gli atteggiamenti seduttivi che vengono attuati con lo scopo di facilitare i legami di coppia, in par-
ticolare cinque tappe. > Il flirting: fase del corteggiamento che ha lo scopo di informare il potenziale partner che si è disponibili ed interessati. L’intento è attirare la sua l’attenzione per mezzo di segnali non verbali come la postura, le espressioni del volto, il movimento del corpo nello spazio, l’abbigliamento. Così come un pavone mostra le piume per rendersi “appetibile” anche l’essere umano in questa prima tappa del corteggiamento articola una serie di gesti che corrisponde ad una sorta di “danza” seduttiva. > La lettura del linguaggio del corpo: la successiva tappa del processo di corteggiamento è di tipo osservativo. Lo scopo è identificare segnali positivi e di incoraggiamento nel partner potenziale. Implica notare quelle persone che sono in connessione con noi e stanno
rispondendo ai segnali lanciati durante il nostro flirtaggio. Anche questa fase si gioca tutta a livello non verbale. > Comunicazione verbale: di fronte al riscontro positivo inizia il primo vero contatto verbale nonostante siano ancora molto presenti atteggiamenti e comportamenti volti ad attrarre l’altro/a. Un semplice messaggio di saluto, usato come primo approccio, è sostenuto da un tono della voce, più caldo e basso, e un ritmo dell’eloquio più lento nettamente diversi da quelli utilizzati comunemente dalla persona in altri contesti relazionali. Per alcune persone a questo livello si verifica un vero e proprio blocco, per paura del rifiuto e sfiducia in sé evitano di passare alla fase conversazionale. > Contatto fisico: la quarta fase di corteggiamento inizia con i primi innocenti e accidentali contatti fisici tra le due parti. Se il corteggiato/a permette al corteggiatore di proseguire con questa prima forma di intimità fisica allora ci saranno le basi per una conoscenza a tutto campo. Viceversa se il corteggiato si ritrae significa che sta mettendo una barriera al proseguo di questa fase. > Intimità e sessualità: l’ultima fase del corteggiamento comprende dialogo aperto, confidenza e una comunicazione non verbale più
DOTT.SSA FRANCESCA CROTTI Psicologa e consulente sessuale
intima fatta di altre manifestazioni di affetto. Quando ci si fa intimi con un’altra persona anche il modo di parlare si fa più dolce e l’atteggiamento è di maggior apertura e
disponibilità. Si crea un contatto profondo legato al bisogno di volersi curare dell’altro. L’intimità è un elemento necessario per una relazione di successo.
IL CONFINE CON LE MOLESTIE SESSUALI E IL CATCALLING Recentemente nella coscienza collettiva si è fatta sempre più largo la consapevolezza che alcuni approcci largamente usati per avvicinare l’altro, siano in realtà associabili a delle vere e proprie molestie. L’ultima a denunciarlo è stata Aurora Ramazzotti, che ha utilizzato Instagram per lamentarsi dei commenti sessisti ricevuti mentre faceva jogging. La giovane è stata vittima di quello che viene definito catcalling. Il termine trae la sua origine dalla tradizione del teatro inglese nel XVII secolo: era il fischio di disapprovazione nei confronti degli artisti. In epoca moderna, però, questa parola ha assunto un’accezione ben diversa: racchiude tutto quel mondo di “molestie di strada” di cui possono essere oggetto le donne. Un universo deplorevole che comprende commenti inappropriati e indesiderati, fischi, avance sessuali e gestacci. In molti Paesi del mondo le molestie di strada sono già considerate reato. Nel 2018, in Francia, il presidente Emmanuel Macron ha varato un disegno di legge che considera il catcalling una vera e propria molestia, punita con multe fino a 750 euro. Le molestie sessuali, a differenza delle violenze sessuali in senso stretto, agiscono prevalentemente a livello psicologico. Alcuni di questi comportamenti possono essere apprezzamenti e sguardi insistenti, frasi equivocheallusive ripetute, avance pesanti, mani appoggiate sul corpo altrui (come su una spalla o su un fianco) senza che vi sia un’intimità relazionale che ne giustifichi l’atto, inviti espliciti a rapporti sessuali in cambio di favori o ricatti di natura lavorativa o altra, e così via. Spesso quando si viene molestati, nonostante la persona non venga necessariamente privata della possibilità di urlare, scappare o aggredire, entrano in gioco non solo emozioni di rabbia, ma anche di vergogna e paura, capaci di bloccare l’agire in termini di opposizione. Tanti fattori sono stati etichettati come possibili responsabili del corteggiamento molesto e dell’esplosione di questo fenomeno: la cultura patriarcale, l’educazione ricevuta in famiglia, i modelli a cui ci si ispira, i livelli di testosterone nel sangue, la cultura di provenienza. Eppure, la scienza ha evidenziato come anche una componente prettamente psicologica porti a sviluppare comportamenti sessualmente molesti. Si tratta quindi di un fenomeno complesso e carico di componenti psicologiche, pedagogiche e sociali.
A Bergamo
Luglio/Agosto 2022 | Bergamo Salute | 23
IN FAMIGLIA
DOLCE ATTESA
Estate in gravidanza: istruzioni per l’uso
∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Essere in dolce attesa è sempre un momento unico nella vita di una donna: apporta cambiamenti importanti nel suo modo di essere, di percepire le emozioni e l’ambiente che la circonda. È come se tutto, cambiasse un po’ forma insieme a lei. Nel cammino di questa “avventura”, l’estate in particolare, soprattutto a causa di viaggi e caldo, può essere fonte di piccoli-grandi pensieri e preoccupazioni. Ecco allora i consigli della dottoressa Monica Vitali, ostetrica e osteopata, e della dottoressa Mary Vanotti, ostetrica, per il benessere della mamma e del nascituro. 24 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
PRIMA REGOLA: IDRATARE E ANCORA IDRATARE «Secondo l’EFSA (European Food Safety Authority) la dose giornaliera consigliata di acqua, che si attesta generalmente intorno ai 1,5-2 litri, durante la gestazione dovrebbe aumentare quotidianamente di almeno 300 ml. Bere acqua aiuta non soltanto ad eliminare le tossine, ma favorisce anche una corretta digestione e garantisce il naturale assorbimento delle sostanze nutritive essenziali. Quando una donna è in dolce attesa tutte queste funzioni acquistano ancora più importanza. Inoltre, la corretta crescita del bambino nel grembo
materno necessita di condizioni fisiche ottimali. Una corretta idratazione infatti risulta fondamentale durante la gestazione per produrre liquido amniotico e per aiutare ad aumentare il volume del sangue. Il plasma, cioè la fase liquida del sangue, rappresenta circa 3 litri negli adulti. In gravidanza il volume plasmatico aumenta fino al 40-50% al di sopra del valore pre-gravidanza. Questo aumento del volume sanguigno serve per la vascolarizzazione della placenta che consente lo scambio materno-fetale di sostanze nutritive e altri composti» spiega la dottoressa Vitali. Ma va bene qualsiasi tipo di acqua?
«Non esistono acque “perfette”, ma è sicuramente consigliato, per una donna gravida, che sia a basso contenuto di sodio, perché aiuta a combattere la ritenzione idrica e il gonfiore, molto frequenti in gravidanza, e ricca di calcio, altamente assimilabile. Inoltre, per stimolare la corretta digestione, l’acqua dovrebbe avere un pH leggermente acido o neutro, tra 5 e 7,5» continua la dottoressa Vanotti. Meglio invece evitare bevande tè, caffè e alcolici in quanto favoriscono la disidratazione. Anche la dieta mediterranea è un ottimo rimedio contro i fastidi estivi: frutta e verdura di stagione, pasta, cereali e legumi, pesce, olio d’oliva, sono i principali alimenti da assumere in estate e ancor più in gravidanza.
Se non si può andare al mare o in piscina, ecco un’idea per un po’ di refrigerio “casalingo”: un bel bagno con acqua tiepida e amido di riso o avena colloidale che hanno una lieve azione assorbente e rinfrescante”
PASSEGGIATE CONTRO LE GAMBE GONFIE Uno dei problemi più fastidiosi, del periodo estivo è il gonfiore alle
gambe, che tendono a lievitare di pari passo con il “pancione”. «Le gambe gonfie, il senso di irrequietezza, la notte disturbata dai crampi e bruciori sono la conseguenza dell’accumulo di liquido tra i capillari, dilatati e resi meno elastici dal caldo. Per aggirare l’ostacolo è consigliabile muoversi, camminare almeno per mezz’ora ogni giorno meglio se nell’acqua: in questo modo si stimola la circolazione e si contrasta la ritenzione idrica tra i vasi sanguigni» suggeriscono le esperte.
MAI SENZA LA PROTEZIONE SOLARE Durante la gestazione si può incorrere in un fenomeno definito cloasma gravidico, detto anche
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maschera della gravidanza. Un problema che generalmente riguarda il 50/70% delle gravide. «Si tratta di un’alterazione della pigmentazione della pelle con comparsa di macchie scure (in donne con pelle chiara) o chiare (in donne con pelle scura) che colpisce soprattutto il volto e in particolare zigomi, labbro superiore, naso, fronte. La causa è l’accumulo di melanina, favorito dalla produzione degli ormoni durante il periodo della gravidanza. Abbronzandosi, l’epidermide si scurisce e, dove sono presenti accumuli di melanociti, si iperpigmenta. Ecco perché, soprattutto per la donna in gravidanza, è consigliata una crema ad alto fattore di protezione solare +50 contro i raggi UVA e UVB, come quelle dedicate ai bambini e ai neonati. L’ideale sarebbe utilizzarla tutto l’anno, non solo nei mesi estivi, al posto della crema classica di base» continuano le ostetriche. Altra precauzione importante, ancora di più per le donne in attesa, è evitare gli orari centrali poiché il caldo provoca una vasodilatazione sanguigna aumentando il rischio di ipotensione. È meglio quindi approfittare delle ore centrali della giornata per riposare, possibilmente in un luogo fresco in modo da recuperare il sonno che spesso si perde di notte, soprattutto a fine gravidanza.
ATTENZIONE ALL’ARIA CONDIZIONATA Per ridurre la sensazione di calore può essere utile ricorrere all’uso di climatizzatori, in grado di abbassare non solo la temperatura ma anche il livello di umidità che 26 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
in estate rende il caldo ancor più insopportabile. «È opportuno ricordare però, di non esagerare, con le basse temperature: 5-6 gradi in meno rispetto all’esterno sono sufficienti per ottenere una condizione di benessere. Viceversa, una differenza troppo marcata espone a bruschi sbalzi termici che possono provocare raffreddori e mal di gola».
acqua termale, due ottimi alleati per l’estate con il pancione! La gravidanza non è una malattia: se non c’è pressione alta, diabete o altri disturbi, la futura mamma può andare dappertutto, pur con le dovute attenzioni e secondo il parere della propria ostetrica e/o del ginecologo» concludono le esperte.
VIAGGI SÌ, MA CONSAPEVOLMENTE Non è assolutamente sconsigliato a una donna in gravidanza di viaggiare, anzi. «L’importante è scegliere il mezzo più adatto che le permetta la possibilità, almeno ogni due ore, di potersi alzare, camminare, fondamentale per evitare stasi venose che comporterebbero problematiche alla madre oltre che meno ossigenazione per il nascituro» consigliano la dottoressa Vitali e la dottoressa Vanotti. Ma meglio vacanze in montagna, al lago, al mare o in piscina? «La risposta è: tutte le destinazioni. Il mare e la piscina sono l’ideale durante la gravidanza, in quanto si può praticare il nuoto durante tutti i nove mesi. Benissimo anche la montagna: si possono fare passeggiate a contatto con la natura, facendo attenzione a non salire a più di 2000 m di altitudine per evitare l’iperventilazione. In sostanza, dice la medicina, per organizzare una vacanza in gravidanza non ci sono problemi purché il viaggio sia breve e all’insegna del relax, senza nessun tipo di stress o forma di stanchezza. Un ultimo consiglio da non dimenticare è un ventaglio e un vaporizzatore con
DOTT.SSA MARY VANOTTI Ostetrica Riabilitatrice, formazione in Aromaterapia
DOTT.SSA MONICA VITALI Ostetrica-Osteopata Consulente Sessuale Centro Italiano Pavimento Pelvico Bergamo
QUALI SCARPE METTERE? In gravidanza è ancora più importante fare attenzione alla tipologia di scarpe che si indossano: scarponcini se in montagna, mentre in città devono avvolgere il piede ma non essere in nessun caso costrittive e pesanti, meglio se a pianta larga e con tacco basso, di circa tre centimetri. Da limitare, invece, l’uso delle ballerine in gravidanza poiché favoriscono l’iperlordosi favorendo il dolore alla schiena.
