3 minute read

DOMANDE & RISPOSTE

Next Article
OSSERVAZIONI

OSSERVAZIONI

i

SCRIVI A BFCSPACE.COM/INVIA-LA-TUA-DOMANDA

LA CANON EOS 4000D PER IL DEEP SKY

D.

DI AUGUSTO GALLIANO Date le caratteristiche della fotocamera Canon Eos 4000D, chiedo se sia una valida alternativa alle camere ZWO o Player one, tenuto conto che possiede anche un sistema di riduzione del rumore. Il prezzo di 479,90 euro mi sembra poi molto competitivo. Inoltre, avendo una varietà di risoluzioni, si può riprendere dalla nebulosa di Orione alle galassie, alle nebulose planetarie. Dispongo di un telescopio CPC 800 con riduttore f/6,3.

R.

DI GIUSEPPE DONATIELLO

La fotocamera Canon Eos 4000D è l’attuale modello base tra le Dslr in casa Canon. Imbarca un sensore Cmos Aps-C da 5184x3456 pixel ed è proposta in kit con zoom 18-55 mm EF-S. Al momento del lancio, nel 2018, il produttore ha inteso offrire un dispositivo dal prezzo competitivo senza rinunciare a buone prestazioni complessive. In parte, questo è stato ottenuto risparmiando qua e là e rinunciando a qualche funzione meno importante. Per esempio, lo scafo è interamente in polimeri stampati, così come l’attacco EF per gli obiettivi. Benché la cosa abbia fatto storcere il naso ai puristi, Canon garantisce la resistenza e longevità di tale materiale, insieme a una notevole leggerezza del corpo macchina (possiedo due di queste fotocamere e posso confermare che nonostante l’intenso utilizzo, non hanno subito alcun degrado). Nel deep-sky la 4000D è davvero sorprendente. Il suo sensore è più recente rispetto ai precedenti modelli ed è di grado cosmetico alquanto alto riguardo alla sua fascia di prezzo. I tempi di esposizione manuali variano tra 1/4000s e 30 s; mentre l’esposizione Bulb (B) è praticabile solo attraverso la App con collegamento WiFi dedicato con smartphone o tablet. Il massimo guadagno è di 6400 Iso, estendibile. A differenza dei modelli più vecchi, la 4000D agli alti valori Iso non esibisce un rumore fastidioso, anzi è proprio nei valori più alti la sua forza, perciò anche a 6400 Iso, questa Dslr è veramente fruibile. In normali applicazioni astrofotografiche, la utilizzo a 3200 Iso. Curiosamente, ad alti Iso, la 4000D manifesta una insolita sensibilità nel rosso rispetto ad altre fotocamere. Già con pochi secondi, sotto un cielo buio, mostra le nebulose a emissione di un bel colore purpureo e non il classico magenta. Forse i progettisti hanno tagliato i costi scegliendo un filtro taglia infrarosso di minore qualità, favorendo paradossalmente l’astrofotografia senza alcuna modifica. Oppure, ad alti Iso, il sensore tende a spianare la curva di risposta e così esibisce sensibilità abbastanza costanti alle varie lunghezze d’onda dal blu al rosso. Il sensore Aps-C si presta a vari impieghi, dalla fotografia a largo campo con teleobiettivi a quella telescopica. Per esempio, con gli obiettivi fotografici più comuni, copriamo: 24°x16° con un 50 mm, circa 9°x6° con un 135 mm, 6°x4° con un 200 mm, 4°x2° con 300 mm. Con un CPC 800 a f/6,3, avrebbe un campo di circa 0,9°x0,6°, sufficiente per inquadrare praticamente tutti gli oggetti del cielo profondo, tranne le nebulose molto estese, più adatte ai teleobiettivi. Allo scopo può eseguire numerosi scatti da 30 s, da sommare con uno dei programmi di stacking più diffusi e processare con comuni software di editing. Allo scopo sarà sufficiente impostare lo scatto ritardato, riprendere in live-view (anche per eseguire la messa a fuoco attraverso lo schermo, ingrandendo 5x o 10x) a piena risoluzione. Non ha senso impostare la risoluzione del sensore per adattarla alle dimensioni angolari dell’oggetto, poiché basterà ritagliare l’immagine finale alle dimensioni desiderate. La 4000D possiede delle funzioni video che però non danno vantaggi per le riprese deep-sky, poiché la rosa di tempi esposizione è sufficiente per un’ampia rosa di oggetti, da quelli più luminosi a quelli deboli. La risoluzione massima è il Full HD (1920 x 1080 px), perciò può essere utile per catture video a colori della Luna e dei pianeti sfruttando la App per avviare e interrompere la ripresa. I video potranno essere trattati con programmi come RegiStax per eseguire lo stack dopo averli trasferiti nel PC dalla scheda SD. In questo caso non avrà un concreto vantaggio in prestazioni rispetto a una camera planetaria. L’unico aspetto conveniente è la non dipendenza da un PC per l’acquisizione rispetto a altri sistemi di cattura. Occorre però fare molta pratica per gestire al meglio un tale sistema, sia per riprese deep-sky sia planetarie. In figura, una ripresa dell’ammasso aperto M11 nello Scudo, eseguita con rifrattore 127ED e fotocamera Canon EOS 4000D.

This article is from: