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OSSERVAZIONI

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CITIZEN SCIENCE

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OSSERVAZIONI

DI PIERO MAZZA*

NEL CUORE DELLA VIA LATTEA

ESPLORIAMO LE NUBI GALATTICHE TRA IL CIGNO E IL SAGITTARIO

Le condizioni osservative migliori di una notte di mezza estate sono quelle che... prevedono nubi. Non si tratta di un cattivo augurio per gli appassionati del cielo, dato che ci stiamo riferendo alle nubi galattiche particolarmente brillanti tra le costellazioni del Cigno e del Sagittario. Quando le previsioni meteo annunciano cielo sereno e bassa umidità, allora lo spettacolo è assicurato. Meglio ancora se, magari in vista di una escursione, ci si trova in un rifugio di alta montagna: in tal caso, ci si può imbattere in una volta stellata talmente cristallina da non avere nulla da invidiare a quella ammirata da località esotiche come il deserto della Namibia.

PARTIAMO

DAL PUNGIGLIONE

Diamo un’occhiata al cielo (in un luogo buio!) in prima serata, ricordando che sarà buio poco dopo le 22h all’inizio di agosto e poco prima delle 21h alla fine di settembre: vedremo la Via Lattea in meridiano perdersi sino all’orizzonte ed estendersi da SSW verso NNE sino a Cassiopea, dove poi andrà a congiungersi col ramo invernale. Concentriamoci sulla parte più bassa, che presenta una finestra di visibilità limitata. Sotto un cielo ideale, conviene effettuare alcuni esperimenti a occhio nudo: per esempio, individuare la coppia stretta formata da Lambda e Ypsilon Scorpii, situata a circa -37° di declinazione. Queste due stelle rappresentano il pungiglione dello Scorpione, ma spesso rimangono nascoste da dossi montuosi (almeno per gli abitanti del Nord Italia); per trovarle, bisogna partire dalla rossa Antares e spostarsi di 17° (poco meno di una spanna col braccio teso) verso sud-est. A 5° rispettivamente NNE e ESE di questa coppia, si trovano due celebri ammassi aperti facilmente visibili a occhio nudo: M6 e M7. Fra quelli del catalogo di Messier presenti in zona c’è anche M8, che appare come una debole macchia diafana, fosforescente, situata nel pieno della nube galattica e orientata da est a ovest. Si trova subito a NW della cosiddetta “Teiera”, nome attribuito a un evidente asterismo che appartiene alla costellazione del Sagittario. La scoperta di M8, noto anche come Nebulosa Laguna per l’aspetto che mostra al telescopio, è accreditata a Guillaume Le Gentil nel 1747, ma l’astronomo francese è stato solo il primo che la descrisse. Trattandosi di un oggetto visibile a occhio nudo, era stato sicuramente notato fin dalla Preistoria. Esiste anche un’osservazione di De Chésaux risalente a un paio di anni prima, ma questa si riferisce all’ammasso aperto associato (NGC 6530), situato all’estremità orientale della nebulosa. Sebbene John Herschel ritenesse, agli inizi dell’800, che l’ammasso fosse separato dalla nebulosa, sono stati successivamente scoperti degli sbuffi di luce, simili a quelli presenti nelle Pleiadi, che connettono alcune stelle alla nebulosità circostante. Ma che cosa fa brillare M8? Nel secolo scorso, Walter Baade era convinto che l’eccitazione fosse causata da una stella molto calda, situata all’interno dell’ampia regione scura della nebulosa e pertanto invisibile. Ma nel 1969 una delle responsabili (quasi certamente non

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» Dall’alto: in questa immagine di Akira Fuji è stata messa in evidenza la Teiera, l’asterismo più evidente del Sagittario.

Sono riportati gli oggetti principali visibili in questa regione della Via Lattea.

La nebulosa Laguna (M8) in un’immagine dell’Eso.

A sinistra c’è l’ammasso NGC 6530, mentre nella zona più brillante si trova la “Clessidra”.

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si tratta di un singolo astro) è stata identificata nella 9 Sagittarii, una stella blu di classe spettrale O5 e di mag. 5,9, situata circa 3’ a NE della “Clessidra”, una piccola porzione particolarmente brillante della nebulosa (vedi il box). Piccole formazioni oscure, dette “globuli di Bok”, sono state individuate all’interno di M8 a partire dal 1946, con diametri attorno a un centesimo di anni luce (circa 600 UA); questi oggetti sono sufficientemente densi da resistere alle intense forze mareali distruttive operate dalla Galassia e dalle stelle circostanti. Continueranno pertanto il processo di contrazione sino alla fase protostellare e alla successiva generazione di nuove stelle come quelle che popolano NGC 6530, uno dei più giovani ammassi della Via Lattea.