IN FAMIGLIA
BAMBINI
Epatite acuta pediatrica: i consigli per evitare il contagio ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
Da gennaio del 2022 è stato rilevato un numero eccezionalmente elevato di casi epatite acuta grave in età pediatrica nel Regno Unito, seguìto da diversi casi anche in Italia e nel resto d’Europa. E inevitabilmente, anche considerata l’esperienza con l’infezione da Covid 19, è subito scattato l’allarme. «Questa epatite, che colpisce i bambini sotto il 16 anni, ha suscitato preoccupazione perché presenta alcune caratteristiche peculiari: innanzitutto non ha una causa riconosciuta. Inoltre ha tendenza a evolvere rapidamente verso una grave disfunzione d’organo che nel 10% dei casi è stata così rilevante da ricorrere a un trapianto di fegato in urgenza» sottolinea il dottor Matteo Pedrali, pediatra. Dottor Pedrali, quali sono le ipotesi sulla causa di questa infezione? Sono stati fatti finora numerosi tentativi per identificare la causa tra quelle note di epatite acuta e, in particolare, quelle causate da virus epatotropi cosiddetti maggiori 28 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
(i virus dell’epatite, dalla A fino alla E) o da sostanze tossiche o meccanismi autoimmuni. Ancora oggi, però, non se ne conosce l’origine e rimane un’infezione a eziologia sconosciuta. Le indagini microbiologiche condotte nel Regno Unito hanno escluso virus dell’epatite A, B, C, D ed E in tutti i casi. Tuttavia le autorità sanitarie del Regno Unito e internazionali hanno ipotizzato che la causa più probabile sia di tipo infettivo e che, in particolare, sia probabilmente coinvolta l’infezione da Adenovirus: si tratta di una famiglia di virus a DNA diffusi a livello globale, in particolare nei bambini, che causano diversi tipi di infezioni, provocando solitamente una malattia lieve, con sintomi simili
al raffreddore, vomito e diarrea. Il ruolo giocato dagli Adenovirus nell’eziologia di queste forme di epatite acuta non è però confermato in via definitiva. Bisogna infatti ricordare che gli Adenovirus non causano generalmente l’epatite, complicazione rara e nota in genere tra gli individui immunocompromessi. Le ipotesi al momento quindi potrebbero essere: la circolazione di una nuova variante che causa epatite grave nei bambini; oppure una variante già normalmente in circolazione che sta colpendo i bimbi più piccoli immunologicamente non protetti in seguito a una minore circolazione di questo tipo di virus durante la pandemia di COVID-19: in par-
LA SITUAZIONE IN ITALIA Tra i 17 casi italiani riportati al 14 giugno 2022 e testati per Adenovirus, 8 (47,1%) sono risultati positivi. Tra i 12 casi testati con tampone antigenico o molecolare per SARS-CoV-2, 2 (16,7%) sono risultati positivi, uno solo ha avuto un decorso più severo che ha richiesto il trapianto (dati Società Italiana di Pediatria -Sip).
ticolare, secondo l’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), il ceppo di adenovirus F41 sembra la causa più probabile. Come si manifesta? La presentazione clinica dei casi identificati nel Regno Unito corrisponde a una grave epatite acuta, con livelli alti di enzimi epatici (aspartato aminotransferasi - AST o alanina aminotransferasi - ALT maggiori di 500 IU/L) e sintomi come ittero, diarrea, vomito e dolore addominale. In che modo avviene il contagio? Il contatto ravvicinato con una persona infetta dovrebbe essere considerato la via più probabile di esposizione, in particolare per via oro-fecale, soprattutto nei bambini piccoli.
Cosa si può fare per prevenire la malattia? Fino a quando non si saprà di più, le pratiche generali di prevenzione e controllo, nei confronti dell’adenovirus e di altre infezioni, includono: > eseguire una frequente igiene delle mani, utilizzando acqua e sapone o un gel per le mani a base di alcol; > evitare gli spazi affollati e mantenere le distanze; > garantire una buona ventilazione all’interno degli ambienti chiusi; > indossare una mascherina ben aderente che copra bocca e naso quando consigliato; > coprire bocca e naso in caso di tosse e starnuti; > utilizzare acqua potabile per bere; > seguire pratiche di manipolazione e cottura sicure degli alimenti;
> pulire regolarmente le superfici che si toccano frequentemente con le mani; > restare a casa in caso di malessere e consultare un medico.
DOTT. MATTEO PEDRALI Specialista in Pediatria Centro Medicina Complementare Bergamo - Albano S. Alessandro
I Percorsi Terapeutici Percorsi di terapia Individuali Percorsi di terapia di Coppia Percorsi di terapia di Gruppo Terapia EMDR
Le Patologie Trattate Problematiche sessuali Narcisismo patologico Traumi Lutto Ansia Autostima Problematiche affettive
I Gruppi di Terapia Gruppi sulla Dipendenza Affettiva Gruppi sull’Autostima Gruppi sul Narcisismo Patologico Gruppi sulle Dipendenze senza Sostanze (Lavoro, Sessualità, Internet, Shopping)
I Laboratori Dipendiamo è un centro di eccellenza per il trattamento e lo studio delle New Addiction, ovvero le dipendenze senza sostanza.
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IN FAMIGLIA
RAGAZZI
Cosa succede al mio corpo? ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
“Mi vedo e sento diversa/o”. “Sono troppo o troppo poco rispetto a quello che la società vuole da me”. “Il mio corpo sta cambiando e fatico a starci dentro”. “Le persone che seguo sui social sembrano così perfette, perché io non sono come loro? Cosa devo fare?”. Questi sono solo alcuni dei pensieri delle e degli adolescenti di oggi che, complici anche i social media e il costante confronto con apparenti modelli di “perfezione”, sempre di più faticano ad accettarsi e ad accettare la propria immagine corporea ritenuta, spesso erroneamente, non all’altezza degli “ideali” proposti dalla rete. Ma perché per gli adolescenti è così difficile “fare pace” con se stessi? Cosa possono fare i genitori per aiutarli in questa fase delicata della loro vita? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Pamela Tassetti, psicologa e psicoterapeuta. Dottoressa Tassetti, perché durante l’adolescenza l’aspetto corporeo diventa un elemento così cruciale? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’adolescenza - “l’età dello tzunami” come definita da Alberto Pellai e Barbara Tamborini, esperti italiani dell’età evolutiva - è quel periodo della 30 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
vita compreso tra i 10 e i 19 anni (periodo che possiamo estendere fino a 25 anni parlando di “giovani adulti”) contraddistinto da significativi cambiamenti fisici, psicologici e sociali. Si tratta di una fase caratterizzata da compiti evolutivi che, nella maggior parte dei casi risultano complessi e dolorosi da affrontare, sia per gli stessi adolescenti sia per i loro affetti. In un tempo relativamente breve viene chiesto loro di mentalizzare i cambiamenti del corpo che diventa capace di riprodursi, che può allungarsi e allargarsi, che diventa motivo di giudizio, sfida e confronto. In adolescenza il corpo acquisisce un’importante valenza a livello comunicativo, sessuale, relazionale. Dallo studio HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) del 2020 emerge come peso e apparenza fisica siano preoccupazioni di grande rilievo tra gli adolescenti. Le ragazze in particolare hanno un atteggiamento più giudicante nei confronti del proprio corpo (“sono troppo grassa”) mentre i ragazzi tendono a concentrarsi maggiormente sulla propria prestanza muscolare. Quanto influisce la percezione che i ragazzi e le ragazze hanno della loro corporeità sul loro comportamento e sviluppo?
DOTT.SSA PAMELA TASSETTI Psicologa e Psicoterapeuta a Bergamo e Azzano San Paolo
La percezione che l’adolescente ha del proprio corpo impatta notevolmente sullo sviluppo e costruzione della sua identità. Numerosi studi scientifici, infatti, evidenziano come lo sviluppo in adolescenza di un’immagine corporea positiva favorisca la costruzione di una migliore stima di sé (“sono una persona adeguata, mi sento una persona amabile”) e l’adozione di comportamenti più sani e protettivi in termini di alimentazione e movimento. Di contro l’insoddisfazione per il proprio peso, aspetto e forma fisica genera insicurezza (“mi sento inadeguata, incapace, ingombrante, non sono una persona degna d’amore”), chiusura sociale e l’adozione di strategie malsane per cercare di uscire da questa situazione, fonte di grande dolore e disagio. Quanto influiscono oggi i social media sulla costruzione della propria immagine corporea?
La costruzione dell’immagine corporea è sempre influenzata da fattori socio-culturali, che contribuiscono in modo rilevante allo sviluppo dell’ideale di bellezza tipico di ogni epoca. Complice la pandemia, negli ultimi anni c’è stato un incremento massiccio dell’uso dei social che, se da un lato è stato molto positivo per aiutarci a convivere con la condizione di isolamento alla quale tutti noi eravamo costretti, dall’altro ha esposto giovani e meno giovani a immagini di corpi esasperati dalla ricerca di un’ideale di perfezione da raggiungere. Subito dopo il primo lockdown una mia paziente di 14 anni mi ha detto: “sui social tutti parlavano della paura di ingrassare, talmente tanto che è venuta anche a me, così ho deciso di mettermi a dieta e seguire un programma online di allenamento ma…la situazione mi è sfuggita di mano. Non era mai abbastanza. Il mio corpo non
era mai come quello dei profili social che seguivo…”. Sappiamo che tv e social media veicolano spesso standard di bellezza irrealistici e poco inclusivi. La ricerca suggerisce che l’esposizione prolungata sui social a contenuti relativi all’aspetto fisico possa influire sul modo in cui la persona si percepisce e sviluppare un’insoddisfazione corporea (“non mi sento abbastanza attraente e interessante”). Cosa possono fare gli adulti per aiutarli? Genitori, insegnanti, educatori possono accompagnare con discrezione e rispetto le trasformazioni che avvengono nell’adolescente. Obiettivo è quello di favorire in lei/ lui l’integrazione della nuova immagine corporea con la percezione della propria rappresentazione psichica interna, caratterizzata dallo sviluppo di nuove competenze (cognitive, emotive, relazionali),
dall’organizzazione dell’orientamento sessuale, dall’elaborazione del rapporto con i genitori e da molto altro. Come fare? È fondamentale scegliere attentamente le parole con le quali ci si rivolge loro. Le parole possono curare o ferire. Chiediamoci se è davvero necessario commentare o giudicare il corpo dei propri figli o quello dei loro amici. Chiediamoci se è necessario, in un’ottica di salute psico-fisica, imporre loro diete restrittive o altri trattamenti estetici. Aiutiamoli ad accogliere e coltivare ciò che stanno diventando. Aiutiamoli a mantenere uno sguardo ad ampio raggio su se stessi, uno sguardo capace di prendersi cura, in modo integrato, della propria parte interna e esterna. Uno sguardo che, se cerca un confronto con l’esterno, non lo faccia con lo scopo di svalutarsi, ma con lo scopo di apprendere e crescere.
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IN FORMA
FITNESS
Allenamento all’aperto alla portata di tutti con il percorso vita ∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
I “percorsi vita” sono circuiti di allenamento all’aperto, con lunghezza, difficoltà e numero di esercizi variabili, ma tutti accomunati dall’idea che anche con pochi attrezzi si possa fare attività fisica alla portata di tutti, migliorando lo stato di salute generale. Conosciamoli meglio con Giacomo Strabla, personal trainer. Come nascono i “percorsi vita” oggi così diffusi non solo in località di montagna, ma anche nei parchi cittadini? I percorsi vita si chiamano “vita” non solo perché possono migliorare la vita di chi li esegue, ma perché la loro esistenza è strettamente legata a una compagnia assicurativa svizzera di nome Vita. Infatti il primo percorso vita fu ideato in Svizzera 32 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
nel 1968, quando un gruppo sportivo di Zurigo realizzò un circuito di allenamento nel bosco, usando tronchi e rami per costruire le diverse stazioni di allenamento, e si rivolse alla società assicurativa Vita in cerca di uno sponsor che ne contribuisse al mantenimento. Vita accettò e ancora oggi a occuparsi dei percorsi vita svizzeri è una compagnia assicurativa a cui fa capo Vita. A quel primo percorso ne seguirono ovviamente altri. In quegli anni sempre più persone stavano passando da attività lavorative fisiche o comunque manuali a impieghi più sedentari; allo stesso tempo stava aumentando il tempo libero, soprattutto grazie all’abolizione della settimana lavorativa di sei giorni. Molti svizzeri avevano quindi voglia e necessità di muo-
versi e stare all’aria aperta e un po’ più di tempo libero per poterlo fare. I percorsi vita offrivano inoltre la possibilità di allenamento a chiunque: alle persone più atletiche e in forma, ma anche a chi in forma non era affatto e voleva una serie di esercizi semplici e adattabili alle proprie condizioni fisiche, senza dover per forza iniziare a praticare uno sport. Erano inoltre gratuiti, e per essere usati non richiedevano particolari attrezzature o competenze: tutto quello che c’era da sapere era spiegato dagli appositi cartelli. Dalla Svizzera i percorsi vita arrivarono successivamente a diffondersi lentamente anche negli altri paesi europei e non solo, tanto che oggi si possono trovare in un gran numero di parchi pubblici non solo delle grandi città ma anche dei pa-
esi più piccoli. Nella maggior parte del mondo i percorsi vita persero utilizzatori a partire dalla fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta per via del progressivo successo del jogging, del fitness (spesso di gruppo) e delle palestre, per poi tornare “di moda” in tempi recenti soprattutto negli ultimi due anni durante i quali molte persone, non potendo fare altre attività sportive per via delle limitazioni, hanno scelto di dedicarsi ai percorsi vita, preferendoli agli esercizi fatti in casa. Come sono strutturati di solito? I “percorsi vita” sono circuiti di allenamento all’aperto che, anche con pochi attrezzi, stimolano varie qualità motorie come forza, resistenza, agilità, mobilità etc.. Oltre all’utilizzo “base”, come da istruzioni sui cartelli delle varie stazioni del percorso,
gli esercizi si possono adattare al livello di allenamento dell’individuo aumentando o diminuendo serie, ripetizioni, tempi di recupero. Ma quindi chiunque può avvicinarsi a un “percorso vita”? Assolutamente sì. I più allenati ed esperti possono modificare gli esercizi con varianti di maggior difficoltà proprio per stimolare ulteriormente il loro grado di allenamento. In questo modo, può essere d’aiuto al miglioramento delle performance in altri sport e quindi essere vista come una sorta di preparazione atletica generale. Anche per i bambini l’utilizzo dei percorsi vita può essere davvero stimolante: si presenta quasi come un gioco e allo stesso tempo come una sfida alle proprie capacità motorie, cosa oggi più che mai di fondamentale importanza vista la
scarsa stimolazione al movimento imposta dallo stile di vita moderno. La fase in cui il bambino capisce i propri limiti o scopre di poter fare più di quello che pensava è un momento davvero importante per la crescita psicofisica.
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BELLEZZA
Non solo pelle: come proteggere i capelli dai danni del sole ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
In estate sappiamo - o almeno dovremmo sapere - come difendere la pelle dal sole e dai raggi UV. Ma lo stesso vale per il cuoio cappelluto e i capelli? Già perché sole, mare, acqua salata possono danneggiare e rovinare anche le chiome. Ecco perché in città, in campagna, in montagna ma soprattutto al mare è necessario proteggere i capelli con una serie di accorgimenti e trattamenti mirati. Ne parliamo con Daniela Mantovani, biologa, tricologa e naturopata. Cosa si può fare allora per proteggere la salute e la bellezza di cute e capelli? Oggi, proprio come per la pelle, esistono diversi prodotti appositi, ricchi di agenti antiossidanti, reidratanti e filtri UV, per difendere cuoio 34 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
cappelluto e capelli dai danni del sole. È utile indossare un cappello di paglia, che oltre a essere molto glam, protegge viso e capelli dai raggi troppo diretti. Attenzione però: meglio evitare tutto ciò che è realizzato in fibre sintetiche, poichè il calore dei raggi solari associato all’effetto sauna creato delle fibre non naturali potrebbe causare irritazione al cuoio capelluto. Una micro ustione al cuoio capelluto può raggiungere il derma, secondo strato della pelle, dove si trova la papilla germinativa, ghiandola che produce i capelli, provocando un danno irrimediabile. Che altri errori bisogna evitare in estate per evitare danni o rischi? > Asciugare i capelli con phon e piastra; > utilizzare ferri arriccianti;
> lavare i capelli troppo spesso e con prodotti aggressivi; > legarli continuamente con elastici stretti che rischiano di spezzarli; > non sciacquarli o pettinarli dopo
DANIELA MANTOVANI Biologa, tricologa e naturopata Presso Sandonato Medica a San Donato Mil.se, collaboratrice Emmebi Italia e SITRI (Società Italina di Tricologia)
il bagno nel mare; > esporsi al sole senza protezione; > bere troppi alcolici: i capelli col tempo assorbono l’alcool e questo va a intaccare la produzione della cheratina di cui sono composti; il risultato è una crescita dei capelli rallentata e un assottigliamento della chioma. Meglio non farsi mai mancare una buona dose di acqua quotidiana indispensabile per idratarli. Come si sceglie la protezione della pelle in base al fototipo, c’è un criterio analogo anche nella protezione di cuoio capelluto e capelli in base al colore? Utilizzare una protezione solare adeguata è imprescindibile per
la pelle - soprattutto per i fototipi chiari, che hanno una carnagione delicata - ma anche per i capelli che altrimenti rischiano di spezzarsi, sfibrarsi e far risaltare ancor più le doppie punte. Anche il colore durante i mesi caldi subisce un’alterazione per l’esposizione ai raggi solari e alla sudorazione: non solo si schiarisce, ma favorisce la disidratazione dei capelli. Per quanto riguarda la schiaritura, l’effetto è perfetto per chi ha un castano chiaro perché si crea un gioco di luce e riflessi, ma per chi ad esempio ha capelli biondi artificiali o chi dal biondo è tornato di recente al nero o castano la situazione rischia di complicarsi. Il biondo, infatti, rischia di “ingiallirsi” e chi di recente ha optato per una tinta castana può vedere riflessi
biondi dopo poche ore al sole. Per questo motivo conviene non rinfrescare il colore proprio prima di partire per il mare, perchè l’effetto sarebbe senz’altro potenziato (in senso positivo o negativo) dal sole e dall’acqua salata. Come regolarsi, allora, con i capelli colorati? Per proteggere i capelli colorati dal sole, è utile adottare alcuni accorgimenti: > ritoccare il colore non oltre due settimane/dieci giorni prima della partenza; > non passare dal biondo al castano scuro prima di partire per il mare; > utilizzare prodotti specifici che aiutano a mantenere il colore.
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Abito lontano: come posso aiutarli?
Verso sera si agita tantissimo, come se diventasse un’altra persona e la notte non dorme: chi mi aiuta?
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Vacanze estive come organizzarsi?
Domani la dimettono dall’ospedale e non è più autonoma come prima: come faccio? Come faccio a capire quando è necessario un aiuto in più?
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Come faccio per scegliere l’assistente “giusta”?
Non riconosco più mio padre ed è molto aggressivo: come aiutarlo?
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Dessert
Dessert di semi di chia al cacao
Difficoltà di preparazione Facile
Tempo di preparazione 15 minuti (4 h riposo)
Calorie a persona 300 Kcal
INGREDIENTI per 4 persone 80 g..... Semi di chia 25 g...... Cacao amaro 450ml.. Bevanda vegetale a piacere (riso, soia, avena, cocco) 140 g... Sciroppo agave 300 g... Frutta a piacere qb......... Vaniglia in polvere PREPARAZIONE
MICHELA QUADRI Cuoca Presso il Ristoro de Il Sole e la Terra di Bergamo
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In un contenitore unire bevanda vegetale, cacao e 100 g di agave e mescolare con una frusta. Aggiungere poi i semi di chia e rimescolare per 3 volte, ogni 3 minuti. È importante che non rimangano dei semi asciutti. Riporre il contenitore in frigo e lasciarlo riposare almeno 4 ore in modo da far assorbire ai semi tutto il liquido. Poco prima di servire, frullare la frutta con l’agave rimanente e la vaniglia per creare una salsa. Rimescolare delicatamente il budino di chia e preparare dei bicchierini con strati alternati di frutta e crema al cacao. Decorare con altra frutta a dadini e magari con qualche ciuffetto di panna montata vegan. I semi di chia sono i frutti di una pianta della famiglia Lamiaceae, Genere Salvia, specie hispanica. Originaria dell’America centrale, questa pianta produce semi da cui è possibile estrarre fino al 25-30% di olio.
GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE DOVE PUOI TROVARE LA RIVISTA IN DISTRIBUZIONE GRATUITA
ALBANO SANT’ALESSANDRO Centro Medicina Complementare Bergamo Via Spallanzani, 99 ALBINO Caredent Albino Viale Stazione, 4 Centro Prelievi Bianalisi Albino Via Volta, 2/4 Foini Dimensione Casa Via Provinciale, 37/a Teleserenità Via Matteotti, 38 ALMÈ Farmacia Visini Via Italia, 2 ALZANO LOMBARDO Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst Bergamo Est Via Mazzini, 88 AZZANO SAN PAOLO Iro Medical Center Via del donatore Avis-Aido, 13 Studio Odontoiatrico Dott. Campana Marco Via Castello, 20 BAGNATICA Centro Prelievi Bianalisi Bagnatica Piazza Gavazzeni BERGAMO 20 Fit Via Broseta, 27C ASST Papa Giovanni XXIII Piazzale OMS, 1 ATS Bergamo Via Borgo Palazzo, 130 ATS Bergamo - Sede Via Galliccioli, 4 Ambulatorio For.US di Coop. RUAH Via Daste e Spalenga, 15 Associazione Mosaico Via Scuri, 1/c Athaena Via Ronzoni, 3 Avis Monterosso Via Leonardo da Vinci, 4 Blu Fit Redona Via Gusmini, 3 Cartolombarda Via Grumello, 32 Centro Acustico Italiano Via San Bernardino, 33/c Centro Medico Boccaleone Via Capitanio, 2/e Centro Sportivo Piscine Italcementi Via Statuto, 41 Centro Terza età / Boccaleone Via Rovelli, 27
Centro Terza età / Borgo Palazzo Via Vivaldi, 5 Centro Terza età / Colognola Via dei Caravana, 7 Centro Terza età / Loreto Via Pasteur, 1/a Centro Terza età / Monterosso Via Leonardo Da Vinci, 9 Centro Terza età / Redona Via Leone XIII, 27 Centro Terza età / San Colombano Via Quintino Basso, 2 Centro Terza età / Villaggio degli Sposi Via Cantù, 2 Cooperativa Sociale Alchimia Via Boccaleone, 17c Dipendiamo - Centro per la cura delle New Addiction Via Torquato Taramelli, 50 Domitys Quarto Verde Via Pinamonte da Brembate, 5 Dott. Barcella Antonio c/o Centro Don Orione Via Don Orione, 6 Dott. Ghezzi Marco Via Zambonate, 58 Farma Logica Via Promessi Sposi, 19/C Farmacia Conca Verde Via Guglielmo Mattioli, 24 Farmacia Santa Lucia Via Dello Statuto 25 Farmacia Sella Piazza Pontida, 6 Fisioforma Via Pitentino, 14/a Forneria Rota Via Silvio Spaventa, 56 Happy Friends Via Meucci, 2 Il Bio di Francesca nel Borgo Via Borgo Santa Caterina, 9/d La Terza Piuma Via Divisione Tridentina, 6/b Medical Farma Via Borgo Palazzo, 112 Methodo Medical Center Via San Giorgio, 6/n Monica Vitali - Centro Italiano Pavimento Pelvico Via Betty Ambiveri, 11 OPI Via Rovelli, 45 Ordine Medici Bergamo Via Manzù, 25 Ordine Medici Veterinari Bergamo Via Daste e Spalenga, 15
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Luglio/Agosto 2022 | Bergamo Salute | 41
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ANIMALI
RUBRICHE
S.O.S. abbandono animali domestici ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Il fenomeno dell’abbandono degli animali domestici risuona sui mezzi d’informazione regolarmente ogni estate, ma non è certo un fenomeno esclusivo di questa stagione. «I dati forniti dal Ministero della Salute evidenziano che per l’anno 2020 sono stati registrati 68.371 ingressi di cani nei canili sanitari e 40.297 ingressi nei rifugi, 45.385 cani dati in adozione e 67.242 gatti sterilizzati. Questi dati non erano ancora influenzati dall’effetto dell’abbandono “post lockdown” cui abbiamo assistito dal momento in cui un cane non
era più necessario per avere una giustificazione per uscire di casa… La sterilizzazione, l’identificazione e la registrazione degli animali d’affezione all’anagrafe sono strumenti fondamentali per combattere il fenomeno del randagismo, strettamente connesso all’abbandono, ma si registrano ancora forti disparità fra le Regioni italiane» dice il professor Stefano Faverzani, medico veterinario. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio questa emergenza e quali possano essere i rimedi per contrastarla.
PROF. STEFANO FAVERZANI Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari Provincia di Bergamo Professore associato di Clinica Medica Veterinaria - Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali Università degli Studi di Milano
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RUBRICHE
ANIMALI
Professor Faverzani, abbandonare gli animali è sicuramente condannabile moralmente. Ma può comportare anche altri rischi o conseguenze? Abbandonare un animale non è solo un atto eticamente e moralmente sbagliato, è anche una minaccia alla salute pubblica e all’ambiente. Inoltre, in termini legali, l’abbandono di animale è un reato penale punito dall’art.727 del C.P. con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda da 1.000 a 10.000 euro, pene inasprite dall’eventuale applicazione dell’art 544-ter (maltrattamento di animali) con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. Bisogna poi sottolineare che l’abbandono non è un fenomeno che riguarda unicamente cani e gatti. Anzi, sebbene queste specie siano quelle che più colpiscano l’attenzione dei mezzi di informazione, le nostre case sono popolate da uccelli, criceti, conigli, pesci e tartarughe. In molti casi si tratta di specie che in libertà non sono in grado di sopravvivere, alcune di esse (basti pensare alle tartarughe della Florida, quelle con le macchie rosse vicino alle orecchie) però si sono perfettamente adattate ai nostri ambienti e oggi rappresentano una severa minaccia per molte specie animali con cui condividono l’habitat. Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Il fenomeno dell’abbandono è sempre la conseguenza di ignoranza (nel senso letterale del ter46 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
mine) e della scelta di acquistare un animale senza avere attentamente considerato prima quali conseguenze comporti tale decisione. Spesso, soprattutto per quanto riguarda i cani, si sceglie una razza sulla spinta di una pubblicità, di una moda o anche sulla base del proprio gusto, senza avere la minima conoscenza delle esigenze specifiche di quel tipo di cane e di quanto possa essere più o meno impegnativo: dalla taglia a eventuali problemi di salute. Nella maggior parte dei casi si tratta di scelte fatte sulla base dell’emotività, senza aver considerato lo stile di vita proprio o di tutta la famiglia. Di solito il problema non è mai “quanto spazio ha bisogno l’animale” ma “quanto tempo è necessario dedicargli”. Questo vale soprattutto per i cani ma, in modo diverso, anche per tutti gli altri animali con cui decidiamo di instaurare una relazione, che è necessariamente una relazione di dipendenza, dell’animale nei confronti dell’uomo, per la quale bisogna essere pronti ad assumersene la responsabilità. Possedere un animale non è un obbligo, ma una scelta che condizionerà significativamente la nostra vita e, a volte, potrà essere anche economicamente costosa. Alla base, quindi, si tratta di fare una scelta consapevole e responsabile… Assolutamente sì. Oggi ci sono moltissimi strumenti, purtroppo non sufficientemente utilizzati, per poter effettuare una scelta consapevole. I medici veterina-
ri sono certamente in grado di consigliare quali specie e razze di animali possano essere più adatte al nostro modo di vivere, dove rivolgersi (se a un canile/gattile o a un allevamento), quali necessità avrà l’animale che sceglieremo, quali percorsi educativi siano necessari per noi (per imparare a gestire correttamente l’animale) ed eventualmente, soprattutto per quanto riguarda i cani, a chi rivolgersi per insegnare al cane “le buone maniere” che ci consentiranno di portarlo con noi nella maggior parte delle occasioni. È anche utile sapere che
L’ORDINE DEI VETERINARI NEL COMITATO ETICO DI BERGAMO SALUTE Dal numero 67 Luglio Agosto l’Ordine Provinciale dei Medici Veterinari di Bergamo, nella persona del professor Stefano Faverzani, integra il Comitato Etico di Bergamo Salute. Lo accogliamo con entusiasmo, e con il supporto dell’Ordine ci impegniamo a continuare ad informarvi puntualmente e scientificamente sul mondo dei nostri amici a quattro zampe.
oggi sono disponibili assicurazioni che, oltre ai danni eventualmente provocati dagli animali, coprono anche la maggior parte delle spese veterinarie per mantenere l’animale in salute. Per quanto, poi, riguarda il capitolo vacanze, a differenza di anni fa ormai sono molte le strutture turistiche che accettano animali. Insomma, le giustificazioni di chi abbandona un animale sono veramente misere. La lotta all’abbandono passa anche attraverso una normativa nazionale che impone l’identificazione e l’i-
scrizione di tutti i cani in Anagrafe Animali d’affezione, in modo da poter sempre risalire alla loro provenienza. In più, in Lombardia, dal 2020 è obbligatoria anche l’identificazione e iscrizione in anagrafe dei gatti nati dopo l’1/1/2020 (per quelli provenienti da allevamenti, e quindi commercializzati, l’obbligo era presente anche prima di tale data). Personalmente, però, sono convinto che la lotta all’abbandono non possa essere affidata unicamente alle leggi e alla loro applicazione. Infatti, le denunce sono pochissime
e ancora più difficile è giungere a una condanna. Il vero problema è, come sempre, culturale: ai medici veterinari, allevatori, addestratori, istituzioni e associazioni spetta in primo luogo il compito di educare e vigilare in maniera idonea su chi adotta o compra un animale. Solo la diffusione di una cultura responsabile dell’animale con il supporto di iniziative di sensibilizzazione, come quella che stiamo per lanciare sui nostri social, possono portare a un’inversione di tendenza.