A CACCIA

NEL VOLPACCHIOTTO

La Volpetta (Vulpecula in latino) è una piccola costellazione situata a sud del Cigno, nota soprattutto perché ospita una delle nebulose planetarie più celebri del cielo. Questa costellazione non era conosciuta nell’antichità; è stata introdotta da Hevelius attorno al 1660 e non ha relazioni con la mitologia. Occupa soltanto 268 gradi quadrati ed è attraversata dai due rami della Via Lattea; se a questo si aggiunge che nessuna stella supera la quarta grandezza, si capisce perché non sia di pronta identificazione. Facciamo un tour attraverso questa piccola regione celeste, così da ricordarla, quando alziamo lo sguardo sui due grandi volatili del cielo (il Cigno e l’Aquila) che la racchiudono rispettivamente a nord e a sud. Nell’ultima decade di settembre, in pieno Novilunio, attorno alle 9 di sera, abbiamo il Triangolo Estivo (formato dalle stelle Deneb, Vega e Altair) alla sua massima altezza, con Deneb che culmina quasi allo zenit. Una volta localizzato il Cigno, si deve partire da Albireo (il “becco” dell’uccello) e spostarsi poco più di 3° verso sud. Qui si trova la Alfa Vulpeculae, una gigante rossa 60 volte più grande del Sole e 400 volte più luminosa. Un esame con una vista particolarmente acuta può rivelarne la duplicità, ma è un’impresa difficile: non tanto per la separazione angolare (7’ sono apprezzabili dal potere risolutivo dell’occhio umano), quanto per la debolezza delle componenti, che sono anche sbilanciate in

ATTENZIONE AL CALENDARIO

Quest’anno ricordiamo di programmare le osservazioni di “profondo cielo” all’inizio di agosto e settembre, oppure nell’ultima decade di questi due mesi, in quanto il Plenilunio cadrà attorno alla metà degli stessi, vanificando lo spettacolo. Anche la presenza della Luna crescente o calante, per quanto sia suggestiva, contribuisce ad abbassare il contrasto col fondo cielo, anche nelle serate con umidità contenuta.

Oggetto

M8 (NGC 6523) NGC 6530 9 Sagittarii Alfa Vulpeculae NGC 6800 Collinder 399 NGC 6802 Stock 1 S 2548 M27 (NGC 6853)

STELLE E PROFONDO CIELO NELLA VIA LATTEA ESTIVA

AR (2000) Dec. (2000) Dim. Mag.

18h 04,3m -24°18’ 50’×40’ 5,0

Tipologia

Neb. emissione

18h 04,5m -24°21’ 18h 03,9m -24°22’ 19h 28,7m +24°40’ 19h 27,1m +25°08’ 19h 26,2m +20°06’ 14’ 4,6 Amm. aperto

5,9

Spettro O5 4,4+5,8 Doppia ottica

15’

~ 7,5 90’x40’ 3,6 Amm. aperto Asterismo

19h 30,6m +25°10’ 19h 35,8m +20°16’ 19h 36,5m +25°00’ 19h 59,6m +22°43’ 5’ 34’

6’ 8,8 Amm. aperto

5,2

Amm. aperto 8,5, 9,9 Doppia (9,4”) 7,6 (p) Nebulosa planetaria

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» L’ammasso aperto NGC 6800 fotografato dal docente di astronomia e astrofotografo californiano Courtney Seligman.

luminosità. È meglio avvalersi di un binocolo, ma per coglierne i colori è preferibile un piccolo telescopio a bassi ingrandimenti. La primaria appare di colore arancione, mentre la secondaria, 8 Vulpeculae, situata 7’ a NNE, ha una tonalità ambrata. È una doppia puramente prospettica: la Alfa è infatti distante circa 300 anni luce, mentre la pseudo compagna si trova ad almeno 500 anni luce. Alla distanza di 38’ a NE di Alfa si trova un ammasso aperto poco noto, NGC 6800, scoperto da William Herschel nel 1794 e già osservabile in un cercatore 10x50; è un gruppo disperso di circa 50 stelle, con basso

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UNA CLESSIDRA CELESTE

La Nebulosa Laguna racchiude al suo interno una celebre formazione che merita la nostra attenzione. Si tratta della “Clessidra”, che anche a occhio si riesce a cogliere, magari fugacemente, nelle serate migliori. In fotografia appare molto brillante, di forma circa rettangolare e orientata da nord a sud. Un’osservazione attenta, effettuata con uno strumento da 40 cm ad alti ingrandimenti, mostra due lobi triangolari, separati da una piccola zona scura, che ricordano lo strumento introdotto in Grecia nel IV secolo a.C. per misurare il tempo (utilizzando l’acqua invece della sabbia, tant’è che il termine “clessidra” deriva dal greco “furto d’acqua”). Il lobo settentrionale è leggermente più brillante, come se... non si fosse ancora svuotato; una stellina si trova a ridosso verso ovest. Interessanti poi sono le due piccole nubi oscure (globuli di Bok) situate rispettivamente subito a ovest e a poco più di 1’ NW: quest’ultima è nerissima, quasi si trattasse di un vero e proprio buco nella Via Lattea!