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ALTRE TERAPIE
La ginnastica del respiro
∞ A CURA DI MARIA CASTELLANO
L’aria, così come l’acqua, è indispensabile per la vita sulla Terra. Tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo, hanno bisogno dell’ossigeno presente nell’aria per vivere. Respirare bene è determinante per la nostra salute. Eppure, anche se lo diamo per scontato, non sempre respiriamo nel modo ottimale a causa di diversi fattori, dallo stress a postumi di malattie respiratorie (come il Covid). La buona notizia è che oggi imparare a respirare correttamente è più semplice, non solo grazie a esercizi di respirazione controllata, ma anche a specifici dispositivi in grado di “allenare” la respirazione. Ne parliamo con Silvia Allemano, chinesiologa sportiva e personal trainer. Quali sono i fattori che possono influenzare la nostra respirazione? Ogni giorno, in media, effettuiamo oltre 20.000 atti respiratori. La loro frequenza, così come la profondi48 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
tà, dipende da tantissimi fattori: variabili individuali, grado di rilassamento o al contrario di agitazione, attività fisica che si sta svolgendo, età, temperatura ambientale, posizione assunta (diminuiscono in posizione orizzontale) etc.. La respirazione può essere influenzata anche dalla nostra volontà - pensiamo ad esempio agli esercizi di meditazione - e di conseguenza allenata. Recentemente è stato sviluppato un dispositivo che permette di allenare in maniera completa la muscolatura respiratoria, che è ben diverso dall’effettuare pratiche di respirazione controllata, come succede ad esempio nello yoga. In cosa consiste questo dispositivo? Nato nei laboratori di fisiologia del Politecnico di Zurigo a seguito di studi decennali, questo dispositivo permette di allenare la muscolatura respiratoria in maniera immediata e personalizzabile e in totale sicurez-
za. Fondamentalmente, bisogna semplicemente respirare all’interno della tubatura del dispositivo che è dotata di valvole automatizzate in grado di regolare l’intensità della resistenza dell’aria inspirata ed espirata: questo consente di effettuare anche allenamenti di resistenza e di forza dei muscoli respiratori. La tubatura memorizza i dati dell’utilizzatore e, per mezzo di un’app, effettua un test iniziale delle prestazioni misurandone le condizioni effettive, un po’ come si fa con la spirometria. A chi può essere utile questo tipo di allenamento? Questo allenamento, che si può effettuare a frequenze libere, in piedi, sdraiati o seduti, sotto sforzo fisico, può essere indicato per una vasta gamma di persone: dallo sportivo professionista di altissimo livello, all’anziano che presenta affanno, a chi vuole mantenere il proprio stato di forma e di salute, a chi è in
fase riabilitativa o di rieducazione posturale. Quali sono, in concreto, i vantaggi e benefici che offre questo particolare strumento? Con questo dispositivo l’allenamento si svolge in uno stato di iperpnea-isocapnica. Questo significa che è possibile compiere atti respiratori profondi e veloci senza incorrere nell’iperventilazione, grazie alla possibilità data dallo strumento di non alterare il fisiologico rapporto ossigeno/ anidride carbonica. L’allenamento va da pochi minuti a mezz’ora: resistenza aerobica, forza, coordinazione, velocità e mobilità dei muscoli del tronco vengono allenati in
modo specifico e mirato. Il primo beneficio che si riscontra, già dalla prima seduta di allenamento, è una maggior mobilità della muscolatura respiratoria e di conseguenza della postura. In ambito sportivo è molto utile per incrementare le proprie prestazioni a livello aerobico e, dopo un infortunio, per ritornare alla pratica in tempi brevi. È utile, inoltre, per prevenire patologie metaboliche: aiuta ad accelerare il metabolismo e a ridurre il peso corporeo, stimolando la muscolatura della regione toracico-addominale (diaframma), che a sua volta è così portata a bruciare la massa grassa intorno. Inoltre è indicato in tutte le sofferenze della respirazione (affanno, russamento, dispnea, asma
da sforzo, apnee notturne, fibrosi cistica etc).
SILVIA ALLEMANO Chinesiologa sportiva e personal trainer Presso Krioplanet Treviglio
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NEWS
NEWS Strisce rettangolari ai ferri e all’uncinetto per colorare Bergamo Città della Cultura A novembre 2019 le coloratissime coperte del progetto Viva Vittoria Bergamo, lavorate e confezionate da molte preziose mani, facendo bella mostra di sé in Piazza Vecchia, hanno permesso di sostenere concretamente le donne e i minori che subiscono abusi. Ora, dopo la pandemia che ha così pesantemente colpito i nostri territori, il progetto Viva Vittoria Bergamo, insieme a Viva Vittoria Brescia, lancia una nuova chiamata all’azione condivisa nel segno della “sorellanza” e del lavoro manuale. L’iniziativa si inserisce nel programma di manifestazioni per il 2023, anno che vedrà Bergamo e Brescia insieme come una sola grande Capitale della Cultura. Questa volta, anziché quadrotti, serviranno strisce rettangolari ai ferri o all’uncinetto, di qualsiasi filato e colore e con qualsiasi punto. Chi poi avesse filati che non utilizza li può donare per l’iniziativa. Per maggiori informazioni: tel.351 720 1254.
Bergamo chiama Mutoko Lo scorso 28 Giugno Il dottor Claudio Crescini, ginecologo bergamasco che da anni collabora con Bergamo Salute, è succeduto a Diego Lorenzi nella presidenza del Rotary Club Romano di Lombardia distretto 2042. Al passaggio delle consegne il dottor Crescini nel suo discorso ha esposto i quattro progetti principali del Club per l’anno 2022-23: la partecipazione alle attività per Bergamo Brescia Capitale della cultura e per il Festival della cultura di Romano, il sostegno alla comunità locale e un progetto internazionale nell’area materno-infantile. È quest’ultimo punto che sta particolarmente a cuore al dottor Crescini come ostetrico-ginecologo: l’intervento prevede di formare presso l’ospedale Luisa Guidotti di Mutoko in Zimbabwe, in una zona di povertà estrema, ostetriche locali a cura di professioniste del nostro territorio che raggiungeranno la località africana e presteranno volontariamente la loro opera. Il Rotary Club di Romano, insieme ad altri Club bergamaschi e riminesi, sosterrà con la somma di 50.000 euro le spese per il viaggio e il soggiorno delle ostetriche italiane.
Sindrome Post Covid: il Papa Giovanni capofila di uno studio innovativo con fondi Cariplo Medicina Trasfusionale. Partners del progetto sono ASST Mantova, ASST Cremona, Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale di Bergamo (FROM), Associazione Italiana Sclerosi Multipla Onlus (AISM) e Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati onlus (AIPA). L’obiettivo principale di questo progetto di ricerca multidisciplinare è aumentare e diffondere la conoscenza sul long-Covid, l’insieme dei disturbi e manifestazioni cliniche che permangono dopo l’infezione da Covid-19, a più di un anno di follow-up, sia nella popolazione generale sia nei soggetti altamente vulnerabili.
L’ASST Papa Giovanni XXIII è capofila di uno dei quattro progetti di ricerca finanziati da Fondazione Cariplo nell’ambito del bando “Networking, ricerca e formazione sulla Sindrome Post Covid”. Il progetto “Multimodal assessment of persistent post-COVID condition at more than one year in East Lombardy. Patient-driven focus on high vulnerable populations”, che ha ricevuto un finanziamento di 500.000 euro, è coordinato da Maria Sessa (foto), Direttore della Neurologia del Papa Giovanni, con la collaborazione delle unità di Malattie Infettive, Pneumologia, Neuroradiologia, Psicologia e
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L’alveare che dice sì: spesa a km zero, sana e sostenibile Si chiama l’”Alveare che dice” sì ed è uno dei modi per fare la spesa a km zero a Bergamo. Nato nel 2013 in Francia, questo progetto è arrivato in bergamasca nel 2014 offrendo un modo nuovo di fare la spesa direttamente dalle aziende agricole e da piccoli produttori locali. Si può trovare davvero di tutto: latte, formaggi e prodotti caseari, carni e salumi, pane e prodotti da forno, frutta e verdura, ma anche cosmesi e detersivi naturali, pesce, pasta, gastronomia, prodotti vegani e senza glutine. «Questa modalità di fare la spesa è una piccola rivoluzione, nel piatto, ma non solo. Dietro gli Alveari ci sono tantissime storie e persone da conoscere, che sono pronte a condividere i propri saperi e sapori con un’indescrivibile gentilezza d’animo» dice Alessandra Gabriele della Terza Piuma. «Mangiare locale vuol dire innanzitutto rispettare e tutelare il proprio 52 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
territorio. I piccoli produttori, con una modalità di produzione non intensiva, favoriscono la biodiversità, riducono l’inquinamento e l’abbandono delle zone rurali. Inoltre significa rispettare i tempi della terra: vengono proposti prodotti stagionali che aiutano il corpo a mantenersi in salute. Infine, fare la spesa attraverso un carrello virtuale, senza accorgersene, aiuta anche l’economia domestica: si compra solo il necessario con meno sprechi e si risparmia perché si prende la giusta quantità e si producono meno rifiuti». A Bergamo, provincia e Comuni adiacenti, gli alveari sono diversi e nascono grazie a persone che hanno fatto della loro passione per la sostenibilità ambientale e sociale un lavoro: Azienda Agricola Ciocca a Treviglio, frazione Geromina; Alveare Montello; Pizzeria dell’angolo ad Alzano Lombardo; Magnolia Shop a Boltiere; Alveare
ALVEARE
GIORNO DI DISTRIBUZIONE
Alzano Lombardo La Terza Piuma Longuelo Tamarindo Magnolia Shop Caravaggio Alveare Fratellanza L’ortaglina Montello Palazzolo sull’Oglio Levante Treviglio Dell’Adda
Giovedì 18,00 – 21,30 Mercoledì 17,30 – 19,00 Martedì 17,30 – 19,00 Martedì 17,30 – 19,00 Venerdì 17,30 – 19,00 Venerdì 18,00 – 19,00 Mercoledì 18,00 – 19,30 Venerdì 17,30 - 19,00 Giovedì 18,30 – 19,30 Giovedì 17,30 – 19,30 Giovedì 16,30 – 18,00 Sabato 11,00 – 12,00 Giovedì 17,30 – 20,00
Caravaggio; Alveare Fratellanza (Arci) a Casnigo; Alveare l’Ortaglina a Entratico; azienda agricola Cascina Valle Borlezza e L’EraAgrigastronomia a Trezzano Rosa; Cooperativa il Girasole a Palazzolo; Alveare Tamarindo a Redona (in collaborazione con Cooperativa Namastè), Alveare Borgo Palazzo, Alveare Longuelo, Alveare Levante ( tutti e tre gestiti da La Terza Piuma). Per chi voglia di sapori e saperi di una volta, di sostenere il territorio e di prendersi cura della propria salute... l’Alveare che dice sì è la scelta giusta. Per maggiori informazioni e conoscere più da vicino le diverse realtà che aderiscono al progetto: www.alvearechedicesi.it.
ITALIA: GLI ALVEARI IN NUMERI 160.000 iscritti 2.898 produttori agricoli, ma anche artigiani, panettieri e trasformatori 252 alveari gestiti da singoli, associazioni, cooperative o direttamente da aziende agricole del territorio.
INDIRIZZO
c/o Pizzeria dell’angolo Piazza Garibaldi, 1 Alzano Lombardo c/o La Terza Piuma Via Divisione Tridentina, 6b Bergamo c/o Spazio Polaresco Via del Polaresco Bergamo c/o Dispensa Sociale (Coop. Namasté) Via Galimberti, 1 Bergamo c/o Magnolia shop Via Monte Grappa, 7 Boltiere c/o Alpini Caravaggio Via Cantù (angolo Via Einaudi) Caravaggio c/o Circolo Fratellanza Via Trento, 10 Casnigo c/o L’Ortaglina Piazza Europa, 3 Entratico Via IV Novembre, 3 Montello c/o Cà del Cà Via Piantada, 1a Palazzolo sull’Oglio (BS) c/o Bistrot Oasi Verde Via Lazzaretto, 11 Seriate c/o Azienda Agricola Ciocca Via Guido Reni, 18 Treviglio Via Risorgimento 15 Trezzano Rosa (MI)
Via Vittorio Gasparini, 4/E - Bergamo Tel. 035 313404 - www.otticabergamo.it
CONTATTO
tel 371 3503510 - info@laterzapiuma.it tel 371 3503510 - Info@laterzapiuma.it tel 3331955809 alvearecaravaggio@gmail.com alvearefratellanza@gmail.com - Giada tel 3289004779 alvearelortaglina@gmail.com - Beatrice tel 335 444187 tel 339 8213062 -golosisenzaglutine@gmail.com tel 371 3503510 - info@laterzapiuma.it alvearetreviglio@gmail.com tel 338 4325354 - alvearedelladda@gmail.com
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DAL TERRITORIO
TERZO SETTORE
Lavorare Insieme Cooperativa Sociale ∞ A CURA DI LELLA FONSECA
Offrire al proprio caro con disabilità la possibilità di costruire un progetto di vita che integrasse attività socio-educative e futuro occupazionale. Con questo obiettivo è nata, 37 anni fa ad Almè, dall’iniziativa di alcune famiglie, la Cooperativa Sociale Lavorare Insieme. «Dal primo servizio sperimentale, fortemente improntato al lavoro in rete e in collaborazione con il territorio, in grado di valorizzare le competenze delle persone di54 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
La Cooperativa Lavorare Insieme vuole essere una presenza viva e aperta all’interno delle comunità locali nelle quali opera e abita, con l’intento di costruire legami sociali e relazionali grazie ai quali le persone con disabilità possano crescere, esprimersi e trovare la propria “felicità e realizzazione”. Essa opera non solo per dare risposta a bisogni individualizzati delle persone disabili e delle loro famiglie, ma anche per diffondere un modello culturale e sociale di inclusione delle persone disabili nella società”
sabili e di metterle a disposizione della comunità, il modello è stato esportato in altri territori e comunità in cui la Cooperativa si muove in provincia di Bergamo. Oggi opera a favore di 780 persone con disabilità e può contare sull’apporto di 457 dipendenti, 61 volontari e 295 soci» ricorda il presidente Valerio Mari. «Le scelte e l’organizzazione generale della Cooperativa sono finalizzate a porre al centro la persona, per favorirne lo sviluppo delle condizioni sociali, culturali ed economiche affinché ognuno, indipendentemente dalla sua condizione di fruitore, socio, dipendente, volontario, committente, fornitore, possa realizzarsi pienamente» aggiunge la vicepresidente Ilaria Cantù. La Cooperativa gestisce vari servizi di carattere socio-sanitario e socio-educativo: 24 tra Servizi Diurni (CDD, CSE, SFA, STD) e Servizi Residenziali (CSS e RSD), 10 servizi di Assistenza Educativa Scolastica, Servizi Domiciliari, Tirocini Formativi e Inserimenti Lavorativi. Inoltre è promotrice di sette progetti sperimentali a favore delle persone con disabilità (es. progetti
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TERZO SETTORE
palestra di vita autonoma, servizi di orientamento lavorativo etc.) e in risposta a bisogni del territorio (es. Caffè Sociali, gestione estiva di bar del territorio…). Tra questi progetti l’“Hub Nadir” a Bergamo, strutturato per accogliere giovani persone con disabilità che presentano bisogni complessi e di carattere comportamentale e “Un appartamento ad Almè”, un’esperienza residenziale rivolta a 3 persone con autismo di livello 1, che vivranno in autonomia in un appartamento con la supervisione di uno staff educativo e della domotica. «Anche e soprattutto le persone con disabilità hanno sofferto durante la pandemia per la mancanza
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di relazioni al di fuori del proprio contesto familiare. Unendo il desiderio espresso dalle persone con disabilità di vivere esperienze adulte di autonomia, relazione e tempo libero, e i bisogni delle famiglie, che chiedono proposte allettanti per i propri congiunti e spazi di sollievo dalla gestione quotidiana del proprio familiare, la Cooperativa ha varato il progetto “INsieme INvacanza” che propone esperienze di viaggio e soggiorni al mare» osserva il presidente. Le esperienze di vacanza estiva organizzate dalla Cooperativa richiedono un gran-
de lavoro di ricerca e di analisi di strutture, luoghi e ambienti che possano al meglio rispondere alle necessità assistenziali e di autonomia di persone con disabilità. Nel 2022 l’offerta è di due soggiorni al mare: uno per 16 utenti CDDRSD-CSS-CSE con 12 operatori e 1 volontario e l’altro per 23 CDD-CSE-CSS con 8 operatori, completati da alcuni weekend al lago e in montagna. La campagna di raccolta fondi del 5x1000 finanzierà future esperienze di vacanza che possano coinvolgere le numerose persone interessate.
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DAL TERRITORIO
FARMACIE
Dismorfia muscolare L’ossessione per i muscoli che non colpisce solo i bodybuilder ∞ A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA
Nel panorama sportivo sono ormai noti alcuni disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia tanto che molte società sportive già prevedono nello staff figure specifiche per gestire queste situazioni. Con l’evoluzione del modo di fare sport e l’accrescimento delle conoscenze connesse, anche in ambito nutrizionale, oggi però ci si deve confrontare anche con nuove dinamiche patologiche, identificate più di recente, come la triade dell’atleta femmina, l’ortoressia (ovvero l’ossessione di mangiare sano) e la dismorfia muscolare, disturbo nei confronti del quale il nutrizionista, ma anche il 58 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
farmacista, grazie alla sua presenza sul territorio e al suo ruolo di “intermediario” tra la comunità e il sistema sanitario, può rappresentare un punto di riferimento nell’individuare comportamenti a rischio e offrire indicazioni per la prevenzione dello sviluppo di comportamenti errati. Approfondiamo l’argomento con il dottor Salvatore Galati, farmacista ed esperto in nutrizione sportiva. Dottor Galati, che cosa è la dismorfia muscolare? La dismorfia muscolare (DM), o vigoressia, è stata riconosciuta come disordine psicologico nel
2013, quando venne inserita nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition” (DSM-5) tra i disordini dismorfici corporei. Per definizione un “disturbo di dismorfismo corporeo è caratterizzato dalla preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nell’aspetto fisico che non sono osservabili o appaiono solo lievi agli altri e da comportamenti ripetitivi (...) oppure azioni mentali in risposta a preoccupazioni legate all’aspetto”. Il dismorfismo muscolare, in particolare, è una forma del disturbo di dismorfismo corporeo caratterizzata dalla convinzione che la propria costituzione corpo-
rea sia troppo piccola o insufficientemente muscolosa. Inizialmente la dismorfia muscolare è stata individuata tra i bodybuilder che facevano uso di steroidi e considerata come il disturbo opposto all’anoressia nervosa. Successivamente è stata invece associata al disturbo dismorfico acquisendo un’identità più chiara. Una volta inquadrata è stata ritrovata tra weightlifter, bodybuilder che non facevano uso di steroidi, ma anche tra studenti e persone che frequentavano le palestre. Per avere un’idea dell’incidenza nel contesto italiano possiamo osservare i dati pubblicati dall’Università di Torino nel 2017, raccolti su un campione di 145 bodybuilder maschi: il 25 % dei soggetti è stato valutato a rischio di diagnosi di DM. Questi risultati si allineano a quelli di studi precedenti a livello internazionale. Chi è maggiormente a rischio? Sempre lo studio di Torino ha evidenziato un’associazione tra il rischio di DM e altri sintomi psicopatologici: la maggior parte dei bodybuilder a rischio di diagnosi di DM hanno riportato livelli più alti di tutte le dimensioni psicopatologiche come disordine ossessivo compulsivo, psicoticismo, sensibilità interpersonale, seguiti da sintomi di ansia e depressione. In un altro studio dell’Università di Padova del
2018 invece è stato considerato un gruppo misto di atleti dilettanti costituito da bodybuilder, atleti di forza, e professionisti del fitness. Si è valutato che gli individui con DM sviluppano dei comportamenti compulsivi finalizzati a raggiungere la forma fisica auspicata: smodato esercizio fisico, dieta rigida e un eccessivo utilizzo di supplemento alimentare, talvolta facendo ricorso a steroidi anabolici androgenetici (AAS anabolic-androgenic steroids). Questi comportamenti hanno anche risvolti di tipo sociale, come evitare impegni sociali o lavorativi allo scopo di mantenere i rigidi regimi autoimposti. Modelli alimentari disfunzionali, bassa autostima, perfezionismo e ansia sociale sono tutti fattori predisponenti allo sviluppo di DM. Dal punto di vista nutrizionale, qual è l’approccio di chi soffre di questo disturbo? Chi soffre di DM in genere non si affida alla supervisione di un nutrizionista, ma ricerca informazioni in internet o si rivolge ad amici, compagni di allenamento o personal trainer per avere consigli su quale tipo di alimenti includere o escludere dalla sua dieta e sui supplementi da utilizzare per avere risultati più rapidi (spesso inclusi gli steroidi). La dieta, nella maggioranza dei casi, risulta abbastanza
corretta per quanto riguarda i macronutrienti, sebbene preveda un profilo iperproteico e ipolipidico, con associazioni di supplementi per la riduzione del peso corporeo e l’incremento della massa muscolare. Di più difficile gestione invece è l’inserimento corretto di tutto ciò che riguarda vitamine, sali minerali, fibre e micronutrienti in generale, sebbene negli ultimi tempi si noti un miglioramento anche nella consapevolezza di quest’ultimi. Il DM sembra avvicinarsi sempre più all’ortoressia, ma risulta avere una particolare importanza specialmente per il suo risvolto comportamentale e sociale, più che alimentare in sé, punto che lo discosta dai disturbi alimentari.
DOTT. SALVATORE GALATI Farmacista Agifar Bergamo ed esperto in nutrizione sportiva Farmacia Visigalli Bergamo
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DOMENICA 11 SETTEMBRE 2022
Dal Sebino alla Valbrembana EVENTO ORGANIZZATO DA
PROGRAMMA
Delegazione VALCALEPIO Delegazione BRESCIA Delegazione del SEBINO Delegazione OROBIE
Ritrovo dei partecipanti in Piazza Matteotti a Sarnico Apertura iscrizioni Intervento autorità per discorsi ufficiali Partenza del corteo motociclistico, scortato da agenti motociclisti, Arrivo a San Pellegrino Terme in Viale Papa Giovanni XXIII, al ristorante “Centrale” per aperitivo del pilota Ripartenza per Branzi Arrivo a Branzi al ristorante “Corona” Pranzo Ringraziamenti delle autorità e consegna dell’ attestato di partecipazione e gadget ricordo ai partecipanti e ai bambini
ORE 09:00 ORE 09:15 ORE 09:45 ORE 10:00 ORE 11:10
con il Patrocinio del Comune di Sarnico con il Patrocinio del Comune di San Pellegrino Terme
ORE ORE ORE ORE
L’INTERO RICAVATO ANDRÀ A FAVORE DI A.R.M.R. Aiuti alla Ricerca sulle Malattie Rare
11:45 12:40 13:00 16:00
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VILLONGO
RUSPINO
VILLA D’ALMÈ
RAMERA
S.GIOVANNI BIANCO
PONDRA
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DAL TERRITORIO
IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
Una tenda tra le rocce: la sfida di un medico alpinista
∞ A CURA DI LUCIO BUONANNO
Si chiama UpExperience: safe and fun, esperienza sicura e divertente, e ha debuttato con la “Notte sospesa” cioè la possibilità di passare la notte in una tenda agganciata a una parete di roccia sulle montagne di San Simone, sulla falesia attrezzata di Pizzo Rotondo, in Alta Val Brembana, a quasi 2000 metri di altitudine. O al valico di Valcava. È un nuovo modo di vivere la montagna per la prima volta in Italia: si può stare in tenda per tre ore giusto il tempo di godersi il panorama e fare colazione o bere un aperitivo o passarci la notte da solo o in compagnia. È la proposta più gettonata di UpExperience, società che organizza corsi di arrampicata, sci alpinismo, arrampicate sul ghiaccio, escursioni, conferenze, consulenze di medicina di montagna e viaggi con arrampicate in Europa e oltre. I fondatori sono un medico anestesista e rianimatore, che ha trascorso gli ultimi 14 anni nell’equipe dell’elisoccorso, e sua moglie. Lo spirito di questa nuova avventura lo spiegano bene nel loro sito in onda 62 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
da Burligo, frazione di Palazzago, dove vivono. «Siamo prima di tutto dei frequentatori della montagna» scrivono. «In montagna abbiamo vissuto ogni momento libero della nostra vita, arrampicando, sciando, scalando cascate di ghiaccio, pedalando e anche portando soccorso a chi era in difficoltà. Il popolo della montagna, così variopinto e indisciplinato, mosso dal desiderio di libertà e dall’amore per i grandi spazi aperti, è stato la nostra spinta per creare UpExperience. Il nostro desiderio è poter avvicinare il maggior numero possibile di persone al piacere salvifico procurato dalla fatica, dal vento, dal silenzio, dal contatto con la roccia e con la neve e dalla libertà mentale che deriva dalla presenza negli sconfinati spazi aperti. Abbiamo deciso di mettere al servizio di tutti la nostra lunga esperienza in montagna. Con noi si possono vivere esperienze uniche, indimenticabili, lontano dalle tensioni e dalla assurda velocità della vita contemporanea, perché il silenzio della montagna possa essere per tutti fonte di ispirazione e di felicità».