» Collinder 399 ripreso dagli astrofotografi serbi Nevenka

Blagovic e Miroslav Horvat.

Si noti all’estrema sinistra il piccolo ammasso aperto NGC 6802.

range di luminosità e che presenta una zona povera nel mezzo. È di forma leggermente ovale, orientato da nord a sud e con le dimensioni di 15’×10’. Collinder 399 è invece un gruppo stellare notevole, che possiede diversi nomi, tra i quali “Attaccapanni”, per la forma che ricorda la disposizione delle sue stelle principali, e “Ammasso di Brocchi”, dal nome dell’astrofilo americano che l’aveva utilizzato per calibrare i suoi fotometri. Si può vedere a occhio nudo nei siti bui di montagna, ma anche da cieli suburbani è possibile coglierlo come una debole chiazza indistinta, 4,5’ a sud di Alfa Vulpeculae.

» La nebulosa planetaria “Manubrio” (M27) fotografata da Angelo Molinari di Gaggiano (MI) con un C11 aperto a f/10.

In un binocolo o in un cercatore, si notano sei stelle in fila, orientate da est a ovest e un piccolo trapezio che da queste si protende verso sud per formare il gancio dell’appendino. La visione in un piccolo telescopio è interessante, impiegando bassi ingrandimenti e un oculare a grande campo, per via della sua estensione di oltre un grado. Spesso, quando si ha a che fare con oggetti brillanti, si dà sfogo alla fantasia ed è quindi facile imbattersi, specialmente sul web, in descrizioni bizzarre; come quella di un astrofilo tedesco che vede in questo ammasso una… seggiovia. Le sei stelle in fila rappresenterebbero il cavo trainante, mentre quelle a sud il seggiolino. Un certo riscontro a questa raffigurazione si può avere osservandolo nel binocolo, grazie alla visione raddrizzata, oppure in un rifrattore munito di prisma (sempre che si osservi dall’emisfero boreale!). Circa 17’-18’ a est dalla stella più orientale dell’ammasso di Brocchi, quasi a proseguirne l’allineamento delle stelle superiori, c’è un altro piccolo ammasso aperto, NGC 6802, che in piccoli rifrattori appare come una chiazza irrisolta, orientata da nord a sud. Anche in uno strumento da 25 cm a 125x rimane un oggetto debole, di forma circa rettangolare, con dimensioni 4’×2’ e solo parzialmente risolto; bisogna mettere in conto che dista 3700 anni luce ed è in parte oscurato da quella banda di polvere che in questa zona di cielo pare dividere il chiarore della Via Lattea. Spostiamoci adesso di due gradi a ENE di Alfa. Qui si trova un altro ammasso aperto, Stock 1, osservabile in piccoli telescopi da 10 cm, anche se è disperso e poco contrastato sul fondo cielo. Vi si contano circa 20 stelle relativamente brillanti e molte altre più deboli, sparse su una superficie estesa circa 30’, abbastanza da renderlo più interessante a bassi ingrandimenti; una stella bianca di 8a grandezza si trova proprio nel centro. Nell’ammasso sono presenti alcune stelle doppie, la più brillante delle quali è la S 2548, situata verso il bordo SE; le due componenti, di mag. 8,8 e 9,5, si possono separare a 50x. Osservando Stock 1 in oculari a grande campo o in binocoli 20x80, si ha l’impressione che sia circondato da un esteso alone di stelle con il diametro superiore a un grado e poco decentrato verso est. Uno studio relativamente recente ha mostrato però che le componenti realmente legate fra loro sono quelle comprese in un diametro di circa mezzo grado, più o meno corrispondente alle effettive dimensioni dell’ammasso.

L’OGGETTO PRINCIPE

DELLA COSTELLAZIONE

La piccola nebulosa M27 è l’oggetto principe della costellazione: scoperta da Messier nel 1764, è passata sotto l’occhio di numerosi astronomi del passato, fra i quali ricordiamo John Herschel, l’Ammiraglio Smyth e Lord Rosse. Questa planetaria è talmente ricca di dettagli che c’è sempre qualcosa da scoprire: per esempio, le due deboli anse che si protendono simmetricamente a NW e a SE, visibili in un buon telescopio con oculare munito di filtro OIII; senza filtro, appare invece nella classica forma a manubrio che ha dato il nome alla nebulosa. Osservando con attenzione, si riesce a intuire la forma di M27 già in un 10x50, mentre diviene ovvia in un 20x80. Qui si ha l’impressione di un oggetto tridimensionale sospeso in primo piano, cui fa da sfondo un fitto polverio di stelline. È chiaramente un’illusione — l’effetto stereoscopico è inesistente su oggetti così lontani — ma la visione binoculare non ha comunque pari nell’osservazione deep sky.

*PIERO MAZZA MUSICISTA DI PROFESSIONE, È UN APPASSIONATO VISUALISTA, CON MIGLIAIA DI OSSERVAZIONI DEEP SKY CONSULTABILI DAL SITO WWW.GALASSIERE.IT.

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