La mente di questa avventura è il dottor Christian Salaroli, 50 anni di cui una ventina passati come medico anestesista e rianimatore, in servizio all’ASST Papa Giovanni XXIII, all’Areu (Azienda regionale emergenza urgenza) e poi nell’elisoccorso. Laura Covacev è la moglie, ex impiegata, che ha scelto di seguire il marito ed è l’amministratrice della società. Il team è composto inoltre da Daiana Ilaria Baiana, accompagnatrice per la
In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti... Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
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media montagna e dall’educatrice Debora Fraschini. E da una decina di guide alpine. Una sfida, la loro, che ha già ottenuto risultati lusinghieri portando in alta quota a dormire in tenda abbarbicati alle rocce decine di appassionati. «L’idea mi frullava in testa da almeno dieci anni ma non riuscivo a staccarmi dal mio lavoro, andare a soccorrere chi è in difficoltà» ci racconta. «ll Covid mi ha dato una grande spinta. Ero distrutto dopo un anno pesantissimo di lotta al virus come medico. Poi quando il 13 gennaio dell’anno scorso è morto il mio amico Claudio Rossi, collega infermiere del 118, travolto da una valanga, mi sono detto: questo è il
momento giusto. Mi sono dimesso dall’ospedale, ho scelto di fare il libero professionista e continuo a lavorare in alcune strutture come anestesista e rianimatore». E così ha lanciato questa nuova società con la moglie, sfruttando il loro amore per la montagna e l’esperienza fatta con il 118. «Sono intervenuto tante volte con l’elisoccorso sulle mie amate montagne per soccorrere persone ferite o in crisi. E ora, dopo tante sofferenze, voglio dedicarmi al benessere e al divertimento di chi su quelle stesse montagne vuole andare in tutta sicurezza. Insomma sono passato dal soccorso all’aspetto ludico: far divertire, con l’esperienza “safe and fun”, cioè
sicura e divertente. Ho avuto da sempre la passione per la montagna, per l’alpinismo praticante. E adesso questo nuovo stimolo. Non è stata una scelta facile quella di lasciare l’ospedale per tentare questa nuova avventura, una scelta che ho condiviso con mia moglie e con i miei due figli Giulia, 13 anni e Giacomo, 8, che sono già dei bravi scalatori». Ma come è la “Notte sospesa”? «Innanzitutto si cerca di capire la persona, se ha già qualche esperienza in montagna e ci si accorda su una data, si consultano le previsioni meteo e se è tutto ok si comincia» spiega il dottor Salaroli. «Niente di
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DAL TERRITORIO
IL LATO UMANO DELLA MEDICINA
difficile, tutti possono fare questa esperienza, anche i bambini. Si concorda un punto d’incontro e ci si arrampica sulla roccia. In cima diamo tutte le istruzioni per godere al meglio la sosta nel portaledge, nella tenda da bivacco in parete degli scalatori statunitensi, si viene imbragati, ci si mette il casco, viene dato un walkie talkie e si viene calati, attraverso una scaletta, nella tenda sospesa. Il tutto con la massima sicurezza. Poi con le corde facciamo scendere uno zaino con i viveri che sono diversi a seconda di quale esperienza hanno scelto: colazione, aperitivo o la notte. Bevande e cibi fatti in casa da mia moglie con prodotti supergenuini. Noi ci allontaniamo per lasciare un po’ di privacy ma siamo pronti a intervenire in caso di bisogno. Non è un’esperienza estrema, la possono fare tutti. Anche chi non ha mai visto una montagna. Ricordo un simpatico ragazzo pugliese che non era mai stato in quota. La sua fidanzata ha prenotato la “Notte sospesa” e gli ha fatto una sorpresa. È arrivato in aereo a Orio e un’ora dopo è stato trascinato in questa nuova avventura. All’inizio era perplesso, aveva qualche timore ma alla fine ha apprezzato molto la sfida e si è divertito». E anche i bambini possono emulare i grandi. Per loro ci sono le tende tra gli alberi a un’altezza di un metro, un metro e mezzo. Un’esperienza tree climbing al camping di Piazzatorre alla fine di luglio con lezioni di cartografia, escursionismo, laboratori 64 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
sulla flora e la fauna, orientamento. Un’occasione per godersi la natura, socializzare, fare nuove amicizie e mettersi alla prova lontano da casa. «Mi piacerebbe che anche chi vive in città e non conosce la montagna
si mettesse in gioco per scoprire questo ambiente così affascinante e speciale» dice Salaroli. «E noi cerchiamo proprio di fare da tramite, di aiutarli a scoprire la magia della natura»
TESTIMONIANZA
DAL TERRITORIO
Ph: Loredana Ongaro
Tanti sacrifici per diventare campione italiano Intervista con il poliziotto Antonino Lollo di Villa D’Ogna che ha vinto il tricolore nella Maratona. I suoi consigli per chi corre di domenica ∞ A CURA DI LUCIO BUONANNO
Ogni giorno si allena correndo per 20-25 chilometri. A dicembre scorso si è laureato campione italiano di maratona a Reggio Emilia. Il suo sogno è vestire la maglia azzurra, partecipare ai campionati europei. Ma, per adesso, soltanto una frattura al piede lo sta frenando. Per un mese e mezzo, al posto delle sue fedeli scarpe da corsa ha avuto come compagne le stampelle. Ora sta affrontando una dura riabilitazione: nuoto, massaggi, fisioterapia, ma i suoi pensieri continuano a volare alto e a inseguire la maglia azzurra che gli è
sfuggita ad aprile dopo la maratona di Milano, per qualche manciata di minuti e per una crisi di fame. Lui però è determinato, supererà alla meglio anche questo momento critico. Come ha già fatto guarendo da una mononucleosi molto invasiva. Intanto, tutti i giorni si sottopone agli esercizi di riabilitazione, al nuoto, mattina, pomeriggio o sera che sia, a seconda dello spazio che riesce a ritagliarsi fra la famiglia e gli impegni di servizio, ai quali, per il giuramento prestato, orgogliosamente dà priorità presso la Questura di Bergamo.
Il campione italiano si chiama Antonino Lollo, 31 anni, Agente di Polizia, siciliano d’origine, residente da pochi anni a Villa d’Ogna, dove vive con la sua compagna Loredana. «Mi sono diplomato anche in massoterapia, spinto dalla curiosità di capire meglio il mio corpo e scoprire come superare i problemi fisici per poter dare il meglio di me stesso e non intendo fermarmi lì» ci dice. «A breve continuerò gli studi intraprendendo un percorso universitario in scienze motorie: mens sana in corpore sano».
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DAL TERRITORIO
TESTIMONIANZA
La sua storia sembra uscita da un romanzo. Antonino Lollo nasce a San Salvatore di Fitalia, un paese nel Messinese con appena 1.289 abitanti, a 603 metri sul mare. Corre in bici fin da piccolo, spesso arrampicandosi sui Monti Nebrodi. A 17 anni trova una squadra che gli dà fiducia. Si trasferisce, prima in Friuli poi in Toscana. «Qui ho corso fino alla categoria U23-Elite e ho conosciuto corridori, che sono poi divenuti professionisti di spessore, come Vincenzo Nibali (messinese come me), Rafal Majka e molti altri a cui ho fatto da gregario. Io non ero tanto distante da loro. Ero un ottimo scalatore, insomma un buon gregario, ma a un certo punto ho avuto la maturità di scegliere di cambiare disciplina, quando mi sono trovato dinanzi all’orologio biologico che faceva tic-tac, senza aver raggiunto risultati di lustro. Così ho deciso di giurare fedeltà al tricolore per la prima volta, arruolandomi come volontario nell’Esercito ove ho prestato servizio per tre anni e mezzo, scoprendo così l’atletica, i 10 mila metri (29:39 minuti), la mezza maratona (1 ora e 3) e la maratona (2 ore e 16 nei 42,195 chilometri)». Su queste distanze Antonino fa discreti tempi e trova spazio, prima nella squadra dell’AVIS Treviglio, poi con il Team Nrcs Running Club di Varese. La svolta però arriva con l’Atletica Bergamo 59 Oriocenter dove troverà, come allenatore, Saro Naso, suo conterraneo. «È una persona a cui devo molto, mi segue e mi dà consigli per limare le imperfezioni della mia corsa». E con l’Atletica Bergamo e Saro, Antonino vince il titolo italiano di maratona a dicembre 2021 a Reggio Emilia, raggiungendo il traguardo in 2 ore, 16 minuti e 22 secondi. Nella storia è la sesta vittoria di un bergamasco. Il primo è stato Romano Maffeis 66 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
nel 1941, seguito da Migidio Bourifa, orobico di origini marocchine, che ha indossato il tricolore ben quattro volte tra il 2007 e il 2012. E ora è toccato al poliziotto Lollo. «È stata una grande emozione» ci racconta. «Mi sono commosso, non solo perché mi sono migliorato di ben otto minuti, ma perché mi ha ripagato della fatica e dei molteplici sacrifici fatti sin oggi. Il mio primo pensiero e la dedica di questa agognata conquista, sono volati subito alla mia compagna Loredana, che mi ha aiutato tantissimo sotto molteplici aspetti, donandomi sostegno mentale, serenità e voglia di emergere e, subito dopo, ai colleghi e amici della Polizia di Stato, nonché il mio dirigente e il sig. Questore di Bergamo, che si sono dimostrati sempre orgogliosi di me e mi hanno supportato in tutti i modi possibili». Antonino poi ci racconta della strepitosa gara dove si è classificato secondo, ma primo degli italiani, dietro il keniano Tibet Edwin Kiptoo. «Ho avuto buone sensazioni sin da subito» dice. «Stavo bene. Sono stato in gruppo fino a metà gara, poi al 25° chilometro mi sono riportato sotto al gruppetto di testa formato da corridori keniani, ma dopo una decina di chilometri mi sono lanciato in un forcing. Uno sforzo che però mi ha presentato il conto sul finale, dove sono stato staccato da Kiptoo. Comunque è stata davvero una grande emozione vincere il titolo, al di là di ogni aspettativa». Quattro mesi dopo però il guaio al piede. Dopo la maratona di Milano scopre la frattura insieme a una tendinopatia e sinovite e così si ritrova costretto in stampelle. Ma Antonino non si arrende. Come dice lui, l’importante è avere voglia di
far fatica. Non a caso ha partecipato anche a varie corse in montagna e a qualche scalata in verticale. «Mi sono divertito ma dovrei migliorare in discesa» dice il campione che pesa 58 chili ed è alto 1,69. Un fisico asciutto, che in gara e in allenamento, si nutre con acqua, sali e gel energetici. Ma una volta a casa non disdegna i casoncelli o i capù, e quando torna in Sicilia non si fa mancare i piatti siculi della sua provincia e soprattutto dolci e granita siciliana in abbondanza.
In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri. Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?
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«Non faccio una dieta particolare. L’esperienza ciclistica mi ha formato anche sotto il profilo alimentare. Mi alimento correttamente e in modo equilibrato con carne, pesce e carboidrati, ma ogni tanto mi lascio andare a qualche peccato di gola. È fondamentale nutrirsi bene. Soprattutto in gara. Ad esempio, nella maratona di Milano ho sbagliato. Ho avuto una crisi di fame. Per andare più forte non mi sono rifornito del gel energetico ed idratato abbastanza». Anche i campioni possono insomma commettere qualche errore. La corsa sembra la cosa più semplice del mondo, ma va fatta con un po’ di cultura. L’80% degli infortuni avviene per errori di allenamento o
sovraccarico: si tende a fare troppo o in modo sbagliato. Anche chi esce solo la domenica deve seguire dei criteri precisi. E Antonino ci dà qualche consiglio, soprattutto ai tanti che affollano le strade in questi giorni in maglietta e pantaloncini. Innanzitutto bisogna scegliere un buon paio di scarpe, allenare il tono muscolare, farsi guidare da un esperto, scegliere un’alimentazione equilibrata e ascoltare il proprio corpo. È pericoloso voler tentare di battere i record se non si ha un adeguata preparazione atletica. Campioni si diventa, ma con sacrifici e rinunce, così come ha fatto il nostro Poliziotto Antonino Lollo di San Salvatore di Fitalia, residente a Villa d’Ogna.
STRUTTURE
HUMANITAS GAVAZZENI
La cardiochirurgia robotica in Humanitas Gavazzeni a Bergamo Nel 2019 l’ospedale Humanitas Gavazzeni di Bergamo è stato il primo centro italiano ad attivare un programma di cardiochirurgia robotica. Un programma al fianco della cardiochirurgia tradizionale, della cardiochirurgia minivasiva e cardiologia interventistica, attivo grazie al dottor Alfonso Agnino, responsabile della Cardiochirurgia robotica e mininvasiva di Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Grazie a questa tecnologia è possibile intervenire a livello del cuore in modo preciso ed efficace oltre che “soft”, dal momento che l’estrema accuratezza della mano robotica consente di ridurre al minimo il trauma dei tessuti. «Il cardiochirurgo con questa tecnica esegue quattro incisioni di 8 millimetri (invece di aprire il torace). Questo si traduce in un’importante diminuzione del dolore, un ridotto rischio di sanguinamento, un quasi totale
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abbattimento dei rischi infettivi, un evidente vantaggio estetico e un rapido ritorno a una vita normale senza necessità di riabilitazione». spiega il dottor Agnino. «Con l’applicazione al campo cardiochirurgico per la riparazione della valvola mitrale, i vantaggi per il paziente sono riscontrabili in una più rapida ripresa della respirazione spontanea post-intervento, minor impatto fisico e quindi dolore (il cardiochirurgo esegue quattro incisioni di 8 millimetri e una/due da 1,5 centimetri), ridotta perdita di sangue che si traduce in stabilità dei valori dell’emoglobina e inferiore necessità di ricorrere a eventuali trasfusioni» aggiunge il chirurgo. Il recupero delle funzioni avviene quindi più rapidamente anche grazie all’equipe di cardiochirurgia robotica allargata che coinvolge la professionalità anche di un fisiote-
rapista, con 18 ore di degenza in Terapia Intensiva contro le 48 previste per la mininvasiva video-assistita.
“THE NEWS AGE OF MITRALE THERAPY”: IL CONVEGNO INTERNAZIONALE A BERGAMO PER LE NUOVE FRONTIERE DI CURA DEL CUORE VENERDÌ 23 SETTEMBRE In pochi anni la gestione delle malattie delle valvole cardiache si è evoluta molto rapidamente. L’espansione degli strumenti tecnologici e lo sviluppo delle conoscenze scientifiche offrono uno spettro molto ampio di modalità di trattamento. Per approfondire sia le sfide dei contenuti decisionali e tecnici, sia le nuove opportunità per la salute dei pazienti, Humanitas Gavazzeni ha organizzato un convegno internazionale dal titolo “The new age of mitral therapy” che si terrà presso il
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Centro Congressi di Bergamo, viale Papa Giovanni XXIII, venerdì 23 settembre 2022 dalle 9.30 alle 18. Un momento di formazione gratuito, riconosciuto come corso ECM, e aperto a medici di tutte le specialità, infermieri, tecnici della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione, fisioterapisti e OSS con prenotazione obbligatoria gratuita sul sito www.humanitasedu.it oppure telefonando a 0354204787 Responsabile scientifico è il dottor Alfonso Agnino, che, in due speech, tratteggerà, in particolare, lo stato dell’arte della cardiochirurgia robotica e l’importanza del lavoro di squadra per il successo delle operazioni assistite dalla robotica. «Il convegno sarà una giornata di importante formazione» spiega il dottor Agnino «perché a Bergamo ci saranno i massimi esperti della patologia della valvola mitrale che potranno confrontarsi tra di loro per poter offrire la migliore soluzione di cura possibile al paziente, discutendo dei molti approcci chirurgici che possono portare benefici alle persone». Con specialisti provenienti da tutta Europa e da oltreoceano, la giornata del 23 settembre sarà divisa in sei momenti tematici di discussione. Verrà trattato, ad esempio, il trattamento della valvola mitrale dalla endoscopia fino all’utilizzo della robotica, mostrando l’evoluzione delle competenze del chirurgo; il ruolo della figura dell’anestesista durante l’intervento e le nuove tecnologie per una chirurgia sempre meno invasiva. Il convegno si chiuderà con la presentazione
di casi provenienti dalle diverse realtà cliniche in sala, con un approfondimento dell’importanza dell’approccio multidisciplinare per il processo decisionale. Sarà un incontro unico per discutere il ruolo e le caratteristiche delle nuove strategie per il trattamento della valvola mitrale, con cardiologi
e cardiochirurghi internazionali e un approfondimento dell’importanza, per ogni realtà sanitaria, di una visione integrata dell’Heart Team. Obiettivo della tavola rotonda è quello di costruire insieme una medicina cardiovascolare più personalizzata ed efficace.
Le patologie della valvola mitrale: sintomi e trattamenti La valvola mitrale è la valvola del cuore posta tra l’atrio sinistro e il ventricolo sinistro che ha il compito di far sì che il sangue esegua il suo giusto percorso, assicurando lo scambio corretto di ossigeno e anidride carbonica. A volte, però, la valvola mitrale può ammalarsi, presentando una stenosi (restringimento) o una insufficienza (perdita). Quando questa è troppo stretta non lascia entrare il sangue nel ventricolo, causando una congestione di sangue nel circolo polmonare e, quindi, una difficoltà nel respirare. L’insufficienza mitralica, invece, è un difetto di chiusura della valvola mitrale che fa sì che parte del sangue pompato dal ventricolo sinistro refluisca nell’atrio sinistro invece che andare in aorta, provocando affaticamento, tosse, palpitazioni e disturbi respiratori. Le patologie che riguardano la valvola mitrale sono, per la maggior parte dei casi, causate dal logorio delle valvole per l’avanzamento dell’età. Ma questa malattia degenerativa può riguardare persone giovani e, anche se in rari casi, può avere un’origine congenita, in seguito a un difetto, cioè, presente fin dalla nascita. Per trattare l’insufficienza della valvola mitrale, precedentemente diagnosticata tramite ecocardiografia cardiaca, inizialmente si può ricorrere ad un approccio farmacologico per alleviare i sintomi, ma se, invece, la disfunzione della valvola mitrale raggiunge avanzati gradi di gravità, è indicato l’intervento chirurgico. In Humanitas Gavazzeni a Bergamo per trattare l’insufficienza alla valvola mitrale è attivo dal 2019 un programma di cardiochirurgia robotica che interviene sulla patologia con un’operazione mini invasiva.
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GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE
Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare ∞ A CURA DI ELENA BUONANNO
Istituito nel 1998 con il Decreto Ministeriale 316, ma figlio di oltre vent’anni di attività sia in cardiologia che cardiochirurgia, il Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare è “l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale, provvede alla conduzione e alla manutenzione delle apparecchiature relative alle tecniche di circolazione extracorporea e alle tecniche di emodinamica”. Una figura specializzata, poco nota, ma indispensabile in tutti gli intervento a cuore aperto o nei trapianti, che lavora in sinergia con il cardiochirurgo, l’anestesita, l’emodinamista e gli infermieri di sala operatoria e area critica, in un ambito medico-chirurgico che negli ultimi anni ha vissuto – e continua a vivere - importanti innovazioni tecniche e tecnologiche. Scopriamo allora, insieme a Davide Ghitti, TFCPC, qual è il percorso di studi per diventare Tecnico di fisio-patologia cardiocircolatoria e per-fusione cardiovascolare e quali sono oggi gli sbocchi per questa professione
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Come si diventa Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare (TFCPC) oggi? Il percorso per poter esercitare la professione di TFCPC è definito dal superamento di due tappe essenziali ovvero: > laurea abilitante in Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare; > iscrizione all’albo professionale dei Tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare. Il percorso formativo del TFCPC è sempre stato organizzato dalle Università: inizialmente come Scuola diretta ai fini speciali, dai primi anni duemila è classificato come Corso di Laurea. Dove è possibile frequentare il corso di studi vicino a Bergamo? All’interno della regione Lombardia gli atenei che hanno attivato il Corso di Laurea abilitante in TFCPC sono: > Università degli Studi di Milano ( 60 Km); > Università degli Studi di Pavia (98 Km); > Università degli Studi
dell’Insubria (98 Km). È utile segnalare che a parità di distanza (circa 100 Km da Bergamo) è attivo il Corso di Laurea presso
LA CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA È una tecnica che permette di ossigenare e pompare il sangue in circolo durante un intervento cardiochirurgico, quando il cuore viene fermato. I casi nei quali è richiesta la circolazione extracorporea sono tanti. Per esempio, questa metodica si utilizza negli interventi di chirurgia delle patologie cardiache, quando si interviene su una valvola oppure si esegue un bypass, durante i trapianti, in caso di emergenza negli interventi a cuore battente. La tecnica della perfusione, invece, serve a trasportare liquidi, sostanze nutritive o farmaci nei tessuti, attraverso ad esempio accessi venosi o arteriosi.
l’Università degli Studi di Verona.
DOTT. DAVIDE GHITTI Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare Coordinatore Servizio Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare ASST Papa Giovanni XXIII - Bergamo
In quali contesti opera il TFCPC? Il Tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, con l’emanazione del profilo professionale, rappresenta l’unione di due competenze differenti: il tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e il tecnico di cardiochirurgia. I contesti in cui esercita la sua professione si snodano tra le fasi di prevenzione, diagnosi, cura e follow up delle malattie cardiotoracovascolari. I principali settori in cui esercita la professione sono: i dipartimenti cardiotoracovascolari, trapianti, emergenza urgenza e area critica oltre alla ricerca e alle aziende biomedicali. Nell’ambito delle
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tecniche di perfusione gestisce la circolazione extracorporea (vedi box) negli interventi cardiochirurgici a cuore aperto e nei trapianti (fegato e polmoni) mantenendo in vita il paziente con la macchina cuore – polmoni, detta anche CEC (circolazione extracorporea), seguendo indicazioni e buone pratiche clinico assistenziali. I Tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, inoltre, con l’avvento dei nuovi sistemi di supporto cardiopolmonare, che vanno dall’ECMO (cioè l’ossigenazione extracorporea a membrana) ai cuori artificiali (VAD), supportano i programmi clinici dall’arresto cardiaco allo scompenso.
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REALTÀ SALUTE
Milano senza glutine: un nuovo punto vendita a Bergamo La catena di store “Milano senza Glutine”, punto di riferimento a Milano e provincia per quanto riguarda la distribuzione di prodotti alimentari per celiaci e per tutti coloro che soffrono di intolleranze alimentari, ha da qualche mese aperto a Bergamo un nuovo punto vendita in Via Sant’Ambrogio nel quartiere Villaggio degli Sposi (ex Vita Bella). “Milano senza glutine” a Bergamo? Suona strano? Forse, ma Milano senza glutine si è già insediato anche a Lodi e Monza, è ormai la catena numero uno nel settore Gluten Free in Lombardia e sta per sbarcare in tutti i capoluoghi della regione, mantenendo il nome originale del primo negozio, nato a Milano nel 2009. «Tutto è iniziato, come spesso capita, da una questione personale. Mia moglie soffre di celiachia, per necessità abbiamo cominciato a 72 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2022
documentarci sui prodotti per le intolleranze e abbiamo scoperto un “mondo” in cui regnava tantissima disinformazione qui in Italia» racconta Marco Fico, fondatore e amministratore di “Milano senza glutine”. «La nostra avventura parte nel 2009, con la decisione di aprire il primo negozio a Milano, in zona Città Studi, e di fornire risposte certe e concrete ai bisogni alimentari di moltissime persone che ancora sul territorio non trovavano soluzioni. Ben presto si aggiunge il secondo store, a Sesto San Giovanni, inaugurato nel 2012, il più grande punto vendita in Italia di prodotti per celiaci. E a seguire gli altri fino all’ultimo aperto a Bergamo». I prodotti senza glutine si trovano anche in farmacia, nei corner dedicati della grande distribuzione, in negozi
specifici… in che cosa fate la differenza? Direi che il primo punto di forza della nostra catena è l’assortimento, il più grande in Italia, nei nostri scaffali si trovano moltissime marche e il nostro team è altamente qualificato nel guidare alla scelta del prodotto più adatto per ognuno dei nostri clienti. I prodotti per celiaci sono il nostro settore principale, ma offriamo anche una vasta gamma di alimenti senza lattosio, senza lievito etc. Il secondo punto di forza è il prezzo e in un certo senso deriva dal primo: trattando grandi volumi
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CELIACHIA, ALLERGIA, INTOLLERANZA: FACCIAMO CHIAREZZA Allergia alimentare. È una reazione esagerata e anomala del sistema immunitario che “risponde” all’ingestione di uno specifico alimento, o sostanze contenute in esso. Gli anticorpi si lanciano all’attacco dell’estraneo, ovvero dell’allergene, come se fosse un virus o un batterio da cui difendersi. L’organismo libera l’istamina, sostanza responsabile dei sintomi caratteristici di tutte le reazioni allergiche, ad esempio forte prurito, gonfiore, ma anche nausea, vomito, crampi e diarrea e nei casi più gravi shock anafilattico, potenzialmente letale. Intolleranza alimentare. Possiamo dire che l’organismo, nello specifico l’intestino, si libera di un alimento che rileva come “sbagliato”. Non c’è un vero e proprio rigetto ma una serie di reazioni che comunicano la difficoltà nella digestione dell’alimento incriminato. L’intolleranza è diversa dall’allergia alimentare che, invece, scatta immediatamente all’introduzione dell’allergene, provocando una reazione autoimmunitaria. Celiachia. È una patologia di tipo autoimmunitario che, a fronte dell’assunzione di glutine da parte di soggetti predisposti, stimola la produzione di anticorpi con la conseguenza di una progressiva distruzione e danneggiamento del piccolo intestino. La celiachia rientra, quindi, nel campo delle allergie alimentari. Esiste anche un’intolleranza al glutine, che è però diversa dalla celiachia vera e propria. Solo il medico può individuare esattamente qual è il problema, quindi è bene evitare il “fai da te” e in caso di sintomi, che possono essere molto variegati, rivolgersi al proprio medico di fiducia che indicherà gli accertamenti del caso.
Mangiare “senza” significa sacrificare il gusto? Non necessariamente, la nostra offerta garantisce qualità, altissima sicurezza e gusto eccellente di prodotti certificati per un’alimentazione sana ed equilibrata. Gusto e sicurezza alimentare si fondono in maniera del tutto naturale a Milano Senza Glutine. E non parliamo solo di prodotti confezionati, nel punto vendita di Bergamo abbiamo anche una bakery senza glutine che sforna ottimi prodotti da forno dolci e salati, pane, pizza etc. Negli anni avete osservato una maggiore consapevolezza della popolazione riguardo alle problematiche della celiachia e delle intolleranze alimentari? Sicuramente c’è più informazione negli ultimi anni, ma c’è ancora tanta confusione nel pubblico, anche perché quando cerca informazioni nel web non sempre si rivolge a fonti sicure. Da parte nostra cerchiamo sempre di contribuire a fare chiarezza, sia con i consigli del nostro team nei punti vendita sia con iniziative educative come ad esempio il fumetto che abbiamo distribuito nelle scuole elementari milanesi “Free e le intolleranze alimentari”. Free, la nostra mascotte, è un simpatico chicco di riso, naturalmente gluten free, che aiuta i bambini a capire in modo divertente che cosa sono le intolleranze alimentari. Luglio/Agosto 2022 | Bergamo Salute | 73
LENTI A CONTATTO Non dormire indossando le lenti a contatto Utilizza occhialini o maschere se indossi lenti a contatto al mare o in piscina Rispetta il ricambio consigliato (giornaliero, mensile...) In caso di lenti NON usa e getta, alla rimozione applica l'apposita soluzione strofinandole per 10 SEC
REALTÀ SALUTE
“eCabin”: il futuro della criosauna è arrivato!
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Il centro Krioplanet di Treviglio, grazie alla pluriennale esperienza e ai numerosi articoli scientifici pubblicati su prestigiose riviste internazionali, è oggi considerato un punto di riferimento a livello nazionale per quanto riguarda la criosauna. «Da sempre il leit motiv di Krioplanet è innovarsi continuamente. Dal 2012 ad oggi, nel nostro centro, si sono già susseguiti due diversi modelli di criosauna che, grazie all’utilizzo dell’azoto liquido, portano la temperatura della cabina al di sotto dei -130°C. Finora, con queste tecnologie, la persona veniva esposta al freddo della criosauna per un periodo di tempo che solitamente si aggira sui tre minuti, a prescindere da valori soggettivi quali età, sesso e indice di massa
corporea. Non era quindi possibile personalizzare la seduta, se non riducendo il tempo di esposizione in maniera arbitraria da parte dell’operatore» dice Massimo De Nardi, Laureato in Scienze Motorie ed in Scienza dello Sport, Dottore di Ricerca in Neuroscienze e fondatore di Krioplanet. «Inoltre, l’utilizzo dell’azoto comporta una, seppur minima, percentuale di rischio: se la sua concentrazione andasse ad abbassare la percentuale di ossigeno, le persone potrebbero incorrere in conseguenze negative da carenza di ossigeno. Si tratta di un’ipotesi che non si è mai verificata nel corso della decennale esperienza del centro, ma è comunque da tenere in considerazione». Ecco allora che la ricerca tecnologica ha cercato di ovviare a questi limiti mettendo a punto nuove e più performanti criosaune. Come la eCabin, introdotta da Krioplanet per la prima volta in Italia (e per la terza nel mondo, dopo Stati Uniti e Svezia): un’ innovativa criosauna, ancora più sicura e con un occhio a l l ’a m b i e n te . «La eCabin rappresenta una grandissima novità ad altissima tecnologia. Innanzitut to funziona sem-
plicemente con l’elettricità, senza bisogno di utilizzare l’azoto liquido: è quindi più sicura, oltre che più “green”. Viene infatti eliminata tutta la filiera legata alla produzione, lavorazione e distribuzione dell’azoto liquido, riducendone così l’impatto ambientale. Il fattore però che la rende unica è il fatto che è dotata di un’intelligenza artificiale. Al suo interno sono infatti presenti sei sensori di temperatura che consentono di monitorare in tempo reale i valori di temperatura cutanea della persona durante l’esposizione in criosauna. Ciò permette di individualizzare al meglio la seduta, personalizzando la durata in base al raggiungimento di un determinato valore soglia di temperatura cutanea. La persona, in accordo con l’operatore, ha la possibilità di scegliere tra tre diverse intensità di raffreddamento, associate a un valore diverso di temperatura cutanea: base, medio ed avanzato. L’efficacia del trattamento, di conseguenza, è ottimizzato ai massimi livelli: la seduta si interrompe se e solo se è stata raggiunta la soglia desiderata. In questo modo si raggiunge sempre un raffreddamento considerato efficace e non si subisce mai un raffreddamento troppo elevato. Una criosauna rivoluzionaria, che consente a tutti di ottenere il massimo dell’efficacia» conclude De Nardi. KRIOPLANET Via Pontirolo, 18 C Treviglio (BG) Tel. 0363 45321 - 334 6164224 info@krioplanet.it www.krioplanet.it
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Cosa può fare un DAE oltre a erogare una scarica elettrica?
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Il DAE (acronimo di Defibrillatore Automatico Esterno) è un dispositivo elettromedicale che rileva ed eventualmente riconosce le alterazioni del ritmo cardiaco erogando, se necessario e possibile, una scarica elettrica al cuore, definita defibrillazione, per ristabilirne la normale attività elettrica, attraverso l’intervento di un generatore di impulsi. Sempre più diffuso, grazie anche alla nuova legislazione (DDL S. 1441) che lo prescrive in molti ambienti pubblici e non, può essere usato anche da chi non avesse la formazione BLDS, purché chiami preventivamente il 112. Molti oggi riconoscono il DAE e si sono abituati a vederlo nelle apposite teche, ma pochi sanno che può avere anche altre funzioni oltre a quella di “riprendere una vita”. Ce lo spiega spiega Federico Pelicioli di Tecno System. Quali sono le altre funzioni disponibile in un DAE? Alcuni modelli sono dotati di un metronomo che permette al soccorritore di mantenere il giusto ritmo durante la fase del massaggio cardiaco. L’intervento del soccorritore, è bene ricordarlo, include le manovre preliminari previste dalle Linee Guida per la Rianimazione Cardiopolmonare (30 compressioni toraciche e due insufflazioni per circa due minuti): attivato il 112, gli operatori AREU guidano i soccorritori anche in questo senso. Sempre durante la fase del massaggio ci sono DAE che possono guidare con una voce registrata su come mantenere correttamente la posizione del massaggio o altri che sono in grado di valutare se la
pressione del massaggio cardiaco è sufficiente o no e intervenire attraverso delle segnalazioni visive e acustiche per correggere. Altre caratteristiche riguardano la possibilità di scegliere in quale lingua il DAE deve guidare le manovre. Per alcuni modelli non è neppure necessario utilizzare elettrodi pediatrici, ma si usa lo stesso paio di elettrodi selezionando sul dispositivo la tipologia della persona soccorsa. Ci sono funzioni per garantire l’efficienza del DAE? C’è la possibilità che il defibrillatore DAE sia corredato di trasmissione WI-FI, GSM o entrambi. Questo permette di inviare notifiche attraverso la rete quando la batteria o gli elettrodi sono prossimi alla scadenza o se il DAE rileva un guasto. Un DAE connesso può anche inviare in
tempo reale il tracciato ECG della persona soccorsa. I DAE di ultima generazione hanno comunque bisogno di supervisione? Sì, nonostante le funzioni avanzate di cui abbiamo parlato. È fondamentale che il responsabile di un DAE tenga nota della scadenza degli elettrodi e della batteria e svolga periodicamente un semplice controllo visivo che ne verifichi le condizioni.
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Paraplegia e paraparesi I benefici della verticalità Una startup innovativa a vocazione sociale nata con l’obiettivo di sviluppare e offrire servizi innovativi ad alto contenuto tecnologico con apparecchiature brevettate per programmi di abilitazione fisica e cognitiva per persone con disabilità motorie, neurologiche, relazionali, cognitive. Questa è ALP Life, Impresa Sociale della Val Serina, in cui ricerca e innovazione si concretizzano nell’utilizzo di nuove tecniche per la verticalizzazione e la mobilità. Tra gli utenti, molti sono affetti da paraplegia o paraparesi, condizioni neurologiche che si manifestano con la perdita totale o parziale della capacità motoria degli arti inferiori e che proprio dalle nuove tecniche per la verticalizzazione precoce possono trarre importanti benefici, fisici ma non solo. Come ci spiegano il dottor Bruno Cavagna, che segue dalla sua nascita ALP Life e la dottoressa Claudia Maggio Psicoterapeuta della struttura.
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Dottor Cavagna, cosa s’intende per verticalizzazione e perché è così importante per questo tipo di pazienti? Con il termine verticalizzazione s’intende il rimettere in stazione
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eretta pazienti che, per la loro condizione, sono obbligati alla sedentarietà. L’obbligata sedentarietà espone a complicanze a carico di più apparati: malattie cardiovascolari e diabete (la stazione eretta è fondamentale per la densità minerale ossea, la massa, l’integrità cutanea, muscolare e dei tendini, il tono vasale e la produzione di energia); patologie e disfunzioni dell’apparato osteo-muscolare; retrazione spastica di muscoli che alterano flessibilità e mobilità delle articolazioni; disfunzioni gastrointestinali e urologiche. Ma come è possibile rimettere in piedi persone che hanno perso l’uso degli arti inferiori, per malattie congenite o traumi? Generalmente vengono utilizzati esoscheletri a controllo elettronico, in grado di riprodurre uno schema motorio assimilabile alla normale deambulazione. Sono ormai di comune utilizzo all’interno delle strutture riabilitative e con l’avvento di esoscheletri indossabili si è inaugurata l’era dell’attività all’aperto compiuta in totale verticalità. Noi abbiamo brevettato Easy Gait System per la verticalizzazione e l’avanzamento facilitato attraverso ortesi meccaniche. Un sistema modulare utilizzabile indoor e outdoor che permette l’avanzamento attraverso l’attività fisica della persona stessa favorita da un continuo allenamento programmato con professionisti di scienze motorie. Dottoressa Maggio, i benefici non sono solo fisici… Esattamente. La perdita della de-
ambulazione porta a una modalità di interfacciarsi emotivamente, socialmente e cognitivamente in maniera diversa con il resto del mondo. Si tratta di un riadattarsi ai vari ambienti di vita in modo riduttivo: come l’impossibilità di relazionarsi con gli altri alla stessa altezza e guardare negli occhi l’interlocutore senza difficoltà e non dal basso verso l’alto, limitare la propria esplorazione spaziale e la capacità attentiva visiva. La verticalizzazione regolare diventa quindi la garanzia di maggiore fiducia e senso di partecipazione sociale, aumentando il desiderio di impegnarsi in maniera più intensa in scambi relazionali ed attività sociali. La verticalizzazione, in altre parole, coincide con senso di integrazione e partecipazione condivisa.
REALTÀ SALUTE
Dolore pelvico, al sacro, coccige o perineale Per la sindrome del nervo pudendo una soluzione naturale senza farmaci è il trattamento chiropratico Dolore pelvico o dell’osso sacro e coccige, bruciore pubico o formicolio o diminuita sensibilità genitale, anale o nel retto, sono sintomi ambigui. «Quando esami clinici accurati non portano il medico a diagnosticare una specifica patologia, il problema del paziente viene denominato sindrome o nevralgia del pudendo» spiega Andrea Clementoni, laureato al Palmer College in USA, la più prestigiosa università chiropratica al mondo. Con una lunga esperienza per casi di ernia del disco, scoliosi e disfunzioni della colonna vertebrale, atlante e occlusione dentale,
che provocano mal di schiena, sciatica, mal di testa, vertigini, sindrome del tunnel carpale, il dr Clementoni da 20 anni lavora a Bergamo al Centro di Radiologia e Fisioterapia. Collabora spesso con colleghi ortopedici, fisiatri e odontoiatri, ma anche urologi, ginecologi e proctologi che consigliano le sue cure anche a pazienti con sospetta sindrome del pudendo. Dr Clementoni, perché si parla anche di “sindrome del ciclista”? Il pudendo, che innerva gli organi genitali, l’ano e i muscoli di
quest’area, con la continua posizione seduta viene compresso o intrappolato nello spazio tra i legamenti che dal sacro vanno a bacino e colonna vertebrale (canale di Alcock). Riguarda anche chi va in moto o auto, chi fa equitazione, gli impiegati. Inoltre si può riscontrare anche dopo cadute sui glutei, dopo il parto o interventi chirurgici, in persone che camminano poco o che fanno sforzi eccessivi in palestra o sul lavoro. A volte però le cause precise sono sconosciute. Dove si localizza in particolare il dolore?
Bergamo Centro di Radiologia e Fisioterapia Via Passo del Vivione 7 Tel. 035 290636 int. 5 Novara Studio medico e di chiropratica Via Oxilia 1/A Novara Cell./Whatsapp 349 6091846 Corbetta (MI) Studio Medico OIM Piazza del Popolo, 15 Tel 02 46515314 Informazioni www.chiropratici.info www.centromedicomr.it/servizi/ sindrome-del-nervo-pudendo
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DR ANDREA CLEMENTONI DOCTOR OF CHIROPRACTIC, USA Appuntamenti:
Nella donna il dolore o la sensazione alterata può propagarsi ad ano, glutei o a vulva e clitoride (vulvodinia) e può scendere fino alla gamba, nell’uomo viene interessato ano o pene e testicoli, glutei, inguine o coscia Qual è l’approccio per risolvere il problema? Per evitare trattamenti invasivi e con potenziali effetti indesiderati come infiltrazioni di cortisone, antinfiammatori, elettrostimolazioni e chirurgia, molti medici optano per il trattamento naturale chiro-
pratico, che non fa uso di farmaci e ha un buon grado di efficacia e sicurezza se in mani esperte Come si svolge il trattamento chiropratico? Dopo accurata valutazione degli esami radiologici e test funzionali si effettuano trattamenti indolori, manuali o con attrezzature specifiche, in genere su bacino, sacro o coccige e vertebre lombari. Lo scopo è riportare tutti i nervi, non solo il pudendo, alla miglior funzionalità, facendo regredire i sintomi. Le tecniche chiropratiche insegnate
nelle Università americane si sono dimostrate più efficaci, indolori e rispettose dell’intimità della persona di altre metodiche manuali: non sono previste “manovre interne” in ano o vagina, ritenute controindicate e poco sicure. Tra l’altro si può intervenire ad alleviare anche altri problemi spesso riscontrati nella colonna vertebrale, come sublussazione del coccige, spondilolistesi o protrusioni e ernie del disco. Dopo 2 o 3 mesi di trattamento, una o due volte a settimana, nella maggior parte dei casi si ha una riduzione o scomparsa dei sintomi.
NUTRIRE LA RICERCA 7aedizione
Dress code: note di rosso
Partecipazione € 50,00 Posti limitati - Prenotazione obbligatoria ARMR Red Party
Tel. 348.2296235 Il ricavato della serata verrà devoluto interamente a favore della Fondazione ARMR Onlus Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare
BONIFICO FONDAZIONE ARMR
(indicare nella causale “erogazione liberale”)
Unicredit - IBAN IT 76 P 02008 11110 00010 4442906
Sabato 17 settembre 2022 ore 20.00 Palazzo Colleoni, Cortenuova, via Molino, 2 Il colore della passione è anche quello dell’aiuto alla ricerca. Red Party è un appuntamento con il grande cuore di Bergamo e con la sua generosità nel sostenere l’Istituto Mario Negri nel suo impegno contro le malattie rare.
Vi aspettiamo.
Bergamo Salute anno 12 | n° 67 Luglio | Agosto 2022
COMITATO SCIENTIFICO
Direttore Responsabile Elena Buonanno
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Direttore Editoriale Claudio Gualdi
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Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Devon srl Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adobe Stock, Unsplash, Pixabay, Adriano Merigo, Virginia Bettoja Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Devon Srl Via Paglia, 27 - 24122 Bergamo Tel. 035 0741903 - info@devonsrl.com Pubblicità luciano@bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Rita Compostella, Viola Compostella, Lella Fonseca, Giulia Sammarco
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Dott. Diego Bonfanti - Oculista Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale Dott. Sergio Clarizia - Pediatra Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa Dott. Antoine Kheir - Cardiologo Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista Dott. Antonello Quadri - Oncologo Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione Dott. Massimo Tura - Urologo Dott. Paolo Valli - Fisioterapista
COMITATO ETICO • Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo
Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°26993. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.
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• Dott. Stefano Faverzani Presidente dell’Ordine provinciale dei Medici Veterinari di Bergamo
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